Streghe Italia Fan Fiction

ATTENTI ALLE RAPPRESENTANTI!


Riassunto: seguito de "Il trio si divide", "Come la chiamerai?", "Due forellini sul collo" e "Un trio da salvare". Mentre Phoebe fa i primi controlli per la sua gravidanza, Piper cerca di ingaggiare un gruppo famoso per il P3 e Prue fotografa un attore viziato. Ma c'è qualcosa di strano in un retrobottega, Phoebe ha una premonizione e... ancora lavoro per le sorelle Halliwell, che devono evitare la rinascita di un demone.

Composto: dal 20 al 24 agosto 2001

Valutazione: adatto a bambini con i genitori

Disclaimer: si ricorda che tutti i diritti sono di proprietà del sito "Streghe Italia" e che tutti i personaggi di "STREGHE/CHARMED" sono di proprietà della WARNER BROS TELEVISION/SPELLING ENTERTAINMENT e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.


Ore 01:15, nel retrobottega di un negozietto di alimentari in Army Street

"Allora Jim, come procede la codifica del rituale?", chiese una signora sulla quarantina.
"Sto incontrando non poche difficoltà a tradurre il manoscritto, in fondo è una lingua morta. Ma vedrai che in poco tempo terminerò, mi mancano solo poche righe e avremo in mano tutto il necessario.", rispose l’uomo.
"Lo spero per te, e per me. Tutti gli altri fremono per incontrarlo, te ne rendi conto vero? Se falliremo anche questa volta, la loro ira ci distruggerà. Sono solo uomini, ma arrabbiati…", continuò la donna.
"Tranquilla, non sbaglierò di nuovo. La vita mi preme ancora, quindi sto dando tutto me stesso. Quello che ho scoperto finora è interessante, sai Liz? Ma non voglio anticiparti niente, vedrai tutto a tempo debito.", disse Jim.
"Sai che Liz non mi piace per niente, il mio nome è Elisabeth! Comunque continua il tuo lavoro, e fallo bene! Se riusciremo nell’impresa che è fallita a molti, riceveremo una ricompensa magnifica da Kush: se lo libereremo dalla maledizione che lo imprigiona nella statua, ci regalerà tutto ciò che vogliamo.", ricordò la signora.
"Credi che stia lavorando per cosa? Non me ne frega niente di lui, voglio solo il premio che ci concederà. Non sono un suo adoratore come gli altri, io sono come te! Un bastardo, opportunista e avaro come te!", gridò l’uomo.
"Non urlare, vuoi che quelli di sopra ci sentano? Ad ogni modo, bella opinione che hai di noi… Ma hai assolutamente ragione! Come procede, invece, la copertura del negozio? Nessuno sospetta nulla, vero?", domandò Elisabeth.
"Chi vuoi che scopra che dietro il negozio c’è una biblioteca fornita di vecchi codici, che servono per decifrare un manoscritto incomprensibile? E, soprattutto, chi vuoi che sospetti che stiamo cercando di risvegliare un demone dal suo sonno eterno, infertogli da chissà chi centinaia di anni fa? Ti stai facendo suggestionare troppo, mia cara.", ironizzò Jim.
"Scherza, scherza, basta che tu svolga il tuo lavoro a puntino. Ora me ne vado a tranquillizzare quegli esaltati, sono di nuovo riuniti a pregare la statua nell’undicesima strada. Ci vediamo.", salutò la donna.
"A presto, Liz!", rispose l’uomo.

Ore 10:00, in una sala d’aspetto all’ospedale Saint Raphael

"Ti ringrazio moltissimo per avermi accompagnata, sono nervosa più che mai!", disse Phoebe.
"Figurati, come potevo lasciarti andare da sola? Prue aveva quel lavoro importantissimo, Piper invece starà contrattando per ingaggiare gli ‘Nsync al locale. Ti devi accontentare di me!", rispose Leo.
"Mi accontento, mi accontento… E’ la prima volta che la faccio, ma immagino dovrò abituarmici.", continuò la strega.
"Beh, non devi mica farne una ogni tre giorni… Inoltre, non è affatto dolorosa e ti permetterà di vedere Phyllis in tutto il suo splendore e addirittura di ascoltare il suo cuoricino.", spiegò l’angelo.
"Sei molto ben informato, caro cognatino. A che dobbiamo questa tua cultura sulle gravidanze?", chiese l’universitaria.
"Mi vergogno un po’… A dire il vero, ho studiato queste cose da quando ho incontrato Melinda tre settimane fa. Vorrei essere un padre partecipe quando Piper rimarrà incinta, così mi sono ben documentato. Intanto, sfrutto le mie conoscenze per aiutare te, così faccio un po’ di pratica.", affermò ironico l’uomo.
"Ah, è così? Sono solo una cavia? Mi ritengo altamente offesa!", disse Phoebe mimando un’espressione contrariata. "Se sapevo quali erano le tue intenzioni, mi sarei fatta accompagnare da Kit!".
"Credo che non ne sarebbe stata entusiasta!", rise Leo. "Ricordi quando l’hai portata dal veterinario perché aveva i vermi? Appena avviata la macchina, ha cominciato a saltare qua e là graffiando anche la tappezzeria. Se avessimo avuto i finestrini aperti, non so se sarebbe ancora con noi.".
"E’ vero, che situazione! E, tanto per cambiare, mi sei stato vicino anche in quella occasione! Come farei senza di te?", domandò la giovane con le lacrime agli occhi.
"Che fai adesso, piangi? Vabbé che gli ormoni sono la causa dei continui sbalzi d’umore delle donne incinte, ma cerca di trattenerti. Siamo in ospedale!", ricordò l’angelo bianco.
"Evita di esternare eccessivamente il tuo sapere, OK? Potresti dare fastidio a qualcuno…", affermò la strega riferendosi a se stessa.
"La signora Halliwell?", chiese un’infermiera appena uscita dalla porta alla sinistra dei due.
"Sì!", rispose Phoebe. "Tocca a me?".
"Certamente. Si accomodi nell’ambulatorio, il dottor Spencer sarà subito da lei. Anche suo marito può entrare, se lo desidera: molti futuri papà vogliono essere presenti alla prima ecografia.", spiegò la signora.
"Beh, veramente… Lui non è mio marito, è mio cognato. Mi ha accompagnato per… la macchina, la mia è dal meccanico.", mentì la giovane: non voleva dire che il padre del bambino non esisteva realmente in quel mondo, ma non voleva neanche far pensare che il bambino fosse di Leo.
"Me ne resterò qui ad aspettarti, vai tranquilla!", la incoraggiò il cognato.
"Grazie. Non starò troppo tempo!", profetizzò l’universitaria mentre entrava nel piccolo studio. Quest’ultimo era ben arredato: c’erano una scrivania con tre sedie, un lettino, degli strani aggeggi meccanici (l’ecografo e altri macchinari), una libreria stracolma di volumi, un lavandino, un piccolo armadio e un tavolinetto con sopra dei contenitori.
"Bel posticino…", pensò la giovane. Dopo un po’, entrò nella stanza un ometto basso e calvo, che si presentò come Samuel Spencer, ginecologo e ostetrico.
"Allora, signora Halliwell… E’ la sua prima gravidanza, vero?", domandò il medico.
"Signorina… Sì, è la mia prima gravidanza, e sono un po’ nervosa.", rispose la strega.
"E’ normale, ma stia tranquilla: i bambini nascono da molto più tempo di quanto possiamo immaginare. Dunque, vorrei i suoi dati principali, se sarò il suo medico per la gravidanza.", disse il dottore.
"Certo. Sono Phoebe Halliwell, nata il primo novembre 1975 qui a San Francisco. Anzi, probabilmente proprio qui in questo ospedale, se non ricordo male!", precisò la ragazza.
"Però… Non è da tutti ricordare l’ospedale in cui si è nati. Comunque, continui pure.", suggerì Spencer.
"Allora… Abito al 1329 di Prescott Street. Ah… Sono alla dodicesima settimana, quasi dimenticavo di dirglielo. Serve qualcos’altro?", chiese Phoebe.
"Per il momento è sufficiente. Visto che non è sposata, immagino che crescerà il bambino da sola.", affermò il medico.
"Beh, vivo con le mie due sorelle. Loro mi aiuteranno certamente, siamo molto legate. In più una di loro è sposata, e anche suo marito ama molto i bambini.", spiegò la ragazza.
"Bene… Ah, vorrei anche il suo gruppo sanguigno, se non le dispiace.", disse il ginecologo.
"In realtà non lo conosco. Non ho mai voluto saperlo, per scaramanzia. E’ così importante?", domandò l’universitaria.
"Potrebbe. Immagino che non conosca nemmeno quello del padre, vero?", volle sapere Spencer.
"Infatti, e le assicuro che non c’è modo di venirne a conoscenza.", affermò la strega.
"D’accordo. Allora dovremo fare il test di Kleinhauer-Betke, per vedere se il suo bambino può andare incontro ad eritroblastosi fetale. Non ha paura degli aghi, spero!", disse il medico.
"Beh, non ci vado tanto d’accordo, ma se è per il bambino… Cosa sarebbe quella cosa che ha detto?", chiese Phoebe.
"Potrebbe succedere che lei sia RH negativa, mentre il padre del bimbo RH positivo. Se il feto è anche lui RH positivo, incorreremmo in un’incompatibilità RH tra lei e il piccolo. Per il primo figlio non sarebbe un problema, ma per i futuri sì, quindi dobbiamo escludere questa possibilità. Se la sente, o vuole aspettare? Potremmo fare il test… Che so, tra tre mesi, se preferisce.", consigliò il ginecologo.
"Sarebbe meglio. Già l’ecografia mi spaventa, preferirei evitare altre novità per oggi.", sospirò la futura mamma.
"No problem! Si distenda sul lettino adesso, passeremo all’azione e alla fine potrà mostrare alle sue sorelle la foto del loro nipotino.", disse sorridendo il medico.

Ore 12:00, villa Halliwell

"Grazie di tutto, mi sono sentita subito meglio quando mi hai detto che mi accompagnavi. A proposito, quel dottore è simpatico e preparato. Sarà lui il mio ginecologo.", affermò con soddisfazione Phoebe.
"La vuoi smettere di ringraziarmi? Mi hai ripagato di tutto con la foto della piccola Phyllis. Certo, non si vede molto bene, ma sempre meglio di niente.", disse Leo.
"Sono a casa!", gridò Piper entrando nella villa vittoriana della sua famiglia. "C’è qualcuno?".
"Siamo in cucina!", rispose il marito.
"Come è andata all’ospedale?", chiese la sorella di mezzo, visibilmente emozionata.
"Tutto bene, ti racconterò quando arriverà Prue. Piuttosto, sei riuscita ad ingaggiare gli ‘Nsync?", volle sapere la sorella minore.
"Dubiti per caso delle mie capacità persuasive? Certo che ci sono riuscita, e ho strappato al loro manager un ingaggio bassino. Riempirò il locale all’inverosimile, e farò un mucchio di quattrini spendendo relativamente poco. Ah ah, come sono brava!", sghignazzò la padrona del P3.
"Non ti facevo così materialista, sorellina. Da quando quest’indole capitalistica si è impossessata del tuo animo romantico?", la canzonò l’universitaria.
"Da quando mi è balenata alla mente un’ideuzza niente male… Ho pensato di ingrandire un po’ il locale, riservando la zona alle consumazioni un po’ più consistenti di quelle che offriamo adesso. Praticamente una specie di ristorante serio. Che ne dite, non è una bella pensata?", domandò Piper.
"Ottimo. E quando pensi di metterla in pratica?", chiese Leo.
"Ah, dovremo aspettare un bel po’ per guadagnare tutti i fondi necessari. Non voglio più ricorrere a prestiti bancari, col rischio di rovinare quello che ho già costruito. Vedrò di ottimizzare le risorse di cui già dispongo, di attrarre più clienti possibile e di far soldi a palate. Poi realizzerò il progetto.", spiegò la giovane che poteva bloccare il tempo.
"Hai già organizzato tutto, sei un genio. Ops, mi stanno chiamando. Ci vediamo più tardi!", così dicendo Leo baciò la moglie e poi sparì nella sua solita luce azzurrina.
"Per fortuna che non l’ha fatto stamattina, sennò chi le sentiva le infermiere. Tutte gli sbavavano dietro, dovevi sentire quanti complimenti gli facevano.", disse Phoebe.
"Cosa? Che facevano? Mi stai prendendo in giro, vero mascalzona?", domandò Piper.
"La gelosia ti rodeva, vero? Sta tranquilla, il tuo maritino resterà tale per sempre.", rispose la sorella minore. In quel momento rientrò anche Prue, elegante e sofisticata nel suo tailleur nero molto scollato e molto corto.
"Accipicchia, che sorellina sexy che abbiamo oggi!", scherzò quella di mezzo. "Che servizio dovevi fare vestita così?".
"Sorvoliamo, per favore. Spero che le foto siano venute bene, perché altrimenti manderò qualcun altro a rifarle.", disse stizzita la sorella maggiore.
"Che ti è capitato? Brutti incontri?", chiese Phoebe.
"Non immagini quanto. Il signor Corso mi aveva avvisato di vestirmi elegantemente per l’attore che dovevo ritrarre, e così ho fatto. Per tutto il tempo, quel buzzurro non ha fatto altro che provarci spudoratamente. E vedeste che viziato! Bleah, mai stare con gli attori, ricordatevelo!", consigliò la fotografa.
"Grazie del consiglio. Vai a farti una doccia veloce, mentre preparo qualcosa!", disse Piper alla sorella maggiore. "Che hai dentro a quella borsa?".
"Tieni, sono passata in Army Street e ho visto un negozio di alimentari. Visto che il frigo questa mattina era un po’ vuoto, ho pensato di rifornirlo!", spiegò Prue.
"Che sorella giudiziosa che abbiamo!", scherzò l’universitaria di casa Halliwell. "Ma adesso va a lavarti, che ho fame!".
"Prima vorrei sapere come è andata a entrambe. Avevate due giornate particolari, allora?", domandò la strega che spostava gli oggetti col pensiero.
"Ho ingaggiato gli ‘Nsync a prezzo ridotto, così farò un sacco di soldi. E’ una base per quel progettino di cui ti avevo parlato!", raccontò la sorella di mezzo.
"Così lo avevi già raccontato a lei, vero cattivona? Allora niente foto di vostra nipote, per punizione!", gridò la minore.
"Dai, non tenerci sulle spine!", piagnucolò Prue. "Vogliamo sapere cosa ti ha detto il dottore!".
"OK… Allora, l’eco è andata benissimo. La piccola sta bene ed è in linea con il normale sviluppo fetale. Io non ho problemi, e il dottor Spencer mi ha detto che sopporterò benissimo la gravidanza. L’unico inconveniente è che fra tre mesi dovrò fare un esame, di cui non ricordo il nome, per vedere se c’è incompatibilità di RH tra me e Phyllis. Se succede, mi daranno un farmaco per evitare conseguenze. Naturalmente, mi ha prescritto le vitamine: fine del racconto! E questa è vostra nipote.", terminò l’universitaria mostrando alle sorelle un fotogramma dell’ecografia.
"E’ bellissima!", disse Prue indicando un punto sulla foto.
"A dire il vero quella non è lei. Phyllis è qui!", spiegò la futura madre.
"E’ bella lo stesso!", dissero in coro le sorelle maggiori.

Ore 14:00, nel retrobottega del negozietto di alimentari in Army Street

"Allora, che avevi di così urgente da riferirmi? Ho fatto una corsa, e per poco non distruggevo l’automobile!", disse Elisabeth trafelata.
"Durante la pausa pranzo ho continuato il lavoro, e l’ho terminato! Ecco qui, questa è la chiave del nostro futuro successo!", spiegò Jim mostrando un foglio alla donna.
"Vediamo un po’… Che schifezza, sei sicuro che per risvegliare Kush dalla maledizione servano tutti questi ingredienti?", domandò la signora.
"Metti in dubbio la mia professionalità? Non sono mica un bottegaio come faccio credere, ho tre lauree che mi permettono di fare questo ed altro. Guarda che se non ti avessi incontrato, e non avessi saputo del demone e della sua ricompensa, a quest’ora sarei su una cattedra ad insegnare. Comunque, non è l’amabilità degli ingredienti che mi preoccupa in questo momento.", affermò con l’uomo.
"Ah no? E allora cosa?", chiese Liz.
"Non l’hai letto con attenzione. Serve una strega per preparare la pozione e per recitare la formula, ma io prima di imbarcarmi in questa impresa non sapevo neanche che esistessero realmente! Dunque, hai qualche idea per trovarne una? Non possiamo mica fare un’inserzione sul giornale!", ironizzò Jim.
"Questo è un problema serio. Le streghe non si fanno vedere mentre operano, cercano a tutti i costi di nascondere la loro natura ai comuni mortali. Non so che fare… Credo che chiederò agli adoratori di Kush una dritta, loro ne sapranno sicuramente più di me. Ma non si può proprio fare senza?", domandò Elisabeth.
"Se si potesse, non ti avrei esposto il problema, no? Comunque datti da fare, non ci resisto più sotto questa copertura. Mi dà un fastidio l’odore del formaggio che vendo!", disse l’uomo con una faccia schifata.
"Vedrò di chiedere l’informazione questa notte, quando si riuniranno per pregare. Vedessi che massa di fanatici, qualche volta fanno anche dei sacrifici umani al loro dio. Speriamo non stasera, altrimenti sarò io a vomitare!", affermò la donna.
"Anche i sacrifici umani adesso! Facciamo entrare la polizia, così ingarbugliamo la situazione un po’ di più! Ma non si rendono conto delle stupidaggini che fanno?", si chiese il negoziante/studioso.
"Probabilmente no, altrimenti non le farebbero. Non sei tanto perspicace, per essere un plurilaureato. A parte questo, spero vivamente che il lavoro sia stato svolto correttamente, altrimenti sai già cosa ti aspetta. Non sarebbe la prima volta, e forse neanche l’ultima. Ci vediamo, dai un’occhiata a quello che hai fatto per vedere se hai commesso errori.", salutò la signora.
"Ho già controllato tre volte, Liz! A presto!", rispose Jim. Appena uscita Elisabeth, il negoziante riaprì l’esercizio commerciale come al solito. Un cliente entrò subito, acquistò tre yogurt e una bottiglia di latte e uscì. Dopo di lui ne seguirono altri quattro: tutti comprarono qualcosa, pagarono e uscirono tranquillamente. Quando l’ultimo aveva fatto i suoi acquisti ed era uscito, entrò un giovane con un impermeabile e chiuse la porta. Da sotto il cappotto fece capolino una pistola, che fu subito mostrata al proprietario. Quest’ultimo alzò prontamente le mani, e seguì le istruzioni del furfante: mentre il giovane si mangiava una mela appena rubata, Jim riponeva tutto il contante che c’era in cassa dentro una borsetta. Il rapinatore però volle dare un’occhiata anche nel retro, ma il negoziante si oppose fermamente. Ovviamente il mascalzone pensò che dietro al negozio ci fosse qualcosa di prezioso (dato che il rifiuto era stato categorico), così alzò la voce. Jim allora lo guidò, ma ad un certo punto cercò di rubargli la pistola. Il ladro non si fece fregare, e nella lotta partì un colpo che centrò perfettamente Jim alla tempia sinistra. L’uomo non dava più segni di vita, e lo sbandato scappò subito per la paura. La polizia non tardò ad arrivare, visto che un vicino l’aveva avvertita dello sparo, ma il ladro era già riuscito a defilarsi. A Morris non rimase che constatare la morte del proprietario del negozio, e fare qualche domanda in giro.

Ore 15:30, al P3

"Quando mi hai detto che venivi a darmi una mano, non ci credevo davvero! E’ una novità per te aiutare una povera ragazza a gestire il suo stressante locale notturno.", commentò Piper.
"Come sei divertente… Se continui così, ti lasciò da sola a sbraitare e me ne vado!", rispose Phoebe.
"No no, per carità! So già che un avvenimento del genere non ricapiterà che fra milioni di anni, quindi è meglio approfittarne! Metti in ordine quei bicchieri, mentre io sistemo i tavoli. Dovevo farlo ieri sera, ma ero così stanca che non ce l’ho fatta: infatti con manager degli ‘Nsync non ho fatto una figura grandiosa per l’ordine… L’importante è che abbia ottenuto il risultato sperato.", disse la moglie di Leo.
"Che vuoi di più, verrà a cantare uno dei gruppi più amati dalle ragazzine! Ci sarà il pienone, e così potrai incassare una buona cifra. Mah…", così dicendo l’universitaria lasciò cadere un calice, che stava riponendo sullo scaffale, e si appoggiò al tavolo: stava avendo una visione.
"Phoebe, stai bene? Hai avuto una premonizione?", chiese l’imprenditrice.
"Sì! Ho visto un ladro che rapinava un negozio di alimentari, poi ha costretto il proprietario a condurlo nel retro e lì c’è stata una colluttazione. Il negoziante è morto…", spiegò la giovane. "Credo si riferisse al passato. Pensandoci bene, cosa centriamo noi con questo omicidio a scopo di rapina? Niente demoni o stregoni in giro, a meno che… Sarà meglio chiamare Morris, per sicurezza.".
"Sono d’accordo, speriamo sia in ufficio!", sospirò Piper componendo quel numero che oramai aveva imparato a memoria. "L’agente Morris, per favore… Ciao, sono Piper!".
"Ciao… Brutte notizie?", domandò l’agente appena alzata la cornetta.
"Dimmelo tu. Phoebe ha visto un omicidio in un negozio di alimentari. Ne sai niente?", chiese la ragazza.
"Può essere quello in Army Street. Ci sono appena stato, ed abbiamo trovato delle cose strane nel retrobottega.", spiegò il poliziotto.
"Retrobottega… Dove è avvenuto l’omicidio, no?", volle sapere la strega.
"Esattamente. Dove sei, ti raggiungo subito e facciamo un identikit dell’omicida con tua sorella. Lo prenderò in breve, quel bastardo! Anzi no, passate in ufficio tutte e tre e l’identikit lo facciamo qui, così vi mostro le stranezze che abbiamo trovato nel negozio. Credo che ci capirete più di me, senza dubbio!", disse Darryl.
"Mmmm, va bene. Dovrei lavorare, ma lasciamo perdere. Tempo che passiamo a casa a prendere Prue, e siamo da te. A dopo!", salutò la manager del P3.
"Ciao!", rispose Morris.
"Allora, andiamo?", gridò Phoebe dalla porta: era già pronta all’azione, come suo solito.
"Un attimo, chiamo i miei collaboratori per vedere se possono sistemare il locale. Non ci vorrà molto.", disse Piper.
"Facciamo così: vado a prendere Prue, poi ripasso. Ti va?", domandò l’universitaria.
"OK. Tieni le chiavi, e non distruggermi la macchina o ti infliggerò una punizione tremenda!", ridacchiò la moglie di Leo mentre la sorella usciva. In poco tempo Phoebe arrivò a casa, svegliò Prue (che si era addormentata sul divano nel bel mezzo di un documentario sui delfini) e le raccontò ogni cosa. La sorella maggiore, allora, salì in camera sua e si cambiò d’abito; successivamente rubò le chiavi di Piper alla sorella e la portò al P3.
"Allora, siete arrivate finalmente!", le rimproverò la proprietaria del locale. "Io sono pronta da un pezzo!".
"Ci scusi, principessa… Stavo dormendo, e come ben sai Phoebe non è dolce nello svegliare i dormienti. Bando alle ciance, andiamo.", consigliò Prue.
"Ai suoi ordini!", rispose la sorella di mezzo salendo sull’auto.

Ore 16:30, nell’ufficio di Morris

"Eccoci qui!", dichiarò la sorella maggiore all’amico poliziotto appena entrate nel suo luogo di lavoro.
"Salve… Per fortuna che siete arrivate, mi dovete aiutare a capirci qualcosa in questo materiale!", disse sconsolato Darryl alle streghe.
"Cosa sono tutti quei volumi?", chiese stupita Phoebe.
"Ecco quello che intendevo… Li abbiamo trovati tutti nel retrobottega del negozio dove è avvenuto l’omicidio. Sono libri di esoterismo, incantesimi, miti, religioni antiche, e chi più ne ha più ne metta! La maggior parte poi sono scritti in lingue antiche e sconosciute, e non abbiamo trovato nessuno che le riconosca.", spiegò Morris.
"Ah… Non è una cosa comune che un bottegaio sia in possesso di questi tipi di libri, tantomeno che ci capisca qualcosa. Hai indagato sul passato dell’uomo?", domandò Prue.
"Ho fatto qualche ricerca. Si era creato un’identità nuova, in realtà era uno studioso di storia, archeologia e religioni. Non riesco a capire come abbia potuto crearsi quel nuovo personaggio, e soprattutto perché… Un uomo con le sue conoscenze poteva benissimo diventare ricchissimo senza fare il negoziante… Voi che ne pensate?", chiese l’agente.
"Certamente lavorava in incognito, per trovare qualcosa di importante in questi libri. Forse era addirittura alle dipendenze di qualcuno!", ipotizzò Piper.
"Lo penso anch’io!", aggiunse l’universitaria di casa Halliwell. "Non hai trovato nient’altro, per esempio il risultato finora ottenuto dalle sue ricerche?".
"In effetti ho trovato un foglio, e l’ho anche nascosto perché non fosse inserito tra gli oggetti ritrovati. Esaminatelo con attenzione, è roba per voi!", disse Darryl estraendolo dalla tasca destra della giacca.
"Vediamo un po’… E’ la ricetta di una pozione, con relativa formula. E ci sono particolari interessanti, guardate qua!", indicò la sorella maggiore alle altre.
"L’incantesimo deve essere pronunciato da una strega, perché sia efficace… A cosa potrebbe servire?", chiese la manager del P3 alla sorella minore.
"Allora… Da un’analisi sommaria, direi che è un incantesimo per far svegliare qualcuno, forse per resuscitarlo. Anzi, credo serva a far tornare in vita qualcuno che è stato vittima di una particolare maledizione.", ipotizzò Phoebe.
"Dato che di solito sono le streghe a maledire i demoni, e che solo le streghe possono rompere le loro maledizioni… Ne deduco che la ricerca serviva per risvegliare un demone da una maledizione!", affermò la fotografa con convinzione.
"Dunque il defunto apparteneva ad una specie di setta?", domandò Morris.
"Non è detto, ma è una possibilità. Dobbiamo fare qualche ricerca, per saperne di più. Ad ogni modo, potrei dare un’occhiata più attenta ai libri?", chiese Prue.
"Certo, vai tranquilla. Intanto io e Phoebe facciamo l’identikit del ladro, in modo da non lasciarlo libero per molto. Se vuoi seguirmi nell’altra stanza…", disse il poliziotto.
"Con piacere!", rispose la giovane facendosi scortare dall’amico.
"Guarda che roba!", esultò la sorella maggiore. "Ce ne sono di antichissimi, non saprei neanche datarli."
"Non è importante la loro età, ma ciò che contengono. Penso che qualcuno di questi ci sarebbe utile in futuro.", sussurrò Piper sfogliandone uno.
"Intendi dire che dovremmo appropriarcene infrangendo così la legge e rischiando di finire in galera per inquinamento delle prove e furto? Ottima idea!", approvò la fotografa.
"Lo diciamo a Morris però, così rivede un attimo la lista dei ritrovamenti ed evita di venire accusato… Vediamo di prendere quelli che potrebbero servirci, come questo ad esempio: ‘Le maledizioni e le contromaledizioni’. Ne hai trovati di interessanti?", domandò la moglie di Leo.
"Beh, molti non li capisco. Guarda, questo è in francese: ‘La vengeance des sorcières’… Dovrebbe voler dire: ‘La vendetta delle streghe’. Prendiamolo, non si sa mai.", consigliò Prue. "Pigliamoci anche quello, quello e questo. Basta così, altrimenti ci scoprono!".
"D’accordo. Oh, stanno tornando!", bisbigliò la sorella di mezzo. "Allora, la nostra sorellina ti ha aiutato?".
"Oh certo, ora possiamo tranquillamente prendere quel bastardo! Non ho idea di come fare per spiegare l’identikit e la sua origine, ma inventerò qualcosa.", disse l’uomo.
"Beh, noi ti abbiamo dato una mano, ora dovresti farci un favore…", iniziò la fotografa.
"Cioè?", chiese Morris, vistosamente preoccupato.
"Qualcheduno di questi libri ci servirebbe… Non è che per caso, ma proprio per caso, dalla lista degli oggetti ritrovati sul luogo del delitto potrebbero sparire dei volumi? Ma per caso, s’intende!", spiegò la manager del P3.
"Volete che faccia sparire qualche volume? Accidenti, va bene. Che sia l’ultima volta!", sospirò Darryl.
"Lo sarà. Ora noi andremmo, se non hai più bisogno di noi. Vogliamo vederci chiaro in questa storia, perché è palese che c’è di mezzo qualche nostro amichetto. A più tardi!", salutò Prue, seguita dalle sorelle.
"Ciao!", rispose l’agente.

Ore 16:31, davanti al negozio di alimentari in Army Street

"Ma che ci fanno qui i sigilli della polizia?", si chiese Elisabeth, appena arrivata.
"Signora, non può entrare qui. C’è stato un omicidio!", disse un agente appena la donna si era avvicinata.
"Un omicidio? Chi è morto?", domandò Liz piena di stupore.
"Il proprietario del negozio. Durante una rapina, un malvivente l’ha ucciso con un colpo di pistola. Ora tutto è sotto sequestro.", spiegò il poliziotto.
"Ah… Ero venuta per… fare la spesa, ma dovrò trovare un altro negozio. Era simpatico il negoziante, mi dispiace per lui. Certo non lo conoscevo bene, ma mi sembrava un brav’uomo.", mentì la donna. "Avete già scoperto il colpevole?".
"Non ancora, ma stiamo facendo tutto il possibile. Ehi, cosa stai facendo?", gridò l’agente vedendo in lontananza un ragazzino che scippava una vecchietta. "Fermati!", urlò mentre lo rincorreva. Ad Elisabeth non sembrava vero, poteva entrare un secondo per prendere il foglio scritto da Jim per il tempo in cui il poliziotto rincorreva lo scippatore. Fece tutto ciò che il suo piano prevedeva, ma rimase altamente delusa: il retrobottega era quasi vuoto, non c’erano più i libri ne tantomeno la formula per risvegliare Kush dal suo sonno nella statua.
"Accidenti, non c’è più niente! La polizia avrà sequestrato tutto, visto la stranezza del contenuto del retrobottega. Come faccio adesso?", pensò Elisabeth. "Devo andare a parlare immediatamente con Edmund, lui mi darà l’idea giusta. Così ragionando, la donna uscì di soppiatto dal negozio e si diresse verso l’undicesima strada, nel luogo in cui gli adoratori del demone lo pregavano. Edmund, il capo della setta, era come sempre lì, a lucidare la scultura e a preparare il magazzino per la serata.
"Edmund…", accennò Elisabeth.
"Che vuoi? Non è ora di visite questa!", la aggredì l’uomo.
"Abbiamo un problema. Jim è stato ucciso in una rapina, e tutto il materiale è stato sequestrato dalla polizia. Rituale compreso, naturalmente.", raccontò la donna.
"Cosa? Perché è successa una cosa del genere?! Come faremo ora a far resuscitare Kush, entro il giorno stabilito?", si disperò Edmund.
"Non ne ho idea… Dovresti riuscire a rientrare in possesso del foglio, solo di quello. Credi di esserne in grado?", chiese la signora.
"Devo pensarci!", rispose l’uomo. "Bisogna andare alla polizia e, con qualche scusa, trovare ciò che ci occorre."
"Riuscirai ad inventarti un pretesto plausibile?", domandò Elisabeth.
"Oh, forse io no. Ma lo farai tu!", disse con calma il capo della setta.
"Io? Non ce la farò mai, la fantasia mi manca in questi casi. Come posso io recuperare il rituale senza farci scoprire? Pensa a qualcos’altro, non se ne parla di fare quello che mi hai chiesto.", gridò Liz.
"Se non lo farai sarai la prossima vittima sacrificale.", affermò con tranquillità l’uomo.
"Sei arrivato alle minacce, eh? D’accordo, qualcosa mi inventerò!", rispose acida la signora.
"Conto su di te, tesoro… Se fallisci, perderai la vita.", la minacciò Edmund.
Elisabeth non riusciva ad immaginare nemmeno un modo per rientrare in possesso del foglio che serviva alla setta, così decide di tornare a casa per riposarsi un po’: forse una dormitina poteva schiarirle le idee. Entrando, vide sua figlia Carol che giocherellava col gatto: si era fatta proprio una bellissima ragazza, oramai era entrata all’università e non era più una bambina. All’improvviso, un’illuminazione: ecco l’idea che le serviva!
"Tesoro, non dovevi uscire con Jason oggi?", chiese la madre.
"Sì, ma sua nonna è stata ricoverata d’urgenza in ospedale e così abbiamo rimandato. Avevi bisogno di qualcosa?", domandò la giovane.
"In effetti sì!", disse la signora, e spiegò il suo piano alla figlia: la ragazza era già al corrente del secondo lavoro di Elisabeth, e non ci mise nemmeno un secondo ad acconsentire al piano della madre (in fin dei conti ci andava di mezzo la sua vita!).

Ore 18:00, alla stazione di polizia

"Agente, ho bisogno di aiuto. Qualcuno ha cercato di violentarmi!", gridò Carol ad un poliziotto: sembrava veramente spaventata!
"Signorina, si sieda. Sta bene?", le chiese apprensivo. "Mi racconti cosa è successo con calma: se poi se la sente, potremmo provare a fare un identikit.".
"Certo. Stavo camminando tranquillamente, tornando a casa, e mi sono sentita strattonare dentro un vicolo secondario. C’era un uomo, sulla trentina credo, che mi ha messo la mano davanti alla bocca e mi ha scaraventata a terra.", iniziò la ragazza guardandosi in torno: cercava indizi sui libri sequestrati al negozio di Jim.
"E dopo?", domandò l’agente, non staccando lo sguardo dalla provocante scollatura della quasi vittima.
"Si è calato i pantaloni con una mano, tenendomi a terra con l’altra. Io fortunatamente sono riuscita a divincolarmi, gli ho mollato un calcio dove sicuramente fa male e sono scappata. Non ha provato a rincorrermi, perché c’era molta gente nella strada principale.", spiegò Carol. Quest’ultima si accorse subito della gaffe appena fatta: sicuramente il poliziotto le avrebbe chiesto perché non aveva gridato, se la strada era tanto affollata. Le sue preghiere, contrariamente a quello che pensava, furono ascoltate: l’uomo era troppo attratto dalle curve della studentessa per accorgersi di questi piccoli particolari.
"D’accordo. Dunque, vuole sporgere regolare denuncia, non è vero? Le vado a prendere i moduli, stia qui.", disse il pervertito in uniforme, e si allontanò. La ragazza approfittò dell’allontanamento dell’uomo, e del numero limitato di agenti presenti, per ispezionare la stazione e trovare ciò che cercava. Non impiegò che un minuto per notare il numero considerevole di antichi volumi che si trovavano dentro un ufficio, lasciato incustodito, ed entrò. Si mise a frugare velocemente per trovare il foglio con il rituale, ma l’agente/maiale la sorprese e, rimirando il suo posteriore, le mostrò i moduli.
"Ecco il formulario. Ma che ci fa qui? E’ stata attratta da questi vecchi libri? Deve sapere che sono stati sequestrati in un negozio di alimentari, pensi! Il proprietario è stato ucciso durante una rapina, e i nostri uomini hanno requisito il materiale strano. Parlano di magia e mondo dell’occulto, cose fuori dal mondo!", esplicò il poliziotto. Carol si ritenne fortunata, poiché il suo nuovo amico parlava senza che gli fossero state poste domande.
"Veramente?", si mostrò interessata la ragazza. "Che stranezze! Avete già capito di che si tratta? E magari avete trovato anche un incantesimo, eh?".
"Non abbiamo idee sulle motivazioni che hanno spinto un negoziante a munirsi di certe cose. Neanche le amiche dell’ispettore Morris hanno saputo dire niente, ho ascoltato i suoi discorsi con loro… Non è che li spiassi, ho sentito per caso!", mentì il giovane.
"Certo, non ne dubito. Continua pure, sei interessante!", lo lusingò la figlia di Liz.
"Le tre si sono allontanate alla fine, ma sono sicuro che hanno preso qualche libro: sono uscite con una borsetta che prima non avevano, ed era piena! Naturalmente non posso denunciare il fatto, tra colleghi ci si aiuta!", andò avanti l’agente.
"E’ vero. Se mai un giorno avrai bisogno, l’aiuto ti arriverà sicuramente da chi hai… Coperto.", affermò sensualmente Carol.
"Già. Quelle tre sono sempre qui quando succede qualcosa di strano, boh!", sussurrò il poliziotto.
"E dimmi un’altra cosa: chi sono queste tre ragazze?", domandò la giovane trepidante.
"Sono tre sorelle, Halliwell mi pare che si chiamino. Una di esse era la fidanzata di un mio ex collega che è morto, da quel momento sono molto intime con il partner del defunto. Bando alle ciance, ti spiego come riempire il modulo.", disse il mandrillone dando del tu alla nuova amica.
"Guarda, ho cambiato idea. Non mi sembra il caso, tanto non è successo niente. Visto che sei così disponibile, magari torno a trovarti qualche volta. Ciao!", salutò la ragazza dirigendosi verso l’uscita.
"Ehi, ma… Ciao anche a te. L’ho conquistata col mio fascino, ah ah!", si disse orgoglioso l’ufficiale.

Ore 18:15, villa Halliwell

"Non siamo ancora venute a capo di niente, cavolo. Il Libro non ci aiuta, come facciamo a scoprire qualcosa di più su questo rituale?", chiese Piper con un gesto di stizza.
"Oramai ho perso le speranze. Sei proprio sicura che le tue premonizioni non si attivino toccando il foglio?", domandò Prue alla sorella minore.
"Ho già provato tre volte. Guarda!", così dicendo prese in mano la pagina e voilà, ecco i sintomi tipici delle visioni della strega più giovane.
"Bastava un po’ di costanza… Allora, cosa hai visto?", volle sapere la manager del P3.
"Non era molto chiaro, inoltre erano due visioni separate. Una riguardava il passato, e l’altra il futuro", spiegò Phoebe.
"Bene… Dunque?", disse la fotografa.
"Allora… All’inizio ho visto un gruppo di persone inginocchiate davanti ad una statua, immerse nel buio. Sembravano adoranti, boh. Nella seconda ho visto che la statua prendeva forma, diventava un demone credo, e ci uccideva.", terminò l’universitaria.
"Bene! Adesso sappiamo con esattezza cosa cercare: demone rinchiuso in una statua.", affermò trionfante Leo, apparso dal nulla come il suo solito.
"Ben arrivato, vuoi darci una mano?", chiese la sorella minore.
"Certo. Intanto cominciamo da questo!", così dicendo l’angelo impose le mani sopra il Libro delle Ombre e questo si sfogliò, aprendosi in una delle prime pagine.
"Dunque… E’ una nostra antenata che l’ha scritto, molti secoli fa. Leggo testualmente: ‘Le mie amiche Abigail e Cassandra, tra loro sorelle e streghe, sono riuscite a rinchiudere quel maledetto e potentissimo demone in una statua rassomigliante ad un gargoyl, con un incantesimo antico che non hanno voluto rivelarmi. Mi hanno solo spiegato che la maledizione è reversibile, e quindi mi hanno chiesto di annotare l’informazione nel Libro per aiutare le generazioni future, in caso Kush volesse essere risvegliato da stregoni o demoni minori, ad evitare il fattaccio.’ Allora, le notizie finiscono qui!", disse la sorella maggiore.
"Non è vero, sorellina. Ora conosciamo il suo nome!", fece notare Piper.
"Forse qualche altra antenata ha scritto qualcosa in più. Leo, datti da fare!", lo incitò Phoebe.
"OK, procedo… Niente da fare… Anzi, ecco qui qualcosa. Ve lo leggo io, se non vi dispiace: ‘Wharlop e Kush, demoni gemelli con poteri terribili e distruttivi. Possono concedere qualsiasi cosa ai mortali o a demoni inferiori, se questi ultimi li aiutano ad ottenere i loro scopi. Wharlop è stato eliminato da un concilio di tredici streghe nel 1756, mentre Kush è stato imprigionato da due streghe sorelle in una statua nel 1721.’ Non c’è altro.", sussurrò l’angelo sconsolato.
"Sappiamo qualche cosa, ma non abbiamo fatto molti progressi. Cosa facciamo?", domandò Prue, ma la risposta della sorella minore venne zittita dal suono del campanello. Le tre scesero, mentre Leo salì dai suoi capi per sapere qualcosa che fosse maggiormente utile. Phoebe andò ad aprire, e si trovò davanti una signora sui quarant’anni, forse di più, con un vastissimo campionario di cosmetici.
"Buongiorno signorina, vuole provare gratis alcuni di questi prodotti? Sono ottimi, glielo posso assicurare!", iniziò Elisabeth: la donna, appena sentito il racconto della figlia, si era premunita con gli attrezzi del mestiere (infatti era veramente una rappresentante di prodotti di bellezza!), aveva in poco tempo trovato l’indirizzo delle sorelle e si era diretta alla villa.
"Beh, in questo momento siamo molto occupate, ma se passa tra due o tre giorni…", disse l’universitaria.
"Francamente se fossi in lei non mi farei scappare questa occasione. Vede, non sono della città e partirò presto. Suvvia, le ruberò poco tempo, non si preoccupi!", la incalzò la signora.
"OK, entri pure, un po’ di svago ci farà bene. Sorelline, facciamo un po’ di prove con cosmetici gratis?", esultò la minore rivolgendosi alle altre.
"Phoebe, ti pare il momento?", domandò un po’ adirata la fotografa.
"Dai, ci divertiamo un po’ e poi continuiamo!", consigliò la sorella di mezzo: in effetti aveva voglia di pasticciare con trucchi e creme.
"D’accordo. Allora signora, cosa ci consiglia?", chiese Prue ad Elisabeth.
"Beh, ragazze, provate questo rossetto perlaceo. Ci rimarrete… Volevo dire, ne rimarrete entusiaste!", disse Liz.
"Ma è meraviglioso!", dissero in coro le sorelle dopo averlo provato tutte e tre. Cominciarono allora a truccarsi: chi provava una cipria, chi un ombretto, chi del mascara. Dopo pochi minuti, Phoebe cadde a terra, seguita a breve dalle sorelle. La rappresentante infatti conservava quel rossetto, contenente un forte anestetico, per occasioni particolari: sapeva bene che le labbra assorbono rapidamente tutte le sostanze che si pongono su di loro. Cominciò poi a frugare qua e là, e infine raggiunse la soffitta. Vide il Libro delle Ombre, provò ad aprirlo ma non ci riuscì: una forza glielo impediva. Casualmente, mentre era intenta a sforzarsi, notò il foglio che Jim aveva scritto sopra una cassapanca: entusiasta della scoperta, scese le scale e trovò le sorelle ancora addormentate. Solo allora, chissà mai perché, intuì che dovevano essere streghe, poiché si erano interessate dei libri del defunto negoziante e ne possedevano uno che non si apriva. Chiamò allora la figlia, che era appostata in macchina davanti alla villa, e si fece aiutare a trasportare una delle ragazze addormentate: la scelta cadde su Piper.

Ore 18:45, villa Halliwell

"Avanti Prue, svegliati!", gridò per l’ennesima volta Leo scuotendo la cognata.
"Ehi, che c’è tanto da urlare?", mugugnò la fotografa destandosi finalmente dopo aver fatto perdere la voce al suo protettore.
"Vi ho trovate qui svenute, ma Piper non c’è. Cos’è successo?", chiese l’angelo.
"Non ricordo… Ma certo, ci stavamo truccando! Poi ho visto Phoebe cadere, e la mia vista annebbiarsi sempre più. Da allora vuoto totale.", disse la sorella maggiore scuotendo la minore.
"Che c’è, è già mattina?", bofonchiò l’universitaria svegliandosi dal sonno profondo.
"Ehi, ma Piper non c’è? Che fine avrà fatto? Hai controllato in casa?", domandò a raffica Prue accorgendosi dell’assenza della sorella.
"Certo, ma non si trova qui. Penso che possa essere stata rapita, o non vi avrebbe lasciate qui. Ma dicevi che vi stavate truccando…", disse Leo.
"Certo, stavamo provando gratuitamente dei prodotti di una rappresentante che aveva suonato alla porta. Ha insistito perché usassimo un bellissimo rossetto, poi abbiamo scelto noi gli altri prodotti… Ma certo, ci ha drogato col rossetto! Ma perché?", si chiese la minore delle sorelle Halliwell.
"Per rapire la mia mogliettina!", urlò il giovane. "Se solo le torce un capello, dimentico il mio ruolo di angelo bianco e la faccio fuori con un colpo solo!".
"Cosa potrebbe volere da Piper, forse i suoi poteri? Non credo che la venditrice fosse un demone, o una strega cattiva, non sembrava il tipo. Certo le apparenze ingannano…", affermò la fotografa.
"A proposito, Loro mi hanno informato che il rituale ritrovato da Morris serve effettivamente per rompere la maledizione che lega Kush alla statua. Una setta, composta di esseri umani, cerca di portare a termine la missione non si sa bene per quale motivo. Probabilmente il negoziante ucciso faceva parte della combriccola.", spiegò Leo.
"Aspettate un momento!", gridò Phoebe salendo le scale. In un secondo la ragazza arrivò in soffitta, notò che il foglio non c’era più, e tornò giù. "Come pensavo! Il rituale è sparito, quella donna l’ha rubato: anche lei fa parte della setta. Se poi teniamo presente il fatto che solo una strega può portare a termine l’incantesimo, e facciamo due più due…".
"Ha rapito Piper perché possa risvegliare il demone!", terminarono in coro Prue e l’angelo.
"Esatto. Ora: ci serve un piano efficace per trovare nostra sorella e liberarla prima che compia il fattaccio.", sospirò la sorella minore.
"Per prima cosa scopriamo dov’è. Leo, ce la fai a sentire dov’è nascosta la tua protetta?", domandò la sorella che muoveva gli oggetti col pensiero.
"Ci provo… No, credo che l’aura malefica del demone riesca ad uscire dalla statua e coprire l’essenza di Piper. Dovremo provvedere in qualche altro modo.", affermò con disappunto il giovane.
"No problem! C’è sempre il cristallo, no? Ci penso io, vado in soffitta!", così dicendo l’universitaria salì le scale e si diresse nel luogo più importante della casa.
"C’è un altro problema da risolvere, Leo. Cosa facciamo quando abbiamo sventato il risveglio di Kush? Non possiamo eliminare degli esseri umani, sarebbe un crimine di cui le streghe non possono macchiarsi!", gridò la fotografa.
"Qui entro in gioco io: come sai ho il potere di cancellare i ricordi! Posso agire sulle loro menti ed eliminare Kush dal loro cervello senza problemi. Certo, se sono in molti avrò bisogno dell’aiuto di Piper: lei li blocca e io pian pianino agisco.", consigliò l’angelo.
"Ottima idea, sei un genio! Come faremmo senza di te? Ehi, e se per caso Piper ha già fatto ciò che le chiedono?", chiese spaventata Prue: quell’idea non l’aveva sfiorata prima, ma si sa, bisogna considerare tutte le possibilità. "In fin dei conti nella premonizione di Phoebe Kush era vivo e vegeto!".
"In quel caso… Beh, scappiamo a casa e pensiamo a qualcos’altro. Ti va l’idea?", domandò Leo.
"Va bene. Ehi Phoebe, hai scoperto qualcosa?", volle sapere la sorella maggiore.
"Prepara la macchina, dobbiamo arrivare fino all’undicesima strada. In un magazzino si trova la nostra sorellina, e anche la rappresentante di cosmetici: per spirito d’iniziativa ho usato il cristallo due volte.", spiegò la giovane.
"E brava la nostra quasi mamma! Partenza!", gridò Prue aprendo la porta con il suo potere.

Ore 18:59, nel magazzino/rifugio della setta

"Avanti stupida, svegliati!", gridò Edmund a Piper, inondandola con un secchio d’acqua.
"Ehi, ma che è successo?", domandò la giovane, ancora stordita dal farmaco del rossetto.
"Sei stata prelevata per portare a termine il rituale che risveglierà l’onnipotente Kush dal suo sonno.", disse solennemente il capo della setta.
"Ma sono legata! E anche bendata!", protestò la strega.
"Mi sono preso solamente una piccola precauzione. Conosco bene cosa potete fare con gli occhi, o con le mani!", dichiarò sogghignando l’uomo. "Ora ti faccio una proposta: se accetti di portare a termine il rituale per il risveglio del mio signore, e non tenti di ribellarti, ti libero e alla fine di tutto non ti sarà torto un capello. Se al contrario rifiuti, ti sacrificheremo al nostro dio!".
"Ah sì? E senza di me come farete a liberare Kush?", chiese ironica la manager del P3.
"Questo non è un problema. Se tu non ci aiuterai, prenderemo le tue sorelle: se nemmeno loro abbracceranno la nostra causa, troveremo altre streghe.", spiegò Edmund cercando di spaventare la prigioniera.
"Le mie sorelle non vi aiuteranno mai, scordatevelo. E io farò altrettanto!", urlò Piper.
"Se la metti su questo piano… Voi due, portatemi il coltello sacrificale! E’ su quel mobile laggiù!", ordinò il capo agli adepti. La giovane cominciò davvero ad avere paura, non le andava a genio l’idea di morire per mano di quegli psicopatici assassini e infedeli. Cercò di pensare, di usare il suo cervello di strega per escogitare un piano efficace in poco tempo.
"Visto che non vuoi liberarmi, dovrò passare alle maniere forti. Pronto?
Il tuo potere moltiplicherai
se queste parole dirai:
Prendi il mio potere, o sommo re,
E moltiplica la sua forza per tre
!", pronunciò l’imprenditrice di casa Halliwell: le era venuto in mente di creare delle copie di se stessa, come aveva fatto Prue per sbagliò qualche tempo prima.
"Cosa stai blaterando?", volle sapere il capo della setta.
"Adesso vedrai!", rispose la moglie di Leo. In pochi secondi, accanto alla prigioniera, si materializzarono due Piper identiche all’originale. "Bloccate tutto e tutti!", ordinò la strega, e le copie eseguirono il comando con ampio successo.
"Adesso ti liberiamo!", disse Piper 2 all’originale.
"Vedrai come li abbiamo bloccati bene!", continuò Piper 3. In poco tempo la vera sorella Halliwell fu liberata dalla corda e sbendata, e poté di nuovo vedere. Notò che in un angolo della sala c’era la rappresentante di cosmetici accanto ad una ragazza di circa vent’anni, che ancora non aveva aperto bocca (e in quel momento decisamente non poteva farlo). Cominciò a riflettere sul da farsi: scappare e avvisare le sorelle, oppure rimanere a combattere da sola? Si risolse ad uscire in strada e a chiamare a casa da un telefono pubblico, visto che il suo cellulare era scomparso.
"Voi rimanete qui. Se si sbloccano, ribloccate tutti subito, prima che combinino qualcosa. Io esco da qui e cerco un telefono per chiamare Prue e Phoebe. Siamo d’accordo?", chiese l’originale.
"Fai presto!", risposero in coro le copie. Piper allora uscì e vide che a pochi passi c’era una cabina. Entrò, ma si rese subito conto che non aveva spiccioli né carte telefoniche: si maledì perché quel giorno aveva lasciato il portafoglio nella borsa, invece di metterlo nella tasca dei jeans come il suo solito! Rientrò nel magazzino, perquisì uno degli adepti della setta e gli rubò qualche moneta, poi si ridiresse subito nella cabina. Compose il numero di casa, ma nessuno si decideva a rispondere, così provò a chiamare la sorella maggiore sul cellulare.
"Pronto?", disse Phoebe, visto che Prue guidava.
"Sorellina, sono Piper. Sono stata rapita e…", cominciò a spiegare.
"E sei in un deposito nell’undicesima strada, lo sappiamo. Stiamo venendo da te in questo momento, e non siamo lontane. Sei ancora dentro?", domandò la sorella minore.
"Sono in strada, e chiamo da una cabina.", spiegò la sorella di mezzo.
"E non ti hanno inseguita? Li hai bloccati, non è vero?", chiese l’universitaria.
"Sì, più o meno. Comunque, cercate di arrivare al più presto, non so quanto resisteranno. Avete un piano, vero?", volle sapere la sfortunata giovane.
"Naturalmente, non preoccuparti di niente. Torna dentro adesso, così li riblocchi se per caso succedesse qualcosa. Ti voglio bene, ciao!", salutò la sorella minore.
"Ciao, e fate presto!", concluse Piper.
"Allora, sta bene?", chiese preoccupatissimo Leo.
"Tutto OK, li ha bloccati ed ha chiamato da una cabina appena fuori il magazzino. Ora è rientrata per evitare che si sblocchino.", esplicò la veggente di casa Halliwell.
"Meno male!", fecero in coro Prue e l’angelo. Nel frattempo, Piper era rientrata nel deposito e aveva notato con piacere che i membri della setta ancora non si erano sbloccati.
"Bravissime, l’uso del vostro potere insieme li sta bloccando per un sacco di tempo!", si complimentò l’originale.
"E’ vero, ma in tre faremo ancora meglio!", gridò Piper 2 vedendo che l’effetto era terminato. In un secondo, tutti si ribloccarono senza neanche rendersi conto di ciò che era successo.
"Ora dobbiamo aspettare solo le nostre sorelle, stanno arrivando di corsa con un piano prestabilito.", spiegò l’originale.
"In realtà siamo arrivate!", esordì Phoebe, in piedi accanto alla sorella maggiore e al cognato sulla porta del magazzino.

Ore 19:25, nel magazzino/rifugio della setta

"Amore, sorelline!", gridò Piper correndo ad abbracciare Leo e le streghe.
"Tutto bene?", domandò Prue. "Vedo che hai usato l’incantesimo che moltiplica i poteri!".
"Mi avevano legata e bendata, stavano addirittura per sacrificarmi! Così ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente: ho creato le copie, che li hanno bloccati e mi hanno slegata.", descrisse la manager del P3.
"Ottima idea, amore. Sei veramente un genio!", si congratulò Leo, che già si immaginava una vita con tre Piper al suo servizio…
"Allora, che avete pensato di fare adesso?", domandò Piper2.
"Leo userà il suo potere di controllo delle menti e cancellerà i ricordi di tutti i membri della setta. Se si sbloccano però, dovrete fermarli di nuovo.", disse Phoebe.
"Perfetto. Io comincio subito!", affermò l’angelo con convinzione.
"Aspetta un secondo. Quello là in fondo è il capo della setta, e credo abbia commesso numerosi sacrifici umani: ha detto di avere un coltello sacrificale, e mi stava per scannare con quello. A lui fai dimenticare solo noi e i nostri poteri, non i delitti. Poi lo consegneremo alla polizia come merita!", consigliò la Piper originale.
"Procedo!", disse suo marito, e in circa dieci minuti (tempo nel quale la setta non si sbloccò mai) aveva completato il lavoro. Successivamente Prue chiamò Morris, che arrivò quasi subito (era nei paraggi) e arrestò Edmund con l’accusa di omicidio. Tutti gli altri, scordati quegli avvenimenti, se ne tornarono straniti alle loro case, non senza chiedersi cosa ci facessero in quel luogo e chi fossero tutti gli altri. Alla fine, le cinque ‘sorelle’ e l’angelo bianco ritornarono a casa, stanchi per quell’ennesima avventura; non prima di aver spedito la statua di Kush in un’altra dimensione, per evitare il ripetersi dell’accaduto. Phoebe aveva tenuto nascosta questa parte di piano, per conquistarsi un momentino di gloria. Ancora però dovevano pensare alle tre Piper.
"Leo, trova un incantesimo adatto nel Libro, mentre io mi stendo sul divano un momento!", ordinò gentilmente la manager del P3 mentre le due sorelle preparavano la cena. Il marito della strega ne trovò uno immediatamente, e lo portò alla consorte.
"Bene! Ciao ragazze, e grazie dell’aiuto!", ringraziò l’originale.
"Di niente, creaci quando vuoi!", risposero in coro Piper 2 e Piper 3.
"Il tuo potere ridimensionerai
se queste parole dirai:
Prendi i nostri poteri, o sommo re,
e dividi la loro forza per tre
!", pronunciò la sorella di mezzo. Subito le copie sparirono, e Piper si ritrovò sola col marito.
"Tesoro, vai ad aiutare Prue e Phoebe a preparare la cena, io mi distendo un secondo e riposo gli occhi!", disse la direttrice del locale notturno di famiglia.
"Si si!", rispose Leo: la moglie si era addormentata immediatamente, altro che riposare gli occhi!

Scritto da Carter

La mia e-mail è muny83@libero.it: se avete dei commenti da farmi, non esitate!


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