Streghe Italia Fan Fiction

LE CITTA' DEI VIZI
Terzo episodio: TIME IS TICKING OUT


Breve riassunto: Lilith e Glacier sono ormai un brutto ricordo ma le sorprese, e soprattutto i guai, devono ancora venire. A Firenze Nikki l'accidiosa ha il compito di fermarli prima che arrivino a sconfiggere tutti i baroni.

Data di composizione: 2/9/2001, ore 13: 54 – 22/12/2001

Valutazione del contenuto: Adatto a tutti, senza distinzioni di età

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti dei racconti inclusi sono di proprietà del sito Streghe Italia e che tutti i personaggi della serie Streghe/Charmed sono di proprietà della Warner Bros. Television/Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il consenso degli autori e senza fini di lucro.


- L'ultima volta che sono venuta qui ero in viaggio di nozze. Volevamo andare a Parigi, io e mio marito, ma abbiamo avuto paura per l'attentato all'acro di trionfo, e così abbiamo preferito andare in un luogo meno pericoloso. - raccontò Piper, mentre con le sue sorelle e suo cugino Daniele procedevano verso Firenze, dove un collaboratore del commissario milanese aveva rintracciato un demone molto potente, dal nome molto simpatico: Nikki.
- Io vorrei andare a Sharm-El-Sheik, in Egitto. Oppure anche a Barcellona. Avremmo dovuto decidere due settimane fa, ma quando ho saputo della comparsa di Lilith ho dovuto rimandare. -
- E' una maledizione di famiglia, allora. -
- In che senso? -
- Abbiamo dovuto rimandare più volte. Tre volte in tutto. Ma alla fine ce l'abbiamo fatta. -
- Spero che finisca così anche per me e Sabrina. -
- Ah, e come sta? - chiese Phoebe. Si era chiesta in quei giorni come stesse la giovane delle gemme del titano. Era molto che non la vedeva, e un po' le mancava. Era molto simpatica, e l'aveva conquistata. In senso di simpatia, ovviamente.
- Sta bene. E parecchio, anche. Ha trovato un lavoro come parrucchiera. Ricordate quella sua pettinatura singolare della volta scorsa? Beh, ha pensato di fare in modo da poter incontrare persone con la sua stessa passione per le acconciature, e così è finita così. -
- E tu, sei sempre come ti abbiamo lasciato? -
- No. Dall'ultima volta ho fatto una scoperta sconcertante, a dir poco. -
- Di che si tratta? - chiese Piper, destandosi dallo stato di dormiveglia in cui era caduta quasi d'improvviso.
- Sapete che io sono stato adottato da piccolo, e che non conosco i miei veri genitori, no? -
- Sì, ce l'avevi raccontato qualche tempo fa, ricordo. - confermò Phoebe.
- Ebbene, qualche tempo fa ho fatto delle ricerche e ho trovato per sbaglio alcuni file che mi riguardavano. Nel 1970 una coppia di coniugi stranieri arrivò in Italia, e diedero alla luce due gemelli, ma… - una macchina sfrecciò senza controllo davanti alla station wagon di Daniele, strisciando violentemente contro la maschera del cofano, e andando a terminare la propria corsa contro un guard-rail.
- Ma chi è questo cretino?!?! - imprecò Daniele inchiodando violentemente.
Scese dalla macchina. Gli altri automobilisti lo imitarono, ma prendendosela con lui, essendo il primo della fila - Ehi, calma! Io non centro nulla. Calmatevi! Sono della polizia, state indietro! -
Si diresse verso la macchina incidentata, aprendo la portiera del conducente - Sì un po', ma sei rimbambito o cosa? Oh, Misericordia. Questo è andato. - col medio e l'indice controllò sul collo che ci fosse pulsazione. Fu un grosso sollievo sapere che era soltanto svenuto. Lo lasciò lì dov'era, temendo ci fossero fratture, e quindi di complicarle ulteriormente. Chiamò subito il 118.
- 118, posso esserle utile? -
- Senta, signorina. Mi trovo sulla A4 all'altezza di Firenze Nord. C'è stato un incidente con un ferito. Non so se ci sono fratture, non vorrei fargli male muovendolo. -
- Non si muova, mando subito una squadra sul posto. -
Daniele fu accolto da una folla di curiosi che lo accerchiarono, cercando di vedere. Lui li ricacciò indietro con le braccia - Non c'è nulla da vedere, forza, tornate alle vostre auto, su. Lasciatemi lavorare! -
Piper e le altre accorsero, chiedendo cosa fosse successo - Non lo so. Quel rimbambito dev'essere ubriaco. E' ancora vivo, ma se lo becco quando si riprende non lo sarà a lungo, temo. -
- Ma come può essere? Ci è passato davanti come una scheggia. -
- Ubriaco, te l' ho già detto. Aspettiamo l'ambulanza. -

La giornalista televisiva diede l'annuncio dell'incidente sul principale telegiornale nazionale. Il suo accento e la parlata alquanto colloquiale tradivano le sue origini partenopee. Piper, Daniele, Phoebe e Paige assistettero alla puntata nella sala d'aspetto dell'ospedale, in attesa che il dottore comunicasse lo scampato pericolo per l'uomo alla guida.
- Non capisco come mai dobbiamo rimanere qui ad attendere che quell'idiota si riprenda. - chiese fremente di rabbia Paige - Ci ha quasi fatte ammazzare e ora gli vogliamo andare al capezzale? -
- Non essere così iraconda, Paige. Io voglio farmi pagare le riparazioni all'auto. Era nuova, porca vacca, nuova! - Daniele cominciò a farsi gonfiare la vena sulla fronte, che prendeva ad aumentare di volume ogni volta che gli si alzava la pressione - Manco fosse un rottame. Nuova l' ho comprata, con tanto di tagliando e tutto! ARRGH!!!… Che rabbia!!! - si accorse che gli altri visitatori avevano cominciato a guardarlo come si guarda un pazzo furioso.
Il medico primario del reparto di rianimazione si avvicinò a lui - Il signor Mori? -
- Si è ripreso il paziente? -
- Sì. Per fortuna era soltanto svenuto. Ma com'è avvenuto l'incidente? -
- Che ne so. Mi è passato davanti come un fulmine. Mi ha spaccato uno dei fanali anteriori e rigato parte della mascherina del cofano. -
- Non era ubriaco alla guida, comunque. Forse ha avuto un colpo di sonno. -
- Possiamo vederlo? -
- Certamente. - indicò la direzione da prendere - Andate oltre quella porta, primo piano, seconda stanza a destra. -

Finalmente Daniele fu di fronte allo sventurato che aveva avuto l'incidente con lui. Era un uomo di mezza età, viso sconvolto dalle rughe, a prima vista poco capace di governare un'auto.
- Si sente un po' meglio? -
Gli rispose con voce flebile, ancora sotto l'effetto dell'anestesia - Un po' meglio, figliolo, grazie. Mi scuso per avervi procurato dei guai. -
- Non si preoccupi. Io vorrei soltanto capire cos' ha provocato l'incidente. -
- Non lo so… Mi è apparsa una donna molto giovane, molto bella. All'improvviso, è comparsa al mio fianco… Non ho capito cosa fosse… Poi ho perso i sensi ad un suo sguardo… -
- Una giovane donna molto bella? - Daniele aggrottò le sopracciglia, concentrato <Io non penso che questo vecchio sia pazzo. Aspettiamo che sia in grado di firmare la constatazione amichevole, intanto seguiamo la sua pista.> pensò.
- Bene. Siamo felici che stia bene. Ora ci scusi, ma dobbiamo andare. Si rimetta presto. -

- Una giovane donna, molto bella. - ripeté Piper nel parcheggio dell'ospedale.
- Così a detto il vecchio. - Daniele guardò il faro anteriore della macchina rotto, e gli venne un colpo al cuore. Macchina nuova, non gli poteva capitare con quel catorcio di Pick-Up?
- Potrebbe essere il terzo Barone. -
- Chi lo sa? Seguiamo la pista. Il fatto che si fosse addormentato alla guida mi fa pensare al demone dell'accidia, peccato di chi è troppo calmo. -
- Ma dove cominciamo? -
- Io un'idea ce l'avrei. -

La misteriosa idea di Daniele fu quella di prendere un caffè in casa di una sua amica fiorentina.
- Daniele, ma he ("ch" aspirata) piacere rivederti. -
- Gianna, è passato un secolo. Come stai ? -
- Eh. Non 'un mi lamento mica. -
- Lascia che ti presenti le mie cugine americane. Questa è Piper, Phoebe, e poi c'è Paige. -
- Piascere di honoscervi (non ho parole…), ragazze. Accomodatevi pure. -
- Gianna era un'esperta della sezione Crimini Informatici di Bologna. Ci siamo conosciuti durante un'indagine, e da allora siamo rimasti buoni amici. -
- Ah, io direi qualhosa di più. 'Un ti ricordi ch'è successo a fine anno nel novantatre? -
- Oddio, Gianna. Ma eravamo ubriachi. - si giustificò Daniele.
- Eh, sì, ma quello che abbiamo fatto nel bagno? Te lo sei scordato? -
- E certo che me lo ricordo! - sbottò con un sorriso - Ti sono venuto a cercare nel bagno delle donne ed eri così fradicia che mi hai scambiato per non so chi. A momenti mi violentavi! -
- Eh… Ringrazia che sei fidanzato, se no farei anche di peggio, carino. - gli diede una chicchera sulla punta del naso - Ovvia, volete qualcosa, ragazze? - chiese con esuberante simpatia.

Mentre era a preparare un caffè ed un tè per Phoebe, che non poteva soffrire quel liquido scuro dal sapore così intenso, Piper si ritrovò ad intavolare una discussione con le altre su Gianna - E' simpatica la tua amica. -
- Particolare. - aggiunse Paige.
- Magica. E' una strega anche lei. -
- Ah, bene. Così non avremo freni. -
- Ha anche l'abbigliamento della strega. - notò Piper - E' vestita molto hippy. Vestiti sgargianti, casual. -
- Già, ma è un'esperta di informatica e marketing. ci darà una grandissima mano nelle indagini. Inoltre, lei ha il potere di Visualizzazione. -
- In che consiste? - domandò incuriosita Phoebe.
- E' un potere che consente di proiettare l'immagine di un demone e di rintracciarlo ovunque si trovi. Fortunatamente mi è venuta in mente lei. -
- Ma allora perché non l'abbiamo cercata da subito? -
- Ero così confuso, che non mi è venuta in mente. E poi i demoni si spostano i continuo. Con delle loro immagini li ritroveremo tutti, senza bisogno della mia pietra rivelatrice. -
- Buona idea, per una volta. -
- Grazie. -
- Ecco a voi il caffè e il tè per la signorina. - Phoebe pensò che quella donna avesse qualcosa che non andava. La guardava troppo, per i suoi gusti. - Grazie mille. -
- Gianna, sai che quando eravamo colleghi ti ho fatto alcuni favori, ti ho aiutata in indagini complicate. -
- Oh mamma, gli esattori delle tasse. - dopo un breve siparietto comico, Gianna si mostrò collaborante - Sono tutt'orecchie. -
- C'è un demone a Firenze. -
- Oh, bella. Non è una novità. L'altro giorno ne ho scovato uno al bar della Centralissima Piazza Cavour. -
- Quello dove si riunivano i macchiaioli fiorentini? - chiese Phoebe, grande fan di quel periodo pittorico, e in generale della pittura italiana rinascimentale.
- Sì, brava. Proprio lui. Ora invece c'è un piccolo ritrovo e una ricevitoria del lotto. -
-Torniamo sui binari, tesoro. - Vorremmo avere delle informazioni sui Baroni. - al sentire quel nome, Gianna avvertì un brivido lungo la schiena - I Baroni? Oh mamma, ma allora vuoi dire che la fine del mondo si avvicina? -
- Spero di no, se li fermiamo in tempo. E comunque, due sono già morti. -
- Grazie al cielo. Sapere che ce n'è uno in città mi atterrisce a morte. -
- Accetti di darci una mano? -
- Di buon grado, Daniele. Sai che è anche il mio lavoro scovare quei reietti dell'aldilà. Sarò della partita. Volete che usi il mio potere? -
Daniele fece un mezzo sorrisetto poco rassicurante - Questa è la Gianna che voglio. -

Il compito di Gianna era semplice. Rintracciare file e articoli di giornale relativi agli incidenti che si erano verificati a Firenze da quando le Halliwell sono arrivate in Italia, circa una ventina. Tutti causati da colpi di sonno. E tutti gli autisti assonnati erano morti sul colpo, portando con sé un numero imprecisato di vittime e lasciando decine di feriti. In poche parole, a Daniele è capitato un grandissimo colpo di fortuna.
Quanto a lui, le tre sorelle avevano dimenticato quello che voleva dire loro in macchina. Avrebbe dovuto slittare ancora, quella rivelazione, quel segreto tanto sconvolgente.

- Adesso che facciamo? - si chiese Nikki, comodamente sdraiata su di un triclino in stile romano antico - Quei quattro sono qui… -
- A me non interessa. Sono affari tuoi. - le rispose sornione il suo commensale
- Sei di molto aiuto, amico. -
- Lieto di averti sollevato il morale. - rispose sarcastico.
- Hanno battuto due demoni abbastanza potenti come Lilith e Glacier. Forse perché hanno unito le loro forze. Quattro contro uno, è dispari. -
- Capisco. Allora, potrei fare una cosa per te. - propose - Ma… a patto che tu faccia qualcosa in cambio per me… -
Nikki mugolò aggrottando le sopracciglia - Ne ero sicura… Dimmi che vuoi. -
- Ah… - l'uomo sorrise ampiamente, mettendosi a sedere dopo aver preso un calice di ottone - Voglio che tu mi consegni la Lancia di Mano. So che l' hai tu, e mi piacerebbe molto possederla. -
- Ma tu sei matto. Sai che non te la posso cedere. -
- A me non sembra uno scambio poi tanto insulso. Considerando poi che se tu riuscissi a far fuori i Prescelti, otterresti favori e benefici incredibili dal mondo dei Demoni. -
- Dici che potrei persino diventarne la Regina? - insinuò, interessandosi sempre più.
- Io non dico, te l'assicuro. -
Nikki ci pensò su per qualche velocissimo istante, poi fece un grande cenno di assenso con la testa - Accetto, ma tu dovrai prenderti la lancia da solo. -
- Come sarebbe, scusa? - si ribellò.
- Non è qui con me. La Lancia rinasce con i Baroni dell'Inferno. Questi hanno la capacità di trovarla, poiché essa cade sulla terra in un punto imprecisato. Inoltre, noi non siamo gli unici a cercarla. Forse anche il maggiore dei Prescelti dev'essere al corrente dell'esistenza dell'artefatto. -
- No, lui non ha di questi poteri. E poi è un detective, e non uno stregone vero e proprio. -
- Ascolta, se noi uniamo le forse li potremo tranquillamente eliminare. -
- Ti ascolti, dimmi il tuo piano. -

Daniele si toccò ancora una volta il buco lasciato dal dente fattogli sputare da Glacier. Gli dava molto fastidio, e avrebbe voluto già farlo sostituire da parecchio tempo con un dente d'oro, ma per colpa del suo lavoro non aveva ancora potuto farlo.
- Ecco la tua granita, Daniele. - Piper gli portò qualcosa di freddo per lenire il dolore.
- Grazie mille, Piperita. Trovato qualcosa di interessante, in giro? -
- Sfortunatamente no, a parte queste granite fantastiche. -
- Meno male che ci sono queste. - la pietra di Daniele prese a rilucere ancora una volta, di un lampo verde scuro. Il suo possessore avvertì una fitta al petto, dove poggiava il ciondolo. Lasciò cadere la coppetta, e si raggomitolò su se stesso, urlando. Quel suo numero attirò una piccola folla di curiosi - Daniele, come stai? Che ti succede? -
Lo stregone si rialzò barcollando, e ricadendo due volte all'indietro, segno che non stava per nulla bene - Sto bene, sorellina. Sto bene… -
- Sorellina? -
Daniele si accorse dell'errore, e si affrettò a ritirarla - Scusami, un lapsus. Sì… era solo un lapsus… Un lapsus. -
- Ti porto all'ospedale. - fu la decisione di Piper, che prese il cugino in spalla e lo portò via in macchina.
- La mia pietra ha brillato di verde… Il verde è il colore degli artefatti satanici. Oh, cavolo! Adesso ricordo!!! Presto, dobbiamo andare a prendere la altre! - Piper raffreddò l'entusiasmo del cugino - Ehi, no. Calmati. Aspetta un attimo con gli ordini. Cosa ti sei ricordato? -
- Metti in moto, svelta. Dobbiamo arrivare all'artefatto prima dei demoni. -
- Che artefatto? -
- L'arma definitiva. - rispose fosco Daniele, un'espressione che non piacque per nulla a Piper, anche perché il volto di Daniele era scuro anche nei momenti felici, e quando era crucciato lo faceva sembrare una creatura dell'inferno.

- Ricapitoliamo: questa arma definitiva è caduta sulla terra, e noi la dobbiamo trovare prima che la trovino i Baroni. -
- Sarebbe preferibile, anche perché la Lancia di Mano si dice abbia la capacità di uccidere all'istante qualunque creatura, e che una volta lanciata possa trafiggere da parte a parte cento demoni. -
Phoebe provò un brivido lungo la schiena. Se era in grado di uccidere cento demoni, avrebbe fatto fuori loro quattro come se niente fosse.
- Dove andiamo a prenderlo, adesso? Questo artefatto dovrà pur essere da qualche parte, no? -
- Non lo so ancora, Paige. Però posso provare a fare una ricerca. - Daniele prese fra le sue mani la pietra, e cominciò ad addentrarsi in un profondo stato di concentrazione catatonica. Rimase in quello stato per alcuni secondi, una decina forse, mentre la pietra aveva preso a levitare come un palloncino, brillando di verde. Piper spense l'autoradio, e allora il silenzio si fece quasi irreale, interrotto solo dai profondi respiri della raffreddata Paige. Finalmente, la pietra tornò dolcemente nelle mani di Daniele, il quale ebbe un guizzo negli occhi.
- Allora? - chiese ansiosamente Phoebe
- E' su una spiaggia della Versilia. E' atterrato la scorsa notte. -
Piper, al volante, era alquanto carente in geografia italiana, e così domandò - E dov'è la Versilia? -
- Di preciso non lo so neanch'io. Però… Porto sempre dietro delle cartine, quando viaggio. -
Cole apparve nell'auto all'improvviso, facendo trasalire sia Phoebe che Paige, non avendolo riconosciuto. Trasalirono, allertando anche Daniele, che puntò di scatto la pistola alla fronte di Cole, il quale, dopo un attimo di sorpresa riprese la loquacità - E' una bella cosa essere riconosciuti. -
- Daniele, puoi abbassare la mira. E' il mio fidanzato, Cole. -
Daniele ripose la pistola nel fodero, scusandosi - Scusa, amico E' che ultimamente sono nervoso. - notò che il ciondolo stava rilevando la presenza di un demone - C'è un demone qui vicino? -
- Niente di grave, Daniele. Lui era un demone. Adesso è buono. -
Daniele si voltò per cercare di vederlo in faccia. Nel vedere quell'espressione bieca, si voltò in avanti commentando a labbra serrate - Sarà anca bòn, ma 'l gh 'a una faccia de assassìn che la me piàss no. -

Girarono in lungo e in largo, ma la lancia in spiaggia sembrava proprio non doversi trovare.
- Stavamo per finire il lavoro, e poi invece ci siamo ritrovati a cercare la lancia di Mano in mezzo all'oceano Indiano! - si lamentò Daniele, ampiamente infastidito per i numerosi rinvii del suo matrimonio. Non poteva tenere in lungo la commedia del trasferimento momentaneo per un corso di aggiornamento.
Al posto di guida, Piper gli rispose apostrofandolo, senza girarsi per guardarlo in faccia. - Lascia perdere, e per ora pensa a trovare la lancia. -
- Se avessi ammazzato quel monaco adesso sarei tranquillo a Cassano dietro ad una scrivania, invece di preoccuparmi di questi affari. -
Phoebe, attenta osservatrice, notò qualcosa che spuntava dal terreno in riva al mare, e intimò alla sorella di fermarsi, battendole due colpetti sulla spalla - Ohi, ohi. Frena. -

Le ragazze arrivarono in spiaggia, e videro che la lancia era stata conficcata nella sabbia, ed stava venendo utilizzata come palo di una porta da alcuni giovani.
- E' lei. - asserì Daniele.
- Adesso come facciamo a farcela dare? -
- Lasciate fare a me. - disse Phoebe, levandosi la camicetta e dandola in mano alla sorella maggiore.
- Ma che vuol fare? - chiese Daniele all'orecchio di Piper. Lei rispose di non averne la minima idea, ma che aveva un bruttissimo presentimento - Fascino femminile? Addome troppo muscoloso, per i miei gusti… - Piper diede a Daniele un colpo con le nocche delle dita sulla spalla, dopo quel commento infelice.
Dopo qualche minuto di conversazione, Phoebe tornò indietro - Tutto a posto. Li ho convinti a darci la lancia. -
- E perché sei tornata a mani vuote? - nel vedere gli altri tizi far cenno di avvicinarsi, Daniele capì che gli avrebbero dato l'arma, ma solo se l'avessero vinta a calcetto, come un trofeo. - Si arriva ai dieci. - concluse Phoebe.
- Ma ti sei bevuta il cervello?! - la riprese Paige.
- Non ho potuto far altrimenti. Devono aver resistito tutti al mio charme irresistibile. - si giustificò lei.
- Dovrei romperti il cranio, ma ho paura che lo romperebbero a me per fallo di reazione. - disse, guardando Cole.
Arrivarono in spiaggia, in costume per non aver problemi di movimento. Prima che potessero cominciare a giocare furono investite da una fortissima luce, e rimasero tutti storditi. Soltanto Cole, molto più forte dei suoi compagni, riuscì a vedere i demoni prendere la lancia, e poi prendere anche loro. Svenne subito dopo, sopraffatto dal mal di testa feroce.

- Daniele. Daniele. - si sentì chiamare. Non capiva da chi. Gli pareva di avere le orecchie tappate dall'ovatta, e gli occhi non riuscivano più a vedere, a causa dell'eccessivo allargamento del cristallino e dell'ampliamento della pupilla. - Chi… Dove siamo? -
- Daniele, stai bene? -
- Sei tu, sorellina? -
- E' già la seconda volta che mi chiami così. Sei ancora in stato confusionale? -
- Evidentemente, se ti chiamo così devo esserlo… Tu stai bene? -
- Non riesco ancora a vedere, è colpa di quella luce sulla spiaggia. -
- Dovevano essere due demoni. Mi ero illuso che fossimo arrivati per primi, cavolo. - Daniele riprese la funzionalità agli occhi pian piano, gradatamente. Riconobbe prima Piper, poi Phoebe e gli altri, profondamente addormentati. Cercò di svegliare Paige scuotendola per le spalle, ma lei per tutta risposta gli morsicò vigorosamente il polso scoperto dalla manica della camicia leggera. - AARGH!!! Paige, molla la presa!!! Sono io!!! -
Daniele si ritrasse tenendosi il polso, sanguinando - Scusami, Daniele. Non vedo più, e non ti avevo riconosciuto. -
- Scuse accettate… Ma la prossima volta fingiti morta. Che dentini, la ragazza. - guardò la lieve ferita al braccio - Tu ci vedi bene, Piper? - chiese, rammendandosi alla bell'e meglio il morso - Riesci a capire dove siamo? Io vedo solo da vicino. -
- No, non lo conosco. Sembrerebbe un capannone. -
Ad un tratto, anche Cole e Phoebe ripresero conoscenza, rialzandosi a rilento - Ben svegliati, ragazzi. Come vi sentite? -
- Male, ho un mal di testa formato famiglia. - rispose Phoebe, rigettandosi all'indietro, come cercasse una posizione per farsi passare il dolore.
- Dove siamo finiti? Non sento più la sabbia. -
- Sembra un capanno, o un qualcosa di simile. - il soffitto sopra di loro si spalancò, come fosse un coperchio, e dall'alto furono spiati da un enorme viso di donna. - Vi siete svegliati, finalmente. -
- E questa che novità sarebbe? -
- E' ora di giocare, piccoli. Venite. - furono presi da una mano altrettanto enorme, e posizionati sopra una grande scacchiera insieme ad altre perone. Ad ognuno di loro fu messo sulla schiena una specie di grosso fardello metallico, forse di alluminio.
- Credo che ci stiano facendo fare da pedine umane per una partita di dama cinese. - spiegò Daniele. Lui, Piper e Phoebe rimasero da una parte, mentre Cole e Phoebe furono scelti dal secondo giocatore.
- Siamo rovinati, ragazze. Phoebe e Cole stanno nell'altra squadra. Potrebbero avere l'ordine di attaccare. -
- Inizio io, Nikki. In palio c'è la Lancia di Mano. -
- Non occorre che tu me lo ricordi. Cominciamo. -
La partita iniziò con cautela, e streghe e stregoni non furono chiamati in causa, almeno per i primi minuti. Le pedine che dovevano essere mangiate e quelle che dovevano mangiare iniziavano una lunga battaglia, dalla quale usciva sempre vincitrice la pedina che mangiava. Ma alla fine toccò a Daniele vedersela contro Cole. Nessuno dei due era intenzionato a combattere. Ed era Daniele che avrebbe dovuto morire.
- Allora? - chiesero i giocatori, spazientiti - Vi decidete a combattere oppure dobbiamo farvi combattere noi? -
- Io non ci penso nemmeno! - fu la risposta di Daniele.
- D'accordo, piccolino. Te la sei voluta. - uno dei due demoni prese una boccetta color ocra, e levò il tappo. Prese lo stregone, e lo buttò dentro, richiudendo il tappo.
- Cosa ci sarà in quella bottiglietta? -
- Non ne ho la minima idea. - rispose Piper con un briciolo di timore.
La partita continuò, con la supremazia territoriale di Nikki, che già pregustava la vittoria, e il possesso della lancia di Mano, che avrebbe dato ad una delle due il dominio incontrollato sul mondo.

- Ok, adesso che faccio? - si chiese Daniele, galleggiando sulla schiena sopra la pedina di alluminio, sopra una pozza di acido corrosivo per le ossa. Si era salvato per un pelo, ed ora doveva uscire da lì. Non aveva un potere d'attacco al quale avrebbe potuto aggrapparsi per riuscire ad uscire, per cui avrebbe dovuto fare qualcos'altro. Ma cosa, era la domanda a cui bisognava trovare risposta. Poteva usare la tecnica della Concentrazione d'Attacco, data in dotazione ai detective spirituali. Poteva funzionare. Doveva soltanto concentrarsi e formare una sfera di energia ad altissimo voltaggio. Spezzò la catena con due colpi di pistola, e si mise in piedi sulla zattera instabile, e concentrò le sue energie nella sfera formata dalle sue mani congiunte. Una volta acquisita una buona consistenza, Daniele fece crescere la palla luminosa nella sola mano destra. Daniele non sentiva nulla, non prestava attenzione ad altro che alla sua concentrazione. Lanciò finalmente la palla, che si allungò sempre di più, andando a sbattere contro la parete della boccetta, facendola esplodere in migliaia di frammenti. La botta lo sospinse indietro, facendogli battere la testa contro la parete. Perse un'altra volta i sensi, anche a causa delle fortissime esalazioni dell'acido.

Si risvegliò con un mal di testa tremendo, attorniato dalle tre sorelle - Come ti senti, Dani? -
- Mi sta scoppiano il cranio. Ma dove siamo? - era sparito tutto: la scacchiera, i due demoni giganti, e soprattutto la bottiglietta - Che è stato dei due demoni? -
- Quando la boccetta è esplosa, quella goccia azzurra ha colpito uno dei due demoni. Approfittando della confusione, Cole ha lanciato una sfera ad altissimo voltaggio contro Nikki. E l' ha uccisa sul colpo. -
- Siamo anche tornati alle dimensioni normali? -
- Sì, ma non eravamo mai stati rimpiccioliti, sai? -
- Allora ce li siamo sognati, quei due? -
- No, erano soltanto loro che erano più grandi. Si divertivano a fare delle partite di dama cinese con pedine umane. -
- Ma come hai fatto a lanciare quella bomba di energia? -
- E' una tecnica in dotazione ai detective. l'unico effetto collaterale, è che si ha bisogno di dormire diverse ore prima di poter lanciare anche un solo incantesimo. Adesso scusate, ma mi dovrete riportare a Firenze a braccia. - e svenne, cadendo in uno stato di sonno comatoso. Se non l'avessero sentito russare, le sorelle avrebbero pensato che la fatica l'avesse stroncato.

Anticipazioni: D'improvviso senti un bruciore. E' un bruciore violento, che ti attanaglia le viscere. Senti che devi agire, che devi fare qualcosa, e che la devi fare subito. Poi il calore si diffonde per tutto il corpo, e ti prede al cervello. E' impossibile per te difenderti, e la tragedia è dietro l'angolo.
Episodio 4: SYMPATHY FOR THE DEVIL

Scritto da MoonWalker


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