Streghe Italia Fan Fiction

QUEST FOR CAMELOT


Breve riassunto: Phoebe ha deciso di tornare all'università una seconda volta, e dopo psicologia, ha intenzione di studiare archeologia. La sua professoressa si chiama Anne Sanders (personaggio del mio primo libro), e quest'ultima all'ultimo anno le fa una proposta…

Data di composizione: 29/8/2001, ore 10:03 - 5/4/2002, ore 22: 27

Valutazione del contenuto: Credo proprio che sia adatto a tutti.

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti dei racconti inclusi sono di proprietà del sito Streghe Italia e che tutti i personaggi della serie Streghe/Charmed sono di proprietà della Warner Bros. Television/Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il consenso degli autori e senza fini di lucro.


Dopo aver finito l'università e aver preso una laurea, ad un livello di votazione decente, in psicologia, avevo deciso di trovarmi un lavoro, ma, vuoi per il tipo di laurea, vuoi perché non vai bene a chi ti esamina, non ero riuscita a trovare un lavoro decente. Anzi, nemmeno un lavoro indecente! Questo accadeva tre anni fa. Ero distrutta. Spesi mesi per trovare lavoro, ho letto per caso sulla rivista "Mondo" che il lavoro più stimolante e meglio retribuito è quello dell'archeologo. Inoltre, la rivista diceva che c'era una grande penuria. Dunque, dopo un piccolo dibattito con le mie sorelle, ho deciso che avrei intrapreso quella strada. All'inizio, la più scettica era stranamente Piper. Me lo sarei aspettato da Prue, non da lei. - Ti sembra che sia una professione adatta ? -
- A me sembra di sì. -
Lei ha storto la bocca, come per dire ' Mah. Se lo dici tu. ', poi ha detto - Io non ho nulla in contrario. Se tu dici che ti va bene, io mi fido. -
E così, cominciai la frequenza. La mia professoressa di egittologia era una bella donna, molto magra, di carnagione scura, sui trentacinque anni, di nome Anne Sanders. Ho letto di lei che era inclusa nel gruppo che riportò concrete prove dell'esistenza di Atlantide, insieme ad un archeologo italiano, tale Alessandro Merisio, e anche che è considerata una grande donna d'azione. L'unico problema è che era troppo ristretta con le votazioni, ma bene o male, sono sempra andata sopra il sette.
Un giorno, era la fine dell'ultima ora, e lei ci disse: - Perfetto. questo è tutto, per i corsi di quest'anno. Spero che troverete un po' di tempo per lavorare, quest'estate, oltre che per smaltire le emicranie. Signorina Phoebe Halliwell. Potrebbe fermarsi un attimo ? -
Mi sono sentita gelare il sangue. <Cos'ho fatto ? Perché mi chiama?>
- Signorina Halliwell ? Mi ha sentito ? -
- Eh ? Oh, sì signora Sanders. Vengo subito. - andai verso di lei, discendendo l'aula a forma di anfiteatro greco. - Mi dica, signora Sanders. Cosa voleva dirmi ? -
- Ho riletto le sue votazioni, signorina Halliwell, e devo dire che lei è la migliore allieva che mi sia capitata. Certo, c'è chi ha preso più di lei, ma io mi riferisco a doti fuori dal semplice studiare. -
- Che intende, scusi ? -
- Voglio dire che vorrei prenderla con me per un viaggio in Inghilterra. La avverto: non sarà un viaggio di piacere. -
Rimasi letteralmente spiazzata da quella proposta. Cercai di capirci meglio - Ma come, signora ? -
- Un mio collega, lei sa che io sono anche archeologa attiva per il periodo in cui non insegno, mi ha contattato, dicendomi di aver trovato qualcosa di interessante dentro un pozzo. Ma non un pozzo normale. Il professor Neri vi avrà spiegato le leggende che circondano Chalice Well, nella vecchia Inghilterra, vicina al borgo di Glastonbury. -
- Sì. Ma cosa c'entra ? -
- Vorrei che lei ci aiutasse a risolvere il mistero che circonda quelle terre. Magia, spiritismo, vecchi tesori. La sua scheda personale dice che lei è interessata a tutto questo. Le do un paio di giorni per pensarci. Dopodomani mi darà una risposta. Facciamo così ? -
- Le dico subito, la risposta. Accetto volentieri. - le risposi, guardandola negli occhi. Vidi che rilucevano di soddisfazione.
- Sapevo che non avrebbe resistito. La partenza è domani mattina. Si presenti qui alle ore dieci. Andremo insieme all'aeroporto, e da lì prenderemo il primo volo per Londra. Siamo d'accordo ? -
- D'accordo. - Giusto il tempo per avvisare casa che non sarei tornata a causa di impegni scolastici, e partii per l'Inghilterra.

Glastonbury, Inghilterra

L'afa era insopprimibile. Il sole era alto nel cielo sgombro da nuvole, ma l'umidità si attaccava alla pelle, creando un patina di sudore insopportabile. Sulla collina di Chalice Hill si ergevano rovine di antichi templi celtici, edifici di pietra grigia distrutti da un sacco di tempo e di grande interesse storico. A pochi passi, i pastori facevano pascolare liberamente sulle colline circostanti le proprie pecore, che ricoprivano l'aria di belati.
- Siamo arrivati, ragazze. Questa è la Collina del Calice. Benvenuti nel tempio del mistero inglese. - esternò subito il collega italiano di Anne, un uomo biondo, forse della sua stessa età, con un'inflessione vocale strana. Sembrava che parlasse sempre con una voce grossa e inquisitrice.
- Finalmente. Viaggiare sotto il solo a piedi non è certo il meglio che si possa fare. -
- E' vero, signorina Halliwell. O ti posso chiamare direttamente Phoebe ? -
- Faccia come crede, professore. -
- Va bene, Phoebe. Non mi piace che ci siano distinzioni di classe fra collaboratori. Non crede ? -
- Va bene, Alessandro, giusto ? -
- Ale. E' più sbrigativo. -
- Va bene, Ale. - risposi io, sorridendo.
- Il pozzo del calice si trova poco distante da qui. In quella direzione. Ci soffermeremo dopo a guardare le rovine. Ora dobbiamo lavorare. - disse lui, sbrigativo
Phoebe sentì un fruscio provenire da un cespuglio poco lontano. Si girò sussultando, attirando l'attenzione di Ale - Tutto bene, Phoebe ? -
- Ho… sentito un fruscio poco lontano da qui. Sembrava che qualcuno ci stesse spiando. -
- Ma no. Sarà stata una tua impressione. -
- Non ne sarei così sicura. -
- Oh, vedrai che è così. Non vedo perché qualcuno dovrebbe venire qui a romperci le scatole. Avanti, signore. Andiamo. -
Phoebe si voltò di nuovo a guardare il cespuglio, con gli occhi impauriti. - Sarà come dice lui… - disse a bocca chiusa

- Padre. Padre. - l'atmosfera nella cappella abbandonata era piena d'incenso e di altri aromi, e le litanie religiose riempivano le orecchie con i loro suoni
- Dimmi, figliolo. Sono qui. - il padre superiore, nascosto dietro ad una maschera di ferro annerita dal tempo, accolse in modo neutro il suo sottoposto. Era inginocchiato ai piedi dell'idolo di un demone.
- Padre. Degli stranieri stanno per profanare la collina del calice. Sorella Deirdre e fratello Ignatius li stanno pedinando. -
- Bene. Nel caso si avventurassero nel tempio sotterraneo di Cela, non esitate ad ucciderli. -
- Sarà fatto, padre. Gli stranieri non profaneranno il tempio, ed inoltre Cela avrà il suo sacrificio. Credo che il sacrificio di tre pagani farà aumentare in lui la nostra considerazione. -
- E' un'ottima idea, fratello. Va', e porta questi ordini a Ignatius e Deirdre. Che non uccidano gli stranieri, e si preparino per il sacrificio davanti alla comunità intera. -
- Vado, mio signore. - e sparì dietro la porta a scomparsa.

- Questo è il pozzo, ragazze. - esordì Ale, spalancando con un piede di porco il pesante coperchio di pietra che occludeva l'accesso ai livelli inferiori del profondo pozzo.
- WOOW… E' profondissimo!!! - urlai, meravigliata - Sembra un silos. Come facciamo a scendere ? -
- Questo l'avevo previsto io. Prima regola, Phoebe: mai farsi cogliere impreparati. - mi disse Ale, prendendo una robusta fune di nylon dal suo zaino. - Portati sempre dietro nella sacca una corda e un coltellino svizzero multiuso. -
- Capito. -
- Sei sicuro che basti ? - chiese Anne,
- Sono cento metri di corda. Penso che siano sufficienti. -
- Regola numero due, Phoebe: mai dare ascolto ad Ale, e ragiona con la tua testa. - mi disse, scherzando - Prima è meglio controllare lanciando un sasso dentro il pozzo. -
- Recepito. - Annotai tutto nel mio cervello.
Anne fece cadere la piccola pietra, calcolando la sua velocità. Raggiunse il fondo in alcuni secondi, questo bastò ad Anne per stabilire la profondità della caduta - Sono circa una settantina di metri. Phoebe, assicura la cima ad un albero sicuro. Fa' in modo che non ci lasci a metà scalata. -
- Lasci fare a me, signorina Sanders. Ci penso io. -
- Anne. Su, chiamami anche col mio nome. -
- Va bene, Anne. -
Legai il primo capo della corda ad un robusta quercia nelle vicinanze. - Perfetto, possiamo calarci. -
- Se permettete, signore, prima voi. -
- Conoscendoti, avresti voluto andare prima tu, vero, Ale ? -
- Io vado sempre per ultimo quando devo salire, quando ho solo donne in squadra. -
Anne trovò la battuta di pessimo gusto. Aggiunse, avvicinandosi sinuosa come una gatta e spingendo indietro Ale senza toccarlo, gli disse: - Vuoi arrivarci di testa, in fondo al pozzo ? -
- Ehi, no. - Ale si allarmò parecchio, poiché era quasi sul bordo del pozzo - Dai, Anne. Ci siamo rincontrati dopo millenni, e ora me ne fai aspettare altri ? -
Ascoltai la conversazione fra i due e trasalii. - Oh mio Dio, sono capitata in mezzo a due demoni. -
- D'accordo. Hai perfettamente ragione. - si rivolse a me - Ci crederesti se ti dicessi che eravamo marito e moglie, in una vita precedente ? -
Tirai un sospiro di sollievo, pienamente sollevata - E come fate a saperlo ? -
- Un prete, sulle meteore, ci ha connesso con le nostre precedenti identità. Eravamo due sacerdoti. Io del culto di Sekhmeth, Ale del culto di Seth. -
- Oh, che sacerdoti tranquilli. Due divinità della guerra. -
- E' vero! Anne! Non far basculare troppo la corda, maledizione. -
- Non ti scaldare. - Anne si appoggiò con i piedi alla parete rocciosa, con maggiore attenzione rispetta a prima. Era quello che aveva fatto oscillare pericolosamente la corda: le pareti scivolose a causa dell'acqua.
Presto la scalata terminò, e tutti e tre accesero le loro torce tascabili per farsi luce nell'anfratto buio. Continuava in varie piccole gallerie sia a destra che a sinistra. Pensai che si saremmo persi come niente, in quell'infinità di strade cieche.
- Ci potremmo perdere, Ale. Cosa proponi di fare a riguardo, adesso ? -
- Regola numero tre. Portarsi dietro sempre un rocchetto di spago, come il filo di Arianna. - legò un capo del rotolo alla corda di risalita, poi lo srotolò lentamente, segnando la strada.
- Io penso che sarebbe meglio seguire una linea retta, per prima cosa. - propose Anne.
- Questi corridoi sembrano tutti uguali. Non faremmo meglio a dividerci ? Troveremo prima quello che cerchiamo. -
- No, Phoebe. Non c'è nessuna fretta. Le possiamo esplorare con tutta calma, non ci corre dietro nessuno. -
- Aspettate un attimo. - Ale fermò ci fermò anche con un braccio.
- Che c'è ? - Anne si bloccò di soprassalto, vedendo Ale bloccarle la strada.
- Non sentite questo rumore ? - In effetti si sentiva il suono come di un corso d'acqua o di un fiume sotterraneo.
- E' normale, Ale. - lo riprese Phoebe - Siamo o non siamo immersi nell'acqua fino a metà polpaccio ? -
- No, non è questo, Phoebe. Proviene da là davanti. Sembra che sia un fiume sotterraneo, forse collegato al pozzo da dove siamo scesi. -
- Se… sei sicuro ? - Ero intimorita dall'ingiunzione di Ale. Non che io abbia paura dell'acqua, ma pensavo veramente che saremmo potuti annegare.
- Non che ci sia qualcosa di cui preoccuparsi, Phoebe. Solo, che se ci fosse un fiume, il proseguimento risulterebbe molto più difficoltoso. -
- Non ne sono sicura, Ale. - Anne scosse la testa. Non era affatto convinta da quelle parole. - Proseguiamo. Lo scopriremo solo proseguendo. -
Sguazzammo nell'acqua, fino a che non ci arrivò alle ginocchia. - Te lo avevo detto, che qui vicino doveva passare un fiume. E come se non bastasse, Si va sempre più in basso. -
< Potrei volare per trovare una strada diversa, ma in mezzo a due mortali… >
- Aspettate qui. Vado a vedere cosa c'è là in fondo. Forse si trova una soluzione. Reggimi il filo, per favore. -
Presi la bobina e lo guardai procedere, mentre l'acqua gli arrivava sempre più vicina alla gola. Si girò con fatica. Disse che il fiume era proprio svoltato l'angolo, e cominciò a tornare verso di noi facendo una fatica bestiale. - Dovremo tornare su a prendere un cima. -
- Ne ho una io. Aspetta un attimo. Stavolta vado avanti io, tu rimani qui con Phoebe a tenermi. Io sono più leggera e nuoto più velocemente. - propose Anne, e Ale accondiscese. - Va bene. Và avanti tu. -
Anne andò, e tornò nel giro di cinque minuti. Noi la trattenemmo con non poche difficoltà. Quando arrivò di nuovo, ci disse che al di là del piccolo fiume sotterraneo c'era l'inizio di un borgo. Disse ce forse poteva essere il posto dov'era custodito il calice che stavamo cercando.
- Fantastico. - fu la risposta di Ale. - Ascoltami, Phoebe: ora tu e lei andate a fare una ronda per quel borgo. Io rimango qui. Fisserò la corda, e poi vi raggiungerò. -
- Recepito, Ale. - io e Anne ci organizzammo, e mentre Ale si preparava, noi arrivammo al borgo. Era fatto come un piccolo paese medievale. Non era molto grande, ma in compenso era molto pittoresco. - Hai visto, Anne ? L'architettura è del Medioevo antico, eppure le regole della costruzione sembrano molto più antiche. Le strade sono a forma di cerchio, con le vie che convergono al centro. -
- E' vero. La conservazione è ottima. Sembra che sia ancora abitato, tanto è bello. -
Sentii un rumore sordo provenire da una delle case. - Che è stato ? - mi girai di scatto. Ero sempre abituata a rimanere all'erta nelle situazioni di pericolo, e quel riflesso condizionato mi riuscì naturale. Anne se n'era accorta, ma non vi diede peso - Forse ho parlato troppo presto. Sarà ceduto un pezzo di muro, o qualcosa di simile. Nulla di grave, Phoebe. Rilassati. Mi sembri tesa. Sei emozionata ? -
- Abbastanza, ma… - accidenti ai miei nervi. Era l'emozione. Per una novellina come me, era una cosa grandissima.
- Su, relax. Una caramella ? - mi porse un piccolo pacchetto di dolcetti. Ne accettai volentieri un paio. - Grazie molte, Anne. - Le ingurgitai entrambe, succhiandole a lungo e con molta goduria del palato.
- Buone. Dovresti dirmi dove le prendi. -
- Non sono così rare. Le si trova dappertutto. - dopo averle rimesse in tasca si tirò indietro i capelli, racchiudendoli in una codino, siccome aveva un taglio corto.
- Hai idea di dove si possa trovare il calice ? -
- Non ne ho la minima idea. Tu dove cercheresti un oggetto sacro ? - capii che voleva rivolgermi una domanda a trabocchetto. Io risposi nel modo più calmo e pacato possibile. - Io guarderei in mezzo agli oggetti sacri. -
Non era facile trovarlo, ma ci ponemmo il seguente quesito: In una società che girava attorno alla religione, dove può essere una chiesa ?
Ci recammo nel centro del villaggio, dove si stagliava, tetra e con le sue forme spigolose, la chiesa. Il campanile era crollato, e di quello non rimaneva che un misero mozzicone. Nemmeno il tetto versava in buone condizioni. Una volta varcata la doppia porta, dovemmo infatti farci largo in mezzo alle macerie che ricoprivano gran parte del pavimento. Non c'era polvere. Ci accorgevamo di sollevarne ad ogni passo che facevamo, con la luce delle nostre torce elettriche. Le nuvole nerastre di alzavano seguendo il nostro ritmo. Stavamo lasciando la scia. Anne mi impartì gli ordini - Ora dobbiamo cercare di andare verso il fonte battesimale, oppure verso l'altare maggiore. Se quello che ho trovato alla biblioteca di Dublino è corretto, di sicuro è sotto una di quelle due postazioni. -
- Io controllo il fonte. - andai verso il fonte in marmo bianco di Carrara. non c'era più alcuna traccia di acqua, e l'interno era impolverato e coperto di calcare. Mi misi in bocca la torcia per avere entrambe le mani libere. Toccai il fonte alla ricerca di un meccanismo segreto. Forse ero troppo presa. Forse mi ero lasciata troppo prendere la mano dalla foga. Mi sembravo troppo simile a Lara Croft. Provai anche a ruotarlo prima in senso antiorario, poi in senso orario. Ancora nulla. Tastai freneticamente la colonnina che reggeva tutto, alla ricerca di un pulsante magico che avrebbe rivelato il passaggio misterioso. Rimasi delusa nello scoprire che era un comune fonte battesimale senza alcun segreto da rivelare. Tornai da Anne a comunicarle il mio piccolo fallimento.
- Mi spiace, Anne. Non c'è nulla. -
- E' solo un posto di meno da controllare. Dammi una mano a spostare i pezzi del tetto. - ci mettemmo a lavorare freneticamente per liberare i pochi rimasugli del grande altare di legno. - Se c'era un pulsante o una leva, ora non c'è più. - Anne era molto rammaricata, ma scacciò tutto con grande determinazione. Capii che non si sarebbe arresa. Forse non avrebbe fatto tutto da sola, ma di sicuro ci sarebbe riuscita.
- Io direi di cercare da un'altra parte. Non sappiamo proprio nient'altro ? -
- Nulla. Soltanto che è in chiesa. E qui c'è solo una chiesa. Questa. - Anne si guardò intorno nervosa. Digrignava i denti e batteva a terra il tacco della scarpa. - E che diavolo… Non può finire così… - Mi guardai intorno anch'io, per osservare qualche punto dove era possibile ricavare un passaggio segreto. - Vado a vedere su quelle balconate. Magari uno dei fregi si muove. -
- Ottima idea. Tu comincia da quelli là in fondo. Io mi prendi quelle lì. -
- Ricevuto, capo. - Salii sulle balconate che si affacciavano sull'altare maggiore. Tastai i fregi, ricchi di intagli, ed ottimamente conservati. Non mi riuscì di trovare qualcosa fino a quando non arrivai all'ultima. Notai che una foglia della decorazione poteva muoversi verso l'interno. Chiamai Anne. - Anne! Ho trovato qualcosa! Sembra che una decorazione si muova. -
- Arrivo. Resta lì. Non toccare nulla. - Anche Anne controllò la fila. Diede due piccoli colpetti, e confermò la mia intuizione. - E' un pulsante. Provo a premerlo. - Anne lo premette per un paio di volte, ma non successe nulla. Riprovò ancora una terza volta, ma il risultato fu sempre nullo. - Perché non funziona ? -
- Forse è un finto pulsante, messo apposta per sviare i tombaroli. -
- E' probabile. Ma io non mollo. - Anne si appoggiò ad una delle sfere che cingevano gli estremi del corrimano. Sentì che la sua mano scivolava, ma non per il sudore. Proprio perché la palla era posta su di un perno girevole. - Forse abbiamo trovato la via, Phoebe. - Girò il pomolo in senso orario, e una sezione sotto l'altare iniziò a muoversi con uno scricchiolio sordo e sinistro.
- Ci siamo. Aspettiamo Ale ? -
- No, Phoebe. Io vado avanti ad esplorare la galleria. Tu vieni con me o resti qui ? -
- No, no. Io vengo con te. -
- Hai molto spirito d'avventura, Phoebe. Questo non inciderà sulla tua valutazione finale, però lo farà sul tuo futuro se continuerai. -
Dopo quelle parole, presi in seria considerazione di diventare una studiosa. Autofinanziarmi sarebbe stato una cosa dura, ma ce l'avrei fatta. Bei sogni, dolce Phoebe. Adesso pensiamo all'ora. -
La galleria che avevamo scoperto era umida e fredda, piena di muffa che ricopriva le pareti di pietra. Molti ciuffi di licheni spuntavano dagli spazi fra le lastre, e mi stavano quasi facendo scivolare. Ci addentrammo al buio con la sola luce delle nostre due torce, cercando d prevenire le varie trappole che avrebbero potuto esserci sulla nostra strada.
- D'ora in poi fai molta attenzione anche alle pareti laterali. - si raccomandò Anne - I medievali non erano soliti difendere con trappole i loro tesori, ma siccome il tesoro in questione è il Santo Graal, dobbiamo aspettarci di tutto. - alla vista di una crepa nel muro, Anne mi bloccò, sbarrandomi la strada col braccio aperto. - Rimani qui. Quella crepa sulla sinistra, vedi ? - Anne si abbassò per controllare le pietre lì vicine. Al solo sfiorarla, una lanciò una freccia, che si andò a conficcare sulla parete destra. - Me… Meno male che mi hai avvisata. -
- Occhi aperti e prudenza. Sempre. Non stai giocando. -
Me lo tengo a mente tutt'ora. Non trovammo altre trappole lungo il percorso, e arrivammo dentro una stanza molto ampia, con al centro un'immensa tavola circolare coperta da una logora specie di tovaglia, che una volta doveva essere bianca, ma ora era grigia e piena di buchi. Posate sopra, dodici spade del tutto arrugginite, ma che conservavano una buona parte del loro antico fascino dovuto alle decorazioni, sempre bellissime. - Hai visto, Phoebe ? - mi fece notare, brandendone una. Ogni decorazione è diversa. Questa contiene un leone, e intorno ha dei motivi con foglie di acacia. -
- Questa - guardai l'elsa di un'altra - Ha inciso un toro. - presi una seconda spada lì vicino. Recava lo stemma di due putti, anime dei bambini morti. - Su questa c'è lo stemma di due bambini. I dodici segni dello Zodiaco, mi pare ovvio. -
- Tavola rotonda per imitare il percorso del sole, o gli apostoli di Gesù. Retorico. -
- Sì, ma il tredicesimo ? - non capivo cosa centrasse. Anne mi diede la sua interpretazione. - Alcuni astrologi dicono che i segni zodiacali siano tredici. L'Ofiuco o serpentario è il tredicesimo simbolo. Qualcosa sopra il normale, come doveva essere il re di un popolo. La tavola rotonda l'abbiamo trovata, ora ci rimane da trovare il Graal. -
- Hai notato che la tavola ha un buco di forma circolare al centro ? Probabilmente c'è un modo per tirare su qualcosa, come un altarino o qualcosa del genere. -
- Allora dobbiamo trovare un interruttore, o qualcosa del genere. Prima proviamo a guardare sotto la tavola alla ricerca di un buco o di un dislivello sul pavimento. - ci chinammo entrambe e controllammo sotto il buco.
Tastammo le mattonelle. C'era un certo abbassamento, della pietra, il che mi fece pensare ad un lungo cilindro, che era possibile spostare, in qualche modo - Qui intorno deve esserci una leva o qualche cosa di simile. - Anne guardò attentamente le tavole di legno che formavano la parte inferiore del piano. Non c'erano congegni di alcun tipo. Durante le riunioni dei Cavalieri della Tavola Rotonda, era abitudine che posassero le loro spade sul tavolo. Allora, niente congegni azionabili con il peso delle armi. Doveva per forza esserci qualcos'altro. Guardai in ogni posto: dietro gli scudi, sulle gambe dei tavoli, sulle spalliere delle sedie, finché non mi venne un’idea. Dodici armature enormi: se i meccanismi fossero stati ancorati alle sedie ? il peso si una persona avrebbe fatto scattare tutto. - Ascoltami, Anne. Dobbiamo fare una cosa: mettiamo le armature sulle sedie. Mi è venuta un’idea. -

Posizionammo tutte le armature sopra le sedie, compresa quella più grande, quella, per così dire, a capotavola. Finalmente come se la riunione fosse cominciata, il calice salì fino a livello del tavolo. Lo presi con tutte le dovute precauzioni, poi lo diedi in mano ad Anne dopo averlo rimirato per bene. - Fantastico. Peccato doverlo dare a British Museum. -
- Io preferisco i soldi che ci daranno alla fine della missione. -
Ci girammo, ma non ci accorgemmo che due persone ci erano arrivate di soppiatto alle spalle approfittando del fatto che io ed Anne eravamo distratte. Mi stordirono, e per un po’ non ricordai più nulla.

MI risvegliai legata ad un tavolo, vestita solo con una tunica di lino. Non riuscivo più a muovere mano i piedi. Di sicuro mi avevano agganciata con delle maniglie di metallo. Non ero sicuramente in grado di spezzarle. Non avevo la forza sufficiente. Potevo solo girare la testa a destra e a sinistra. Abbastanza per riuscire a vedere che Anne era nella mia stessa situazione. - Anne… - Lei, al contrario di me, non si era ancora ripresa. Teneva gli occhi chiusi, molto probabilmente era ancora intontita. attorno alla nostra postazione c’era soltanto un grande braciere, posto pochi metri vicino alle nostre teste. Mi chiesi chi fossero, perché ci avessero catturate, che cosa volessero farci, e soprattutto: dove si trovava il Santo Graal ?
- Ale… Dove diavolo sei ? Se ti prendo ti stronco, parola mia. – Ale non si era più fatto vivo. Mi chiesi dove diavolo fosse, mentre noi eravamo in quella situazione.
Il buio assoluto della stanza fu rotto una volta arrivati alcuni tizi mascherati. Accendendo dei consumati bracieri d'ottone, vidi che erano intenzionati ad immolarci. Tutta quella sala era illuminata da delle luci spettrali, che lasciavano nel buio mezza sala. Gli incappucciati si disposero intorno a me, tutti con le braccia levate al cielo. Uno di loro aveva un grosso pugnale in mano. Riuscì a vedere che vi erano incise delle strane lettere arcaiche, che io non ero in grado di tradurre. Ma quella era una delle cose che mi interessavano meno. D'improvviso, gli incappucciati iniziarono a fare degli strani versi gutturali molto fastidiosi, simili a delle nenie religiose. Avrei voluto avere un potere come quello di Prue per riuscire a liberarmi, ma in quel momento ero completamente indifesa. Il pensiero andò immediatamente alle mie sorelle. Mi chiesi se avrebbero mai saputo della mia morte, oppure se si sarebbero preoccupate del mio mancato ritorno. Rassegnata, chiusi gli occhi, e attesi con ansia che il patrono terminasse la sua funzione, pugnalandomi al cuore.

Uno sparo mi fece sobbalzare. Riaprii gli occhi e vidi che l'officiante perdeva sangue da una ferita sulla fronte. Il pugnale cadde a terra con un prolungato suono metallico. Il panico serpeggiò fra gli incappucciati. Qualcuno gli stava sparando, uccidendoli uno per uno, e loro non riuscivano a rintracciarlo. Ben presto, anche l'ultimo di loro cadde morto al suolo.
- Arrivo al momento giusto, miss? - era la voce pesante di Ale, con quel suo stranissimo accento.
- Ma dove cavolo sei stato? - lo rimproverai, sia sollevata che risentita.
- Te lo spiego più tardi. Anne sta bene? -
- Sì. E' svenuta. -
- So dove siamo. Andiamocene via. -

Finalmente, dopo l'opprimente oscurità della camera uscimmo alla luce del sole. Mai fui più contenta di uscire da una chiesa in vita mia. Io credo in Dio e a volte pratico anche la mia fede, ciononostante io continuo a sentirmi fuori posto in quel tipo di edifici.
- Non sono mai stata più felice di rivedere il sole in vita mia. -
- Nella mia no. Ce n'è stata un'altra. -
- Peccato. -
- Peccato cosa, Phoebe? -
- Abbiamo fatto tanta fatica per recuperare il calice, e ora l'abbiamo perso. -
- VOI l'avete perso. - sembrò sbeffeggiarmi Ale - IO l' ho trovato, invece. -
Ale mi fece vedere il calice. Era magnifico avere davanti agli occhi la più grande reliquia di cui il Cristianesimo aveva memoria. Nonostante fosse una semplice coppa di ottone, il suo valore era incalcolabile, e sapeva che una scoperta del genere avrebbe aperto orizzonti incredibili. Il fatto che quell'oggetto avesse potuto donarmi la vita eterna, mi fece venir voglia di provarlo. Di bere e di acquisire la vita eterna. Ma poi mi ricordai che la vita quasi eterna l'avrei avuta lo stesso, essendo le streghe molto più longeve di ogni altro essere mortale.
- E' meraviglioso. Chissà quanti soldi potremmo farci vendendolo. - dissi, eccitata. Ma Ale sembrava non essere dello stesso avviso. Mi guardò con occhi severi, come se volesse rimproverarmi per quello che avevo appena detto - Tu sei una donna bella e intelligente, Phoebe. Tuttavia, devi ancora capire una cosa molto importante. -
Non dissi nulla. Volli aspettare che mi disse quello che voleva - Devi imparare ancora che il reperto, per quanta fatica può costarti il recupero, non deve mai essere venduto a chicchessia. Il suo posto è in un museo, in modo che tutti possano attingere alla fonte della storia. Bene. E dopo tutte queste vaccate, perché non ci riposiamo un attimo? Sono sfinito, e ho sprecato un sacco di pallottole. -
Quell'Ale e quella Anne erano veramente due persone speciali. Lui non presenziò alla cerimonia della mia laurea, la seconda, ma lo perdonai, perché il suo lavoro valeva bene quel microscopico sacrificio.
Presi la loro strada, diventando archeologa. E durante una delle mie vacanze tornai al museo di Londra, dove quel calice faceva la sua bella figura in una bacheca tutta sua. Mi sentii il cuore gonfio di felicità, anche perché sulla targhetta figurava il mio nome: c'era scritto <<Il Santo Graal, reliquia più importante della cristianità, trovata vicino a Chalice Hill, Inghilterra, da Alessandro Merisio, Rosanna Sanders e Phoebe Halliwell a rischio della propria vita.>>

Scritto da MoonWalker


Torna all'indice della Fan Fiction

Torna a Streghe Italia