Streghe Italia Fan Fiction

3 SISTERS


Breve riassunto: Nel campo della musica, si sa, si guadagna bene. Quando si va anche a caccia di demoni diventa sia utile che dilettevole. Racconto visto attraverso gli occhi di Piper.

Data di composizione: 3 Luglio 2001 ­ 16 Gennaio 2002

Valutazione del contenuto: Adatto a tutti.

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti dei racconti inclusi sono di proprietà del sito Streghe Italia e che tutti i personaggi della serie Streghe/Charmed sono di proprietà della Warner Bros. Television/Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il consenso degli autori e senza fini di lucro.


Una volta io e le mie sorelle abbiamo provato a prendere in mano uno strumento, ma i risultati non furono dei più incoraggianti. Una volta però mi è occorso imparare, e in fretta, anche.
E' tutto iniziato durante una serata al P3, durante la quale ha suonato un gruppo esordiente della città. Durante la serata, un paio di ragazze mi si sono avvicinate al bancone e mi hanno chiesto un drink, poi le ho perse di vista, ma non ci ho fatto caso perché di ragazze come quelle se ne vedono ad ogni angolo di strada. Se solo non fosse…

- Figurati - mi dissi, pulendo il pavimento, pieno dei rifiuti lasciati dai molti avventori - Tutti si divertono, si lasciano rapire, fanno su casini che non si ricordano più da chissà quanto. - misi tutti i rifiuti dentro un sacco e sono andata sul retro a buttarli nel cassonetto. Vicolo male illuminato come al solito, pieno di immondizia e con sempre il pericolo di venire aggrediti. Spostai un grosso foglio di cartone che copriva il cassonetto e vi buttai il sacco dentro. Nel farlo, notai che in mezzo ai rifiuti c'era qualcosa che rifletteva la scarsa luce. Mi sembrava che fosse un gioiello, dalla forma. Per un attimo vinsi la repulsione e lo afferrai. Ebbi la conferma che era veramente un gioiello. Un anello d'oro, per l'esattezza. L'unica cosa strana, effettivamente, era che oltre a quello, venne su anche una mano amputata di fresco, tagliata all'altezza di metà dell'avambraccio. Mi trassi con orrore e gettai via la mano. Decisi di chiamare immediatamente la polizia.

- Dove hai trovato il corpo ? - mi chiese Morris
- Io ho trovato solo una mano. Era dentro quel cassonetto. -
- Tenente. Venga qui. Abbiamo trovato il corpo. - lo richiamò un poliziotto
- L'abbiamo ritrovata, Piper. Dovrai rispondere a qualche domanda. Dopotutto sei stata tu a trovare il corpo e ad averci chiamato. -
- D'accordo. Quando ? -
- Sarebbe meglio farlo subito. Te la senti ?-
Annuii con un cenno della testa - Va bene. -
- Portate via il corpo! - ordinò Morris
- Insieme o pezzo per pezzo ? - chiese sarcastico il medico legale.

Finii l'interrogatorio la mattina dopo, verso le cinque, e tornai a casa. Prue e Phoebe mi avevano aspettato alzate, visibilmente in pena.
- Piper. - Phoebe mi abbracciò, chiedendomi dove fossi stata.
Prue, anche, mi chiese dove fossi stata – Ma dov’eri? Ci hai fatte preoccupare. -
- Alla polizia. - gli risposi.
Prue spalancò gli occhi - Alla polizia ?! -
- Ho trovato il cadavere di una ragazza nel retro del locale. Ora per un qualche tempo il locale sarà posto sotto sequestro, quindi per ora sono a casa. -
- Ma da chi potrebbe essere stata uccisa ? -
- Non saprei proprio. Ma spero che Morris ne venga a capo. -
- Lo speriamo per te. -
- Andiamo a letto, sorelline. Domani si può dormire. -
Così andammo a dormire. Io mi addormentai subito, stanca e scossa.

- Ti abbiamo offerto la tua vittima. Ora ti mantieni la tua parola. -
- E' vero. Mi avete offerto una vittima. Faccio questo con piacere. Arriverete al successo come musicisti. -
- Grazie. Ma quanto ci vorrà ? -
- Non dubitate… - rispose la voce, oscura e misteriosa. Sembrava quasi che fossero due persone a parlare insieme - …Avrete tutto. Aspettate. -
- D'accordo. Con questo il ostro contratto è sciolto. -
- Andate. Ne troverò altri come voi. - i suoi occhi si illuminarono di una luce rossa demoniaca. Il suo interlocutore rimase intimorito da quello sguardo.
- Andate pure… Ne troverò altri… AHAHAH!!!… -

Rimasi per tre giorni a guardare la televisione, sdraiata sul divano.
Cambiavo freneticamente canale, triste per non avere più un lavoro, anche se per un breve periodo. Su di un canale tematico trovai lo stesso gruppo di ragazzi, gli stessi che avevano suonato la sera dell'omicidio. Non ci feci caso, sulle prime, poi cambiando canale trovai anche altri giovani gruppi, tutti che avevano suonato almeno una volta al P3.
- Non può essere un caso. Non può. -
Lessi tutto il Libro finché arrivai alla sezione Demoni. Ampia scelta di creature demoniache e schifezze del genere.
Ed ho scoperto che esistono due tipi di demoni legati alla musica: Chi uccide con vari stili di musica, oppure chi pretende sacrifici umani in cambio del successo, una specie di patto col diavolo.
- Come vedete, tutti i gruppi che hanno suonato al P3 sono poi diventati i gruppi del momento. E ogni volta che hanno suonato, ci sono sempre stati dei morti. Pensate che sia una coincidenza ? -
- No, se devo dire la verità. - mi rispose Prue - Secondo te come dovremmo agire per sconfiggerlo ? -
- La sua definizione è "demone che dona protezione a chi ritiene degno, ma che pretende in cambio delle vittime sacrificali". Contata i suoi sudditi. Per cui penso che dovremmo proprio diventare dei musicisti, altrimenti non potremo distruggerlo. -
- E come facciamo ad eliminarlo ? -
- Basta… Qui dice… Quando si appresta ad uccidere la sua vittima, una pugnalata al plesso solare, al cuore e alle corde vocali. -
- Siamo giusto in tre. E per evocarlo, cosa si deve fare ? -
- Questo è un po' più difficile. Il demone valuterà se avremo abbastanza talento e ci chiederà di fare un sacrificio. -
- Ma il talento è una cosa che non si può ottenere. E inoltre non abbiamo mai preso in mano uno strumento, a parte Phoebe. -
- E neanche con me i risultati non erano incoraggianti… Come facciamo ? -
Lessi la formula che avevo trovato nel Libro accanto alla descrizione del demone. Sotto la scritta in verde e rosso, che recitava "Talento Musicale" appariva la preparazione << Preparare un intruglio con budello di capro in polvere mischiato in mezzo bicchiere d'acqua di fonte. Lasciare bollire, in seguito aggiungere mandragora e semi di papavero. Mescolare fino ad ottenere composto denso e uniforme, poi lasciare raffreddare dentro a contenitori sigillati. Servire a temperatura ambiente. >>
- Bene. E con ciò ? C'è anche scritto per quale strumento ? -
- No. Solo che il talento si manifesterà da solo, non appena imbracciato lo strumento giusto. -
- Sinceramente… Non so quanto possa essere attendibile. Proviamoci lo stesso. -
- Alla salute, allora. - dissi, mettendo tre bottiglie di vetro sul tavolo. Erano piene di un liquido a tratti viola e a tratti verde acqua
- Di chi, vorrei sapere. -
- Ma cos'è ? Benzina ? -
- E' la pozione. Non è male, nonostante l'aspetto. -
- Non la berrei neanche nel Sahara. - disse Prue dando due colpi alla bottiglia con l'unghia, come se fosse un animale pericoloso
- E su, fa' questo sforzo. Bisogna pure che qualcuno elimini questo demone, no ? -
- Uhm… Talvolta bisogna toccare il fondo per risalire. Più in basso di così non si può proprio andare. -
- Turati il naso e bevi quella roba lì. -
Bevemmo l'intruglio, come avevo detto, col naso chiuso. Ciononostante il sapore orripilante si fece sentire. Phoebe bevette di filato cinque bicchieri (quelli alti) d'acqua per scialarsi la bocca
- Che schifo! Sembra misto fra kerosene e alcool etilico con uno spruzzo di peperoncino piccante.
- Ho la bocca in fiamme. - boccheggiai io, con una mano davanti alla bocca. Non riuscivo più a chiuderla. Era come se avessi mangiato un fiammifero acceso.
- Come dire che a volte il talento può dare molti fastidi. -
- Bello spirito da patata fritta, Prue. -
Phoebe sbuffò per placare il bruciore terribile - Domani dovremo fare una puntata da Fender per comprare gli strumenti, allora. Speriamo che a qualcuna non sia capitato l'organo. - ricordo che quella sera tracannai un'intera bottiglia d'acqua (ghiacciata!!!) e non riuscii ancora ad attaccare la lingua al palato. L'unica cosa ingurgitabile in quell'occasione erano i tre etti di gelato all'amarena in freezer, trafugato durante il trasloco dal Quake al P3. Fortuna che avevamo quello.

Trovammo il vecchio Fender, l'insegnante di musica di Phoebe, ora in pensione.
Fender era un soprannome che gli avevano affibbiato alcuni suoi alunni, tra i quali c'era Phoebe, a causa dell'insana passione per il rock.
Grandissimo appassionato di strumenti musicali folk, era quasi addormentato dietro il bancone, appoggiato al registratore di cassa. Di sottofondo si sentiva "Foxy Lady" di Jimi Hendrix. Talvolta il tema cambiava, e si spostava a Santana, altre volte c'erano in rotazione gli U2 e i Queen, ma sempre e comunque rigorosamente rock.
- Buongiorno, professor Fender. -
- Oh, buongiorno. - disse, ridestandosi dal sonno e tirandosi su senza usare le mani, solo con la schiena, come Dracula quando si alza dalla bara. - Ciao Phoebe. E' molto che non ci si vede. E queste belle signorine che sono con te ? -
- Salve, professore. Sono le mie sorelle maggiori. -
< Spero solo che siano più dotate della sorella. > sembrava dire, dai suoi occhi indagatori. Ci squadrò a fondo, poi con un sorriso ci chiese cosa potesse fare per noi.
- Vorremmo acquistare degli strumenti. -
- Avete delle idee ? -
- Ehm… No. Vorremmo provare quelli con cui riusciamo meglio, prima di iniziare ad imparare. -
- Bene. Entrate nella sala di prova. -
Era questa una piccola stanzetta dove c'erano una batteria, alcuni tipi di chitarre elettriche, appoggiati ad una serie di treppiedi. Un contrabbasso, una viola.
- Nel caso vi servissero altri strumenti, potete anche venire di là e richiedermeli. -
- Non c'è problema, professore. -
Iniziammo. Per prima Prue. Passò nell'ordine: Violoncello, sax contralto, violino, chitarra, fino ad arrivare alla batteria. Perfetto. Avanti un altro. Phoebe: per lei il tempo fu molto più breve. Tornò alla vecchia passione per le chitarre, trovandone due tipi. Ottimo. Per me, la ricerca fu ampissima. mi sembrava che non ci fosse un tipo di strumento giusto. Viola, contrabbasso, tastiere, tromba, fiati di tutti i tipi. - Forse dovrai fare la vocalist. - mi disse Phoebe par incoraggiarmi.
- Aspetta un attimo. Non ti intendi di strumenti musicali neanche col talento artificiale. - Prue prese una chitarra da un treppiedi a sinistra. Ad un esame più attento, notai che aveva quattro viti sulla paletta. Ne avevo erroneamente contate sei, ecco il problema. Era una chitarra basso, non una chitarra normale.
- Se poi non stai attenta, rischiamo di non concludere nulla. - mi disse scherzosamente Phoebe. Io altrettanto scherzosamente cercai di romperle il basso sul cranio. Così, scherzosamente.
Fu il prezzo a lasciarmi di stucco! Batteria con rullante, due piatti (ride e crash), grancassa e due tamburi (standard, quindi): 4000 dollari; chitarra elettrica Fender Stratocaster (classicissima) cassa blu cobalto brillantinata: 135 dollari; chitarra basso Gibson, modello "Grabber" con cassa a forma di violino, 250 dollari. Fate un po' voi i conti! Ve lo dico io. 4385 dollari!!! Più di un mese di stipendio di tutte e tre messe insieme.
- Madonna, che investimento. - commentò Prue, al momento del pagamento.
- Speriamo che serva. -
- Vi avverto, ragazze. - si raccomandò il vecchio professore - Imparare a suonare uno strumento in là con gli anni non è facile. Voi comunque, impegnatevi. Chissà mai che diventiate i nuovi Police. -
- Io non penso proprio. - Non mi sentivo di sorridere, ancora scossa dal costo pazzesco degli strumenti.

Cominciammo con lo scegliere il nome del gruppo (ve lo lascio indovinare…), definizione genere (cover band) ed infine, col fare un demo di prova, contenente una particolare versione di Dreams, dei Fleetwood Mac (chi non se li ricorda?), una canzonetta scritta da Phoebe quand'era ragazza ("Closer To You"), ed una seconda cover di Phil Collins (Tale Another Day In Paradise, ve la ricordate ?). Capimmo subito che non sarebbe per nulla stato facile, ma per far secco un demone questo e altro, no ? Per fare qualcosa di meglio e per farci accorgere prima, abbiamo anche deciso di fare una serie di serate al P3. Mi ricordo ancora la prima. C'è stato uno scroscio di applausi, ma nessuna di noi se la sentiva di essere eccitata, anche perché eravamo tutte sicure che il successo fosse dato dal talento infuso. Aspettammo per settimane, continuando quelle serate. Il pubblico sembrava apprezzarci molto, cosa che apprezzavo anch'io, perché con i clienti aumentavano le consumazioni, e quindi i denari che finivano nelle mie tasche, mai abbastanza piene.
Quando andammo nella sala delle interviste, così chiamavo io una stanzetta ricavata dal vecchio magazzino, dove conversavo con gli artisti prima dei concerti. Lì, ci riunimmo tutte, quando un'ombra nera uscì da uno degli angoli del pavimento. Phoebe se ne accorse e lo fece notare anche a noi. Scattammo indietro e ci mettemmo in posizione di difesa. Non riuscivamo a capire bene che cosa ci aspettasse. - Io mi auguro che sia solo una fuga di gas. -
- In gamba, ragazze. Questo non è gas! -
- Chi sei ? - chiesi, cercando di mantenere il sangue freddo
- Il mio nome è Saarg, sono colui che vi renderà il successo che vi spetta. -
- I… il successo che ci spetta ?… - finsi di essere completamente estranea alla faccenda.
- Voi avete troppo talento, e io voglio aiutarvi. Ditemi, che cosa fareste per i miei servigi ? -
- Per il successo ? - si intromise Prue, scostandomi - Di tutto, non è vero, ragazze ? -
- Eh ? Certo, certo. Accettiamo con piacere. - si associò Phoebe
- Bene, allora ascoltatemi: voi continuerete a suonare come se nulla fosse, poi io vi dirò quando immolare a me la vostra vittima sacrificale. Questo è ciò che chiedo. -
- Do… Dobbiamo immolarti un essere umano ? -
- E' così, altrimenti le mie vittime sarete voi. - ci guardò con uno sguardo torvo, illuminando gli occhi, già rossi per conto loro. Tutte e tre facemmo un passo indietro intimorite.
- D'accordo, d'accordo. - Avevo visto demoni più brutti di lui, ma era quello sguardo che mi sconvolgeva. Era di una profondità incredibile, e con altrettanta espressività. Cercai di tergiversare, ma lui accondiscese sogghignando. - Io vi darò il successo. Voi datemi la mia preda. - sparì.
- Ho idea che sarà più difficile del previsto. -
- Pensiamo a suonare. Quando ci chiederà di fare il sacrificio, noi gli salteremo addosso e lo pugnaleremo. - Prue si fece roteare fra le dita della mano una biro.
- Speriamo che non prenda noi. -

Il successo arrivò. Ci fecero fare un disco, ma non accettammo altro, siccome il nostro talento era indotto e avevamo altro da fare.
Vendemmo un sacco di copie. Capimmo allora che il demone ci aveva dato quello che ci aveva promesso. Ora noi saremmo state tenute a dargli quello che voleva. Accadde dopo un'intervista al P3.
Durante quella, ci trovammo a presentarci al nostro pubblico - Ciao, io sono Piper. Ventotto anni. Suono il basso e faccio la prima voce. -
- Io sono la mascotte del gruppo, Phoebe. Ho ventisei anni, suono la chitarra. -
- Io mi chiamo Prue, sono la batterista. Ho trent'anni. Insieme, siamo le Charmed. -
L'intervistatore, dopo averci presentate, ci ha subito rivolto delle domande tecniche: del tipo - Da dove venite ? -
PR:- Siamo tutte e tre di San Francisco. Anche se Phoebe per un po' ha vissuto a New York. -
PH: - Vero. Anche se preferisco San Francisco. -
INT: - Molto bene. Come vi siete conosciute ? -
PR: - Beh… Io ho conosciuto Piper nel '73… Phoebe è arrivata due anni dopo. -
INT: - Ah, capisco Quindi siete una Band a conduzione familiare, come i Jackson5 o i Corrs. -
PR: - Precisamente. -
INT: - Ah, e cosa vi ha spinti a formare le "Charmed" ?
PI: - La passione, credo. Abbiamo imparato tutte a suonare da ragazze a scuola ma è stata la noia della vita a farci diventare Streghe. - doppio senso.
PR: - E' vero. In questa vita serve di avere qualche distrazione, e la nostra è suonare. -
INT: - So che avete cominciato al P3. E tu sei la titolare, Piper. -
PI: - Sì. Mancavano i gruppi, e così ci siamo ingegnate, imparando a memoria a suonare alcune canzoni. -
INT: - Ah, ora capisco. Non avete altri progetti ? -
PH: - Io vorrei sposarmi presto. -
PI: - L'imitatrice. -
INT: - Sei sposata, allora ? -
PI: - Felicemente. E mio marito è un vero angelo. - Phoebe e Prue sghignazzarono di gusto.
Come nostra prima esibizione acustica, cantammo Don't Say You Love Me, che avevo sentito alla radio e avevo registrato. In internet trovai gli spartiti in un sito, una specie di catasto musicale. Ci sedemmo su degli scomodissimi sgabelli, nonché orrendi anche se non dovevamo suonare. Era una versione con ritmi naturali. Prue dava il ritmo primario con le mani, battendo sulle gambe, Phoebe schioccava le dita. Io pensavo solo a cantare. Avevamo preparato una versione speciale per quell'occasione. La cantammo, e ci furono applausi da tutte le parti, ci applaudirono persino i cameraman che lasciarono per un attimo il loro lavoro.
INT: - Bene, siamo arrivati alla fine dell'intervista. Grazie alle Charmed di essere intervenute. Vi rincontreremo ? -
PR: - Beh… penso di sì. Speriamo. Ascesa e caduta in meno di due settimane non è una bella cosa. -
Finito con l'intervista, facemmo il servizio per il nostro album. Scegliemmo una foto nella quale eravamo ritratte con dei vestiti da streghe, makeup scuro, espressioni accattivanti. Ricordo che ci reggevamo a delle catene che pendevano dall'alto. Io ero accosciata sulla sinistra, Prue in piedi alla mia destra, e Phoebe all'estrema destra. Titolo: Charmed. La scaletta di dodici canzoni variava fra le cover di brani famosissimi a canzoni meno note, fra cui una strumentale molto intensa. Phoebe aveva due amiche alla facoltà, una flautista ed una violinista, che ci aiutarono a realizzarla, e che appaiono sul libretto sia in foto che nei ringraziamenti speciali. Un giorno ci fu fatto un piccolo documentario prodotto da MTV. Ci filmarono mentre provavamo. Una delle scene più tenere, ricordo, riguardava una pausa fra una registrazione e l’altra. Avevamo provato fino a tardi, e sulla nastro ci siamo tutte e tre, io e Phoebe che dormiamo addosso a Prue. Come due bambine abbarbicate alla madre.

Arrivò il giorno meno lieto di affrontare il demone. Dopo il concerto riuscimmo ad attirare una ragazza nel backstage con l’inganno. La tramortimmo, e aspettammo che il demone si facesse vivo. - Ricordatevi, ragazze. Tre pugnalate. -
L’esalazione del demone riapparve in un angolo, alle mie spalle. Phoebe mi disse che era dietro di me, e di girarmi in fretta. Avevamo nascosto i coltelli nelle cinture, e li nascondemmo sotto delle lunghe giacche di pelle.
- Allora, avete preso la mia preda ? - ci chiese, con una voce che ci fece rabbrividire. Prue rimase con un attimo di sangue freddo, anche se si vedeva molto bene che era atterrita da quella presenza.
- Sì. Ora puoi cibartene. -
La presenza assunse corpo e rise, una risata satanica e profonda. - Perfetto. Avete fatto un buon lavoro. Vi potrete tenere il vostro successo. -
- Quello ce lo teniamo lo stesso. Addosso, ragazze! - ci avventammo su di lui e cercammo di immobilizzarlo per riuscire ad affondare le nostre pugnalate, ma questo si divincolò, dissolvendosi in quel suo alone nero, riapparendo da un altra parte della sala - E questo cosa significa ? - chiese, alterato.
- Gettiamo la maschera, allora. Piper, pensa tu ad immobilizzarlo. -
- Con piacere. - alzai le mani con un gesto che facevo fin troppe volte, ma che non ero mai stufa di fare. - Ora possiamo portare a termine il lavoro. - asserì Phoebe, estraendo il pugnale da dietro la cintura. Ma il demone non aveva ancora finito. Si liberò in un batter d’occhio dal mio congelamento, lasciandoci completamente basite. - Maledette. Siete streghe! -
- Piper ?… - chiese confusa Prue, girando di poco la testa verso di me - Che diavolo succede al tuo potere ? -
- No… Non lo so… - le chiesi spiazzata da quella liberazione improvvisa - Ed ora che diavolo facciamo ? -
- Io dico di tenerlo buono fino a quando non lo avviciniamo. -
- E pensi che sia facile senza poterlo bloccare ? -
- Tu continua a farlo finché non riusciamo. - propose Prue. Io le urlai che era da pazzi cercare di fare una cosa del genere.
- Fallo e basta. - Prue si gettò a capofitto nel pericolo. Presa in contropiede, bloccai il tempo per una frazione di secondo, ancor meno di prima. Continuai, come mi aveva detto Prue. Vidi mia sorella che riusciva a piantare la prima pugnalata. Partì anche Phoebe, visto quel successo. Bloccai nuovamente il demone, ma questo si sbloccò immediatamente, e prese Phoebe per la vita.
- Phoebe! -
- Non vi muovete, o la ucciderò. - gridò, puntando alla gola di Phoebe una di quelle sue unghie taglienti e pericolosissime.
Sia io che Prue eravamo bloccate dal timore che quell’energumeno potesse nuocerle. Lasciammo perdere l’impresa, convinte che Phoebe sarebbe morta al primo tentativo.
- Questo scherzo non dovevate farmelo, streghe. Mi avete fatto arrabbiare veramente molto. - mi guardò frastornato, come se avesse notato qualche cambiamento. Vide il coltello spuntare dal suo plesso solare. Senza battere ciglio, se lo tolse. Non una smorfia, non un mugolio di dolore. Mi chiesi se quell’essere provasse il male che gli facevamo. – Sei stata tu, maledetta? – mi chiese. Non aveva ancora notato che Prue non c’era più. E questo giocava indubbiamente a favore di mia sorella. Sempre che potesse fare qualcosa.
Fui presa dal terrore quando il demone si avvicinò verso di me. Retrocessi. Sudavo copiosamente, e tutto il mio corpo era avvolto da un’unica enorme fiammata d’ansia.
Ad un certo punto, mi ritrovai contro una parete, e mi accorsi che ogni via mi era preclusa. Ero con le spalle al muro, in tutti i sensi.
- Ucciderò prima te, poi questa dolce creatura, e alla fine quella maledetta con i capelli neri… - il demone aveva finalmente notato la mancanza di Prue. - Ma dove si è cacciata?! -
Accadde tutto in fretta. Phoebe, mente il demone era confuso lo accoltellò al collo. Il mostro la lasciò libera e cadde in preda alle contorsioni. - E’ il tuo turno, sorellina. - mi disse Phoebe, correndo nella mia direzione. Io ero ancora agitata dalla voce del mostro e non riuscivo a prendere una decisione. Phoebe mi prese e mi guardo dritta negli occhi – Allora, ti decidi, Piper? –
Mi diede la scossa. Con quel poco di sangue freddo che avevo, saltai addosso al demone e gli infersi l’ultimo colpo. Mi staccai immediatamente corsi vi da lì più in fretta che potevo.
Vidi che il suo corpo si dissolse in una nuvola di luce rossa, e pochissimi istanti dopo, tutto quel che rimaneva di lui era un ricordo che tutte e tre, sono sicura, avremmo cancellato al più presto.
Non perdemmo per nulla i nostri poteri. Continuammo a suonare gratis al P3, e rimanemmo sulla cresta dell’onda per qualche tempo, prima di diventare una band di culto, adorati da molti come le eredi delle Bangles.

 
Scritto da Sirius "Phoenix" Corr
e Daniele Folli
Idea di MoonWalker


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