Streghe Italia Fan Fiction

BE QUICK OR BE DEAD


Riassuntino : un simpatico ammiratore perseguita le Halliwell con regali di dubbio gusto e decide di prendersi le loro vite...

Data di composizione : 14 luglio 2000

Fascia d’età : sconsigliatissimo ai bambini, in particolare per la scena del cameriere

Disclaimer : Si ricorda che tutti i diritti sono di proprietà del sito “Streghe Italia” e che tutti i personaggi di “Streghe – Charmed” sono di proprietà Warner Bros Television / Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il permesso degli autori e senza fini di lucro

Era un periodo in cui la vita scorreva tutt’altro che tranquilla per le tre Halliwell, infatti risaliva a pochissimo tempo prima la sconfitta del demone Ziggurath dalle lunghe corna, il P3 attraversava un periodo di stanca e Phoebe aveva appena fallito un esame ritrovandosi col morale sotto le scarpe. L’unica che non aveva motivo di lamentarsi era Prue, più che soddisfatta del suo nuovo lavoro di fotografa e sempre impegnata a scattare un po’ dappertutto.
La più piccola delle tre sorelle, per tirarsi un po’ su, aveva deciso di andare a vedere un concerto dei Pregnant Guys (“ragazzi incinti”), un gruppo molto bravo che era specializzato in cover di cantanti più famosi come Korn, Limp Bizkit, Iron Maiden, Metallica, Cypress Hill, Guano Apes ed altri ancora. Non si sarebbe mai aspettata una bolgia come quella che trovò per quattro ragazzotti semisconosciuti, ma si dovette per forza adattare e occupò un posto lontanissimo dal palco, anche se il rumore prodotto dalle gigantesche casse arrivava anche lì.
Dopo aver passato tutta la sera e anche un pezzo della notte a saltellare ed urlare a squarciagola (questo complesso era famoso per i concerti lunghissimi, il più corto era durato “appena” 4 ore), ormai senza fiato, sudata a causa della ressa e stanchissima si staccò dal fiume umano del pubblico proprio mentre il cantante urlava nel microfono: “E adesso una chicca per tutti voi…canteremo "Sweet dreams" di Marylin Manson. Contenti? Fatemelo sentire” e riceveva come risposta un’unica voce uscita all’unisono da almeno 5000 gole “Sììììììììììììììì”. Proprio mentre lei se ne stava andando attaccarono a suonare e siccome quel pezzo le era sempre piaciuto cominciò a fischiettarlo mentre si avviava verso la macchina ; a pochi metri dal traguardo le sembrò di essere osservata ma quando si girò indietro per controllare non vide nulla di strano e si disse “Phoebe, Phoebe, sei così stanca da avere le visioni…è meglio andare subito a nanna appena arrivata a casa”, quindi salì in macchina…ma non si sbagliava, qualcuno effettivamente la pedinava…

Il mattino dopo tutte e tre si svegliarono piuttosto tardi ma non fu un problema perché Phoebe quel giorno non aveva lezioni, Prue attaccava sempre a mattina inoltrata e Piper, essendo la proprietaria del luogo dove lavorava, cominciava quando voleva lei. Incrociandosi in cucina per la colazione si raccontarono il programma della giornata : “Allora sorellona, oggi cosa devi fotografare ?” chiese Phoebe.
“Uhm, vediamo un po’…ah sì, ho la visita alla segheria che è stata decorata come ditta più produttiva dell’ultimo anno e devo scattare le foto della cerimonia di premiazione…una noia mortale…tu Piper come ti sei organizzata ?”.
“Niente di speciale, stasera vengono i Lobotomia a suonare al P3 e devo preparare tutto”
“Il solito tran-tran quindi”.
“Esatto. Perché, pensavi che avessi qualche gran progetto in cantiere ?
“No no, era così, giusto per sapere…”
“Discutete voi, io intanto esco e vado a fare shopping in centro” disse Phoebe e uscì dalla porta trotterellando allegramente. Passò qualche secondo quando la stessa Phoebe rientrò in casa, tenendo in mano il giornale del mattino, con una faccia a dir poco turbata. Quando le altre due la videro rientrare così conciata le chiesero il motivo e lei si limitò a sventolare sotto il loro naso il San Francisco Herald che intitolava a 10 colonne “Tremendo omicidio al concerto dei Pregnant Guys. Giovane fan trovato con la testa mozzata in un vicolo”. Loro due rimasero interdette dalla violenza del fatto ma dopo una breve ed attenta lettura dell’articolo Piper disse: “Beh, scusa ma perché ti ha lasciato sconvolta ? Oddio, so che non è il genere di notizia che fa piacere leggere di mattino con la colazione ancora da digerire, ma lo conoscevi ?”.
“No ma…”.
“Vedi che non hai motivo di metterla sul personale ? E’ un `normale` omicidio”.
“Beh sì, ma pensare al fatto che io ero lì a pochi metri da dove questo poveretto è morto…”.
“Cerca di non pensarci e vedrai che te lo dimenticherai prima di quanto credi”.
“Già, probabilmente hai ragione”.
“Senza probabilmente ! Io sono infallibile…”.
“…E modesta soprattutto” e scoppiò a ridere recuperando tutto il suo buon umore e il suo ottimismo che tanto piaceva a Prue e Piper.
A pochi passi dalla porta suonò il telefono e lei, che era la più vicina, si affrettò a rispondere. “Pronto ? Chi è ?”.
Dall’altro capo del filo una voce maschile roca e bassa rispose : “Salve Phoebe, piaciuto il concerto ieri sera ?”. Lei, spaventata, fece cenno alle sorelle di venire anche loro a sentire e poi disse “Chi sei ? Come fai a sapere che ero al concerto ?”.
“Mia piccola Phoebe, è una settimana che tengo d’occhio te e le tue sorelle e ormai so tante, tante cose di voi…”.
“Che cosa vuoi ?” intervenne Prue strappando la cornetta di mano a Phoebe.
“Che cosa voglio ? Domanda facile…voglio le vostre vite. Preparatevi a ricevere un regalo, uno a testa. Ora basta, ho già detto anche troppo”.
“Aspetta, non riattaccare” ma era troppo tardi, la comunicazione si era interrotta. Prue riferì ma decisero che non potevano farsi condizionare da una telefonata minatoria e che la loro vita sarebbe proseguita normalmente, per quanto normale fosse quella di una strega. Ognuna uscì secondo i piani prestabiliti ma, com’è facile prevedere, erano molto guardinghe, si guardavano spesso alle spalle e la sensazione di essere in un grave pericolo non le abbandonò nemmeno per un istante. Fortunatamente non successe nulla di spiacevole e la giornata proseguì tranquilla fino a sera ; per una strana coincidenza Phoebe e Prue rincasarono nello stesso momento mentre Piper era ancora impegnata al P3 per il concerto e non sarebbe rientrata che molto tardi. “Allora, ti è successo qualcosa ?” attaccò Prue.
“Niente, sono stata tutto il giorno in giro, prima a fare shopping” e mostrò trionfante le mille e più borse che reggeva a fatica “e poi un po’ al locale a fare compagnia a Piper. E tu cosa mi racconti ?”.
“Una barba quella cerimonia…senza contare che mentre il sindaco parlava il lavoro proseguiva frenetico e in pratica non si è capita una parola del suo discorso, con tutto quel casino di seghe elettriche e chissà quali altri infernali aggeggi. Il resto della giornata non merita nemmeno di essere menzionato”. Cominciarono a discutere se andare o no al P3 : Phoebe voleva andarci a tutti i costi, era curiosa di vedere quel nuovo complesso che non conosceva mentre Prue, stanca dopo 8 ore di duro lavoro, avrebbe preferito restare a casa a dormire. Stavano per cominciare a tirarsi i capelli per vedere chi l’avrebbe spuntata quando suonò il telefono. Subito si mollarono e Phoebe, timorosa che fosse ancora il loro misterioso `ammiratore`, era titubante e spaventata e non accennava a rispondere benché fosse più vicina. Prue, capendo lo stato d’animo della sorella, prese le redini della situazione come suo solito ed alzò la cornetta, non prima però di aver fatto un bel respiro profondo (effettivamente quella voce faceva paura anche a lei). “Pronto ?”.
“Prue ? Sono Morris, ciao”.
Prue si girò verso Phoebe per rincuorarla e le fece capire che non era lui.
“Ciao. Dimmi, perché ci hai chiamato ?”.
“Ehm, ecco…vedi…ho da darvi una brutta notizia…”.
“E’ successo qualcosa ?” chiese agitata.
“A dir la verità sì…vi aspetto al Saint Joseph…ora scusa ma devo proprio andare, sto tenendo occupato il telefono” e riattaccò. Il tono concitato assunto dall’ispettore, e soprattutto il fatto che non aveva detto praticamente nulla, non misero di sicuro la giovane Halliwell in un buono stato emotivo : e se fosse successo qualcosa a Piper?

Non poteva neanche pensarci…spiegò velocemente la situazione a Phoebe e si diressero verso l’ospedale, che si trovava a circa 2 km da casa loro. Il viaggio fu un incubo : entrambe zitte e cupe, non riuscivano a togliersi dalla mente che forse la loro sorellina era nei guai, e in guai grossi…appena arrivate furono accolte da Morris che senza dire una parola le condusse nei lunghi corridoi facendo sfoggio in varie occasioni del suo distintivo. Seguendo l’ispettore notarono che si stavano dirigendo verso l’obitorio…il loro malessere e la loro angoscia crescevano. Una volta fuori dalla fatal porta, Morris estrasse per l’ultima volta il suo passepartout e fece cenno alle ragazze di precederlo. Loro, sempre più spaventate, entrarono e poi lo videro armeggiare con due celle frigorifere…due ? I conti non tornavano…finalmente aprì quella sua deliziosa boccuccia e disse : “Per caso conoscete queste due persone ?”. Dopo queste parole si sentirono talmente sollevate che pensarono di cominciare a fluttuare, Morris non avrebbe mai chiesto loro di identificare il corpo di Piper…si avvicinarono e videro due cadaveri in pessime condizioni : uno smembrato, di un uomo sulla quarantina, che presentava vari fori all’altezza del petto e un grossissimo squarcio mentre l’altro, di una ragazza di circa 20-22 anni, con il volto completamente sfigurato. Phoebe trattenne a stento un conato di vomito e tremante disse : “La riconosco, è Sarah Williams, la incrociavo ogni tanto all’università. Ma com’è stata ridotta così ?”.
“Le hanno infilato in bocca un gancio da gru, di quelli che sono usati per caricare le merci a bordo di una nave. Come puoi riconoscerla se è praticamente senza faccia ?”.
“La catenina che ha al collo.” ed indicò un pezzo di bigiotteria dorato molto particolare, raffigurante due angeli che si azzuffavano “Non la dimenticava mai, se la portava sempre dietro”.
“Tu Prue sai per caso chi è quest’uomo ?” disse Morris riferendosi all’altro corpo.
“No, è sinceramente non vedo perché dovrei conoscerlo…”.
“Era un dipendente della segheria Matthison.” e qui Prue ebbe un tremito, era la stessa della premiazione “Questi buchi sono stati provocati da dei colpi di trapano elettrico, poi l’assassino ha preso una sega elettrica e ne ha fatto scempio. Uno spettacolo che non vorrei mai più vedere…lo abbiamo ricomposto alla meno peggio”.
“Scusa se faccio finta di non sentirci, ma continuo a non spiegarmi il motivo per cui dovrei sapere chi è…e cosa c’entriamo noi ?”.
“Adesso arriva la parte brutta, se mi lasci finire di spiegare. Su entrambi i corpi abbiamo rinvenuto un biglietto. Quello dell’uomo diceva : A Prue, sempre così decisa ma anche fragile, quello della ragazza : Alla piccola Phoebe, vulcano in eruzione. Entrambi erano firmati `l’ammiratore delle Halliwell`”.
Loro due rimasero di sasso, sicuramente era la stessa persona che aveva telefonato quella mattina e quelli erano i suoi `regali`. Si guardarono negli occhi sconcertate ed impaurite mentre Morris cercava invano di cogliere i loro pensieri, poi disse : “Ragazze, qui abbiamo a che fare con uno psicopatico pericolosissimo ed io non ho intenzione di vedervi al posto di queste persone, quindi d’ora in poi avrete una scorta”.
Prue d’istinto si avvicinò all’ispettore e disse a bassa voce : “Ascolta Morris, ti siamo grate ma non possiamo accettare. Vedi, l’autore di questi omicidi è un demone e noi non ce lo perdoneremmo mai se altri innocenti fossero coinvolti per proteggerci. E’ una cosa che dobbiamo sistemare noi tre da sole, mi capisci vero ? Inoltre i tuoi agenti, per quanto bravi siano, non possono niente contro le creature dell’oscurità che affrontiamo di solito”. Phoebe non credeva alle sue orecchie, perché gli aveva detto quella gran bugia ? Lui ci pensò un attimo, poi rispose : “D’accordo, le streghe siete voi perciò…ma mi raccomando, se aveste bisogno non esitate a chiamarmi”. C’era cascato come un pollo.
“Contaci. E grazie ancora”. Uscendo Phoebe dovette trattenere la rabbia che provava verso la sorella e alla richiesta di spiegazioni si vide rispondere con un semplice “Te lo dico fuori”. Appena uscite dal Saint Joseph la più piccola non ci vide più e quasi aggredì fisicamente Prue : “Allora siamo fuori, ora mi vuoi dire perché hai rifiutato l’aiuto di Morris ?”.
“Calmati e rifletti un attimo, questo tipo è talmente efferato che è in grado di usare la scorta per giocare al tiro al piattello”. La reazione della parte avversa fu simile a quella dell’incredibile Hulk quando torna ad essere Bruce Banner : dalla rabbia più pura alla razionalità. “Già, non ci avevo proprio pensato. Scusa”. Mentre parlavano si dirigevano verso la macchina.
“Non ti preoccupare, cose che capitano. Piuttosto, manca ancora il `regalo` per Piper. Qualche idea su chi potrebbe essere il bersaglio ?”.
“Vediamo un po’…per me ha colpito una mia compagna di corso che però non conoscevo troppo bene, per te invece un operaio del posto dove eri stata mandata a fare delle fotografie. Ad occhio direi che i suoi obiettivi prediletti sono persone vicine alla vittima, sia fisicamente sia emotivamente, ma non troppo, quindi potrebbe trattarsi, ad esempio, di qualche cameriere del P3”.
“Ottima deduzione, Sherlock. Al P3, presto”.
Saltarono sulla vettura e si diressero a tutta birra verso il locale dove il concerto dei Lobotomia stava registrando il tutto esaurito, proprio ciò che Piper sperava, un bel pienone era quello di cui aveva bisogno dopo le ultime serate non proprio buone. Appena dentro informarono celermente la sorella della novità e decisero che a turno avrebbero tenuto d’occhio la cucina per evitare movimenti sospetti, il tutto con discrezione per non guastare il lavoro degli addetti. La serata non ebbe intoppi di nessun genere e anche chi aveva il turno di guardia riuscì a gustarsi un pezzetto del concerto che meritava veramente…quei ragazzi ne avrebbero fatta di strada…verso le 3 di notte, ormai esauste ma soddisfatte che il loro lavoro fosse servito se n’andarono tutte a casa a dormire.

Il mattino dopo si alzarono tardissimo ma ancora una volta ciò non avrebbe influito sulla loro giornata, anzi l’unica che quel giorno avrebbe dovuto sfacchinare era Piper poiché quello era il giorno libero di Prue. L’imprenditrice di casa uscì di fretta perché nonostante tutto era in ritardo ; arrivata al locale lo trovò stranamente disordinato e pensò che doveva fare un discorsetto a Peter, cioè quello che avrebbe dovuto pulire e spazzare tutto. Entrò in cucina e le si parò davanti uno spettacolo da infarto : un corpo riverso per terra, e fin qui…, la cosa terribile era che gli organi del suddetto corpo erano sparsi un po’ dovunque, infatti vide un pezzo del fegato spuntar fuori dal lavandino e un braccio che faceva capolino da una pentola, il cervello invece era spalmato sul pavimento. Urlò, urlò e ancora urlò con tutto il fiato che aveva, forse anche di più, e poi corse a chiamare, nell’ordine, le sorelle e la polizia. Naturalmente venne Morris e anche in questo caso fu trovato un biglietto : A Piper, la più romantica delle tre e la mia preferita, firmato `L’ammiratore delle Halliwell`. L’ispettore, rivolto a Prue che era accorsa più veloce della luce insieme a Phoebe, stava per sottolineare la necessità che loro tre fossero messe sotto scorta, ma bastò un’occhiataccia della maggiore delle sorelle per fargli ricordare del discorso di ieri e dissuaderlo.
Piper, del tutto sconvolta, fu portata a casa dalle sorelle e il P3 venne chiuso per permettere alla polizia di effettuare i rilevamenti del caso. Una volta al sicuro decisero di tracciare un piano d’azione, non potevano rimanere nelle vesti di prede ancora a lungo o ci avrebbero lasciato la pelle ; la soluzione escogitata fu la solita, cioè consultare il Libro delle Ombre per appurare se effettivamente avessero di fronte o no un demone data la crudeltà estrema degli omicidi a cui avevano assistito. Si stavano dirigendo in soffitta quando squillò il telefono. La paura cominciò a serpeggiare manifestandosi con sguardi preoccupati…e se fosse ancora lui ? Prue prese il coraggio a quattro mani e rispose : “Pronto ?”.
“Piaciuti i regali ?”…era lui…“Ci ho messo tutto il cuore per farvi piacere”.
“Insomma, ci vuoi dire chi sei e perché vuoi ucciderci ? E comunque no, i regali non ci sono piaciuti, non siamo delle pazze come te che ti diverti ad ammazzare le persone !”
Lui fece orecchie da mercante e proseguì con il discorso che si era già prefissato di fare : “Bene, è giunto il momento di chiudere il gioco, dopo gli antipasti i piatti forti. Voglio che tu e Phoebe veniate stasera alle 23 nel vicoletto dietro il P3 da sole, senza polizia e soprattutto senza Piper, per lei ho un programma diverso…”.
“E se ci rifiutassimo ?”.
“Se non vi vedessi arrivare verrei a casa vostra, magari dopo qualche ora, magari dopo qualche giorno, e vi sgozzerei tutte in una volta sola”. Prue si prese qualche secondo per riflettere e poi acconsentì : “D’accordo, hai vinto, verremo”.
“Bene. Ah, un’ultima cosa : è perfettamente inutile che cerchiate sul vostro Libro qualcosa su di me, non trovereste niente per il semplice fatto che io sono un mortale”.
“Come fai a sapere del Libro ?”.
“Ve l’ho detto o no che è tanto tempo che vi seguo ? Ah Prue, non farmi troppo male quando mi manderai contro il muro…” e riattaccò.
Prue si lasciò scappare un’imprecazione : “Maledizione, sa anche che siamo delle streghe”.
“Che cosa ha detto ? Che cosa ha detto ?” chiese agitatissima Phoebe. Quando sentì il resoconto fu, per la seconda volta in meno di ventiquattr’ore, sul punto di mettere le mani addosso alla sorella : “Perché hai accettato ? Si può sapere cosa ti passava per quella testaccia vuota ?”.
“Se avessi detto di no avrebbe fatto la festa a tutte e tre”.
“Oh beh, allora…” e si lasciò andare dicendo parolacce a non finire in direzione di questo misterioso killer. Piper, che fino a quel momento era rimasta ammutolita, alla fine chiese : “E perché io non devo venire con voi ? In fondo se andassimo tutte e tre risparmierebbe tempo”.
“Ha detto testualmente che per te ha un programma diverso…”.
“Che onore !”.
Phoebe recuperò tutta la sua grinta e disse a gran voce : “Beh, mica avrete deciso di arrendervi ?”.
“In che senso scusa ? Non ti seguiamo” risposero le altre due.
“Intendevo, non crederete al fatto che sia umano, spero !”.
“Sai che forse non hai tutti i torti ? Andiamo a dare un’occhiata sul Libro” e salirono in soffitta, ma stavolta neanche il prezioso volume poteva essere loro d’aiuto, infatti non ci trovarono nulla…a questo punto erano obbligate a credergli e a pensare che si trovavano di fronte ad un avversario umano, come l’uomo dei sogni, ma che nel modo di uccidere non aveva proprio niente di umano…convennero che non restava loro altra alternativa che sottostare agli ordini del folle e presentarsi all’appuntamento prestabilito.
Il resto della giornata trascorse tranquillamente ma fu carico di paura, di terrore, era la prima volta che trovavano un nemico così terribile e si sentivano quasi impotenti. Prima di andare però si fecero una promessa: se una di loro due non ce l’avesse fatta Piper l’avrebbe vendicata nella maniera che riteneva più opportuna. Mentre stavano per andare in garage le luci si spensero e l’ormai nota voce riecheggiò : “Piaciuto lo scherzo ? Ho pensato che non è educato far scomodare delle signore, così sono venuto io”.
“Potevi anche non scomodarti” rispose con finto sarcasmo Phoebe.
La situazione era grave, erano state colte di sorpresa e c’era un assassino che girava per casa loro che era completamente al buio…beh, completamente no, dall’esterno filtrava la luce dei lampioni che era molto forte e permetteva un minimo di orientamento. Le sorelle erano disposte in cerchio, come le carovane nell’antico West, per potersi proteggere meglio ; Prue, tastando il tavolo, riuscì a recuperare la torcia che voleva portare con sé all’appuntamento e subito la accese per individuarlo. Lo vide fermo vicino al caminetto (ma c’è o no a casa Halliwell ? Avvisatemi se sbaglio…) e notò con estrema paura che impugnava due coltelli ma non gli diede il tempo di usarli perché lo sbatté contro il muro. Mentre volava via lui esclamò : “Proprio quello che volevo”, fece una capriola (!) e girandosi tirò i coltelli nella loro direzione…era un acrobata da circo, e pure bravo…colpendo Prue all’altezza dello stomaco e Phoebe nel ginocchio. Entrambe caddero urlando e la torcia rotolò lontano dandogli il tempo di riprendersi dalla botta e di defilarsi in silenzio. Appena si allontanò la luce tornò in tutta la casa e Piper, che a dirla tutta non aveva capito bene cosa fosse successo, appena vide le sorelle stese per terra cacciò un grande urlo e chiamò subito l’ospedale.
Le ambulanze accorsero a sirene spiegate e in pochi minuti furono a villa Halliwell, caricarono le due ferite e tornarono alla base. Naturalmente anche Piper andò all’ospedale per sincerarsi delle condizioni delle sorelle. Aspettò qualche ora in sala d’attesa, e furono i peggiori momenti della sua vita : era tesa, sudata, spaventata, il fatto che ci volesse tutto questo tempo a stabilire come stavano la metteva in ulteriore ansia ; per qualche istante si immaginò anche il peggio, cioè che entrambe fossero morte, e come sarebbe stata la sua vita senza di loro…una cosa terribile.
Finalmente un dottore piuttosto giovane e anche carino le si avvicinò e le chiese : “La signorina Halliwell ?”.
“Sì, sono io, come stanno ?”.
Lo sguardo del luminare, che fino a quel momento era rimasto piuttosto cupo, si illuminò di immenso e con il miglior sorriso che aveva rispose : “Non si preoccupi, se la caveranno in qualche mese”. Lei, piangendo dalla gioia, ringraziò tutti i santi del Paradiso e poi chiese al medico se poteva visitarle. Ricevette una risposta positiva e si diresse verso la loro stanza. Entrò con discrezione per non disturbarle e vide che solo Phoebe era cosciente, Prue invece dormiva della grossa. Prese una sedia e si sedette in mezzo ai due letti rivolgendosi all’unica sveglia : “E così non è niente di grave”.
“Per fortuna no. Io ho il ginocchio spappolato ma nel giro di qualche mese guarirà perfettamente”.
“E Prue invece ? La sua ferita era peggiore della tua”.
“Già, i dottori hanno detto che ha rischiato di morire e se è ancora fra di noi lo deve solo a te che hai chiamato immediatamente i soccorsi, anche solo qualche minuto di ritardo e una grave emorragia ce l’avrebbe portata via”.
Piper, non riuscendo più a trattenere le lacrime, si gettò su Phoebe e disse singhiozzando : “Come sono felice che non vi sia successo nulla !”.
“Lo so che sei contenta, ma così mi strozzi”.
“Scusa, scusa” e si staccò delicatamente.

Piper rimase lì tutta la notte e anche il giorno seguente, sempre sveglia, come un angelo custode che vegliava sulle sorelle senza perderle mai di vista e rincuorandole se ce ne fosse stato bisogno. Poi verso le 9 della sera, su sollecitazione delle protette e anche a causa di una stanchezza non indifferente, lasciò l’ospedale diretta a casa, contenta che non fosse successo niente di irreparabile e convinta che questa brutta faccenda fosse finita…mentre stava per raggiungere la macchina sentì qualcuno che la chiamava, era la voce che ormai conosceva bene. “Piper Halliwell, vieni qua se ne hai il coraggio”.
Punta nell’orgoglio, cercò di capire da dove venisse e pensò di averne trovato la fonte in un piccolo vicolo scarsamente illuminato ; vi si addentrò guardinga e lo vide distintamente di fronte a sé, a parte il viso coperto dall’ombra. Impugnava una pistola e rideva come un matto. “Perché ridi ? Cosa ci trovi di così divertente ?”.
“Rido perché tu pensavi che fosse finita…ah ah ah ah ah ah. Ora sai che farò ? Ti ferirò e ti farò finire all’ospedale insieme alle tue sorelle, poi vi verrò a trovare e le ucciderò davanti ai tuoi occhi !”.
“Ferirmi…non è così facile”.
“Vedremo”, sparò un colpo e si gettò nell’ombra più fitta. Piper alzò le braccia e bloccò sia lui che il proiettile. “Tzè, sperare di colpirmi con una pistola…illuso”. Forse però l’illusa era lei…quando si avvicinò al cono d’ombra in cui si era nascosto per disarmarlo fu assalita dal panico : non riusciva  a trovarlo, si era mimetizzato talmente bene che era pressoché impossibile tirarlo fuori da lì. Quando l’effetto del potere finì non fece in tempo a girarsi che sentì una canna puntata sulla schiena, lui disse : “Mai sottovalutare l’avversario. Addio Piper” e sparò. Il colpo fu terribile e lei cadde in avanti come un sacco vuoto, presto intorno al suo corpo si formò una grande macchia di sangue.
A questo punto il nostro assassino, preso forse da una crisi di bontà, simulò una voce femminile ed urlò : “Aiuto aiuto, c’è una donna ferita qui”, poi si dileguò nel nulla maledicendo la sua ottima mira…chissà perché. La vicinanza all’ospedale giocò a favore di Piper che in pochissimi minuti si trovava già nel reparto di terapia intensiva a lottare fra la vita e la morte. Prue e Phoebe ne vennero immediatamente messe al corrente e cominciarono a pregare con tutto il cuore che ce la facesse, così come loro ce l’avevano fatta. Furono ore lunghissime ma alla fine Piper resistette, era ancora viva, anche se molto debole. Ma…

Alla fine dell’intervento entrò nella stanza di Prue e Phoebe il giovane dottore : era triste ed affranto. Loro due lo videro immediatamente (non che lui facesse molto per nasconderlo) e ne vollero sapere il motivo : “Dottore, che è successo ?”.
“Allora, vostra sorella ce l’ha fatta. L’operazione è riuscita perfettamente e si riprenderà del tutto in un mese…”.
“E quindi quella faccia ?”
“Lasciatemi finire. Ecco, vedete…è così difficile…io poi non sono bravo a dare notizie del genere…”. Si interrompeva di continuo senza riuscire a costruire una frase grammaticalmente corretta.
“Che notizie? Si vuole spiegare o no?” dissero sempre più concitate.
“D’accordo : Piper rimarrà paralizzata”.
Loro due non reagirono, rimasero completamente intontite e per qualche minuto si estraniarono dal mondo reale fissando il vuoto. Quando le loro proiezioni astrali tornarono nei corpi vollero sapere come una disgrazia simile, più e più volte paventata, fosse potuta diventare realtà.
“Tecnicamente è molto semplice : il proiettile ha leso la spina dorsale e lei ha perso l’uso degli arti inferiori”.
“Coraggio ragazze, non è poi così brutto. Sarei potuta rimanerci secca” disse Piper mentre entrava nella stanza sulla sedia a rotelle. A quella visione non ressero più e cominciarono a piangere come due fontane. Lei si avvicinò per consolarle ; si sarebbero dovute abituare a vederla così…

 
Scritto da Kaos


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