Il mondo dei doppiatori - Gli speciali
Voci nell'ombra

SPECIALE VOCI NELL'OMBRA
INTERVISTA A BRUNO PAOLO ASTORI
Direttore organizzativo della manifestazione

IN MEMORIA DI
BRUNO PAOLO ASTORI
direttore organizzativo
del Festival nazionale del doppiaggio "Voci nell'ombra"
*29/6/1955 + 13/2/2013


L'intervista è tratta dal sito internet Corriere.it.


Bruno AstoriQuanti sono i doppiatori in Italia?
«Sono quasi 2500, tra cinema e tv. Fino agli anni '70, il numero dei doppiatori italiani superava di poco le 200 unità. Poi, lo sviluppo delle televisione, la diffusione della fiction e l'arrivo delle telenovelas hanno portato a un vero e proprio boom, facendo lievitare il numero delle società che hanno investito in questo settore. Ora però il settore sta attraversando una fase di stallo: si comprano meno fiction dall'estero, la tv si fa con prodotti fatti in casa, come quiz e reality show alla Grande Fratello».

Come si arriva alla professione? Ci sono delle scuole ad hoc?
«Non esistono scuole specifiche, ci sono dei corsi più o meno brevi ma sono dei palliativi molto modesti. A chi vuole intraprendere la professione consiglio sempre di iscriversi a una buona scuola di recitazione. Il doppiaggio è una specializzazione della recitazione. Il doppiatore è in primo luogo un attore. Anche se non è vero il contrario».

Vale a dire?
«Uno può essere un bravissimo attore e non riuscire a fare il doppiatore: non è facile riuscire a immedesimarsi in un personaggio prestandogli solo la voce».

Che altre qualità deve avere un buon doppiatore?
«Oltre a un'altissima padronanza degli strumenti vocali, una buona dizione, insomma tutti gli strumenti tipici dell’attore, ci vuole tanta pazienza e perseveranza: è un lavoro fatto di artigianato e tanta umiltà».

Ci sono scuole di recitazione che offrono una specializzazione in doppiaggio?
«La scuola d’arte drammatica di Silvio D’amico a Roma, uno dei più prestigiosi istituti di recitazione, sta avviando una specializzazione in doppiaggio. Ma
il mestiere del doppiatore è fatto di artigianato, occorre andare in giro per gli studi di registrazione e cominciare la gavetta accontentandosi di piccole parti».

Da chi si viene arruolati? Quali sono le società leader del settore?
«Le case grosse case di produzione americane hanno rapporti consolidati con alcune società di doppiaggio italiane. La più importante è la romana Sefit-CDC che copre il 20 per cento del doppiaggio nazionale, sia per il cinema che per la tv. Altre case di doppiaggio importanti sono, sempre a Roma, la CVD e la CD, creata da Ferruccio Amendola. Una società nuova ma interessante è BB, specializzata in tutti i film non di lingua inglese. È quella che ha doppiato, per esempio, «Viaggio a Kandahar». A Milano c'è la Merak, che però doppia solo cartoni animati (l’80% dei cartoon tv sono «tradotti» da loro)».

I doppiatori si lamentano dei compensi...
«In effetti, tranne rare eccezioni, sono modesti. La paga sindacale è di 130 euro a turno, che equivale a 3 ore di lavoro per il doppiaggio di circa 120 righe. E uno può fare al massimo tre turni al giorni. Ovviamente le voci ufficiali di alcune star hollywoodiane, che sono voci uniche, riescono a imporre compensi da capogiro».

Per esempio?
«Claudio Sorrentino, la voce ufficiale di Mel Gibson e John Travolta, oppure Giancarlo Giannini, la voce di Al Pacino, fanno i prezzi che vogliono. Così pure i doppiatori di Robert Redford e Harrison Ford. Ci sono invece grandi attori come Bruce Willis, Russel Crowe e Julia Roberts che hanno molti doppiatori: e sfido chiunque a distinguere le loro voci».

Quando investe una casa di produzione sul doppiaggio di un film?
«Il doppiaggio di un film che esce nei cinema costa sui 20-25 mila euro (40-50 milioni di vecchie lire). Poco rispetto al peso che ha un buon doppiaggio sul successo di un film. Un tempo si stava più attenti: il doppiaggio del Gattopardo per esempio era costato 200 milioni di vecchie lire. Ora il mercato è falsato dall'home-video e dalle soap. Continua invece a pagare bene la pubblicità, dove i compensi per il doppiaggio sono di 500 volte superiore rispetto a cinema e tv. Giannini per esempio arriva a prendere dai 30 ai 50 milioni per uno spot radiofonico».

Una curiosità: un celebre doppiatore di film italiani?
«Uno dei doppiatori di film italiani negli Usa è Andy Luotto, la voce americana di Alvaro Vitali».


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