Streghe Italia Fan Fiction

IL QUINTO FRATELLO


Breve riassunto: Phoebe viene salvata da Andrea, Sharon e Caroline, che hanno un problema familiare. Poi, compare uno strano individuo con sul collo un'enorme cicatrice dalla forma strana. Ora…

Data di composizione: Ottobre - Novembre 2001

Valutazione del contenuto: Adatto a tutti, meno i fan dei The Corrs, ai quali chiedo scusa. Ma poi le cose si risolveranno, non preoccupatevi. Non odiatemi per questo.

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti dei racconti inclusi sono di proprietà del sito Streghe Italia e che tutti i personaggi della serie Streghe/Charmed sono di proprietà della Warner Bros. Television/Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il consenso degli autori e senza fini di lucro.
"The Corrs" è un marchio registrato della Atlantic Records/Lava. Tutti i diritti relativi al gruppo e loro canzoni sono riservati.


- Qui è la vostra Giuliana Damiano, in diretta da Dundalk, Irlanda. Notizia che riguarda il mondo che sta dietro la musica. - disse la speaker di MTV, col suo accento che tradiva le sue fin troppo chiare origini italiane - Una notizia brutta, purtroppo. Jim Corr, cantante e chitarrista dell'omonimo gruppo di pop celtico, e sparito ormai da mesi dalla casa di famiglia, nella cittadina. -
Mentre parlava, le immagini mostravano le altre tre sorelle mentre si allontanavano in fretta dalla casa, scansando ogni giornalista. Ad un certo punto, la sorella maggiore, Sharon, si fermò e concesse una dichiarazione ai giornalisti. - Ascoltate: come vi sentireste se vostro fratello sparisse, e un'orda di paparazzi affamati di ipocrisia vi puntasse centinaia di microfoni sotto il naso ? Ve lo dico io, malissimo! Quindi, per cortesia lasciateci andare in pace. -
Salì risentita sulla Ford nera, guidata dalla sorella minore.

- Cosa pensi che sia successo ? -
- Non lo so davvero, Caroline. Potrebbe essere di tutto. Rapimento, forse altro. -
- Spero solo che si risolva tutto velocemente. -
- Andrea, lo speriamo anche noi, ma come possiamo sapere cos'è successo ? Ci vorrebbe una maga o una medium. -
- No, nessuna medium potrebbe aiutarci. -
- Nessuna… - ripeté sconsolata Andrea. Ebbe un lampo nei suoi profondi occhi marroni - Aspettate, forse ho trovato una soluzione. -
- Che hai in mente ? -
- Metti in moto, Caroline. Vi spiegherò strada facendo. -
- D'accordo. - annuì la terzogenita. Accese il motore e se ne andò, cercando di evitare i giornalisti sulla strada.

Phoebe stava rimettendo a posto casa sua. Era arrivata al suo letto, quando sentì la notizia. - Accidenti. Chissà come devono sentirsi le sorelle. - si fermò, appoggiandosi alla ramazza, rapita dalla descrizione degli avvenimenti. Giulia Damiano cercava di commentare le immagini che vedeva, ma era difficile sia per la ressa, sia per l'esser schivo delle tre donne.
Phoebe polemizzò ad alta voce con i giornalisti che premevano le tre - Ma tu guarda che razza di persone. Ma le volete lasciare stare ? Mi piacerebbe saper cosa farebbero loro, al loro posto.
Ad un certo punto, la più anziana del gruppo si girò, prima di salire nella Ford nera, e disse ai giornalisti: - Ascoltate: come vi sentireste se vostro fratello sparisse, e un'orda di paparazzi affamati di ipocrisia vi puntasse centinaia di microfoni sotto il naso ? Ve lo dico io, malissimo! Quindi, per cortesia lasciateci andare in pace. -
- Oh… Brava Sharon. Sono proprio d'accordo con te. -
- E su cosa, sorellina ? - Piper stava passando dalla camera di Phoebe per caso.
- Ti ricordi Jim, quello dei Corrs ? -
- Sì, perché ? -
- Perché è sparito. -
- Sparito ? - chiese Piper perplessa. Fece quel suo gesto di scatto con la testa, che faceva sempre quando non capiva qualcosa.
- Già. Lui e le altre erano a casa di parenti, e ad un tratto, una sera, non è più tornato a casa. -
- Potrebbe essergli capitato qualcosa. -
- E' quello che sembrava che volesse dire anche la sorella maggiore. -
- Vorrei anche vedere. A che punto stai con la stanza ? -
- Quasi finito, ora devo soltanto svuotare il cestino. -
Phoebe svuotò il cestino della carta straccia dentro un sacco nero e andò nel cassonetto dall'altra parte della strada. Se lo caricò in spalla e attraversò all'incrocio. Il vicolo era scarsamente popolato e soprattutto coperto da un odore nauseabondo. Phoebe fu costretta a respirare con la bocca per non soccombere alla puzza. Aprì il cassonetto e buttò dentro il sacco, quando sentì un rumore sopra di lei. Qualcosa la stese al tappeto senza che potesse accorgersene. La strinse al collo impedendole di respirare. Si sentì strangolare.
Un oggetto colpì l'aggressore, ma non riuscì a smuoverlo di un millimetro. Solo, si limitò a guardare nella direzione dalla quale proveniva l'oggetto. Non capiva cosa potesse essere, ma ne vide arrivare altri, più o meno della stessa forma. Oggetti tirati a scopo di offesa, ma con una forma assolutamente non convenzionale.
Phoebe gli diede un calcio, facendolo volare davanti a lei e ribaltandolo di schiena. Si divincolò e si mise in posizione di guardia, ansimando.
- Adesso siete addirittura in cinque… - Ruggì l'animale. Phoebe si rese conto che era una specie di misto fra un uomo ed un leone.
- In cinque ? Ehi, io non so chi siano. - schivò un attacco alzandosi in volo, poi diede un calcio al suo avversario in pieno volto, prima che un oggetto lo trafiggesse al cuore. Sporgeva di circa dieci centimetri, e Phoebe riconobbe un archetto. Un archetto da violino. Qualcuno lo riprese strappandolo dal petto del mostro, che s accasciò al suolo esanime.
- Stai bene ? -
- S… sì, grazie. Come posso ringraziarti ? -
- Prima, ospitami a casa tua per qualche tempo, in modo da spiegarti perché siamo qui. -

- Dunque, è proprio scomparso nel nulla. -
- Dissolto. Doveva andare a fare il rinnovo della carta d'identità. Avrebbe dovuto chiamarci nel caso fosse successo qualcosa. Però non può essere una coincidenza. -
- Di che coincidenza parli ? -
- Leggi questa. - Sharon le porse una lettera tagliata su di uno dei bordi più lunghi. Al suo interno vi era un foglio piegato in tre parti, scritto con dei ritagli di giornale. "E' nelle mie mani. Chi verrà dopo ? A voi una settimana di tempo per scoprirlo."
- Sembra che sia un ultimatum. -
- Non spiega se sia ancora vivo o meno. -
- In proposito, le autorità irlandesi stanno già indagando. Ma a noi non bastano le loro promesse. Noi vorremmo solo ritrovare nostro fratello. E tu hai i poteri per farlo. Sei una strega, no ? -
- Mi vorreste fare una richiesta ? Non ci sono assolutamente problemi. Devo solo trovare il Quadrante degli Spiriti. -

Tutte e tre si misero a cercare quel quadrante
- Com'è questo quadrante ? - chiese Andrea, rovistando in un vecchio e polveroso baule, in soffitta.
- E' una tavola sulla quale sono disegnate delle lettere. E' fatta a scatola, per contenere anche il puntatore che serve per indicare le lettere. -
Caroline scostò alcuni vestiti piegati con ordine ma buttati sul fondo così come capitava, e trovò la scatola del quadrante. - Ehi, venite qui! - richiamò le altre - Sono riuscita a trovarlo. -
- Ottimo lavoro, Caroline. - Phoebe lo prese in mano e lo aprì, prese il puntatore e ripose il tutto su di un tavolo.
- Bene, ora mi serve una volontaria. Devo mandare le invocazioni all'anima di vostro fratello, se voglio creare un contatto. Chi di voi è la più vicina a Jim ? Tu, Andrea ?-
- No. Sharon. - lei e Caroline indicarono la sorella maggiore, mentre lo diceva.
- Io. Eccomi. -
- Perfetto. Allora, metti le mani sul puntatore e concentrati. Cerca di visualizzare tuo fratello. Io farò da tramite per comunicare con lui. Devi solo concentrarti. Io farò altrettanto. -
- Grazie Phoebe. - Sharon era commossa per quello che Phoebe stava facendo per loro. Appose le mani sul puntatore e si concentrò. Phoebe era alla sua destra. Mise le sue mani su quelle dall'amica, concentrando le sue energie e poi connetterle. - Ora le nostre energie dovrebbero essere connesse. Chiedi quello che vuoi. Jim ti darà la risposta guidando le tue mani sul quadrante. -
- Jim… Ti prego… Se mi senti fammi capire che ci sei. -
Tutti trattennero il fiato, aspettando la sua risposta. Ad un certo punto, Andrea si ritrasse quasi spaventata nel vedere che il puntatore si muoveva. Prima sulla H, poi sulla I. "HI", che in inglese significa "CIAO".
- Funziona. Funziona. - Caroline ed Andrea si strinsero le mani e si abbracciarono, ma tornarono zitte e mute per non deconcentrare la sorella.
- Dove ti trovi, Jim ? Sei ancora in Irlanda ? -
Il puntatore evidenziò altre lettere I - D - O - N - T - K - N - O - W, "non lo so".
- Puoi darci qualche altra indicazione ? -
C - O - N - N - E - M - A - R - A - D - R - U - I - D - S. "Connemara Druids". - Che diavolo significa ? -
- E' un locale di Dundalk. E' il rivale storico del McManus' sin dai tempi dell'apertura. Non vi ricordate ? E' anche di fronte al pub. -
- Oh, sì. Adesso ricordo. Sei sicuro che sia il Connemara ? -
Per l'ultima volta, il puntatore si mosse. Y - E - S - M - O - V - E - O - U - T - P - L - E - A - S - E. "Sì, sbrigatevi, per favore."
- Perfetto, allora la destinazione è Dundalk, Louth, Irlanda. -

- Quelle tre non me la contano giusta. - si disse la misteriosa figura avvolta nell'ampio mantello. Era appoggiata alla custodia rigida di uno strumento musicale, forse una chitarra. - Cosa sono entrate a fare in quella casa ? - era notte fonda, e le stava osservando da quando erano entrate. Cominciava a spazientirsi di rimanere lì ad aspettare che uscissero. - Che nervi… Quanto ci mettono, quelle ? Ho sonno, maledizione. -
Prima Andrea, poi Sharon, Caroline ed infine Phoebe, che si attardò a chiudere la porta. - Oh eccole, finalmente. Mi stavo rompendo di stare qui come un'idiota. Dove vanno, ora ? - lanciò una piccolissima trasmittente che si andò a saldare al baule della Ford nera, poi saltò in strada una volta partita la macchina.
- E' fatta. - prese dalla tasca il ricevitore di impulsi. Sul display era impostata la mappa della California, ma in una scala che consentiva solo una collocazione estremamente approssimativa. Attivò Lo zoom fino ad arrivare ad una scala abbastanza ampia da risultare quasi una carta stradale. - Ora li posso seguire. La Fenice dal piccolo cuore ora sarà in grado di riprendersi una vita. - Sparì in silenzio nella notte, come un'ombra confusa nelle tenebre.

Dundalk era stagione fredda, implacabile al pari dell'inverno russo. Phoebe si era portata dietro una sola giacca. Non sapeva quanto a lungo dovesse star via, e il suo ammontare di valigie arrivava a due rigide. Le scaricò una volta che la Ford nera si fermò vicino alla strada che immetteva alla strada di entrata per la modesta villetta di campagna con le pareti interamente coperte di rose rampicanti e di edera.
- Questa villa mi ricorda qualcosa. -
- E' la casa di qualcuno che ci potrebbe aiutare molto in questa faccenda. -
- Rose… Giardini… Mi ricorda qualcosa. -
- Ora lo vedrai. Ehi di casa! Rispondete! - Andrea partì per cercare di trovare la padrona di casa.
- Arrivo Andy, aspetta un attimo. -
Phoebe non riusciva a ricordare la faccia collegata a quella voce, fino a quando la gioia e l'eccitato grido di Andrea. - Ciao, zia Zelda! - Si gettò al collo della robusta donna celtica coi capelli arancioni. - Ciao, Andy. Ehi, calmai, piccola. Dove sono le altre ? -
- Sono là in fondo al piazzale. -
Phoebe si ricordò immediatamente. Era Zelda, la donna delle Gemme di Euterpe.
- Oh. C'è anche Phoebe ? -
- Sì, penso proprio che potrebbe darci un aiuto fondamentale. Tu non pensi ? -
- Può darsi. Non la conosco bene, però… -
Sharon fu la prima a salutarla, ricambiata. Poi arrivò Phoebe. - E' un piacere rivederti, Zelda. -
- Anche per me. E' un po' che non ci vediamo. Quasi trent'anni. E non sei cambiata di una virgola. -
- Già. Non si può dire la stessa cosa di loro. - indicò con lo sguardo Sharon e Andrea.
- Ci credo. Soprattutto Andrea. - confermò Sharon
Andrea insorse - Allora, la volete piantare ?! -
Per ultima sopraggiunse Caroline, che abbracciò la zia. - Ciao, zia. Come va ? -
- Fisicamente bene, come al solito, ma… -
- Eh… Lo so. - sospirò Sharon. - Presumo tu sappia già tutto. -
- Sì, venite in casa, vi devo dire una cosa. -
- La cara zietta non si sente sicura… - commentò l'ombra che pedinava le quattro donne già dalla sera prima. - E nemmeno io. Sarà meglio sentire quello che dicono. -
si avvicinò alla finestra del salotto, dove erano dirette le cinque donne. Fu Zelda ad incominciare il discorso. - Allora, siete riuscite a trovare almeno un indizio buono ? -
- Sì. Sappiamo che centra il Connemara Druids. -
- Connemara Druids ? - Zelda non aveva mai sentito nulla del genere.
- E' un locale di Dundalk. Il rivale storico del McManus', non ricordi ? -
- Ah, adesso ho capito. Ma Connemara Druids vuol dire anche un'altra cosa. E spero vivamente di sbagliarmi. -
- Non tenerci sulle spine, Zia. Dicci quello che sai. -
- D’accordo. Anche se so che non vi piacerà. I Druidi della Connemara sono una setta satanica medievale. Con i loro riti intendevano sottomettere l'intero territorio, ma per fare questo gli occorreva una particolare pianta da sacrificare durante i loro riti. La rosa grigia del Louth. -
- Rosa grigia del Louth ? - ripeté Phoebe come un pappagallo. Anche la persona che stava origliando alla finestra lo ridisse, ma perché sapeva le particolarità di quel fiore.
- Esatto. Ha una particolarità abbastanza sinistra. Il suo veleno potrebbe trasformare persino gli angeli in spietati demoni. Secondo la leggenda, cresce nei giardini degli uomini particolarmente perfidi e spietati. Una volta bruciata, non sarebbe stato più possibile fermare il suo profumo. -
- Ma perché rapire Jim ? - chiese Sharon.
- La nostra famiglia è una stirpe di creature magiche, lo sapete. Quello che non sapete, è che abbiamo anche il compito di mantenere chiuso il sigillo dei Druidi. Zelda o'Connor era una nostra antenata vissuta un paio di secoli prima di me. Lei fu la prima ad avere questo compito, e dopo di lei, è toccato a tutte le sue discendenti prima di me, perché siccome io sono ancora in vita, non è necessario dare il compito a discendenti. Forse, prendendo uno della famiglia come ostaggio… -
- Vogliono farle fare un passo falso per aprire il sigillo. - sentì un rumore dietro di sé. Si girò prontamente, puntando la paletta del basso che portava a tracolla da dove proveniva lo scricchiolio. Nulla. - Pensavo proprio di aver sentito un rumore. - tornò ad ascoltare quello che aveva da dire Zelda.
- Non possiamo far niente per scongiurare il tutto ? -
- Non lo so… Dobbiamo per forza andare sulla Connemara, altrimenti… -
- Altrimenti ? - la incalzarono all'unisono tutte le altre.
- Altrimenti gli ultimi druidi potrebbero tentare un attacco frontale. - Zelda era convinta che probabilmente non sarebbero mai stati in grado di salvare Jim in tempo. Volle dirlo alle ragazze, anche se sapeva benissimo che non avrebbero mai accettato la verità. Tuttavia, non ne trovò il coraggio.
Andrea cercò di incoraggiare le sue sorelle. - Su, non perdiamoci d'animo. Ritroveremo Jim. Fosse l'ultima cosa che facciamo! - in quel mentre, quattro persone armate di fucili irruppero contemporaneamente da molte stanze della casa. Le tre sorelle rimasero talmente basite da non riuscire a capire lì per lì cosa stesse accadendo, e di conseguenza furono impossibilitate a prendere i loro strumenti per riuscire a difendersi.
- Non vi muovete o vi uccidiamo tutte ! -
Phoebe, Zelda e le altre non poterono fare nulla, e si limitarono a fare quello che veniva detto loro. - Questa volta è finita. - disse a bassa voce Caroline, mesta.
Quattro cavi metallici ruppero la finestra che illuminava direttamente il soggiorno, colpendo i quattro aggressori al cuore. Rimasero confusi e non capirono cosa li avesse colpiti. Ad un certo punto, le corde tese presero a vibrare, e i quattro furono percorsi da vigorosissime scariche elettriche che li uccisero, folgorandoli.
Le cinque donne non sapevano come comportarsi. Era successo tutto così in fretta e non avevano avuto il tempo di rendersi bene conto della situazione. Andrea prese il coraggio con le unghie e andò a guardare fuori dalla finestra, nella direzione dalla quale erano entrati i quattro cavi. Trovò in terra un piccolo cavetto metallico. - E questo che cos'è ? - Sembrava una corda per strumenti musicali. - Guardate qui, ragazze. -
- E' una corda per chitarra. -
- No, non mi sembra per chitarra. - smentì Phoebe - Credo sia quella di un basso elettrico. -
- C'è un negozio di strumenti, qui vicino. Possiamo andare a fare una ricerca. - propose Sharon. - Inoltre, avrei anche bisogno di un nuovo set di corde. -
- Bene, Sharon. Tu e Caroline andate a cercare informazioni sul bassista pazzo, io, Phoebe e Andrea pensiamo a questi quattro. -

Caroline e Sharon andarono nel piccolo negozio di strumenti musicali. Le pareti di cemento bianco erano coperte da listelli di legno bianco, e su quei listelli erano appesi svariati tipi di strumenti, dalle chitarre ai violini, ai tamburi. - Mi ricordo che qui papà mi ha comprato il primo violino. - commentò Caroline, destinata dal padre a diventare violinista.
- Quel violino ha preso polvere finché non è capitato per le mani a me. - chiosò Sharon, cercando con lo sguardo dove fossero le corde.
- Non ho mai capito perché diavolo papà ci tenesse così tanto, e invece ha lasciato stare te. -
- Mah. Quando lo vedremo glielo chiederai. Per l'ennesima volta. - Sharon sorrise.
Il negoziante entrò in bottega e salutò le sue clienti. - Caroline e Sharon Corr. E' un piacere avervi nel mio umile negozio. -
- Sempre la solita storia, eh, Seamus ? E' da quando abbiamo iniziato a suonare che veniamo nel tuo negozio, no ? - la foto dell'anziano proprietario insieme al padre di Sharon e Caroline, suo socio e amico, era appesa dentro la guardiola che separava il retro dal negozio, proprio di fianco a varie altre foto del gruppo da ragazzi durante un'esibizione, e varie foto dei singoli componenti che esibivano i loro strumenti. In ultimo, ve n'era una che ritraeva gruppo e famiglia al loro primo concerto in paese, nel lontano 1990. - Siamo sempre le stesse, no ? -
- Sei sempre la stessa davvero, Sharon. Che posso fare per voi ? -
- Abbiamo trovato vicino alla casa di nostra zia questa corda. Vorremmo sapere di cosa si tratta. -
Il vecchio Seamus sembrò perplesso. - E' una corda per basso elettrico. Vi siete messe ad imparare altri strumenti ? -
- No. Ci siamo accorte che la finestra del salotto era stata rotta, e abbiamo trovato quella fra i cocci. E' venuto qualcuno a comprare corde di questo tipo nel tuo negozio, di recente ? -
- No, tre mesi fa un tipo è venuto, ma mi ha chiesto delle corde per un contrabbasso. -
- Capisco. Niente, allora. -
Caroline salutò per prima, e nell'uscire si scontrò con un tipo barbuto con i capelli lunghi castani. Si scusò, e lui rispose che non faceva nulla. Sharon squadrò morbosamente il tizio, ma lui non ci diede peso.
- Che hai ? Non hai mai visto un uomo nonostante quell'anello ? - si riferiva alla fede nuziale di Sharon.
- Non è quello. Mi è parso che a parte il taglio di capelli fosse la fotocopia di Jim. - si giustificò.
- Ti manca, vero ? -
- Come farebbe a non mancarmi ? - chiese Sharon alla sorella, salendo in macchina.
Il tizio coi capelli lunghi si fermò davanti alla guardiola. - Che posso fare per lei ? - gli chiese Seamus. L'altro gli rispose mostrandogli un cavo metallico arrotolato cinque volte. - Mi servirebbe una corda identica a questa, se le è possibile. E' una quarta per un "Grabber". -
- Ne ho un set nel retrobottega. Attenda un minuto. -
Il tipo si mise ad aspettare, girando nel negozio in mezzo agli strumenti. Notando che il proprietario tardava, si mise a guardare le fotografie sulle pareti. Si soffermò su quella scattata su di un palco in una piazza cittadina. Cercò di avvicinarsi più che poteva. Riconobbe le persone nella foto. Una era la ragazza che si era scontrata con lui, mentre quella sulla destra era quella che era con lei. Il giovane uomo nella foto gli sembrava di averlo già visto. Quando il proprietario tornò gli chiese chi fossero. Lui rispose se non ne aveva mai sentito parlare, come se ribattesse la domanda. - Il loro padre gli ha fatto studiare musica fin da bambini, e i risultati si vedono. Sono sempre venuti a rifornirsi qui, anche dopo aver fatto fortuna. The Corrs. Che fantasia per il nome di un gruppo. E dire che avevano passato nottate a sceglierlo. -
- The Corrs, hai detto ? Li stavo cercando. E speravo di trovarli. Quanto vengono le corde ? -
Pagò e se ne andò. Si era tenuto in mente le persone nella foto. - E così, sono davvero di queste parti. Ma non ho ancora capito che diavolo di piano vogliono fare. Io sto cercando loro, loro cercano qualcuno. Se trovo prima di loro quel qualcuno, troverò anche loro. Lo spero. Cavoli, se ci spero. - prese il suo basso elettrico e rimise la corda che di era rotta. - Eccoti qui. Come nuovo. Ci sarà da darti un'accordatina, ma quello ora non lo posso fare. - lo mise sul sedile posteriore e tornò da dove se n'era arrivato, naturalmente alla casa di Zelda.

Andrea rimise a posto le vanghe dentro al ripostiglio, poi andò nel bagno degli ospiti per darsi una bella ripulita. Era sporca di terra e si era anche fatta male al ginocchio, essendo caduta in giardino. Il bagno però era già occupato. Non ci fece caso ed entrò lo stesso. Phoebe, per fortuna, s'era già rimessa la maglietta. - Ehi, Andrea! Ma non si bussa prima d'entrare ? -
- Scusa, ma avevo bisogno d'un cerotto. -
- Ti sei fatta male ? -
- Sì. Mi sono tagliata il ginocchio. -
Phoebe guardò la ferita di Andrea. Non era molto profonda, né molto grande, ma era sporca di terra al suo interno. Avrebbe dovuto disinfettarla e lavarla. - Non è grave. -
- Grazie, dottoressa Halliwell. Allora potrò ancora giocare a calcio. - Andrea finse di essere eccitata, creando un sarcasmo da quattro soldi. - Non so come facevo da bambina a sbucciarmi sempre le ginocchia. -
- E io non so come facevo a tagliuzzarmi le dita con i coltelli. -
- Davvero ? Vuoi dire che ti tagliuzzavi con le punte affilate le dita ? Ma allora eri masochista. -
- E che differenza c'è fra il mio caso ed il tuo ? -
- Che io ero un maschiaccio scavezzacollo. - Andrea si levò la maglietta ed aprì l'acqua. Phoebe uscì dal bagno, lasciando la porta aperta. Andrea se ne accorse e le gridò di chiudere. - Ehi, non fare scherzi! La porta! - Phoebe bofonchiò un 'Accidenti' a voce bassa, richiudendo.
Tornò al primo piano, e trovò Zelda mentre si stava sistemando i fermagli per le spalle del suo chitone (abito tipico della Grecia antica), poi diede un ultima riassettata alla gonna. - Dov'è andata Andrea ? -
- Si sta lavando. Non è abituata al lavoro nei campi ? -
- Neanche tu, Phoebe. E nemmeno io. Erano un paio di secoli che non facevo dei lavori pesanti come seppellire un cadavere. Erano demoni di sicuro, quelli che hanno ucciso in salotto. Per fortuna il sangue si smacchia in fretta dal parquet. Ho il solvente adeguato. -
- Zia Deirdre! Siamo a casa. - era la voce di Sharon.
- Siete tornate, ragazze. Allora ? Che avete scoperto ? -
- La corda che ha trovato Andrea era veramente una corda per basso. Il vecchio Seamus me lo ha confermato. Solo che nessuno è andato lì per acquistare una corda per basso. Quindi, deve per forza essere un Demone Musicale come noi. -
- Lo penso anch'io, figliole. Ma dobbiamo sapere se è con o contro di noi. -
- Ci ha salvate tutte quante, no ? E' un amico. -
- Non credo che bisogni essere così ingenue, Phoebe. Potrebbe anche essere stata una manovra specifica. Non posso fare altro che andare a cercare nel Tempio della Disperazione. -
- Il Tempio della Disperazione ? -
- Cos'è il Tempio della Disperazione ? - Andrea era appena uscita dal bagno.
- Il Tempio della Disperazione è una delle tante chiese sconsacrate nelle campagne di Dundalk. Ci vado io. Voi occupatevi dei rapitori. Dovrete andare nella Connemara. A qui penso io, ragazze. -

L'individuo rimase sempre attaccato alla coda delle ragazze fin da quando avevano messo piede a San Francisco, ma ora si trovava di fronte ad un dubbio amletico: seguire uno o l'altro dei gruppi che si erano formati ? Non seppe cosa rispondere. Non si poteva dividere in due, e quindi doveva fare la sua scelta, il più in fretta possibile. Ma quei bastardi di druidi non potevano farsi vivi dopo, maledizione ? Si chiese, accendendosi una sigaretta e buttando il pacchetto dentro il portaoggetti. - Ma perché ?… Ma perché ?… E adesso che faccio ? Fino a che si trattava di trovare solo Jim, era un conto, adesso devo anche star dietro alla schiena anche alle altre. - aspirò ancora una boccata di fumo, poi spense la sigaretta nel posacenere installato sulla portiera. Sbuffò il fumo fuori dal finestrino, poi mise in moto la macchina e se ne andò. Aveva deciso chi seguire.

Zelda era rimasta a Dundalk. Le altre quattro invece erano andate in Connemara, impervia zona montagnosa atlantica, dove nonostante la corrente del golfo c'è sempre un freddo cane. E l'individuo misterioso era alle loro calcagna, col basso a tracolla. L'aveva tenuto sulla schiena e con la tastiera rivolta verso il basso, tenuta con la mano destra per non dargli fastidio nei movimenti.
Il gruppo con annesso inseguitore arrivarono dentro una grotta, segnalata da Zelda come la più probabile per fare da nascondiglio, quasi sulla cima. Tutte e quattro erano vestite con pesanti giacche a vento. Phoebe era stata costretta a cambiare il suo piumino d'oca a causa di un'allergia (non sua), e così la piccola Andrea le aveva passato una giacca imbottita (non sua).
- Secondo voi ci saranno davvero queste postazioni come ci ha detto Zelda ? - chiese Phoebe. Non le fu data risposta, e lei ripeté la richiesta una seconda volta.
- Non saprei proprio, Phoebe. Io spererei proprio di no. Non ho voglia di trovarmi faccia a faccia di nuovo con loro. -
- Avanti, Andrea. - la punzecchiò Caroline, dandole una spinta sulla spalla. - Ma se da piccola avevi sempre le ginocchia sbucciate. -
- Sì, ma eri tu che facevi sempre a botte. - Sharon le passò davanti, battendole una pacca sulla spalla.
- Spiritosa. -
- E' bello non avere pecche nella propria storia, vero ? -
- Verresti un attimo più vicina, Sharon ? Devo dirti una cosa… - propose maligna Caroline, invitando la sorella anche con un gesto della mano.
- Andiamo avanti. Finiremo prima, così. - L'uomo era sempre dietro di loro. Le seguiva con un certo distacco.
- Avete sentito ? - Phoebe si irrigidì avendo udito un rumore secco.
- Era un rumore di metallo. - confermò Sharon, ma non fece in tempo a fare altro, perché un fendente di spada la colpì alla pancia. Caroline la aiutò a sorreggersi, mentre Andrea e Phoebe erano già passate all'attacco, falciando l'unico aggressore. L'ombra si complimentò senza farsi sentire. Si girò e vide che altre due guardie l'avevano intravisto. Diedero il chi va là, ma lui li falciò prima che finissero la frase. Le ragazze si accorsero di lui. - E tu chi saresti ? Quello che ci ha salvato l'altro giorno ? -
- Non c'è tempo di spiegare, ragazze. Andiamocene. Avanti, Caroline. Io prendo Sharon, voi andate avanti. -
- Ma dicci almeno chi sei. - insistette Andrea, impressionata.
- Continuate!!! - le zittì di brutto lui. Fece da stampella a Sharon, rimanendo indietro.
- Ma chi sarà ? Un demone musicale, secondo voi ? -
- Ha ucciso due guardie con un basso elettrico. E' opera sicuramente di un demone musicale. -
- FERME DOVE SIETE!!! - gli urlarono due guardie. Loro aumentarono l'andatura della corsa, abbassandosi per schivare i colpi diretti alle loro teste. Arrivarono ad un vicolo cieco solo con un buco in terra, che portava verso una pozza d'acqua. - Porca Miseria. Siamo con le spalle al muro. -
- Accidenti. E va bene. Se devo combattere, io lo faccio. -
- Speriamo di arrivare alla fine. - Caroline spinse con due gomitate contemporanee le ragazze dentro la pozza, rimanendo sola a combattere. Non ce la fece, come Sharon e lo sconosciuto, ma almeno c'era una possibilità che tornassero in vita. Si ricordò prima di morire a causa di un'unica affondo di spada alla pancia, di una leggenda sulla sua famiglia. - A… Andrea… Phoebe… - e si accasciò a terra quasi esanime. Ebbe solo il tempo di sentire la guardia dire: - Abbiamo ucciso anche gli altri due. Ora ci rimangono quelle altre. - Andy… Sbri… - e morì mentre una lacrima le solcava il viso sporco di terra, neve e sangue.

Nella caduta, Phoebe rischiò quasi di annegare per lo sbigottimento che aveva portato la mossa a sorpresa di Caroline. - Phoebe!!! - Andrea la stava invitando a seguirla su di uno scoglio semi-affiorante, dove avrebbero potuto decidere dove andare. Anche Phoebe arrivò sulla stessa pietra - Maledizione. Ho perso il mio flauto nella caduta. - aiutò l'amica a risalire. - Perché Caroline l'avrà fatto ? -
- Non lo so proprio. Forse voleva che almeno noi due ci salvassimo. Ma dove cavolo è il mio flauto ?! Ne perdo uno ogni tre per due, ma perché proprio ora ? -
- Le tue sorelle maggiori e tuo fratello potrebbero morire e tu pensi al tuo flauto ?! - le sembrava una cosa completamente assurda.
- Comprendo che per te potrebbe sembrare una cosa folle. Non credere che sia una di quelle insensibili a cui non importa nulla della sorte dei propri familiari, ma c'è una leggenda sulla nostra famiglia. -
Andrea si tuffò in acqua. Dopo svariate immersioni, ritornò in superficie con il suo strumento. Lo afferrò saldamente con i denti all'altezza della fessura per l'uscita dell'aria e si fece aiutare ad uscire con due mani da Phoebe. Si tolse l'oggetto dalla bocca e continuò la spiegazione che aveva iniziato.

- Sorvegliate i cadaveri. Potrebbe tornare anche quell'altra donna. -
- Agli ordini, signore. - rispose salutando militarmente uno dei soldati al suo caposquadra.
- Non le sembra un po' troppo per una singola donna ? -
- Gli ordini non si discutono. - colpito da quella risposta, il soldato se ne tornò a fare la guardia ai due cadaveri.
- Non capisco perché si debbano scaldare tanto per una sola donna. E chi sarà mai, una dèa o un'immortale ? -
- Non te lo saprei dire, amico. Ma sembra che persino il capo sia estremamente preoccupato a suo proposito. - si mise in bocca una sigaretta. Ne offrì una al suo compagno, ma fece un gesto di diniego con la mano aperta. Non trovò di che accendere. Il suo accendino non funzionava. - Al diavolo quest'umidità. La rotella non fa più attrito. -
- Meglio, almeno perderai il vizio. - rispose l'altro, risistemandosi il fucile sulla spalla destra.
Qualcosa si illuminò sinistramente alle loro spalle. C'era un incredibile calore dietro di loro.

- Vedi, Phoebe… Secondo la nostra tradizione, "Corr", secondo la primissima tradizione celtica significa "Colui che è immortale". Deriva dal fatto che i membri del nostro nucleo possono essere riportati in vita dal sangue dei propri fratelli. Però, a patto che almeno uno dei fratelli rimanga in vita. Io o Jim. -
- Hai presente quel tizio di prima col basso ? -
- Sì, dunque ? - la incalzò Andrea.
- Beh, Ho visto il tuo stesso sguardo, e credo che abbia a che fare con voi più di quanto crediamo -
- Beh, se due persone che hanno gli occhi dello stesso colore dovessero essere fratelli, sai quanti ne avremmo ? - fece una scala col suo flauto per liberarlo dall'acqua residua. Come ultima tappa tappò, appoggiandoselo sulla gamba anche l'ultimo foro, per lavare anche il fischietto, producendo un suono prolungato tanto terribile che Phoebe dovette tapparsi le orecchie. Sappiamo tutti che rumore emette un flauto quando si stecca, no ?
- No, non hai capito. Volevo dire che ha il tuo stesso sguardo, che ti somiglia. -
- Tu dici ? - cercò di farsi tornare a mente la faccia del tipo. Dovette convenire dopo un'accurata indagine mentale di comparazione. - Forse però hai ragione. A parte la barba, potrebbe assomigliare a Jim. -
- Forse è solo un'impressione, ma io direi che è qualcosa di più. -
- Un quinto fratello ? - Andrea scosse la testa, schizzando acqua dappertutto. - No, siamo sempre stati in quattro. Non ci sono altri Corr, in giro. -
- E se invece ci fossero ? Siamo Sicuri che non esistano membri della famiglia fuori dal territorio di Dundalk ? -
- Intendi figli illegittimi ? -
- Non ho detto questo. Separati alla nascita per qualche motivo. -
Andrea scosse nuovamente il capo, spargendo ancora acqua in giro. - No, sono sicura che siamo solo noi. -
- Bene. Allora mettiamoci in cammino, Andrea. Ci vorrà ancora del tempo prima di finire 'sta storia. Mettiamoci in marcia. -

Il calore si faceva opprimente. Le guardie si girarono allarmati, con i fucili spianati. Non c'era alcuna fonte di calore, lì. Eppure lo sentivano soffocante, fastidioso. - Da dove viene tutto questo caldo ? - si guardò intorno, in alto e anche in basso. Sembrava che provenisse dal cadavere dell'uomo. - Che provenga uno dei corpi ? -
- Non dire scemenze. Non s'è mai visto un uomo riscaldarsi dopo la morte. -
- Eppure, ti dico che è così. - Il caldo era diventato intollerabile, tanto che i due furono costretti a rifugiarsi in una zona fredda, vicina all'entrata.
- Accidenti. Ma c'è un vulcano qui vicino ? -
- E che ne so ? - si asciugò il sudore che gli imperlava la fronte - Porca Miseria, che caldo. -
Il calore scomparve d'improvviso, dieci volte più rapidamente di come era venuto - Ti sei accorto del caldo ? -
- E' incomprensibile. Non ci capisco niente. - Non ebbero alcun tempo. Qualcosa si era incendiato e le lingue di fuoco schizzate fuori dal nulla non gli lasciarono alcuno scampo. Carbonizzati e ridotti in cenere in una frazione di secondo. Un'ombra si levò dalle fiamme. Recava in braccio il corpo lievemente scurito di una donna. Lo pose lontano dalle lingue di fuoco, vicino al cadavere della sorella. Posò la donna, e si apprestò a girare Caroline, caduta di faccia nel fango. - Ora rimanete buone e non ve ne andate. Io torno subito, ragazze. -

Andrea e Phoebe si guardavano le spalle l'un l'altra nell'entrare nelle gallerie umide e scure. L'unica luce che avevano era un accendino che Phoebe si trovava non si sa come in tasca, nonostante lei non fumasse. La grotta era formata da un unico cunicolo che continuava per svariate centinaia di metri sempre dritta, senza variare direzione mai. - Ma quanto sono lunghe queste gallerie ? -
- Non finisce mai… - Andrea sbadigliò - Oddio, che sonno. Non capisco dove andremo a finire.
- Pazienza, mia giovane amica. Laggiù, vedo una luce. Magari siamo arrivate alla fine. -
- E' un braciere. Guarda come salta. Sbrighiamoci. -
- Andrea! Non correre così. Aspettami. - la giovane cantante vide che era una zona per sacrifici umani. Era vuota ad eccezione di una vittima al centro di una persona col petto squarciato. Il cuore era stato estratto, ed ora era infilzato su di una spada insanguinata. - Accidenti, che orrore. -
- Che c'è Andrea ? - Phoebe vide lo spettacolo raccapricciante. - Oh mamma, che schifo. - sentì un conato di vomito prenderla alla bocca dello stomaco. Cercò di smorzare la nausea con una mano sullo sterno. Andrea si era limitata a girarsi dall'altra parte per non guardare. Vide qualcosa puntarle verso il collo, ma non capì per bene cosa. La sua testa volò come un'anguria in un angolo. La forza della lama si era smorzata con l'aver tranciato il collo della giovane, per cui Phoebe i trovò con la metà destra della gola squarciata. Non sufficiente per ucciderla, ma abbastanza per lasciarla agonizzante sul pavimento. Il sacerdote del Dio pagano dei Druidi la finì conficcandole la spada nel petto. La leccò dove era sporca di sangue per pulirla. Si girò e se ne andò.

L'ombra si avvicinò alla testa mozzata di Andrea e la prese per i capelli. La prese in mano e la accarezzò come si accarezza un gatto. - Mi spiace che tu ti sia conciata in questo modo, sorellina. Non ti preoccupare, ora. Ti riattacco la testa. E starai come prima. - Lo fece veramente. Mise la testa meglio che poteva, appoggiandola grosso modo al punto del taglio. - Non è preciso al millimetro, ma vediamo di accontentarci. Ora, com'era la formula ? Ah, sì. - bofonchiò qualche parola in una lingua incomprensibile. La sua mano fu avviluppata da una fiamma tiepida molto luminosa. La mise sul taglio, tenendo il capo mozzo con l'altra. - Accidenti a te, Andrea. Hai dei denti da vampiro. - Non era un tipo a cui importava molto, ma il fatto di averle messo la mano in bocca gli faceva abbastanza ribrezzo. (Più di accarezzare una testa senza il suo corpo ?!?!) Il grande taglio si era rimarginato come se il corpo di Andrea fosse fatto d'acqua. Lei, non capendo cos'avesse in bocca, lo morse istintivamente. L'uomo emise un tremendo urlo di dolore. Non solo gli era rimasto il segno, ma perdeva del sangue. Smoccolò per alcuni istanti mente Andrea sputava il plasma che le era rimasto dal morso. - Ma che scherzo è questo ? Che schifo!!! -
- Ma chi sei tu, un licantropo, per caso ?! Porca Eva, che male. Mi hai mangiato una mano!!! -
- La prossima volta non mettermi la mano in bocca, prima. - Andrea si era calmata. Chiese delle delucidazioni al tipo. - Ma che mi è successo ? Perché sono sporca di sangue ? -
- Ho dovuto riattaccarti la testa. Nulla di speciale. So fare molto altro. - Stava facendo qualcosa di strano al cadavere. Aveva preso il flauto di Andrea e lo aveva usato per sfilare il cuore dalla spada. Lanciò il flauto alla sorella minore. - Questo è tuo, suppongo. -
- Ma… Proprio col MIO flauto! -
- Non vorrai forse che sporchi il mio basso, no ? Adesso taci del tutto, altrimenti mi deconcentri. - impose entrambe le mani sul corpo esanime. Si ricoprirono entrambe con quella patina infuocata di prima. Dalle sue dita infuse dell'energia, ricomponendo ogni ferita, e ridando vita al corpo esanime.

- E così, sei stata uccisa. - per Piper era una cosa mai sentita - Mi sembri abbastanza viva. -
- Spiritosa. - Prue arrivò con un vassoio pieno di bicchieri usati.
- Come hai convinto i Corrs a suonare ancora qui ? -
- Beh, dicono che avevano un debito con me, e così io gli ho chiesto: "Avete degli impegni col tour ?"
- E loro ? - chiese Prue, facendo la finta tonta.
- Fra poco lo saprai. -
Sul palco salì un tizio, forse uno dei musicisti. Alzò al massimo il microfono, dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno. Se ne andò dal palco il più in fretta possibile.
Phoebe assistette alla scena, e sorrise pensando al seguito di quell'azione. - Non ti ho detto che c'era un quinto Corr ? -
- Dai, racconta, racconta. - Piper la incalzò, spronandola a raccontare.
- Beh, quando è nato il primogenito, non era il solo. Erano due gemelli siamesi. La loro madre era svenuta a causa del dolore, per cui non si era accorta del fatto che i bambini erano due. E nemmeno i medici che avevano eseguito l'ecografia, c'è da dire. Uno dei due gemelli era nato morto. Siccome anche il chirurgo era all'oscuro di tutto, decise che era meglio per la madre non sapere nulla del secondo figlio. Misero il bambino nell'obitorio, ma alcune ore dopo un'infermiera si accorse che il piccolo era ancora vivo, sentendo dei vagiti. -
- Malasanità. - concluse Prue. - Ma allora, che ne hanno fatto del piccolo ? -
- Pur di evitare uno scandalo, lo affidò ad un orfanotrofio della città. Non aveva un nome, e aveva perso un'identità. -
- Che storia triste. - Piper si asciugò una lacrima. - Ma come ha fatto a ritornare in vita ? -
- Leggenda irlandese: esistono uomini protetti dagli dèi e dalle stelle, che sono in grado di attuare magie di ritorno dall'aldilà su di sé e sugli altri. Magari lo facessi anch'io. -
- Beh, ma tu hai altre possibilità e poteri, lo stesso interessanti. -
- Eh, già. -
- Buonasera, ragazze. La piccola statura di Zelda fece capolino da in mezzo alla folla. Abbracciò Phoebe. Si diedero tre baci d'auguri sulle guance.
- Vi ho già presentato Deirdre, vero, ragazze ? -
- Non abbiamo ancora avuto il piacere. -
- Bene Deirdre, queste sono Prue e Piper. Ragazze, questa è Deirdre. - si presentarono. Piper chiese cosa potesse servirle. - Guinness ? -
- Hmm… Non sarebbe male per niente. Ance se preferisco la McFarrland. -
- Ehm… Veramente non ne abbiamo. -
- Bene, allora una Guinness. - Piper servì Zelda.
- Dimmi un po', Deirdre. Tu lo sapevi del quinto dei fratelli ? -
- No di certo, altrimenti stai sicura che non sarebbe finita così. -
- Ma io non ho ancora capito cos'è successo, dopo che mi hanno uccisa. Tu ne sai qualcosa ? -
- Beh, Sirius è dotato dell'abilità della Resurrezione, molto ambita nell'ambiente della magia. Vi ha rimessi tutti in sesto. Dal canto mio, dopo essere andata al tempio, ho fatto morire apposta il fiore e disperso i suoi petali. Senza quello, i Druidi ci lasceranno in pace. - finì i bicchiere oblungo, osservata dallo sguardo attonito delle tre donne. Deirdre le guardò con sguardo sorpreso - Beh ? Non avete mai visto una donna bere una birra ? -
- Non tutta d'un fiato. -
- Ne potrei avere un'altra ? -
- Si… sicuro. - riempì di nuovo il piccolo bicchiere oblungo. - Ma quanto ci mettono a salire sul palco ? -
- Dagli tempo. Secondo me Sirius li sta finendo coi suoi discorsi. -
- No, eccoli. Stanno uscendo. - Ancora, i quattro, diventati cinque per una volta, tornarono sul palco. Presero posizione davanti ai propri strumenti. Andrea si posizionò davanti all'asta. Trovò il microfono sopra la sua testa. - Oh, ma qui abbiamo un burlone… - guardò Sirius.
- Perché mi guardi ? - si mise a posto la tracolla del basso. si rimise a posto anche la sua lunga chioma castana.
- Sì, come no… - trovò notevoli difficoltà a svitare le farfalle. Diede uno strattone, facendo cedere l'asta - Accidenti… Quando vengo qui c'è sempre qualcuno che mi alza l'asta del microfono. -
- Movimenta la serata. -
- Ha parlato il jolly. Bene, e ora, volete sentire un po' di musica, ragazzi ? -
- Patatine… Popcorn… -
- Sirius!!! - era un urlo di gruppo.
- Ma quello chi è ? Il famoso gemello ? -
- Brava, Prue. Proprio lui. -
- Com'è che si chiama ? -
- Sirius. Hai presente la stella ? -
- Ah, ho capito. E' il nuovo bassista ? -
- No, non credo abbia intenzione di tornare coi fratelli. -
- Cosa te lo fa pensare, Deirdre ? -
- Lui si guadagna da vivere come Guardia Spirituale. E' una specie di Druido speciale che dà la caccia ai demoni. Viene ingaggiato per cacciarli e ucciderli, e viene retribuito con moneta mortale. -
- Perché noi non veniamo pagate, allora ?! - Phoebe si sentiva leggermente invidiosa.
Leo arrivò in quel momento preciso. - Buonasera, ragazze. Oh, buonasera anche a voi, Deirdre. -
- Ah… Leo. E' un po' che non ci vediamo. - si strinsero la mano.
- Non è qui Sophia ? -
- Arriva, arriva. E' sempre lunga a prepararsi. -
- Un'amica ? -
- Amica… Amica… Qualcosa di più. -
- E' la birra. - sussurrò Phoebe a Piper.
- Volevo dirti, Piper… Andiamo in mezzo alla folla e ci confondiamo ? -
- Hm… Molto volentieri. Phoebe, potresti dare una mano ad Emilia.
- Va bene, sorellina. -
La compagnia di Deirdre, una giovane italiana. Non mostrava affatto i suoi sessantacinque anni, anche perché la sua evoluzione fisica si era fermata a sedici anni, momento in cui è diventata un essere magico. Aveva enormi ed espressivi occhioni marroni.
Anche Prue presto se ne andò con la sua momentanea fiamma, mollando Phoebe sola a servire. Guardò le tre coppie ballare strette al ritmo soffuso e magico di un lento. Sospirò intristita. - Eh… C'è chi può… - e continuò a servire i suoi drink insieme ad Emilia.

 
Scritto da Sirius "Phoenix" Corr

da un'idea di MoonWalker


Torna all'indice della Fan Fiction

Torna a Streghe Italia