Il mondo dei doppiatori - In...soliti ignoti

Segreti e bizzarrie del mondo del doppiaggio in formato quiz

ARCHIVIO: quiz 133
(02/11/2015)


Franco Fabrizi
Giusto 20 anni fa si spegneva l'eterna promessa Franco Fabrizi. Del Vincent Price italiano (accostamento da lui assai gradito) sono caduti nel dimenticatoio almeno due tappe importanti della sua biografia.
1) Ad inizio carriera assunse un nome d'arte, attingendolo da un personaggio appena interpretato.
2) I non pochi doppiaggi patiti li somatizzò con amarezza, meno la stroncatura subita per un doppiaggio, a suo dire, "irrispettoso" delle sue peculiarità.
Oltre a declinare il nome sostitutivo e le pellicole teatro di quegli eventi, provatevi ad identificare i suoi "strani compagni di viaggio" vocali presenti in queste ultime.

Qualche indizio utile...

  • Franco Longobardi ebbe occasione d'incontrare Franco Fabrizi quale caratterista del premiatissimo "Il piccolo diavolo" (1988) di Roberto Benigni.
    Il "Vitellone" raccontò che al termine delle riprese del suo primo ruolo significativo, ottenuto in un dramma bellico, il produttore sostenne la necessità di cambiare quel cognome ingombrante, ritenendolo svuotato da ogni appeal pubblicitario dalla fama imponente del grande Aldo.
    Scettico ma incline ad assecondare un procacciatore di lavoro, prese a prestito il cognome del personaggio interpretato in quel film e ideò un nome d'arte con una curiosa inversione nominale.
    L'esperimento durò la sola pellicola in cui vestiva gloriosi panni risorgimentali, dopo di che fiero della sua identità reale, la ripristinò convinto della sostanziale inutilità dell'operazione.
    E' stato lui stesso a definire "strani compagni di viaggio" i doppiatori che hanno costellato la sua lunga carriera cinematografica, sottintendendo una certa delusione nel constatare la scarsa fiducia del Sistema nelle sue doti recitative.
    Nel suo primo ruolo importante venne sostituito vocalmente.
    Nella sua unica pellicola con identità camuffata si avvalse della voce di un figlio d'arte del leggio con cui condivise il set ne "Il giorno più corto" (1963).
    Lamentava di essere stato doppiato troppo e spesso a sua insaputa. Ma non se ne stette zitto quando una sua interpretazione ricevette recensioni negative che lui attribuì al doppiaggio, il cui autore possedeva timbrica e toni ruvidi, completamente diversi dai propri, decisamente più sfumati. Ciò rese, per qualche critico, poco verosimile il suo personaggio, similarmente all'accusa rivolta al collega di set James Mason, considerato inattendibile nel sentirlo esprimersi in siciliano.
  • Scoprimmo poi che quel doppiatore fuori ruolo aveva già doppiato Fabrizi solo qualche mese prima, in una truculenta storia di violenze di scarsa fortuna!

Scorrete la pagina in basso per le risposte...

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"Carica eroica"

Franco Fabrizi è stato un talento rimasto, a nostro modo di vedere, inespresso. Un mancato divo della commedia all'italiana dalle tante occasioni perse. Lo ha rimarcato da ultimo Tatti Sanguineti nel suo libro "Il cervello di Alberto Sordi - Rodolfo Sonego e il suo cinema" (2015), in cui rivela che il grande scrittore di cinema aveva pensato a lui, da iniziale e non accreditato autore dello script, come protagonista de "Il sorpasso" di Dino Risi.
La cialtroneria con cui aveva colorato i tanti personaggi negativi interpretati era permeata da un magnetismo ambiguo, che lo avvicina per analogia espressiva al grande Vincent Price, il quale al contrario ebbe modo di manifestare appieno il suo enorme potenziale artistico.
Invece Fabrizi da promettente interprete felliniano, pur dando nel prosieguo altre prove di spessore, venne relegato progressivamente a partire dagli anni 1960 a ruoli di caratterista.
Il primo ruolo significativo, impersonando il capitano Franchi, lo interpretò nel film di Francesco De Robertis "Carica eroica" (1952), doppiato da Carlo D'Angelo.

Nel successivo "Eran trecento...", sempre uscito nel 1952, nel quale interpreta l'eroe risorgimentale Carlo Pisacane, Franco Fabrizi assunse il curioso nome d'arte di Fabrizio Franchi e fu doppiato da Sergio Fantoni, figlio del doppiatore Cesare, con cui condivise il set nel film tuttocast di Sergio Corbucci.

Nel film di Luigi Zampa "Gente di rispetto" (1975) Fabrizi venne doppiato da Luciano De Ambrosis. Doppiaggio tecnicamente ineccepibile, ma espresso da una voce foneticamente assai diversa da quella propria di Fabrizi, che è comunque piuttosto nota, e l'effetto inevitabilmente provocò qualche sconcerto fra gli spettatori e nella critica. Lo sconcerto si riversò anche sull'interpretazione dell'incolpevole Fabrizi. Lo stesso trattamento venne subito da James Mason, che nell'occasione era doppiato da Giuseppe Rinaldi in siciliano. Qui però, a nostro parere, le obiezioni appaiono meno fondate.
La scelta poco oculata di De Ambrosis fu mutuata da un doppiaggio eseguito qualche mese prima per il film "L'ultimo treno della notte" (1975), la cui scheda è riportata su questo portale. Ma erroneamente non si tenne conto della ben diversa rilevanza mediatica fra le due pellicole, sottovalutando le maggiori ambizioni e quindi le maggiori attenzioni che sarebbero state riservate al film di Zampa.


Cosa avete risposto...

Tra le risposte ricevute, segnalo in particolare:

Hanno risposto parzialmente Giovanni G. e Laura T.



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Le domande e le risposte sono curate da Lorenzo Bassi e Franco Longobardi.


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