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UN GIORNO DA CARTONE


RIASSUNTO: Liz una mattina si sveglia e trova Roswell e i suoi abitanti come cartoni animati, ma non solo… incontrerà dei veri e propri cartoni animati.

DATA DI CREAZIONE: dal 29/12/03 allo 01/01/04

ADATTO A: tutti, soprattutto bambini

DISCLAIMER: tutti i diritti dei personaggi di “Roswell” appartengono alla WB e alla UPN; tutti i personaggi di “Tom & Jerry” sono copyright © di William Hanna e Joseph Barbera; tutti i personaggi di “Rossana” sono copyright ©®™ di Miho Obana/Shueisha; tutti i personaggi di “Mila e Shiro due cuori nella pallavolo” sono copyright © di Shizuo Koizumi e Jum Makimura/Knack; tutti i personaggi di “Saylor Moon” sono copyright © di Naoko Takeuchi/Kodansha Ltd, TOEI Animation Co, Ltd & BanDai; i Looney Tunes “Willy coyote, Beep-Beep, Bugs Bunny e il maialino Sam” appartengono alla Warner Bros. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia e-mail è rapiro84@libero.it


Liz aprì gli occhi, infastidita dalla forte luce del sole che penetrava dalla finestra, e quel che vide la fece precipitare giù dal letto. Tutto intorno a lei era diverso: i colori erano pastello, gli oggetti erano meno ricchi di particolari, fuori gli uccellini cinguettavano e il cielo era di un azzurro intenso. Dopo essersi guardata intorno, assolutamente esterrefatta, andò davanti allo specchio.
- Sono un cartone! – urlò dopo qualche secondo.
Già, la sua stanza era arredata e colorata come nei cartoni animati, e anche lei lo era. Tutta Roswell lo era.
- Oh mio Dio! Oh mio Dio! – continuava a ripetere mentre si dirigeva in cucina, constatando che era come in camera sua.
- Mamma, ma cosa sta succedendo? – chiese entrando in cucina.
La madre si girò: era un cartone animato.
- Liz, non sta succedendo proprio niente, perché? –
- Ma tu… tu sei… -
- Io cosa, Liz? –
- Niente, niente –
- Dai Liz, che la colazione è pronta –
La ragazza si sedette e riempì la sua tazza di latte, ancora sconvolta per come aveva trovato Roswell quella mattina. Cosa era successo? Erano proprio tutti cartoni animati oppure solo lei e la sua famiglia? Max, Isabel e Michael ne sapevano qualcosa? Era successo tutto a causa degli alieni nemici dei reali di Antar? A Liz stava per scoppiare la testa a forza di pensare, e non vedeva l’ora di uscire per parlare con Maria.
Stava per mettere i cereali nella tazza, quando un topolino marrone camminò sul tavolo nella sua direzione.
- Un topo! Aiuto! – urlò.
- Non è un topo qualunque, l’ho comprato ieri al negozio. Non è carino? – disse la madre.
- Ma che schifo! Hai comprato un topo? –
Il topolino si offese, perché si avvicinò alla tazza di Liz e ne bevve un sorso.
- Brutto topastro! Non bere il mio latte! – esclamò Liz avvicinando il viso alla tazza.
Il topo allora trattenne in bocca il latte e lo sputò in faccia a Liz.
- O porca…! – esclamò Liz alzandosi di scatto. – Se ti prendo! – e si lanciò in una furibonda caccia al topo.
Lo rincorse per tutta la casa, ma il topo era più furbo e veloce di lei, così che Liz andò a sbattere più volte contro i mobili e, quando fu convinta di prenderlo, si tuffò in avanti, ma lo mancò e prese in pieno, con la testa, il muro facendo un buco. Liz rimase seduta per qualche secondo, con gli occhi storti e gli uccellini che le svolazzavano in testa.
Come succede sempre nei cartoni animati, dopo poco si riprese del tutto e continuò la sua caccia.
Il topolino se la spassava un sacco a correre qua e là e a far cadere Liz ogni minuto, mentre la ragazza stava per avere una crisi di nervi.
Il topo entrò nella sua tana nel muro e Liz infilò la mano per prendere quel maledetto roditore che la stava facendo impazzire.
Liz sentì qualcosa in mano, circa della grandezza del topo, e credette di averlo finalmente preso, ma il topo le aveva messo in mano un candelotto di dinamite.
Liz tolse la mano e rimase ad osservare le scintille che a poco a poco consumavano la miccia, fino a che il candelotto le scoppiò in mano. Liz era tutta nera in volto e aveva i capelli ritti sulla testa, quando si accasciò a terra ed iniziò a piangere, frustrata.
La scena era tragicomica, dato che Liz batteva i pugni per terra e dai suoi occhi le lacrime zampillavano come una fontana e formavano un lago intorno a lei.
- Non è possibile! Perché tutte a me? – continuava a ripetere tra i singhiozzi, ma sua madre, invece di consolarla, le disse: - Liz, smettila di frignare e vai a scuola –
- Ma mamma… mi ha messo della dinamite in mano! – si lamentò Liz.
- Oh, non dire sciocchezze! È un topo! Su, o farai tardi –
Rassegnata, Liz andò a sistemarsi i capelli, a lavarsi la faccia nera e uscì per dirigersi a scuola.
Si rese subito conto che tutta Roswell era un cartone e, rassegnata a quella strana vita, andò a scuola.
- Liz! Liz! – si sentì chiamare.
- Maria!? Sei tu? – chiese Liz, voltandosi e trovandosi di fronte una Maria cartone animato.
- Certo che sono io. Non mi riconosci più? –
- No, no, è che sono un po’ addormentata stamattina –
- Ieri sera hai fatto le ore piccole col tuo re antariano? – chiese Maria ammiccando.
- No, stamattina il topo di mia madre mi ha sfinito –
- Ma se è adorabile! –
- Ma se mi ha sputato in faccia il latte! –
- Ah ah ah! Povera Liz! – rise Maria.
Chiacchierando, soprattutto delle disavventure di Liz col topo, giunsero davanti a scuola, dove Max e Michael le stavano aspettando. Com’erano buffi da cartoni animati: i capelli di Michael erano ancora più sparati del normale ed erano talmente duri che Maria, non riuscendo ad aprire il suo armadietto, gliene strappò una ciocca e la usò per forzare la serratura.
- Ahi! Ma sei impazzita? – urlò Michael massaggiandosi la testa.
- Almeno ti rendi utile per qualcosa – ribatté Maria sorridendo.
- Comincia a scappare, perché se ti prendo è finita –
Così i due iniziarono a correre come due pazzi per la scuola e Maria si faceva scudo con chiunque si trovasse di fronte, per sfuggire al braccio di Michael che voleva afferrarla.
- Ma cosa stanno facendo quei due? – chiese Liz a Max.
- Normale amministrazione – rispose il ragazzo sorridendo.
Liz non capiva più niente: era tutta una parodia. Tutti erano a loro perfetto agio inquel mondo così strano; tutti erano felici e spensierati e perfino Michael si divertiva come un matto a rincorrere Maria.
Liz cominciò veramente a sospettare che fosse tutta una macchinazione dei nemici dei loro amati alieni per far dimenticare loro la guerra e cogliergli di sorpresa. Ma lei sarebbe stata attenta a tutto ciò che succedeva!
Dopo una decina di minuti, quando la campanella di inizio delle lezioni era già suonata ma nessuno era ancora entrato in classe, Michael afferrò Maria ed iniziò a farle il solletico.
- Ehi, dobbiamo andare in classe – disse Liz a Max.
- Già, la campana è suonata, ma è troppo divertente – disse Max ridendo e tornando ad incitare Michael.
- Qui sono tutti matti! – esclamò Liz dirigendosi verso l’aula.
Poco dopo i suoi compagni la raggiunsero e la lezione iniziò, ma dopo qualche minuto la porta fu abbattuta da un uragano ed entrò una ragazzina coi capelli rossi legati in due codini, con un fiatone pazzesco.
- Rossana! – esclamò il professore.
- Scusi, ma stamattina Rob ha rotto la macchina, poi Eric è venuto a casa mia e ci siamo messi a litigare, e poi mia madre si è svegliata e mi ha trattenuta dicendomi che oggi avevo un appuntamento col suo editore per… - cominciò a dire la ragazza, senza prendere fiato.
- Non è necessario. Vai a sederti – la interruppe il professore un po’ seccato.
Finalmente la lezione riprese, ma fu nuovamente interrotta da Rossana che urlò: - Aaaaah! –
- Cosa succede? – chiese il professore trasalendo.
- Oh niente, è che… ho fatto un brutto sogno – disse Rossana tutta rossa.
- Ma ti sembra il momento di dormire? –
- È che ieri sono andata a dormire tardi perché dovevo fare molti spot, perciò sono stanca morta –
- Esci! – ordinò il professore irritato.
- No, per piacere, farò la brava… -
- Esci! –
- No, no… senta, le faccio avere una parte nel nuovo musical che sto preparando. So che lei è molto bravo a cantare… - disse Rossa precipitandosi alla cattedra e facendo gli occhi dolci al professore, il quale capitolò.
- Dici davvero? – chiese interessato.
- Certo! parlerò con Rob, che parlerà col produttore, che… - cominciò, ma fu fortunatamente interrotta.
- Bene, ci conto. E ora siediti. –
- Grazie, grazie, grazie, grazie – si mise a saltellare Rossana con gli occhi che brillavano, suscitando le risate dei suoi compagni di classe.
Lis si rivolse a Max: - Ma chi è questa squilibrata? –
- Ma come!? Lei è Rossana, la stella della TV! È così giovane ma ha già una carriera alle spalle e un roseo futuro come attrice, ballerina e cantante. È un portento –
- Ma è matta da legare! –
- È un genio, non è matta –
- Ma dove sono finita! – esclamò Liz con due grossi lacrimoni che le sgorgarono dagli occhi.
Al termine dell’ora tutti gli studenti della Roswell High si recarono in palestra, dove si svolse una spettacolare partita di pallavolo.
- Pallavolo? – chiese Liz a Isabel.
- Sì, pallavolo. Liz, ma che hai oggi? Caschi dalle nuvole ogni cinque minuti! – rispose Isabel.
- Ma il basket? Kyle, Max, Michael che giocano… -
- Il basket è superato. La pallavolo è molto meglio – rispose Alex per Isabel..
Così Liz si rassegnò a guardare la partita di pallavolo tra la squadra dell’Hikawa e quella delle Sunlight Players.
Le ragazze erano bravissime a giocare: coordinate nei movimenti, leste a ricevere le palle e ad alzarle per le schiacciatrici, le quali, con salti prodigiosi e una forza incredibile, le rimandavano nel campo avversario.
La più sensazionale giocatrice era una certa Mila Azuki, una ragazza coi capelli rossi-arancione e grossi occhi azzurri: lei era una schiacciatrice e quasi tutte le sue schiacciate finivano a segno, facendo aumentare il distacco tra le due squadre.
Altre due giocatrici spiccavano: Nami Aiase, il genio della ricezione, ma bravissima anche ad alzare per Mila e a schiacciare, facendo continue finte e palli netti a rete per confondere le avversarie; e Kaori Takigawa, il capitano delle Sunlight, una giocatrice fuori dal comune, in quanto praticamente universale, dato che nessun’altra sua compagna di squadra era in grado di ricevere, alzare e schiacciare come lei. Inoltre era un’ottima stratega e ideava continui e diversi schemi di gioco, che spesso andavano a segno.
Le due squadre si equivalevano ed era molto difficile stabilire chi delle due avrebbe vinto l’incontro.
Gli studenti della Roswell High trattenevano il respiro ad ogni battute ed esultavano quando una squadra faceva un punto oppure l’azione veniva bloccata a rete da un’impenetrabile muro.
Maria saltellava sulla sedia e quando l’Hikava segnava un punto, stringeva così forte la mano di Michael da fargli male. Isabel era quasi isterica e quando un’azione non veniva conclusa prendeva Alex per il collo e lo scuoteva forte, quasi strozzandolo. Il viso di Alex si gonfiava e diventava tutto rosso, e quando finalmente lei lo mollava, lui cadeva dalla sedia e si rotolava a terra qualche secondo prima di riprendere completamente il controllo del suo corpo.
- Izzie, se continui così lo uccidi! – esclamò Liz, dopo l’ennesimo ruzzolone di Alex.
- Ma no, il mio Alex ha la pelle dura – esclamò Isabel dando al ragazzo una forte pacca sulla schiena, mandandolo a sbattere con la faccia contro lo schienale della sedia di fronte alla sua.
Poco dopo Alex si alzò e prese a sputare sulla mano aperta quasi tutti i suo denti, regalando alle ragazze un sorriso… a zero denti!
Isabel non ci fece molto caso: era abituata a distruggere Alex, ma Liz si preoccupò da morire e lo accompagnò in infermeria, nonostante le proteste del ragazzo. Proteste del tutto lecite, dato che dopo pochissimi minuti il suo sorriso era splendente come sempre e i suoi denti erano al loro consueto posto. Liz capì che nulla poteva ucciderli e niente poteva ferirli, perché erano cartoni animati e tutto sarebbe tornato a posto.
Quando Liz e Alex tornarono in palestra, videro tre ragazzi nella zona più alta della palestra che sventolavano una bandiera con disegnato un panda e urlavano: - Mila, Mila sempre più! La più forte sei tu! –
- E quelli chi sono? – chiese Liz a Max, una volta che si fu seduta.
- Sono i più accaniti fan di Mila –
- E anche tu tieni per lei e la sua squadra? –
- Certo! tutti noi teniamo per lei – disse Max, indicando i suoi più cari amici, che annuirono.
Subito dopo la palestra esplose: l’Hikawa aveva vinto.
- Evviva! Evviva! Forza Hikawa! – prese ad urlare Maria saltando letteralmente addosso a Michael, il quale perse l’equilibrio e finì a terra, con Maria sopra di lui che rideva a crepapelle.
Isabel e Alex intanto saltellavano tenendosi le mani e Max ballava come i russi. Era uno spettacolo da filmare!
- Ma qui sono davvero tutti partiti! – esclamò Liz per l’ennesima volta da quella mattina.
- Su Liz, vieni a festeggiare con noi –
Isabel la prese, quasi sollevandola di peso, e la costrinse a saltare con loro.
- Che Dio mi aiuti! – sussurrò.
Finalmente anche quel tormento cessò, così come le lezioni, e poté recarsi al Crashdown, sperando di non avere nuove sorprese.
Lei e Maria iniziarono il turno e fortunatamente tutto sembrava tranquillo: certo, era ancora tutto un cartone animato, ma si era abituata all’idea.
Ma forse si era illusa, perché poco dopo il campanellino posto sulla porta del locale suonò ed entrarono cinque ragazze e una bambina coi capelli rosa.
Capelli rosa?! Oh mamma mia! Era davvero un mondo strano!
Le ragazze avevano circa l’età di Lliz, ed erano molto carine: la sua strana aveva lunghissimi capelli biondi portati legati in due sottili codini che scendevano fino a metà coscia. Le altre erano pressoché normali: una aveva lunghi capelli neri con riflessi rossi; un’altra aveva lunghi capelli biondi legati da un fermaglio rosso a fare una mezza coda; la più alta aveva capelli castani legati in una coda di cavallo e infine l’ultima aveva corti capelli blu. Be’, quest’ultima non era poi così normale in fin dei conti. Ma delle tinte più comuni no?
Le nuove clienti sedettero e Liz andò a servirle.
- Ciao. Volete ordinare? –
- Certo – rispose la bionda coi codini, strappando di mano il menù alla bambina.
- Bunny, ridammelo! – esclamò la bimba.
- La maggiore sono io, perciò lo guardo per prima –
- Scusala, è un po’ una bambina – disse la mora dai riflessi rossi a Liz, tirando però un calcio a Bunny da sotto il tavolo.
- Non preoccupar… - stava dicendo Liz, ma venne interrotta da un urlo di Bunny, che aveva appena ricevuto il calcio.
- Rea, so che sei stata tu! Ma sei pazza? –
- Io? Ma se stavo parlando con la cameriera –
- Kibiusa, perché mi hai tirato un calcio? – chiese allora rivolta alla bambina, con gli occhi pieni di lacrimoni.
- Mi spieghi come faccio a tirarti un calcio così forte da farti urlare se sono seduta vicino a te? Non ci arrivo! –
- Tu sei una peste, perciò il modo lo trovi –
- Sei proprio antipatica – urlò la bimba facendo la linguaccia.
- Bambina maleducata – esclamò Bunny prendendola per il collo.
- Smettetela voi due! – intervenne la ragazza con la coda di cavallo, togliendo Kibiusa dalle grinfie di Bunny.
- Possibile che dobbiate sempre farvi riconoscere? – urlò l’altra ragazza bionda.
- Scusa – dissero pianissimo le due litiganti.
- Bene. Visto che la cameriera non ha tutto il giorno da perdere con noi, che ne dite di ordinare? – chiese la ragazza dai capelli blu.
Liz intanto ridacchiava: Bunny e Kibiusa erano così buffe; sembravano Maria e Michael quando continuavano a litigare e punzecchiarci. Già, quando litigavano, dato che in questo strano mondo loro non facevano più le scenate di una volta e se litigavano lo facevano per gioco e ridacchiando.
Era contenta per loro, ma era anche frustrata per il fatto che tutto fosse così diverso dal suo mondo. Era come non avere mai vissuto prima a Roswell e non avere mai conosciuto le persone che la circondavano. Persino Max e Isabel, da sempre due persone serie e composte, ne facevano di tutti i colori. Bah, chi li capiva era bravo!
Scacciò questi pensieri dalla mente e si concentrò sulle strane clienti. Non le aveva mai viste a Roswell prima, ma d’altronde non aveva nemmeno mai visto Rossana e le giocatrici di pallavolo, perciò non ci fece troppo caso.
- Scusala ancora. Io sono Morea – disse la ragazza coi capelli castani.
- Io sono Liz –
- Allora, io prendo una cherry cola – continuò Morea.
- Io, come avrai capito, sono Rea, e prenderò un frappé di Venere –
- Io mi chiamo Marta e ci starebbe proprio bene una fetta di torta satellitare con una coca cola –
- E io sono Emy e prendo una coca cola –
- Io prendo un’esplosione di Marte e un frappé di Venere. Ma che razza di nomi hanno i cibi qui? – chiese Bunny.
- Siamo a Roswell e tutti sanno che nel 1947 qui sono atterrati gli alieni. Almeno così si crede – spiegò Liz.
Le ragazze si fecero improvvisamente serie, credendo che gli alieni di cui parlava Liz fossero altre forze del male da sconfiggere con i poteri delle Saylor.
- Ed è vero? – chiese Emy.
- Non lo so. Qui non ho mai visto omini verdi – rispose Liz ridendo, più per la stratosferica bugia che per la misera battuta.
- Magari si possono camuffare – disse Rea seria.
- Puoddarsi – rispose Liz alzando le spalle.
- Va be’, Kibiusa cosa prendi? –
- Quello che ha preso Bunny –
- Torno subito – disse Liz allontanandosi.
Era però rimasta sorpresa dal cambiamento di umore delle ragazze al sentire nominare gli alieni. Che fossero agenti dell’FBI? No, troppo giovani. Cacciatori di alieni? Sì, ma la bambina poteva cacciare solo le farfalle! Chi farebbe usare ad una bambina una pistola!
Un po’ confusa, Liz andò a ordinare il cibo in cucina.
Quando tornò per servire le ragazze, Bunny e Kibiusa stavano nuovamente litigando, ma questa volta la bambina stava tirando i capelli alla ragazza, la quale urlava come un’aquila. Le altre ragazze del tavolo avevano un grosso gocciolone in testa e a poco a poco si abbassavano fino a scomparire sotto il tavolo per la vergogna. Tutti i clienti del locale erano intenti a guardare la scena e ridevano divertiti.
Finalmente, dopo qualche minuto, le due si calmarono e mangiarono.
- Quelle due sono uno spasso – disse Maria indicando Bunny e Kibiusa.
- Non so chi delle due sia la bambina – disse sommessamente Liz.
- Suvvia Liz, come sei seria! Ci vuole un po’ di allegria! –
- Ma se è da stamattina che non fanno altro che succedere cosa al limite del grottesco! –
- Ma cosa stai dicendo? Non è successo assolutamente niente di strano! –
Liz cadde a terra a gambe all’aria, con un grosso gocciolone sulla testa. Accortasi di essersi comportata come un cartone animato, si rialzò in fretta, controllando che nessuno l’avesse vista, a parte Maria naturalmente.
- Porca miseria, è contagioso – sussurrò prima di allontanarsi per andare a servire un tavolo.
Per il resto del turno non successe nient’altro di strano, e Liz ne fu infinitamente felice.
Appena fu libera, poco prima del tramonto, si recò nel deserto per riflettere e per abituarsi di dover vivere in quella Roswell fuori dal comune.
Parcheggiò l’auto vicino alla grotta delle capsule e scese, contenta di essere finalmente sola. Ma non lo sarebbe stava ancora per molto…
Sentì dei rumori vicino a lei e vide una specie di struzzo inseguito da un coyote.
- Non è possibile! – disse, sedendosi a terra ad osservare la scena.
Lo struzzo correva velocissimo e il coyote non riusciva a stargli dietro, perciò costruì un grosso razzo e ci saltò sopra. Accese la miccia e questo partì ad una velocità tale che le gambe del coyote partirono subito col razzo, mentre il corpo era ancora fermo nel punto in cui l'aveva acceso. Le gambe erano lunghissime e, dopo qualche secondo, il resto del corpo le raggiunse. La faccia del coyote però era uno spettacolo: aveva un’espressione mista di stupore e terrore e i suoi occhi erano quasi fuori dalle orbite.
Liz prese a ridere a crepapelle, pensando che tutto sommato era divertente vivere lì.
Il coyote non aveva predisposto un dispositivo per far girare il razzo, perciò questo continuava ad andare dritto, sbattendo contro ad ogni ostacolo.
Il razzo passò in mezzo a due foglie di cactus, continuando la sua corsa, mentre il coyote vi si spiaccicò contro, pungendosi dappertutto, fino a quando non venne tirato via dalla forza del razzo, che lo costrinse a seguire la sua direzione.
Liz non ce la faceva più. Ma povero coyote!
Lo struzzo, nel frattempo aveva già fatto due volte il giro del deserto e aveva superato due volte il razzo, deridendo il suo inseguitore con un – Beep-Beep – e facendogli la lingua.
Poco dopo però il razzo cominciò a sbuffare e infine si fermò. Il coyote scese ed iniziò a tirare delle botte alla sua invenzione, per poter continuare a inseguire la sua preda. Era come se il razzo si fosse offeso per il trattamento avuto, perché improvvisamente esplose, lasciando il coyote con una faccia stupita al massima, ma tutta nera. I suo peli erano tutti a terra, a formare un mucchietto nero intorno a lui, mentre la sua pelle era tutta nera con qualche sfumatura rosa. I suoi occhi erano di un giallo intenso con molte venature rosse e le sue orecchie erano afflosciate. Era così tenero visto così!
Liz non riusciva a trattenersi dal ridere, ma un po’ le dispiaceva per il coyote, che per fortuna si riprese subito.
Si rimise subito al lavoro: legò una pesantissima zavorra ad una corda e la fermò con un masso in cima ad una roccia che sorgeva lì vicino, cosicché la zavorra pendeva proprio sopra il centro del cerchio che aveva disegnato lo stesso coyote. Per completare la sua opera, pose all’interno del cerchio un piatto con del mangime e salì in cima alla roccia. Poco dopo la sua preda entrò nel cerchio ed iniziò a mangiare. Il coyote tolse il masso dalla corda, aspettandosi che la zavorra precipitasse in testa allo struzzo, ma non si mosse di un solo centimetro, dando tutto il tempo allo struzzo di finire il cibo e correre lontano.
Frustrato, il coyote cominciò a strattonare la corda e, dopo vari tentativi, la zavorra cadde, ma la sua mano teneva ancora la corda. Liz vide il coyote precipitare a terra proprio sopra la zavorra. Si sentì un tonfo e ci fu della polvere, da cui ne uscì un coyote quadrato. La sua testa era completamente piatta, le braccia penzolavano quasi prive di ossa, il busto era ridotto a una sottiletta e le gambe erano ancora più sottili del solito, ma molto più corte. Camminava come un robot, con gli occhi gialli grossissimi che spiccavano come fari, anche perché erano gli unici organi del viso rimasti visibili dopo la caduta.
Liz per poco non piangeva a forza di ridere, così, solleva decise di tornare in città.
Si rassegnò a mangiare con Jerry che ogni tanto rubava dal suo piatto, ma non ci pensò nemmeno a dargli la caccia, memore delle disavventure e delle botte della mattina.
Terminata la cena andò in camera sua a fare i compiti e a scrivere sul suo diario, ma quando aprì la porta…
- Aaaaah! – urlò.
C’era un maialino rosa con indosso una giacca e un cappello, che puntava un fucile proprio nella sua direzione.
- Shhh… sta-sta-stai z-zitta o scappa il coniglio – le disse.
- Tu parli? –
- S-sì. Sono S-sam –
- E cosa ci fai in camera mia? –
- B-bug Bunny si è nascosto qui –
- Bugs bunny? –
- Sì –
- Credo di stare per svenire – disse Liz sedendosi pesantemente sul letto.
Tutti i cartoni animati che guardava in televisione erano apparsi nella sua vita quel giorno. Ci mancavano solo gli spari di Sam!
Poco dopo il coniglio entrò nella sua stanza: - Ehi, come va amico? – disse con la sua solita aria strafottente sgranocchiando una carota.
- Sei finito! – urlò Sam cominciando a sparare all’impazzata.
Cominciò così una lotta furibonda tra i due: Bugs Bunny correva da ogni parte della stanza lanciando a Sam ogni oggetto che gli si presentasse sotto mano, e il cacciatore continuava a sparare, distruggendo la stanza di Liz.
Liz ora piangeva. Poi avrebbe dovuto mettere a posto tutto!
Finalmente, dopo un tempo che a Liz sembrò infinito, Bugs Bunny salì sul cornicione della terra, Sam si lanciò contro di lui, ma il coniglio si spostò all’ultimo e Sam precipitò a terra. Il coniglio scese dalla scala e si mise a correre verso il deserto, seguito da Sam che continuava a sparare.
Rimasta sola, Liz rimise in ordine il macello che avevano fatto, poi stanchissima si coricò sul letto ancora vestita e si addormentò all’istante, senza riuscire nemmeno a pensare a quello che era successo quel giorno.

Beeep… beeep… beeep… beeep…
- Maledetta sveglia – mormorò Liz alzandosi.
Fu completamente sveglia in due secondi: era tutto normale! Non era più in un cartone animato, non c’erano più i buchi sulle pareti lasciati dai proiettili di Sam, indossava il pigiama. Ma allora era stato tutto un sogno!
Si vestì di corsa e scese in cucina: anche sua madre non era più un cartone e nessun topolino dispettoso andò a rubarle la colazione. Era tutto come prima, ed era fantastico, anche se quel sogno le aveva lasciato un senso di gioia e di pace. in fondo in quel mondo non c’erano alieni cattivi da combattere, non c’erano i problemi di Max, Michael e Isabel, non c’erano i continui litigi di Maria e Michael; ma se tutto era così perfetto lei non riusciva a sentirsi viva, e soprattutto non si sentiva sempre protetta da Max; perciò era meglio il suo mondo.

Scritta da Kassandra


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