Streghe Italia Fan Fiction

IL RITORNO DI DRUSILLA


Riassunto: La nemica di Phoebe è tornata, e vuole vendetta… 

Iniziato il: 15 gennaio 2001
Finito il: 10 aprile 2001

Adatto a tutti  (un morto, quasi due...)

Disclaimer: il racconto è di proprietà del sito Streghe Italia; Streghe/Charmed è un marchio della WB Television e Spelling Entertainment, ed è usato senza permesso. Io non possiedo nessun personaggio, solo Dru e Sarah.


"Devi proprio partire?"
Thomas sorrise, e si voltò verso Phoebe, seduta su letto. Erano due settimane che gli faceva questa domanda, e anche se sapeva la risposta niente le impediva di continuare a fargliela.
"Non fare quell'aria triste. Due semestri passano in fretta."
"Non posso credere che l'unica università che ti possa offrire quel corso sia in Australia."
"È lontana, lo so, ma secondo te i telefoni cosa li hanno inventati a fare?"
"Non è la stessa cosa" rispose lei facendo il broncio.
"E le vacanze? Ritornerò qualche giorno a Natale. Devi giurarmi una cosa, però."
"Che cosa, Tommy?"
"Che sarà Piper a cucinare. Senza offesa amore, ma tu e i fornelli non avete…come definirlo…un rapporto idilliaco" disse lui smettendo di fare i bagagli e sedendosi a fianco a lei.
"Ma senti da che pulpito viene la predica!" s'imbronciò lei facendo finta di tirargli un pugno" Se non te lo insegnavamo noi, neanche un uovo al tegamino saresti stato in grado di cucinarti!"
Continuarono a beccarsi scherzosamente per un po', fino a quando Phoebe saltò in piedi ricordandosi di dover correre a vedere il risultato di un esame all'università e corse via come un lampo. 

Thomas allora aveva ripreso a fare i bagagli per andarsene, ma qualcuno suonò alla porta. Andò ad aprire con un brutto presentimento, e sperava con tutto il cuore che fosse Phoebe, ritornata indietro perché si era scordata qualcosa come al solito. Sbagliava. Davanti a lei c'era una sua vecchia conoscenza.
"Sakistos."
"Vattene, Drusilla."
"Andiamo" disse lei entrando in casa sua "È così che accogli una vecchia amica?"
"Amica? Che eufemismo per definire la donna che ha tentato di ammazzare me e la mia fidanzata…"
Drusilla neanche lo stava a sentire "È bello qui, ti tratti bene. Proprio come se fossi uno di loro. Stai anche aiutando la tua nuova amichetta e le sue sorelle a sterminarci come se fossi uno di loro."
"Ti ripeto il mio invito: vattene."
"Quanta fretta…Sai, questa città mi piace, penso proprio di stabilirmi qui. Tutte le persone a cui voglio bene vivono qui, ora che ci penso. Che combinazione."
"Fallo, e io…"
"Tu cosa? Mi uccidi? Mi sono informata, hai ricevuto una borsa di studio e starai via per molto, molto tempo. Che cosa mi impedisce a questo punto di fare il bello e il brutto tempo tra questa accozzaglia di esseri inferiori?"
A quel punto Thomas non ci vide più e sbatté Drusilla contro un muro "Non starò via per sempre, Dru, e qualsiasi cosa tu faccia te la renderò tre volte tanto al mio ritorno. Si trova sempre un modo. Non provocarmi, è un consiglio da amico."
Thomas la lasciò andare, e Drusilla senza neanche scomporsi si sistemò con una mano i lunghi e lucenti capelli neri e andò verso la porta. 
E in quel momento Thomas si svegliò. Era scivolato nel sonno senza neanche rendersene conto, appena Phoebe lo aveva lasciato.
"Che razza di incubo. Se non sapessi che Dru in questo momento viene torturata all'inferno…" 

Ma non era stato un incubo.
Era stata Drusilla.
Per quanto grave fosse stato il suo fallimento, non bisognava dimenticare che lei era la prediletta del suo Signore, e quest'ultimo non solo l'aveva perdonata ma le aveva dato l'incarico che una volta era stato di Tempus. Era diventata la sua assistente.
"Ditemi, mia cara, che cosa vi affligge?"
"Mio signore, credo ricorderete il traditore che avevate affidato nelle mie mani…"
"Non nominare quel nome Drusilla! Non risvegliare in me ricordi dei bei tempi andati."
"Domando perdono. Ma, vedete …"
"Parla. Scommetto che in tutto questo tempo hai pensato e ripensato al giusto modo di vendicarti."
Drusilla espose brevemente il piano che aveva architettato, e il suo capo rise di gusto.
"È questo che mi piace di te, Drusilla. Hai una mente diabolica e una sfrenata fantasia. Doti che Tempus non ha mai sfruttato appieno. Per questo le Halliwell lo hanno distrutto. Ora va, aspetterò tue notizie." 

Dru uscì dal castello di roccia vulcanica con un gran sorriso, e subito il suo servitore incappucciato senza nome le arrivò a fianco.
"Il Nostro Oscuro Signore ha approvato?"
"Dalla prima all'ultima parola."
"Vi auguro di riuscire a vendicarvi, Mia Signora."
"Ti ringrazio. Phoebe finirà in guai molto grossi, e Thomas...beh, lo vedrai. Posso dire di aver preso due piccioni con una fava…e con la piccola Sarah fanno tre. 

Ma in quel preciso istante Drusilla era l'ultimo pensiero di Sarah. La sua emergenza al momento era riuscire ad evitare che il solito stuolo di ragazzi commentasse come al solito la sua entrata all'università.
"Ehi, Connor, ma dove ti eri nascosta?"
"Lasciala stare Travis! Lo sai che deve fare molta strada per venire qui."
"E perché?"
"Sai com'è, dal Paradiso la strada è lunga!"
"Oh, Sarah Connor, quale gioia averti qui tra i comuni mortali!"
Che voglia di rispondergli da dove veniva veramente! Sarah si morse le labbra e benedisse il cielo che il prossimo semestre l'avrebbe passato all'estero. Trovata la bacheca con i risultati degli esami e annotato il solito voto altissimo nella sua agenda, si accorse che i suoi due persecutori, Jesse e Travis continuavano a fissarla sghignazzando. Ora si stavano avvicinando, e pur di non incontrarli Sarah prese la prima porta che trovò a portata di mano. La biblioteca.
Dopo essersi attirata gli sguardi malevoli del bibliotecario  e degli studenti che erano là per il modo in cui era entrata, Sarah si ricordò che doveva prendere un paio di libri in prestito e scomparve tra gli scaffali.
In quel momento Phoebe fece la sua apparizione in biblioteca. L'esame le era andato bene, ma non abbastanza da assicurarle di non toppare al prossimo, ed aveva deciso di mettersi a studiare di brutto. Erano talmente piene di libri tutte e due che si scontrarono davanti al banco del bibliotecario.
"Oh, scusami!" disse Phoebe aiutando Sarah a rialzarsi.
"No, scusami tu, non guardavo dove stavo andando."
Appena Phoebe guardò in faccia Sarah le scese un brivido lungo la schiena e se ne andò via come un fulmine. 
Sarah si domandò cosa mai fosse successo, e seguì Phoebe.
"Ehi, aspettami! Accidenti che fretta!"
"Sta lontana da me!" le disse Phoebe fermandosi di botto a parlare con lei.
"Ma che stai dicendo? Io e te non ci siamo mai viste!"
"Certo, in questa dimensione no. Ma all'inferno di sicuro. Non ti facevo di memoria così corta, Drusilla!"
"Drusilla?"
Sarah guardò Phoebe come se avesse appena visto un fantasma, e poi la trascinò dentro un'aula vuota.
"Prego, vacci piano con gli insulti! Chiunque mi abbia paragonato in qualunque modo a mia sorella non è mai sopravvissuto per raccontarlo." 
Phoebe sbiancò in faccia "Tua sorella?"
Sarah continuò "Già, per mia enorme sfortuna sono imparentata con lei. Mi presento, mi chiamo Sarah Connor e sono la pecora nera della mia famiglia demoniaca. "
"Piacere…"
"Ma tu com'è che sai della mia gemella?"
"Ho avuto un incontro con lei, l'anno scorso. Sei anche tu una demone, allora…
"Dai, non fare l'aria tanto sconvolta, guarda che non ho mai ammazzato nessuno. E da quando una strega mi ha maledetta credendomi mia sorella maggiore mi è doppiamente difficile! Che ti ha fatto la mia amatissima sorellina?"
"Sapessi…" le disse Phoebe prendendola sottobraccio e uscendo dall'edificio. 

Piper al P3 stava cominciando a diventare nervosa. Ma dove diavolo era finito l'arredatore che aveva chiamato?
"Mai fidarsi degli uomini!" esplose alla fine di venti minuti di marcia avanti e indietro per il locale.
"Pienamente d'accordo con lei" disse una donna, sulla scala del P3.
"Mi scusi…siamo chiusi."
"Lo so. Mi ha chiamato lei, ricorda? Sono Andrea Jones. L'arredatrice."
Arredatrice? Piper aveva voglia di nascondersi sotto il bancone "I-Io pensavo…"
"Lo so, il mio nome trae in inganno" sorrise Drusilla.
Piper la guardò scendere le scale: le scarpe, il vestito, come si era pettinata i capelli…cos'avrebbe dato per avere la sua classe!
Piper chiacchierò ignara di tutto con la demone per almeno un paio d'ore, e poi Andrea le disse che sarebbe ritornata il giorno dopo per definire gli ultimi dettagli. Ora aveva un altro appuntamento… 

In quel momento, Prue era all'agenzia, alle prese con delle foto. Doveva scegliere quelle da mandare al suo capo da circa un'ora, e non sapeva più dove sbattere la testa.
"Perché non mandi questa, al nostro Grande Fratello?" gli disse una ragazza apparsa dal niente, indicandole la foto che stava per rimettere giù.
"Ti conosco?"
"No, sono nuova. Mi hanno assunta da neanche…tre ore. Sono Jade, Jade Seaforth."
"Piacere, Prue Halliwell. Da quanto sei una fotografa?"
"Da neanche un anno. Sono una novellina alle prime armi."
"Grazie del consiglio, Jade. Credo che al Grande Frat…ehm, al signor Calwell piacerà molto."
Jade rise, e Prue uscì dalla stanza per consegnare l'immagine. Si sedette su una sedia, e alle spalle di lei comparve il servitore incappucciato "Non sospetta niente?"
"E come potrebbe? Non mi ha mai visto in faccia. Hai trovato mia sorella?" chiese Drusilla.
"Sì mia signora" rispose lui "Ora si fa chiamare Sarah Connor, e quando l'ho vista stava chiacchierando con Phoebe Halliwell."
"Non nominare quella ragazza in mia presenza!!"

"Aspetta, fammi capire bene. Tu e Sakistos…avete una storia? E io che pensavo che niente mi potesse stupire!" esclamò Sarah, dopo aver evitato per un soffio che l'aranciata che stava bevendo le andasse di traverso.
"Ora si chiama Thomas. Non lo sapevi? Eppure mi hai detto che tu e lui siete amici."
"Non sa dove sono andata a vivere dopo che sono stata buttata fuori a calci dalla corte infernale."
"A questo si rimedia. Forza, vieni con me, Thomas parte fra tre ore e scommetto che è già all'aeroporto" e prendendo Sarah per un braccio la trascinò via. 

Neanche a farlo apposta, erano capitate in un ingorgo sulla strada per l'aeroporto, e una volta arrivate dovettero battere il record di velocità per salutare il ragazzo, ad un passo dalla zona di imbarco.
"Thomas fermati!"
"Phoebe? Ma non avevamo deciso di…" poi si accorse della ragazza mora vicino a lei.
"Ma tu non sarai..."
"Esatto. Tanto che non ci si vede, eh vecchio mio?"
"Hai ragione Sarah. Dopo che sei stata cac…allontanata dalla corte la vita laggiù è diventata terribilmente noiosa."
"Era meglio il termine cacciata."
Con una scusa, Thomas aveva mandato Phoebe a prendere dei giornali per il viaggio, e così cominciò a parlare a quattr'occhi con Sarah.
 "Ora tua sorella ha molto potere. Fa quello che vuole là sotto."
"Perché, cosa faceva quando c'eravamo anche noi? Giocava a carte?"
"A proposito…non dirlo a Phoebe, non vorrei si spaventasse, ma ho sognato tua sorella."
"Cielo, che incubo! E cosa…?"
"Ha detto che sarebbe venuta qui quando io me ne sarei andato, e che avrebbe fatto il bello e il brutto tempo in città. Tu che ne pensi?"
"Penso che se è reale siamo in guai grossi. Molto, molto grossi. Siamo sulla sua lista nera, ricordatelo. Tutti e tre."
"Tu hai ancora qualcosa dei tuoi poteri?"
"Poco, ma con tutti i formulari di magia che ho letto sono comunque armata e pericolosa."
"Phoebe pensa di essere più forte di lei, se la storia si rivelasse vera io…"
"Non ti preoccupare, la terrò d'occhio. Se la sorellina pensa di mettere piede qui, sta' tranquillo che avrà un bel comitato di benvenuto da parte nostra!" 

Partito Thomas, Phoebe decise di uscire con Sarah quella sera, per distrarsi. Prima però passò ad avvisare Piper e Prue. 
"Sorelline ci siete?"
"Siamo qui!" urlò Piper dal piano di sopra.
"Spero tu abbia preparato qualcosa di buono per cena. Sono affamata!"
"Da quando sono la tua schiava?"
"Uhm…da quando sai cucinare?"
"Domanda stupida. Vieni a darmi una mano in cucina, se non è troppo disturbo."
In quel momento il telefono squillò. Era Andrea Jones, ovvero Drusilla, che le chiedeva di venire subito nel suo ufficio per discutere il nuovo colore delle pareti. Piper aveva guardato l'orologio e le aveva detto che era tardi, ma lei aveva insistito dicendole che era della massima importanza. Il giorno dopo doveva essere a Los Angeles, e quell'appuntamento era l'unica occasione che aveva di parlare ancora con lei. Dopo che Piper le disse che sarebbe corsa, Drusilla chiuse il cellulare e con le sue illusioni fece diventare un fatiscente palazzo in attesa di demolizione nell'ufficio alla moda di una valente arredatrice d'interni.
 "Come non detto, devo uscire. L'arredatrice mi deve parlare."
"A quest'ora?"
"Sì, lo so anch'io che è tardi, ma domani parte ed è l'unica occasione che ho di parlarle…"
"Beh, stasera non sono a casa neanch'io, vado da una amica."
"Phoebe, come pretendi di laurearti se stai fuori tutte le sere?"
"Non vado a divertirmi. Conoscendo Sarah, si finirà a parlare di scuola, e ne approfitterò perché è una vera secchiona."
"Sarah?"
"Sarah Connor. Non la conosci."
"Allora fila, lascio io un appunto a Prue."
Phoebe uscì di casa, e dieci minuti dopo fu seguita da Piper.
Il gioco era iniziato.
 

Mentre aspettava, Drusilla aveva composto il numero di Sarah, e fingendo la voce di Phoebe le aveva detto di correre immediatamente a quell'indirizzo perché Drusilla l'aveva attaccata e aveva bisogno d'aiuto. Appena finito, sentì Piper bussare alla porta.
"Entri pure signorina Halliwell. Mi dispiace per averla chiamata a quest'ora, ma mi sono accorta che ci eravamo proprio dimenticate di questo dettaglio quando abbiamo parlato stamattina…"
"Era sfuggito anche a me. La ringrazio di avermi avvertito subito."
"Ma le pare? Aspetti un minuto, vado a prendere il campionario dei colori."
"Mi piaceranno?"
"Da morire."
Piper guardò l'ufficio e poi guardò il panorama dalla grandissima finestra. Era tanto occupata a guardare la splendida vista che non si accorse del ritorno di Drusilla, che le si stava avvicinando alle spalle allungando le mani al suo collo. A quel punto Piper si girò, ma Drusilla fu più veloce di lei e prima che la strega riuscisse a bloccarla lei l'aveva già scagliata giù dal terzo piano. Facendo attenzione a non sporgersi troppo, si accertò che Piper non si muovesse e che Sarah fosse arrivata e avesse visto tutto. Solo allora chiamò la polizia dicendo che una donna, di nome Piper Halliwell, era caduta dal terzo piano spinta da una donna con i capelli scuri e vestita di rosso. Soddisfatta, sparì dalla scena del crimine… 

Sarah era corsa appena aveva ricevuto la telefonata, ma una volta lì non trovò traccia di Phoebe e della sorella. C'era una donna a terra, e si precipitò a soccorrerla, ma ormai sembrava troppo tardi. Stava per chiamare un'ambulanza, quando sentì una volante della polizia a sirene spiegate.
"Meno male…"
Ma il sorriso di sollievo di Sarah le morì sulle labbra appena si accorse che i poliziotti erano scesi dalla macchina con in mano le pistole.
"Ferma dove sei!"
"Ma cosa sta succedendo?"
Un'agente senza molte cerimonie la fece voltare e l'ammanettò. Un altro era arrivato e aveva cominciato a leggerle i suoi diritti.
"Lei è in arresto per l'omicidio di Piper Halliwell. Ha il diritto di non parlare, altrimenti qualsiasi cosa dirà sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto ad un avvocato, se non può permetterselo gliene verrà affidato uno d'ufficio. Ha compreso i suoi diritti, signorina?
Sarah li guardò come imbambolata, e senza riuscire a opporsi lasciò che gli agenti la portassero alla centrale.
Quando la strada ritornò deserta, Drusilla ricomparve nel punto, ora vuoto, dove aveva scaraventato Piper "E una."

Prue quella sera aveva appena terminato un servizio fotografico e si era attardata per aspettare che le foto fossero sviluppate. Jade Seaforth le era apparsa alle spalle, e le aveva chiesto aiuto per un servizio che  avrebbe dovuto fare il mattino successivo in un palazzo vicino a dove si trovavano adesso.
"Allora Jade, dov'è il problema?" chiese Prue una volta entrata con lei nell'atrio.
"È un servizio di moda, e detto tra noi è il primo che faccio. Non voglio fare errori."
"Neanch'io ho tutta questa esperienza, ma chiedi pure."
"Andiamo sulla scalinata del salone, così ti faccio vedere."
Una volta in cima alle scale, Jade le espose il suo progetto "Guarda, pensavo di fare delle foto in quell'angolo vicino alle piante, e poi dall'altra parte, con la città sullo sfondo. Mentre per i vestiti più belli pensavo a delle foto qui sulla scalinata."
"Magnifica idea! Ma non sarà un po' troppo ripida?"
"Dici?"
"Guarda Jade" le spiegò Prue "Se qualcuno cade da qui deve pregare il Cielo di non rompersi qualcosa!"
"Ad esempio la testa?" e la spinse giù con ambo le mani. 
E dopo aver eliminato anche l'ultima delle sorelle di Phoebe, chiamò la ragazza fingendosi Prue per farla accorrere, e poi la polizia. Fingendo una voce sconvolta disse di aver per caso assistito ad un litigio furioso tra le due sorelle Halliwell e che Phoebe aveva buttato la sorella maggiore giù dalle scale.

Phoebe intanto, a casa di Sarah, si era quasi addormentata aspettando l'amica. All'improvviso, il suono del suo cellulare la svegliò. Ancora mezza addormentata, sentì la voce sconvolta di Prue dall'altro capo del filo parlare sconnessamente al riguardo di qualcosa di molto pericoloso. Questo era bastato a svegliarla del tutto, e a farla correre all'indirizzo che aveva avuto al telefono.

Il palazzo era buio, illuminato solo a scatti dai fari delle automobili che sfrecciavano fuori. Durante uno di quei momenti di luce, Phoebe si accorse della sorella, ai piedi della scalinata.
Era corsa da lei, aveva cercato di farle riprendere i sensi, ma la posizione innaturale del collo le aveva fatto comprendere che questo purtroppo non sarebbe mai successo.
"E due."
Phoebe con gli occhi pieni di lacrime si voltò verso la cima della scala, per vedere chi avesse parlato.
"Ciao Phoebe. Scusa se ho tardato tanto, ma ero troppo impegnata a non farmi togliere per colpa tua quello per cui avevo lottato una vita."
"Sei stata tu…"
"Sì, lo ammetto. Spero non ti dispiaccia, ho appena chiamato la polizia dandoti tutta la colpa."
E in quel momento si sentirono le sirene di due volanti fermarsi davanti al palazzo.
"Adoro la polizia di questa città" disse mentre scompariva "Puntuale come un orologio svizzero."

"Signorina Connor, è inutile che menta. Sono state trovate le sue impronte digitali sul cadavere, e la telefonata indicava una ragazza dai capelli scuri e vestita di rosso. Lei!" urlava l'ispettore Callaghan a Sarah, che continuava a professare la sua innocenza, e il fatto di essere completamente estranea alla vicenda.
"Ma io ho ricevuto una telefonata di una mia amica, che mi diceva di andare là!"
"Proprio nella zona malfamata della città? E mi dica, che genere di amicizie frequenta?"
"La mia amica si chiama Phoebe Halliwell, e…"
"Phoebe Halliwell?"
"Sì."
"Sapeva che è la sorella della vittima?" le domandò l'ispettore, poi il telefono squillò e dovette rispondere.
"Come? Un altro omicidio? Un attimo che scrivo il nome…Stai scherzando? No, è che c'è stata un'altra giovane donna uccisa di nome Halliwell…Porta la sospettata qui, lei e la Connor si faranno compagnia."
"Halliwell? Non sarà…"
"La sua amica Phoebe sta bene, sta arrivando qui…"
"Bene."
"…In stato di arresto per l'omicidio della sorella, Prue Halliwell. Ora la prego di seguire l'agente Wilson, che la porterà in cella. Meglio che ci si abitui, perché lei e Phoebe ci rimarrete per molto, molto tempo…"

Phoebe e Sarah erano in cella ormai da ore, e nessuno si era ancora fatto vedere.
"Non posso credere che mia sorella mi odi fino a questo punto."
"Piccola correzione..."
"Hai ragione. Non posso credere che mia sorella CI odi fino a questo punto."
"E non hai ancora visto niente sorellina."
Drusilla era comparsa nel corridoio del carcere, e in quel silenzio si udivano solo i suoi passi e il fruscio del suo vestito nero.
"Quale gioia che tu sia scesa qui in questa valle di lacrime…" commentò sarcasticamente Phoebe quando la demone le passo davanti alla cella.
"Tra i comuni mortali…" continuò Sarah.
"Il sarcasmo è la difesa di una mente debole, ragazze" disse loro Drusilla, continuando a passeggiare avanti e indietro.
"La verità fa male, vero Phoebe?"
"Non sai quanto, Sarah."
"Che spiritose. Ma credo che ora non riderete più…"
Improvvisamente, non erano più in cella, ma su una scogliera a picco sull'Oceano Pacifico. Era da poco spuntato il sole. Un ragazzo stava tornando alla sua macchina, dopo aver piegato il sacco a pelo, dove un altro amico lo stava aspettando. Una faccia che Phoebe e Sarah conoscevano bene.
"Sarah…è Thomas!"
Era proprio il ragazzo di Phoebe. Avevano visto i due ragazzi salire in macchina, prendere la strada.
"Guidano troppo veloci…per due ragazzi in una macchina con i freni rotti" ghignò Drusilla.
"Cosa?"
"Guarda e vedrai…"
Come in un sogno, osservarono il ragazzo e il suo amico guidare per un tratto, arrivare ad una curva vicina ad uno strapiombo, perdere il controllo della macchina. Li sentirono gridare, mentre l'auto precipitava in mare, poi più nulla.
Subito dopo le due ragazze si ritrovarono in cella, sconvolte. Sarah si era lasciata scivolare contro il muro, singhiozzando con la testa appoggiata sulle ginocchia, mentre Phoebe stringeva con forza le sbarre della cella, lottando per non dare alla sua nemica la soddisfazione di vedere le lacrime che, prigioniere nei suoi occhi, lottavano per uscire.
"E tre. Bene, avevo fatto i conti giusti. Ma ho ancora una cosa da fare. Phoebe, sai qual è la pena per omicidio volontario? E tu sorellina?"
"Prigione a vita, oppure…"
"Oppure la pena di morte. Ma c'è un modo per evitarvi questa cosa. Volete saperne di più?" domandò fingendo lo sguardo più innocente del mondo.
"Parla."
"Vedi, Phoebe, c'è una cosa che ho sempre desiderato. Si chiama Gemma d'Aramur, ed è un talismano che conferisce grande forza a chi lo possiede. Portamelo, e io vi lascio andare. Le accuse cadranno, e tutto tornerà come prima."
"Tutto?"
"Tutto" sussurrò Drusilla sorridendo, il suo viso a qualche centimetro da quello di Phoebe.
Sarah iniziò a ridacchiare, asciugandosi le lacrime e alzandosi in piedi "E pretendi davvero che ti creda? I morti sono morti, tu non hai il potere di cambiare le cose, non importa i talismani di cui ti potresti impossessare!"
Per quanto male le facesse ammetterlo, Sarah aveva ragione, e il rifiuto di Phoebe mandò in bestia Drusilla che si era materializzata alle spalle della sorella, con un pugnale puntato alla gola di Sarah.
"Ora provo a spiegarmi meglio. Non accetto un no come risposta, e questo farai meglio a tenerlo a mente…sempre se non vuoi che mia sorella ne faccia le spese" disse  premendo  la punta dell'arma contro il collo della ragazza, tingendola di rosso " La Gemma d'Aramur è antica quanto il mondo stesso, ma è inarrivabile per i demoni, persino per il mio Oscuro Signore. Solo le streghe buone e gli angeli bianchi possono impadronirsene. C'è solo un dettaglio: è scomparsa da almeno cinque secoli. Ti sfido, Phoebe Halliwell: se entro la prossima Luna piena troverai l'anello con incastonata la pietra, tutto quello che è successo a te e Sarah tornerà a posto, e a dispetto di quello che pensa Sarah. Fallisci, e avrai mia sorella sulla coscienza. Senza contare il fatto che morirai anche tu, dopo."
"La prossima luna piena? Ma è fra due giorni!"
"Motivo in più per sbrigarsi. Buona fortuna, ragazzina" le disse Drusilla facendola uscire dalla cella, "Ne avrai bisogno."
Appena Phoebe scomparve nel corridoio attiguo, Drusilla prese le sembianze dell'agente Wilson e diede subito l'allarme.
"Solo per evitare di renderle le cose troppo semplici" si giustificò riprendendo  il suo aspetto e sedendosi su di una sedia, di fronte alla cella di sua sorella.
"Solo due giorni di tempo, la polizia alle calcagna…Non ce la farà mai. Ma a te non interessa, vero? L'anello è solo una scusa."
"La prima lezione che ho imparato lavorando con il mio Signore, e osservandolo destreggiarsi con la Triade, è questa: combatti le battaglie che sei sicura di vincere. Tu e lei morirete in ogni caso, ma nella remota possibilità che lei riesca a trovare l'anello ci guadagnerò anche qualcosa."
"Faccio fatica a credere che nelle mie vene scorra il tuo stesso sangue."
"Credimi, anch'io."

Phoebe intanto, fingendo di essere una visitatrice, era riuscita ad arrivare verso la zona degli uffici. Si mise gli occhiali, e sciolse i capelli. Non era il massimo come travestimento, ma al momento poteva servire allo scopo. Afferrò una bracciata di pratiche da una sedia, e si diresse verso la macchina fotocopiatrice, accanto alla porta. Quando fu certa che nessuno l'avesse notata, prese la porta e uscì usando le scale antincendio. Per sua fortuna, un secondo prima che il vero Wilson e Callaghan entrassero come due furie, urlando che la Halliwell era scomparsa come per magia! Phoebe saltò giù prima ancora che la scala toccasse terra, e iniziò a correre. A casa non poteva tornare, era il primo posto dove avrebbero guardato appena la sua fuga, e tutti i suoi amici erano a quel seminario a Boston. Avrebbe dovuto farcela da sola, ma come? Non sapeva neanche da che parte cominciare.
Si era fermata un momento a prendere fiato, appoggiandosi ad un muro con la mano, e in quel preciso istante qualcuno la afferrò alle spalle e la fece scomparire insieme a lui.
Phoebe si era risvegliata in una stanza d'ospedale, seduta su una sedia. Si guardò intorno, ma né l'ospedale né la vista fuori dalla finestra le dicevano niente. Poi la sua attenzione fu attirata dalla paziente in stato di coma che riposava nel letto, accanto a lei. Piper.
"Mio Dio…"
"Phoebe, sei proprio tu?"
La ragazza si era voltata a guardare chi avesse parlato, e si trovò davanti Leo, appena entrato dalla porta. L'uomo l'abbracciò forte, domandandole se stava bene.
"Sì, per il momento. Una demone mi ha fatto incolpare dell'omicidio di Prue, e perché tutto torni come prima ha posto come condizione che io trovi un talismano."
"Sì, ho saputo di Drusilla e della Gemma d'Aramur. Ma c'è una cosa che devi sapere. Non sono più un angelo bianco."
"Cos'è successo?"
"Piper era morta, ma io…insomma, sono arrivato prima del medico legale, e ho cercato di riportarla in vita, ma i miei superiori mi hanno scoperto prima che riuscissi a farle prendere conoscenza. L'unica cosa che mi hanno concesso è stata quella di nasconderla qui, poi mi hanno sollevato dall'incarico e tolto i poteri."
"Drusilla la troverà, io…"
"Cercherebbe una single di nome Piper Halliwell, non…non una donna sposata di nome Piper Wyatt."
"Ah…bella pensata."
"Questo forse ti servirà" disse l'uomo mettendole in mano il Libro delle Ombre.
Phoebe al colmo della gioia abbracciò stretto l'ex angelo bianco, e si sedette vicino alla sorella, prendendole la mano.
"Lo so che puoi sentirmi. Cerca di tener duro, Piper, chiaro? Non voglio perdere anche te. Te lo prometto, risolverò tutta la faccenda."

Phoebe era uscita dall'ospedale, e evitando le strade principali si era nascosta nei bassifondi della città, in un palazzo abbandonato da tempo. Aveva cominciato a consultare il testo, ma niente.
"Proprio brutto non sapere dove sbattere la testa, eh?"
"Chi ha parlato?"
"Io" disse un giovane dai capelli castani, entrando nella stanza diroccata. Si guardò intorno per qualche istante, poi le domandò se aveva intenzione di farlo ancora per molto.
"Fare cosa?"
"Nasconderti come una criminale, Phoebe. Non lo sei, ricordi?"
"Peccato non lo sappia nessuno…Ehi! Come lo sai? E come sai il mio nome?"
"Al momento non ha importanza."
"Al momento ne ha eccome, se permetti. Cosa mi dice che tu non sia un demone?"
"Niente. Ma posso aiutarti contro Drusilla. Allora, vediamo se me la ricordo…ah, sì. Demone con spiccate doti illusorie, estremamente vendicativa, ha una sorella gemella che tu per altro già conosci, e non so se lo sai, ti ammazzerà sia che tu trovi il talismano o che non lo trovi."
"Abbiamo un'amica in comune, a quanto pare. Allora, vuoi fare lo sputasentenze o mi vuoi aiutare?"
"Mi hai ascoltato un solo secondo quando parlavo?"
"Aiutami a trovare l'anello. Poi ti dirò cosa ho in mente."

Avevano guidato a turno per tutta la notte, fino ad arrivare ad un monastero che sorgeva poco distante dal confine, in Messico. Il sole era appena sorto, e striava di luce le mura bianche dell'edificio, unica costruzione in mezzo al deserto.
Phoebe e il suo misterioso e taciturno amico, che aveva scoperto si chiamava Michael, scesero dall'auto e si avvicinarono alla porta. Phoebe bussò, e un monaco anziano venne ad aprirle.
"Ti stavamo aspettando, Phoebe Halliwell."
Il monaco la condusse attraverso una serie interminabile di scale fino ad una stanza nei sotterranei. Non c'erano finestre, ma tutta la stanza risplendeva di luce abbagliante. Quando gli occhi di Phoebe si abituarono alla luce, si accorse che al centro della stanza c'era un pilastro, con sopra l'anello. Era da lì che proveniva la luce, e lo specchio d'acqua che lo circondava aumentava il riverbero. Avvicinandosi da sola all'anello, tese la mano per prenderlo. Emetteva una forza incredibile, quasi concreta, e anche se ne era spaventata lo prese in mano per osservarlo. Erano tre fili d'oro intrecciati, che sostenevano una pietra che mutava colore ad ogni instante. Quasi non le sembrava possibile che tutta l'energia che aveva sentito venisse da quell'oggetto così piccolo e insignificante.
"L'anello ti ha accettato come proprietaria. Ora noi e questo posto non abbiamo più ragione di esistere" disse il monaco dissolvendosi nell'aria, insieme alla costruzione.
Phoebe e Michael si ritrovarono in mezzo al deserto. La ragazza riguardò al suo dito l'anello, e sorrise "Ora ho qualche possibilità di…" ma una forza improvvisa la gettò violentemente a terra prima che finisse.

"Grazie, tesoro. Ora ti dispiace darmi l'anello? I patti sono questi…"
"Va all'Inferno, Drusilla."
"Sì, ci tornerò tra non molto" disse gettandola con un colpo di magia contro la macchina dei due ragazzi. Approfittando del momento di stordimento, le sfilò l'anello e lo tenne in mano per ammirarlo.
"Finalmente sei mio" e lo infilò al dito. La gemma subito diventò nera e lucente, e la demone sentì i suoi poteri crescere in un istante. Messo al tappeto Michael con un colpo secco alla testa, si dedicò a Phoebe. Quanto aveva aspettato quel momento.
"Sai, non c'è gusto a prendersela con una che ora quasi non sta in piedi" le disse mentre la colpiva per l'ennesima volta, facendola sbattere violentemente contro delle rocce.
"Sbagliavo, è ancora divertente. Specialmente perché lo sto facendo con il potere della tua adorata sorellina."
"Ancora per poco!" esclamò Michael lanciandosi addosso alla demone e cercando di sfilarle l'anello. Il ragazzo le aveva bloccato i polsi, rendendole impossibile utilizzare il potere di muovere gli oggetti che controllava con le mani, ed era quasi riuscito a toglierle l'anello quando Drusilla si liberò con un calcio ben assestato allo stomaco di lui.
"Misero mortale! Cosa credevi di fare?" esclamò rialzandosi in piedi, e levando la mano per colpirlo.
"Ma perché disturbarsi? Tanto morirai comunque, e dopo di lei" disse dissolvendosi nel nulla.
"Michael, mio Dio, stai bene?" disse Phoebe inginocchiandosi vicino al ragazzo e aiutandolo a rialzarsi
"Sono vivo, quindi la risposta dovrebbe essere sì."
"Maledizione, si è presa l'anello. E ora? Non lascerà mai andare Sarah."
"Io dico che lo farà…" e sorridendo nonostante il dolore gli mostrò cosa stringeva in mano. La Gemma d'Aramur, fuori dall'anello dov'era incastonata "Ho sostituito la pietra vera con una fasulla. E non credo che la cosa le farà molto piacere..."

Drusilla, seduta nel suo ufficio con i piedi sulla scrivania e un bicchiere di Chianti in mano, stava gongolando. Al suo dito c'era il talismano, Sarah sarebbe morta per mano sua, Phoebe processata e condannata a morte, aveva all'attivo due Halliwell morte…Sì, la vita era proprio meravigliosa. Riguardò ancora una volta l'anello, e il suo sorriso si spense. Non era la stessa gemma di poco prima, qualcuno l'aveva sostituita con un falso. Ma quando? Quando qualcuno le si era avvicinato tanto? Poi le tornò in mente l'amico di Phoebe.
"Maledetto bastardo…"sussurrò a denti stretti cercando di dominare la sua ira.
"Non sta bene che una donna come te usi certe espressioni…"
"Conosco questa voce. Fatti vedere Belthazor."
L'uomo le comparve davanti nella sua forma mortale "Mi chiamo Cole, ora."
"Ti hanno spedito a sorvegliarmi?"
"Con i risultati che hai ottenuto l'ultima volta, sarebbe il minimo. La Triade avrebbe dovuto eliminarti, dopo che ti sei fatta scappare Phoebe e Sakistos da sotto il naso."
"Ma sono ancora qui. E ho eliminato due delle tre streghe. Tu dov'eri, mentre facevo il tuo lavoro?"
"Avevo chiesto esplicitamente di non avere intromissioni!"
"E io che pensavo di farti un favore. Dovevo vendicarmi di una delle tre, e ho pensato di fare un piacere al mondo togliendo di mezzo anche le altre due. Non mi hanno detto del tuo incarico, o forse te l'hanno tolto e non lo sapevi…"
"Una cosa che TU non sai di sicuro è che solo una delle Halliwell è morta. L'altra è ancora viva, in coma, ma viva, e lo sapresti se avessi provato a bloccare qualcuno."

"Non è possibile."
"Il suo angelo bianco l'ha salvata in extremis, Dru. Tu dov'eri?"
"Accidenti a loro, ma non hanno niente di meglio da fare?"
"Drusilla, le Halliwell sono affar mio. Occupati solo di tua sorella Lilandra, e dell'anello, sempre che tu riesca a riprendertelo. In caso di fallimento, sai bene cosa ti aspetta."
Drusilla lo guardò scomparire, e frantumò il bicchiere con la mano. Non gli avrebbe dato questa soddisfazione, avrebbe avuto l'anello e le Halliwell morte. E così una era sopravvissuta? Bene, non lo sarebbe stata ancora per molto. Belthazor prima di andarsene le aveva lasciato un biglietto, con su scritto il luogo dove Piper si trovava, e si materializzò all'istante nella sua stanza di ospedale. Leo non aveva neanche avuto il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, che Drusilla lo aveva già gettato contro un muro facendogli sbattere la testa e perdere i sensi.
Quell'angelo bianco era un povero illuso. A meno che non avvenisse un miracolo, quella patetica creatura che giaceva nel letto di fronte a lei sarebbe morta di certo. La debole scintilla di vita che Leo era riuscito a instillare in lei si stava lentamente spegnando.
"Dio, come ti sei ridotta. Sei più morta che altro, non penso ti dispiaccia se ti levo di mezzo e pongo fine alle tue sofferenze terrene" disse afferrando un cuscino che era ai piedi del letto e avvicinandosi "Non ce l'ho con te, davvero, ma capirai anche tu che sei un ostacolo sulla mia strada. Cercherò di non andarci troppo pesante…"

Nello stesso istante, Michael e Phoebe erano arrivati al palazzo dove Drusilla viveva, e non appena la ragazza ci mise piede le arrivò una premonizione di Drusilla che soffocava Piper con un cuscino e di Leo sbattuto contro una parete dalla demone perché non le desse fastidio.
"Ucciderà mia sorella…aiutami, deve avere in giro quel che serve per gli incantesimi."
"Che vuoi fare?"
"Voglio che mi venga a cercare" disse al ragazzo mentre sfogliava il Libro delle Ombre alla ricerca di un incantesimo adatto.

Drusilla…

Drusilla sollevò la testa e si bloccò un secondo prima di premere il cuscino sulla faccia di Piper, guardandosi intorno. Chi l'aveva chiamata?

Come un ricordo si lega alla memoria
Così la mia voce si leghi alla tua mente e ti perseguiti…

Il cuscino le cadde di mano, e iniziò a stringersi la testa tra le mani in preda a delle fitte strazianti. La voce di Phoebe le rimbombava nella testa, e continuava a ripetere all'infinito vieni da me, vieni da me…

Che tu non possa aver pace fino a quando non mi avrai trovata.

D'improvviso le fitte cessarono, e Drusilla si ritrovò a terra ansimando e cercando di riprendersi, prima che il dolore riprendesse. La gemma aveva accresciuto di molto i poteri di quella strega se addirittura era riuscita a sentirla mente pronunciava l'incantesimo. Ok, voleva giocare? L'avrebbe accontentata.
Era apparsa davanti a Phoebe, furente "Finiamola."
"Quanto sono d'accordo, Dru" esclamò Phoebe mentre assumeva una posizione di difesa.
Drusilla scoppiò a ridere "E hai intenzione di combattere così? E io che pensavo di dovermi sforzare…"
Smise di ridere all'istante quando si accorse che Phoebe aveva in mano la gemma. La tenne nel palmo, per fargliela vedere, e poi la appoggiò sullo schedario che aveva alla sua sinistra "Chi sopravvive se la prenderà."
"E perché no" le rispose lanciandole una spada "Forza, vediamo quanto reggi."

Phoebe afferrò l'arma giusto in tempo per parare il primo colpo della demone, seguito da un altro e un altro ancora. Attaccarla le era impossibile, era troppo veloce ed era ovvio che era la cosa che sapeva fare meglio. Le tolse la spada di mano e la gettò a terra dopo solo qualche minuto, fissandola con uno sguardo annoiato.
"Era ora…"esclamò mentre si dirigeva verso lo schedario a prendere la gemma, sempre tenendo la punta della spada contro il collo di Phoebe. Dopo aver incastonato la pietra nell'anello, fece scomparire la spada e si mise esattamente davanti a lei.
"Voglio darti una possibilità di scelta. Ora ti uccido, su questo niente da dire, ma lascio a te decidere se vuoi una cosa veloce o se preferisci implorarmi un po'…" e andò ad appoggiarsi alla sua scrivania, senza accorgersi di essere entrata nella trappola di Phoebe, la stessa che Prue aveva ideato per proteggere il Libro delle Ombre da Belthazor. Quando Drusilla notò i cristalli, ormai le scariche di energia l'avevano già colpita. Phoebe rimase ad osservare la scena per un po', gustandosi la vendetta per quanto la demone aveva fatto a Prue e a Thomas, e poi scostò uno dei cristalli interrompendo il campo di forza. Drusilla cadde in ginocchio, e incontrò lo sguardo di Phoebe.
"Questo me l'ha insegnato Prue. Un'altra volta?" le disse con tono sarcastico mentre la sua mano già si stava allungando sul cristallo.
Eh no, non ora che sono così vicina ad ottenere tutto quello per cui ho lottato. Quella ragazzina mortale non riuscirà a eliminarmi, pensò Drusilla mentre nella mano si era già materializzata una bolla di luce azzurra.
"Ingegnoso, lo ammetto. Ma vediamo se il campo di forza regge questo!"
Quello che capitò nei cinque secondi successivi aveva dell'incredibile.
Phoebe, come pietrificata, aveva osservato la bolla crescere e staccarsi dalla mano di Drusilla, diretta a lei, e solo allora aveva cercato di spostare il cristallo rendendosi conto che non avrebbe fatto in tempo. D'improvviso, sentì come due mani che la spinsero con forza a terra, giusto in tempo per evitare che finisse abbrustolita. Drusilla, alzatasi in piedi, aveva cercato di colpirla ancora, ma a quel punto dal cerchio scaturirono delle fiamme che l'avvolsero completamente, e lasciando al suo posto fumo, cenere, e la Gemma d'Aramur.

"Allora, signor Angelo Bianco, che ne dici di spiegarmi qualcosa?" esclamò Phoebe ad alta voce, girando per la stanza.
"Come l'hai scoperto?" esclamò Michael, materializzandosi vicino alla finestra.
"Drusilla mi aveva detto che solo le forze del bene potevano accedere al monastero: streghe, angeli bianchi…non aveva menzionato i mortali. E tra l'altro, mi hai anche salvato da un paio di ustioni di terzo grado…"
"Touchè. Dopo che Leo ha disubbidito ed è stato privato dei suoi poteri e dell'incarico, gli Anziani mi hanno convocato e mi hanno detto che una delle streghe che avrei dovuto osservare era nei guai. E così mi hai incontrato."
"Piper si risveglierà dal coma? Drusilla aveva detto…"
"Si è già svegliata. Quando sono sparito sono andato da lei. Ti aspetta a casa con Leo."
"E Sarah?"
"È stata rilasciata con molte scuse."
"E come?"
"Non me l'hanno voluto dire. Ma mi hanno fatto sapere che solo tu, tua sorella Piper e Sarah ricorderete tutto."
"Invece Prue è…"
"Mi dispiace per tua sorella, ma era destino che fosse così…" e si fermò di scatto, guardando il cielo. Lo stavano chiamando.
"Vai, è meglio. Ora vado a casa da Piper."
Phoebe lo guardò dissolversi, e poi ritornò subito a casa. Appena entrata, si precipitò su per le scale, diretta nella sua stanza. Quando la vide a letto viva e vegeta, anche se ancora un po' indebolita, corse ad abbracciarla, strappandole un gemito di dolore.
"Fa piano, Phoebe! Ho un ancora paio di costole incrinate, oltre al resto."
"Scusami. Pensavo che Michael…"
"Michael mi ha fatto risvegliare, ma il resto dipende da me. Tu come stai?"
"Ora sto bene. Leo, tu lo sapevi? Dimmi solo sì o no."
"Ehm…avevo qualche sospetto. Michael vi ha tenuto d'occhio quando io ero lontano, e quindi era l'angelo che più aveva il diritto di sostituirmi definitivamente" le ripose l'uomo, seduto sulla sponda del letto.

Era passato un mese da quella brutta avventura, e le cose erano quasi tornate alla normalità. Piper si era appena ristabilita del tutto, e fino a quel momento Phoebe aveva dovuto sgobbare come una matta, dividendosi tra la casa, l'università e il P3. Quasi non ricordava più la faccia del suo ragazzo e dei suoi amici. E sentiva che aveva scordato qualcosa di importante, ma non sapeva proprio cosa…

Sarah guardò sconsolata il suo appartamento ormai vuoto. I mobili erano andati ad un negoziante di usato che le aveva dato un bel gruzzolo, l'affitto era stato pagato e non aveva altro da fare. Aveva sperato che Phoebe venisse a salutarla, ma era un mese che la vedeva solo di sfuggita. Aveva quasi la sensazione che la volesse evitare, ma sapeva che non era vero. Aveva Piper di cui occuparsi, e un locale da mandare avanti, anche se avesse voluto non avrebbe trovato il tempo. Prese i suoi bagagli, e dopo aver chiuso la porta si recò al tribunale. Prima di prendere l'autobus che l'avrebbe portata lontano, c'era ancora una cosa da fare, e qualcuno da ringraziare.

"C'è qualcuno?" chiese Sarah entrando nell'ufficio dell'assistente procuratore distrettuale.
"Lilandra?" esclamò Cole, girandosi di scatto. Di tante persone, lei era l'unica che non si sarebbe mai aspettato di vedere.
"Ciao, Belthazor. Anzi, Procuratore Cole Turner. Come te la passi?"
"E tu?"
"Bene, considerato che ho rischiato di finire o sulla sedia elettrica o nelle mani della mia adorata sorellina…a proposito, le fiamme. Merito loro o tuo?"
L'espressione di Cole bastò a Sarah come risposta. Il demone le disse anche che era tutto a posto, le pratiche erano sparite, ed aveva provveduto ad eliminare ogni legame che riconducesse a lei.
"Grazie…ma perché?"
"Pago sempre i miei debiti, Lilandra. Anzi, signorina Sarah Connor."
"E con Phoebe? Io ti ho salvato dalle ire della Triade e sono stata cacciata, ma che razza di debito hai con lei?"
Cole aveva subito perso il suo solito sorrisetto, e questo valeva per Sarah più di cento parole.
"Anzi, non rispondermi, la tua faccia lo ha già fatto" disse la ragazza, alzandosi e sorridendogli maliziosamente.
"Dove vai ora?"
"Seguendo la logica dovrei partire per un seminario a Oslo, ma mi sono stufata sia di questo sia di rispettare le aspettative di mezzo mondo, pertanto credo che aprirò la cartina a caso e punterò un dito. Salutami Phoebe quando la vedi" esclamò uscendo dall'ufficio.
Decise di prendere un autobus per l'aeroporto, e poi prendere il volo per Phoenix. Era seduta sulla panchina vicino al tribunale, aspettando la partenza, ma l'autobus non arrivava. Quando guardò l'orologio per vedere di quanto era in ritardo si accorse che le lancette erano ferme. E non erano l'unica cosa ad essersi bloccata, notò guardandosi intorno. Qualcuno aveva congelato il tempo.
"Sarah!" esclamò Phoebe correndole incontro, e fermandosi a due passi da lei a riprendere fiato.
"Phoebe, ma che fai qui?"
"Io potrei essere venuta a trovare il mio fidanzato, ma tu non hai scusanti. Che fai qui seduta?"
"Aspetto l'autobus che mi porterà lontano da qui. Puoi chiedere a tua sorella di sboccare il tempo? Vorrei lasciarmi questa città alle spalle prima possibile."
"La sorella di Phoebe vorrebbe sentire perché te ne vuoi andare, prima di farlo" disse Piper, arrivando con Leo che la sosteneva per un braccio.
"Perché me ne voglio andare? Proprio tu mi fai questa domanda? Mia sorella a momenti faceva secche tutte e tre! Hai una vaga idea di tutti i demoni a cui ho pestato i piedi…uhm, a dire il vero non lo so neanch'io, più ci penso più il numero cresce!"
"Siamo streghe, sappiamo come gestirli."
"Felice di saperlo, ma non cambia il fatto che me ne vado."
"Sarah, tu non te ne vai per il semplice fatto che abbiamo bisogno di te."
"Hai bevuto?"
"Conosci tre quarti della popolazione demoniaca, e sai cose che noi neanche immaginiamo sulla Triade e su come vanno le cose laggiù. Sei un'alleata preziosa."
"E un'amica preziosa" aggiunse Phoebe sedendosi vicino a lei.
Sarah spostava incredula lo sguardo da Piper a Phoebe "Voi due…c'è qualcosa che non abbiate ottenuto facendo sentire in colpa la gente in questa maniera?"
"Non lo sappiamo. È la prima volta."
"Per essere delle dilettanti, ha funzionato" esclamò alzandosi, e stracciando il biglietto "ha funzionato eccome. Ok, spero sappiate in che razza di guaio vi state cacciando."
"Se ti dicessimo che non ci interessa?"
"Siete matte…"
"Ora che farai?"
"Comincerò a cercare casa. Ho appena disdetto il buco di appartamento che avevo, al pensionato del college ho giurato di non tornare altrimenti avrei invocato demoni ogni giorno per ammazzare qualcuno…credo che andrò in un motel."
"Casa nostra è vicina all'università, puoi vivere sotto lo stesso tetto con una tua compagna di studi e una cuoca incredibile…che ne dici? Preferisci il motel?"
"Devo rispondere? Ma rimane un problema. A conti fatti, poteri zero. E mi devo sdebitare in qualche modo, me lo devi concedere."
"Rimediamo subito" le disse Phoebe, prendendo dalla tasca l'anello e mettendoglielo al dito.
La Gemma d'Aramur emise un bagliore e ritornò ai suoi colori cangianti, poi si volatilizzò. Sarah sentì tornare dentro di sé i suoi antichi poteri, e quando il tempo tornò a scorrere e riuscì a muovere un oggetto a momenti si mise a fare i salti di gioia.
"Ora non hai scuse" le disse Phoebe prendendole di mano le valigie e andando verso la macchina, lasciandola a bocca aperta.
"Ma è sempre così?" sussurrò a Piper, mentre la prendeva sottobraccio e la riaccompagnava da sua sorella.
"No, tranquilla, a volte anche peggio" le rispose mentre Leo l'aiutava a sedersi in macchina.
Sarah si voltò un attimo a riguardare il palazzo del tribunale. Vide che Cole era alla finestra, ma quando i loro sguardi si incrociarono si allontanò subito. Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma le era sembrato che ci fosse un mezzo sorriso sul suo viso…


Scritto da Ilaria


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