Streghe Italia Fan Fiction

SOLEA


Riassuntino: gli ultimi casi irrisolti che coinvolgevano le Halliwell hanno destato sospetti anche tra le alte sfere dell’FBI, tanto da inviare a San Francisco due agenti della sezione X-Files per controllare.

Data di composizione: 25/6/2000

Adatto: a tutti

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito “Streghe Italia” e che tutti i personaggi di “Streghe – Charmed” sono di proprietà Warner Bros Television / Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il permesso degli autori e senza fini di lucro.
I personaggi di "X-Files" sono
© Twentieth Century Fox Film Corporation.


Sabato mattina. Casa Halliwell

“Mamma mia che serata ieri sera!” esclamò Phoebe appena alzata.
“Buon giorno sorellina. Abbiamo fatto tardi eh?”
“Beh cos’è, mi pedini per caso?”
“No, è solo che è un po’ difficile non sentirti quando rientri a casa cantando a squarciagola ‘com’è bella la vita’ non ti sembra?” rispose Piper con aria curiosa. “Avanti, sputa il rospo, chi hai conosciuto?” chiese Prue intromettendosi nella conversazione.
“L’uomo della mia vita” rispose Phoebe con aria sognante.
“Ma scusa, non l’avevi già trovato? Non era … aspetta come si chiamava, … Michael!” disse Piper. “Già, ma se non ricordo male poi l’ha scaricato per quel culturista no?” si unì Prue. “No, guarda che ti sbagli, prima del culturista c’era Brian il buttafuori del mio locale…” Prue e Piper si stavano divertendo molto.
Ma subito Phoebe le bloccò: “Ma la volete finire con questa storia?!? Fino ad adesso sono stata sfortunata in amore e voi due, invece di aiutarmi, mi prendete in giro, belle sorelle che siete!” disse Phoebe scocciata.
“Ok, scusaci; ma adesso dicci cosa ti è successo ieri” disse Piper.
“Non ve lo meritereste, comunque… A.J. è semplicemente fantastico. Ha delle spalle fantastiche, occhi azzurri e un fondoschiena da paura. E’… è … è bello come un dio greco!”
“Ma ci hai parlato almeno o te lo sei solo sognata?!?” chiese Prue sorridendo.
“Che malelingue in questa casa! Si, ci ho parlato ed è stato bellissimo. E’ molto intelligente, scrive canzoni e fa parte di un gruppo, i Dream, o qualcosa del genere!”
“Per caso i California Dream Men?!?” chiese Piper.
“Ha, ha. Davvero spiritosa” disse sarcastica la più piccola delle Halliwell.
“Lo rivedrai mai quel dio?” chiese Prue con una finta faccia sognatrice.
“Si, … a proposito, … vi ho detto che suona in un gruppo?”
“Si, ce l’hai già detto" rispose Piper, che cominciava a diffidare della sorella. “Cosa ci nascondi Phoebe?”
“Beh, dovevo pur attaccare bottone in qualche modo, e così gli ho detto che stavo cercando un gruppo musicale per il P3 e li ho ingaggiati”
“Tu cosa?!???” chiese Piper preoccupata. “Cosa hai fatto?” ripeté nuovamente.
“Su, andiamo, non fare così - e dicendolo Phoebe cominciò ad allontanarsi dalla sorella - è l’uomo della mia vita, e poi sono sicura che il suo è un buon gruppo!”
“Sei sicura?!? Vuoi dire che non sai come sono?!?” chiese Piper allungando le mani per strozzare la sorella, ma questa si spostò velocemente e poi corse su per le scale.
“Prue, forza diglielo anche tu, è l’uomo della mia vita, come facevo a farmelo scappare!”
“Ah, no sorellina, veditela da sola, quando Piper è in queste condizioni, meglio lasciarla stare. Anzi, ti consiglio di trovarti un posticino tranquillo dove rimanere fino a che le acque non si saranno calmate”
“Grazie Prue, accetto volentieri il tuo consiglio e mi sistemerò in camera tua”
“Phoebe non farlo, devo andare a cambiarmi. Phoebeeee non ti azzardare!”
Troppo tardi. Ormai la stanza di Prue era chiusa a chiave dall’interno.

"Andiamo Phoebe, apri questa porta, sono tardi, devo andare al lavoro!”
“Ma dove vuoi andare che oggi è sabato?” rispose la voce dall’interno.
“Ops, me ne ero dimenticata, ma tu apri lo stesso devo cambiarmi, non vorrai mica che stia tutto il giorno in pigiama!”
“Beh, così se passa di qui qualche bel ragazzo magari fai colpo!”
“Phoebeeee” disse Prue cominciando a battere pugni sulla porta.
“Eh, no, mettiti in fila sorellina! Prima ci sono io! Appena esce da questa stanza, la faccio a pezzettini piccoli, piccoli, piccoli!” disse Piper mentre un lampo di sana cattiveria le passava negli occhi.
All’improvviso Prue ebbe una specie di illuminazione.

“Beh ragazze ve ne siete andate?” chiese Phoebe dall’interno della stanza di Prue. Nessuno rispose. Era da un po’ che fuori non si sentivano rumori. Probabilmente si sono stufate di aspettare. “Meno male, comincio a stufarmi di stare chiusa qui. Non è più come quando eravamo piccole e io potevo sbirciare i diari delle mie due sorelline!” disse con un sospiro di sollievo Phoebe. Aprì la porta ma… “Nooooo. Il solletico no. Ragazze, dai basta!!”
Phoebe c’era cascata e adesso ne pagava le conseguenze. Prue e Piper stavano solleticando la sorella che, ridendo si contorceva da tutte le parti quando… Driiiiin. Prue e Piper si fermarono e Phoebe poté finalmente riprendere fiato.
“Ok ragazze, non disturbatevi vedo io ad aprire alla porta!” disse Phoebe che cercava di togliersi da quella situazione.
“Dove credi di andare tu? Non abbiamo ancora finito con te!” disse categorica Prue bloccando la sorella che cercava di svignarsela, e poi, rivolta a Piper, aggiunse “Io vado a vedere chi è, me ne sbarazzo velocemente e poi riprendiamo da qui, ma tu intanto tienila d’occhio, che non si sa mai ok?”
“Agli ordini sorellina!” rispose Piper.

Prue scese ed aprì la porta.
“Ciao Prue. Ho bisogno di parlarvi!” E così dicendo Morris entrò e si sedette in salotto.
“Prego, accomodati, fai come se fosse casa tua!”
“Scusa Prue, ma sono un po’ agitato, è colpa del lavoro”
“Per caso c’entrano niente tutti quei casi misteriosi di cui parla la tv?”
“E per caso non è che c’entrate anche voi?”
La loro discussione fu interrotta da una voce proveniente dal piano superiore: “Allora Prue?!? Guarda che non riesco a tenerla da sola!”
“Sorelline, venite giù!”
Phoebe e Piper scesero le scale punzecchiandosi a vicenda, ma appena videro Morris smisero subito, come due bambine colte sul fatto a fare qualche marachella. “Ciao Morris. Come mai da queste parti?” chiese Piper tentando malamente di mascherare il suo imbarazzo per essere stata colta in una situazione tanto infantile.
“Salve ragazze” rispose lui.
“Morris è venuto a chiedere informazioni sulle strane vicende di questi giorni!” disse Prue, e subito il poliziotto aggiunse “Vedete, ragazze, negli ultimi due sabati ci sono state due morti diciamo… strane, e così ho pensato a voi!”
“Che carino! Sei sempre così gentile!” disse Phoebe.
“Su, adesso non offendetevi; il fatto è che non so mai cosa aspettarmi dalle tre Halliwell e poi, da quando ho cominciato anch’io ad archiviare strani casi senza fare troppe domande, giù al distretto, mi guardano tutti in maniera piuttosto strana”
“Povero il nostro Morris” disse Prue, che poi aggiunse “Forse, Phoebe potrebbe darti una mano!”
“E’ vero, magari se vai sul luogo del delitto, potresti avere una visione di cosa è successo, non ti pare?” disse Piper rivolta alla sorella minore.
“Uffa, anche il sabato mattina al lavoro, … però pensandoci bene, qui a casa non mi aspettava una grande mattinata quindi…” disse Phoebe sorridendo alle sorelle.
“Prima di andare, devo avvertirvi che l’FBI sta indagando su tutti quei casi irrisolti che vi hanno coinvolto. State attente, credo facciano sul serio!” disse Morris con fare preoccupato.
Ci mancava solo questo: probabilmente c’era un demone in giro di cui occuparsi, e invece le tre Halliwell dovevano stare attente a non farsi scoprire. Eh si, si prospettavano proprio dei bei giorni!

“Allora Morris, è ancora molto lontano questo posto?” chiese Phoebe. Erano in auto da un po’, ma c’era molto traffico e così non erano ancora arrivati a destinazione.
“Manca poco, ma come mai sei così impaziente di arrivare?”
“E’ solo che voglio aiutarti. Tu lo hai fatto tante volte con noi, e adesso mi sembra che sia arrivato il momento di ricambiare.”
“Non ci sarebbe momento migliore. Se non chiudo almeno questo caso, credo proprio che finirò male. Ma la cosa che mi preoccupa, è che se c’entrano anche minimamente i vostri demoni, o qualcos’altro del genere, non sarò in grado di farlo, neanche volendo.”
“Su, adesso non essere pessimista! Sono sicura che è solo un normalissimo omicidio, magari frutto di qualche scontro tra bande rivali, e che tu lo risolverai brillantemente!” disse Phoebe cercando di tirare su il morale a Morris.
“Vorrei tanto essere così sicuro anch’io. Eccoci. Siamo arrivati!”
“Beh, hai qualche visione?” chiese Morris piuttosto impazientemente.
“Vuoi darmi un attimo di tempo a no?” rispose secca Phoebe, che subito dopo cominciò a girare per la stradina. Non era niente di speciale, qualche bidone sparso qua e la, scatoloni vuoti e due lampioni di cui uno rotto; insomma, il solito posto che, al buio, metterebbe i brividi a chiunque. Finalmente, la ragazza ebbe la visione. Come al solito le servirono un paio di secondi per riprendersi, ma subito dopo, guardò il poliziotto con aria dispiaciuta.
“Non me lo dire; vediamo se indovino: hai visto un demone!”
“Mi dispiace Morris” disse lei sentendosi quasi in colpa.
“Io lo sapevo… lo sapevo!” Disse lui con rassegnazione.

Driiiiin. “Vai tu Prue? Forse Phoebe è già di ritorno!” disse Piper, impegnata a fare i conti del P3.
“Sì, sì, vado io come al solito!” rispose la sorella e così dicendo, si avviò verso la porta e la aprì.
“Buongiorno. Casa Halliwell?” chiesero le due figure alla porta.
“Sì, perché?”
“Siamo agenti dell’FBI. Vorremmo fare due chiacchere. Possiamo?”
“Sì, sì… prego, entrate!”
Nonostante Morris le avesse avvisate, Prue era stata colta impreparata a quell’incontro. D’altronde non capita tutti i giorni di trovarsi due agenti dell’FBI alla porta.
“E’ da sola in casa?” chiese l’agente e così facendo costrinse Prue a tornare alla realtà e a riprendere il controllo della situazione.
“Come,… ah, no, c’è anche mia sorella; anzi, è meglio se la vado a chiamare!” disse Prue che si sentiva in inferiorità numerica.
Gli agenti erano due mentre lei era da sola, almeno con Piper, sarebbero stati pari.

“Non è possibile, guarda qui quanto abbiamo speso al P3 per la serata… ah, Prue, chi era alla porta?”
“Chi è, vuoi dire! Abbiamo due agenti dell’FBI parcheggiati in salotto vuoi venire a darmi una mano?”
“Sono già arrivati?” domandò Piper sorpresa. Avrebbero dovuto prepararsi qualcosa di coerente da inventare, e invece la rapidità degli agenti le aveva colte di sorpresa.
“Si, sono già qui. Dai, andiamo, non vorrei che cominciassero ad innervosirsi, ci mancherebbe solo questo!” disse decisa Prue.

“Ragazze ho delle brutte notizie: c’è …” Phoebe era entrata in casa ignara di trovarvi anche degli estranei, e stava per rovinare tutto quando intervenne Piper.
“Phoeeeebe, la mia cara sorellina! Dove sei stata fino ad adesso?”
“Che succede?” chiese Phoebe, che aveva intuito dal comportamento di Piper che c’era qualcosa che non andava.
Allora Piper le sussurrò all’orecchio: “FBI a ore 3!”
“Quindi abbiamo visite!?!” rispose lei con un sorriso.
Era l’unica Halliwell a non sembrare sorpresa da quegli intrusi. Arrivarono entrambe in salotto dove Prue le aspettava ansiosa. Per fortuna Piper aveva sistemato la situazione prima che Phoebe potesse tradirsi.
“Phoebe era ora; dove sei stata? Io e Piper eravamo in pensiero!” disse Prue appena vide la sorella.
Phoebe capì subito che le sue sorelle avevano inventato una scusa per giustificare la sua assenza, ma la sua attenzione fu catturata da qualcos’altro; o meglio, qualcun altro.
“Sì, sì, vi racconto tutto dopo, … ma adesso perché non mi presentate queste due persone?” Phoebe era stata letteralmente rapita da quella figura così atletica seduta sul loro divano. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Lo immaginava già in shorts e maglietta attillata. Stava quasi per saltargli addosso quando la voce di Prue la riportò alla realtà:
“Ah, sì, scusa sorellina. Ti presento gli agenti dell’FBI Fox Mulder e Dana Scully!”
“Molto piacere di conoscervi” disse Phoebe senza staccare gli occhi di dosso da Fox
“Piacere” risposero i due agenti.
Prue e Piper si guardarono per un attimo e poi guardarono Phoebe, ci mancava solo che un altro uomo della sua vita fosse anche l’agente che doveva indagare su di loro, così per evitare altri guai, Piper diede un pizzicotto a Phoebe e quando questa si girò per protestare, la fulminò con un’occhiataccia.

“Su cosa vorreste fare due chiacchiere?” domandò Prue che voleva togliersi i due agenti di torno il più presto possibile.
“Da un po’ più di un anno - cominciò Fox - qui in zona ci sono stati alcuni avvenimenti strani, o per meglio dire - specificò l’agente guardando la sua collega - ci sono stati alcuni casi che la polizia ha archiviato troppo facilmente e noi vorremmo vederci un po’ più chiaro.”
Nella stanza calò il silenzio e le tre sorelle si guardarono senza sapere cosa dire.
“Abbiamo notato che siete coinvolte in molti di questi casi e ci stavamo domandando come mai.” disse l’agente Scully.
“Abbiamo una vita piuttosto movimentata!” disse Prue.
“Già me lo immagino” aggiunse Fox, con l’aria di chi sapeva molto.
“Siete proprietarie di un locale,… il P3 giusto?” chiese Scully.
“Sì, lo dirigo io” rispose Piper, che cominciò a guardare Dana Scully con diffidenza. Dove voleva andare a parare?
“Se non sbaglio nel locale sono state ritrovate alcune persone scomparse… perché non ci dite qualcosa?”
“Abbiamo già detto tutto alla polizia!” disse con decisione Prue, che tentava di prendere in mano la situazione con scarso successo.
“Beh, se non vi spiace ripetetelo anche a noi” disse Mulder.
“Ecco, …- cominciò Piper che si era resa conto che non potevano sviare all’infinito le domande dei due agenti - per entrare nel magazzino dove sono state ritrovate le persone scomparse ci sono due vie di accesso: una che lo collega direttamente al locale e una che invece da sulla strada. Quando la polizia è arrivata ha trovato l’entrata secondaria forzata ed è probabilmente da lì che sono passate le persone rapite!” La storia di Piper stava abbastanza in piedi e in fondo corrispondeva alla verità, anche se con delle piccole modifiche.
“E non si è accorto nessuno di cosa stava succedendo?” chiese Scully che sentiva puzza di bruciato in tutta questa storia.
“Purtroppo no. Il magazzino non è un posto molto frequentato!” disse seccamente Piper.
“Immagino che non sappiate neanche come mai le persone rapite abbiano stranamente perso la memoria e non sappiano dire come sono arrivate al P3!” disse Mulder, che sembrava decisamente più interessato della sua collega.
“No, pensavo fosse compito della polizia scoprire cos’era successo, non nostro!” disse Piper che era riuscita a controllare molto bene la situazione.
“Phoebe, giusto?” disse Mulder guardando la minore delle Halliwell.
“Sì, sono io, ” rispose Phoebe.
“Cosa può dirmi riguardo a quel breve periodo dove ha lavorato come infermiera all’ospedale?”
Prue e Piper si guardarono preoccupate. Phoebe aveva perso la memoria dopo la battaglia contro quei demoni e tutto ciò che sapeva era ciò che le sorelle le avevano riferito, Phoebe però non sembrava preoccupata.
“Gran bel periodo, ho conosciuto molta gente interessante…” Anche se non lo dava a vedere Phoebe si stava divertendo. Le era sempre piaciuto rischiare, e ora poteva farlo con degli agenti dell’FBI.
“Certo, … ma, non si ricorda per caso di in uomo in coma, affidato alle sue cure, dato per spacciato dai medici, rapito dal figlio e che poi ha miracolosamente ricominciato a vivere?”
“Sì, mi ricordo!”
“E non ha niente da dire in proposito?” chiese incuriosito Mulder.
“Cos’è? Gli agenti dell’FBI non credono ai miracoli?” chiese Phoebe quasi con aria di sfida.
”Dipende! E lei, ci crede?” rispose lui.
“Dipende” disse anche Phoebe.
“Non ci intratterremo ancora a lungo - disse Dana Scully, interrompendo il silenzio che regnava dopo la breve discussione tra il suo collega e la più giovane delle tre sorelle - un’ultima domanda. Sembra che durante il vostro lavoro vi troviate sempre di fronte a delle specie di misteri” disse guardando Prue, che le ricambiò lo sguardo con aria interrogativa. “Mi riferisco alla misteriosa sparizione dei suoi precedenti datori di lavoro alla Buckland, Rex Buckland e la sua aiutante Hannah Webster.”
Per un attimo Prue rimase sorpresa. Era una storia vecchia e aveva pensato di non essere coinvolta almeno in questa, ma evidentemente si sbagliava. “Sono spariti piuttosto all’improvviso lasciando la Buckland nei guai. Forse sentivano che la polizia stava per scoprire il loro tentativo di incastrarmi!” disse Prue con una decisione che sorprese persino le sue sorelle.
“Già, la avevano accusata di furto giusto? Sarebbe un buon movente per volere la sparizione di due persone” disse Scully cercando di capire cosa Prue stesse pensando, e lei rispose “Sì, sarebbe stato un buon movente se io avessi veramente commesso quel furto, ma non l’ho fatto e la polizia mi ha scagionato completamente!”
Se qualcuno avesse messo un foglio di carta tra gli sguardi di Scully e Prue, probabilmente questo si sarebbe incendiato. Si guardavano l’un l’altra come per leggersi nella mente. Senza dubbio erano due persone testarde e decise. Quel momento fu interrotto da Mulder: “Beh, adesso noi andiamo.”
“Un’ultima cosa. - disse Scully -  L’ispettore Andrew Trudeau: è lui che ha archiviato molti dei casi in cui siete coinvolte …”
Un velo calò sugli occhi di Prue. Il fantasma di Andy continuava a perseguitarle suo malgrado.
"Sì, è morto qui. - disse Piper accelerando i tempi per evitare che la discussione si prolungasse troppo – Noi non eravamo in casa e probabilmente lui ha scoperto un ladro mentre era al lavoro!”
“Forse è meglio andare.” disse Mulder che aveva notato il disagio provocato da quel nome.
“Se vi serve qualcos’altro, tornate pure” concluse Piper accompagnando i due agenti alla porta. Li vide uscire e salire in auto, poi chiuse la porta. Finalmente erano sole.

“Allora?”
“Allora cosa?” chiese Scully guardando Mulder.
“Ti è sembrato tutto normale?” chiese lui.
“Sono proprio curiosa di sapere qual è la tua teoria questa volta. Quelle tre ragazze cosa sono secondo te: alieni, mostri, morti viventi, mutanti… spara; sono pronta a tutto!” disse Scully che ormai conosceva fin troppo bene il suo collega.
“Non dirmi che non ti sono sembrate strane?” chiese lui.
“Sì, effettivamente, credo avessero qualcosa da nascondere. Hanno dato risposte troppo evasive, e poi quando ho parlato dell’ispettore l’atmosfera è improvvisamente cambiata. Dovremmo fare un paio di domande in giro.”
“Secondo te cosa nascondevano?” disse Mulder. Era evidente; stava tentando di portare Scully ad una conclusione ben precisa.
“Io non lo so, ma penso che tu abbia una teoria; avanti, dilla!”
“Tutte quelle morti,… erano abbastanza particolari e diverse tra loro - disse Mulder - e anche ammettendo che loro siano implicate, visto che ci nascondono qualcosa, non sarebbero mai state in grado di fare tutto da sole, perlomeno se fossero delle persone normali…”
“Scusa Mulder - lo interruppe Scully - credo di essermi persa. Puoi arrivare al punto?”
“Ecco,… Io credo che abbiano dei poteri!”
“Poteri? - chiese incredula Scully - e che tipo di poteri?”
“Non lo so ancora. Potrebbero essere delle specie di streghe, che ne so, forse magia nera…”
“Oddio Mulder, no! Delle streghe! Questo non me lo aspettavo nemmeno io, e secondo te le scope dove le tengono, nella soffitta?”
“Non scherzare Scully, io sto parlando sul serio, e poi anche tu pensi che abbiano qualcosa di strano, se no perché avresti guardato in quel modo Prue?”
“Si, è vero, c’è qualcosa che non mi torna, ma da qui a pensare che siano streghe ce ne passa…”


“Mamma mia com’era carino Mulder” disse Phoebe con aria sognante appena Piper chiuse la porta.
“Torna sulla terra sorellina abbiamo un po’ di problemi da risolvere, non ricordi?” disse Piper riportando alla realtà Phoebe.
“Prue, tutto ok?” chiese poi alla sorella che stava fissando il punto dove Andy era morto. Ogni volta che stava per chiudere quella storia, c’era qualcosa che la riportava a galla. Chissà se sarebbe mai riuscite a dimenticarla.
“Sì, sì, tutto a posto” disse Prue per rassicurare le sorelle, e poi aggiunse “Allora Phoebe, cosa hai scoperto con Morris?”
“C’è lavoro per noi. Ho visto un demone uccidere quell’uomo usando una specie di raggio che gli usciva da una mano!”
“Bene, perfetto - disse Piper - da dove comincio: dai conti in rosso del P3, dal demone o dagli agenti dell’FBI?”
“Ai conti penserai dopo, sorellina. La precedenza va sempre ai demoni. Dai andiamo in soffitta e vediamo di liberarci presto di questo essere!” disse risoluta Prue.

“Trovato niente?” chiese Piper.
“Non ancora” rispose Phoebe mentre sfogliava le pagine del Libro delle Ombre. La soffitta fu improvvisamente invasa da una luce azzurra che le Halliwell conoscevano bene.
“Ciao Leo” disse Phoebe senza neanche alzare gli occhi dal libro.
“Ciao” rispose lui.
“Sei venuto a darci una mano?” chiese Prue mentre aiutava Phoebe a cercare qualcosa sul demone che dovevano sconfiggere.
“In un certo senso, sì!”
“Come in un certo senso?” chiese Piper, a cui la presenza di Leo non sembrava fare effetto, e di questo l’angelo sembrava molto deluso.
“Non troverete niente su ciò che dovrete affrontare sul Libro dello Ombre!”
“Sempre belle notizie tu, eh?!?” disse Phoebe che ormai aveva smesso di cercare, e poi aggiunse “E come mai?”
“Nessun componente della vostra famiglia ha mai affrontato Solea!”
“Solea?!? Che nome carino! E’ sprecato per un demone!” disse Phoebe pensando a voce alta, poi Leo continuò: “In effetti non è proprio un demone. In origine era una strega buona, che però ha ceduto alle lusinghe del male ottenendo in cambio la giovinezza eterna.”
“Mica male come idea!”
“Phoebeee!” la rimproverarono le sue sorelle.
“Ok, come non detto!”
E Leo continuò “E’ molto potente; ed è irraggiungibile per molto tempo, tranne per un breve periodo in cui è costretta a scendere tra gli uomini e ad assorbire la loro energia vitale!”
“E come si ferma questa Solea?” chiese Prue che voleva arrivare subito al dunque.
“Non lo so. Dovrete fare voi un incantesimo per fermarla!” disse l’angelo quasi scusandosi.
“Ok, ho già capito - disse la più giovane delle Halliwell - Phoebe scrivi una formula, giusto?”
“E brava la mia sorellina e così adesso sai anche leggere nel pensiero!” le disse sorridendo Piper, ma il suo sorriso si spense poco dopo, quando Leo scomparve.

“Buongiorno agente Morris!” dissero assieme Mulder e Scully.
“Buongiorno. Posso fare qualcosa per voi?” rispose lui.
“Veramente sì. Vorremmo sapere qualcosa di più sul suo ultimo caso!” disse Scully con tranquillità e Morris, suo malgrado li aggiornò: “Ci sono state due morti simili, avvenute negli ultimi due sabati. Le vittime erano due ragazzi. Il primo era stato arrestato due volte per furto, ma il secondo era incensurato, quindi escluderei che gli omicidi siano una vendetta di qualche banda locale!”
Morris si fermò; non voleva fare sapere di più, ma Scully continuò con le domande: “Hanno qualcosa in comune i due?”
“Niente, a parte che poco prima di morire sono stati nello stesso pub della zona, ma è un posto frequentatissimo e potrebbe essere solo una coincidenza!”
“Peccato che io non credo alle coincidenze!” rispose Mulder, e poi aggiunse. “E riguardo al tipo di morte?”
“Non abbiamo ancora il referto dell’autopsia, ma sembra che si tratti di una morte da disidratazione!” disse Morris mordendosi la lingua. Non avrebbe mai voluto dargli così tante informazioni, ma era troppo nei guai per permettersi di mentire all’FBI.

“Allora che si fa?” Chiese Scully guardando il suo collega. Da quando erano usciti dalla stazione di polizia pochi minuti prima, Mulder non aveva detto una parola. Di sicuro stava formulando una delle sue teorie.
“Eh, … come scusa?!?”
“Scendi dalle nuvole Mulder. A cosa stavi pensando?”
“Le morti sono dello stesso tipo quindi ci troviamo di fronte ad un serial-killer giusto?”
“Così sembrerebbe!” rispose Scully come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“E i serial-killer sono molto metodici, quindi, se ci sarà una prossima vittima, sarà il prossimo sabato”
“E sabato prossimo è oggi!” rispose Scully intuendo il ragionamento del collega.
“Quindi direi che dobbiamo sbrigarci e pedinare le tre Halliwell, se c’entrano qualcosa dobbiamo riuscire a scoprirlo prima di stasera!” disse Mulder risoluto.

“Come faremo a trovare Solea?” chiese Piper.
“Leo ha detto che colpisce gli uomini quindi potremmo …” disse Phoebe guardando Prue.
“Eh, no. Scordatevelo. Quell’incantesimo per cambiare sesso non lo ripeterò mai più intese!?! Troviamo un altro modo!”
Prue era molto decisa, e neanche volendo le due sorelle le avrebbero fatto cambiare idea.
“Dovremmo chiedere aiuto a Morris!” disse Phoebe a cui questa sembrava l’ultima carta per poter trovare Solea.
“Non so se ci potrà aiutare, ma dobbiamo provare” rispose Prue abbastanza preoccupata.

“Morris ti vogliono al telefono!” “Chi è?” “Non so!”
“Pronto?”
“Morris, sono Phoebe!”
“Ah, ecco, mi sembrava che mancasse ancora qualcosa!”
“Dove possiamo trovare il demone?” chiese Phoebe saltando subito al punto.
“Cosa?!?”
“Dai Morris, se vogliamo sconfiggerlo, dobbiamo almeno sapere dove cercarlo non ti pare?”
“Non se ne parla nemmeno! - disse categorico lui - Stanno indagando su di voi e invece di starvene tranquille, voi andate a caccia di criminali!”
“Morris…!” disse Phoebe cambiando completamente tono e solo allora Morris, giratosi di schiena per evitare gli sguardi interessati dei colleghi, rispose dopo una breve pausa: “Il pub all’incrocio tra la  5^ e la 3^. Credo che lo colpirà oggi. Fatemi un piacere: state attente ok?!?”
“Tranquillo, ci teniamo alla pelle!” gli rispose Phoebe, finalmente sollevata per aver ricevuto le informazioni che cercava.

“Ok sorelline: a quanto pare Solea si diverte al pub tra la 5^ e la 3^. Adesso che sappiamo dov’è, come facciamo a distruggerla?” chiese Phoebe appoggiando il telefono sul tavolo della cucina.
“Per cominciare, tu Phoebe scrivi la formula” disse Prue prendendo in mano la situazione come al solito. “Avrò bisogno di qualcosa per una pozione. Leo ha detto che Solea è molto potente e non vorrei che la formula da sola non fosse sufficiente!”
“Ok, dimmi cosa ti serve che vado a prenderlo” disse pronta Piper.
“E mentre voi fate la lista della spesa io cercherò un modo per riconoscere il demone prima che sia troppo tardi.” disse Prue che non poteva stare senza far niente.


Il parco vicino a casa Halliwell era deserto a causa del gran caldo. C’erano solo due intrepide figure seminascoste dai grandi alberi.
“Mulder, sono due ore che siamo qui, e le tre Halliwell non sono ancora uscite di casa. Che ne dici se vado a prendere un caffè per tutti e due? Credo che la faccenda sarà lunga!”
“Sbagli! Ecco Piper!” rispose lui additando una figura che usciva dalla porta. Piper salì in auto e lo stesso fecero i due agenti dell’FBI.
La seguirono. Si fermò più volte: in un negozio di animali; in una falegnameria e al supermercato, tutte soste normalissime, ma  poi prese una strada che conduceva un po’ fuori città. La seguirono per un paio di minuti poi Scully domandò: “Hai idea di dove stia andando?”
Mulder si fece passare una cartina che teneva nel cruscotto, dopo aver guardato con un occhio la mappa e con l’altro la strada, sorrise e rispose alla sua collega: “Credo di sì.” 

“Sono tornata sorelline!” disse Piper, appena tornata a casa.
“Trovato tutto?” chiese Prue.
“Tutto a posto, anche se non erano certo cose che si trovano nei supermercati. Per trovare quell’erba sono dovuta andare nel negozio di stregoneria giusto fuori città. Non avete idea di che aria strana si respiri la dentro; inquietante. E voi qui? Avete sistemato il resto?”
“La formula è pronta” disse raggiante Phoebe arrivando dalla cucina.
“E tu Prue?” chiese impaziente Piper.
“Beh,… - rispose tentennante la maggiore delle Halliwell - … non ho trovato niente che possa farci riconoscere Solea. L’unica cosa che possiamo fare è andare al locale, tenere gli occhi aperti e sperare che Phoebe abbia una premonizione che possa aiutarci!”
“E se io non avessi delle premonizioni?” chiese Phoebe guardando le sorelle.
“Cos’altro possiamo fare?” chiese Prue che aveva pensato di tutto, senza trovare una soluzione migliore.
“Potremmo andare da Morris e chiedergli di farmi toccare qualche oggetto trovato sul luogo del delitto, così forse avremo qualche possibilità in più che il mio potere si metta in azione!” suggerì la minore delle sorelle.
“Non so se Morris sarà, diciamo… felice di vederci alla stazione di polizia!” disse Prue.
“Non è detto che lui debba proprio approvare!” suggerì con un sorriso furbo Piper.
Le tre Halliwell presero delle giacche leggere e andarono verso la porta, ma quando Prue aprì trovò una sorpresa.

“Sei sicuro?” chiese Scully guardando il suo collega. Non era certa di fare la cosa giusta. Se l’istinto di Mulder si fosse sbagliato, loro due sarebbero potuti finire in guai seri. Mulder si girò verso Scully e le disse: “Ma cosa ti serve di più? Questi omicidi non sono certo stati commessi da persone normali e le Halliwell non sono persone normali lo hai notato anche tu vero? In più Piper è andata in quel negozio di stregoneria come se fosse per lei la cosa più normale del mondo e tutto questo confermerebbe la mia ipotesi iniziale: stregoneria”
“Comunque queste non sono prove sufficienti!” disse preoccupata Scully.
“Non è detto che dobbiamo proprio accusarle degli omicidi. Le tratterremo per precauzione una notte e poi vedremo cosa succederà!” disse Mulder tentando di abbattere le ultime resistenze della sua collega.
Stava per bussare alla porta quando questa si aprì.

Prue rimase sorpresa di trovare i due agenti alla porta, ma dopo un primo momento di indecisione, si sistemò sulla soglia di casa e disse: “Salve! Non ci aspettavamo di rivedervi così presto!”
“Salve! Possiamo parlarvi?” chiese Mulder.
“Beh, veramente noi stavamo per andare via!” disse ancora Prue.
“Credo che dovrete rinunciare ai vostri piani!” disse con fermezza Mulder, che poi continuò “Stanotte vi tratteremo alla stazione di polizia!”
“Cosa?!?” chiese incredula Phoebe che si trovava dietro a Prue.
“E perché mai?” chiese Prue con tono quasi irritato.
“Motivi precauzionali.” rispose freddamente Scully.

Prue, Piper e Phoebe furono portate alla stazione di polizia. Conoscevano quel posto molto bene, ma non erano mai state dall’altra parte, da quella dei cattivi!
“Cosa ci fate voi qui?” chiese con tono di rimprovero Morris appena le vide. Prue lo guardò e poi, senza dire una parola si girò verso Mulder e Scully.
“Le abbiamo portate qui noi!” disse Mulder.
Morris lo guardò con aria interrogativa e domandò “Come mai?”
“Motivi precauzionali!” rispose Scully.
“Cosa? E che tipo di precauzione sarebbe?” domandò ancora Morris sebbene conoscesse già la risposta.
“Sono coinvolte in molti casi misteriosi e potrebbero esserlo anche in questo. Non è un arresto, se tutto andrà bene le tratterremo solo per stanotte!” disse Mulder.
Piper e Phoebe guardarono verso Morris. Speravano che lui avrebbe aggiunto qualcos’altro, che le avrebbe tirate fuori dei guai, ma il poliziotto si limitò a guardarle e ad abbassare la testa. A quanto sembrava avrebbero trascorso la notte in prigione.

Le tre sorelle erano state separate per volere di Mulder che non si sentiva sicuro lasciandole assieme e così ora si trovavano in tre celle diverse: Phoebe controllata da Scully, Prue con Mulder e Piper con un secondino.
Phoebe si sentiva veramente in trappola. Camminava nervosamente su e giù da un po’. Per uno spirito libero come lei, trovarsi chiusa così era una vera tortura; inoltre, a peggiorare ulteriormente la situazione, c’era il senso di colpa che stava provando per essere li impotente mentre Solea avrebbe colpito ancora. Finalmente, dopo aver quasi consumato il pavimento, si decise che camminare in quel modo, non avrebbe certo cambiato la situazione e si sedette.  Scully la guardava dall’altra parte delle sbarre cercando di studiarla. Phoebe provò a cominciare una conversazione.
“Siamo così pericolose da dover essere sorvegliate da agenti dell’FBI?”
“Dimmelo tu!” le rispose Scully.
“Se rispondo di no, cambia qualcosa per caso?”
Scully la guardò ma non rispose. Phoebe abbassò lo sguardo; era ovvio: non sarebbe uscita di li prima dell’indomani. Chiuse gli occhi, ma un turbinio di pensieri disordinati le affollò la mente fino a che fu troppo stanca persino per pensare e si addormentò.

L’agente Dana Scully non sapeva cosa pensare. Durante i suoi anni di lavoro nella sezione X-files aveva affrontato numerosi casi irrisolti e a volte aveva dovuto ammettere che le conclusioni di Mulder erano le uniche possibile, ma la sua anima razionale non si era mai rassegnata alle fantasiose teorie del suo collega e ora... La teoria di Mulder, sebbene con molti limiti, sembrava essere la più probabile, ma il suo istinto le diceva che non era così. Non sapeva se fidarsi del suo sesto senso o lasciarsi andare all’unica spiegazione possibile che avevano trovato: stregoneria. Nel suo amletico dubbio era arrivata alla conclusione che, in fondo, tenere sotto controllo le Halliwell per quella sera, era la soluzione più saggia, o perlomeno era il male minore. Guardando, però Phoebe mentre camminava, aveva avuto l’impressione di vedere un’anima in pena. Non era il comportamento di qualcuno colpevole, o forse Phoebe era un’ottima attrice. Scully, però,  ormai dubitava di aver fatto la cosa giusta.

Prue era seduta in quella piccola cella, guardando nel vuoto e pensando ad un modo per uscire di lì. Morris non poteva aiutarle, forse avrebbe dovuto usare il suo potere. Avrebbe potuto far sbattere Mulder contro un muro, prendere le chiavi uscire, ma poi doveva cercare le sue sorelle e ci avrebbe impiegato troppo tempo per fare tutto, sicuramente sarebbero arrivati altri poliziotti e avrebbe dovuto usare il suo potere anche contro di loro. Non poteva farlo, avrebbero saputo tutti chi erano loro in realtà, e lei e le sue sorelle avrebbero dovuto scappare per sempre da quella città e da coloro che conoscevano il loro segreto. No, non era il modo giusto! Guardò Mulder; stava leggendo un libro. Dava l’impressione di sapere molto su di loro, probabilmente aveva intuito, in qualche modo, che loro erano streghe ma evidentemente pensava che fossero le responsabili degli omicidi e non che tentassero di fermarli. Lo guardò di nuovo. Magari si sarebbe addormentato, ma era un’ipotesi molto remota, aveva l’aria fresca e riposata, chissà come faceva, lei stessa stava cominciando ad addormentarsi. Poco prima di cadere tra le braccia di Morfeo, però, Prue ebbe un pensiero inquietante che le fece trascorrere una nottata agitata: e se Solea quella sera non avesse colpito?

“Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie. Non era certo il suo libro preferito, ma glielo aveva consigliato Scully nel tentativo, neanche tanto velato, di fargli capire che c’è sempre una spiegazione razionale. Lo leggeva quasi sbadatamente mentre la sua mente vagava. Aveva imparato in tanti anni di lavoro, che l’apparenza inganna, ma qualcosa in lui gli diceva che le Halliwell non erano pericolose. Erano davvero delle streghe? Non lo sapeva, ne era sicuro fino a poco prima, ma se davvero lo erano, perché non facevano niente per andarsene da li? Forse aveva preso un granchio. Guardò Prue. Finalmente si era addormentata. Provò a riconsiderare tutto ciò che era successo quel giorno, ma la soluzione era sempre la stessa.
Prese il cellulare e chiamò Scully. Si trovava al piano inferiore, ma non poteva certo lasciare Prue senza sorveglianza. “Ciao Scully!”
“Mulder, mamma mia da quanto non ti sento!” rispose sarcastica lei. Le sembrava assurdo trovarsi a pochi metri dal suo collega, ma essere comunque costretta a parlargli attraverso il telefonino.
“Volevo solo controllare se è tutto normale” continuò Mulder.
“Vuoi per caso sapere se Phoebe preso la scopa ed è volata via? No, tranquillo, è ancora qui, per di più addormentata. E lì al piano superiore come va? Prue per caso sta preparando una pozione in un enorme pentolone?”
“Davvero spiritosa… no, sta dormendo anche lei. Non sei ancora convinta eh?”
“Sinceramente non lo so… comunque se lo vuoi sapere l’idea delle streghe mi diverte abbastanza!” disse Scully guardando Phoebe. Non se la immaginava proprio con un cappello in testa, vestita di nero a cavallo di una scopa mentre andava a spaventare i bambini.
“Me ne sono accorto!” le rispose Mulder interrompendo i pensieri della collega. Continuarono la conversazione a lungo, più che altro per tenersi svegli a vicenda, ma non parlarono più del caso. Anche gli agenti della sezione X-files a volte dovevano staccare dal lavoro.

Piper era seduta su quella specie di letto con le spalle appoggiate al muro e in quella posizione, tutto ad un tratto si rese conto di quello che era successo. Fino ad allora aveva visto la situazione in modo staccato, come se non accadesse a lei, ora però si era resa conto di trovarsi in una cella e la cosa non le piaceva. Se almeno le sue sorelle fossero state li con lei, invece era da sola. Chiuse gli occhi per ritrovare la calma e la freddezza di pochi minuti prima e quando li riaprì, lo vide solo per un attimo. Non era la prima volta che le succedeva. Quando era particolarmente triste, ogni tanto le capitava di vedere Leo per un istante, giusto il tempo di risollevarle il morale. Era tutto uno scherzo della sua immaginazione, ma quell’immagine aveva il potere di rasserenarla. Sorrise per un attimo, rendendosi conto di quanto fosse innamorata, ma subito il sorriso si spense; il loro era un amore impossibile. Quanto avrebbe voluto che Leo fosse li; avrebbe desiderato essere stretta nel suo abbraccio per sentirsi sicura, e invece si trovava da sola in una fredda cella; sola con un secondino impegnato a seguire una partita alla radio; sola con il ricordo sbiadito dell’uomo che amava, sola per una notte intera.

Morris si trovava all’incrocio della 5^. Ora che le tre Halliwell erano fuori gioco, lui era l’unico a sapere la verità ed era anche l’unico che poteva impedire al demone di colpire, anche se la sola idea di trovarsi di fronte ad un tale essere, gli metteva i brividi. Stava pensando se avrebbe potuto fare qualcosa per Prue, Piper e Phoebe, quando notò una coppia che usciva dal bar. Si tenevano a braccetto e sembravano aver bevuto tutti e due un po’ troppo. Morris non vi badò troppo, era già la terza coppia che usciva dal bar in quel modo e di sicuro cene sarebbero state ancora nel corso della notte, era abbastanza normale. Ad un tratto, però la coppia cambiò direzione, andando verso una via seminascosta. “Ci siamo!” Sussurrò a se stesso Morris, dopo di che controllò la pistola e uscì dall’auto.
Morris si avvicinò furtivamente ai due, ora la ragazza sembrava aver ripreso lucidità. “Fermi, polizia!” intimò Morris puntando la pistola alle spalle dei due. Lei si girò. Aveva gli occhi rossi ed un sorriso degno di un vampiro. Morris sparò un colpo ma la mancò, Solea gli si scaraventò contro. Ci fu una breve collutazione, Morris riuscì a liberarsi. Pensò che il demone non si sarebbe esposto e si diresse verso la strada dove c’era molta gente. Per sua fortuna aveva ragione e il demone non lo seguì.
Dopo aver controllato se Solea si trovava ancora nei paraggi, Morris tornò alla stazione di polizia. Tutta quella storia aveva almeno un lato positivo: ora le sorelle Halliwell sarebbero state rilasciate con tante scuse da parte del dipartimento.

Quando si era alzata Prue non aveva trovato Mulder dall’altra parte delle sbarre, ma un poliziotto che poi l’aveva portata al piano degli uffici. Qui finalmente rivide le sue sorelle. Piper sembrava quella ad aver passato la nottata peggiore nonostante nessuna delle tre avesse un viso rilassato. Poco dopo arrivò Morris:
“Salve ragazze tutto bene?”
“Potremmo stare meglio!” rispose Prue per tutte e tre.
“Lo immagino, avrei voluto fare di più ma non potevo… comunque, ho delle buone notizie per voi: il demone ci ha riprovato!”
Prue si sentì sollevata, ora erano scagionate, ma subito dopo si provò un senso di colpa: una persona era stata aggredita e lei non poteva sentirsi sollevata visto che avrebbe dovuto impedirlo.
Intuendo i pensieri di Prue, Morris si affrettò ad aggiungere “Non preoccupatevi, questa volta non c’è stato un omicidio, sono riuscito a fermarla prima che fosse troppo tardi.” Ora si sentivano tutte e tre rassicurate.
“Dai, andiamo, vi accompagno a casa!” propose Morris alle tre sorelle. Che dolce suono avevano quelle parole ora. Mentre stavano uscendo si imbatterono nei due agenti dell’FBI. Prue li squadrò quasi con odio mentre Phoebe sembrava sul piede di guerra.

“Buongiorno.” disse Mulder. Nessuna delle tre rispose. “Credo abbiate saputo che stanotte c’è stato un altro tentativo di omicidio e quindi…”
“Sì, lo sappiamo” disse freddamente Phoebe.
“Vi porgiamo le scuse del dipartimento e le nostre. C’è stato un errore!” disse Mulder, anche se dentro di se non la pensava proprio così, comunque quelle poche parole sembrarono placare almeno un po’ le tre Halliwell. In fondo Mulder e Scully non erano andati lontano dalla verità e Prue, Piper e Phoebe lo sapevano bene. Se ne andarono senza dire niente, e nel corridoio rimasero solo i due agenti.
“Toppato in pieno eh?” disse Scully guardano il collega.
“Sembra di si, ma io…”
“No Mulder, ti prego. Mi avevi quasi convinto, vedi di non rifarlo più!”
Mulder la guardò deluso, ma non poteva darle torto. Ora le indagini ricominciavano da capo.

Entrarono in casa. Sembrava passato un secolo da quando, il giorno prima, avevano visto Mulder e Scully sulla porta ed erano state portate alla stazione di polizia. Si sedettero in salotto assaporando gli odori di quella casa, guardando gli angoli che conoscevano fin nei minimi particolari e rendendosi conto di quanto fossero affezionate a quelle mura che le avevano viste crescere. Il silenzio fu rotto da Prue che riportava le sorelle alla realtà.
“Mi dispiace ragazze, ma c’è ancora un demone a piede libero!”
La vita di sempre, con tutte le relative complicazioni, era ricominciata. Quasi ricaricate da questa situazione così ‘normale’, Piper e Phoebe ritrovarono le energie e si alzarono dal divano.
“Se ieri sera Solea ha saltato il pranzo, è probabile che ci riprovi oggi, non vi pare?” disse Phoebe guardando le sorelle.
“Giusto, ma stavolta al pub ci saremo anche noi dico bene?” le rispose Piper. Le tre sorelle si guardarono e sorrisero.
Tutto come al solito!

“Stavolta facciamo a modo mio!” disse Scully rivolta al suo collega.
“Ai suoi ordini!” le rispose lui.
“Visto che ieri sera l’assassino non è riuscito a colpire, forse ci riproverà oggi”
“Lo penso anch’io” disse Mulder.
“Perfetto, allora immagino sarai d’accordo con me: sorveglieremo il pub!”
“Va bene, ma come riconosceremo l’assassino? Morris non ci ha dato una descrizione, ha detto che era troppo buio!”
“E qui entri in gioco tu” disse Scully sorridendo. Mulder la guardò con aria interrogativa e lei continuò “Sarai un’ottima esca!”
“Immagino che tu voglia farmela pagare per il piccolo errore che ho commesso!” disse abbassando lo sguardo Mulder.
“Ma noooo. Figurati, e poi perché quella faccia? Vedrai che ti divertirai moltissimo!” gli disse Scully senza riuscire ad evitare di sorridere.

La strada fuori dal pub era animata come al solito. Ormai era sera e quello era il ritrovo abituale di alcuni gruppi di giovani che vi trascorrevano nottate intere, ma quel giorno non c’erano solo i clienti abituali.
“Notato niente?” chiese Prue alle sorelle.
“No, no e ancora no” disse sbuffando Phoebe.
“Sono due ore che siamo qui, e l’unica cosa che abbiamo dovuto fare è stata respingere quei due ubriachi che ci provavano!” disse Piper guardando due figure che sorridevano dal divanetto di fronte al loro.
“Non siate impazienti, dovrà arrivare prima o poi…” qualcosa colpì Prue, e Piper e Phoebe si girarono nella stessa direzione della sorella.
“Oh no!” esclamò Piper girandosi immediatamente per non essere vista.
“Cominciavo a sentire la sua mancanza!” disse Phoebe girandosi anche lei.
“Se ci vede qui siamo nei guai!” disse preoccupata Prue che nel frattempo aveva cercato di coprirsi il volto con le mani.
“Se è qui c’è un unico motivo: Solea!” disse Phoebe; Prue e Piper annuirono.
“Adesso che c’è l’esca, dobbiamo solo sorvegliarlo prima o poi il demone si farà vivo!” disse sicura Prue.
“Ok, ma sorvegliamolo da qualche altro posto, qui potrebbe vederci” suggerì la minore delle sorelle, e detto questo si mischiarono alla gente tentando di passare inosservate. Una volta attraversato il locale arrivarono in una piccola stanzetta separata dal resto del pub e li si fermarono.

Mulder era rimasto per un po’ a sorvegliare il locale dall’esterno assieme a Scully, poi era entrato. C’era molta gente, chissà se l’assassina si sarebbe accorta di lui. Andò al bancone ed ordinò da bere. Si girò per studiare il locale e delle clienti lo colpirono. Le Halliwell al completo si trovavano in un divanetto non molto distante da lui. Si girò come se non le avesse viste, poi sentì i loro sguardi posarsi su di lui. Le seguì con la coda dell’occhio ma sparirono in mezzo alla gente. Perché erano li? Tutto questo complicava ancora di più le cose. Inizialmente le credeva streghe colpevoli degli omicidi, poi aveva dovuto ricredersi, e adesso loro erano li. C’era un’unica cosa certa: erano implicate, ma come? Considerò molte ipotesi senza arrivare ad una conclusione, anche perché i suoi pensieri furono interrotti dalla mano di una donna che si posava sul bancone. Lei gli sedette vicino, gli sorrise e cominciarono a parlare.

Uscirono dopo poco. Mulder era un buon attore e dava veramente l’impressione di essere ubriaco. Con la coda dell’occhio guardò una macchina parcheggiata al lato della strada. Scully era pronta. Con delle piccole strattonatine innocenti lei lo stava portando verso una stradina li vicino. Un unico lampione illuminava la strada, i sensi di Mulder erano pronti a scattare, ma doveva aspettare fino all’ultimo o non avrebbero potuto accusarla degli omicidi. All’improvviso però, sentì una specie di ruggito, si girò e si trovò di fronte ad un mostro. D’istinto afferrò la pistola e sparò, ma nonostante avesse colpito quell’essere, sembrava avergli fatto solo il solletico. Dalla mano di Solea partì un raggio che raggiunse il collo di Mulder. Si sentiva soffocare. Tentò di liberarsi ma non vi riuscì, poi sentì un rumore di passi: “Scully!” pensò, ma in controluce vide tre figure. Gettarono qualcosa addosso a quel mostro e poi cominciarono a parlare ma, per Mulder, quelli erano solo suoni indistinti, la vista gli si oscurò finché poi ci fu solo buio.

“Sta uscendo” disse Phoebe che stava sorvegliando la situazione nel locale.
“Comincia il bello!” aggiunse Prue guardando le sorelle.
Uscirono dal locale tenendosi un po’ nell’ombra. Videro i due andare in direzione di una via seminascosta e videro anche Scully pronta ad entrare in azione.
“Piper, bloccala; meno siamo, meglio è!”
Piper seguì il consiglio di Prue e così bloccò Scully mentre cercava di uscire dall’auto. Sentirono uno sparo e corsero nella direzione dove Solea e Mulder erano scomparsi. Un raggio arrivava alla gola di Mulder e sembrava impedirgli di respirare. Phoebe lanciò la pozione addosso a Solea, e poi le tre sorelle cominciarono a leggere la formula:

"Invochiamo il nostro antico potere
Per sconfiggere questa strega infedele
Aglio per fermarla, erbe per legarla,
Coda di gatto per indebolirla
E il nostro potere per spedirla
In un luogo da cui non possa ritornare!"

Solea fu avvolta da una luce rossa e cominciò ad urlare, ma le sorelle impietose, continuarono a leggere la formula.
“Ma… cosa…” disse Scully arrivando nella stradina.
Phoebe la vide: “Pipeeer” gridò alla sorella. Anche lei si girò e vide l’agente dell’FBI, alzò le mani e la bloccò nuovamente. Finirono di leggere la formula e finalmente Solea scomparve per sempre. Andarono a vicino a Mulder. Era ancora vivo, aveva solo perso i sensi. Prue si girò e, vedendola, si ricordò che entro poco Scully si sarebbe sbloccata. “Sorelline, tagliamo la corda prima che le cose si mettano male per noi!” E così dicendo si alzò e andò verso la macchina parcheggiata poco lontano, seguita da Phoebe e Piper.

Tutto d’un tratto le tre Halliwell e quel mostro scomparvero. Scully restò sconcertata. Era possibile che fosse tutto uno scherzo della sua mente? Vide Mulder a terra e gli si avvicinò.
“Mulder tutto bene?” chiese aiutando il suo collega a mettersi seduto.
“Che fine a fatto quel mostro?” domandò Mulder. Scully lo  guardò e disse “Dai vieni, andiamo in ospedale, non sembri in piena forma”
Ma Mulder continuò “Sono state loro, erano qui, le ho viste!”
“Loro chi?” chiese Scully, pur immaginando la risposta
“Le Halliwell! Le hai viste anche tu vero?” Scully lo guardò e non rispose; non sapeva cosa aveva visto!

Prue, Piper e Phoebe erano fuori dalla stazione di polizia. Morris le aveva avvertite che i due agenti sarebbero ripartiti quel giorno e loro volevano esserne sicure. L’auto era parcheggiata al lato della strada come molte altre ma Mulder la notò comunque e si avvicinò. Quando capirono di essere state viste le tre sorelle scesero dall’auto, dopo pochi secondi Mulder le raggiunse.
"Come mai da queste parti?” chiese alle Halliwell, e Prue rispose per tutte “Senza offesa, ma visto quello che è successo ultimamente, volevamo essere sicure che steste veramente andando via!”
“Posso capirvi… - rispose lui abbassando un po’ lo sguardo - Immagino che l’agente Morris vi abbia avvertito che tutti i casi in cui siete state coinvolte sono stati definitivamente archiviati!”
“Si, l’abbiamo saputo, e ci ha detto che sono stati archiviati per volere dei due agenti dell’FBI! Cambiato idea per caso?” chiese Prue.
“No, anzi, ora sono certo di tutto, ma dovevo pur ringraziare in qualche modo le persone che mi hanno salvato la vita.”
Prue, Piper e Phoebe si guardarono: quella sera lui le aveva riconosciute. Mulder sorrise poi si girò e raggiunse Scully che lo aspettava in auto.

Mentre passava in auto Mulder le guardò un’ultima volta ricambiato da tutte e tre le sorelle. “Hai pensato a cosa diremo al grande capo una volta tornati?” chiese Scully al collega.
“Sì. Che questa è una tranquilla cittadina e che da queste parti non c’è nessun X-file!”
Scully lo guardò per un attimo; questa volta era d’accordo anche lei.

Prue, Piper e Phoebe tornarono a casa. Erano rilassate. Finalmente anche questa storia era finita: un altro demone era stato sconfitto e sentivano che i due agenti dell’FBI non avrebbero svelato il loro segreto. Phoebe era raggiante, ora avrebbe potuto dedicarsi alla cosa che le riusciva meglio: oziare.
“Io non so che programmi avete voi due, ma il bagno sarà occupato per le prossime due ore - disse sorridente la più giovane delle Halliwell - dopo di che un bel pomeriggio di shopping per risollevarsi il morale. Venite anche voi?”
“Non male come idea” le rispose Prue che già pensava a quel bel paio di scarpe viste nel negozio del centro.
“Beh, buon divertimento ragazze, io vado su in camera!” disse seria Piper. Prue e Phoebe si guardarono. Dopo la notte in cella Piper non era stata molto loquace, prima pensavano fosse la stanchezza e la tensione, ma ora capivano che c’era qualcosa di più. Stavano ancora cercando di capire cosa avesse la sorella quando arrivò Leo.
“Dov’è?” chiese l’angelo.
“Su in camera.” rispose Phoebe.

Piper era seduta sul letto. Fino ad adesso avere a che fare con un demone le aveva impedito di pensarci troppo, ma ora l’immagine di Leo la ossessionava letteralmente. Bussarono alla porta. “Avanti.” rispose svogliatamente.
L’angelo entrò. Si guardarono per un attimo, poi Piper distolse lo sguardo e Leo cominciò a parlare: “Ci ho pensato molto e ho capito che senza di te la mia vita non ha più senso…”
Piper aprì la bocca per parlare, ma Leo la bloccò. “No, aspetta, fammi finire. Ti amo più della mia stessa vita, più dei miei stessi sogni, ti amo così tanto che per te rinuncio a quella che fino ad ora era la mia ragione di vita, perché ora l’unica cosa per cui valga la pena vivere, sei tu. Tornerò mortale!”
Piper abbassò lo sguardo: “No”.
Leo si avvicinò di un passo. “Piper, io ti amo così tanto che se mi dicessi di non volermi, mi accontenterei di guardarti da lontano, ma non pretendere che mi allontani da te, perché ho bisogno del tuo sorriso che dissolva le nubi nel mio animo; ho bisogno della luce dei tuoi occhi che illumini le mie giornate; ho bisogno di te come dell’aria che respiro.”
Piper stava per mettersi a piangere. Voleva saltargli al collo e non lasciarlo mai più, ma allo stesso tempo sapeva che per lui essere un angelo bianco era troppo importante e non avrebbe mai potuto chiedergli di rinunciare a questo. “No” disse di nuovo.
Leo si avvicinò ancora. Con un dito le alzò delicatamente il viso finché i loro sguardi si incontrarono. “Se non mi ami dimmelo guardandomi negli occhi” le sussurrò l’angelo.
“Sì, ti amo alla follia” gridava il suo cuore, ma dalla sua bocca uscì un’altra parola: “No”
Leo fece una smorfia come se mille frecce gli stessero trafiggendo il cuore, poi però sorrise alla donna che amava e scomparve. Piper rimase per un attimo a fissare il punto dove fino a poco prima, si trovava Leo. “Ti amo; ti amo più della mia stessa vita,  ma non posso chiederti di tornare mortale e rinunciare ai tuoi sogni. Ti amo così tanto che ha fatto più male a me che a te mentirti in questo modo, ti amo così tanto che preferisco che tu mi odi, piuttosto che tu continui a soffrire, come me, per il nostro amore impossibile. Ti amo, non immagini neanche quanto. Ti amo e ti amerò sempre” disse Piper ormai sola nella sua stanza e poi scoppiò a piangere.
Bussarono alla porta. Nessuno rispose. Phoebe aprì delicatamente. Vide Piper nella stanza, da sola, e intuì cosa era successo. Si avvicinò alla sorella seguita da Prue. Non dissero una parola e l’abbracciarono mentre Piper continuava a piangere.


Scritto da
Flond


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