Streghe Italia Fan Fiction

LA POSSIBILITA'


Riassuntino: Chris e le sue sorelle hanno il primo vero litigio, tanto che Chris desidera riprendere la vita che aveva prima di sapere di essere una strega. Un demone le darà questa possibilità.

Data di composizione: 28/6/2000

Adatto: a tutti

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito “Streghe Italia” e che tutti i personaggi di “Streghe – Charmed” sono di proprietà Warner Bros Television / Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il permesso degli autori e senza fini di lucro


Diario di Chris                                                                                                                                                 

25 giugno 2000

Caro diario,
non ho mai capito perché si debba sempre cominciare in questo stupido modo, a dire la verità non avrei neanche mai creduto di scrivere un diario, e invece adesso sono qui. Il fatto è che da quando sono venuta a vivere con le mie sorelle, la mia vita è un pò leggermente cambiata. Ora, dover affrontare le forze del male, è all’ordine del giorno e anzi, quando i demoni non si fanno vedere in giro per un po’, ne sento quasi la mancanza. Malata di mente? Si, forse lo sono, ne’ più ne’ meno delle mie sorelle. Dopo tutto quello che mi era successo, non pensavo che sarei potuta di nuovo essere felice, ma mi sbagliavo. Prue, Piper e Phoebe sono state così carine con me, mi hanno aiutato a superare un momento difficile, standomi sempre vicino, come nessuno aveva mai fatto prima, forse perché anche loro avevano provato quello che provavo io… Ma adesso basta parlare di avvenimenti tristi se devo avere un diario, voglio almeno che sia allegro, nei limiti del possibile.

“Chriiiis. Vieni giù in salotto!”
La voce di Prue mi interruppe nel bel mezzo delle mie riflessioni. Cos’era quel tono leggermente arrabbiato nella sua voce? Per mia sfortuna, l’avrei scoperto presto. Scesi le scale. La situazione che mi si presentò era drammatica: Phoebe mi guardava con compassione, Piper era seduta sul divano e il suo viso era inespressivo, ma quello di Prue era,… era arrabbiato. Se avessi dovuto andare sul patibolo mi sarei sentita meglio. Cosa avevano saputo di così compromettente le mie sorelle? “Qualsiasi cosa sia, nega fino alla morte!” Mi limitai a pensare.  “Vieni a sederti.” Mi disse gentilmente Piper che con lo sguardo cercava di intimare calma a Prue. Qui cominciai seriamente a preoccuparmi.
“Hai niente da dirci?” Mi chiese Prue. Odio questi momenti con le spalle al muro. Se solo avessi saputo cosa sapevano loro, avrei potuto comportarmi di conseguenza, ma brancolavo nel buio e così mi limitai a restare in silenzio.
“Ci ha telefonato la scuola…” No, la scuola no! La mia mente orami vagava alla ricerca del mio errore, dove avevo sbagliato? Ero sicura che la Delphy non se ne sarebbe mai accorta. Cercai di riprendere il controllo di me stessa; forse c’era ancora un modo per cavarmela, forse… “… hai saltato le ultime lezioni di biologia e hai portato una giustificazione firmata da me, - continuò Prue - ma io non ricordo di averlo mai fatto.” In salotto calò il silenzio.
Prue non sembrava pronta ad un patteggiamento della pena e arrampicarmi sugli specchi non mi sembrava una buona idea, la avrei fatta arrabbiare ancora di più. In attesa di trovare la mossa giusta da fare, rimasi in silenzio, ma neanche quella fu una buona idea. “Stiamo aspettando una spiegazione” mi disse impaziente Prue.
Niente. Nella mia mente si affollavano milioni di pensieri, ma non uno capace di tirarmi fuori dai guai. Guardai in giro in cerca di aiuto: il mio sguardo si posò su Piper che però non sembrava volermi dare una mano. La mia ultima speranza: Phoebe; la guardai. Si stava mordendo un labbro e mi guardava compatendomi, ma io avevo bisogno di aiuto non di compassione così provai a buttarmi; tutto era meglio di quel silenzio colpevole, o almeno così credevo…
“Non ce la faccio a stare in classe quando c’è quella prof, la Delphy, è più forte di me, è una specie di potente tranquillante, … ha il potere di ipnotizzarmi e farmi cadere in un sonno profondo…” Provai una disperata difesa che non convinceva neanche me.  “Ti sembra una ragione sufficiente per falsificare la mia firma e per mentirci?”
“Andiamo,… non è la fine del mondo, l’avrai fatto anche tu qualche volta!” Dissi io, non sapendo che mi stavo scavando la fossa da sola. Piper cominciò a toccarsi nervosamente un orecchio mentre Phoebe, alle spalle di Prue, mi faceva cenni nervosi e preoccupati. Ops, forse avevo toccato il tasto sbagliato. Non ebbi il coraggio di guardare in faccia Prue. Riuscivo a sentire la sua rabbia crescere. La mia vita stava per finire.
“Sei stata colta in fallo, non riconosci il tuo errore, e tenti anche di difenderti dicendo che in fondo non è la fine del mondo, che l’ho fatto anch’io!?! No, io non l’ho fatto, perché io non mento alle persone a cui voglio bene, non siamo delle megere, mi sembra che ti abbiamo sempre ascoltato, se mi avessi detto che non volevi andare a quella lezione per una volta o due, forse avrei anche potuto farti una giustificazione vera, autentica” Abbassai lo sguardo, aveva ragione.
“Scuola e casa per due settimane – aprii la bocca per controbattere ma Prue continuò - e ringrazia che sono poche!” Sospirai, ma ormai il verdetto era stato emesso e il giudice si allontanava dal salotto seguita da Piper.
Rimasi sola con Phoebe. “La Delphy sembra un’idiota, ma credimi, è conveniente non saltare le sue lezioni, perché in questo caso diventa una belva. Lo so per esperienza personale!” Mi fece un timido sorriso e se ne andò.
Mi misi a sedere sul divano. Bel casino che avevo combinato! Cominciai a pensare alle conseguenze. Era la prima volta che qualcuna delle mie sorelle si arrabbiava in quel modo, e io non sapevo quanto sarebbe durata, ne’ quanto grave fosse la situazione né tanto meno quando Prue avrebbe smesso di guardarmi male. Ora, quel gesto mi sembrava una tremenda sciocchezza; dovevo falsificare meglio la firma, e non affidarmi a Miky! Salii in camera, ormai non c’era molto da fare giù in salotto, scesi solo per cena ma comunque non dissi una parola: volevo evitare ulteriori complicazioni.

La mattina seguente andai a scuola. Due ore di letteratura, una di biologia e due di matematica, mi aspettava proprio una bella giornata. Mentre ero intenta a compatirmi, ferma sulla strada, vidi una figura che conoscevo bene. Mi venne incontro sorridendo.
“Ciao Chris, come va… perché quella faccia?”
La squadrai con cattiveria mentre lei continuava a guardarmi incuriosita. “Scusa, tu non eri la maga delle firme falsificate?” le dissi.
“Ops!” fu l’unica cosa che mi rispose, ma io continuai.
“Sì, sì, ops. Se non fossi la mia migliore amica ti ucciderei tra atroci torture!” Miky mi rivolse uno sguardo tra il colpevole e il compassionevole.
“Mi dispiace! Conseguenze gravi?” mi domandò.
“Due settimane di scuola e casa!” le risposi “Noooo, … proprio oggi c’è quel film…“
“Grazie Miky, come tiri su il morale tu, non lo fa nessun’altro!” le dissi io. Ero già abbastanza giù di mio senza che la mia migliore amica desse il meglio di sè. Entrammo senza più parlare. Ma visto che questa sembrava essere la mia settimana fortunata appena entrata nell’aula di letteratura, ebbi un’altra stupenda sorpresa: compito, e io, per non sbagliarmi, negli ultimi due mesi avevo utilizzato il libro solo come poggia piedi. Un tre già mi volteggiava sulla testa, mentre disperata mi chiedevo cosa avessi fatto di male per meritarmi tutto questo.
Finalmente le cinque ore erano passate. Uscendo in strada provai un enorme senso di liberazione. Un altro giorno se n’era andato. Miky mi si avvicinò. “Come ti è andato il compito?” Mi chiese tanto per attaccare discorso. “Vuoi anche infierire?” Le chiesi io. “Stai tranquilla, da quello che ho capito io è andato a male a tutti, forse lo annulla per compassione!” “Finalmente una buona notizia!” Le risposi. Dietro di noi suonò un clacson. Il fratello di Miky era venuto a prenderla. “Vuoi un passaggio?” Mi chiese come sempre e io, come sempre, le risposi di no. Continuai fino a casa da sola, comunque quel giorno non sarei stata di compagnia, non ero dell’umore giusto. 

A casa c’era solo Piper. Pranzammo assieme, parlando normalmente, poi io me ne andai in camera mia. Rimasi li a leggere per un po’ finché sentì il campanello. Miky salì in camera mia. “Eccomi qua! Cosa pensavi che ti lasciassi qui reclusa?” “Lo sapevo che non l’avresti fatto!” le risposi io sorridendo. Accesi lo stereo e parlammo per un po’ finché Piper bussò alla porta. “Avanti!” dissi. “Scusa Chris, io devo andare al P3 per un’emergenza; vi lascio sole in casa ok? Niente scherzi!” La salutai tranquillamente, mentre Miky si agitava sempre più. Sentimmo la porta chiudersi a basso e simultaneamente un enorme sorriso comparve sul viso della mia amica. Prevedevo guai.
“Beh, che aspetti, andiamo anche noi!” mi disse senza pensarci su troppo. “Andiamo dove?” chiesi io. “Ma che domande, al cinema!” “No, non tentarmi. Io devo stare qui, se una delle mie sorelle rientra e non mi trova, mi cucinerà per cena!” dissi categorica. “Ma su; Piper non rientrerà che a tarda notte, fa sempre così no? Phoebe ha le lezioni all’università fino alle quattro, mentre Prue arriverà solo per cena giusto?!? E’ un’occasione unica. Per stare in casa avrai tempo nelle due prossime settimane!” Non so ancora cosa mi passò per la mente, ma mi lasciai convincere. Poco dopo eravamo tutte e due dirette al cinema. Per strada, però, ci fermammo con un gruppo di ragazzi. Metà li conoscevo, gli altri no, ma sembravano dei tipi a posto. Si offrirono di accompagnarci in macchina al cinema, ma poi loro decisero di fermarsi vicino ad un paio di negozi. Alcuni di loro avevano bevuto una birra di troppo e cominciarono a tirare le lattine sulle vetrine rompendone una. Pochi istanti dopo sentì una sirena della polizia. Salirono tutti in auto e misero in moto, ma la corsa durò poco. Arrestata per atti di vandalismo. Ci mancava solo questa.

Rimasi un’ora ad aspettare alla stazione di polizia pervasa dal terrore. Avevo visto i genitori dei miei amici che venivano a riprenderli e lo spettacolo non era dei migliori, soprattutto perchè sapevo che per me sarebbe stato anche peggio. Come al solito, visto che la sfortuna mi perseguitava, quel giorno Morris non c’era e così non avevo potuto evitare che la prima ad essere chiamata per venirmi a prendere, fosse Prue. Alla fine lei arrivò. Parlò un attimo con un poliziotto e poi mi guardò. Mi alzai e la segui in auto.
“Prue io…” cominciai nel tentativo di chiarire che c’ero finita per sbaglio in quel casino, ma lei mi stroncò subito. “No, per favore, non dire una parola!” Il resto del viaggio fu nel silenzio più totale.

Arrivai a casa e in salotto c’erano già Phoebe e Piper, le guardai, ma loro abbassarono lo sguardo. Neanche Phoebe mi guardava più, cominciavo a sentirmi davvero male. Prue si sedette in disparte, mentre io rimasi sulla soglia senza dire una parola. Passarono istanti lunghissimi senza che nessuno parlasse; quell’attesa per me era snervante e così cominciai io. “Lo so, ho sbagliato, mi dispiace di essere andata via, ma io volevo solo andare al cinema…” “E sei stata arrestata, complimenti!” mi disse Prue con lo sguardo ancora fisso nel vuoto. “Vandalismo…!” disse quasi sussurrando Piper. “Peggio, - disse Prue – i suoi amici avevano roba rubata nell’auto!” “Non sono stata io,… credetemi,… io e Miky abbiamo incontrato quei ragazzi per strada e loro si sono offerti di accompagnarci al cinema, si sono fermati vicino a quei negozi e hanno rotto le vetrine, Vi giuro, io non c’entro!”
Era la verità, ma loro non mi credevano, persino Phoebe non si fidava più. Ormai disperata con le lacrime agli occhi chiesi “Perché non mi credete? Ok, ho saltato un paio di lezioni, ma non sono una vandala ne tanto meno una ladra!” Non mi risposero e io corsi su in camera. Entrai e chiusi la porta a chiave dall’interno. Mi stesi sul letto e li rimasi a piangere per un bel po’. Le odiavo. Ok, avevo sbagliato, ma non ero una ladra, e il fatto che loro lo pensassero, mi faceva sentire veramente male. Come potevano pensarlo veramente?!? Perché la mia vita era cambiata in quel modo? Se i miei genitori non fossero morti, tutto questo non sarebbe successo, non avrei dovuto saltare quelle lezioni di biologia, perché non mi sarei annoiata a morte con la Delphy, non sarei stata punita e non avrei dovuto scappare di nascosto per andare al cinema. Non avrei avuto problemi con dei ragazzi, e non sarei stata arrestata. Se solo la mia vita fosse stata quella di un paio di mesi fa.
Dopo un po’ non ebbi più lacrime e rimasi a guardare il soffitto senza pensare a niente. Bussarono alla porta, ma io non risposi. Provò ad aprire, ma era chiusa a chiave così Phoebe mi disse che la cena era pronta e poi se ne andò. Non scesi.

Rimasi sveglia fino alle tre di notte, poi decisi. Quella casa cominciava a starmi stretta. Non potevo vivere con delle persone che non mi credevano. Preparai lo zaino e uscì nel corridoio. Rimasi lì un attimo aspettando che qualcuno mi fermasse, ma non successe niente, stavano tutte dormendo. Salutai Kit e usci dalla porta.

Diario di Phoebe

27 giugno 2000

Caro diario,

come va? Oddio, erano anni che non scrivevo qui sopra, ma ora ho voglia di sfogarmi e non posso andare dalle mie sorelle, sono già abbastanza preoccupate di loro. Chris è scomparsa. Stamattina, quando sono andata a vedere come stava, il letto era ancora fatto, lei non c'era e alcune delle sue cose erano sparite. L’abbiamo cercata dappertutto ma non l’abbiamo trovata e per denunciare la sparizione, dobbiamo aspettare domani. Sono molto preoccupata. Non so cosa le stia succedendo, ma non è più la stessa. Pensavamo che avesse passato il brutto periodo, ma evidentemente ci sbagliavamo. Forse ce la siamo presa troppo per quello che è successo ieri, in fondo era solo andata in marina per un paio d’ore di biologia, e io posso capirla, non è mai piaciuta neanche a me, ma poi, farsi arrestare… Prue se l’è presa abbastanza. Sente molto la responsabilità di Chris, molto più di me e Piper. C’è rimasta male soprattutto perchè Chris le ha mentito, chissà se lei si è accorta di quanto l’ha ferita. Forse no. Ma fosse tutto qui…

Ho avuto una visione, un altro demone, ma non l’ho detto né a Prue né a Piper. Sono già abbastanza preoccupate per Chris, e aggiungere altri guai a quelli che già abbiamo, non mi sembra il caso. Farò qualche piccola indagine sul Libro delle Ombre e poi vedrò cosa fare.

                                                                                                             Phoebe

 

“Hai sentito di quelle tre misteriose morti di ieri sera?” “Si, erano sul giornale. Tre ragazze uccise nella loro casa, scaraventate addosso ai muri. E’ incredibile. Fino poco tempo fa questa era una cittadina tranquilla, e invece adesso non si è sicuri neanche a casa propria!”
Era una semplice conversazione alla stazione dei treni, ma mi colpì molto. Tre ragazze scaraventate sui muri. Erano loro? Corsi via. Arrivai a casa con il fiatone. Tutto sembrava normale. Che stupida ad aver pensato che fossero loro, in fondo erano streghe, sapevano come difendersi, ma poi vidi i nastri gialli sulla porta; erano quelli usati dalla polizia. Mi avvicinai. La porta era chiusa così presi la chiave nascosta tra i fiori. Entrai e cominciai a chiamare le mie sorelle. “Prue?!? Piper?!? Dai, lo so che ci siete. Phoebe?!?” Non mi rispose nessuno. Andai in salotto. Sul muro c’era una macchia di sangue. Mi allontanai inorridita. No, non poteva essere successo davvero. Salì in soffitta senza neanche sapere il perché, e vidi il libro. Forse potevo ancora fare qualcosa. Cominciai a sfogliare le pagine nervosamente e non trovai niente. Non potevo arrendermi così. “Leo, Leooo” L’angelo comparve. Aveva gli occhi arrossati. Mi venne vicino e mi abbracciò, ma io mi staccai innervosita. “No, non puoi arrenderti così, dammi una mano!” Gli dissi, ma lui non mi rispose, così ancora più irritata continuai. “Ma come, lasci andare via Piper così? Non vuoi fare niente? Allora non la ami!” Quelle parole lo ferirono molto e mi disse quasi urlando “Non hai il diritto di dirmi questo. Se potessi io lo farei, ma non posso, non posso, NON POSSO, MALEDIZIONE!” Ero troppo arrabbiata per starlo a compatire. “Non cercare scuse. Non potevi neanche innamorarti di lei, ma l’hai fatto!” Non so ancora come feci a dire quelle parole, ma la cosa funzionò. Leo andò vicino al libro e trovò un incantesimo per far tornare indietro il tempo. “E’ molto probabile che tu sia l’unica a sapere cosa accadrà se le cosa non verranno cambiate, probabilmente nemmeno io saprò niente della morte di Prue, Piper e Phoebe. Sarai l’unica a poter cambiare le cose. - Mi guardò negli occhi – Non puoi sbagliare, questo incantesimo si può fare un’unica volta!” Mi resi conto dell’enorme responsabilità che avevo. Non ero mai stata in grado di occuparmi delle mie responsabilità, come avrei fatto questa volta? Mi imposi di non pensare. Avrei solo agito. Leo mi prese le mani e insieme recitammo la formula.

"Tempo tiranno, che ci hai preso persone care,
Permettici di impedire che questo accada ,
Permettici di tornare indietro perché senza di loro il bene non vincerà ,
Permettici di tornare indietro perché si salvi anche il mondo."

Una luce mi avvolse e mi cominciò a girare la testa, poi solo buio.

Mi risvegliai nel mio letto. Ero a casa, ma in che tempo? Usci dalla porta cercando disperatamente  le mie sorelle, ma non vidi nessuno. Forse l’incantesimo non aveva funzionato. Scesi in cucina. Phoebe era li. Le saltai addosso e la abbracciai. Lei rimase sorpresa dal mio comportamento e mi tastò la fronte per vedere se avevo la febbre. “No, no sto benissimo; mai stata meglio – la guardai e le dissi – Ti voglio bene lo sai sorellina?” Mi guardò ancora più stupita di prima e poi, sorridendo mi rispose “Anch’io. Ma,… cosa ti è successo?” le raccontai tutto: della mia fuga da casa, della loro morte, di Leo e dell’incantesimo. Dopo aver finito la guardai aspettando una sua reazione. “E’ vero?” Furono le uniche parole che disse. “Oh, no, ti prego, devi credermi, lo so che negli ultimi giorni ho fatto tante cavolate, ma non sto mentendo, per favore,… credimi!” Rimase ferma per un attimo, poi prese il telefono. “Prue, puoi venire? C’è un’emergenza!”

"Spero che sia questione di vita o di morte, perché avevo un importante colloquio di lavoro!” disse Prue entrando. Appena la vidi, non potei fare a meno di sorridere, era viva! “A quanto pare sì!” disse Phoebe raggiungendo la sorella  maggiore. Phoebe la mise al corrente di tutto e, alla fine Prue mi guardò. Non ci credeva. “Cos’è, un altro modo per saltare scuola?…” “No, Prue aspetta. – la interruppi mentre Phoebe andava in cucina per lasciarci sole – L’ho già detto a Phoebe. Ho sbagliato e lo so. Non posso cambiare quello che ho fatto, ma posso cambiare quello che deve ancora accadere. Credimi, non è una bugia. Non potrei mai mentire su una cosa come questa. Vi voglio troppo bene,… ti voglio troppo bene!” Rimase in silenzio. Odiavo questi momenti in cui le mie parole venivano soppesate e giudicate, ma sapevo che non era facile tornarsi a fidare di me. Prue mi si avvicinò e mi abbracciò. In quel momento entrò Piper “Cos’è, mi sono persa qualcosa?” chiese appena ci vide. Avevo appena finito di mettere al corrente anche lei, quando Phoebe ebbe una visione. Salimmo in soffitta per cercare una soluzione.
“Eccolo, è lui!” disse Phoebe additando un immagine nel Libro delle Ombre. “Ok, vediamo cosa dice il Libro!” e così Prue cominciò a leggere. “Toras  possiede il dono dell’ubiquità. Può comparire in più luoghi contemporaneamente. State attente alle spalle, perché se è davanti a voi, non è detto che non sia anche dietro.” Sospirai. Ecco come aveva fatto a uccidere le mie sorelle, ma questa volta l’avrei impedito. “ Qui dice che Toras in realtà non si trova dappertutto, ma che le sue sono delle specie di proiezioni, molto reali” Continuò Prue “C’è un modo per sconfiggerlo?” Chiese Piper abbastanza preoccupata. “Secondo il libro dobbiamo lanciare addosso al demone ‘originale’ una pozione!” “E come sapremo qual è il demone vero?” Chiese ancora Piper. “Io, ho un’idea” Disse Phoebe e Prue e Piper la guardarono stupite “Beh, cos’è io non posso avere idee?” “No, no scusa sorellina, va avanti” Le disse Piper,. “E’ semplice, basterà fare diversi sacchetti con la pozione e tirarli addosso a tutti i demoni che vedremo, prima o poi beccheremo quello giusto!” Piper e Prue le sorrisero “Eh, brava la nostra sorellina!”
Scesi in salotto. Sul muro la macchia di sangue non c’era e io volevo a tutti i costi che rimanesse così. Prue mi raggiunse. “Senti Chris, è meglio se vai da qualche altra parte! Se quel demone è riuscito ad ucciderci, potrebbe farlo anche con te e non vogliamo che succeda!” “No, neanche per idea, potrei darvi una mano!” “Non sei ancora abbastanza pratica dei poteri per poterci aiutare, è maglio se vai, non ci succederà niente!” Io rimasi in silenzio; forse aveva ragione. Le salutai e uscì per andare a casa di Miky.

Durante la strada, però, i pensieri mi vagavano a velocità inimmaginabile nella mente. Io non avevo fatto niente per modificare il corso delle cose, non avevo fatto niente per provocare la visione di Phoebe, e il piano lo avevano fatto loro, io non avevo partecipato, era successo tutto come se io non ci fossi, come se io fossi fuori di casa, magari scappata,… era successo tutto come la volta precedente. Le parole di Leo mi risuonarono chiare nella mente “…Sarai l’unica a poter cambiare le cose…” Invertii la direzione e tornai a casa correndo più che potevo. Non doveva succedere di nuovo.
Entrai in casa. La prima cosa che feci, fu di andare a guardare il muro del salotto: niente sangue, ero ancora in tempo. Guardai in ogni stanza, ma non trovai nessuno; salii in soffitta. Erano tutte e tre li. Prue mi guardò con aria di rimprovero, ma non fece in tempo a dire una parola, perché tra noi comparve il demone. Io arretrai terrorizzata. Phoebe prese un sacchetto con la pozione, e lo lanciò, ma questo attraversò Toras senza neanche rompersi e arrivò vicino a me. In soffitta si sentì una risata “Ah, ah, davvero divertente. Per quanto sparerete così a vuoto?” “Phoebe dietro di te!” urlò Piper. Phoebe si girò di scatto e lanciò un altro sacchetto che si infranse sul muro. Anche questa volta un colpo a vuoto. Prue, Piper e Phoebe si misero in cerchio per non essere colte di sorpresa. Toras comparse altre due volte e costrinse Piper a sprecare due sacchetti. Le cose si mettevano male, poi, all’improvviso il demone comparve dietro a Phoebe, la prese per le spalle e poi sparirono assieme. L’immagine del muro insanguinato mi passò per la mente come un lampo. “Noooo!” urlai precipitandomi giù per le scale.
“Phoebe, a dir la verità il tuo potere non mi interessa molto, ma mi serve per il potere del trio, quindi, mi dispiace, ma sarò costretto ad ucciderti!” Arrivai correndo, vidi Phoebe nelle mani di quell’essere e lanciai il sacchetto che avevo raccolto su in soffitta. L’immagine scomparve. Non era Toras. Andai da Phoebe “Tutto bene?” Chiesi io “Si, si, … grazie!” Guardai il muro. La macchia non c’era, ma non avevo tempo per felicitarmi di questo, lui era ancora lì.
Salii le scale di corsa con Phoebe e tornammo in soffitta.
Prue e Piper avevano lanciato parecchi sacchetti senza risultati. “Come state?” chiese Prue sollevata nel vederci tornare “Tutto ok, ma quanti sacchetti ci sono ancora?” chiese Phoebe preoccupata. “Due - rispose la voce del demone – solo due. Peccato, cominciavo a divertirmi. Ma scusate una cosa, voi non eravate in tre?” Quella domanda mi lasciò sconcertata. Perché i demoni avevano delle uscite del genere mentre combattevano? Poi Toras continuò. “Poco male, vorrà dire un potere in più, ma prima, movimentiamo un po’ il gioco!” “Nooo!” “Prueee” Mi girai di scatto. Dietro a Prue c’era un Toras, esattamente come dietro a Phoebe e Piper. Chi era quello vero? “Ora, ragazzina ti spiego le regole: Se tu lanci la pozione addosso all’originale, vinci la vita delle tue sorelle, ma se sbagli, io le ucciderò sotto ai tuoi occhi. Fai la tua scelta!” Maledizione, il demone mi aveva fregato. Stavo cercando qualche differenza tra i tre che mi rivelasse qual’era l’originale, quando Piper mi urlò “Dietro di te!” Io mi girai di scatto lanciando un sacchetto. Lo vidi infrangersi sul muro esattamente come le mie speranze. “… E così la strega rimase con un unico sacchetto!” disse quasi ridendo il demone. La testa mi scoppiava. Un solo sacchetto per la vita delle mie sorelle e io non avevo idea su chi tirarlo. Non potevo affidarmi alla fortuna, sono sempre stata sfigata; poi ebbi una specie di illuminazione: il mio potere.
“Non sarà in grado di muovere se stesso e le sue immagini contemporaneamente” pensai e così usai il mio potere per spostarmi dietro ai tre demoni, ma con mia grande sorpresa anche loro si spostarono altrettanto velocemente, e così mi ritrovai di nuovo dal capo opposto della stanza rispetto a loro. “Ma bravaaa, e così è questo il tuo potere! Non è una gran cosa per me, ma lo prenderò lo stesso, non si sa mai, potrebbe tornarmi utile!” Cominciavo a perdere la pazienza. Le parole di Leo si mischiavano a quelle irritanti del demone. Stavo per impazzire. Mi imposi di restare calma. Decisi di riprovare. Usai di nuovo il mio potere ma i risultati furono gli stessi. “Hai intenzione di continuare così per molto?” Mi chiese il demone con una nota di compassione nella voce “Cos’è. Hai un appuntamento!?!” Gli chiesi scocciata io.
Non mi piacciono le persone che mi mettono fretta, comunque aveva ragione, non potevo continuare così a lungo, anche perché spostarmi da un posto all’altro, per me era molto impegnativo e non avrei retto ancora molto. Dovevo trovare velocemente una soluzione. Guardai le mie sorelle. Anche se avessero voluto, non avrebbero potuto aiutarmi. Poi, con la coda dell’occhio vidi un pezzo di stoffa bianca che spuntava da dietro il vecchio armadio in soffitta. Bianco,… bianco come il mantello di Toras. Due parole mi ronzavano in testa: ultima possibilità; se avessi fallito sarebbe stata la fine. Io non la volevo questa responsabilità, ma non era una cosa che dipendesse da me. Era in questi momenti che la vita normale che avevo prima di scoprire i miei poteri, mi mancava di più. Feci un respiro profondo e usai per un’altra volta il mio potere. Arrivai vicino all’armadio. Toras  non sospettava che avessi capito. L’idea di sbagliare mi ossessionava, ma non potevo permettermi di rimuginare sui se e sui ma, così mi girai di scatto verso l’armadio.
Il tempo sembrò bloccarsi, la mia mano con il sacchetto, però, si muoveva ancora, anche se molto lentamente. “Cosa succede?” Domandai “Ti piace? E’ uno dei miei poteri, - mi disse Toras – ha solo un unico inconveniente, rimango rallentato anch’io,… comunque veniamo agli affari.” Ero incredula. Da quando ero diventata strega, ero preparata ad assistere a cosa strane, ma non avrei mai pensato di parlare di affari con un demone che dovevo distruggere, mentre il tempo scorreva a rallentatore. “Quando l’effetto del mio potere svanirà, il tempo tornerà a scorrere normalmente e tu potrai decidere cosa fare. Se non mi tirerai addosso quella pozione, ti lascerò vivere e in più, esaudirò il tuo più grande desiderio: farò tornare in vita i tuoi genitori.” Era la cosa che più desideravo al mondo… i miei genitori… vivi… un momento: ti lascerò vivere?!? “ E delle mie sorelle che ne sarà?” chiesi rendendomi improvvisamente conto che in questa storia c’era un trucco “Non pretendere troppo, io ho bisogno dei loro poteri! – lo guardai non sapendo cosa pensare e lui continuò – Vuoi davvero lasciarti sfuggire l’occasione di tornare a vivere con i tuoi genitori?  Non mi sembra una scelta molto difficile. Con le tue sorelle hai trascorso due mesi, con i tuoi genitori 16 anni, e pensa al tempo che dovrai trascorrere con il rimorso di non averli salvati. Pensi di vivere tranquilla con un simile peso sulla coscienza?”
Nella mia mente si affollarono milioni di immagini: mia mamma mentre mi teneva in braccio da piccola, quando giocavamo in giardino, la sua morte, papà, il primo incontro con Prue, Piper e Phoebe e le notti che loro avevano passato con me tentando di consolarmi per quello che era successo ai miei genitori… Perché dovevo essere costretta a scegliere tra le persone che più amavo al mondo?
I miei genitori, le mie sorelle, genitori, sorelle… “Chris, tra poco il tempo riprenderà a scorrere normalmente!” mi avvertì Piper. Perché non mi diceva anche cosa fare? Il tempo passava inesorabile e io avrei dovuto decidere presto, o avrei finito per far morire tutti se il demone si fosse liberato da quella situazione. Avevo la possibilità della mia vita… Alla fine decisi. Scollegai il cervello per non avere più ripensamenti.
Il tempo ricominciò a scorrere e io meccanicamente faci quello che avevo deciso. Colpì il demone con il sacchetto. Si alzò un polverone; il demone pronunciò le sue ultime parole “Hai scelto male ragazzina!” e poi scomparve assieme alle sue immagini che trattenevano Prue, Piper e Phoebe.
Mi aspettavo di provare un enorme rimorso, e invece niente. Mi rendevo conto che se avessi accettato la proposta del demone, sarebbe stato come uccidere io stessa le mie sorelle, e non potevo farlo. I miei genitori erano già morti da un po’, ed era anche grazie a Prue, Piper e Phoebe che avevo superato la cosa e avevo ricominciato a vivere una vita abbastanza normale. Non avrei potuto vivere sapendo di aver provocato la loro morte. No, non avevo rimorsi.

Diario di Chris

27 giugno 2000 (bis)

Caro diario,

come va? Qui a casa Halliwell tutto ok. La pace è tornata a regnare sovrana, anche se ho ancora due settimane da trascorrere qui in casa, ma ho imparato una cosa: non seguirò più i consigli di Miky, poco ma sicuro. Con Prue è tutto sistemato, combattere un demone assieme aiuta a far dimenticare prima, e soprattutto io non commetterò più lo stesso errore. Ora che so quanto per Prue sia essenziale la sincerità, prima di andare in marina, la avvertirò. Ok, ora ti saluto, c’è un film che mi aspetta, io e le mie tre sorelline andiamo al cinema. Si, si lo so, dovevo restare a casa per due settimane, ma questa è l’eccezione che conferma la regola.

                                                                                                             Chris


Scritto da Flond


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