Streghe Italia Fan Fiction

LE CITTA' DEI VIZI
Quinto episodio: WHO WANTS TO LIVE FOREVER


Breve riassunto: Il Trio si allarga con l'arrivo del comicissimo Patrick, che altri non è che…

Data di composizione: 2/9/2001 – 16/11/2001

Valutazione del contenuto: Se non prestate attenzione alle parolacce coperte da asterischi, sarà adatto a tutti.

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Daniele trasse un profondo sospiro d'incoraggiamento, finalmente pronto a rivelare il suo segreto alle tre sorelle. Però, per arrivarci il più tardi possibile, prese l'argomento alla lunga, cominciando proprio dall'inizio più lontano - Sapete, io sono nato il 3 novembre del 1970. -
- Lo stesso giorno di Prue. - intervenne Phoebe, interessatissima al racconto.
Daniele annuì, riprendendo la narrazione - Beh… Io sono sempre stato convinto di essere nato a Firenze. -
- E invece non era vero. - intervenne Paige. Daniele annuì una seconda volta, e per una seconda volta riprese a raccontare - Infatti. Invece io sono nato a San Francisco, proprio in California. Stesso giorno e stessa città di Prue. -
Piper spalancò gli occhi, intuendo quello che Daniele voleva dire loro. Ma quest'ultimo la bloccò deciso, con un gesto della mano. Si era stancato di quelle continue interruzioni - Volevo dire che… Forse i vostri genitori non ve ne hanno mai parlato, ma Prue aveva un fratello gemello, l'unico maschio della famiglia oltre a Victor. -
- Che sarebbe… - Piper voleva dirlo, ma Daniele la zittì una seconda volta, intimandole di lasciarlo finire - Per favore, manca solo Leo e mi avete interrotto tutte! Lasciatemi finire, cavolo! - dopo essersi dato una calmata, Daniele riprese, sperando per l'ultima volta - Beh, qualche settimana fa, ho scoperto casualmente un articolo del Corriere della Sera, che trattava di un rapimento avvenuto il 25 di settembre del lontano 1970…

I due coniugi Jones passeggiavano tranquillamente nel bianco parco cittadino di San Francisco, portando con loro anche i due figli neonati, avuti nemmeno un mese prima. Il figlio maggiore Patrick e la figlioletta nata pochi secondi dopo, Prudence. Nonostante fosse caduta molta neve nei giorni precedenti, l'aria fresca che arrivava dal mare portava una brezza fresca per nulla fastidiosa, anzi molto gradevole, ideale per una passeggiata domenicale in famiglia.
I due coniugi erano molto felici per quel doppio dono del cielo, specialmente dopo che a Patricia fu diagnosticato un tumore benigno all'utero, che aveva messo a dura prova la sua fertilità. Nulla pareva presagire che potesse capitare una disgrazia peggiore di quella.
Infatti, la sorte avversa fece in modo che un individuo con un pesante maglione nero e un cappello di lana da pescatore prese Patrick dal passeggino, con un gesto fulmineo che lasciò pietrificati i due genitori. Victor tentò una reazione afferrando per il collo del maglione l'aggressore, ma dopo una brevissima colluttazione Victor ebbe la peggio, prendendosi un cazzotto in piena faccia che lo fece andare a terra. I passanti si bloccarono immediatamente. Alcuni cercarono di dare la caccia al rapitore, che tuttavia ebbe il tempo di andarsene su di una macchina verde pistacchio targata California, lasciandosi dietro soltanto una densa scia di fumo bianco. E le grida disperate della madre del bambino. Soltanto la sorellina del rapito non si accorse di nulla, e continuò a dormire placidamente, come se nulla fosse accaduto.

- Come?! - domandò sbalordita Phoebe - E quel bambino… -
Daniele lasciò trapelare dai suoi gesti la risposta - Non so come, ma di quel bambino si perse ogni traccia. Il quindici gennaio 1971 io fui lasciato davanti alla porta dell'orfanotrofio Santa Maria Novella di Firenze. Me lo ha raccontato la suora che mi ha raccolto. Il nome di Daniele mi fu messo dal nome del padre di quella suora. Me la ricordo ancora, suor Maria Laura. Gli feci tanta tenerezza che mi accudì personalmente, fino al 28 di febbraio dello stesso anno, il giorno in cui mi prese con sé la mia madre adottiva, che mi portò a Milano, e poi a Bellinzago, dove ho risieduto fino adesso, al 47 di via Roma. -
- Tutto sembra coincidere. Ma come facciamo a sapere che non si tratta di una pura coincidenza? -
- Vi ricordate quando abbiamo giocato a calcio, l'altra volta? Prue si è fatta male, e si è tagliata. Non li ho mai lavati, e dopo aver trovato l'articolo ho voluto saperne di più, andare in fondo alla faccenda. Ho dato i guanti sporchi di sangue ad una mia collega della polizia scientifica, che è riuscita ad isolare un frammento di DNA per poter fare un confronto. -
- E quello che ne è risultato… -
- A parte i cromosomi Y, la comparazione era completa. -
- Quindi, allora… -
- Tu l' hai capito da subito, Piper. Dillo, avanti. -
- Tu sei il quinto Halliwell! -

- Un quinto Halliwell? - domandò sbalordita Phoebe.
- Veramente io sarei il primo Halliwell. Sono il più anziano della cucciolata, dopotutto. -
Le ragazze erano rimaste ammutolite dalla sorpresa. Phoebe si gettò improvvisamente al collo del fratello ritrovato, facendolo ruzzolare dalla cassetta dove si era seduto. Gli disse - Non ci posso credere, ma sono felicissima! -
In un modo molto più contenuto, diedero di nuovo il benvenuto al primogenito della famiglia Halliwell.

La mattina dopo, non avendo più rintracciato manifestazioni demoniache, il gruppo ritornò alla base, a Milano, dove decise di prendersi un breve periodo di risposo per riprendersi dalle fatiche dei giorni precedenti. Daniele si recò allo stadio Giuseppe Meazza in compagnia della fidanzata Sabrina onde seguire il derby, che si teneva occasionalmente quel giorno. Piper e Phoebe andarono in giro per negozi. Phoebe aveva letto su di una rivista che via Monte Napoleone era un vero paradiso dello stile italiano, e aveva deciso di farci una visita. Ma il fratello, nell'indicarle la via da seguire si dimenticò volutamente di avvertirla che i prezzi erano chiaramente esorbitanti, trattandosi di grandi marche.
Paige, più gentile del solito con Daniele, chiese cortesemente di portarla allo stadio con lui. Daniele si stupì del suo comportamento, ma non ebbe obiezioni.
- Sicuri che vada bene così? Mi sembro ridicola. - domandò Paige, dubbiosa di quella strana sciarpa nerazzurra e del berretto di lana rosso e nero che i due piccioncini le avevano messo.
- Vai tranquilla. Sei perfetta. Qui non troverai nessuno vestito meglio di te. - la rassicurò Sabrina.

Il tifo italiano era così diverso da quello durante le partite di football americano. Paige pensava che non cambiasse nulla. Due fazioni che tifano per i rispettivi beniamini, incitamenti dalle due parti dello stadio, e invece era una cosa meravigliosa. Era un popolo di cori e colori, uno spettacolo per gli occhi.
- Vinca il migliore. Si dissero prima di iniziare Sabrina e Daniele. Ricordati che mi devi pagare da bere, alla fine della partita. -
- E dove sta scritto? Se Bobo è in forma, mi sa tanto che Tanino prenderà i soldi da te, stasera. -
- Allora aspettiamo che lo sia quando lo cloneranno. Ci rivediamo alla fine, tesoro. - disse Sabrina, con un non so che di sfida negli occhi. Daniele ricambiò con un sorrisetto tipico di chi la sa lunga ed è sicuro di vincere in partenza.
La partita finì uno a zero per la squadra di Daniele. Arrivata l'ora di uscire dallo stadio, Daniele e Sabrina si scambiarono, come gesto simbolico, le sciarpe. Lui, naturalmente, era al settimo cielo. Dopo le ultime cinque papine incassate nell'ultimo derby era una cosa più che normale. - Che ti avevo detto? Mi paghi da bere, stasera. -
- Cavoli. E chi l'avrebbe mai detto? Si vede che hanno travestito da Vieri qualcuno capace di giocare e l' hanno messo in campo. -
- Ma smettila, dai! - Daniele la cinse con un braccio e la strinse, mettendosi affettuosamente testa su testa. All'uscita incontrò gli amici del Club, dai quali si era separato all'entrata.
- Uellah! Abbiamo fatto il botto. -
- Fino a oggi pensavo che ce l'avremmo fatta. -
- Eh… Ma oggi è oggi e Vieri è Vieri… - rispose l'amico di Daniele, un robusto veneto dalla parlata forbita e modi da alpino beone. Quella battuta suscitò la risata di tutti, Sabrina compresa.

Prese da un attacco acuto di avarizia all'ultimo stadio, le tre sorelle chiesero di comune accordo a Daniele di ospitarle nel suo appartamento in via Ripamonti. Loro dormivano sul divano e nel letto matrimoniale, mentre Daniele si era arrangiato a sistemare un materasso in soggiorno. Per lui non era un problema, visto il sonno di piombo che si ritrovava. Appena toccato il cuscino, sarebbe subito piombato in catalessi.
Paige, al suo turno di divano, non riusciva a dormire. Non era soltanto perché quel maledetto divano era duro come un sasso, ma anche perché non riusciva a dimenticarsi per un attimo della rivelazione di Daniele, o Patrick. Ci era già passata, scoprendo di avere due sorelle, ma ora avere anche un fratello… Era una cosa insostenibile, soprattutto per l'emozione. Sentiva un profondo senso di confusione, lo stesso che aveva provato una volta scoperto di non essere Paige Matthews,bensì Paige Halliwell. Sulla sua carta d'identità rimaneva il suo nome da adottata, ma lei chi era in realtà? Per questo si sentì immediatamente vicina al suo nuovo fratello maggiore, e sentiva di non volerlo perdere. Non capendo che questo le avrebbe portate a lavorare sempre peggio.

- Bellissima mattinata per dare la caccia ai demoni, no? - disse Daniele, sterzando violentemente a destra.
Piper non sopportava le alte velocità, e stava per sentirsi male. Lanciò un'occhiata, sia curiosa che impaurita, al contachilometri, che stava saltellando fra i 150 e la tacca dei 155. - Non ti sembra di andare troppo forte? -
- Ho la sirena. - Rispose senza scollare gli occhi dalla strada - E' un'emergenza, sorellina. -
- E' la quinta volta che mi chiami sorella. Ti prego di - Piper sobbalzò all'ennesima curva pericolosa - Ti prego di diluirlo, le prime volte. -
- Messaggio ricevuto, Piperita! -
- Tu sei pazzo, Daniele!!! - esclamò Phoebe, reggendosi alla maniglia sopra la portiera dell'auto, sballottata come la pallina di un flipper - Per favore, vai più piano! Mi sento male! Guidi peggio di mio marito! -
- Mi auguro che sia un complimento. - disse con noncuranza. Controllò un'ultima volta la sua pietra segnalare la presenza di una creatura demoniaca di grande potenza - Siamo arrivati. - annunciò, inchiodando violentemente. Piper ricevette il sobbalzo finale, stretta con forza dalle cinture si sicurezza, sentì il suo stomaco rivoltarsi e la colazione premere verso l'esofago - Ma sei scemo? - disse al fratello.
- Non sei abituata, Piper? -
- Ma vai a… - Piper si trattenne dal proferire parole di cui pentirsi, e preferì dare la caccia al demone piuttosto che prendersela con un suo alleato.
Phoebe guardò il luogo in cui erano arrivati. Era un grande piazzale zeppo di gente. Se ci fosse realmente stato un demone, avrebbe avuto una facile via di scampo, soprattutto col vantaggio che aveva.
Daniele squadrò l’immensa folla che si trovavano davanti, e scosse la testa - E chi passa più qui? -
- Potrebbe già essere andato via. -
- Questo non è possibile. Sento la sua presenza. Il mio diamante la avverte chiaramente. Quel bastardo è ancora nelle vicinanze, ma non più in questa piazza. Montiamo in macchina e becchiamolo. Si dirige verso nord. - Piper gli mise un braccio davanti al petto e lo spinse via - Tu meglio che ti dai una calmata, e fai guidare me. Fai da navigatore. -
Daniele rimase indifferente, e preferì dare ragione alla sorella, senza reagire - Bene, sorellina. Prendi la prima traversa a sinistra. Lo becchiamo alla prossima. -

Il demone svoltò nella prima strada a sinistra, fuoriuscendo dal pesante traffico umano della piazzetta. Stava quasi diventando claustrofobico in mezzo a tutta quella gente. Diede un ultimo sguardo alla folla, poi se ne andò con circospezione. I suoi affari attiravano sempre moltissimi cacciatori di taglie, e questo gli aveva guadagnato il soprannome di “Fuggitivo”.
Si disse che sarebbe stato meglio varcare la nona porta e ritornare indietro il prima possibile. Avvertiva la presenza di una, due, tre fonti di potere micidiali, più una leggermente meno potente, ma pur sempre temibile. Il Trio, non c’erano dubbi. Provenivano da vicino a quella via di fronte a lui. Non c’era più tempo da perdere.
Guardatosi attorno, e certo che non ci fosse più nessuno, disegnò un’arcata nell’aria, che lasciò una lieve scia nerastra. Un portale si aprì davanti a lui, nero come la pece.

La grossa station wagon fermò nella via, e Daniele riuscì a vedere il demone infilarsi dentro una porta - Eccolo! Scendete dalla macchina, presto. -
Daniele aprì la portiera e si fiondò all’inseguimento, ma prima che potesse raggiungere il suo inseguito, questo era già sparito dentro al portale nero. Daniele rimase a guardare il passaggio richiudersi senza che potesse fare niente per bloccare il demone. Batté un pugno contro il muro, rompendosi i capillari della mano.
- Dov’è il demone? - domandò Piper, accorrendo trafelata.
- Se n’è andato per una porta magica. -
- Ci è sfuggito per un soffio, praticamente. Puoi rintracciarlo? -
- Adesso riprovo. - fu la risposta. Daniele richiamò ancora una volta l’energia della pietra, ma stavolta rimase inalterata. Phoebe domandò se ci fossero problemi.
- Deve essere all’inferno. Lì la mia pietra non lo può rintracciare. Ancora una volta, Daniele abbassò infastidito lo sguardo, e notò sulla strada un anello intarsiato. Ai abbassò a raccoglierlo, e notò che recava inciso uno stemma araldico singolare, formato da uno scudo separato obliquamente in due parti. Nella parte sinistra erano incisi tre piccoli uccelli, mentre la parte destra recava un leone alato.
- Un anello? - domandò Piper, avvicinandosi al piccolo pezzo di metallo.
- Non ho mai visto un intarsio simile. Scudo con tre uccelli e un leone alato. -

- E’ lo stemma della famiglia dei Demoni dal Terzo Occhio, i discendenti più prossimi del Demonio in persona. - spiegò Piper, leggendo la didascalia sotto il colorato disegno dell’araldo.
- Allora siamo proprio in presenza di un vip. -
- Puoi ben dirlo. I demoni dal terzo occhio hanno poteri inimmaginabili. Si dice che controllino le coscienze delle persone e degli angeli. Dunque, dobbiamo prima annullare i loro poteri, e poi pensare a sconfiggerli. A quanto ne so, l’unica cosa che può bloccarlo è la concentrazione difensiva, ma non in eterno. -
- E non sai cos’altro può funzionare? -
- Siete voi le esperte di formule magiche, ma vi darò un aiutino. Possiamo scrivere un incantesimo che lasci isolati i loro poteri, dandoci il tempo di trovarne uno per distruggerlo del tutto. -
- Mi metto subito al lavoro. - disse Phoebe, estraendo il suo fedele bloc-notes, sempre pieno di appunti e formule magiche abbozzate, corrette e riscritte - Hanno altri poteri, che ne so… Fanno esplodere gli oggetti, si muovono a velocità pazzesche, roba simile, insomma. -
- No. Io ho letto un libro che citava spesso questo tipo di demone, e l’unico loro potere è quello che vi ho appena menzionato. -
- Molto bene. Ci renderà più facile il lavoro. -
- Va bene. Io cerco Gianna, quella della sezione informatica. Vedo se ci può dare una mano per le ricerche sui demoni col terzo occhio, o magari sull’anello. -
- E se quella fede fosse una specie di sigillo o qualcosa del genere? -
Daniele pensò per un attimo - Puoi anche avere ragione. Per questo voglio che tu vada nella Biblioteca maggiore e faccia qualche ricerca approfondita magari sui libri antichi, Paige. -
- D’accordo. Non mi vanno molto a genio i lavori da topo di biblioteca, ma farò lo stesso del mio meglio. -
- Perfetto. Piper, tu scandaglia a fondo il Libro delle Ombre, mentre tu, Phoebe, vai in giro per le strade. Ti darò la mia pietra, e se riuscissi a trovare il prossimo Barone, faccelo sapere, e non lo perdere d’occhio. So che ce la puoi fare. OK, tutto pronto? Allora andiamo. -

Paige arrivò in quella enorme biblioteca, piena di libri d ogni tipo ed epoca. Lì dentro avrebbe potuto trovare qualsiasi notizia su quello che andava cercando. Soltanto, ci sarebbe voluto parecchi tempo per consultarli tutti, ma sarebbe stato con ogni probabilità tempo speso bene.
Domandò alla bibliotecaria di cercare nel computer alcuni termini da una lista che aveva fatto in taxi, prima di arrivare lì. La macchina diede un riscontro di 12 libri diversi, che Paige si affrettò a domandare. Non aveva a disposizione un'eternità, per cui decise di avvalersi dell'indice generale alla fine dei tomi. Nonostante il metodo, impiegò lo stesso diverse ore per terminare. Stanca morta e con gli occhi indolenziti, Paige fu richiamata sul cellulare dal fratello maggiore. - E' da un po' che ti cerco. Com'è andata? -
- Bene e male. - rispose misteriosamente.
- Cosa intendi? -
- Intendo che è andata bene per la nostra ricerca. Un po' meno per i miei poveri occhi. E dire che devo anche guidare per tornare a casa. - rispose, massaggiandosi con la mano destra entrambi gli occhi, il cui bianco aveva lasciato il posto al rosso delle vene oculari.
- Allora stai ferma lì. Io e Phoebe siamo qui vicino. Veniamo a prenderti. -
- Grazie mille, fratellino. Non so come avrei fatto senza di te. -
- Dovere fraterno. - rispose Paddy, congedandosi dalla sorella.
La pallida giovane si concesse del meritato riposo sedendosi al posto di guida della sua auto a nolo, cercando il sollievo al suo mal di testa in un massaggio alle tempie.
La sera non era ancora scesa, ma già il sole iniziava già a morire in un mare di luce rossastra. La macchina di Paige sostava nell'enorme piazzale antistante la biblioteca, pressoché deserto, ad eccezione di alcuni solitari ciclisti sulla via del ritorno.
Paddy e Phoebe arrivarono dopo alcuni minuti, posizionando con perizia la macchina vicino alla vecchia Panda noleggiata da Paige.
- Avete fatto presto. Allora eravate veramente vicini. - li accolse sofferente Paige.
- Non hai una bella cera. Sfido io che non te la senti di guidare. - le rispose Paddy.
- Si nota?… - sorrise. Paddy la aiutò ad uscire, notando il suo impaccio. Il fratello maggiore delegò a Phoebe il compito di guidare la sgangherata utilitaria fino all'albergo senza danni.

Dopo una lunga e beata notte di sonno, Paige recuperò completamente le forze, e la sua testa smise di farle male. Al suo risveglio, notò che nella bella camera con vista sul Duomo di Firenze le sue sorelle non c'erano. Le avevano lasciato un biglietto sulla porta, sul quale era scritto, nella calligrafia di Phoebe: "Siamo a colazione. Quando ti svegli raggiungici. Baci. Phoebe."
Paige si preparò e si vestì con calma. Discese le scale fino al ristorante. Bella e pallida come al solito, Paige si riunì ai suoi fratelli - Ben svegliata. - la accolsero.
Paddy le domandò - Allora, ti senti meglio? -
- Sì, grazie. - rispose, poi sedendosi in fianco a Paddy, rivolse la parola a Phoebe - Ti devo ringraziare per aver riportato indietro la macchina.
- Di nulla. Dopotutto, il noleggio inizia a costarci. -
Paige ridacchiò, fingendo ilarità - Spiritosa. Cos'abbiamo di buono, oggi? -
- Di buono soltanto dell'ottimo cappuccino, per il resto della giornata, la gemma di Patrick ha rintracciato un demone di livello molto alto. -
- Sappiamo qualcosa di lui? -
- No, non molto. Soltanto il suo livello, come ha detto prima Phoebe. -
- E io che pensavo di andare al mare a rilassarmi. - commentò Paige.
- Dovrai rimandare, allora, sorellina. - Daniele la guardò da sopra gli occhiali, mentre cercava di leggere le righe scritte in piccolo di un depliant cartonato. Incuriosita, Paige cercò di guardare - Che cos' hai lì? -
- E' la brochure di una clinica di bellezza alle porte della città. L' ho trovata in una cassetta della posta ieri sera. Guardate un po' il simbolo che c'è sulla parete… -
Piper prese il piccolo cartoncino e lo divise con gli occhi avidi delle sorelle. Era il simbolo del triangolo con le tre punte sui lati, che Daniele aveva trovato sulla parete dove il demone era scomparso.
- Ma non è quello schizzo che abbiamo visto nella via? -
Daniele annuì, dietro alle mani giunte sulla bocca - E' solo una supposizione, ma non credo che qualcuno vada in giro a scarabocchiare i simboli di una clinica di bellezza, non vi pare? -
- Esistono i cartelloni pubblicitari. -
Daniele sorrise - Ammetto che ultimamente vi ho fatto lavorare troppo, e me ne pento amaramente. Che ne direste di accettate una vacanza immerse nel verde e nella natura incontaminata? -

L'imponente furgoncino di Daniele parcheggiò davanti al pesante cancello in ferro battuto della clinica. Le tre sorelle scesero, e Daniele le aiutò a riprendere i bagagli.
- La struttura promette bene. - constatò Piper, dando un occhiata attraverso le grosse sbarre grigie.
- Sembra un college, più che una clinica. -
- Ricordate ragazze: Se riuscite a scoprire qualcosa, dovete comunicarmelo appena potete. Siamo d'accordo? -
- Non ti devi preoccupare, fratellino. - lo rassicurò Paige - Sappiamo svolgerlo bene il nostro lavoro. -
- Non lo metto in dubbio, ma io sono un tipo diffidente, che ci volete fare… - Daniele monto in macchina e fece manovra. Dal finestrino abbassato salutò le sue sorelle - E non dimenticatevi di chiamare ogni sera. Rileggete gli appunti e buon divertimento. Ci vediamo settimana prossima. - Seguita da una nuvola di polvere, la Opel si perse all'orizzonte del viale.
Paige si volse verso l'imponente struttura in mattoni rossi, sentendosi quasi in inferiorità e oppressa da quei tre piani in stile vittoriano - Questo posto è bellissimo, eppure mi sento rabbrividire. -
- Sarà meglio che ti alzi il bavero del maglioncino, piccola. - la riprese Piper, alzando il colletto del cardigan della sorella.

La gentile ragazza dell'entrata le condusse in un giro della struttura, interamente riservata alla cura del corpo e della mente femminile. Ecco perché Daniele era immediatamente ritornato in città dopo averle lasciate, senza nemmeno entrare.
- E infine, qui c'è il dormitorio. - spiegò - Un fattorino provvederà a portare le vostre valigie nelle vostre camere. Molto bene, i programmi li avete, ora vorrei ancora ringraziarvi per averci scelti. Buona permanenza. -
Le tre sorelle ringraziarono, poi si avviarono al primo piano verso le loro stanze.
- Molto bene, ragazze. Io mi metto a lavorare sugli appunti della biblioteca. - fu il proposito di Paige.
- Io mi metterò a lavorare su di una pozione. -
- Io penso andrò in piscina. - Phoebe fu guardata male dalle sue sorelle - Beh? Che avete da guardarmi così male? -
- Phoebe, noi dobbiamo cercare un demone, e tu pensi ad andare in piscina? - la riprese severamente Piper.
- Beh, abbiamo pagato, non stacchiamo mai la spina, e cerchiamo un demone in un istituto di bellezza. Io credo che una pausa ce la potremmo anche concedere, una volta ogni tanto, no? -
- Io non credo abbia tutti i torti, Piper. Possiamo sempre lavorare mentre prendiamo il sole. -
Piper sembrò rimuginare alle parole delle sorelle - Hmm… E va bene. Però prima di tutto viene la caccia ai demoni, non dimenticatevelo. E se batterete la fiacca, ci sarò subito io a ricordarvelo. - disse, entrando in camera sua.
Paige sorrise, scuotendo la testa - Ci vediamo in piscina, Phoebe. - e anche lei scomparve dietro la porta della sua camera.
Phoebe sorrise, pregustandosi già la libertà di poter mettere un costume da bagno, dopo aver tenuto il suo corpo chiuso nei vestiti per tanto tempo.

L'acqua limpida e cristallina dell'enorme piscine della clinica si infranse, rotta da un tuffo non propriamente eccezionale. Phoebe risalì immediatamente, si asciugò l'acqua dagli occhi e ritornò verso il bordo, dove sua sorella Paige era distesa su di una sedia a sdraio, intenta a trascrivere le parole da una riedizione di un libro molto antico sui simboli demoniaci.
- L'acqua è meravigliosa. Paige, perché non vieni anche tu? -
- Fra un momento, sorellina. Credo di aver scoperto qualcosa. -
Phoebe uscì dall'acqua con l'ausilio delle braccia, e si avvicinò alla sorella, facendo attenzione a non bagnare i libri - Cos' hai scoperto? -
- Il simbolo che Daniele ha visto davanti alla facciata delle clinica è uno stemma araldico, che simboleggia una fonte di energia benefica nella cultura etrusca. -
- Ma allora come fa a non avere un effetto negativo su di un demone? -
- Questo non lo so. Magari fra un po' riuscirò a trovare qualche altro indizio. Secondo te cosa lega un demone con tre occhi ed un simbolo etrusco? -
- Non ne ho idea, ma se ci lavoriamo su, forse riusciremo trovare una risposta. Che ne dici se facessi delle domande alla ragazza che ci ha accompagnate? -
- E' una bella idea, sorellina. Anzi, lo farò io. Così potrò arricchire i miei appunti. -
Paige prese libri e blocchetti, ed uscì dalla piscina. Phoebe giudicò strano quel comportamento. Solitamente Paige coglieva ogni occasione per potersi rilassare, e da qualche giorno a quella parte Paige era stranamente solerte.
Paige attraversò persa il corridoio che collegava la piscina col resto della clinica. Si notava da un miglio che qualcosa la stava tormentando. Mentre tornava verso la reception incontrò Piper.
- Paige, non hai detto di voler stare in piscina a rileggere i tuoi appunti? -
- Sì, ma ho scoperto altre cose, che voglio assolutamente chiarire, perché ci sono ancora dei punti che mi sfuggono. Pensavo che forse la ragazza della reception avrebbe potuto darmi delle delucidazioni a riguardo, spiegarmi ad esempio perché il simbolo che abbiamo ritrovato sul muro della stradina, che è un segno benevolo, non abbia bruciato un demone. - travolta da quel fiume di parole, Piper cercò in qualche modo di frenare la lingua della sorella - Ehi, calmati. Cos'è tutta questa solerzia? Non ti ho mai vista così sollecita. Cosa ti succede? -
Paige strinse le labbra, imbarazzata. Piper la incalzò con un'occhiata, tesa a far cedere la sorella.
Dopo alcuni lunghi attimi in cui nessuna spiccicò una parola, Paige ruppe il silenzio, decisa a levarsi un peso - E' che… Io voglio dimostrare a Paddy che sono in gamba. -
Piper cambiò sguardo, confusa - E perché pensi che Daniele non ti consideri in gamba? -
- Non lo so, Piper. E' come se il corpo di Daniele mi rifiutasse. -
- Ma è assurdo, Paige. - disse Piper, sorridendole fraterna - Sei sua sorella. Come potrebbe odiarti? -
- E'… una mia impressione. Ho visto che quando è con voi parla molto spesso di demoni e magie. Quando è con me invece non parla quasi mai di quello. Anzi, con me non parla quasi mai. -
- Ti conosce da poco tempo, sorellina. O forse, è timido perché è innamorato di te. -
- Che cosa?! - ribatté Paige terrorizzata. Piper le diede una pacca sulla spalla, ridendo. - Non ti spaventare, sorellina. Lo facevo solo per spezzare la tensione. - Piper sospirò, leggendo un'ombra di disappunto negli occhioni castani di Paige - Comunque, io ti do un consiglio da sorella maggiore: dagli tempo. Sono sicura che se gli parlerai col cuore in mano tutto andrà a posto. Se poi vuoi comunque dare il massimo di te, sarà meglio per tutti noi. -
Paige si sentì sollevata dal consiglio della sorella. Si disse che probabilmente era soltanto una sua impressione sbagliata. Altrimenti, perché Daniele le avrebbe domandato di andare con lui e Sabina a vedere l'Inter giocare? O perché l'avrebbe invitata a bere una birra al bar dopo la vittoria?
Spiegò velocemente a Piper quello che aveva letto, e altrettanto brevemente le spiegò cos'avrebbe fatto per ottenere delle informazioni dalla ragazza.

- Io non so moltissimo. Secondo l'antica cultura etrusca, il triangolo con i tre segmenti che tagliano a metà i lati era un potente sigillo magico in grado di tenere a bada la maggior parte degli spiriti maligni. -
- Sa, io sono molto interessata al paranormale e cose simili, e ho visto questo simbolo sul luogo di un rito satanico. Come può un simbolo benefico venire usato con delle divinità malvagie? -
La giovane sorrise. La domanda l'aveva lasciata senza parole, ma era divertita da tanta curiosità - Oh cielo, signorina. Così mi mette in difficoltà. No, io non so cosa potrebbe significare, ma se vuole, so chi potrebbe dirglielo. -
- E chi sarebbe? -
- Si chiama Diana Giordani, risiede a Pero, nelle vicinanze di Milano. Se vuole, le posso lasciare l'indirizzo o il numerosi telefono, cosi che possa avere un appuntamento. Lei è una cartomante molto esperta, e si dice che sia anche una potente strega. -
La notizia tocco Paige, che ebbe un piccolo sussulto. Conosceva pochissime altre sue "simili", e ogni volta era una piccola emozione - Grazie mille. - la ringraziò, sorridendo.

- Diana Giordani, dici? - ribadì Daniele, cercando di fermare il ricevitore con una spalla, e poter così prendere appunti con le mani libere.
- Sì, Diana Giordani, e risiede a via Cavour 5, a Pero, Milano. -
- Sì, la conosco. Non ha poteri magici, ma conosce moltissimo la magia. L'abbiamo arrestata cinque mesi fa per circonvenzione d'incapaci. Si finge strega per poter abbindolare i clienti sprovveduti che si rivolgono a lei. Se ti dovessi elencare tutti i suoi pseudonimi esaurirei la tessera del telefono. -
- Ti prego, risparmiamelo. - tagliò corto Paige, cercando di assumere un'espressione professionale - Vedi se riesci a scoprire qualcos'altro. -
- Non dubitare, sorellina. Farò in modo di farla parlare. Tu intanto riposati. Mi sembra che tu stia lavorando un po' troppo ultimamente. Sembra che tu mi debba dimostrare qualcosa. -
Paige mentì clamorosamente con la voce, ma il suo viso assunse un'espressione intristita. Paige era troppo orgogliosa per farsi vedere debole da un parente così prossimo. Cambiò persino posizione, per non farsi vedere dalle sorelle poco lontane. Disse: - Ma no, cosa ti viene in mente? Io so di stare facendo un buon lavoro. -
- Va bene, scusami. - rispose - Ho avuto un'espressione sbagliata. -
- No, niente. - Paige terminò il discorso, dopo che vide Piper indicare il quadrante del suo orologio da polso - Io intanto cercherò di reperire altre informazioni. -
- Io farò altrettanto. Penso che le avrò già per domani mattina. Fidati di me, sorellina. Spremerò Diana e mi farò raccontare tutto da lei. Pensa a riposarti. Hai già fatto abbastanza. Saluta Piper e Phoebe. -
- Sì, va bene. Ciao. - Paige riagganciò il ricevitore, e tornò dalle sue sorelle. - Di che stavate parlando? - domandò Piper sarcastica - Pensavo ti si fosse fuso l'orecchio alla cornetta. -
- Ci sono novità? - domandò Phoebe incuriosita.
- Non molto. Gli ho parlato della strega, che però è soltanto una truffatrice, ma col pregio di avere un'esperienza estremamente vasta in fatto si stregoneria e simboli magici. Daniele l' ha arrestata, ed è ancora in galera, ma mi ha assicurato anche che per domani mattina dovrebbe avere già pronto quel che ci serve. -
- Bene. Intanto, che ne dite di andare al campo da tennis e fare un paio di scambi? - propose Phoebe, ma mentre Piper accettò di buon grado, Paige rifiutò.
- No, grazie. Io devo ancora finire di leggere i libri di magia che ho trovato in biblioteca. Aspettatemi al campo da tennis. Vado e torno. -

Paige si svegliò nel cuore della notte con un tremendo buco allo stomaco. Durante tutta la giornata era stata così impegnata a raccogliere informazioni da aver saltato la cena, e nella clinica questo significava, in assenza di parenti caritatevoli che ti passino sottobanco un panino imbottito o un frutto, dover aspettare la colazione della mattina seguente.
Paige aveva questi due parenti abbastanza generosi da passarle qualcosa, ma per tutta la serata non si fecero vedere. Quel senso di vuoto nel suo addome non aveva alcuna intenzione di farla dormire, e alle undici di sera si trovò costretta a cercare le sue sorelle. Bussò alla porta di Piper, chiamandola sottovoce per chiederle di aprire la porta - Piper… - chiamò - Sono Paige, apri per favore. - Dall'altra parte della camera non arrivò nessuna risposta. La giovane americana accostò l'orecchio alla porta, ma non le arrivò nemmeno il minimo rumore o respiro. Ripeté ancora la sua richiesta, alzando di poco il tono della voce, ma nuovamente dalla camera della sorella non si sentì nulla, ad eccezione dei gorgoglii disperati del suo stomaco. Si mise una mano sulla pancia, e traballando si riavviò verso la sala pranzo. Essendo ancora presto, circa le nove e venti, pensò che la sala da pranzo fosse ancora aperta.
Discese sonnolenta le scale fino al primo piano, e poi percorse in lungo corridoio in vetro che collegava la hall col ristorante, che Paige trovò ancora aperto, nonostante la lavagnetta di fianco all'entrata recitasse "Si avvisa la gentile clientela che il ristorante rimarrà aperto dalle ore 8:30 alle ore 9:30, dalle ore 12:30 alle ore 15:00 e dalle ore 19:30 alle ore 21:00. La direzione".
Lo stomaco di Paige le ricordò quanto odiasse i digiuni, perciò la giovane strega, una volta assicuratasi di essere sola, entrò nelle cucine, cercando qualche tocco di pane rimasto sui tavoli. Nonostante ci fosse buio pesto nella stanza, Paige riuscì ad orientarsi fra i tavoli, andando a tastoni. Riuscì a trovare qualche tozzo di pane su di alcuni tavoli in fondo alla stanza, parzialmente illuminata dalla luce artificiale del neon che filtrava da una finestra aperta. Paige afferrò il pane e ne strappò un bel boccone con i denti. Sentì dei rumori provenire dall'entrata della stanza, e per questo scomparve nel buio di una rientranza. A giudicare dal modo in cui parlavano dovevano essere due cameriere venute a fare le pulizie. E se l'avessero vista? Non c'era problema. Avrebbe potuto facilmente orbitare fuori dalla stanza, ma prima che riuscisse a farlo, un loro discorso attirò la sua attenzione:
- Era stanotte il rituale? Non mi ricordo più. -
- Come hai fatto a dimenticartene? Stai forse pensando di usci dalla confraternita? Sai bene che non te lo permetterebbero mai. -
- No, no. Lo so che piuttosto che lasciarmi libera col pericolo di rivelare i suoi segreti mi inseguirebbero in capo al mondo per eliminarmi. E' solo che ultimamente ho così tanti pensieri per la testa che me ne sono completamente dimenticata. -
- Capisco. Comunque, il rituale dell'apertura della porta si terrà questa notte alla cripta sotto la piscina. -
Paige non aveva perso una parola del loro discorso. Forse Daniele non aveva tutti i torti. Probabilmente quelle due erano seguaci del demone che loro tre dovevano eliminare. Orbitò direttamente nella stanza di Piper. Non le importava se stava già dormendo, ma doveva assolutamente saperlo, anche perché erano in quella clinica principalmente per quello.

Piper era rimasta fuori fino a tardi. Era rimasta sveglia più a lungo, come quella volta nel capodanno 1996 che non dormì per settantadue ore filate, ciononostante era stanca morta. Era strano, non le era mai successo, perciò aveva lasciato la sua temporanea vita mondana per potersi ritirare nei suoi alloggi. Si guardò allo specchio, notando che malgrado i molti trattamenti ai quali si era sottoposta per farsi tirare la pelle senza dover ricorrere ad un lifting chirurgico, notò la comparsa di due rughe molto antipatiche proprio sotto gli zigomi, mentre i capelli le si stavano tristemente ingrigendo.
- Ma come faccio ad avere le rughe a poco meno di trent'anni? - si chiese, tendendo la pelle decadente. Pensò che forse era soltanto uno scherzo del sonno, per cui non vi diede peso, e si tolse la maglietta, slacciandosi il gancio del reggiseno.
- PIPER!!! -
La giovane strega si voltò d'istinto, e nel vedere la sorella urlò scandalizzata - Paige! che ti salta in mente? Sono mezza nuda! -
- Primo: sei mia sorella. Secondo: non sono gay. Terzo: sei una donna. E quarto, il più importante: - osservò meglio la sorella, che sembrava invecchiata di parecchi anni in pochissimo tempo - che diavolo ti è capitato? -
- E' la cosa più importante? - domandò sarcastica e puntigliosa Piper.
Paige riprese la giusta carreggiata - No, no. Ho sentito parlare due cameriere. Hanno parlato di un rituale che si terrà sotto la piscina. -
- Che genere di rituale? -
- Non ne ho idea. So soltanto che avrà luogo a mezzanotte, per cui è meglio prepararci e avvisare anche Phoebe. A proposito: dov'è? -
- E' in camera sua. Anche lei era stanca. Peccato. Stavo pensando di andare a dormire e invece ci tocca di lavorare. Paige, sei sicura che sia proprio stanotte? -
Paige non rispose. Piper ripeté la domanda una seconda volta ma sua sorella non rispose. Si girò allora, e scoprì che Paige era sparita. Piper si rimise reggiseno e maglietta, preparandosi al turno di notte.

L'ambiente cominciava a farsi pesante. Phoebe era senza più energie, e faticava a levitare. Non sapeva come le era successo, ma sembrava che nonostante i trattamenti al ginseng e l'acquagym l'avessero debilitata più degli allenamenti che faceva un tempo con Cole nello scantinato di casa. Inoltre, notò che la sua vista si stava progressivamente abbassando, tanto che i suoi soliti occhiali da vista non riuscivano più ad azzerarle quella lieve miopia che la affliggeva. E tutto era successo così rapidamente.
Ritornò nel punto in cui aveva lasciato le sue sorelle - Situazione? - fu la domanda di Paige.
- Sono tutti radunati qui sotto. Almeno credo. Non riesco più a vedere né da lontano né da vicino. -
- Possibile che la tua miopia sia peggiorata così tanto? E di botto, per giunta. -
Paige era tremendamente preoccupata per la situazione delle sue sorelle maggiori. Ne aveva viste tante di cose strane, con loro due, e pensare che stessero invecchiando ad un ritmo sostenuto era una cosa relativamente normale. Espresse loro queste preoccupazioni - Ascoltatemi, ragazze. Io sto cominciando a preoccuparmi per questi vostri problemi. Io credo che questa clinica nasconda molto più di quello che pensiamo. -
- Siamo qui per questo, no? - esclamò Phoebe, la cui voce stava cominciando a diventare roca e sofferente di catarro. Tossì, confermando i sospetti di Paige.
- Hai visto? Avanti, vi porto nelle vostre camere. Qui me la sbrigo da sola. -
- Che c'è? Ci prendi forse per due vecchiette rimbambite? -
- E' solo che se il vostro corpo si indebolisce, lo faranno anche i vostri poteri. E con tutta questa gente, verreste sopraffatte in un attimo. -
- Non dire sciocchezze. Il Trio non sarà mai sconfitto così facilmente da dei demoni di livello così basso. E poi se l'età aumenta, aumenterà anche il nostro potere. -
Paige scosse la testa, smussando subito l'ottimismo della sorella - Non è detto. Io propongo invece di… -

- Cavolo, sei scomodo per viaggiare. Sei un trasporto esclusivamente per signora. -
- Trovi sempre tempo per lamentarti, tu? -
- Lo so, sono un cognato fastidioso, Cole. Sei sicuro - domandò guardandosi intorno. Una caverna simile proprio sotto una clinica di bellezza - di aver sentito le loro presenze provenire da questo posto? -
- Sicurissimo. Non potrei mai confondere la presenza di Phoebe con quella di qualcun'altra. -
- Io qui intorno non le vedo. Dividiamoci. Chi le trova per primo, avverte l'altro. -
- Daniele! Cole! - i due si voltarono verso una scala, dove Paige li stava aspettando.
- Paige. Dove sono le ragazze? -
- Venite, sono qui. -
I due uomini seguirono Paige fino ad una terrazza scavata nella nuda roccia, dalla quale era possibile osservare la folla sottostante, decine di persone adoranti una non precisata entità, come in una specie di messa nera. ma la visione più inquietante erano le due donne che erano insieme a Paige.
- E queste due dove le hai raccattate? - domandò Daniele, guardando le due anziane donne, che avevano però un'aria familiare.
Una delle due gli diede una debole pacca sulla gamba destra, col dorso della mano, e in tono di rimprovero, gli disse - Non sono poi così vecchia, screanzato. -
Daniele riconobbe, seppure invecchiata di qualche decina d'anni, Piper. Dunque, dedusse, la seconda delle due anziane doveva essere Phoebe. Quella falsa strega aveva ragione, dopotutto - Dannazione, ma allora la strega aveva ragione. -

Daniele si sedette sulla brulla roccia, spiegando quello che era riuscito ad estorcere dalla sedicente strega - La clinica in realtà è la copertura per nascondere una setta ancestrale, capitanata da uno dei baroni, quello dell’Invidia per la precisione. Ho scoperto che il simbolo dipinto sulla facciata dell’edificio ha due diverse chiavi di lettura, che cambiano il suo potere magico. Come per pentacoli e pentagrammi. Il pentacolo rovesciato diventa un pentagramma, e contemporaneamente cambia il suo potere, diventando maligno. Il simbolo della giovinezza, corrotto dal Male è ora diventato un simbolo demoniaco che ruba la giovinezza. -
- Ma in che modo? Noi due siamo invecchiate quasi di colpo, mentre Paige è rimasta sempre giovane. - domandò Piper.
- Già. Ma io non ho mai fatto alcun trattamento. Sono sempre rimasta in camera a studiare sui libri che ho preso in prestito dalla biblioteca. -
Daniele fece un cenno di assenso con la testa, e continuò il suo discorso: - Per ora, non possiamo fare affidamento su Phoebe e Piper, siccome i loro poteri sono ormai debilitati dall’età avanzata. Cole, che ne diresti di darci una mano? Le tue palle di fuoco potrebbero farci comodo, in caso di bisogno. -
Cole accettò - Tutto pur di aiutare Phoebe. -
- Come prima cosa, portale fuori di qui. Quando tornerai, inizieremo un’azione di forza. Portale in un posto sicuro. -
Cole annuì – Lascia fare a me. Conosco un posto dove saranno di certo al sicuro. – Cole toccò le due sorelle, e una volta brillato, il mezzo demone sparì insieme alle due donne.
- Tu dove pensi che stiamo andando? - domandò Daniele
- Non ne ho idea, però ti devi fidare di Cole. E’ una persona estremamente in gamba. Non lasciarti condizionare dal fatto che sia un mezzo demone. -
- Di questo mi preoccupavo. Però se riesce a provare amore, significa chela sua parte giusta è più forte di quella malvagia. Tuttavia, non mi tranquillizza il fatto che i demoni sono imprevedibili, e che questa sua metà potrebbe prendere un giorno il sopravvento sulla parte buona. -
- Per favore, Daniele - lo scongiurò Paige - mi stai facendo venire il mal di testa con i tuoi ragionamenti perversi! -

Pochi momenti dopo, Cole ritornò. Apparendo dal nulla.
- Hai fatto in fretta. - si complimentò Daniele.
- Qual è il piano? - tagliò corto Cole.
- Aspettiamo. Voglio vedere cosa fanno prima di agire. -
- Stanno pregando prostrandosi come dei musulmani. Che stiano pregando il Barone dell’Inferno? -
- E’ molto probabile. Sono una setta organizzata gerarchicamente. Alla basse stanno i fedeli che ricevono l’eterna giovinezza e le sembianze di chi preferiscono. Non mi stupirei di vedere due sosia delle nostre sorelle in mezzo alla folla. A capo c’è invece l’ideatore di questo sistema diabolico: Raziel, barone dell’Invidia. Famoso nel regno demoniaco più per la bellezza dei suoi occhi che per la grandezza dei suoi poteri. -
- Già, ma anche i suoi poteri sono straordinari. Si dice sia capace di far esplodere un essere umano medio con un solo sguardo. -
- Allora che facciamo, dobbiamo cavarci gli occhi per non guardarlo, come bisognerebbe fare con Medusa? -
- Non necessariamente. Io ho sentito dire che senza gli occhi il barone perde ogni potere. -
- Senza occhi perde ogni potere, hai detto? - Daniele sembrò gradire molto l’indiscrezione, e si mise subito a pensare.
Paige gli si avvicinò e gli confidò: - Non mi piace quando fai quel sorrisetto, Daniele. Che hai in mente? -
- Forse Piper può ancora aiutarci. Ho in mente un giochetto molto divertente che ho imparato tempo dal vecchio commissario Scala. Avanti, ragazzi. Prepariamoci. La vittoria è nostra. -
Cole guardò confuso Paige, ma anche lei aveva lo stessa barlume di confusione nello sguardo. I suoi occhi sembrarono aggiungere “Ne so quanto te”.

- Quarantanove… E cinquanta. – Daniele terminò l’inventario riponendo il palloncino nella cesta. -
- Non capisco cosa tu voglia fare. Posso capire che tu abbia sostituito i poteri di Piper per guadagnare tempo, ma ti sei chiuso in cucina con questo palloncini e ne sei uscito dopo un’eternità. Si può sapere che hai in mente? -
- Sei mai stata in spiaggia, Paige? -
- Certo che sì. -
- Sai cos’è un gavettone, vero? -
- Negli Stati Uniti non si usa molto. A malapena so cosa sia. -
- Ebbene, il gavettone è un pallone pieno d’acqua, che noi qui solitamente usiamo per giocare alla “patata bollente”. Delle persone si dispongono a cerchio e si lanciano un palloncino pieno d’acqua, e devono cercare di prenderlo senza farlo scoppiare. Chi lo prende in mano facendolo scoppiare viene eliminato dal gioco. -
- E tu vorresti fare una cosa così stupida in una situazione così grave? Ti sei bevuto il cervello, forse? - ruggì Cole.
- Certo che no. - sorrise Daniele - Ho soltanto preso in prestito il principio. Fidatevi di una mente superiore. -
- E allora di chi ci dovremmo fidare? -
- Caustico. - replicò Daniele, socchiudendo gli occhi, come molto spesso faceva sua sorella Phoebe - Prendete una scatola per uno, e piazzatevi su quelle balconate di roccia. Al mio segnale, lanciate. -
Cole non parve molto convinto - Mi sembra una cosa più ridicola che utile. -
- Fidati di me. Ho una discreta esperienza in quanto a scherzi da prete, e questo è il più epico che io abbia mai fatto. -
- Mah. - si limitò a dire Cole, brillando.
- Quel San Tommaso controllerebbe se il mio cervello funziona, se potesse. -
- Lo vorrei fare anch’io, certe volte. - rispose Paige, sparendo.

Non dovettero aspettare molto tempo, che il Barone si fece vivo, apparendo da un balcone sopra la folla, avvolto in un’ampia veste di seta viola, ma col viso coperto da una maschera micenea, a prima vista fatta di scaglie d’oro sovrapposte.
- Siate benedetti, figli miei. - esordì, suscitando un’esplosione di meraviglia e assenso fra la folla sottostante – Il momento di conquistare il mondo dei mortali è quasi giunto, alfine. Le preghiere mie e vostre sono state esaudite. A mezzanotte di questa notte sarò in grado di varcare permanentemente la soglia degli inferi, e voi sarete con me al mio fianco, in questa cavalcata trionfale verso un futuro in cui i demoni saranno la razza dominante, un futuro dove non ci saranno più angeli e stregoni, e dove potremo regnare per l’eternità! -
Per nulla impressionato dal discorso del demone, Daniele commentò: - Quanto fiato sprecato. - lanciò il primo palloncino a terra, dando inizio al suo piano distruttivo. Appena toccò terra, il palloncino esplose liberando una fitta cortina biancastra, molto dannosa per gli occhi degli adepti. Paige e Cole lanciarono sulla folla il resto dei palloncini che erano rimasti loro.
Il demone fu preso alla sprovvista dall’attacco dei tre esseri, ma non perse tempo a scappare dalla tenda posta sul fondo del balcone. Ma prima che potesse scostarla, gli si parò innanzi Cole, che lo colpì al petto senza esitazione, con una palla d’energia.
- Raziel, a quanto sembra. -
- Belthazor. - lo riconobbe, sorpreso - Ne è passato di tempo. -
- Sono qui per regolare i conti con te e farti a pezzi con le mie mani. -
- Non essere ingordo, Cole. - lo riprese Daniele, uscendo dalla tenda insieme a Paige - Siamo noi le streghe, no? O per meglio dire, gli stregoni. Non mi ci vedo proprio a cavallo di una scopa con un cappello a cono nero in testa. -
- Così ti sei alleato con i nostri vecchi nemici. Ne ero all’oscuro. Se ti uccido insieme a loro due, avrò una popolarità inimmaginabile presso le Alte Sfere del Male. Perciò, vi farò fuori tutti. - si avventò come un animale verso i tre. Daniele avanzò un ultimo pallone, che lanciò verso il demone, colpendolo agli occhi. Al demone cadde la maschera, scoprendo il volto di un uomo giovane ed affascinante, dai lunghi capelli dorati.
- E’ il tuo turno, Cole. Vendicati! -
- Con infinito piacere. - ringraziò, scagliando una potente sfera, ingrossandola fino alle dimensioni di un pallone da spiaggia. L’esplosione del demone investi i tre, ricoprendoli di una poltiglia mucosa verdognola.
- Che schifo. - commentò Daniele, levandosi la melma che gli era rimasta sugli occhi.
- E’ proprio vero che la tubercolosi ti fa rimanere bello fuori e ti fa marcire dentro. -commentò soddisfatto Cole, attirandosi gli sguardi disgustati dei due cognati.

- E’ bello non avere più la pelle di uno Sharpei (La razza di cane che nasce pieno di pieghe di pelle, come se rimanesse vecchio per tutta la vita.) - esclamò felice Piper.
- Facci l’abitudine, sorellina. - replicò Daniele, rigirando il caffè nella tazzina di ceramica bianca - Tanto fra cinquant’anni sarai di nuovo così. Non ci sono lifting che tengano. E poi, anche se hai il volto di una ventenne, il tuo collo rivelerà sempre la tua vera età. - disse, con aria da filosofo.
- Ma perché devi uccidere così la mia immaginazione? -
- Perché farle vivere se non potranno avverarsi? Nemmeno la magia ha il potere di farti restare giovane in eterno. -
Phoebe arrivò al tavolino con le brioche, aiutata da Paige, che reggeva il vassoio delle tazze contenenti due cappuccino schiumosi e fumanti - Arrivano le vivande. -
- Finalmente. Avevo una fame immane. - Piper prese un cornetto e gli diede un morso, prima di prendere anche il suo cappuccino.
- Tu devi ancora spiegarmi come hai fatto a sconfiggere Raziel, ieri. -
- E’ molto semplice. Ho creato delle piccole bombe usando dell’aria compressa, una pasta speciale a base di peperoncino e cipolla, condendo il tutto con un’innocua carica di NaSO4. Innocua, ma abbastanza potente da far scoppiare il palloncino, appesantito da un piombino da pesca. Con lo scoppio, i palloncini hanno liberato la loro polvere, grazie alla carica esplosiva, la polvere ha fatto il resto, accecando gli adoratori di Raziel. L’ultimo gavettone era speciale, dedicato a lui. Quello era pieno di olio e peperoncino. Ho pregato perché riuscissi a colpirgli gli occhi al primo colpo, lasciando a Cole l’onere di eliminarlo. -
- Più che un onere - precisò Paige - Mi è sembrato un onore. -
- E’ bello non avere più rughe. -
Daniele non parlò, e si limitò a bere il suo caffè abbassando lo sguardo. Detestava ripetersi, e usare più di una volta uno dei suoi discorsi ad effetto.

Anticipazioni: Una famiglia che ritrova uno dei suoi componenti è una famiglia felice, ma cosa succede se un altro componente cova in sé un risentimento profondissimo nei confronti dei suoi consanguinei, e tenta in qualunque modo di eliminarli?
Episodio 6: THE ONE
 

Scritto da MoonWalker


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