Streghe Italia Fan Fiction

SCHERZI DELLA VITA


Riassuntino : Phoebe si sveglia una mattina e…

Fascia d’età : adatto a tutti.

Data : cominciato il 25 gennaio 2001 alle 21.58 e finito il 15 febbraio 2001 alle 1.02

Disclaimer : Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito “Streghe Italia” e che tutti i personaggi di “Streghe – Charmed” sono di proprietà Warner Bros Television / Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il permesso degli autori e senza fini di lucro.


“Ehi, che cavolo è successo ?”
“Boh, so solo che c’è stato un errore nel cervellone e una fuga”
“Vuoi dire che…”
“Esatto”.

Yawnnnnnnnnn, che sonno che ho.
Ieri sera ho fatto tardissimo, come ormai è mia abitudine da qualche giorno a questa parte, perché sono stata a ballare con Terry e Michael ; d’altronde l’università non mi occupa più la giornata, è un periodo di stallo per la facoltà che frequento perchè ci sono state una serie di defezioni da parte dei professori più eminenti e l’alto comando dell’ateneo sta cercando di dare una sistemata all’organico, quindi hanno sospeso fino alle calende greche…speriamo che duri in eterno.
Mi rigiro un po’ fra le lenzuola, non ho nessunissima voglia d’alzarmi…ma che diavolo d’ore sono ? Allungo svogliatamente un braccio verso la sveglia e controllo con lo sguardo migliore che posso permettermi : le 9 e mezza, è ancora presto per una nullafacente quale io sono adesso, quindi, dopo ponderata riflessione, decido di restarmene spaparanzata a letto.
Ormai però non riesco di sicuro a riaddormentarmi, quindi ne approfitto per prendermi una mezz’oretta di relax totale : quasi completamente sveglia, incrocio le mani sotto la testa e mi metto a fissare il soffitto per stendere un piano d’azione. Ho 24 ore a mia completa disposizione, vediamo di sfruttarle razionalmente invece di buttarle nel cestino della spazzatura…d’altronde, per quanto ne so, potrebbero essere le ultime 24 ore della mia vita, quindi tanto vale renderle indimenticabili.
Alt, fermi tutti. Perché mi sono messa a pensare alla morte ? E’ stupido ed insensato, non c’è motivo per cui dovrei morire così giovane. In fondo non ho fatto del male a nessuno, anzi…eppure questo pensiero ronza insistente nel mio cervello, poi scende lungo la spina dorsale provocandomi un brivido freddo per tutta la schiena, infine risale e si squaglia come un pupazzo di neve ad agosto.
Ho una brutta sensazione…anzi, una pessima sensazione.
Sto ancora un po’ a crogiolarmi al calduccio, poi mi alzo ormai rintemprata nel corpo…nello spirito per nulla…e mi dirigo sbadigliando in bagno per lavarmi, non prima però di aver acceso la radio, spero che una bella canzone mi tiri su di morale perchè ne ho proprio bisogno.
“Ed ora, cari amici mattinieri, un regalino pregiato tutto per voi : una canzone degli anni 70 in versione rimasterizzata e remixata. Quale ? Vediamo se lo scoprite da soli…” strilla forte Alex Holzwarth, quel bellissimo dj di cui mi sono comprata il calendario l’altro giorno…12 foto di lui nudo, con bicipiti scultorei in bella vista e niente costumino da bagno, anche se le parti intime sono sempre nascoste, che peccato.
Scatta la musica…è lugubre e tetra come non mai…riconoscerei quello stile ovunque, sono i Black Sabbath, uno dei miei gruppi preferiti ; lo so, sono una nostalgica ed ascolto musica che andava di moda quando io non ero ancora nata, ma che colpa ne ho se sono fatta così ? Non ho ancora identificato la canzone, e per questo non vincerò il premio come fan più sfegatata dei Sabs.
Incuriosita, aspetto che parta l’inconfondibile voce di Ozzy ; quando però questo succede, non ho la reazione che mi aspettavo. “Reflex in the sky, warn you, you’re gonna die…”, è “Electric funeral”. Normalmente mi sarei seduta tranquilla ad ascoltarmerla fino in fondo, ma stavolta...
Appena sento la parola “die” mi viene la pelle d’oca, neanche fossi sperduta in mezzo all’Artico in bikini, e provo l’irresistibile impulso di spegnere…ma che cavolo c’ho addosso stamattina ?
Ho sentito “morte” e subito ho avuto questa reazione inconsulta…io ho qualcosa che non va, questo è chiaro, peccato che non sappia nemmeno cosa.
Già il fatto che prima abbia pensato alla possibilità, peraltro assolutamente vera, che questo potrebbe essere il mio ultimo giorno di vita non è normale, non l’ho mai fatto e lo faccio oggi ? Bah, mi passerà, spero…
Tuttavia resisto e lascio la radio accesa, se magari mandassero qualche ballata romantica…appena finita riecco la voce del fusto : “Ma ora passiamo a qualcosa di più recente, per la precisione un pezzo degli Iron Maiden tratto dall’ultimo album”…oh, almeno non è al 100% qualcosa che parla di morte…
Le ultime parole famose ! “Your time will come, your time will come”...Bruce, che fai, porti sfiga ? Stavolta l’impulso non è di spegnerla, ma di fracassarla a pugni. Mi trattengo a stento e schiaccio “off”, per un po’ non voglio sentire parlare di musica.
Mi lavo velocemente la faccia, vorrei tanto lavare via anche questo senso d’ansia che mi attanaglia ma trovo difficile mettere la mia anima sotto l’acqua.
Cosa mi metto ? Oggi non ho voglia nemmeno di scegliermi i vestiti : spalanco l’armadio e mi infilo le prime cose che mi capitano sottomano, faccio giusto attenzione a non mettermi due calzini di colore diverso. Che strano, io mi ricordavo di aver lasciato tutto in disordine ieri sera, ed invece sembra che sia appena passata la ditta “Pulizie generali di primavera”…boh.
Pronta ? Pronta.
Scendo di corsa le scale, devo scrollarmi di dosso questa angoscia o mi guasterò quel poco che mi resta da vivere…ancora ! Di nuovo ho pensato che sto per morire ; qualcuno può avere la gentilezza di dirmi cosa mi sta succedendo ? Mi fermo di botto a metà rampa, mi do un’occhiata per vedere se ho qualcosa che giustifichi questa mia paranoica convinzione, mi guardo le braccia per essere sicura di non avere delle devastanti piaghe ma tutto è a posto, non ho assolutamente nulla fuori dalla regola…e allora ?
Cosa mi assilla ? Perché l’immagine di me stessa morta mi perseguita continuamente ? Sto benissimo, fisicamente non mi sono mai sentita meglio in vita mia, ma psicologicamente sono a pezzi.
Mi siedo un attimo sullo scalino, devo darmi una calmata o finisce che oggi muoio davvero…penso ad alta voce a ciò che mi sta succedendo : “Allora Phoebe, fai un bel respirone profondo, sgombra la mente e calmati. Questi tuoi problemi, quelli che ti stai facendo per chissà quale motivo, non esistono, tu hai 24 anni, sei in perfetta salute e di solito guardi la strada prima di attraversare. Perciò non c’è pericolo, vedrai l’alba di domani, così come hai visto quella di ieri e quella dell’altro ieri. Convinta ?”. Mi piacerebbe poter rispondere di sì, ma non ci riesco neanche volendo.
Giungo al piano terra, Prue e Piper ci saranno ancora ? Non credo, sono quasi le 10 e di solito sono entrambe al lavoro a quest’ora, ma vale la pena dare un’occhiata ; appurato che sono da sola, accendo la Tv mentre mi preparo la colazione. Entro in cucina, preparo la caffettiera e la metto sul fuoco…casualmente l’occhio mi cade su un foglietto seminascosto da un piatto. Lo prendo in mano e lo leggo ad alta voce :

Prue, oggi mi sono svegliata presto perché sai che stasera c’è il concerto degli Iced Earth al P3 e io devo, come al solito, organizzare tutto…ci vediamo più tardi, diciamo verso le 10 e mezza, al solito posto

            Piper

Ah, adesso hanno anche “un solito posto” e non mi dicono niente ? Brave sorelle, davvero brave. E cos’è sta storia degli Iced Earth ? Io non ne sapevo nulla…non doveva esserci il grande concerto dei Silverchair, per il quale Piper mi ha fatto distribuire volantini anche nei bagni pubblici?
Mi sembra come di aver saltato almeno una settimana, e gli eventi che ricordavo sono sfasati rispetto a ciò che deve effettivamente accadere.
Ehi, che mi succede ?

Vedo tutto in bianco e nero. E’ una premonizione.
Ci sono Prue e Piper sopra di me, mi sembra di essere distesa in un letto. Ci sono anche strane apparecchiature alle loro spalle…ospedale ?
“Phoebe, non abbandonarci” dice Prue in lacrime. Piper invece non ha nemmeno la forza per piangere.
Mi vedo…altra novità…scuotere la testa sul cuscino, allungare lentamente una mano sul suo volto e dirle : “Mi dispiace, ma per me è troppo tardi. Spero che abbiate una vita felice”, poi chiudo gli occhi e la mano, nella miglior tradizione dei film drammatici, crolla svuotata sul lenzuolo.

Torno alla realtà.
Madonna santa, ho avuto una visione futura della mia stessa morte…d’accordo, non è la prima volta che succede, ma stavolta sento che è diverso, che quella premonizione si avvererà. I motivi che mi spingono a crederlo sono due : il fatto che ultimamente non ho mai sbagliato, ciò che vedevo si è sempre puntualmente realizzato, e anche questa mia terribile angoscia.
Le ginocchia diventano di burro e cedendo di schianto mi fanno cadere per terra…provo a piangere per sfogarmi ma non trovo le lacrime da quanto mi sento sgomentata.
Non ci posso ancora credere, mi sono vista morire e so perfettamente che accadrà, senza possibilità di errori…tremo al solo ripensarlo, il mio timore era fondato, morirò fra poco !

“Leo, Leooooo, ci sei ?”, necessito di una spalla amica e, siccome le mie sorelle sono al momento irreperibili e io ne ho bisogno prima di subito, ripiego sul nostro adorato angelo bianco.
Lui appare quasi subito, ma capisco che non mi vede quando chiede : “Chi c’è ? Chi mi ha chiamato ?”.
“Qui Leo, sono qui, dietro al tavolo”.
Arriva trafelato ma quando mi vede si blocca e mi guarda come se fossi un intruso sgradito.
“Leo, che hai ? Sono io, sono Phoebe. Cos’è, non mi riconosci ?”.
“Ti riconosco fin troppo bene, Ph-Ph-Phoebe”.
“Che diavolo succede oggi ? Prima mi sveglio con addosso la sensazione che sto per tirare le cuoia, poi ho una premonizione in cui mi vedo morire, infine ti ci metti anche tu che non riesci a pronunciare il mio nome senza balbettare”. Nel frattempo mi rialzo, o perlomeno ci provo.
“Vedi” comincia a parlare spaventato “il fatto è che tu…”.
“Leo !” tuona un’imperiosa voce proveniente da non si sa dove.
Interrompendosi immediatamente risponde : “Mi dica signore”.
“Non devi dirle niente per adesso, ci stiamo pensando noi a sistemare la situazione. Quando sarà il momento le rivelerai tutto, per adesso però è meglio tacere e lasciarla all’oscuro. Entro la giornata l’ordine delle cose sarà ristabilito”.
“Certo signore” risponde servilmente Leo.
“Ehi, cos’è che non dovrei sapere io ? Se mi riguarda esigo che mi venga detto tutto, è un mio diritto” scalpito ansiosa, non vedo proprio perché devo essere l’ultima a sapere una cosa su di me.
Lui si avvicina e mi sussurra nell’orecchio : “Phoebe, fidati, è meglio per te che tu non lo sappia, almeno finchè questa faccenda non andrà a posto. Ti posso assicurare che, quando te lo dirò, desidererai con tutto il cuore di essere rimasta nella tua beata ignoranza”
Non ne sono per niente convinta, ma siccome so che Loro non sono abituati a sentirsi contraddire me ne sto zitta e buona.
“Bene Leo, ora hai un compito da svolgere. Passa di qui, così ti informiamo sulla tua nuova missione”.
Con uno sguardo tristissimo mi abbraccia e dice : “Addio Phoebe”, poi sparisce quando è ancora avvinghiato alla mia deliziosa persona.
Mi hai proprio tirato su di morale, grazie caro !
Dovrei chiamare immediatamente Prue e Piper ed informarle della mia visione, ma dopo il discorso incrociato Loro-Leo qualcosa dentro di me mi suggerisce di non farlo, sono convinta che se dicessi loro ciò che ho visto le ferirei così tanto da non poter più ricucire lo strappo…ma non tanto per la notizia in sé, sarebbe un’altra la cosa che le lascerebbe terrorizzate, sconvolte, incredule, solo che questo mio maledettissimo sesto senso part-time non ha nessuna intenzione di farmi capire cosa.

Che faccio mentre aspetto che la Falce cali su di me ? Ormai non mi sento più spaventata, ma solo rassegnata ed attendo che il mio destino si compia, anche perché so perfettamente che, per quanto possa provare a fare per evitarlo, sarà tutto inutile e quello che ho visto nella mia premonizione accadrà, oggi o fra un mese ma accadrà. Quindi tanto vale che ne approfitti per rendere indimenticabili gli ultimi giorni che mi rimangono.
Ho bisogno di prendere una boccata d’aria fresca…esco da sola ? Naaaaaaaa, non sono proprio capace di andarmene per i fatti miei senza qualcuno vicino. Mi avvio verso il telefono, alzo la cornetta e compongo il numero di Amanda, una delle mie tante compagne d’università, forse l’unica vera amica che ho in quell’arena chiamata “facoltà di psicologia”.
Non so perché, ma di nuovo l’agitazione si fa largo…eppure ero convinta di essermi messa l’anima in pace.
L’apparecchio squilla un paio di volte, poi risponde una voce maschile : “Pronto, chi è ?”.
“Salve, è casa Thompson ?”.
“Sì, ma chi è ?”.
“Buongiorno, sono Phoebe Halliwell, una compagna di classe di Amanda. Lei è sveglia o sta ancora dormendo ?”.
C’è un attimo di silenzio all’altro capo del filo, poi sento dei versi che assomigliano a grugniti e la stessa voce, ora decisamente più arrabbiata, mi dice : “Senta, se questo è uno scherzo è davvero di pessimo gusto”.
Come ?
“Scusi, ma ci deve essere un errore. Volevo solo sapere se Amanda vuole uscire con me”.
“Mi sta prendendo in giro ? E’ stata proprio Amanda a dirmi che Phoebe…”.
Cosa ha detto su di me ? Appena la becco in giro gliene dico quattro, forse anche cinque.
“Comunque mia figlia è all’università, e anche lei farebbe bene a trovarsi un’occupazione attiva, invece di fare queste telefonate da iena alla gente. Arrivederci”. Poi mi sbatte il telefono in faccia.
Ma chi è impazzito, il mondo o io ? Non ci capisco più nulla…
Esco da casa scuotendo la testa, allora è proprio vero che nell’ultima settimana ho dormito se la scuola è aperta.
Ok, dove vado ? E’ tardi per andare a lezione, ormai sono quasi le 10 e mezza. Voglia di fare shopping non ne ho, anche perché non mi servirà a nulla se ci si pensa bene, quindi mi conviene risparmiare per Prue e Piper, almeno lascerò loro qualcosa. Decido improvvisamente di andare alla cieca, lascerò che sia questa leggera brezza mattutina a portarmi dove vuole lei, et amen.
Al termine del vialetto faccio la conta per “decidere” se andare a destra o a sinistra…ambarabà ciccì coccò, tre civette sul comò…la sorte ha detto destra, e a destra andrò, fino alla fine, fino in fondo mio comandante…ehm, mi sto lasciando trascinare un po’ troppo, ma quando si ha stampata in testa la scena della propria morte ogni diversivo è utile per rilassarsi.
Il tempo è stupendo, c’è un sole da far invidia al deserto del Sahara, qualche folata di vento rende la temperatura sopportabile e le nuvole stanno funestando il cielo di qualche altra città perché non ho mai visto la volta di San Francisco così limpida e sgombra. Di solito, in un giorno del genere, più raro di quanto si possa immaginare, zompetto per le strade del mio quartiere con i fiori nei capelli fischiettando “Oh happy days”…stavolta non ci riesco, per il motivo che tutti potete immaginarvi, ma il tepore e il cinguettio degli uccellini alleviano il mio tormento interiore facendomi godere a sufficienza di questo spettacolo della natura.
Sono in pista, ma non ho nessun navigatore al mio fianco, né una piantina che mi dica dove andare, perciò imbocco la prima stradina che ho davanti e vado alla ventura, libera e spensierata. Mi sento stranamente allegra, eppure so perfettamente che la mia vita è ormai giunta al capolinea…dev’essere quest’atmosfera primaverile di gioia a scacciare momentaneamente i brutti pensieri, che non sono sconfitti ma almeno accantonati.
Trotterella qua, trotterella là capito casualmente davanti al cimitero, il luogo dove finirò fra non molto tempo. Dando un’occhiata all’entrata vedo Prue e Piper uscire di fretta, sembrano molto tristi e si asciugano le lacrime con dei vecchi fazzoletti di stoffa decisamente rovinati…sono ad almeno 10 metri di distanza, ma distinguo i particolari come se fossi al loro fianco…loro due al cimitero ?
Perché ?
E chi sono andate a piangere ?
Poi ripenso al “solito posto”, controllo l’ora sul mio fido Swatch modello “parata semi-militare” e costato che sono le 10 e 36, è passato da poco il momento che si erano scelte come appuntamento…è morto qualcuno e io ne sono all’oscuro ?
Per un istante ho il desiderio di entrare al camposanto e rivoltarlo come un guanto per scoprire il fattaccio, ma di nuovo si fa largo la sensazione che sarebbe una mossa sbagliata ; allora mi dico : “Potrei inseguirle e farmi spiegare tutto”. Provo a correre dietro a quelle due forsennate, ma vanno talmente veloci che neanche Carl Lewis starebbe al loro passo. Quando, dopo essermi quasi fatta tirare sotto…tanto, presto o tardi, morirò…le ho ormai raggiunte, montano entrambe in macchina e si allontanano verso chissà quale luogo.
Le ho perse come una scema, ma stranamente la cosa non mi preoccupa più di tanto, sento che prima o poi avrò una spiegazione a questa serie di misteri, forse anche alla mia premonizione…
Il tour riprende, continuo il mio viaggio senza meta alla scoperta di Frisco e dei suoi angoli nascosti. Camminando camminando giungo in un parchetto che non avevo mai visto prima, celato alla vista dei più perché situato in una zona un po’ fuori mano, al riparo dal logorìo della vita moderna. Ci sono tantissimi alberi stupendi, vecchi di chissà quanti anni ; una sequoia gigante, abbastanza vetusta da fare concorrenza a quelle dei parchi di Yosemite e Yellowstone, una piccola foresta di pini…dei pini a San Francisco ? Devo dire che questa è una grande sorpresa…e un maestoso faggio, le cui fronde oscillano al vento come nelle più belle immagini poetiche. Ma quello che più mi colpisce è un enorme salice piangente, piangente come dovrei essere io se dovessi fare il punto della mia situazione attuale.
C’è una panchina nella sua zona d’ombra, ma invece di sedermi lì opto per il più sporco ma naturale praticello. Mi stendo con un filo d’erba in bocca e penso : non più di due ore fa mi sveglio e capisco immediatamente che questa giornata sarebbe stata a dir poco travagliata, o perlomeno non un giorno qualsiasi. Toccando un biglietto scritto dalla mano di mia sorella Piper ho un’orribile premonizione in cui mi vedo morire. Chiamo il “mio” angelo bianco per avere chiarimenti, ma ciò non fa altro che mettermi addosso ulteriore ansia perché si capisce che c’è in ballo qualcosa di grosso se addirittura uno di Loro si è scomodato ad intervenire. Decido di uscire di casa e, nel chiamare la mia amica Amanda per sapere se ha voglia di farsi un giro, vengo accusata di essere uno sciacallo perché ho fatto il mio stesso nome. Davanti al cimitero cittadino vedo le mie due sorelline uscire dal medesimo con due pompe dell’acqua aperte al posto degli occhi, provo ad inseguirle e tutto ciò che ottengo è una macchina a 10 cm dal mio naso…ed ora sono qui, sotto questo monumento della natura che sicuramente ha visto storie di tutti i colori, ma mai nera come la mia.
E’ troppo chiedere una spiegazione ?
Che faccio, come mi comporto, dove devo andare, con chi posso parlare ?
Mi sento sperduta come un berbero inesperto nel deserto freddo del Gobi…se solo fosse nelle sue adorate dune sabbiose saprebbe a menadito la strada per tornare nel suo accampamento, ma in mezzo alle rocce della Mongolia è indifeso come un pulcino. D’accordo, questo paragone non c’entra nulla, ma quel megalomane dell’autore ha voluto dare sfoggio della sua bravura…bravura, sono capace anch’io…
Per fortuna che questo stupendo tempo mi tira su il morale quel tanto che basta, altrimenti sarei molto tentata di suicidarmi e farla finita direttamente, senza dover soffrire aspettando il mio momento come una mucca che dev’essere macellata e si rende perfettamente conto di ciò che l’aspetta ma non può fare niente per evitarlo.
Vorrei piangere, ma come già mi era successo prima non ci riesco, ciò che ho visto è troppo sconvolgente…come se non bastasse lo splendente sole che rischiarava il cielo viene oscurato da dei nuvoloni minacciosi, spuntati da chissà dove. E così anche il mio parziale sollievo se ne va…
Benchè non sia stanca mi appisolo, ma il mio non è un sonno tranquillo : ho una serie di premonizioni, credo, e sono tutte di effetto devastante per la mia già traballante psiche. Nella prima mi vedo tutta contenta in salotto a scherzare con Prue quando improvvisamente svengo senza una motivazione apparente. Nella seconda c’è la folle corsa all’ospedale, con i miei due angeli custodi che mi tengono le mani nella vana speranza che mi svegli. Nella terza io non ci sono, vedo solo Prue e Piper a colloquio con un bel dottore moro e, meraviglia delle meraviglie, sento anche ciò che dicono…è la mia prima premonizione sonora, sto facendo passi avanti…le facce delle mie sorelle sono tirate ed ansiose mentre attendono il responso del medico sulle mie condizioni di salute.
“Quello che sto per dirvi non è per niente bello, quindi cercate di prepararvi il meglio possibile” le avvisa premuroso.
“Che cosa le è successo ?” chiedono terrorizzate.
“Dunque, secondo le prime analisi vostra sorella ha contratto la sindrome di Wezhal, una rarissima patologia. In pratica si forma nella zona temporale del cranio un tumore che cresce ad una velocità spaventosa, e per il quale non è ancora stata messa a punto una cura”.
Loro due non accennano nessuna reazione, si limitano a fissarsi con una faccia attonita mentre il luminare prosegue nella sua correttissima spiegazione : “Gli unici 29 casi riportati a livello mondiale dal 1994 a questa parte, tutti letali, dimostrano che il decorso del morbo è rapidissimo, ed i malati morivano al massimo entro la settimana dal momento in cui si sono manifestati i primi sintomi. Comunque non è ancora certo al 100%, faremo altri esami e…”.
“Non ci prenda in giro dottore, la prego, non è ciò di cui abbiamo bisogno.” lo interrompe bruscamente Prue “Ora abbiamo bisogno di una previsione : stando così le cose, quante possibilità ha Phoebe di cavarsela ?”.
Lui abbassa la testa in segno di resa e ammette : “Adesso come adesso, le probabilità che si riprenda senza danni permanenti sono praticamente nulle…rischia seriamente di diventare la 30° vittima”.
Loro due non resistono più e scoppiano a piangere disperate voltandosi verso di me, che giaccio inerme in un lettuccio. La stanza in cui mi hanno sistemata è molto spaziosa, ed è separata dal resto della corsia da una vetrata tirata a lucido, come per le sale in cui vengono esposti i bambini appena nati. Mentre Prue rimane a discutere ancora un po’ col dottore, Piper entra nella camera, si siede sul letto e accarezzandomi dolcemente i capelli dice : “Non ti preoccupare piccola, ti porteremo fuori di qui tutta intera. Non permetteremo a quella stupida malattia di ucciderti senza fare niente”. Io bisbiglio sottovoce, senza che lei lo senta : “Temo che stavolta ti stia sbagliando…”.
La quarta ed ultima riprende quella che ho già avuto, quindi mi rivedo negli ultimi istanti salutarle calorosamente e abbandonarmi all’oblìo della morte.
Mi sveglio in un bagno di sudore, mai avevo avuto un incubo terribile come questo. I battiti del mio cuore sono impazziti, l’adrenalina viene pompata dal sistema linfatico in tutto il corpo ottenendo lo stesso effetto di 5 o 6 litri di caffè, se un estraneo guardasse la mia mano in questo momento si convincerebbe che ho il morbo di Parkinson da quanto trema per la paura. Nella mia anima si accavallano terrore puro, sgomento, tensione…una serie di emozioni forti abbastanza da distruggere un toro, figuratevi me che sono una povera e fragile ragazza.
Mi alzo barcollando, devo andarmene da questo posto…e per andare dove ? A casa ? Al P3 ? Dubito che mi sentirei meglio solo cambiando le scenografie della tragedia, la trama rimane sempre quella. Mi incammino ancora sconvolta quando al mio fianco appare Leo, la faccia di uno che capisce poco di quello che gli sta accadendo attorno. “Che hai Phoebe, che ti è successo ?” mi chiede preoccupato poggiandomi una mano sulla spalla.
Voltandomi verso di lui gli rispondo : “Mi è successo che ho avuto maggiori particolari su come morirò. Colpa della sindrome di Wezhal, una malattia…”.
Interrompendomi con poca educazione si affretta a dire : “Purtroppo so cos’è la sindrome di Wezhal, lo so meglio di quanto non avrei mai voluto”.
“E come fai a saperlo ? Non è una malattia diffusa come il raffreddore, tutt’altro, è rarissima”.
Dal suo tono si capisce che sta cercando maldestramente di nascondermi qualcosa : “Ecco, è che…l’ho letto su una rivista medica. Non è questo il punto, il punto è un altro, però non mi è concesso dirti cosa ti sta succedendo. Mi dispiace”.
Siccome non ho digerito bene la colazione che non ho fatto gli dico, piuttosto arrabbiata : “Eh no, non ci si comporta così ! Se dici che sai cosa ho, penso sia nel mio pieno diritto saperlo, o sbaglio ?”.
“Hai ragione, e io vorrei tanto potertelo dire, ma sai che Loro mi controllano strettamente dopo che ho salvato Piper da quella malattia tropicale…non mi è più concesso sgarrare, se mi beccano ad infrangere di nuovo le regole la mia carriera di angelo bianco è definitivamente conclusa”.
Poverino, in fondo ha anche lui le sue ragioni…eppure in questo istante non me ne frega niente, io voglio, anzi devo sapere cosa non mi vuole rivelare, ormai ne va della mia stessa vita.
“Leo, e starsene zitto pareva brutto ? Se sai qualcosa di non proprio bello che mi riguarda ma non puoi dirmelo, perché non hai pensato bene di tenere la bocca chiusa ? Ti saresti evitato tante grane, e le avresti evitate anche a me” lo apostrofo un po’ troppo duramente, così pentendomi subito di come l’ho trattato aggiungo : “Scusa, non dovevo. E’ che sono talmente nervosa. E’ la seconda volta in non più di tre ore che mi vedo morire, e come puoi immaginarti non sto granchè bene”.
“Sei tu che devi scusarmi, fai bene a protestare e anch’io, se mi trovassi nella tua posizione, farei così. E’ umano aver paura, soprattutto se si vede ciò che hai visto tu”.
Trovandomi stranamente a disagio con lui gli dico sbrigativamente : “Beh, è stato un piacere parlare con te…si fa per dire…ma adesso è giunto il momento che vada a casa, è ora di pranzo e devo mangiare qualcosa, anche se sono depressa e mi si è chiuso lo stomaco”.
Lui scuote la testa, teso come una corda di violino, e dice : “No no, aspetta…è meglio che a casa ti ci accompagni io, non si sa mai…”.
Oh no, adesso non posso nemmeno entrare nella villa in cui ho abitato negli ultimi tre anni, mi è impedito persino questo. “Ha qualcosa a che fare con ciò che non posso sapere ?”.
“Esatto, vedo che il tuo intuito non perde colpi neanche quando sei ubriaca”.
“Non sono mai stata ubriaca !”.
“Scherzavo, era una battuta innocente. Dai, aggrappati a me, ti porto io a casa”.
Questa ingarbugliata situazione non mi piace per nulla e l’ultima cosa di cui ho bisogno è stare abbracciata al ragazzo di mia sorella, quindi gli dico, col tono meno sferzante che riesco a trovare : “Ti dispiace se ti do semplicemente la mano ?”.
Si risente di questo mio commento, ma mascherando disinteresse risponde : “Nessun problema”. Ci diamo la manina e lui mi porta in camera mia, poi si traveste da generale rifilandomi una serie lunghissima di ordini : ”D’accordo, adesso ascolta con attenzione quello che ti sto per dire. Non uscire da questa camera per andare a gironzolare per casa, se dovessi aver bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa che non ti puoi procurare qui chiama me e te la prendo io. Per quanto ti è possibile non incrociare Prue e Piper, ti sembrerà una cosa assurda…e per certi versi lo è…ma capirai tutto fra non molto tempo. Se hai voglia di uscire devi assicurarti che nessuno ti veda. Ti prego, anche se non capisci o ti paiono regole stupide, ti prego, rispettale, è importante. Domande ?”.
Ma che gli ho fatto di male ? Ora sono reclusa in camera mia, uno spirito libero come me costretto a passare la giornata a guardare il soffitto con le mani in tasca.
“Oh, di domande ne avrei così tante che non so quanto invecchierei prima di finire di fartele tutte, ma dato che so già che non mi risponderesti risparmio un po’ di fiato e me ne sto zitta”.
Gli occhi di Leo si inumidiscono mentre mi osserva, sembra quasi che soffra più di me per la mia condizione…evidentemente devo averla combinata davvero grossa per meritarmi un trattamento del genere, e la cosa più brutta è che non ho la minima idea di cosa possa aver causato la Loro ira.
“Phoebe” mi dice abbracciandomi. Mi sento imbarazzata e cerco di allontanarlo con delicatezza, ma prima di lasciarmi andare mi sussurra nell’orecchio : “Maledizione…basta, non ce la faccio più a vederti così, devo dirtelo”.
Che si riferisca alla misteriosa cosa ? Era anche ora !
“E’ tuo diritto saperlo. Phoebe, tu in realtà sei…”.
“Leeeeeeeeeeeeeeeo !” risuona potente la stessa voce di stamattina.
Porca vacca, dev’essere una cosa veramente grave se non lo perdono mai di vista per impedirgli di dirmelo.
“Leo Wyatt, per questo tuo tentativo di diserzione verrai severamente punito. Ti è stato ribadito più di una volta che Phoebe Halliwell non deve sapere niente prima del tempo, e siccome sei uno dei nostri messaggeri migliori pensavamo che questo concetto non fosse così difficile da ricordare. A quanto pare ci sbagliavamo”.
Boooooom, addirittura gli hanno dato del disertore…io non riesco nemmeno a concepire questo innominabile evento, non ce la faccio, sicuramente va al di là di qualsiasi mia immaginazione.
“Beh, come hai visto tu stessa non mi è proprio concesso rivelarti alcunchè…mi dispiace, davvero”.
“Non fa niente, lo so che non è colpa tua. Avrei un favore da chiederti”.
“Dimmi, sono qui apposta per servirti”.
“Ti prego, non usare con me il verbo `servire`, non mi piace” gli dico sorridendo, non è nelle mie abitudini avere un servetto.
“D’accordo”.
“Vorrei che andassi a prendermi il foglio che è in cucina, quello in cui Piper avvisa Prue che sarebbe uscita prima del solito per preparare il concerto”.
“Volo mia signora” e così dicendo sparisce.
Ho intenzione di darci un’altra occhiata, c’è un particolare che adesso mi sfugge ma che sono sicura sia importante per farmi capire cosa mi sta succedendo.
Torna quasi subito e me lo porge. Lo prendo in mano e lo leggo :

Prue, oggi mi sono svegliata presto perché sai che stasera c’è il concerto degli Iced Earth al P3 e io devo, come al solito, organizzare tutto…ci vediamo più tardi, diciamo verso le 10 e mezza, al solito posto

            Piper

Uhm, sono convinta che qui ci sia qualcosa che non va…ma certo ! Perché il biglietto è rivolto solo a Prue ? Adesso non mi considerano nemmeno più. Eppure è davvero strano, non è la prima volta che Piper lascia di questi messaggi ed erano sempre, e sottolineo sempre, cominciati con parole del tipo “Care sorelline” o “Mie adorate Prue e Phoebe”…ok, sto esagerando, ma la cosa mi insospettisce non poco. Una dimenticanza ? Può essere, in fondo anche la nostra chef è un essere umano come gli altri e può esserle capitato semplicemente di scordarsi il mio nome. Ma il mio infallibile sesto senso, che come dice giustamente Leo non mi abbandona neanche quando sono un po’ brilla, mi dice chiaro e tondo che questa è una scusa di comodo, che dietro c’è qualcosa di molto più grosso, e questo qualcosa è a sua volta collegato con “l’innominabile fatto” che mi affligge da stamattina. Perché devo essere così sfigata ? Non è giusto, non è giusto.
Un’irrefrenabile crisi di pianto si impossessa di me, non trovando resistenza alcuna nella mia razionalità che è momentaneamente a pranzare…beata lei che almeno mangia, io non riuscirei ad ingollare niente se non tramite flebo…mi stendo sul letto e lo bagno con tutte le candide ed innocenti lacrime di cui sono capace. Il dolce angelo bianco, mosso a compassione da questo mio giustificato sfogo, mette tutto se stesso nel tentativo di fermare l’inondazione, ma gli ci vuole più di quanto aveva probabilmente pensato perché non riesco davvero a trattenermi, mi sento talmente distrutta che non riuscirebbero a rimettermi insieme nemmeno col Super Attack. Dopo essersi prodigato il più possibile per farmi smettere mi avvisa che per lui è tempo di andarsene, e mi lascia sola col mio dolore inestinguibile.

Passo tanto, tanto, tanto tempo a piangere, a disperarmi, a pensare a ciò che mi attende ; quello che odio di più di questa mia disgraziata situazione è l’impotenza assoluta in cui sono invischiata, mi rendo perfettamente conto che Loro, o chi in Loro vece, hanno deciso così per chissà quale arcano motivo che non mi è dato sapere, senza darmi nemmeno una prova d’appello, e questo mi fa alterare e nel contempo mi manda in pezzi il sistema nervoso. Morirò senza nemmeno sapere il perché, ammesso che ci sia un perchè…
Quando ormai ho esaurito le scorte di lacrime mi ridesto, o perlomeno ci provo, mi alzo dal letto e decido di andare a fare altri due passi, magari questa sarà l’ultima passeggiata della mia vita ed è meglio che me la goda. Chiamo a gran voce Leo e lui prontamente accorre. “Che c’è Phoebe ?”.
“Vorrei uscire un po’, posso ?”. Rendetevi conto a che punto sono arrivata, devo chiedere al mio `protettore` se ho il permesso di andare fuori di casa…questo non succedeva nemmeno quando avevo 10 anni, la nonna era molto comprensiva e mi lasciava andare sotto la tutela di Prue e Piper, invece adesso che ne ho 24 sono costretta ad avere l’autorizzazione firmata dal preside.
“Vediamo…” e così dicendo guarda per aria alla ricerca di non so che cosa. “Sì, non c’è nessuno in questo momento, Prue è ancora al lavoro e lo stesso vale per Piper che si sta impegnando non poco per il concerto. La via è libera”.
“Oh, per fortuna, non avrei sopportato di stare segregata un minuto di più” e faccio per andarmene via lontano, ma prima di uscire mi fermo sulla soglia della camera, alzo la testa al cielo e urlo : “Sentitemi bene voi lassù, vi faccio sapere che entro stasera voglio sapere tutta la verità, e se solo scopro che nel riassunto avete tralasciato di proposito qualche punto importante ve la farò pagare, com’è vero che mi chiamo Phoebe Halliwell. Ah, un’altra cosa, non fate i duri, tanto ho già un piede e mezzo nella fossa, quindi le vostre minacce di `odio impronunciabile` tenetevele pure per voi, grazie”. Ed esco un pelino meno tesa, mi ci voleva questa bella sfuriata, ho scaricato parecchia tensione.
Mi perdo una cosa abbastanza importante : Leo, rimasto nella mia stanza, che a colloquio con i suoi capi dice : “Non prendetevela con lei, vi prego, i suoi nervi sono al limite, un’altra `stranezza` ed esplode. Siate comprensivi, solo per stavolta”. La stessa voce di prima risponde calma : “Sai bene che se solo volessimo potremmo sventrarla per questa sua inammissibile mancanza di rispetto, ma sai altrettanto bene che, nella sua situazione attuale, questo sconvolgerebbe l’ordine più di quanto non sia già sconvolto di suo, quindi ci tratteniamo”.
Bene, sono nuovamente in strada e sono solo le…le 4 ? Ho passato 4 ore e mezza a piangere ? Davvero bel modo di sfruttare il poco tempo che mi rimane. Mi autocomplimento per l’ottima azione, nell’aldilà mi daranno un master in “strategie di marketing per rendere produttivo ogni secondo della propria giornata”. Vabbè, è inutile stare qui a recriminare, mi faccio solo venire il fegato più amaro di quanto già non l’abbia, e ce l’ho talmente amaro che ho paura si sciolga.
Di nuovo mi si ripresenta la spinosa questione di stamattina, dove vado per tentare di dimenticare ciò che mi aspetta ? Potrei fare un salto al Quake, magari trovo Amanda e mi faccio spiegare cosa ha detto di così brutto a suo padre…oppure potrei andare al P3 e cercare di farmi consolare un po’ da Piper. Non ho detto nulla a Prue e Piper, e forse è meglio, è già deprimente abbastanza così, senza averle coinvolte. No, niente P3, so che all’entrata mi apparirebbe Leo dicendomi : “Mi dispiace Phoebe, ma Loro non vogliono che tu veda le tue sorelle”, altrimenti perché mi hanno tenuta praticamente prigioniera per mezzo pomeriggio in camera mia ?
Perfetto, davvero perfetto…l’orologio che scandisce la durata della mia vita sta esaurendo le pile, io mi sento a pezzi, Prue e Piper sono all’oscuro del fatto che la loro sorellina sta per abbandonare il mondo dei vivi e come se non bastasse mi accorgo solo adesso che i miei jeans preferiti, quelli che indosso oggi, sono bucati. Certo, non dovrei neppure preoccuparmi di una stupidata del genere, ma è l’ennesimo fatto negativo che mi succede oggi e pure lui influisce sul mio già pessimo umore.
Perché, perché solo a me devono succedere delle cose del genere ? Che sia colpa del fatto che sono una strega ? Così imparo ad essere curiosa e ad andare in soffitta nelle sere di luna piena…a parte gli scherzi, da quando io e le mie sorelle abbiamo acquisito i poteri, più di due anni fa, ne abbiamo viste di cotte e di crude, di bianche e di nere, di tristi e di allegre, dovrei averci fatto il callo ormai. Ed invece mi sembra la prima volta che mi succede una cosa del genere, e ne sono terrorizzata come mai prima d’ora. L’unica situazione in cui mi sono sentita così male è stato quando abbiamo combattuto il mostro del lago e Prue mi ha obbligata ad avere una premonizione per vedere com’è morta la mamma…ero fermamente convinta che quello sarebbe rimasto il peggior istante della mia vita, ma a quanto pare mi sbagliavo. Neppure in quel caso ero così disperata, così impotente, così terrorizzata come adesso. E poi c’è una sostanziale differenza rispetto ad allora : lì quell’enorme dolore era finalizzato alla sconfitta del demone, quindi perlomeno un motivo c’era ; invece quello che mi sta succedendo ora è talmente assurdo che nemmeno il più pazzo degli sceneggiatori di telenovelas sarebbe stato capace di inventarselo. Non so che fare, non so dove andare, non so nulla, tranne che ormai il mio pendolo sta per scoccare l’ora fatale, e io non posso fare niente per impedirlo. Non è nemmeno la prima volta che prevedo la mia morte, tanto che subito balena nella mia mente tutta la faccenda della mia vita precedente, quella degli anni 20, quando le mie adorate cugine mi strozzarono con quella corda da marinaio e maledirono le mie vite future condannandole alla dannazione. Ricordo come se fosse ieri…ed invece sono passati ben 14 mesi…come ero determinata ad evitare che una colpa non mia mi danneggiasse così gravemente, ero sì piena di paura ma anche convinta che in qualche modo tutto sarebbe andato a posto. Ora…ora so per certo che appassirò come un albero che d’inverno perde tutte le foglie riducendosi ad uno scheletro di rami spogli, e io non rinascerò la primavera successiva.
Che tristezza…
Basta con questi pensieri, è inutile che mi tormenti così, tanto quel che deve succedere succederà, con o senza il mio consenso, quindi tanto vale che cerchi di mettermi l’anima in pace.
Il sole, che stamattina sembrava voler ridurre San Francisco ad un deserto, spunta timido dagli enormi strato-cumuli che oscurano il cielo, ed un raggio dispettoso colpisce in pieno i miei occhi. E’ una strana sensazione, mi sento come un bambino appena nato che vede il chiarore del mondo per la prima volta, ma è bello sentirsi baciate dal nostro luminoso astro che dispensa generosamente la vita su questo pianeta altrimenti arido, e mentre mi riparo la faccia con una mano non posso fare a meno di abbozzare un tiepido sorriso.
Mi sento quasi decentemente…di nuovo le ultime parole famose. La sfiga colpisce ancora, mascherata da un gruppo di ragazzi che sfrecciano per strada a bordo di una jeep col tettuccio aperto. Risuona ad altissimo volume una canzone che definire tetra è un complimento e che pressappoco fa così : “An unforeseen future nestled somewhere in time, unsuspecting victims no warnings no signs, judgement day the second coming arrives, before you see the light you must die !”. La riconosco, si chiama “South of heaven” e mi pare che la cantassero gli Slayer nel lontano 1986 o giù di lì...e di nuovo la parola “die”.
Cos’è, ho una calamita che attrae le cose brutte ? Proprio io, nella precaria situazione in cui mi trovo, devo beccare l’unica comitiva nel raggio di chilometri che invece di quella squallida musica techno spara al massimo uno dei maggiori capolavori del thrash metal ? Però io ho visto la luce prima di morire, anche se non è che mi manchi molto…
Mi fermo ad osservarli mentre parcheggiano il mezzo sul bordo della strada : mi sembra ieri che c’ero io al loro posto, quando scorrazzavo in macchina per le strade di Frisco con la cricca dei miei amici, Steve, George, Arianna e tutti gli altri…bei ricordi, davvero stupendi. Noi non sentivamo gli Slayer, eravamo troppo suscettibili per quel tipo di musica e ci orientavamo verso i Duran Duran o altri gruppi del genere, gli antesignani delle boy band di oggi. Insomma, non eravamo né più né meno che i tipici ragazzi della provincia americana anni ’80, desiderosi solo di divertirsi e andare in giro a far venire le orecchie gonfie ai matusa.
Come rimpiango quei tempi felici…
Con mia grande meraviglia quei ragazzi cambiano repentinamente cassetta e si spandono lievi nell’aria le note di una dolcissima ballata, la strafamosa e strabella “Father and son” di Cat Stevens. “It’s now time to make a change, just relax, take it easy, you’re still young, that’s your fault, there’s so much you have to know”. E’ talmente commovente che mi metto a piangere sentendola, è riuscita a toccare delle corde che credevo sepolte dalla disgrazia che pende sulla mia testolina. Senza rendermene pienamente conto mi avvicino al 4x4 ; vi sono seduti un paio di maschi con cappellini da baseball in testa e occhiali da sole ultimo modello e una ragazza che potrebbe essere la mia fotocopia di quando avevo 10 anni in meno…questo sortisce l’effetto di scuotermi ulteriormente, è la millesima strana coincidenza che accade oggi ma, al contrario delle altre, è piacevolissima. Loro, tutti presi dalla deliziosa melodia, vedendomi arrivare si chiedono bisbigliando che cosa possa volere, io mi limito a prendere le mani della ragazza, che mi guarda sbigottita, e a mormorare un “Grazie”. Poi scappo via. Ci ho sicuramente fatto una gran bella figura…
Quando ormai sono lontana, smetto di correre ma il mio cuore non vuole saperne di stare fermo, quella canzone mi ha sconvolto in positivo, non pensavo proprio di potermi sentire così bene dopo aver appreso il destino che incombe su di me. Asciugandomi le ultime lacrime mi rendo conto che ci vuole poco per rendermi felice, è bastato sentire quella poesia musicata e ho provato di nuovo la gioia di vivere, la contentezza, la felicità che mi hanno sempre caratterizzato e che credevo ormai morte. Non ho ringraziato abbastanza quel gruppetto di adolescenti…
Vago sperduta, ma dentro di me alberga una serenità che non sentivo da tanto tempo, men che meno oggi ; non mi capacito ancora bene di come sia possibile questo miracolo, ma non importa, l’importante è che mi senta bene, almeno per gli ultimi momenti che passerò su questa Terra.
Il pomeriggio si avvia stancamente alla conclusione e ancora io sono per strada, ma non ho nessunissima voglia di tornare a casa, voglio rendere indimenticabili questi istanti in modo da poterli portare con me nell’aldilà e goderne appieno : respiro a pieni polmoni questa pungente aria serale, il freddo si fa sentire ma io cerco di ignorarlo, assaporo con esagerata attenzione ogni minimo particolare, tutto ciò che mi possa poi ricordare della vita come l’ho sempre amata. Quello che mi riempie è un misto di tristezza infinita e allegria gioiosa, un mix che non avrei pensato potesse esistere, ed invece eccolo che galleggia dentro di me.

Mentre le strade cominciano a riempirsi di macchine medito seriamente di tornarmene a casa a dormire, mi è venuto un gran sonno e siccome oggi non è il giorno del giudizio posso andare a letto tranquilla. Mentre svolto verso Highlord Avenue mi appare Leo, che mi prende per un braccio e strattonandomi mi trascina in un vicoletto : “Scusa per i metodi sgarbati, ma era necessario”.
“Si può sapere che vuoi ?” gli chiedo scocciata per il suo comportamento.
“Certo. Mi è stato dato il permesso di dirtelo. Saprai la verità”.
Oh, finalmente su là si sono degnati di rispondere ai miei appelli…
“E allora non fare il bell’addormentato, parla !”.
“Calmati, ti suggerisco caldamente di non avere fretta, come ti ho già detto stamattina quello di cui stai per venire a conoscenza è a dir poco scioccante. Mi permetti di darti un consiglio prima ?”.
Uff, si mette anche a fare il tuttologo-dispensa-assistenza-non-richiesta. “Avanti, parla”.
“Vai al P3, lì capirai tutto”.
“Tutto qui ?”.
“Beh, che ti aspettavi, la Luna ?”.
“Lascia perdere và, che è meglio”.
“Ciao Phoebe, ci vediamo lì” e sparisce come suo solito.
E così devo andare al P3…cosa mi aspetterà mai, oltre a Prue e Piper indaffaratissime per il concerto ? Boh, non ne ho idea e non ho neanche nessuna intenzione di provare ad immaginarmelo, sono troppo stanca e mi reggo a malapena in piedi.
Mi incammino col passo migliore che trovo fra uno sbadiglio e l’altro ; dopo una mezz’oretta sono al locale, che come prevedevo è strapieno fino all’inverosimile. Dall’interno rimbomba fortissimo un terribile frastuono, è il durissimo thrash metal degli Iced Earth sommato al casino fatto dai clienti…roba da perdere l’udito vita natural durante. Cerco di farmi largo fra la folla spintonando a più non posso e guadagnandomi svariati calci sulle caviglie e qualche insulto. Una volta dentro mi ricavo un piccolo spazio vitale e cerco di capire dove sia la cosa che mi deve dare l’illuminazione divina.
Niente, vedo solo della gente che balla scalmanata sulle note di “Birth of the wicked”, a mio parere il capolavoro di Schaffer e soci…mi fermerei volentieri a sentirla, ma ho cose più urgenti da fare, decisamente più urgenti.
Poi, mentre squadro tutto il panorama facendo avanti indietro con la testolina, scorgo Piper. Ma che cavolo le è successo ? Ha i capelli che le cadono fin oltre le spalle e ha qualcosa sul viso…una cicatrice, un taglio che le solca la guancia sinistra per tutta la sua lunghezza ! Ma quando se l’è fatta ? E perché ? E soprattutto perché io non lo sapevo ?
La mia testa, fino a 10 minuti fa persa nel nulla, ora vede bussare al suo uscio tutte le preoccupazioni che era riuscita ad allontanare con un avviso di sfratto temporaneo, le maledette pretendono di rientrare senza tenere assolutamente conto del mio stato d’animo che è tornato ad essere quello scombussolato e distrutto di stamattina tardi.
Faccio per avvicinarmi a lei quando qualcuno mi mette una mano sulla spalla…è assurdo, lo so, ma immediatamente capisco a chi appartiene…mi volto al rallentatore mentre il mondo intorno a me sembra uscito da una pellicola in bianco e nero degli anni ’20, ho una paura tremenda di vedere quel volto…come immaginavo è Prue.
E anche lei è cambiata : bionda, esattamente come si era ritrovata durante il viaggio nel futuro…altro grande ricordo…e con lo sguardo quasi più spaventato del mio.
Sbianca di botto, mormora “Phoebe ?!?!” e sviene fra le mie braccia.
Ma che ho fatto di così grave ? Voglio una spiegazione, e la voglio ora !
Improvvisamente tutto si blocca…Piper ha usato il suo potere…e adesso che c’è ? Mi scoppia il cervello.
Si avvicina veloce e quando i suoi occhi incrociano i miei si ferma portandosi una mano alla bocca e ripetendo ossessivamente “No, non è possibile. Phoebe che ci fai qui ? Non è possibile, non è possibile”. La sua testa assomiglia ad una trottola, continua ad ondeggiare manifestando stupore e shock, come aveva detto Leo…ma pensavo si riferisse a me.
“Cosa c’è Piper ? Che ho fatto ? Ti prego, rispondimi, è tutto il giorno che mi guardano male, rispondimi !”.
Lei indietreggia terrorizzata manco fossi uno dei peggiori demoni mai visti sulla faccia della Terra e, cominciando a piangere copiosamente, dice : “Non credo ai miei occhi…Phoebe, tu…tu…tu sei morta 2 mesi fa”.
Ehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh, sono morta 2 mesi fa ? Ma è assurdo, inconcepibile. Se è uno scherzo è davvero di pessimo gusto, nonché l’ultima cosa di cui ho bisogno.
Io non posso essere morta, morirò fra poco sì, ma adesso sono viva…guardami Piper, tocca il mio polso e ti accorgerai che batte, anche troppo…appoggiami una mano sul petto, sentirai il mio affannoso respiro e il cuore che fa tum tum…no, non mi puoi dire una cosa del genere.
“Ti-ti spiace ripetere ?” le dico titubante.
In preda ad una crisi di pianto riafferma quanto ha già detto : “Sei morta Phoebe, sei morta 2 mesi fa…è un incubo, un incubo !”.
Non ha l’aria di una che scherza, tutt’altro.
E allora era sicuramente questa la “terribile cosa” che avrei fatto meglio a non scoprire ; Leo aveva perfettamente ragione, apprendere un fatto così è a dir poco sconvolgente.
Mentre sono persa non so dove l’effetto del potere di Piper cessa e la vita torna a scorrere per le piste da ballo del P3, ma lontano da me che mi sento morta dentro.
Com’è possibile una cosa del genere ? Mi trovo davanti due versioni contrastanti ed entrambi convincenti : una mi assicura che sono viva e vegeta, e lo dice rifacendosi alle mie attività corporee che ad occhio funzionano a pieno regime ; l’altra mi sbatte in faccia una verità che, se si rivelerà reale…e io sotto sotto so che è così…distruggerà i pochi cocci ancora intatti della mia ormai misera vita-non vita.
“So, behold the birth, the wicked child, born of the Beast in eastern sands, He will arise, He will divide, He has the power to bring the end” grida più forte che può Matthew Barlow, il cantante degli Iced Earth, e tutto il frastuono che viene provocato, fra la sua possente voce e il pubblico che urla come una mandria di bufali impazziti, copre le parole che io e Piper ci scambiamo. Improvvisamente arriva Leo…non ha fatto una delle sue solite entrate, ma è più umanamente passato per la porta principale…che c’invita con decisione e gentilezza a proseguire il discorso sul retro. Piper, al colmo dello spavento, mi toglie di mano Prue ancora svenuta, deve aver paura che le faccia qualcosa e non si rende conto che io sono più spiazzata di lei per la sua rivelazione. Dopo quella piccola frase ho visto il mondo franarmi addosso e seppellirmi senza pietà.
Appena giungiamo in un posto tranquillo, per la precisione nel magazzino principale, Leo tossicchia nervosamente e si prepara a rivelare ai presenti la verità, dalla prima all’ultima parola…e se non la fa sono guai per lui.
“Dunque, ascoltatemi con attenzione. Phoebe, mi dispiace confermarti quanto Piper ti ha già detto…tu in realtà sei morta 2 mesi fa, a causa di quel morbo che hai sognato”.
Allora è vero…mi illudevo che Piper si sbagliasse, ma erano troppe le strane incongruenze fra quanto ricordavo e quanto doveva effettivamente succedere…
“Parli della sindrome di Wezhal, vero ?”.
“Esatto. Ti ha colpito e ti ha portato via nel giro di una settimana, come aveva detto il medico nella tua premonizione”.
“Ehi, aspetta. Come fai a sapere che ho avuto quella premonizione ?”.
“Beh, vedi…” fa per cominciare, ma la solita voce proveniente dall’alto lo ferma. “Leo, lascia che sia io a spiegare tutto a Phoebe, mi pare il minimo per la giornata che le abbiamo fatto passare”. E detto questo appare un cono di luce e da questo esce un vecchietto molto basso, intorno al metro e 50, con una barba nera abbastanza lunga e due orecchie allungate, come gli elfi. Indossa delle vesti verdi riccamente decorate, segno distintivo del suo altissimo rango nella gerarchia di lassù. “Lasciate che mi presenti a chi non mi conosce : il mio nome è Yer e sono uno dei fantomatici Loro, quelli di cui avete un po’ paura e quelli che ti portano sempre via Leo” dice con malizia rivolgendosi a Piper che arrossisce.
“Ehm, non vorrei apparire scortese o maleducata, ma io sto aspettando una spiegazione” borbotto contrariata.
“Sì sì, hai ragione, scusa. Dunque, come ti ha già detto Leo, tu sei…ecco, sei…”. E’ in evidente difficoltà, non riesce a pronunciare quella parola.
“Avanti, lo dica, ormai non c’è niente da nascondere” lo esorto sforzandomi di sorridere. Perché tanti problemi a dire la verità ? Ormai si sa che sono…
“…morta ma stamattina, per un disgraziato errore che abbiamo sistemato solo qualche minuto fa, sei stata rimandata sulla Terra, senza memoria e senza coscienza di quanto ti era successo nel frattempo”.
Adesso capisco : capisco perché ero convinta che l’università fosse ancora chiusa, capisco perché non c’è il concerto che pensavo ci dovesse essere, capisco la reazione del padre di Amanda, capisco perché Prue e Piper erano al cimitero stamattina…quello che non capisco è come abbia fatto a non accorgermi che Prue era bionda, ma si sa che non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere ; forse mi sono solo immaginata di vederla ancora scura di capelli, anzi, dev’essere andata per forza così.
Parli del diavolo e ne spunta la coda : la nostra sorella maggiore, che era stata delicatamente appoggiata al muro, si riprende dal precedente mancamento e cerca di alzarsi aiutata da Piper. Sarò cattiva, ma mi fa venir da ridere vederla bionda…pffffff, bionda…si sarà fatta tingere in un momento di ubriachezza molesta. Appena mi vede ha di nuovo i sintomi dello svenimento, lei che si è persa tutto questo discorsone, ma sorretta da Leo riesce a rimanere cosciente. La aggiorniamo brevemente sulla novità e la sua reazione è la migliore che potessi desiderare ; si precipita su di me con i rubinetti aperti, mi abbraccia più forte che può e singhiozza : “Mi dispiace che ti sia successa questa cosa terribile, mi dispiace”.
Intenerita le dico, accarezzandole i capelli…è davvero ridicola…”Dai, non fare così, non è colpa di nessuno, men che meno tua”.
Dopo esserci sciolte mi rivolgo di nuovo all’Anziano : “E così mi avete rispedita sulla Terra per sbaglio…e come mai ho avuto un corpo materiale, vivo come non mai ?”.
“Questo non me lo so spiegare, non era mai successo prima che un morto camminasse nuovamente fra i vivi e di conseguenza non eravamo preparati”.
“E quindi le premonizioni che ho avuto…”.
“Sì, erano premonizioni riguardanti il passato, e non il futuro”.
E’ il colmo, sono morta e questo corpaccione mi ha dato, per circa 24 ore, l’illusione di non essere stata ancora catalogata nella colonna “deceduti” dell’anagrafe. Che beffa signori, che beffa. Non riesco a trattenere una risata isterica, prima debole e poi via via più forte, perché se non ridessi non mi resterebbe che piangere. Mi guadagno una serie di occhiate di profonda misericordia da parte delle persone che mi circondano, che mi hanno voluto bene e alle quali io vorrò bene sempre, comunque e ovunque andrò finito questo, chiamamolo così, permesso speciale.
“Prima di andare” dice improvvisamente il vecchio “ci sarebbe una cosa che dovrei farti vedere…te la senti ?”.
“Una cosa da farmi vedere ? Beh, vediamola, mi ha messo curiosità” rispondo tutta allegra dopo essermi calmata. Lui tende una mano verso di me e io mi sento riempita di nuova energia, è una stupenda sensazione. “Cosa mi ha fatto ?”.
“Ti ho donato il potere che avresti acquisito se solo fossi vissuta un po’ di più. Prova a concentrarti” risponde in tono professionale.
Eseguo prontamente e comincio a fluttuare per la stanza, è bellissimo, avrei avuto il potere di volare…già, avrei, un maledetto condizionale che sottolinea come questa sia solo l’illusione di un istante. Atterro lieve e delusa.
Yer si accomiata velocemente, d’altronde uno di Loro non ha un minuto libero sull’agenda, e rimaniamo noi 4. Leo, che si sente un po’ d’impiccio, nonostante le mie vibranti proteste se ne va lasciandoci sole.
“E così sono passati ben 2 mesi. Già normalmente vi saranno successe un sacco di cose, ma a 2 streghe ne saranno capitate di tutti i colori” esordisco con il tono più triste che trovo.
“Sì, non ti puoi nemmeno immaginare quante ce ne sono successe” conferma Piper, rendendo manifesta, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, la sua insofferenza verso la magia…mi torna alla mente quanto Cryto, dopo la trappola tesaci da zia Gail, ci rubò i poteri e lei esitò nel cercare di riaverli indietro. Flash di ricordi attraversano come saette la mia mente, rendendo ancora più amaro ciò che mi è capitato oggi, soprattutto nel caso in cui nell’altro mondo non mi ricorderò di tutto questo. “E camera mia ? Io mi ricordavo di averla lasciata in disordine, ed invece era come nuova”.
Loro due abbozzano un sorriso e rispondono : “Beh, non ci pareva il caso di lasciare tutto sottosopra. La camera in ordine era più sopportabile da vedere, avremmo sicuramente sofferto di meno entrandoci che se non fosse rimasta nel macello in cui l’avevi lasciata. Non volevamo ricordarti allegra e spensierata e fare il confronto fra quei giorni felici e l’oggi”.
“Ok, adesso basta parlare di me. A proposito, questa come te la sei fatta ?” chiedo preoccupata a Piper toccandole la cicatrice.
“Questa ? Oh niente, è una ferita di guerra infertami dagli indiani Sioux”.
“Avanti, ti pare il caso di scherzare ?” la rimprovera Prue con una leggera gomitata.
“Sì, hai ragione. Che vuoi che ti dica, c’era uno stregone con le unghie particolarmente affilate e nel tentativo di sgozzarmi mi ha lasciato questo simpatico ricordino” risponde con un espressione vaga. Non ce n’è motivo, ma mi sento terribilmente in colpa per quanto le è successo. Se solo non fossi morta si sarebbe potuto evitare.
“Comunque lei non è l’unica ad avere su di sé il segno delle precedenti battaglie” puntualizza Prue, e si capisce chiaramente che sta per darmi un’altra brutta notizia. Mi piazza le mani aperte a palmo a pochi centimetri dalla faccia e mi lascia lì ad osservare le 10 dita…ehi, aspetta un secondo, non sono 10, ne manca una.
“Prueeeeeeeeeeee, sei senza un dito !”.
“Incredibile, sa anche contare” tenta di sdrammatizzare la diretta interessata, ma è un tentativo isolato come un’oasi in mezzo al deserto.
“Ma, ma, ma…com’è…”.
“Com’è stato possibile ? Semplice, un demone che padroneggiava il fuoco, Alastor mi pare che si chiamasse…giusto Piper ?”.
“Sì, come potrei dimenticarmelo ? Si chiamava proprio Alastor”.
“Vabbè, non me ne frega niente di come si chiamava, voglio sapere come ha potuto farti quell’orrore lì”.
“Mi ha bruciacchiato il dolce ditino e me l’hanno dovuto amputare…un dolore terribile, la peggior esperienza della mia carriera di strega”. Di nuovo il rimorso di non esserci quando avevano bisogno di me fa sentire prepotente la propria voce, d’accordo che ero indisponibile, però…
“Sai, ci voleva il potere del Trio per sconfiggerlo…” aggiunge Piper con quel suo tono sarcastico che tanto mi faceva divertire.
Come ci voleva il potere del Trio ? “E allora come avete fatto se io non c’ero ?”.
“Ci ha aiutato la nonna. Per fortuna Loro ti hanno concesso una dispensa, e nel caso di demoni in cui servirà di nuovo il potere del Trio potrai aiutarci, anche se nei panni di fantasma…non ricordi neanche questo ?”.
Ma allora è proprio scema ! “Come potrei ricordarmelo se fino a 15 minuti fa pensavo di essere ancora viva ?”.
“Ops…scusa, non volevo”.
“Tranquilla, non è successo nulla. E adesso venite qua sorellone, voglio un bell’abbraccio come ai vecchi tempi”. Loro non se lo fanno ripetere due volte e si avvinghiano a me prendendomi una a destra e l’altra a sinistra…ricordo con malinconia anche questo, quando una di noi 3 aveva bisogno di essere consolata le altre 2 le prendevano il collo con un braccio lasciandola in mezzo all’amorevole stretta. Quando siamo di nuovo libere è l’amarezza il sentimento che domina in me, amarezza per ciò che poteva essere e non è stato a causa della mia prematura dipartita. Sono talmente triste che, se mi dessero 100 dollari per ogni chilo del terribile sentimento che provo, sarei l’anima più ricca del Paradiso…perché spero che sia quello il posto dove sono finita 2 mesi fa e dove rifinirò fra poco. E a quanto vedo non sono l’unica ad essere depressa, perché anche Prue e Piper non hanno una bella cera. Si guardano con aria colpevole, come se dovessero dirmi qualcosa senza trovare il coraggio per farlo.
“Ehi, se c’è qualcosa che dovete comunicarmi fatelo, tanto peggio di così si muore” dico cercando di allentare la tensione e senza rendermi conto subito di aver fatto involontariamente una battuta idiota.
“Glielo do ?” chiede Piper a Prue, e quest’ultima fa cenno di sì con la testa. Allora estrae dall’abito che indossa un bigliettino, accuratamente ripiegato in 4, e me lo porge. Lo apro e lo leggo curiosa :

Per Phoebe  
Non so perché scrivo questo biglietto, è assurdo perché tu sei morta solo ieri e chissà quanto tempo mi ci vorrà per riprendermi del tutto dallo shock. Non lo leggerai mai, anche se inconsciamente io spero con tutte le mie forze che qualcuno riesca a fartelo avere, ovunque tu sia adesso. Devo dirti una cosa, una cosa che ti avrei rivelato di persona se solo non fossi mancata : ti amo Phoebe. Sì, ti amo pazzamente, disperatamente, devotamente, ho preso ad amarti dal primo momento che ti ho vista e continuerò ad amarti anche ora che tu non ci sei più.

Con affetto
Michael

E’ la goccia che fa traboccare il vaso…anch’io ti amo Michael, nei giorni precedenti alla mia morte ci ho pensato tantissimo e mi sono accorta che ti amavo con l’ingenuità con cui un bambino si affaccia al mondo per la prima volta. Sono disperata, avevo forse trovato il vero amore e mi è stato crudelmente strappato dalla Sorella che non guarda in faccia a nessuno, colpisce e prosegue con la vittima successiva.
“Lui è qui ?” chiedo in lacrime mentre alzo la testa dal foglio.
“Penso di sì” risponde pronta Piper.
“Io ne sono sicura, lui è qui” precisa Prue.
“Ci dispiace Phoebe, ci dispiace.” dicono entrambe “Non ti meritavi tutto questo, chiunque se lo meritava ma tu no”.
“Non fa niente, sono scherzi della vita. Non sapevate quanto crudele sa essere a volte ?” rispondo con una freddezza che non provo.
“Vuoi andare a parlargli ?”.
Meglio di no, sarebbe troppo turbato dal rivedermi.
“No, non vado, anche se la tentazione di andare è fortissima”.
“Oh povera piccola Phoebe” scoppia a piangere Piper, mentre Prue con uno sforzo sovraumano mantiene una parvenza di calma.
Di nuovo si sente la potente voce di Yer che annuncia : “Phoebe, è giunto il tuo momento…devi tornare qua”.
Come devo tornare ? Di già ? Ma io…
“Io speravo di poter stare ancora un po’ con le mie sorelle. Non si potrebbe fare un’eccezione, solo per stavolta ? La prego”.
Il suo tono diventa irritato mentre risponde : “No, è impossibile. Un morto in mezzo ai vivi è fuori da qualsiasi norma, sia del mondo celeste che di quello terrestre. Già la tua permanenza di oggi avrà provocato dei danni irreparabili al tessuto del continuum spazio-temporale, figurati se possiamo darti il permesso di rimanere ancora lì”.
Che bastardo ! E io che pensavo che si fosse un po’ ammorbidito per la mia penosa situazione.
“Ma posso concederti un’altra cosa. Sarai l’unica persona la cui memoria non verrà cancellata del tutto. Ricorderai per filo e per segno la tua vita precedente, così potrai imparare dagli errori già commessi. Contenta ?”.
Contenta ? Deve avere voglia di scherzare…ma di nuovo sull’impulsività del momento ha la meglio la lungimiranza, così invece di rifilargli un paio di improperi, peraltro meritatissimi dal mio punto di vista, faccio un po’ di lecchinaggio e fingo gratitudine.
“Avete sentito ? E’ tempo che vada…” dico sconsolata in direzione di Prue e Piper. Ci abbracciamo ancora, stringendoci il più forte possibile, poi le lascio andare ma prima di abbandonarle stampo sulla fronte di ognuna il bacio più caloroso e amorevole di cui sono capace. Non dimenticatemi mai, vi prego !
Sparisco in una nuvola di fumo e l’ultima cosa che vedo sono loro due che, tenendosi per mano, cercano di asciugarsi le lacrime che sgorgano prepotenti… vi voglio bene sorelline, e questo so che lo sapete.

E per fortuna che non sono rimasta ; nel locale comincia a risuonare…indovinate un po’…la voce di Jon Schaffer che annuncia giubilante : “Ed ora un piccolo regalino. Vi proponiamo `Electric funeral` dei Black Sabbath in una nostra versione”. Parte la musica e con lei le parole, sempre le stesse tetre e paurose parole : “Reflex in the sky, warn you, you’re gonna die…”.

 
Scritto dal "premiato" e "affaticato" Kaos


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