Streghe Italia Fan Fiction

DUSK AND HER EMBRACE


Riassuntino : anche adesso silenzio assoluto… sappiate solo che è il seguito di “Amor e morte” ed è un pelino più amaro.

Fascia d’età : adatto a tutti.

Data : cominciato il 20 dicembre 2000 alle ore 15.29 e finito il 30 dicembre 2000 alle 16.45.

Disclaimer : Si ricorda che tutti i diritti sono di proprietà del sito “Streghe Italia” e che tutti i personaggi di “Streghe – Charmed” sono di proprietà Warner Bros Television / Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il permesso degli autori e senza fini di lucro

Nota : per questo racconto mi sono più che ispirato ad un famoso numero di Dylan Dog. I cultori del fumetto lo indovineranno subito :)…ancora grazie ad Artemide, insostituibile fonte di consigli preziosi.


“Vi offro una possibilità, ma dovete decidere in fretta” disse serissimo Dusk.
Il rubinetto del bagno gocciolava instancabile, mentre io e Phoebe ci guardavamo nella speranza che una di noi due avesse un lampo di genio per tirarci fuori da quella brutta, anzi orribile, situazione.
“Allora ? Che possibilità vuoi darci ?” chiesi.
Lui non rispose subito, prima sfiorò il viso di Piper martoriato dalle ustioni, poi si girò lentamente verso di noi dicendo : “Sto violando tutte le regole impostemi, però è giusto che sappiate. Sono in grado di guarirla, ma siccome l’ordine non può essere sovvertito in questo modo qualcuno dovrà morire al posto suo. Io non posso togliere la vita a nessuno, quindi spetta a voi ; se volete che vostra sorella si salvi, dovrete uccidere un’altra persona entro 24 ore. Se rifiutate è spacciata perchè non c’è possibilità che se la cavi da sola, le ferite sono troppo gravi”.
Cosa ? Saremmo dovute diventare delle assassine ?
Per salvare Piper avremmo dovuto uccidere ?
Dusk stava per aggiungere qualcosa, ma si fermò all’improvviso, si rivoltò verso il letto di Piper, la guardò per dei lunghi istanti, poi strinse nelle proprie la sua mano…o meglio, ciò che ne rimaneva…e rimase a fissarla, immobile in quella posizione.
Ci aveva lasciato una grossa grana…con che faccia avremmo potuto continuare a farci chiamare streghe buone se avessimo ammazzato a sangue freddo un innocente, anche se per impedire che nostra sorella morisse ? Probabilmente ci sarebbero arrivate delle offerte di lavoro da parte di alcuni demoni…non se ne parlava nemmeno ! Almeno, questo era ciò che io pensavo, poichè sospettavo che Phoebe si sarebbe piegata a questo piccolo “ricatto” pur di non lasciare Piper al suo destino.
E stavolta non era una messinscena, come era successo invece due settimane fa…
Dovevo proprio essere fiera di me stessa, era solo colpa mia se la mia sorellina era ridotta in quel modo, sospesa su un sottilissimo filo più che deciso a spezzarsi…avevamo una sola possibilità per riportarla indietro, fra di noi, e non ero per niente convinta dell’efficacia e della bontà di quel sistema.
Non potevo distruggere una vita per salvarne un’altra, non potevo !
Eppure non mi restavano altre alternative, a meno di lasciarla morire senza muovere un dito…ma non potevo permettere neanche questo !
Cosa avrei dovuto fare ?
Chiusi la mia mente alle interferenze esterne isolandomi così dal mondo…in quegli istanti avrebbero potuto spararmi e probabilmente non me ne sarei nemmeno accorta…perché dovevo assolutamente riflettere, e la decisione che avrei preso sarebbe stata irrevocabile.
Il mio intenso pensiero fu interrotto dalle reiterate e disperate suppliche di Dusk, voleva convincerci a tutti i costi ad accettare perché, lo confessò piangendo, si era innamorato di Piper e non voleva perderla dopo così poco tempo.
E così l’uomo dalla calzamaglia nera ci aprì il suo cuore, ammettendo che era la prima volta che gli succedeva…ci raccontò nei più piccoli particolari il suo incontro con Piper quella mattina, lo sfogo di lei, la decisione di farci quel “simpatico” scherzetto, il colloquio avuto sul piano astrale...
Mi fece una grandissima pena, una creatura sola e raminga che vaga senza meta e, dopo migliaia d’anni, trova un po’ di calore umano in una dolce ragazza ; il vederlo così triste squilibrò la bilancia della scelta facendola pendere nettamente dalla parte di Piper…io e Phoebe ci scambiammo un’occhiata d’intesa, ci avvicinammo a lui e dicemmo contemporaneamente : “D’accordo, ci stiamo. Entro 24 ore a partire da adesso avrai la tua vittima sacrificale”.
Mi sarei pentita per sempre di quella frase, ma ormai il dado era tratto e non mi era permesso tornare indietro. Sapevo però che significava rinnegare più di due anni di lavoro a favore del bene per scopi personali.
Lui si gettò ai nostri piedi, al colmo della gioia, e ci ringraziò in ogni modo possibile ed immaginabile. Era veramente fuori di sé, non capiva nemmeno quel che diceva tanto era entusiasta di questa nostra decisione.
Phoebe mi sembrava a sua volta molto contenta, anche se sapevo bene che neppure per lei era stato facile scegliere, invece io mi sentivo malissimo…se solo non fossi stata tanto idiota solo qualche ora fa…

Bah, che vitaccia.
Erano passati due giorni da quando Prue mi aveva cacciato da casa in malo modo. In città non c’era un albergo libero, tutto a causa del 33° RIMSF (Raduno Internazionale dei Medici Senza Frontiere), e non si trovava una camera nemmeno a pagarla oro. Per fortuna la mia amica Helen era stata tanto gentile da ospitarmi ; naturalmente nicchiai sulla vera motivazione del mio ritrovarmi senza dimora, infatti le dissi che dopo una serie di inconvenienti e malintesi, culminata con la distruzione da parte mia dell’auto di Prue, lei e Phoebe mi avevano opinatamente messo alla porta. Non mi ci volle molto per convincerla a poter usufruire del suo tetto, sapevo bene che non si sarebbe tirata indietro, anche perché mi era debitrice e non vedeva l’ora di potermi restituire il piacere che le avevo fatto.
In quella casa viveva un crogiolo di razze, e non sto esagerando : c’erano Marina, una ragazza italiana molto carina e civettuola reduce dalla versione del suo paese di “Big brother”…orribile programma, non mi è mai passato in mente di vederlo…Joseph Akutombo, un giovane studente proveniente dall’Angola, Hirohiko Araki, ingegnere tecnico giapponese con l’hobby del disegno…ragazzi, quant’è bravo ! E quelle sue storie bizzarre (vediamo chi coglie la citazione)…in cerca di lavoro a San Francisco, ed infine Magnus Thorsten, il fidanzato danese di Helen. Tutti lì, 5 persone…ora 6…in una casa che ne avrebbe potute contenere al massimo 3. Mi rendevo perfettamente conto di essere di disturbo, ma non avendo altre sistemazioni dovetti fare per forza il sesto incomodo.
La vita lì trascorreva abbastanza tranquilla nonostante il numero decisamente alto di inquilini, ma questo pacifico stato di cose sarebbe presto cambiato in peggio…
Un giorno come i precedenti, il 4° da quando mi avevano esiliata da villa Halliwell, mi ero alzata dal mio scomodissimo divano per gustarmi una robusta colazione ; avevo appena acceso la TV, dopo essermi preparata una bella dose di fiocchi d’avena, quando vidi sul canale 666… fortuna saltami addosso…che il telegiornale in onda in quel momento venne interrotto. Al suo posto apparve l’immagine di un essere che definire orripilante è riduttivo : faccia dipinta alla maniera aborigena, corpo interamente ricoperto di piume di un colore oscillante fra il verde marcio e il lilla, e che anzi in alcune zone presentava entrambe le tonalità nello stesso momento, e come ciliegina sulla torta un enorme anello “incastonato” nel naso, ficcato talmente in profondità che guardando con attenzione si vedevano dei rivoletti di sangue sgorgare copiosi. Non riuscivo a capire se fosse una trasmissione pirata o un qualche progetto di un film horror, ma presto compresi la realtà. Quella cosa cominciò a parlare : “Buongiorno Piper, come va la vita a casa della tua amica ?”.
Eh ? Forse ero ancora nel mondo dei sogni…se non sbaglio l’affare aveva appena pronunciato il mio nome.
“Non stai dormendo, dolce streghetta. E’ proprio a te che mi rivolgo. Il mio nome è Quartis, demone del kaos :P, e sono qui per comunicarti in anteprima mondiale i miei prossimi progetti”.
Io non credevo alle mie orecchie, quello un demone ? E che ci faceva in TV ? Era stato ingaggiato per la prima serata ? No, non era proprio il caso di scherzare…
“Visto che stamattina sei di poche parole non disturbarmi, ho tanto da dire. Inanzitutto volevo farti sapere che da tanto tempo sono sulle tue tracce, e poi era mia intenzione annunciarti anche che, siccome non so come farmi passare i prossimi giorni, ho deciso di divertirmi con i tuoi attuali coinquilini”.
“Cosa ? Divertirti…”.
“Non sei ancora così vecchia da essere sorda. Mi voglio divertire con loro…naturalmente puoi immaginarti come un demone si diverta con un essere umano”.
“Vuoi uccidere anche me ?” chiesi mascherando sicurezza, anche se in realtà me la stavo facendo sotto dalla paura.
“No, per te è troppo presto, anzi forse ti lascerò vivere ancora qualche anno. La mia intenzione è di passare qualche giorno rilassandomi ed uccidendo della gente…è tanto che non lo faccio e ho paura di aver perso la mano”.
“Non te lo permetterò !” fu la mia reazione istintiva.
“Oh oh oh, la piccola Piper vuole fare l’intrepida. Ti sconsiglio di ergerti a paladina della giustizia per due semplici motivi : innanzitutto spiegami come farai ad impedirmi di giocare con quei 5 ragazzi”.
“Non è così difficile” risposi beffarda “basta che io li pedini impedendoti di attaccarli”.
“Era la risposta che immaginavo. Ma non capisci che non puoi controllarli tutti contemporaneamente ? Tu segui Tizio ? Ed io ammazzo Caio…neanche questo è tanto difficile”.
Accidenti, aveva ragione…
“E il secondo motivo ?”.
“Il secondo motivo è banale quasi quanto il primo : se mi metti i bastoni fra le ruote non esiterò ad includerti nella mia lista nera…non ti consiglio di intrometterti, se te ne starai buona buona mi limiterò a loro 5”. Sparì appena finì di dire “cinque”.
Occavolo, non si può certo dire che la vita di una strega sia tranquilla…una non può nemmeno permettersi di litigare con i parenti che subito qualche demone ti prende di mira e decide, nel migliore dei casi, di rovinarti l’esistenza. Naturalmente non potevo parlarne a Helen e agli altri e avevo delle difficoltà di tipo logistico nel comunicare questa lieta novella a Phoebe e Prue, senza contare che forse quest’ultima non era ancora disposta a rivolgermi la parola.
Soprattutto l’ultimo punto mi risultava particolarmente spinoso da risolvere : la situazione fra noi due non era ancora arrivata ad un punto di svolta, navigava nel mare dell’incertezza più assoluta e una mia azione decisa, se condotta in modo sbagliato, avrebbe potuto portare addirittura alla completa rottura di qualsiasi rapporto…un incubo.
No, per ora non ne avrei fatto parola con Prue e Phoebe, per quanto mi fosse stato possibile me ne sarei occupata da sola…non è che mi entusiasmasse più di tanto l’idea di fare il detective privato e seguire delle persone a loro insaputa, ma dovevo impedire che Quartis portasse a termine il suo folle piano.
Stavo per organizzarmi quando mi ricordai che, in linea teorica, io avevo un locale da gestire ; non potevo lasciarlo al suo destino, è vero che gli affari cominciavano stentatamente a risollevarsi ma sarebbe stato meglio non mollare la presa tanto presto, per impedire che si ritornasse alla precedente fase negativa. Decisi di incaricare Leo di questo noioso ma importante compito, così alzai la cornetta per comporre il numero di casa sua…già, il nostro caro ex angelo bianco, nonché mio ex e forse futuro ragazzo, dopo aver perso i suoi sovrannaturali poteri, si era trovato casa come tutti i comuni mortali…mi rispose dopo parecchi squilli : “Pronto, chi è ?”.
“Leo ? Ciaaaaaaaaaaao, sono Piper”.
Ci fu una pausa dall’altro lato del filo, presumo non si aspettasse una mia telefonata dopo quel terribile litigio che ci aveva fatto sentire distanti e freddi come due sconosciuti.
“Piper…che piacere…come va ? A cosa devo l’onore della chiamata ?”.
Onore ? Mica sono la regina d’Inghilterra…”Quanto sei spiritoso. Beh, senti, ho bisogno che mi faccia un grosso piacere. Per qualche giorno non potrò venire al P3, non sto troppo bene” mentii fingendo di avere un colpo di tosse “quindi volevo sapere se tu…”.
“Ricevuto capo. Consideri il suo locale al sicuro, come se fosse in cassaforte” scherzò lui con quella sua voce calda e rassicurante. Quanto mi piaceva quando parlava così ! Mi mise talmente di buon umore che scoppiai a ridere fragorosamente, ignorando del tutto Hirohiko che in quel momento scendeva le scale guardandomi con una faccia parecchio perplessa.
“D’accordo Leuccio”…era troppo tempo che non lo chiamavo con quel tenero vezzeggiativo…”affido tutto a te. Ok, grazie. Ciao, e buona fortuna”. Chiusi la comunicazione con le lacrime agli occhi dallo sghignazzare. Erano secoli che non scherzavo con lui in questo modo…
Il ragazzo si avvicinò a me e chiese, in quel suo buffissimo americano stentato, per quale motivo ero in preda ad una crisi di riso : cercai di spiegarglielo nel modo più semplice possibile, anche con l’ausilio di gesti, ma penso che l’unico effetto che ottenni fu di rendermi ridicola ai suoi occhi…ma che me ne fregava ? Pensavo di non riuscir più a smettere di ridere, e questo mi fece momentaneamente dimenticare del mio grave problema.
Ritornata seria per miracolo, mi informai presso i miei coinquilini su eventuali uscite, per potermi organizzare meglio sui turni di guardia : seppi che il primo ad uscire sarebbe stato Joseph, poi Hirohiko ed infine Helen, Magnus e Marina sarebbero rimasti in casa. Per mia fortuna nessuno sarebbe stato fuori contemporaneamente ad un altro, così avrei potuto saltare nei pedinamenti con relativa facilità. Mi preparai alla velocità della luce, non ebbi nemmeno il tempo di finire la colazione perché Joseph stava già uscendo…lo inseguii fuori urlando “Ciaooooooo” agli altri che mi osservavano sbigottiti…mi avranno preso per una che aveva un fortissimo esaurimento nervoso.

Che gradevole sorpresa !
Stavo passeggiando, naturalmente in incognito, quando, senza che lei nemmeno se ne accorgesse, incrociai Piper che correva come una disperata.
Avevo saputo da poco le conseguenze del mio funambolico piano d’azione e mi sentii terribilmente in colpa, grazie a me era stata cacciata da casa ed obbligata a vivere in un appartamento saturo di persone…quando imparerò ad usare quella cosa comunemente chiamata “buon senso” ? Mi sa mai…
Chissà che aveva di così urgente da fare…non ricordandomi di grossi impegni, decisi di seguirla per potermi lustrare un po’ gli occhi…il sentimento che avevo provato la prima volta che l’avevo vista si era assopito in quei quattro giorni, ma non era mai del tutto scomparso e mi bastò rivederla per sentirlo prepotentemente riemergere dal profondo del mio cuore. Completamente imbambolato, sentii i miei piedi muoversi da soli e seguirla come un cane poliziotto fiuta la pista…avevo perso il controllo, era come se il mio corpo fosse occupato da un’entità estranea e la mia volontà fosse schiacciata in un piccolo angolo, incapace di esercitare una minima presa su muscoli, carne ed ossa.
Dusk, l’uomo dell’ombra, colui che può vantarsi di non aver mai preso ordini da nessuno, neanche dai fantomatici Loro, in quel momento assomigliava ad un cagnolino obbediente, tenuto stretto al guinzaglio da quella fantastica ragazza…non ero molto contento di me stesso. Il mio onore era stato accantonato a favore dell’amore…amore ? No, non era amore, forse…
La rincorsi senza farmi vedere, anche perché stare nell’oscurità era la cosa che mi riusciva decisamente meglio, e percorsi insieme a lei parecchia strada…durante questo lungo inseguimento notai che anche lei stava a sua volta pedinando qualcuno, non riuscivo a capire bene chi ma ne ero più che sicuro…
Ero ancora alle prese con questo noioso fuggi e rifuggi quando percepii uno squilibrio nell’aria, qualcosa di grave era appena accaduto…non sapevo dove, sapevo solo che fortunatamente non aveva niente a che fare con Piper, la quale proseguiva imperterrita nel suo compito di detective. Mi teletrasportai nei vicoli più squallidi della città nella speranza di cogliere il motivo di questo disturbo, ma tutti i miei sforzi furono vani, non riuscii a captare la causa della mia pessima sensazione.

Tornai a casa.
L’inseguimento era andato a buon fine, Joseph era arrivato all’università senza nessun problema ed io, pur essendo piuttosto stanca, ero soddisfatta del mio lavoro.
Rientrando sentii uno strano odore, ma pensai che fosse semplicemente qualcosa andato a male, o l’arrosto bruciato sul fuoco. A dir la verità era un po’ presto per l’arrosto, ma non me ne preoccupai.
Mi diressi verso il salotto, decisa a prendermi un più che meritato riposo ; mi sedetti sul divano, allungai le gambe in una posa non proprio elegante ed accesi la TV…ancora quella puzza, stavolta più forte…era un pestilenziale tanfo di morte.
Morte ?
Con la coda dell’occhio notai che alla destra del sofà c’era qualcosa…mi alzai di scatto e vidi il corpo di Marina appoggiato al muro sporco di sangue. Mi trattenni dall’urlare per non spaventare Helen e gli altri…Quartis mi aveva fregato ! Mentre io seguivo Joseph lui si occupava di Marina lasciandola così…mi resi amaramente conto di aver fatto la figura della stupida, sapevo perfettamente che lui aveva ragione quando disse : “Tu pedini Tizio ? Ed io uccido Caio” ma avevo comunque deciso di agire di testa mia e questo era il risultato ; una giovane ragazza, innocente, morta perché io non ero stata in grado di proteggerla…
Maledizione, maledizione, maledizione !
Piansi, piansi ed ancora piansi…dovevo avvisare gli altri. Misi inutilmente sottosopra la casa ma non c’era traccia di Helen e Magnus, si erano volatilizzati…forse erano usciti per degli impegni improvvisi.
Aspettai che qualcuno rientrasse per comunicare la pessima notizia, nel frattempo telefonai all’ospedale. Passai quel poco tempo rodendomi il fegato per l’enormità di quanto avevo fatto. Riassumiamo : c’era un demone, Quartis, che voleva uccidere i miei 5 compagni di casa per motivi suoi, me lo è venuto a dire, io mi sono messa in testa di fare Superwoman sperando che pedinandoli lui non sarebbe riuscito nel suo piano e tutto ciò che ero riuscita ad ottenere erano un terribile mal di schiena e un cadavere nel salotto di casa. Bella strega che sono ! Mi faccio pena da sola…ma che cavolo mi era passato per la mente quando ho deciso di fare a modo mio ? Sarei dovuta correre immediatamente da Prue e Phoebe per consultare il Libro, e al diavolo i miei problemi personali con la mia dolce sorella maggiore, a quelli sarei riuscita a mettere una pezza in un secondo momento.
Perché non ero andata a casa mia a parlare a loro due ? Semplice, adesso lo capisco con chiarezza…perché avevo paura di fare qualche errore che mi avrebbe precluso la possibilità di restaurare il rapporto che c’era fra noi tre prima della mia falsa morte…in parole povere, ero stata egoista, anteponendo i miei interessi a quelli degli innocenti e questo comportamento era indegno di una strega buona. Ma avrei rimediato a questo mia mancanza, fosse stata l’ultima cosa che avrei fatto in vita mia.
E quando Piper pensò questa frase, non poteva di certo immaginarsi…
Finalmente Helen e Magnus rincasarono, trovandomi seduta sulle scale a piangere e ad autocommiserarmi ; alla loro richiesta di spiegazioni mi limitai a mostrar loro cosa era successo in sala.
“Marina ? Ommioddio…” disse Helen prima di scoppiare in lacrime.
“Che è successo qui ?” chiese Magnus cercando di mantenere una parvenza di autocontrollo.
“Non lo so” balbettai “ed ora devo andare, scusate”.
Corsi via mentre loro non sapevano se inseguirmi o cominciare a strapparsi i capelli dal dolore.
Saltai in macchina…quella me l’avevano lasciata, per fortuna…dirigendomi verso villa Halliwell, dovevo assolutamente parlarne con Prue e Phoebe, non volevo un altro morto sulla coscienza.

Ero furibonda.
Da quando avevo cacciato Piper di casa, non c’era stato giorno che non mi fossi alzata di pessimo umore ; come se ciò non bastasse, alla Buckland cominciò ad andarmi tutto storto senza che potessi sistemare le cose in nessun modo. Penso che Piper si sentisse più o meno così quell’infausta mattina di quattro giorni fa. Non l’avrei mai ammesso a me stessa, ma mi pesava terribilmente la sua assenza, la casa sembrava vuota senza di lei.
Stavo approfittando di una pausa che mi ero autoconcessa dal lavoro…o staccavo un po’ i fili o Phoebe mi avrebbe dovuto raccogliere con la paletta…guardando la TV, anche se non c’era niente d’interessante.
Suonò il campanello, andai ad aprire.
Fui decisamente meravigliata nel trovarmi Piper davanti…ero stata piuttosto chiara quando l’avevo mandata via, fino ad ordine contrario la sua presenza in questa casa sarebbe stata considerata di disturbo, senza eccezione alcuna.
Prima di farla entrare la guardai un attimo riflettendo sul perché del suo arrivo : o voleva parlare della sua situazione sperando di intenerirmi e convincermi a riprenderla sotto il nostro tetto, oppure era successo qualcosa di grave. Se sperava davvero di ammorbidirmi per poter ritornare era cascata malissimo, la luna girava completamente sghemba e non vi era possibilità che mi ricredessi ; in caso contrario avrei cercato, per quanto possibile, di ascoltarla con interesse.
“Che vuoi ?” chiesi fredda…non era il miglior inizio.
-Non così, devi sforzarti di essere gentile-
“Posso entrare o vuoi lasciarmi fuori a morir dal freddo ?” rispose pungente.
-Certo che finché fa così non mi facilita per niente-
“Prego cara, accomodati”, e le feci strada, anche se la conosceva perfettamente.
Una volta entrate, ci sedemmo sulle poltrone e cominciai a parlare.

Passavo casualmente di lì quando vidi Piper seduta in salotto che discorreva con Prue. Cercai di non farmi scorgere, mi è sempre piaciuto vedere senza essere vista.
Era tornata…basta una parola per descrivere il mio stato d’animo in quel momento : contentissima ! Finalmente il suo esilio era concluso…o no ?
“Dunque, dolce sorellina ? Per quale motivo sei qui ?” disse Prue.
Come per quale motivo ? Allora non l’aveva richiamata ? Mi sentii delusa e immediatamente la mia allegria svanì per far posto ad una grande tristezza, tuttavia continuai a seguire la loro conversazione.
“Prue, c’è un grosso problema. Un demone, un certo Quartis, ha deciso di usare i miei compagni d’appartamento come svago, puoi immaginarti in che modo…”.
“In che senso come svago ? Sii un po’ più chiara, per favore”.
-Piper, non complicarmi le cose, te ne prego !-
“Come in che senso ? Uccidendoli…ha già colpito una volta, ed io come una cretina pensavo di poterlo fermare da sola”.
Oh oh…Piper non lo sapeva, ma in quei giorni Prue era veramente nervosa e suscettibile, quindi io mi sarei ben guardata dal provocarla…poteva succedere un bel pasticcio.
“Come una cretina ? Eheheheheheh, mi fa piacere vedere come hai scoperto tutt’ad un tratto le tue doti nascoste…e che cosa vorresti da noi di preciso ?”.
-No, no, no, no ! Che cosa cazzo stavo dicendo ? Piper, non farci caso, non volevo offenderti…-
Ahio, perché era stata così rude ? Non penso che a Piper abbia fatto piacere. Capii indistintamente che era rimasta male per questo apprezzamento, ma decise di proseguire facendo finta di niente.
“Beh, vorrei semplicemente che mi aiutaste” rispose torturandosi nervosamente le dita…sembrava avesse capito che aria tirava e che non vedesse l’ora di andarsene…
“E perché dovremmo ? Ti avevo detto chiaramente che per un po’ di tempo non avrei voluto aver più niente a che fare con te”
-Oh maledizione, cosa mi stava succedendo ? Perché pensavo una cosa e ne dicevo un’altra ?-
Prue…stai zitta ! Non parlare così a Piper ! Mi morsi le mani per la mia impotenza, era meglio se me ne fossi rimasta in disparte sebbene sentissi fortissimo il bisogno di intervenire.
Piper fece una smorfia, una lacrima le scese sulla guancia e, alzandosi, disse con un filo di voce : “Ho sbagliato a venire, non dovevo. Me ne vado, se ti fa piacere”.
Continuando a comportarsi in modo inspiegabile, Prue rincarò la dose : “Sì sì, vattene pure, la porta è là, la vedi ?”.
-Noooooooooooooo, sono una pazza ! Perché, perché ? Non riuscivo a capacitarmi di quello che stavo facendo…-
Appena Piper se ne andò spuntai fuori dal mio nascondiglio cercando il collo di Prue per poterlo strozzare : “Si può sapere, piccola grande folle, perché l’hai trattata in questo modo indegno ?”. Mi trattenni per miracolo dal saltarle addosso e gonfiarla di ceffoni.
Prima di rispondermi si voltò verso di me…la sua espressione adesso era diversa, decisamente più triste…e disse : “Ho perso il senno, vero ?”.
Vedendo che almeno se ne rendeva conto la mia rabbia si smorzò : “Sì, sei decisamente uscita di testa. Posso sapere perché hai fatto quel casino ?”.
“Non lo so, non lo so…pensavo di perdonarla ed invece dicevo tutto il contrario…era come se qualcuno si fosse impossessato della mia bocca facendomi dire cose che non pensavo, e non penso, veramente. Appena arriva a casa di Helen la chiamo e mi scuso, è il minimo che possa fare”.
Se solo l’avessimo saputo, che non sarebbe mai arrivata a casa di Helen…

Delusa.
Ecco come mi sentivo dopo il trattamento serbatomi da Prue.
Non mi capacitavo di ciò che era successo in quel salotto, continuavo ad arrovellarmi cercando una motivazione plausibile ma per quanto mi sforzassi non venivo a capo di niente.
Salii in macchina, ingranai la prima, diedi gas e partii senza una meta, senza un obiettivo, col vuoto assoluto che mi galleggiava nella testa…non sapevo che fare, non sapevo dove andare, mi ero perfino dimenticata di Quartis e di tutto ciò che era successo.
Volevo solo farmi passare questa terribile depressione…e quale sistema migliore di un goccetto ?
Ricominciando ad elaborare pensieri razionali, o quasi, mi diressi verso il P3, almeno mi sarei potuta ubriacare gratis.
Entrai a testa bassa nel locale ormai deserto, anche Leo se n’era già andato…nessuno mi avrebbe disturbato mentre tentavo di distruggere la mia vita…andai al bancone e, col cervello completamente spento, mi versai un whisky doppio…avevo appeso sulla mia mente il più classico dei cartelli, “Torno subito”, anzi neanche tanto subito.
Dopo il whisky fu il turno di tre vodka al limone, poi tracannai tutto d’un fiato, nell’ordine, due gin, quattro bicchieri di rhum, due di tequila, uno di sambuca e altra roba ancora, forse pure qualche bicchierino di vino rosso e sicuramente della birra…ovviamente i miei ricordi di quei momenti sono confusissimi. Volevo solo bere qualche superalcolico nella vana speranza di sentirmi meglio, penso sia la reazione più comune dopo un colpo simile, ricevuto a sangue freddo da una delle persone cui vuoi più bene al mondo.
Ormai barcollante uscii dal P3 e risalii in macchina, di nuovo misi in moto senza nemmeno sapere dove andare…solo che, rispetto a prima, i miei sensi erano leggermente appannati, senza contare che sentivo il piede posato sull’acceleratore stranamente pesante.
Risultato di questo esplosivo mix ? Mi trovavo su una delle arterie più trafficate di San Francisco, completamente brilla e con la macchina sparata a più di 250 km all’ora senza nessun controllo. Non mi ci volle molto per sbandare, uscire di carreggiata ed invadere la corsia opposta, ricevendo direttamente sul muso del mio turbinante macinino un’altra auto, la cui velocità non era sicuramente inferiore alla mia. Dopo l’impatto la mia vettura cominciò a roteare per tutta la strada subendo altri scontri ed alla fine un bel cappottamento, con annesso incendio, completò l’opera.
L’ultima cosa che mi ricordo prima di questo grandioso incidente fu l’altra macchina venirmi addosso…ero talmente ubriaca che la scambiai per un camion…e, in un microsecondo di lucidità, rendermi conto che stavo per morire.

E’ andata così.
Almeno così ce l’ha raccontata Dusk, il quale aveva subito percepito questo disastro.
Il colmo è che il conducente dell’altra vettura ha riportato solo la lussazione del braccio sinistro e qualche osso slogato…magari fosse andata così bene anche a Piper : fratture multiple a dismisura, il 78% del corpo ricoperto da ustioni di terzo grado, 12 costole a pezzetti, la mano destra completamente carbonizzata nel rogo, una grave commozione celebrale, e la lista potrebbe continuare ancora per molto…i medici si sono stupiti di come non sia arrivata al Saint Joseph già cadavere.
Ma, ironia della sorte, non è stata la sola disgrazia : nello stesso medesimo istante in cui Piper rombava a più di 200 km all’ora verso il proprio destino, Quartis decideva di svagarsi un po’ col povero Joseph…hanno trovato il corpo giusto qualche ora fa, in un vicoletto buio e sporco. Abbiamo saputo che il giapponese, non mi ricordo come si chiama, ha saggiamente levato le tende, non si sentiva più al sicuro in quella casa, e come dargli torto del resto ?
Ed eccoci qui…nostra sorella giaceva mezza morta in un letto d’ospedale e noi due avevamo appena accettato di trasformarci in assassine per impedire che finisse la propria vita prima del tempo.
Sapevo bene che questa azione mi avrebbe screditato di fronte ai Loro occhi, ma in quell’istante non me ne fregava niente, la sola cosa importante era che lei se la cavasse.
Mi avrebbero tolto i poteri ? Sarei sopravvissuta comunque.
Mi avrebbero confinata in qualche dimensione parallela, abitata da terribili mostri ? Ero psicologicamente preparata anche a questo.
Mi avrebbero condannata ai lavori forzati ? Un po’ di lavoro non mi avrebbe fatto che bene.
Mi avrebbero maledetta per il resto dell’eternità ? Fa niente, si tira avanti lo stesso.
Era colpa mia, quindi ciò che stavo facendo era il minimo per sdebitarmi…maledirò per sempre il momento in cui mi sono rivolta a lei con quelle parole sferzanti ed assolutamente immotivate, spingendola in un baratro di depressione. A causa della mia pessima condotta Piper si era ubriacata per la prima…e forse ultima…volta nella sua vita. Mi ripromisi solennemente una cosa : se mai fosse riuscita a scampare a questo ingiusto fato, non avrei più permesso che si creasse una crepa così grande fra noi due.
Dusk era ancora intento a ringraziarci, ma ormai né io né Phoebe lo stavamo ad ascoltare, credo che entrambe stessimo riflettendo su come muoverci e su chi colpire…ero ridotta a pensare come un demone, mi facevo schifo.
Mi facevo schifo, ma ormai dovevo portare avanti questa mia decisione fino alle estreme conseguenze che mi aspettavano implacabili.
Salutammo con un secco cenno della mano e ce ne andammo da quel triste ospedale…certo che la mia vita è ben strana, sono entrata mille volte in quel futuristico complesso medico in situazioni disperate e ne sono sempre uscita senza nemmeno un graffio, mi riferisco alla volta in cui Piper si era beccata quella rarissima malattia tropicale, oppure a quando Phoebe si era ritrovata con la spina dorsale disintegrata dopo un volo dal 30° piano, o a quando l’uomo dei sogni mi aveva fatto sbattere con la macchina contro quel palo facendomi entrare in coma…invece in quegli istanti, non so perché, mi sentivo diversa. Mentre infatti, in tutti i casi che ho appena citato, c’era comunque un’atmosfera positiva, di speranza, di voglia di farcela a tutti costi, in quel momento non era così, l’aria era cupa, pesante, la rassegnazione di non farcela, o di farcela ma ad un prezzo troppo alto, regnava sovrana.
Erano circa le 8 di sera, quindi avevamo tempo fino alle 8 della sera seguente, ammesso che Piper non fosse spirata prima…dovevamo sbrigarci davvero, non avevamo assolutamente tempo da perdere.

Maledizione.
Non pensavo fosse così difficile uccidere qualcuno…guarda cosa mi tocca dire…
Abbiamo fatto fuori tanti demoni e stregoni, ma eliminare un essere umano è una cosa molto, molto diversa…
Prue ha avuto diverse occasioni di convalidare il patto che abbiamo fatto con Dusk, il suo potere è forte abbastanza da provocare, in una persona normale, lesioni interne gravissime e mortali ; eppure, come d’altronde io e forse anche lei ci aspettavamo, la sua indole buona non le permetteva di compiere un’esecuzione così a sangue freddo, infatti nell’istante in cui stava per colpire si bloccava chiedendosi “Cosa sto facendo ?”, per poi mettersi puntualmente a piangere.
Poverina, era una condizione terribile…avere davanti due vie e sapere che entrambe sono destinate a portarti ad una profonda sofferenza : la prima permetteva di salvare Piper, ma come pegno c’era da pagare un’altra vita, la seconda invece voleva che noi due ce ne stessimo buone buone a vedere nostra sorella spegnersi lentamente, divorata da un incidente in macchina, incidente provocato indirettamente da Prue…potete immaginarvi da soli come ci sentivamo.
Esasperata da questa situazione, decisi di farla finita una volta per tutte. Erano circa le 10, quindi alcuni negozi erano ancora aperti, anche se a me bastava che ne fosse aperto uno solo ; se Prue non fosse riuscita a trovare il coraggio…non che per questo la biasimassi, sia chiaro…ci avrei pensato io.
Raccolsi il cappotto e me lo infilai veloce, mentre Prue cercava di riprendersi dall’ultimo tentativo. Quando vide che mi stavo preparando ad uscire mi chiese, con ancora le lacrime agli occhi : “Che fai Phoebe ? Dove vai ?”.
Senza nemmeno guardarla le risposi : “Vado in armeria a comprare una pistola…faccio io, visto che tu non ci riesci”.
Non lo vidi, ma lei sbiancò in volto, come se, dopo aver ricevuto una serie di mazzate piuttosto forti, arriva quella che ti stronca definitivamente : “Cosa vuoi fare ? Armeria ? Pistola ? Phoebe, non farlo, ti prego !”.
Gli occhi mi divennero lucidi mentre ribattevo : “Pensi che ne sia contenta ? Ma ormai abbiamo deciso come comportarci, ed è ora di farla finita…prima chiudiamo e più tempo avremo per sentirci male. Il nosto dovere, adesso, è salvare Piper”. Uscii con passo svelto, mentre lei si accasciava sul divano mormorando a bassa voce : “Mia sorella è un’assassina”.
Mentre ero in macchina ripensai a ciò che avevo appena detto : “Vado in armeria a comprare una pistola”…eravamo ridotte in uno stato veramente penoso.
Fortunatamente, o sfortunatamente a seconda dei punti di vista, trovai aperto e spesi 140 dollari per una magnum…per quanto ne sapevo poteva essere anche un modello del 1870, ma a me interessava solo che sparasse, e bene…riposi l’arma nella borsetta e mi riavviai verso la macchina.
Ero a pochi metri quando sentii una mano premuta contro la mia bocca e una voce cupa disse : “Adesso vieni con me signorina”.
Mapporc…tutte a me devono capitare ? Anche il malintenzionato ci voleva.
Mi trascinò in un vicolo, debolmente illuminato da un lampione buono solo per la rottamazione. Parlò di nuovo: “Bene, ora ti mollo per farti prendere i soldi ma se urli ti scanno come un maiale” e per incutermi ancora più paura estrasse un coltello a serramanico passandomelo a pochi centimetri dalla faccia. Indebolì la presa…naturalmente io non aspettavo altro, gli diedi una forte gomitata nello stomaco e girandomi gli stampai la suola della mia dolce scarpa sul grugno.
“Ti bastano o ne vuoi ancora ? Sappi che sei stato sfortunato, mi hai beccato in un giorno particolarmente difficile e ho bisogno di uccidere qualcuno. Vuoi essere tu ?”…forse avrei fatto meglio a starmene zitta, ma ormai il danno era fatto.
Lui, ferito nell’orgoglio e non solo lì, cercò a più riprese di scuoiarmi, ma lento com’era mi fu facilissimo evitare ogni suo singolo colpo, tranne l’ultimo…mi tagliò la tracolla della borsa facendola cadere a terra. Si sentì un rumore secco, metallico e nel giro di qualche istante sia la mia borsetta di Armani falsa che la sua testa ebbero un nuovo foro di ventilazione. La botta aveva fatto scattare la pistola ed era partito un colpo, un solo colpo che però si rivelò fatale…per lui.
Mi precipitai sul suo corpo…è vero, non lo avrei invitato al mio matrimonio, ma non volevo che morisse così…ma era troppo tardi. Certo che neanche a prendere la mira sarei riuscita a colpirlo in un modo tanto efficace.
Ma…aspetta un attimo, se era morto voleva dire…”Vuol dire che ho appena consegnato a Dusk il suo caprio espriatorio ! Piper è salva !”. Cominciai a frignare come una bambina, avevo appena ucciso un ladro e riportato mia sorella nel mondo dei vivi, il tutto senza quasi rendermene conto. La felicità che provavo era la più grande che fossi in grado non solo di sentire, ma anche di concepire…pensai di cominciare a volare, vedere le piante dei miei piedi librarsi dolcemente da terra per trasportarmi in cielo e farmi esprimere a tutta Frisco la mia incontenibile gioia.
“No”.
Riconoscerei quella voce stridula fra milioni ormai…mi voltai e dissi acida ”Dusk, che vuoi ? Non sei contento? Ho appena salvato la donna che ami, mia sorella. Volevi un morto da portar via al posto suo ? Eccotelo”. Lo indicai impietosa.
Notai una forte indecisione nel suo tono : “Non sai quanto male mi faccia dirtelo, ma non è valido…non posso accettare la vita di questa persona in cambio di quella di Piper”.
La visione di me che volavo beata si dissolse, nello stesso modo in cui si dissolve la propria immagine riflessa nell’acqua quando si tira una pietra…”Come non è valido ? E’ morto e l’ho ucciso io…certo, non l’ho fatto apposta, ma…”.
Lui scosse la testa e proseguì mesto : “E’ questo il punto. Affinchè il nostro accordo sia valido, è necessario che ci sia volontarietà da parte tua, o di Prue, nell’uccidere. Purtroppo quanto è successo qui è frutto del caso”.
Ancora non ci credevo, sembrava che la fortuna mi avesse finalmente arriso, ed invece era tutto un crudele scherzo elaborato da quella chimera chiamata destino. E dire che io non ci credevo al fato, alla sorte, avevo sempre pensato che il futuro fosse costruito giorno dopo giorno con le proprie azioni…invece, dopo quella terribile frase di Dusk, sentii una feroce risata nella mia mente, era il destino che mi derideva ed urlava : “Mi dispiace Phoebe, ma questa è la punizione che riservo ai miscredenti come te. E già che ci sono ti preannuncio il futuro, così come io ho deciso che andrà : Piper morirà senza che né tu, né Prue possiate fare niente”.
Così avevo ucciso un uomo senza motivo…sì, era stato un incidente, ma non servì neppure a salvare Piper.
Dusk sparì silenziosamente, così come era venuto, mentre io ebbi la forza solo per sedermi per terra, su uno sviluppato strato di immondizia in decomposizione, e piangere.
Consumai tutta la mia riserva di lacrime, poi mi riscossi e decisi : entro 10 minuti qualcuno sarebbe morto, non importava chi, non importava come, non importava dove, ma Piper doveva salvarsi o la mia vita e quella di Prue sarebbero morte con lei. Non potevo permettere che si realizzasse quanto mi era stato detto dal fato.
Mi alzai e, senza nemmeno asciugarmi il viso, corsi in strada, sfoderai la pistola e cominciai a sparare all’impazzata nella speranza di riempire di piombo qualche innocente passante…ero andata in “postal”, come si dice qui negli States, mi ero fatta prendere da un raptus di pura pazzia immotivata…oh beh, io un motivo ce l’avevo anche, ma talmente assurdo ed irrazionale che avrei fatto meglio a tacere.
Ci credereste ? Otto colpi, sparati alla cieca in una via abbastanza trafficata, e nessuno andato a segno in modo decisivo : avevo lievemente ferito due persone, un vecchio malvestito ed una ragazza all’incirca della mia età, ma niente cadaveri stramazzati per terra. Naturalmente arrabbiata, afferrai il primo passante che mi capitò sotto tiro e, con le mani sul suo collo, lo sbattei al muro per strozzarlo…ero talmente disperata da lasciare che i peggiori istinti, tipici degli animali cosiddetti inferiori, avessero il sopravvento, e tutto per salvare una sola vita.
L’avrei sicuramente ammazzato se non fosse arrivata la polizia a rompermi le uova nel paniere…fui costretta a scappare precipitosamente e, dopo un inseguimento degno del miglior film hollywoodiano, riuscii a seminare le tre volanti che mi stavano alle calcagna.
Feci un lungo giro, mentre la radio sparava le note lugubri di “Sabbath bloody sabbath” dei Black Sabbath…perché non ero crudele come Ozzy Osbourne ? Quello aveva avuto il coraggio di mangiare un pipistrello vivo alla fine di un concerto, io dovevo “solo” uccidere qualcuno, mica diventare una cannibale…però non ci riuscivo, anche mentre stavo strangolando quella persona, se non fosse arrivata la polizia l’avrei mollato prima del momento decisivo, sapevo di non avere il coraggio di finirlo.
Rientrando sentii la voce della TV che diceva : “Sfiorata la strage in Ocean Boulevard…una ragazza ancora non identificata, in preda ad un attacco di follia, ha tentato di uccidere chiunque avesse la sfortuna di passare da quelle parti. Il bilancio è, per fortuna, leggero : tre feriti non gravi, due da un colpo di pistola sparato dalla pazza, un altro che stava per morire soffocato ma salvato dal tempestivo arrivo della polizia. Le indagini dovrebbero essere brevi, ed entro poche ore ci sarà quasi sicuramente un identikit dell’aspirante omicida, la quale finirà in galera per i prossimi 10 anni almeno”. Prue, seduta sul divano, senza nemmeno voltarsi mi chiese : “Sei stata tu, vero ?”.
Sconsolata come non mai risposi : “Certo che sono stata io, secondo te chi tenta di ammazzare un’intera piazza ? Il brutto è che non ci sono riuscita, questo mi fa innervosire parecchio”.
“Sono quasi le 11 ormai, dovremmo andare a dormire” proseguì alzandosi in piedi.
“A dormire ci andrai tu ! Io adesso torno lì fuori e, com’è vero che mi chiamo Phoebe Halliwell, ucciderò qualcuno. Ora il momento è propizio”.
La vidi mentre i suoi occhi divenivano lucidi per la centesima volta nell’arco della giornata…si avvicinò e disse : “No Phoebe, non farlo, non adesso almeno. Sei stanca e te ne accorgeresti subito…eppoi non hai più proiettili, e farti rivedere nei pressi dell’armeria non è cosa saggia, giusto ?”.
Mi aveva fregato…dovetti ammettere : “Hai perfettamente ragione. Allora ci penserò domani. Ti faccio una promessa solenne : se non dovessi riuscire in ciò che mi sono prefissata di fare andrò dritta al commissariato a costituirmi…anzi, ci andrò comunque, anche se Piper dovesse alzarsi da quel maledetto letto d’ospedale”.
“Lasciamo le preoccupazioni a domani, ok ?”.
“Ok” e ci avviammo insieme al piano superiore.

Basta, mi arresi.
Non ci saremmo mai riuscite, era perfettamente inutile che continuassimo a cimentarci in un impresa al di sopra delle nostre possibilità.
Se avessi colpito ad ogni tentativo l’accusa che avrebbero potuto rivolgermi non sarebbe più stata “omicidio volontario”, bensì “strage”…avevo avuto nelle mie mani, letteralmente, la vita di almeno 20 persone, ma non ero mai riuscita a concretizzare i miei propositi, non ce la facevo proprio.
Lo stesso dicasi per Phoebe, anche se con una variante : era perseguitata da una sfortuna terribile, che le impediva di fare ciò che doveva fare…mi aveva raccontato della faccenda del ladro, la sera prima, e di come non era riuscita a colpire qualcuno neanche bestemmiando in turco.
Oramai erano le 7 e 45 di sera, mancava solo un quarto d’ora allo scadere del limite datoci da Dusk e ancora non potevamo presentare la nostra vittima sacrificale…avevamo passato tutta la giornata intente in quel gravoso compito, non contavamo neanche più tutte le volte che ci avevamo provato ma, per cause diverse, non riuscimmo mai a giungere al sodo.
Eravamo riunite in salotto a riprendere fiato e a cercare di renderci conto dell’orrore che eravamo in procinto di commettere quando Dusk apparve, silenzioso come suo solito.
Non ci aspettavamo di vederlo, era ancora presto, così Phoebe prese la parola : “Dusk ? Che vuoi adesso ?” disse in tono brusco.
“Venite con me” si limitò ad annunciarci.
“Dove ci vuoi portare ?”.
“Venite, fidatevi di me una buona volta”.
Non ebbi nessuna obiezione da fare, e neppure Phoebe, così lo seguimmo mentre si teletrasportava. Apparimmo sul retro della casa di Helen, e davanti ai nostri occhi si presentò uno spettacolo a dir poco deprecabile : Magnus giaceva per terra con la testa fracassata, mentre lei era appoggiata al muro. Era ancora viva, si sentiva il suo affannoso respiro rieccheggiare nell’aria silenziosa.
“Perché ci hai portato al piccolo teatro dell’orrore ?” chiese Phoebe disgustata.
“Avvicinatevi a lei, c’è una cosa che dovete leggere” rispose indifferente.
Feci come mi aveva detto e notai che, sul grembo dell’amica di Piper, c’era un bigliettino. Lo presi e cominciai a leggerlo ad alta voce :

Care Prue e Phoebe, sono Quartis, il demone responsabile di tutto questo macello e causa indiretta dell’incidente di vostra sorella. Quando leggerete questo messaggio io sarò già lontano ad esercitarmi. Volevo dirvi che ho lasciato apposta viva Helen per permettervi di finirla e concludere così positivamente il patto con Dusk. Vi starete chiedendo il perché di questa mia azione…beh, è semplice, mi fate una grande pena, così ho deciso di rompere le regole e fare l’unica buona azione della mia vita. Che schifo ! Un consiglio : non fate le eroine, sfruttate questa occasione.
            Quartis

Eravamo arrivate al punto di farci compatire da un demone…
“E così sapete…vi ho già detto che io non posso uccidere, altrimenti ci avrei pensato da solo. Lei è lì, se ve la sentite di porre fine alle sue sofferenze e a quelle di Piper non dovete far altro…beh, non c’è bisogno che ve lo dica”.
Sentii dietro di me la voce di Phoebe : “Dai Prue, non perdere tempo, colpiscila !”.
Come colpiscila ? Perché proprio io ?
Voltandomi dissi arrabbiata : “Pensaci tu, signorina `faccio io se tu non hai il coraggio`”. Non volevo macchiarmi di un delitto così spregevole.
“Lo farei volentieri, ma ho lasciato la pistola a casa. E comunque è senza proiettili, li ho sprecati tutti stamattina…non so come faccio ad essere ancora a piede libero…”.
Azz, toccava proprio a me…caricai il colpo nella mano destra, ma quando stavo per rilasciare il mio potere non potei fare a meno di guardarla, e mi si strinse il cuore, con che coraggio avrei ucciso quella disgraziata moribonda ? Cercai di convincermi che era una sorta di eutanasia, ma questa mia disperata auto-difesa vacillò immediatamente, non convinceva nessuno e tantomeno me stessa.
Phoebe e Dusk continuavano ad incitarmi, ma io non ce la facevo…eppure sapevo che mancavano sì e no 10 minuti alle 8, e quella era la nostra ultima possibilità di portare Piper viva fuori dall’ospedale. Alla fine, dopo una lunghissima ed atroce tortura interna, mi decisi : chiusi gli occhi…di solito si dice “occhio non vede, cuore non duole”, ma avevo la sensazione che stavolta non sarebbe stato così…e scossi meccanicamente il braccio.
Furono istanti eterni.
Quando risollevai le palpebre, la povera Helen si trovava parecchi metri indietro rispetto a dove stava prima ; eravamo tutti e tre piuttosto lontani, ma si capiva chiaramente che il mio colpo le aveva squarciato il ventre…mioddio !
Ero un’assassina.
Sì, l’ho fatto per Piper, me la sono presa con una persona che sarebbe morta comunque, ma questo non mi faceva sentire per niente meglio, ed anzi il mio malessere aumentò a dismisura appena vidi i risultati del mio eccellente lavoro.
Dusk, senza nemmeno darci il tempo di inorridire per ciò che avevo appena commesso, ci prese le braccia e si teletrasportò. Mentre faceva tutto questo sentii che borbottava qualcosa, ma non colsi le parole esatte…

“Non è servito. Ha esitato troppo e Helen è morta prima che lei la colpisse”.
Lo dissi sottovoce, e mi sembrò quasi che Prue se ne fosse accorta, ma cercai di sviare girandomi dall’altra parte.
Arrivati all’ospedale, nella stanza di Piper, l’orologio a pendolo della corsia battè implacabile 8 rintocchi, l’ora era arrivata.
Come avrei fatto a dir loro che non aveva funzionato ?
Prue e Phoebe si avvicinarono tremanti al letto della sorella, sperando di vederla svegliarsi tutt’ad un tratto…ma questo non avvenne.
Erano decisamente spaventate ; Prue si voltò verso di me, che me ne stavo dall’altro lato del letto, chiedendomi : “Dusk, che succede ? Perché non si sveglia ?”.
Mi girai verso la finestra dando loro le spalle…so che è maleducazione, ma non volevo guardarle in faccia mentre dicevo loro che Piper era morta…raccolsi le parole più delicate possibili nel cervello e le traghettai velocemente alla bocca : “Non so come dirvelo…ma Piper…Piper…”.
Non feci in tempo a finire la frase perché l’elettrocardiogramma mostrò implacabile ciò che stavo per dire : il continuo “bip” che rieccheggiava nella stanza andò pian piano assottigliandosi fino a diventare un suono continuo, inequivocabile segno che il cuore aveva cessato di battere.
Nella stanza 236 del Saint Joseph calò una cortina di silenzio impenetrabile…voltandomi verso di loro per cercare di risollevarle le vidi distrutte : Prue era in piedi davanti a Piper, le mani intente ad accarezzare il suo viso rovinato, le lacrime che scendevano copiose bagnando il lenzuolo. Phoebe era invece crollata di schianto sulla sedia, guardava il vuoto e continuava a ripetersi : “Non è vero, non è vero, non è vero, non è vero…”.
Magari non fosse stato vero.
Prima di togliere il disturbo dovevo salutarla un’ultima volta : mi gettai sul suo corpo esanime, la abbracciai ed espressi tutto il mio dolore parlando : “Mi dispiace Piper, mi dispiace che sia finita così. Se non mi fossi fatto venire quella malsana idea, l’altro giorno, tu ora non giaceresti qui, ma saresti a casa con Prue e Phoebe a mangiare allegra. Perdonami, se ti senti così buona da riuscire a farlo”. Questa mia pantomimia si consumò sotto lo sguardo delle sorelle.
Poi, non trovando niente di meglio, le salutai e me ne andai a piangere da qualche altra parte, era troppo anche per uno come me stare lì a guardarla.

Cosa mi era successo ?
L’ultima cosa che ricordo era l’incidente…cavolo, l’incidente.
Ma allora…allora ero morta !
Pffffffff, una giovane vita troncata a 28 anni per colpa indiretta della propria sorella, bella roba…
Ma dove mi trovavo ? Il posto in cui il mio corpo, o meglio il mio spirito, stava galleggiando era…come dire…non so dirlo, ma posso assicurare che era decisamente diverso dal piano astrale in cui ero finita l’altra volta.
Mentre mi confondevo ulteriormente le idee, vidi farsi sotto una strana figura : un vecchio, dallo sguardo impenetrabile, con un filo di barba grigia. Mi apostrofò come “l’ultima arrivata”, poi fece apparire dal nulla una sfera di quelle che usano gli indovini e mi consigliò caldamente di guardarci dentro ; lo feci e vidi Prue, Phoebe e Dusk che si disperavano sul mio cadavere…perché mi stava quasi obbligando a guardare le persone a me più care disperarsi per la mia precoce morte ?
Voleva farmi sentire male ?
Poi mi spiegò brevemente tutta la faccenda del patto, tutte le volte che Prue e Phoebe avevano tentato di uccidere per salvarmi…mi sentii profondamente commossa, le mie sorelle che andavano contro i loro più radicati principi morali solo per me…capii solo allora che non ci sarebbe mai stato bisogno della farsa che avevo archittettato con Dusk, come potevo essere stata così cieca da non accorgermi dell’enorme bene che mi volevano ?
Il vecchietto mi offrì il braccio, lo presi e ce ne andammo insieme sparendo nel nulla.

40 anni dopo
E così era giunto il tempo anche per Phoebe…Prue era qui con me già da un bel pezzo, saranno passati una quindicina d’anni da quando aveva avuto quell’incidente…lo stesso motivo per cui ero morta io, dev’essere una maledizione di famiglia…
Eravamo riunite in un punto del nulla eterno, mentre Asthanos, il vecchietto, ci faceva assistere in diretta agli ultimi istanti di nostra sorella. Almeno lei era arrivata oltre la soglia dei 60, e stava abbandonando il mondo dei vivi a causa di una di quelle malattie degenerative tipiche della terza età, uno di quei morbi per i quali non esiste cura, e forse mai esisterà.
Mancava davvero poco, e poi saremmo state di nuovo unite, stavolta per sempre.
Al suo capezzale erano accorsi tutti i membri della famiglia, suo marito Philiph…qualche decennio fa era un fusto…i figli Catherine e Thomas…incredibile a dirsi, ma anche il maschio aveva ereditato i poteri…e una masnada di nipotini, le cui età variavano dai 4 ai 21 anni.
Lei li accarezzò tutti, uno per uno, salutò tutti i parenti, sia i presenti che gli assenti, e poi chiuse gli occhi.
Era davvero finita.
La prima cosa che Prue notò fu Asthanos che cominciò a concentrarsi intensamente…che stava facendo ? Me lo disse bisbigliando nell’orecchio sperando che io ne sapessi la causa ma dovetti disilluderla, in tutto il tempo che ero stata lì non l’avevo mai visto in un atteggiamento simile.
Phoebe apparve a qualche metro di distanza da noi…gli occhi mi si riempirono di lacrime, ed era tanto, tanto tempo che non mi succedeva. Lo stesso successe a Prue. Lei si guardò intorno spaesata, era la stessa reazione che avevamo avuto noi due…quando si accorse della nostra presenza ci corse incontro senza nemmeno accorgersi che noi ci eravamo messe in movimento subito.
Mentre ci avvicinavamo notai qualcosa di strano : era davvero Phoebe quella ? Non aveva lo stesso aspetto di qualche minuto prima, era…era di nuovo giovane !
Anche Prue se ne accorse ma non ci diede peso ; io invece, sospettando di chi fosse il merito, mi voltai verso il vecchietto. Lui, per la prima volta in 40 anni e forse di più, ruppe la sua maschera di distacco dal mondo che lo circondava, sorrise e mi fece l’occhiolino…ecco perché si era concentrato, per permettere all’anima di Phoebe di apparire qui come era un tempo.
Mentre Prue abbracciava Phoebe così forte da strozzarla…si fa per modo di dire…io non potei fare a meno di “spedire” al vecchietto un bacio, per ringraziarlo di questo suo grande regalo. Poi mi rivolsi alle mie sorelle e ci abbracciamo tutte e tre, come ai bei vecchi tempi.
“Quanto tempo. Prue…Piper !” scoppiò a piangere Phoebe…era contenta di rivedere Prue, ma forse era ancora più contenta di rivedere me. Si vedeva lontano un miglio che la nostra sorellona se la prese male per questa sua preferenza, così si tirò in disparte offesa.
Ci voltammo entrambe verso di lei e le dissi : “Maddai, non fare così, Phoebe è contenta di vedere anche te, vero Phoebe ?”.
“Ma certo ! Come puoi pensare che non sia contenta ?”.
Lei non pareva molto convinta, infatti piagnucolò : “Di me non ti interessa nulla, volevi solo vedere Piper”.
Phoebe, forse nostalgica di quei vecchi litigi che animavano le nostre giornate sulla Terra, la punzecchiò : “Però un po’ hai ragione, in fondo sono più contenta di vedere Piper”.
Prue prese la palla al balzo, e nel giro di 10 secondi passò da triste ad arrabbiata : “Come sei contenta ? Vieni qui che ti strozzo !”
“Tanto sono già morta…comunque, prova a prendermi se ci riesci” e si mise a correre.
Io non ci credevo, anche da defunte giocavano come due bambine ? Provai a riportare la pace inutilmente…rassegnata, mi avvicinai ad Asthanos che se la rideva sotto quella sua barba appena accennata: “Ti mancavano molto, vero ?”.
“Non puoi nemmeno immaginarti quanto…ma adesso siamo di nuovo tutte qui”.

 
Scritto dal "premiato" Kaos


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