Streghe Italia Fan Story
NUMERO 15

LA GRANDE GUERRA


Idea di partenza: Piper vuole riavere Prue, ma va a finire che si mette nei guai seri…

Scritta nei mesi di agosto-ottobre 2002

NOTA: Accanto al numero di ogni capitolo è scritto l'autore di quella parte del racconto.

DISCLAIMER
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"Charmed" is a trademark of Spelling Television Production © 2002


CAPITOLO 1 (scritto da Sascia / **Piper xx**)

Riassunto: Piper vuole riavere Prue, ma va a finire che si mette nei guai seri…
Data di composizione: 01/08/2002
Valutazione del contenuto: Bambini con aduti? Non so, ci sono dei punti macabri

-Phoebe dove hai messo la mia camicia, quella rossa??- Chiesi a mia sorella dalla mia camera, lei era al piano di sotto in cucina -Io non l'ho presa!- Rispose -PAIGEEE!!!- Gridai infuriata -Si, ok, l'ho presa io…- Mi disse, poi la vidi arrivare in camera con lo sguardo innocente e con la faccia di chi l'ha fatta grossa e me la rese guardando a terra.
-Oh… Paige…- Le dissi abbracciandola -Scusa se ti ho trattata male, ma ho un appuntamento importantissimo al P3 e non posso fare tardi… Non te la sarai mica presa così tanto…?-
-No!- Mi disse lei sorridendomi
-Menomale, adesso però fammi vestire, è davvero importante questo appuntamento!-
-Ok sorellina e scusa di nuovo, d'ora in poi ti chiederò sempre il permesso!- Mi disse Paige, poi uscì dalla stanza e la sentii scendere le scale di corsa.
Mi dispiace sempre trattare male le mie sorelle, ma è normale avere qualche scatto d'ira, soprattutto se non sei mai sicura che quando esci di casa ci ritorni, perché qualche demone sudicio, lurido e puzzolente ti possa attaccare…
-Ragazze, io vado, non torno per pranzo e non so se per cena ci sono, poi vi faccio sapere!- Dissi uscendo di casa, sentii Phoebe dire: -Piper, ma che appuntamento…- Poi sbattei la porta e non sentii il resto della frase, non avevo il tempo di tornare indietro e chiedere cosa mi avesse detto, così montai come un fulmine in macchina e partii sgommando.
Lo so, lo so, volete sapere di che appuntamento si tratta, ma vi spiegherò tutto a suo tempo.
Quando arrivai al P3 lui mi stava già aspettando.
-Piper, allora sei ancora d'accordo con me?- Mi chiese -Si Tempus- Risposi cupamente, sicura di quello che dicevo.
-Bene, allora cominciamo-
-No aspetta, entriamo dentro al locale, qui ci vedrebbe qualcuno sicuramente- Dissi
Aprii la saracinesca del locale ed entrammo dentro.
-Bene, adesso possiamo cominciare?- Mi chiese il demone
-Non ancora, prima devi darmi la tua parola che manterrai l'accordo!-
-Certo, non preoccuparti… io mantengo sempre gli accordi!- Disse con un sorrisetto crudele sulla faccia.
-Altrimenti…- Dissi
-Altrimenti… cosa?- Mi interruppe lui
-Le mie sorelle ti uccideranno! Stanne certo!-
Si, avete capito bene, quello che avevo davanti agli occhi era il vecchiaccio fetido di Tempus, non ero impazzita, ma solo disperata.
Avevo deciso di chiedere a Tempus di mandare indietro il tempo e di far rivivere mia sorella, ma non di rimandarlo indietro per tutti, solo per lei, di modo ché nessuno sapesse il nostro segreto e che quei bastardi dei giornalisti non ci riprendessero con le telecamere.
Però lui aveva detto che dovevo tornare indietro nel tempo anche io, in un'epoca che decideva lui e per quanto voleva lui, anche per sempre, ma io ero disposta a fare tutto per riportare indietro Prue, per farla rivivere, anche morire io stessa, e poi tanto il potere del trio sarebbe rimasto comunque.
-Ok, sono pronta , cominciamo!-
Tempus mi mise le mani davanti agli occhi, io li chiusi di scatto, la vista della sua mano rugosa mi disgustava.
Il palmo della sua mano mi sfiorò il naso ed ebbi modo di sentire che odorava di marcio!
Feci in tempo a tirare un ultimo respiro, poi non vidi più nulla, caddi a terra con un tonfo sordo e vidi il buio.

Fui svegliata da delle grida.
Mi drizzai di scatto e mi resi conto di esser sdraiata a terra, in una strada fredda e bagnata, ero vestita di stracci ed avevo tantissimo freddo.
-Ehi! Eprea, alzati se non fuoi che ti spari!- Mi disse una voce sopra di me, sembrava un tedesco.
Alzai il capo e vidi un omone grande e grosso, in divisa e con l'elmetto, che mi puntava un grosso fucile addosso.
I suoi occhi azzurri mi fissavano con un tono d'ira all'interno, mi fecero paura.
Tentai di bloccarlo, ma non ci riuscii.
-Eprea! Alzati ti ho detto!-
-Ma che cosa…?- Chiesi, ma il tedesco mi bloccò dicendo: -Zitta eprea! Alzati o ti sparo te lo giuro!-
Io non sapendo cosa fare mi alzai impaurita.
"Dove mi trovo? In che anno sono? Perché mi chiama ebrea? Chi è questo uomo davanti a me? Perché tutte queste grida? Perché la gente scappa impaurita?" Mi chiesi, la mia mente era stracolma di domande, non sapevo la risposta di nessuna di queste.
Il tedesco mi puntò il fucile addosso e mi costrinse a voltarmi, poi mi portò dove erano raggruppate tutte le altre persone.
-Ma che sta succedendo?- Chiesi ad una donna accanto a me che stringeva tra le braccia un bambino di pochi mesi.
-Ci uccideranno, lo so, ci uccideranno, prima di stasera!- disse la donna tremando senza nemmeno guadarmi.
Non capivo cosa stesse succedendo.
Stavo per chiedere ad un uomo vicino a me dove fossimo e cosa stesse succedendo quando sentii uno sparo e poi un grido, mi voltai e vidi una donna, a trenta metri da me massimo, che gridava disperata, guardai a terra vicino a lei e vidi un uomo sulla cinquantina morto accanto a lei, davanti a loro c'era un altro tedesco con la pistola fumante ancora puntata verso l'uomo a terra.
Rimasi sconvolta, non sapevo se fermarlo o se stare li impalata aspettando che sparasse a qualcun altro, la paura era tantissima, ma poi, da buona strega, decisi che dovevo aiutare quell'uomo.
Corsi dall'uomo accasciato a terra gridando: -Fatemi passare, devo passare!- tentai di frenare la fuoriuscita del sangue, gli tastai sotto la gola e sentii che il cuore non batteva più.
Ero così arrabbiata, perché lo aveva ucciso? Perché lo aveva fatto?
Mi alzai in piedi arrabbiatissima e mi scagliai contro il tedesco.
Mi attaccai alle sue spalle e lo strattonai, lui mi disse qualcosa in tedesco e poi mi buttò a terra.
-Perché lo hai ucciso bastardo?- Gridai -Prutta eprea, come osi ripellarti ad un tedesco? Adesso lo fedi cosa ti faccio! EPREA!- Mi disse furioso, mi puntò una pistola vicino, immaginavo cosa avrebbe fatto, provai a bloccarlo, non ci riuscii, non ebbi il coraggio di spostarmi di li e di correre via, ero terrorizzata, chiusi gli occhi e tentai di far cessare il mio corpo di tremare, mi scoppiava il cervello e le urla mi tagliavano i timpani, sembravano tante lame che ci si infilavano dentro procurandomi un mal di testa ancora più forte. In quell'attimo, quasi certa che sarei morta, rividi le immagini più belle della mia vita: rividi Prue.
I miei ricordi furono interrotti dalle grida della gente che scappava in ogni dove, per tutte le strade, e sentivo gli spari uno dietro l'altro che si stagliavano nel vento, vidi quella donna con cui avevo parlato poco prima con il suo piccolo bambino accasciarsi a terra evidentemente senza vita con il sangue che le ricopriva il volto… e sentii il bambino che teneva in braccio cominciare a gridare, piangere…
Ad un tratto, prima di sentire il colpo di pistola che mi colpì mi resi conto di essere nella seconda guerra mondiale, dove, evidentemente mi avevano scambiato per un'ebrea.
Dopo il colpo di pistola sentii un dolore lancinante alla spalla, poi vidi il buio.
Sentii che qualcuno mi prese sotto le ascelle, non sapevo chi fosse, non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi per vederlo, mi faceva un male cane la spalla, infatti cercai subito di rialzarmi per non farmi tirare, ma non ce la facevo.
Finalmente riuscii ad aprire gli occhi, e vidi che chi mi trascinava era un tedesco, evidentemente pensava che fossi morta.
Io seppur dolorante decisi di stare immobile, come se fossi morta.
Richiusi gli occhi.
Mentre il tedesco mi trasportava pensai… mi domandai se Tempus avesse mantenuto la sua promessa, se veramente Prue adesso fosse a casa con Phoebe e Paige, se avessero capito qualcosa… cioè se avessero capito che io non c'ero più… poi mi resi conto di esser stata una stupida, Tempus come tutti gli altri demoni voleva la fine del trio, e non ci sarebbe stata miglior occasione di questa, io non c'ero più e le altre due sorelle erano sole e non avrebbero potuto ucciderlo senza il potere del trio, così lui le avrebbe eliminate entrambe, ma come avevo fatto a non pensarci??
"Devo tornare a casa, devo tornare nel 2002!" Mi dissi, poi svenni dal dolore.

Quando mi svegliai mi ritrovai con la testa sopra qualcosa di morbido, mi voltai con la spalla dolorante e vidi che ero su un corpo, lo scossi con il braccio sano, sentii che era freddo e vidi che era di un bianco incredibile: era morto!
Mi guardai intorno, non c'era più anima viva, così mi alzai in piedi con il proiettile conficcato nella spalla e mi resi conto che il corpo su cui ero non era l'unico ad essere accasciato a terra, ma ce n'erano altre centinaia.
Mi venne il volta stomaco, per poco non vomitai e scappai via terrorizzata.
Stavo correndo quando sentii delle voci dietro di me, mi voltai ed in lontananza vidi dei soldati tedeschi, subito mi nascosi dietro ad un angolo ed aspettai che mi fossero a dovuta distanza per uscire fuori dal nascondiglio.
La spalla mi faceva un male cane, ma tentavo di resistere al dolore.
Quando sentii le voci dei soldati disperdersi in lontananza uscii fuori dal nascondiglio ed entrai in una casa li vicina per curarmi in qualche modo la ferita.
Cercai tra i cassetti della cucina uno straccio e quando lo trovai lo bagnai con dell'acqua, poi me lo misi ben stretto sulla ferita.
Ero stremata, non ce la facevo più a camminare, ad un tratto sentii le gambe cedermi e mi accasciai su un divanetto li vicino e mi addormentai.
Il mio sonno non fu tranquillo, sognai che Tempus uccideva le mie sorelle, sognai che venivo uccisa da un tedesco che mi sparava dritto in fronte, sognai che il potere del trio veniva quindi distrutto, sognai che il male regnava sulla terra, sognai che il bene veniva eliminato fino all'ultima goccia… fatto sta che mi risvegliai tutta sudata.
La spalla stava molto meglio, ma dovevo disinfettarla, non ne ebbi il tempo, perché sentii delle voci e dei passi frenetici che montavano per le scale, non trovai nessun nascondiglio, così quando arrivarono su, con una strattonata alla spalla che cominciò a farmi malissimo, mi presero e mi portarono di sotto e mi caricarono rozzamente su un camioncino che odorava di fetido, pieno di persone che chiedevano aiuto.
-Noooooo, no per favore, lasciateci andare, non ci uccideteee- Gridava la gente, quelle urla mi spaccavano i timpani, mi girava la testa, non mi sentivo più la spalla…
-Calmatevi, calmatevi, vi prego, troveremo un modo per non farci uccidere, vi prego però, calmatevi!- Gridai -Calmatevi?! Calmatevi?! E come facciamo a calmarci?! Moriremo, moriremo tutti, ci uccideranno!- Mi gridò in faccia un uomo, io non sapevo più cosa fare, tentai di far ragionare qualcuno, ma la paura li assaliva, e non nego che stesse invadendomi anche me.
Li dentro mancava l'aria, non si riusciva a respirare, e poi mi faceva male la spalla, non ce la facevo a stare in piedi. Non c'era un posto dove sedersi, ed il camioncino era così affollato che non c'era poso nemmeno per terra.
Ad un tratto il camioncino fu scosso da un forte tremore e, dopo che il motore si fu acceso, partì verso la morte.

Riepilogando: Ed ora?? Continuate voi...

CAPITOLO 2 (scritto da Joei190)

RIASSUNTO: Piper non ce la fa più fino a quando...
DATA: 10/08/2002 dalle 16.05 alle 16.27
ADATTO: a tutti..
SCELTO TRA 3 seguiti

Quando il camioncino partì, iniziavo anche io a piangere, ma cercavo lo stesso di mantenere la calma, pensavo che presto sarebbe stato tutto a posto, ma sentendo tutte quelle urla, non riuscivo a calmarmi: pensavo a casa mia, dove le mie sorelle si chiedevano dove fossi, ormai era passato un giorno, penso, o di più e tutti si staranno disperando, soprattutto Leo..allora mi venne in mente. Leo. Leo era morto durante la seconda guerra mondiale. Magari lo avrei ritrovato, lo avrei salvato, ma.. allora pensai che era meglio se lo avessi incontrato, di non parlarci, perché se lo avessi salvato, lui non sarebbe morto e io non avrei avuto un marito.
Mentre rimuginavo e pensavo a Leo, il camioncino si fermò. Le grida si fecero più forti: tutti avevano ancora più paura.
Appena arrivata, mi mandarono in una grande stanza, in cui c'erano delle piccole nicchie, in diverse altezze, dove dormire.
Ma quella notte, non riuscii a dormire, soprattutto pensando a cosa era successo e perciò sognai che Leo e le mie sorelle mi cercavano invano, allora pensavano che fossi morta.. e allora arrivò Tempus e le trasportò in chissà quale epoca, perché anche le mie sorelle mi stavano cercando.. mi svegliai di soprassalto, sentii dei rumori: un altro camioncino stava arrivando, oramai era mattina e stava arrivando altra gente: le donne, furono portate nella mia stessa "stanza" se così si poteva definire, e gli uomini, venivano spinti da chissà quale altra parte. Tutte le donne iniziarono a calmarsi, e fra quelle persone riconobbi due volti familiari: erano le mie sorelle! "Piper!" "Phoebe, Paige!" eravamo molto eccitate, e forse in quel momento, iniziammo ad avere un po' più di speranza. Tutta la gente lì intorno, ci guardava, attonita, vedendo che eravamo così felici.. "cosa ci fate qui?" "e tu?" "inizia tu!" "Ok, Tempus è venuto da noi e ci ha detto che vi avrebbe portato dove eri tu, lasciando Leo lì ovviamente, perchè altrimenti avrebbe cambiato le cose, ci ha detto Tempus,e noi non abbiamo capito. Allora, noi abbiamo accettato, pur di vederti, ci ha detto anche che così i demoni non ci avrebbero più cacciate. E ci ha anche detto perchè tu eri qui e appena ci ha mandato.. ci siamo rese conto perchè Leo non poteva venire. tutto qui!"
"oddio.. ho avuto una paura! mi stavano per uccidere.. ho una pallottola nella spalla, questa notte ho dormito pochissimo per il dolore e pensando a voi! ma non dovevate venire, ora siamo tutte in pericolo, e non incontreremo mai prue!" allora piper si mise a piangere, le altre donne, che nemmeno avevano capito il senso di ciò che avevamo detto, ci credevano pazze, allora,tutte ci si rivoltarono contro, ma a me non importò molto, vista già la mia condizione.
Alcune donne, che erano lì da più tempo di me, ne ero sicura, furono portate ai lavori forzati, mentre noi tre rimanemmo lì,da sole, con qualche altra donna, che rassicurava le proprie bambine, che anch'esse erano finite lì..
Il giorno dopo, ci portarono anche a noi ai lavori forzati.
Avevamo paura, fino a quando, la sera, non ci trasportarono su un camion, portandoci via dal campo di concentramento. Non capivamo perchè: forse ci avrebbero portato da qualche altra parte.. mentre io e le mie sorelle eravamo assolte nei nostri pensieri, vidi dei soldati italiani: "piper.. ho paura!" "phoebe.. aspetta.. quello è LEOOOO!" allora il soldato Leo si girò e... "Piper! no, cambierai la storia! no!"

Riepilogo: Le sorelle Halliwell si ritrovano nel campo di concentramento, quando vengono portate via e incontrano Leo.....CONTINUATE VOI!

CAPITOLO 3 (scritto da Moonwalker)

Riassunto: Phoebe trova un modo per alleviare la posizione delle sorelle, ma non ancora per tornare. Che la persona insieme a loro le posa aiutare?
Data di composizione: 26/8/2002
Valutazione del contenuto: Non c’è gran che di macabro, per cui…
Scelto tra 3 seguiti arrivati

Sapevo che non avrei dovuto farlo, ma fu più forte di me. Chiamai Leo, lo chiamai forte, e lo abbracciai -Sono così felice di vederti… - gli dissi, sull’orlo delle lacrime.
Leo si sorprese di vedere una donna piombargli addosso, e rimase imbambolato senza dire una parola - Come? -
- Aiutaci, ti prego. Abbiamo bisogno di te! - lo implorai, mentre lui cercava di staccarmi di dosso, con gesti gentili.
- Piper! Vieni via di lì, avanti. - mi gridò Paige, raggiungendomi dopo aver rotto le righe, e lasciando il suo martello.
Paige mi prese per le spalle, e provò a ricondurmi alla ragione con parole dolci - Non è lui, sorellina. Ti sei sbagliata. -
- No, non vedi? È lui! - replicai, singhiozzando dalla disperazione. Phoebe si unì al nostro gruppo, e fu lei a riportarmi indietro, rincuorandomi.
Sentii Paige giustificarsi con Leo, dicendo che dopo la morte di mio marito ero sconvolta, e vedevo lui in ogni uomo. Phoebe, invece usò un sistema più drastico per farmi rinsavire - Piper, non puoi buttarti fra le sue braccia e trattarlo come se vi conosceste. Rifletti. Non sarà tuo marito per i prossimi cinquantatre anni. -
- Hai ragione. Scusami. E’ che… sono così confusa… Sono successe troppe cose, troppo in fretta… - dissi, stirandomi i capelli. Il sudiciume e la sporcizia che si erano accumulati mi unsero le dita. Guardai ancora indietro, e vidi Leo conversare in Italiano con quei suoi quattro compagni. Io non capivo la loro lingua, ma sicuramente era a proposito di me e della mia “performance”. Mi fece male vederlo lì a pochi passi da me e non poterlo abbracciare, non poterlo sentire vicino, non avere nessuno con cui sentirmi calda e al sicuro in un momento di vero bisogno. Sospirai profondamente, delusa.
Paige ritornò con noi, preoccupata - Ragazze, io non credo che ce la faremo ad andare avanti per molto ancora. - anche lei come noi stava cominciando a manifestare i sintomi della denutrizione. Paige è sempre stata magra, ma ora il suo viso stava iniziando a scarnificarsi, e a perdere carne dalle guance. Sembrava teschio ricoperto. Sicuramente, se non avessimo trovato in fretta una via d’uscita, saremmo morte prima dell’arrivo degli Alleati, cosa che si sarebbe fatta attendere ancora parecchi mesi - Dobbiamo andarcene di qui. -
- Io ho un piano. - esordì Phoebe - Ma sarà pericoloso. -

Il giorno seguente fu di nuovo il turno di tornare ai lavori forzati con quel macinino tremante, nel quale eravamo tutti ammassati. Durante il nostro lavoro insieme agli altri condannati, Phoebe ci istruì sul da farsi. Improvvisamente, nostra sorella perse le forze e si accasciò al suolo senza forze. Chiamammo le guardie a squarciagola. Anche Paige, dopo aver barcollato, cadde a terra a peso morto. I due soldati si avvicinarono con aria rabbiosa e indifferente nei confronti di Paige e Phoebe - E adesso che diavolo è successo? -
Uno di loro diede un calcio nello stomaco a Phoebe. Volli saltargli addosso, ma la rabbia me l’impediva - Si direbbe che siano morte. Portiamole via, prima che uccidano questi sporchi reietti prima degli ordini. Ehi, voi due! Gettateli nella fossa comune. - questo non l’avevamo previsto. Pensavamo che avrebbero preso personalmente Phoebe e Paige. Siamo state delle imprudenti.
Io cercai comunque di aggredire uno dei secondini e di strappargli la mitraglietta che aveva a tracolla. Lottammo per poco tempo, lui era troppo forte, e io ero indebolita dal lungo digiuno. Caddi pesantemente a terra. Le mie sorelle, visto sfumare il loro piano, fecero quadrato intorno a me.
- Avete tentato di scappare per l’ultima volta! - dissero, spianando le armi contro di noi. Io e le mie sorelle non volevamo rassegnarci a morire, ma in quella posizione non potevamo fare assolutamente nulla. Guardai quelle armi che in poco tempo avrebbero sparato, togliendoci la vita in un’epoca non nostra, e pregai che il Signore potesse concederci una vita tutte insieme, in Paradiso, e magari anche col mio Leo.
Poi, accadde tutto in un attimo. Tanto veloce che non capii come. Sentii un tonfo, poi una parole, e un secondo rumore. Aprii gli occhi d’istinto, e vidi che Leo ed un suo compagno d’armi avevano tramortito le sentinelle, rubando le loro armi. Altre sentinelle sulle torri ci videro , e subito iniziarono a fare fuoco. Alcuni di noi furono centrati, altri uccisi sul colpo. Leo e il suo compare ribatterono, e presto ci liberarono dall’oppressione, ma ancora non era finita. Quel campo era piccolo, quasi microscopico, ma il territorio costellato di avamposti e altri campi di concentramento. D’altra parte, però, se fossimo rimasti lì ci avrebbero trovati, e saremmo tornati tutti al punto di partenza.
Così ci preparammo ad andarcene, e dopo aver curato come meglio potevamo i feriti iniziammo il nostro viaggio, insieme con una persona che non mi sarei mai aspettata di vedere, una persona a noi molto cara, con in braccio una bambina ancora in fasce, una bambina che noi non abbiamo mai conosciuto bene, da quando che ci ha messe al mondo.

Riepilogo: Come continuerà adesso il viaggio? Continuate voi...

CAPITOLO 4 (scritto da Joei190)

Riassunto: Le sorelle giungono a S.Francisco...
Composizione: 3/09/2002 dalle 10.48 alle 11.05
Adatto a: tutti, ovviamente!
Scelto tra 2 seguiti

Grazie a Leo e i suoi uomini, scappammo via, vidi Leo stare sempre accanto a due persone, allora mi accorsi che erano quelle che cercarono di ucciderlo, poco tempo fa.
Anche Phoebe e Paige se ne accorsero, ma non facemmo nulla.
Leo aveva ancora in braccio quella bambina, poi vidi che arrivò di corsa una donna, abbastanza giovane, che prese quella bambina: notai nel viso di quella donna la faccia di nonna. Allora capii. Diciamo che Paige fu quella che ci mise di più a capire che quella era sua nonna, perchè noi la guardammo in faccia, e capì.
La nonna, piangeva come una disperata, con la figlia in braccio, e correva, correva.
Anche noi ci fermammo, dopo un po' esauste.
Leo, iniziò a dire qualcosa, ma non potevo capire cosa diceva, però lo sentii:"io devo andare, mi dispiace. Continuate da sole!" Probabilmente la nonna capì, così salimmo su un furgone, che era guidato da un soldato italiano, perciò salimmo su, e vidi i soldati uccidere donne anziane nel campo di concentramento. A quella vista, inizia a dubitare che saremmo scappate.
Allora, la nonna iniziò a parlare:" Voi assomigliate molto alla mia figlia!" "Che strano... chissà come mai!" Cercai di cambiare discorso, altrimenti chissà dove saremmo arrivate.
La nonna, non usò poteri magici, probabilmente perchè preferiva non essere scoperta.
Ad un certo punto, notai nel campo italiano un compagno di Leo sdraiato su un lettino, con un suo compagno accanto, e Leo che correva a salvare i suoi compagni. Allora capii che se non avrei fatto qualcosa l'esplosione avrebbe ucciso i compagni di Leo. "Ragazze, penso che Leo diverrà lo stesso angelo bianco, se salvo i suoi amici!" E scesi giù, anche le mie sorelle, anche il camioncino si fermò, visto che era arrivato al campo. Non parlavo la lingua dei soldati, ma presi i compagni di Leo, i suoi amici, anche se loro non capivano il perchè e salimmo di nuovo sul furgone, dove la nonna iniziò di nuovo a piangere.
Il soldato che guidava, vedendo il suo compagno ferito, ripartì e subito dopo ci fu la famosa esplosione di cui parlava Leo.
Ora, chissà dove potevamo andare, tentai di parlare con il soldato lui disse di andare a San Francisco, penso che ci trovavamo lì vicino..
Mi addormentai a stento, anche perchè il rumore dei cannoni non smetteva mai.
Quando mi svegliai, notai che il soldato con i suoi compagni erano già andati via lasciandoci la a San Francisco. La guerra lì non c'era quasi per niente.
Vidi la nonna scendere, e dirigersi verso una casa, una casa che conoscevo molto bene, anzi benissimo, ma che era semi distrutta, e scolorita.. Anche le mie sorelle rimasero stupite, allora scendemmo e a questo punto cosa potevamo fare?!Avremmo cambiato il futuro, dovunque saremmo andate.
Tempus ci doveva aiutare.
Fino a quando vidi un volto familiare dirigersi verso di noi, piangendo: "Ma... voi siete le sorelle Halliwell?!" "Prue?!" "Si sono io, Tempus mi ha portato dalla tomba qui!" Capii che da una parte Tempus aveva rispettato il patto.
Tutte e tre l'abbracciamo, anche Paige, pur non avendola mia conosciuta.

Riassunto: le sorelle sfuggono dal campo di concentramento e vanno a San Francisco, dove incontrano Prue.. continuate voi!

CAPITOLO 5 (scritto da Acqua)

Riassunto: le quattro sorelle vengono accolte in casa dalla nonna e…
Data di composizione: 16/09/2002
Valutazione contenuto: per tutti

Osservai la casa dall’altra parte della strada. La nonna si era avvicinata alla porta della costruzione stringendo convulsamente a sé la bambina. Mi accorsi che tutte e quattro stavamo lì a fissare speranzose, piene di aspettativa che succedesse qualcosa. Nessuna sapeva che cosa avremmo potuto fare ma se c’era una persona in grado di fare qualcosa era quella donna giovane che stava dall’altro lato della via, con la mano sulla maniglia della casa.
La nonna era rimasta perplessa, la mano ferma, immobile, su quella che sarebbe stata la nostra casa futura. Era come se sentisse qualcosa nell’aria, qualcosa che persino noi riuscivamo a percepire nonostante l’assenza dei nostri poteri.
Mi voltai a guardare Prue. Ora non ero più io la maggiore, non avevo più quella pesante responsabilità sulle spalle. Adesso c’era anche lei con noi. Sicuramente avrebbe detto qualcosa di giusto, qualcosa che avrebbe risolto il pasticcio che avevo combinato.
Ma se tornassi indietro forse lo rifarei, solo per vedere il viso della mia amata sorella. Un viso che era perso nei miei ricordi, una voce che era incancellabile nella mia memoria.
- Prue… - mormorai a bassa voce.
Lei si girò sorridendo verso di me – Forza Piper. Sai benissimo quello che ho intenzione di fare!
- Quello che farei anch’io! – annuì Phoebe incrociando le braccia sul petto e fissando intensamente la figura della nonna.
In quello stesso istante la nonna si girò e ci fissò. I suoi occhi ci scrutarono tutte e quattro dalla testa ai piedi, la fronte si corrugò. La bambina cominciò a piangere distraendola. La cullò un momento, sull’espressione tirata che aveva sul viso si formò un sorriso. Scese le scale di cui una metà era crollata. Si bloccò un momento sul punto in cui fra un po’ più di cinquant’anni ci sarebbe dovuto essere il marciapiede.
- Forza voi quattro. Venite nella mia casa. Sarete stanche e affamate e sicuramente quella ragazza… – mi indicò con la testa - … con i capelli lunghi scuri ha bisogno di immediate cure altrimenti la ferita finirà per infettarsi se già non è successo!
Come se mi risvegliassi da un sogno osservai la mia spalla. Non sentivo più il dolore ma nemmeno il braccio. Era come se fosse diventato insensibile. Mi ricordai che ormai era passato molto tempo da quando la ferita era stata fasciata da Phoebe alla belle e meglio. Era riuscita grazie a uno dei compagni di Leo a estrarmi la pallottola, ma nello stesso tempo era andata troppo in profondità ed era riuscita a farmi uscire più sangue. Finalmente mi aveva bendato ma il dolore mi perseguitò per tutto il resto del viaggio fino ad arrivare al punto di scomparire, adesso.
Prue mi mise un braccio attorno alla vita mentre Phoebe prese Paige per mano e insieme arrivammo dalla nonna. Non ci chiese nulla di noi ma fui così felice quando si prese cura di me. In un certo senso era come tornare indietro con la memoria, ma ironia della sorte non potevo neppure dire di essere vissuta prima di quell’anno.
Alla fine, circa tre giorni dopo, stavo seduta su una poltrona a guardare fuori dalla finestra ciò che sarebbe diventata San Francisco nel futuro da cui arrivavo. Io e le mie tre sorelle avevamo avuto un sacco di tempo per parlare. Era stato bello nonostante Prue mi avesse dato dell’irresponsabile a me per la scelta che avevo fatto e delle irrecuperabili a Phoebe e Paige per aver dato retta a Tempus e aver rischiato la loro vita. Ma sapevo che in realtà la nostra sorella maggiore non pensava nulla di tutto questo. Era felice di essere lì con noi ed era anche sicura che avremmo trovato tutte insieme il modo di uscire da quell’epoca per tornare nella nostra.
La nonna entrò nella stanza e spalancò la finestra per far entrare il calore del pomeriggio. Non sapevo se intuisse chi fossimo. Se così fosse stato non lo aveva ancora dato a vedere. Ma nei suoi occhi c’era una strana scintilla. Era impossibile non notarla. E in quel momento, mentre si girò verso di me, seppi di non sbagliarmi. Lei conosceva una soluzione.
- Come va il braccio, Piper? – domandò sedendosi di fronte, su uno sgabello che noi adesso teniamo in cantina.
- Un po’ meglio, grazie. La bambina dorme?
La donna annuì – Sì, finalmente sì è calmata. Devo essere sincera con te. Mi piacerebbe che fosse qui mia madre ma probabilmente la lettera che le ho mandato a Chicago non è ancora arrivata. Si è trasferita prima che io partissi per l’Europa con il padre di mia figlia. Non condivideva la mia scelta. Ma adesso avrei bisogno di lei… Sono così stanca che avrei proprio bisogno di aiuto.
- Capisco quello che intende! – dissi ricordandomi di quando Paige mi aveva portato quel bambolotto a casa per fare pratica. Ma forse era meno terribile un bambino vero!
- Ho notato qualcosa nei vostri nomi. Iniziano tutti con la lettera P.
Annuii – Sì, è stata una scelta di nostra madre. Pensava che così saremmo state legate da qualcosa di magico.
- Parli di magia… Ne sai qualcosa?
Rimasi perplessa. Stava per chiedermi se fossi una strega? Ormai era un momento che aspettavo da qualche tempo, forse fin da quando eravamo su quel camioncino. Sapevo che ormai il futuro sarebbe cambiato, ma non sapevo se le conseguenze sarebbero state buone oppure disastrose – Sì… Diciamo che è a causa sua che ci troviamo qui!
- Piper, sei qui? – domandò Paige entrando circospetta nella stanza – Come va la spalla? Buongiorno signora!
- Bene, grazie. Vedo che tu ti sei ripresa un po’.
- Abbastanza – mia sorella mosse la testa a destra e a sinistra con quel suo buffo ma adorabile modo di fare.
- Ciao, Paige. Stavo appunto per chiedere a tua sorella se siete consapevoli di essere streghe! Spero di non essere stata troppo indiscreta! – esclamò la nonna alzandosi in piedi.
- Sbaglio o qui stiamo per affrontare un argomento che ci riguarda tutte e quattro? – domandò Prue entrando nella stanza seguita da Phoebe.
- Potevate almeno chiamarci! – sorrise quella che tanto tempo fa poteva essere chiamata la sorella minore.
Rimanemmo tutte silenziose nella stanza poi la nonna continuò – Avete molte cose da raccontarmi. Abbiamo tutto il tempo che volete ma ho come l’impressione che questo non sia neppure il vostro. Io vi aiuterò ma prima… Prima dovete promettermi che riporterete le cose a posto nel futuro, altrimenti potrebbe succedere un disastro temporale. Forza, fintanto che mia figlia è tranquilla conviene concentrarci sul vostro problema. Di sopra ho un Libro, che chiamiamo Libro delle Ombre… Perché anch’io sono una strega anche se sicuramente l’avevate già capito. E sono disposta ad aiutarvi, perché sento che sia giusto così.

- Oh no! Lo sapevo io che era troppo facile! – Paige stava osservando le pagine del Libro delle Ombre. Avevamo parlato con la nonna, le avevamo spiegato cosa fosse successo. E lei ci aveva permesso di sfogliare il Libro. Ma ciò che non sapevamo era che l’unico modo per tornare indietro era andare nel MedioEvo, quando ancora Tempus non era un demone tanto potente. Dovevano sconfiggerlo prima che potesse farmi arrivare nel ’44 e annullare qualsiasi cosa fosse successa in quel frangente di tempo passato. In quel modo non avrei deciso di riportare indietro Prue e il tempo sarebbe rimasto lo stesso.
- Non credo che le cose rimangano uguali. Non è la prima volta che incontriamo Tempus. Potrebbe comunque cambiare il futuro! – esclamò Phoebe – Inoltre rischieremmo che Prue non ci sia più per l’ennesima volta! Non voglio!
La nonna scosse la testa – Purtroppo è stato deciso così. Lo sai che non puoi farci niente. Non potete rimanervene qui. Questa formula vi permetterà di avere i poteri in quel tempo. Non so dove finirete, se negli inferi o sulla terra. Ma rimanere qui significa perdere la vita, in ogni caso. A quanto mi hai detto hai un problema da risolvere lì, Phoebe. Tua sorella Piper ha un marito e Paige è solo all’inizio della sua vita da strega. Lasciate che sia il Destino a decidere per voi, questa volta.
Prue annuì – Ha ragione la nonna. E comunque non è detto che io muoia, che Paige non venga con noi se io sia viva e non succeda tutto quello che è successo. Del resto Tempus muore prima di interferire con noi! Possono succedere molte cose, non si sa mai!
Cominciai a camminare nervosa per la stanza. Prue aveva ragione, quella era l’unica via di uscita o almeno l’unica che avessimo trovato.
- Tu cosa ne pensi? – mi chiese Paige.
Scossi la testa, sapendo già da un pezzo quale fosse la mia opinione e le risposi con sicurezza - …

Riepilogo: la soluzione c’è. Bisogna uccidere Tempus. Ma non è detto che finisca bene per la famiglia Halliwell. Prue potrebbe morire un’altra volta, oppure toccherebbe a una delle altre che a causa di una interferenza nel tempo possa essere successo qualcosa di grave. Infine potrebbe andare tutto bene. Pensateci voi a continuare!

CAPITOLO 6 (scritto da Gump-chan)

Riassunto: la soluzione c’è. Bisogna uccidere Tempus. Piper deve esprimere il suo parere…
Data di composizione: 18/10/02
Valutazione contenuto: per tutti

Io: sono d’accordo. Non si può comunque stare qui a tirarsi le dita!
Phoebe: ma se Prue…
Piper: non succederà!
Prue: giusto. E comunque ormai è così da tempo…
Paige: allora si va?
Prue: si Va. Nonna…
Nonna: si?
Prue: i nostri poteri saranno attivi nel medioevo?
Nonna: credo di si… ma stavo pensando
Prue: non c’è tempo. Paige?
Paige: pronti.
Tutte insieme meno la nonna:
Il tempo sarà riavvolto
Fino al punto in cui vogliamo arrivare
Il tempo sarà riavvolto
Il volere di noi streghe si deve ascoltare!
Nonna: no!! ora mi ricordo! Voi…
Troppo tardi. Scompaiono. Ma non hanno considerato una cosa… loro non erano ancora nate! Così il Trio fa un orrenda fine…

Phoebe: ti piace?
Piper: veramente carino! Grazie per avermi messo protagonista!
Phoebe: l farò leggere a Leo e a Morris… ma non di più, non posso pubblicarlo!
Piper: anche perché qualcuno potrebbe sospettare!
Arriva Paige.
Paige: stavo leggendo un libro sulla seconda guerra mondiale a San Francisco…
Piper: io mi arrendo la storia è un morbo!
Tutte ridono.

FINE


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