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I commenti di Joy agli episodi TV di Roswell
2^ stagione


"Prima di dormire (Cry Your Name)" (2.17)


“Ebbene si, lo ammetto, conoscevo già la triste sorte che sarebbe toccata ad Alex. Ovviamente non ero al corrente dei dettagli in quanto avevo scelto di non approfondirli per non rovinarmi del tutto la sorpresa, ma l’animo era già disposto al peggio. E il peggio è puntualmente arrivato.
Dopo diversi episodi in cui Alex aveva rivestito un ruolo quasi nullo, eccolo ora diventare, suo malgrado, incontrastato protagonista del racconto attraverso la propria scomparsa.
Il fatto più incredibile è che Alex riesce ad attirare su di sé tutta l’attenzione più con la sua assenza che con la presenza.
Per svariati episodi, addirittura per due serie intere, egli è sempre stato nell’ombra; un personaggio gradevole ma mai centrale, che rimaneva coraggiosamente e coscientemente in disparte, quasi in un punta di piedi, come per non disturbare. Eppure era sempre presente quando gli amici ne avevano bisogno, soprattutto quando Isabel ne aveva bisogno. Figura generosa e simpatica, credo abbia lasciato un caro ricordo in ognuno di noi. La sensazione generale è stata quella di una perdita, quasi come se avessimo assistito alla tragica scomparsa di un caro amico. Curiosa impressione.
I fatti immediatamente precedenti la disgrazia lasciano supporre fin da subito che si sia trattato di un suicidio: la strana risposta data al fattorino, in particolare, suscita non pochi dubbi. Tuttavia qualcosa non quadra…Il ritratto di Alex che viene disegnato dallo sceriffo (e dal suo assistente) non corrisponde affatto all’immagine mentale che ci siamo costruiti di lui in questi due anni. Ma qual'è la verità?
Liz è l’unica ad accorgersi di questa incongruenza. Forse proprio lei, la migliore amica di Alex, è l’unica a mantenere la freddezza necessaria per ragionare lucidamente sulla questione. Gli altri ragazzi sono invece sopraffatti dal dolore, in special modo Maria.
Max, dal canto suo, si sente responsabile per non essere riuscito a salvarlo. Evidentemente non ci ha neppure provato, giudicando la situazione fin da subito disperata…
Fino ad ora vi era sempre stata una perfetta corrispondenza (o contrapposizione?) numerica e psicologica tra umani e alieni, rappresentata dalle quattro coppie: Max-Liz, Michael-Maria, Isabel-Alex, Tess-Kyle. Ma la morte di Alex ha turbato irreparabilmente questo equilibrio, portando un elemento perturbante nell’intera vicenda e lasciando uno spazio vuoto. Quando viene meno uno degli “umani”, ecco che la bilancia improvvisamente pende da una parte e gli “umani” rimasti si riuniscono, spontaneamente, ovvero si stringono attorno alla propria umanità rappresentata da Liz e dalla sua volontà di non arrendersi.
Liz inizia così le sue difficili e dolorose indagini personali, che la porteranno a ritrovare la foto tagliata abbandonata nell’auto di Alex. Presto la ragazza giunge alla conclusione che un alieno deve essere stato responsabile della morte di Alex.
E mentre Liz si dibatte tra verità e menzogna, Isabel dà il suo saluto finale all’amico scomparso. Personalmente ho trovato questa scena particolarmente riuscita e coinvolgente, dal punto di vista emotivo. La confessione dell’amore reciproco è quantomeno commovente.
Tormentata anche dai rimorsi per non averlo valorizzato sufficientemente finché era in vita, Isabel dà vita adesso al ricordo del giovane e fa parlare e muovere la figura di Alex nell’ambiente più familiare che conosce, ovvero il CrashDown Café. E sempre nel CrashDown lo rivede anche Liz che, dopo aver tenuto a lungo in mano il controllo della situazione, alla fine crolla, com’era inevitabile.
La ragazza riguarda le foto di Alex e davanti ai suoi occhi lucidi si alternano scene del passato e del presente, in un tragico girotondo di ricordi. Una sequenza veramente straziante.
La morte di Alex comporta però anche un effetto secondario, questa volta positivo: l’avvicinamento di Michael alla madre di Maria, che finalmente ne apprezza le doti “umane”, perdonatemi il gioco di parole, e lo accoglie nella propria famiglia.
Forse la parte meno convincente è stata, paradossalmente, la prima. Non saprei dire esattamente perché, ma mancava un po’ di pathos. La situazione era drammatica, certo, tuttavia non tanto drammatica quanto ci saremmo aspettati.
In un primo momento prevale l’incredulità sulla tristezza e forse tutti, chi più chi meno, confidano ancora nelle capacità di guarigione di Max. La vera morte di Alex, quindi, non avviene, secondo me, nel momento esatto dell’incidente, bensì nell’attimo in cui Max scende dal veicolo che contiene il corpo di Alex e “getta la spugna”, ammettendo implicitamente la sua incapacità a salvarlo.
Mi ha lasciato con l’amaro in bocca la scelta di Isabel di lasciare Roswell, una decisione affrettata e istintiva, giustamente non condivisa dagli altri. Evidentemente la ragazza sente il bisogno di abbandonare la città e di lasciarsi alle spalle un passato troppo scomodo e doloroso da sopportare. Chi potrebbe darle torto?
Ora che gli equilibri si sono rotti, però, è difficile ipotizzare quello che accadrà.
Conoscendo la caparbietà di Liz non dubitiamo che persevererà nelle sue indagini fino a scoprire la verità. Non ci resta, quindi, che armarci di santa pazienza e accompagnarla sul sentiero più difficile e coraggioso e augurarle buona fortuna. Ne avrà bisogno…”


© 2002 Antonio Genna - Roswell.it
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