Il mondo dei doppiatori - In...soliti ignoti

Segreti e bizzarrie del mondo del doppiaggio in formato quiz

ARCHIVIO: quiz 172
(01/05/2017)


QUIZ #172

"Chi lavora è perduto"

L'opera prima di Tinto Brass, "Chi lavora è perduto" (1964), è un pamphlet antisistema dalla formidabile carica dissacratoria. Tanto tuonò che... il regista col tempo si è riparato sotto la più rassicurante omologazione. L'impeto provocatorio dell'esordio ha travolto persino il doppiaggio, che comunica, in un'originale mescolanza, sia il parlato che il pensato.
Da chi vengono fatti, sarcasticamente, doppiare i grandi attori goldoniani Tino Buazzelli e Gino Cavalieri? E da chi, beffardamente, l'ottuso generale col volto di Piero Vida?

 


Di seguito alcuni indizi a vostra disposizione:

  • Nella sua opera prima, realizzata nel 1963 e distribuita, dopo varie peripezie censorie, nel 1964, Tinto Brass usa il doppiaggio con meditate finalità metaforiche.
    Girata a Venezia, salvo una breve trasferta svizzera, e previsto il coinvolgimento di due dei massimi interpreti del teatro di Goldoni in ruoli per i quali si era stabilito l'uso della lingua veneta, pareva ovvio il mantenimento delle voci originali.
    Ma Brass decide che il doppiaggio divenga un veicolo per trasmettere, in forma indiretta, alcune sue considerazioni.
    Per Buazzelli, sceglie un dilettante con l'erre moscia, che non sempre riesce a corrispondere al labiale, che comunque si dimostra sufficientemente espressivo.
    Per Cavalieri, celebre simbolo del teatro veneziano, sceglie invece un professionista eclettico, non veneto, né nei natali né nella formazione culturale.
    Per Vida, infine, prende un vero generale, che dopo essere andato in pensione, aveva avviato una curiosa seconda vita sui set cinematografici, più che da attore da buffa macchietta.

Scorrete la pagina in basso per le risposte...

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"Chi lavora è perduto"

Da tempo Tinto Brass è catalogato come il cultore del cinema italiano erotico, raccontato, secondo alcuni, come estrema forma di liberazione individuale e, per altri, come astuta macchina da soldi organica al sistema.
Ognuno la pensi come vuole, ma pare indubbio che le notevoli aspettative generate da "Chi lavora è perduto" (1964) sono rimaste tali e la produzione successiva di Brass non raccoglierà più così estesi consensi.
Quale voce di Tino Buazzelli, il regista mette in gioco, ironicamente, se stesso, per rimarcare la particolare empatia verso quel personaggio e verso ciò che rappresenta.
Gino Cavalieri ha un ruolo più circoscritto di Buazzelli, che la versione mutilata distribuita da Mediaset riduce al lumicino. Il suo doppiaggio, eseguito dal bravo Roberto Bertea, può essere inteso come un atto dissacratorio contro l'establishment artistico veneziano.
Per l'ottuso generale interpretato da Piero Vida, Brass scopre, dopo le riprese, l'esistenza di un generale appena andato in pensione che ripone velleità attoriali. L'occasione è ghiotta per dileggiare doppiamente il potere militare. Non si sa quanto consapevolmente l'ex generale Antonino Faà di Bruno accettò il controverso ruolo.


Cosa avete risposto...

Ha risposto parzialmente soltanto Carlo F.



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Le domande e le risposte sono curate da Franco Longobardi.


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