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UN ALTRO CASO DI OMICIDIO


RIASSUNTO: Michael Guerin è accusato dell’omicidio della fidanzata Isabel Evans e l’avvocato Liz Parker lo difenderà.

DATA DI CREAZIONE: 08-10/04/05

ADATTO A: tutti, anche se forse è meglio che i bambini non lo leggano a causa della violenza del tema trattato.

DISCLAIMER: Ogni riferimento a Roswell appartiene alla WB e alla UPN. Tutti gli attori protagonisti del racconto e citati appartengono a loro stessi. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia e-mail è rapiro84@libero.it


Il corpo di Isabel Evans giaceva a terra in una pozza di sangue. Il suo assassino le aveva inferto quattro coltellate alla schiena, che avevano trapassato il polmone sinistro ed avevano leso il cuore. Isabel era ancora viva quando l’assassino aveva lasciato l’appartamento della ragazza, ma non ce l’aveva fatta ed era morta dissanguata.
Ora il corpo della ragazza giaceva su un lettino dell’obitorio e la dottoressa Maria Parker stava effettuando l’autopsia.
I famigliari e amici di Isabel Evans erano sconvolti e si trovavano a casa di Max Guerin.
Isabel era figlia unica ed abitava sola in un elegante quartiere di San Francisco; i suoi genitori vivevano a New York e andavano di rado a trovare la figlia, troppo presi dai loro impegni. Ora anche loro si trovavano a San Francisco e piangevano per la morte della loro unica figlia, a cui non avevano saputo dare l’affetto necessario.
Max Guerine era il fratello di Michael Guerin, il fidanzato di Isabel. Michael non si trovava con loro perché era stato sorpreso dalla polizia accanto al corpo privo di vita di Isabel, ed era perciò il sospettato numero uno.
Max conosceva molto bene suo fratello e sapeva perfettamente che Michael non avrebbe mai potuto uccidere una persona, tantomeno Isabel.
Max, Michael e Isabel erano cresciuti insieme. Prima vivevano a New York, ma poi decisero di frequentare insieme l’università a San Francisco e si erano trasferiti.
Poi Isabel e Michael si erano fidanzati e Max non vedeva l’ora che si sposassero: erano fatti per stare insieme. Ma ora tutto era andato in fumo e Max era distrutto per la morte di una sua grande amica e per la sorte del fratello.
Vi erano poi Tess e Alex Harding e Kyle Valenti. Tess e Alex erano fratello e sorella e vivevano nella casa accanto a quella di Isabel. Erano amici di Isabel, e di conseguenza lo erano anche di Max e Michael.
Kyle era il socio di Michael e dirigeva con lui la ditta “Guerin & Co”. Conosceva Isabel, ma non erano grandi amici, considerando le poche volte in cui si erano incontrati.
La perdita di Isabel aveva gettato tutti nello sconforto più totale. Lei era una ragazza bella e intelligente: come aveva potuto farsi un nemico tanto spietato da ucciderla? Quell’uomo, o donna, si era preso la sua vita infrangendo tutti i suoi sogni, disfando tutti i suoi progetti e lasciando ai sopravvissuti un grande senso di vuoto.
Max, dopo i genitori della ragazza, era il più sconvolto, ma doveva far luce sulla vicenda e soprattutto scagionare Michael.
Così il giorno seguente assunse un avvocato per la difesa del fratello.
- Elizabeth Parker. Posso esserle utile? – rispose al telefono Liz.
- Buongiorno. Sono Max Guerin e ho bisogno che lei difenda mio fratello – disse Max.
- Venga nel mio ufficio oggi pomeriggio alle 14 –
- Grazie –
Un altro caso di omicidio di cui doveva occuparsi. Michael Guerin era un famoso imprenditore e la notizia del suo arresto era arrivata veloce come il vento a tutti gli avvocati della città. Tutti volevano quel lavoro, ma Max Guerin aveva scelto lei, la migliore.
Elizabeth Parker, Liz per gli amici, era una ragazza molto determinata e un avvocato ancora più determinato. Si era laureata con il massimo dei voti e nel giro di pochi anni era diventata la più gettonata nei casi di omicidi. Era un difensore e aveva scagionato decine di innocenti, facendo arrestare i veri colpevoli.
La sua vita era il lavoro, tant’è vero che la sua unica amica era sua sorella Maria, il coroner. Non aveva tempo per l’amore e per coltivare nuove amicizie, perché la sua scalata verso il successo non era ancora terminata.

Quel pomeriggio ebbe il suo primo incontro con Max Guerin.
- Buongiorno, sono Elizabeth Parker – si presentò la ragazza.
- Buongiorno, e grazie per aver accettato di ricevermi – disse Max.
- Suo fratello Michael è accusato di omicidio e alla luce dei fatti non sarà facile provare la sua innocenza – andò dritta al punto Liz. Non le piaceva girare intorno alle cose.
- Lo so. Ma io so che Michael non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Lui amava Isabel, stavano progettando di sposarsi, e di certo non aveva alcun motivo per ucciderla –
- L’amore è una bella cosa, ma non so se sarà la linea di difesa migliore per farci vincere –
- Sono anch’io un avvocato e so benissimo che esistono i delitti passionali –
- Bene. Chi sono le persone più vicine a Isabel, oltre a Michael? –
- Io, Tess, Alex e Kyle –
- È un avvocato, ma stare troppo dietro a scartoffie gli ha fatto dimenticare come si comporta un vero avvocato. Ho bisogno anche dei loro cognomi –
- Signorina Parker, solo perché io non sono un penalista non vuol dire che non sappia fare il mio lavoro –
- Voglio mettere subito in chiaro una cosa: chi conduce il gioco sono io. Lei per me è solo il fratello dell’imputato e per quanto mi riguarda un possibile colpevole –
- Ma lei è pazza! Se fossi io l’assassino crede che sarei venuto da lei per farmi arrestare? –
- La gente fa cose strane –
- Se non è interessata a questo lavoro non deve fare altro che dirmelo. Andrò da qualcun altro –
- Non è intimorendomi che otterrà la mia collaborazione. E ora, se non le dispiace, vorrei i cognomi delle persone che ha elencato poco fa –
- Tess e Alex Harding e Kyle Valenti –
- Grazie. Ho bisogno di sapere quali erano i loro rapporti con Isabel. Tutto quello che le viene in mente –
- Tess e Alex vivono nella casa accanto a quella di Isabel. Si sono conosciti non appena ci siamo trasferiti qui, sette anni fa. Tess e Isabel sono diventate amiche in questi anni, ma non so quanto. Isabel era amica anche di Alex. Spesso uscivamo tutti insieme –
- Ha mai notato atteggiamenti ambigui o sospetti da parte di uno dei due? –
- No. Tess è una ragazza viziata, di quelle con la puzza sotto il naso e che vogliono sempre avere ragione, perciò a volte discutevano perché dovevamo andare sempre dove diceva Tess, e Isabel si arrabbiava. Ma credo che non sia una cosa rilevante. Alex è un ragazzo molto gentile e semplice e si è sempre comportato bene con Isabel –
- Okay. E Kyle Valenti? –
- Kyle è il socio di Michael e non conosceva molto bene Isabel. Si sono incontrati a qualche ricevimento, ma non hanno mai veramente fatto amicizia. Erano conoscenti –
- E lei in che rapporti era con Isabel? –
- Siamo cresciuti insieme. Vivevamo nello stesso quartiere di New York e abbiamo frequentato insieme elementari, medie e il liceo. Lei era la mia migliore amica, era come una sorella per me –
- Era solo una sorella o provava sentimenti più profondi nei suoi confronti? –
- No. Non era il mio tipo. Lei era perfetta per Michael. Io preferisco ragazze meno appariscenti –
- Capisco. Quand’è stata l’ultima volta che l’ha vista? –
- Mi sta interrogando? –
- Devo vagliare tutte le possibilità. È il mio lavoro –
- L’ho vista la sera prima dell’omicidio. Lei e Michael sono venuti a casa mia –
- Mi racconti la serata –
- Pazzesco! –
- Signor Guerin, se non collabora sarò costretta a sospettarla. Se non ha niente da nascondere risponda alla mia domanda –
- Ogni lunedì sera lei e Michael venivano a mangiare a casa mia. Era una tradizione. Abbiamo mangiato una pizza e abbiamo chiacchierato fino alle ventitré circa. Isabel era la responsabile pubblicitaria della ditta, così abbiamo discusso sulle scelte migliori per la nuova campagna pubblicitaria –
- Discusso? Avete litigato? –
- No! Con Isabel non litigavo mai. Non era mica la mia fidanzata! –
- Ma lo era di suo fratello. Litigavano spesso? –
- Se non crede nell’innocenza di mio fratello non dovrebbe difenderlo –
- Signor Guerin, lei sarà chiamato a testimoniare nel processo e l’accusa non si risparmierà nel cercare di metterla in difficoltà –
- Lo so. Ogni tanto litigavano, ma tutte le coppie lo fanno. I litigi erano per cose stupide: una parola detta male, un ritardo ad un appuntamento; le solite cose –
- D’accordo. Per ora può bastare. Domani andrò a parlare con suo fratello –
- Lo difenderà? –
- Sì –
- Grazie –
- Arrivederci signor Guerin –
- Arrivederci –
Ma come faceva una ragazza così carina ad essere tanto odiosa? Non aveva fatto altro che cercare di metterlo in imbarazzo e farlo sentire inferiore e colpevole. Sicuramente era single e sarebbe morta zitella! Con quel carattere nessuno l’avrebbe sopportata per più di due giorni. Ancora si stupiva di come aveva fatto lui a non alzarsi e andarsene da quell’ufficio insultandola. Sperava solo che fosse brava nel suo lavoro come l’avevano descritta.
Quell’atteggiamento andava bene in tribunale, non in un colloquio preliminare con chi l’aveva assunta. Se continuava così, prima della fine del processo si sarebbe trovato con un’ulcera!
Tutti uguali i ricconi! A loro tutto era dovuto ed erano per forza insospettabili. Lei stava facendo solo il suo lavoro ed era ovvio che doveva fare delle domande anche a lui. Prima si rivolge a lei e poi non è contento di come lavora! Non erano mai contenti questi figli di papà.
Sperava che Michael fosse diverso dal fratello, altrimenti prima della fine del processo si sarebbe trovata con un’ulcera!

Il giorno seguente Liz si recò in carcere per parlare con Michael.
- Buongiorno. Sono Elizabeth Parker, il suo avvocato difensore –
- Buongiorno –
- Ho parlato con suo fratello Max e mi ha fatto un quadro generale della situazione. Ora con lei voglio entrare nei particolari per poter studiare un’efficace linea difensiva –
- Quanto è grave la mia situazione? –
- È stato trovato accanto al corpo della vittima dalla polizia, dopo che una telefonata aveva richiesto l’intervento della polizia per rumori sospetti a casa di Isabel –
- Mi hanno incastrato. Quando sono arrivato da Isabel, la porta era aperta e l’ho trovata a terra in una pozza di sangue. La prima cosa che ho fatto è stato avvicinarmi a lei e tastarle il polso. Quando ho capito che era morta l’ho stretta tra le braccia un’ultima volta. Lei e Max erano la mia famiglia ed ora senza di Isabel mi sento come se mi mancasse una parte –
- A che ora è arrivato a casa di Isabel? –
- Circa le dieci. Avevamo appuntamento per quell’ora –
- Ha notato qualcosa di sospetto giunto da lei? –
- No, era tutto normale –
- Okay. Io non sono qui per incriminarla; perciò durante questo periodo devo diventare la sua confidente. Non abbia paura a rivelarmi ogni segreto che nasconde. Io sono vincolata dal segreto professionale –
- Sta dicendo che non mi crede e vuole che io confessi? –
- No. Sto dicendo di non tralasciare nemmeno il più piccolo dettaglio sulla sua storia con Isabel e con i suoi rapporti con gli amici della vittima –
- Vorrei solo chiederle una cosa: la chiami Isabel, non vittima –
- Come vuole. Quand’è stata l’ultima volta in cui ha visto Isabel viva? –
- Il giorno prima del suo omicidio –
- Bene. Mi racconti la vostra giornata –
- Isabel è… era la responsabile pubblicitaria della ditta, perciò ci vedevamo tutte le mattine in ufficio. Lunedì pomeriggio abbiamo lavorato e poi siamo andati a mangiare da Max. Abbiamo mangiato una pizza e chiacchierato, sia di lavoro che di altro. Poi verso le undici siamo andati via e io l’ho accompagnata a casa –
- Non l’ha vista la mattina seguente a lavoro? –
- No. Non è venuta a lavorare –
- Perché? –
- È andata dal dottore. Era incinta. Solo io e lei lo sapevamo –
- Perché non è andato con lei? Non volevate questo bambino? –
- Lo volevamo, eravamo felicissimi. Non sono andato solo perché lei mi ha detto che non era necessaria la mia presenza, dato che il dottore non le avrebbe fatto l’ecografia ma avrebbero solo parlato –
- Durante il pomeriggio del giorno dell’omicidio cosa ha fatto? –
- Ho lavorato –
- E Isabel? –
- È andata a fare shopping con Tess. Ci saremmo visti quella sera per festeggiare il nostro bambino –
- Capisco. Chi poteva avere interesse ad ucciderla? –
- Non lo so. Non aveva nemici. Forse un ladro… -
- Lo escludo. In casa è tutto in ordine e non manca niente. L’obiettivo era lei, non i suoi averi –
- Isabel era una ragazza dolce e gentile. A lavoro andava d’accordo con gli altri impiegati, aveva fatto amicizia da subito con Tess e Alex, i suoi vicini di casa –
- Mi parli di loro e del loro rapporto con Isabel –
- Entrambi conoscevano Isabel da quando si è trasferita nella casa accanto alla loro. Tess non mi è mai piaciuta molto: aveva messo gli occhi su Max e quando Isabel e Max scherzavano lei diventava gelosa. Una volta hanno litigato e sono volate parole grosse da parte di Tess –
- Perché avevano litigato? –
- Perché Isabel e Max erano andati al cinema insieme –
- Max e Isabel erano solo amici, giusto? –
- Certo. Mi fidavo ciecamente di entrambi –
- Tornando a prima: poi hanno fatto pace Tess e Isabel? –
- Sì. Tess ha chiesto scusa e ha spiegato che era gelosa di Max –
- Si sono ripetuti episodi analoghi? –
- Tess vuole comandare sugli altri e spesso lei e Isabel litigavano perché dovevamo fare sempre quello che diceva Tess –
- Mi pare di capire che non erano poi così amiche… -
- La loro era un’amicizia strana. Quando Tess non faceva la stupida andavano d’accordo –
- Avevano litigato di recente? –
- Non mi pare. Se lo avessero fatto il giorno dell’omicidio di Isabel non sarebbero andate a fare shopping insieme –
- Mi sembra ragionevole. E Alex? –
- Alex è un bravo ragazzo, il contrario di sua sorella. Ha sempre aiutato Isabel e non si è mai comportato scorrettamente nei suoi confronti. Credo che avesse una cotta per lei, ma non ci davo molto peso –
- Cosa le ha fatto credere che Alex fosse interessato a Isabel? –
- Era sempre disponibile, le faceva spesso dei complimenti e più di una volta l’ho sorpreso intento a fissarla in bambola –
- E Isabel come reagiva alle sue attenzioni? –
- Le era indifferente. Erano solo amici e più di una volta mi ha detto che forse era il caso di parlargli e dirgli chiaramente che non era interessata a lui –
- Questo creava attrito tra di voi? –
- No. Se a Isabel interessa una persona non lo tiene nascosto –
- Suo fratello mi ha detto che con Kyle Valenti non erano proprio amici –
- No. Kyle fa parte della dirigenza e raramente viene a contatto con gli impiegati. In quanto mia fidanzata, Isabel e Kyle si erano incontrati a qualche party aziendale. Hanno scambiato qualche parola, ma non sono mai diventati amici –
- Ora voglio che mi dica minuto per minuto cosa ha fatto il giorno dell’omicidio di Tess –
- Mi sono alzato alle 7.30 e ho fatto colazione. Poi sono andato a lavorare. Ho pranzato alle 12.30 in punto, come faccio ogni giorno, e alle 14 ho ripreso il lavoro… -
- Cosa ha fatto dal termine del pranzo alle 14? –
- Mangio in mensa, perciò sono rimasto a chiacchierare con i colleghi –
- Okay. Continui pure –
- Ho lavorato fino alle 18; poi sono andato a casa. Mi sono fatto una doccia e ho cenato. Poi ho guardato dei documenti che mi aveva dato Max e alle 21.30-21.35 sono uscito di casa per andare da Isabel –
- Quanto distano le vostre case? –
- Circa dieci minuti –
- Quindi è arrivato da Isabel tra le 21.40 e le 21.45 –
- Esatto –
- Ieri mi sono arrivati i rapporti completi del coroner e l’ora della morte può essere stimata intorno alle 21.20, circa venti minuti prima del suo arrivo –
- Cosa significa? –
- Non lo so ancora. Qualcuno sapeva che lei e Isabel avevate un appuntamento quella sera? –
- Probabilmente Tess. Magari Isabel gliel’aveva detto quel pomeriggio –
- Sì, potrebbe essere. Dobbiamo trovare qualcosa per scagionarla perché lei non ha un alibi per l’ora dell’omicidio –
- Me ne sono reso conto. Io posso solo giurarle che non avrei mai fatto del male a Isabel –
- Io le credo, ma sarà la giuria quella da convincere. Farò il possibile per trovare il vero assassino e se le viene in mente qualcosa, qualsiasi cosa, non esiti a farmi chiamare. Ricordi, io dovrò essere la sua confidente –
- D’accordo e grazie di tutto. Arrivederci –
- Arrivederci –
Quel caso si stava rivelando più complicato del previsto: Isabel era incinta, ma Maria non gliel’aveva detto. Forse era il caso di andare a parlare con lei.
- Ciao Liz, come mai da queste parti? – la accolse Maria.
- Ciao. Sono qui per Isabel Evans –
- Il mio rapporto non è chiaro? –
- No, è che Michael Guerin mi ha detto che Isabel era incinta, ma tu non l’hai evidenziato nel rapporto –
- Non l’ho fatto perché Isabel aveva subito un aborto –
- Spontaneo? –
- No –
- Quando aveva abortito? –
- Il giorno dell’omicidio –
- Ora le cose quadrano… Maria, ho paura che sto difendendo il vero assassino –
- Non è detto. Usa la razionalità, come fai sempre –
- Grazie. Ci vediamo. Ciao –
- Ciao –

Max non stava più nella pelle, doveva aiutare l’avvocato nelle indagini o sarebbe impazzito. Non ce la faceva a stare con le mani in mano quando sapeva che suo fratello era in prigione e il vero assassino era a piede libero.
- Signorina Parker, disturbo? – chiese Max entrando nell’ufficio dell’avvocato.
- È successo qualcosa? –
- No. Volevo sapere come procedono le indagini –
- Ho scoperto alcune cose interessanti ma per niente a favore di suo fratello –
- Cosa ha scoperto? –
- Sono vincolata dal segreto professionale –
- Per favore. Io non ce la faccio ad aspettare il processo per sapere come andrà a finire -
- Lei non è diverso dagli altri parenti dei miei clienti –
- Ma io sono un avvocato come lei e posso aiutarla –
- Me la so cavare benissimo da sola –
- Credo che noi due abbiamo iniziato col piede sbagliato. Perché non ricominciamo daccapo e mi permette di aiutarla? –
- E in cosa potrebbe essermi utile? –
- Conosco bene ogni sospettato –
- Si rende conto che per me anche lei è un sospettato e potrebbe deviarmi nelle indagini? –
- Sì, ma le assicuro che io non avrei mai potuto uccidere Isabel –
- Dove si trovava martedì intorno alle 21.20? –
- Ero al ristorante con Kyle Valenti –
- Solo Kyle Valenti può confermare il suo alibi? –
- Be’, anche i gestori del ristorante –
- Bene. In quale ristorante stava cenando? –
- Al New America –
- Si rende conto che in questo modo sta creando un alibi anche per Kyle Valenti e che potrei pensare che voi due siate complici? –
- Certamente –
- Perché era a cena con Kyle Valenti invece che con a sua fidanzata? –
- Primo perché non ho la fidanzata e secondo perché dovevamo visionare alcuni contratti di lavoro –
- E non potevate farlo in ditta durante l’orario di lavoro? –
- Certo che potevamo, ma sono cose che vanno per le lunghe e ci è venuta fame –
- E non potevate andare a mangiare a casa di uno dei due? –
- Potevamo fare tante cose, ma il New America si trova proprio di fronte all’ufficio dove lavoriamo –
- Bene. Mi scusi, ma ho del lavoro da sbrigare. La informerò sulla mia decisione nei prossimi giorni –
- Lo sa che è veramente scostante? –
- Lei invece è proprio come tutti i figli di papà: pretende cose assurde e subito –
- Io voglio solo scoprire chi ha ucciso Isabel –
- Ed è quello che voglio fare anch’io; perciò ora se ne vada –
- Non si libererà tanto facilmente di me –
- Provi a minacciarmi un’altra volta e la faccio arrestare –
- Spero solo che non mi difenda lei, altrimenti mi danno l’ergastolo! – e così dicendo Max se ne andò, appena un secondo prima che Liz scagliasse un vaso contro la porta.
Mai nessun ragazzo l’aveva fatta imbestialire tanto. Ma come si permetteva quel damerino di entrare nel suo ufficio e dettar legge!
Il fatto che ogni volta che lo vedeva aumentassero i suoi battiti cardiaci poteva solo significare che non si sentiva a suo agio con lui, e non che fosse veramente bello e con il fegato di tenerle testa; inoltre anche lui era un possibile sospetto, perciò doveva mantenere un certo distacco.
Forse questa volta aveva esagerato: se non avesse chiuso la porta quella pazza gli avrebbe scagliato un vaso in testa. Ma com’era carina quando si arrabbiava! Il suo viso diventava tutto rosso e i suoi occhi brillavano come due stelle. Non aveva mai conosciuto una ragazza così determinata e sicura di sé, tanto sicura da fargli saltare i nervi.
Non appena entrava nell’ufficio sentiva il suo profumo e per il resto della giornata continuava a sentirlo ovunque, facendogli pensare continuamente a lei.

Forse l’aiuto di Max Guerin poteva esserle utile, ma prima doveva essere sicura del suo alibi, così si recò al New America. Non avevano prenotato, ma i loro nomi comparivano tra i conti pagati con le carte di credito. I proprietari del locale confermarono anche l’ora di arrivo dei due e il fatto che avevano continuato a sfogliare foglio e a parlare fitto fitto in gergo giuridico.
Ciò stava a significare che Max le aveva detto la verità e che quindi non era lui l’assassino di Isabel. Certo, poteva sempre essere il mandante, ma era un’ipotesi molto remota. Decise perciò di accettare la collaborazione del ragazzo, almeno poteva rifarsi gli occhi quando lui era da lei!
Cacciò questo pensiero malsano dalla mente e compose il numero di telefono della ditta Guerin & Co.
- Guerin Corporation, posso esserle utile? – rispose una segretaria.
- Sì, sono Elizabeth Parker. Vorrei parlare con Max Guerin –
- Un momento prego –
Dopo due minuti abbondanti di musichetta finalmente Max rispose.
- Buongiorno. Come mai mi telefona? –
- Avevo voglia di stare due minuti ad ascoltare il motivetto di attesa dei vostri telefoni –
- Carino, vero? L’ho scelto io –
- Se è ancora interessato a collaborare, venga nel mio ufficio questo pomeriggio –
- Ci sarò –
Alle 14 Max bussò alla porta dell’ufficio di Liz.
- Avanti –
- Buongiorno. Non sa come sono felice per questa sua decisione –
- Basta convenevoli e veniamo al dunque. Il caso è di mia competenza, perciò le decisioni le prendo io –
- Sì, capito –
- Inoltre andrò da sola ad interrogare chiunque fosse in contatto con la vittima –
- Perché? –
- Perché nessuno deve sapere che io e lei collaboriamo. Intesi? –
- Intesi –
- Bene. Qualsiasi novità dovrà comunicarmela tempestivamente. Anche un banale dubbio. Ogni minima cosa potrebbe essere di aiuto –
- Lo so. Altro? –
- Sì. Si tolga quel sorriso dalla faccia e sia serio. Qui non stiamo giocando a guardie e ladri –
- Io sono serio. È di mio fratello che stiamo parlando –
- Allora. Ho scoperto alcune cose andando a chiacchierare con suo fratello –
- Che cosa? –
- Lo sapeva che Isabel era incinta? –
- No. Oh mio Dio! Stavo per diventare zio! Si rende conto che quel disgraziato ha ucciso mio nipote?-
- No. A questo ci aveva già pensato Isabel –
- Vuol dire che… -
- Sì. Aveva abortito –
- Ma è assurdo! Perché avrebbe dovuto farlo? Michael lo sa? –
- Una domanda per volta. Martedì, il giorno in cui è stata uccisa, Isabel è andata dal dottore e ha detto a Michael di non accompagnarla. È stato allora che ha abortito –
- Quindi Michael non lo sa –
- No. Il problema è che Michael non ha un alibi per l’ora del delitto e il fatto che Isabel lo avesse tenuto all’oscuro dell’aborto potrebbe essere reputato un movente –
- Caspita, è vero! Questo rende tutto più complicato –
- Partiamo dall’inizio: la mattina di martedì Isabel abortisce e poi nel pomeriggio va a fare shopping con Tess. Non le sembra strano? Una donna è mentalmente debilitata da una cosa del genere –
- Sì. Credo che Isabel nascondesse qualcosa a Michael –
- Ma cosa? Dove è andata nel pomeriggio e perché non ha comunicato a Michael la sua decisione di abortire? –
- Magari l’hanno tenuta in ospedale nel pomeriggio –
- Sì, potrebbe essere… -
- Ma cosa c’era che non andava tra loro due? Io non mi sono mai accorto di niente. Michael non avrebbe mai accettato che Isabel abortisse e quella sera lei gli aveva dato appuntamento per mostrargli il fatto compiuto –
- Lo credo anch’io. Credo che Micheal non sappia della scelta fatta da Isabel, altrimenti si sarebbe comportato diversamente e me l’avrebbe detto –
- Cosa facciamo ora? –
- C’è un’altra cosa che mi lascia perplessa: la telefonata alla polizia –
- Qual è il problema secondo te? –
Liz si bloccò. Le aveva dato del tu e si era sentita strana. Perché? Si riprese subito, perché non era il momento di perdersi nei suoi sentimenti.
- Vuole darmi del tu? – chiese a Max.
- Mi è scappato. Mi scusi –
- No. Lavoreremo insieme per un po’, perciò diamoci pure del tu –
- Sicura? –
- Sicura –
- Okay. Stavi dicendo? –
- Dicevo che la telefonata è sospetta. Non c’è segno di scasso, perciò Isabel conosceva il suo assassino. Inoltre è stata colta di sorpresa e non ha avuto il tempo di urlare… -
- Quindi è strano che qualcuno chiami la polizia dicendo di aver sentito dei rumori –
- Esatto. Nel vicinato nessuno si è accorto di niente; perciò Michael è stato incastrato –
- A che ora c’è stata la telefonata? –
- Alle 21.30 da una cabina telefonica in fondo alla strada dove abitava Isabel –
- Quindi l’assassino uccide Isabel e poi chiama la polizia sapendo che Michael sarebbe arrivato entro poco –
- Sì. l’omicidio è avvenuto intorno alle 21.20, quindi l’assassino ha aspettato circa dieci minuti e poi ha chiamato. Se scopriamo chi ha telefonato, scopriamo l’assassino –
- E l’arma del delitto? –
- Non c’era in casa di Isabel. Se ne sarà sbarazzato e non la troveremo –
- Siamo in un vicolo cieco –
- Non è detto. Sarà meglio andare a fare quattro chiacchiere coi vicini di Isabel –
- Perché? –
- Da quello che mi avete detto tu e Michael il rapporto tra Isabel e Tess era un po’… strano –
- È Tess ad essere strana –
- Magari ha visto qualcosa. Ci vediamo nei prossimi giorni per aggiornarci –
- D’accordo. Ciao –
- Ciao –
Era andata meglio del previsto: ora che avevano rotto il ghiaccio era risultato perfino piacevole trascorrere del tempo con Max. Era un ragazzo molto intelligente ed era sicura che si sarebbe rivelato un ottimo collaboratore, e magari anche un amico. Certo che non era affatto semplice concentrarsi con lui così vicino! Era così attraente e i suoi occhi la facevano letteralmente sciogliere. Ogni volta che la guardava il suo cuore batteva più forte e perdeva il filo del discorso. Sperava solo di non tradirsi uno di questi giorni.
Quando non recitava la parte del bulldozer arrabbiato Elizabeth era una persona simpatica, addirittura piacevole. Aveva accettato di darsi del tu e forse stava lentamente calando le sue difese permettendogli di avvicinarsi a lei; e lui voleva avvicinarsi a lei il più possibile. Esserle vicino era una sensazione bellissima, che lo scombussolava nel profondo e non gli permetteva di ragionare a piano sul caso a cui stavano collaborando. I suoi capelli erano lucenti e soffici come la seta e i suoi occhi erano così brillanti da illuminare l’intera stanza. Sperava solo che lei non sorridesse, altrimenti sarebbe stata la sua rovina.

Il giorno seguente Liz si recò dagli Harding per parlare con Tess e Alex. Trovò solo Alex, che la fece accomodare e le offrì un caffè.
Il ragazzo sembrava sconvolto. Forse era veramente innamorato di Isabel.
- In che rapporti era con la vittima? –
- Eravamo amici e vicini di casa. Uscivamo insieme ogni tanto e ci divertivamo –
- Per lei era solo un’amica o aveva una cotta per lei? –
- Era una bella ragazza ma no, non avevo una cotta per lei – disse Alex guardando da un’altra parte, segno che mentiva. Non era un crimine amare una persona, allora perché mentiva?
- Dove si trovava il giorno dell’omicidio? –
- Ero al fiume a pescare –
- Fino a che ora è rimasto? –
- Fino alle otto di sera –
- E poi è venuto a casa? –
- No. Siamo andati all’Orange Cafè a mangiare qualcosa –
- Siamo? Con chi era? –
- Con i miei colleghi di lavoro –
- Martedì è un giorno lavorativo. Come potete andare a pescare? –
- Semplice: il capo sono io. Ho un negozio di computer e martedì ho tenuto chiuso. È reato? –
- No. Quanti eravate? –
- Tre. Io, Sam l’hardwarista e Tom il sistemista. Non è un negozio molto grande il mio –
- Capisco. A che ora è tornato a casa? –
- Erano le undici –
- E cosa ha fatto? –
- Be’, a quell’ora c’erano già la polizia e quelli della scientifica. Mi sono precipitato da Isabel e ho chiesto cos’era successo. Tess era lì e mi ha spiegato tutto –
- Cosa le ha detto? –
- Che verso le dieci è arrivata una macchina della polizia a sirene spiegate e che avevano arrestato Michael –
- Può darmi l’elenco dei fornitori del negozio? –
- Perché? –
- Devo controllare il suo alibi –
- D’accordo –
Liz non era ancora convinta che Alex avesse detto tutta la verità, così giocò l’ultima carta.
- Sapeva che Isabel era incinta? –
Alex strabuzzò gli occhi, poi rispose: - No – guardando il pavimento.
- Ne è sicuro? –
- Sì – rispose il ragazzo con le lacrime agli occhi.
- Signor Harding, ho la netta sensazione che lei mi stia nascondendo qualcosa, e non è una buona cosa –
- È la verità. Isabel era una mia amica e sto ancora male per la sua morte. Tutto qui –
- Va bene. La ringrazio per il suo tempo. Arrivederci –
- Arrivederci –
Le nascondeva qualcosa, forse per coprire se stesso o qualcun altro.
Quel pomeriggio Liz telefonò ai fornitori del negozio di Alex e scoprì che uno di loro doveva fare una consegna martedì ma aveva trovato il negozio chiuso. Parlò poi con i colleghi di Alex ed entrambi confermarono il suo alibi. Infine si recò all’Orange Cafè e anche lì confermarono che Alex e i suoi amici avevano lasciato il locale intorno alle 23. Per l’ora del delitto Alex aveva un alibi, quindi perché aveva reagito in quel modo quando aveva parlato della gravidanza di Isabel? Che lui fosse il mandante? Forse era accecato dalla gelosia e aveva assunto qualcuno per ucciderla. Ma perché uccidere lei e non Michael? Era più logico: con Michael fuori dai piedi lui avrebbe consolato la povera ragazza con un figlio da crescere. No, dubitava che Alex fosse il mandante. Allora chi stava coprendo? Chi altri avrebbe avuto interesse ad uccidere Isabel? Forse Tess? Sì, ma per quale motivo. Forse erano in competizione ma questo non era un movente.
Era molto confusa. Mancavano ancora dei pezzi che non le permettevano di ricostruire l’intera situazione.

Max quella sera si recò a casa di Liz. Doveva sapere com’era andata e soprattutto doveva vederla. Era passato solo un giorno ma gli mancava terribilmente. Si sentiva un ragazzino alle prese con la sua prima cotta, ma Liz sapeva suscitare in lui sentimenti così contrastanti da gettarlo nella confusione più totale.
Liz era appena uscita dalla doccia ed indossava un paio di pantaloncini e una canottiera. Sedette sul divano con una bella bibita ghiacciata in mano e si mise a leggere un libro. Aveva bisogno di rilassarsi e di non pensare al caso. Ma dopo pochi minuti qualcuno suonò al campanello.
- Chi può essere a quest’ora? – si chiese ad alta voce. Probabilmente era Maria per aggiornarla o solamente per fare quattro chiacchiere tra sorelle.
Ma quando aprì la porta per poco non svenne. Davanti a lei c’era il ragazzo più bello che avesse mai visto: Max Guerin.
- Buonasera – disse lui sorridendo, e Liz si sciolse.
Il suo sorriso le fece diventare le gambe molli. Come poteva quel ragazzo darle sensazioni così belle come mai aveva provato in vita sua?
Subito dopo però il sorriso di Max sparì e si trasformò in qualcos’altro: ora lui la stava squadrando da capo a piedi e aveva lo sguardo di un affamato davanti al suo piatto preferito.
Liz si rese conto di essere molto poco vestita e divenne rossa per l’imbarazzo.
- Max, cosa ci fai qui? – riuscì a dire Liz.
- Volevo sapere com’era andata oggi – rispose il ragazzo fissandole le labbra.
Non era più una ragazzi e sapeva che quando un uomo fissa le labbra di una donna significa che è attratto da lei e vuole baciarla. Liz a quel pensiero arrossì ulteriormente e si tolse dalla sua visuale, dicendogli: - Entra –
- Grazie –
- Come hai saputo il mio indirizzo? –
- Ho le mie risorse – disse Max, e le strizzò l’occhio.
Solo quel piccolo gesto le fece dimenticare di respirare. Quando tornò in sé si rese conto che Max la stava ancora guardando, così disse: - Vado a mettermi qualcosa di presentabile –
- A me sembra che così vada bene –
- Non mi sento a mio agio –
- Così finalmente sembri una ragazza. Quando sei nel tuo ufficio sembri un mastino napoletano! –
- Ma come ti permetti di venire a casa mia e insultarmi?-
- Ecco, ora ti riconosco – e le sorrise di nuovo.
E Liz capitolò. Forse un territorio neutrale come casa di Liz e senza pensare di essere avvocati, avrebbe facilitato la loro conversazione, e magari riuscivano a giungere a qualcosa per risolvere il caso. Di solito era più il tempo che passavano a punzecchiarsi che quello in cui pensavano al caso, e non era produttivo.
- Vuoi qualcosa da bere? – chiese Liz.
- Sì grazie. Quello che bevi tu va bene –
- Okay –
Poco dopo tornò con una caraffa di tè e un bicchiere per Max. Sedettero sul divano e cercarono di rompere l’imbarazzo in cui si trovavano.
- Allora, stavi leggendo? –
- Già –
- E ti piace leggere? –
- Sì, altrimenti perché lo farei? –
- Domanda stupida. Si vede che non sono molto a mio agio? –
- Sì. Come mai? –
- Non lo so. In ufficio da te so che quello è il tuo regno e io non devo calpestare la tua autorità, ma qui potrei lasciarmi andare e magari fare qualcosa che ti mette in imbarazzo –
- Tipo? –
- Dirti quanto sei bella in pantaloncini –
Liz arrossì ancora più di prima, se possibile, ma non fece in tempo a rispondere che Max disse: - E a quanto sei bella quando diventi rossa –
- Io… ora mi sento in imbarazzo –
- Ecco, lo vedi? Se non sono tenuto a freno poi esagero –
- Ma no, tranquillo. Ora non sono l’avvocato Elizabeth Parker. Ora sono Liz – e sorrise. Ora toccò a Max trattenere il fiato.
Sapeva che se Liz gli avesse sorriso lui sarebbe stato fregato. Dio, il suo sorriso era così bello da togliergli il fiato e da fargli venire una voglia pazzesca di baciarla, ma doveva trattenersi. Avevano appena raggiunto un punto di equilibrio.
- Sì, Liz lo preferisco – disse Max
- Anch’io –
- Liz, perché sei un avvocato tanto spietato ma una ragazza così dolce? Non puoi essere semplicemente te stessa? –
- Se ti fai calpestare non diventerai mai nessuno e se sei troppo dolce e gentile tutti ti calpesteranno. Nel lavoro sono rigida e inflessibile, vaglio tutte le opportunità e sospetto chiunque. Nella vita invece sono una dolce e paurosa ragazza, anche se sono sempre molto determinata in ogni cosa che faccio. E tu come sei Max? –
- Mi piace fare arrabbiare la gente, e forse te ne sei accorta. Quando non conosco una persona tendo ad essere distaccato e a volte odioso, ma una volta fatta amicizia sono un ragazzo d’oro, di cui ci si può fidare e a cui si può chiedere una mano –
- Non ti sembra di essere un po’ esagerato? Non sei mica un supereroe! –
- Mi piace salvare le donzelle indifese – e risero entrambi.
L’imbarazzo se n’era andato e finalmente conversavano come due persone civili, quasi come due amici.
- Allora Liz, cosa hai scoperto di bello oggi? –
- Ho parlato con Alex Harding. Ha un alibi confermato per la sera dell’omicidio ma ho avuto l’impressione che mi mentisse –
- Riguardo a cosa? –
- Ai suoi sentimenti per Isabel e sul bambino –
- Pensi che lui sapesse che Isabel era incinta? –
- Non lo so. Quando gli ho chiesto se sapeva che Isabel fosse incinta stava per mettersi a piangere e quando gli ho chiesto se provasse qualcosa per lei ha risposto di no, ma non mi guardava –
- E se qualcuno non ti guarda negli occhi quando risponde a una domanda c’è un’alta probabilità che menta –
- Esatto. Regola numero uno degli interrogatori –
- Quindi cosa pensi, che sia il mandante o il complice? –
- È stupefacente come riesci a capire quello che penso! –
- Forse siamo in sintonia, come le anime gemelle –
- Addirittura! –
- Perché no? –
Liz lasciò cadere l’argomento e disse: - Se Alex era innamorato di Isabel è improbabile che sia il mandante. Se fosse stato geloso per la nascita di un bambino concepito con Michael sarebbe stato più logico uccidere Michael e poi consolarla, non trovi? –
- Il tuo ragionamento non fa una grinza, ma forse preso dalla gelosia non ha pensato alle conseguenze –
- No. Sarebbe stato così se il suo fosse stato un raptus omicida, ma essere il mandante implica premeditazione; perciò sapeva quello che faceva –
- Anche questo è vero. E se fosse psicopatico? Se non si rendesse conto di quello che fa se non dopo? –
- Max, ti stai arrampicando sugli specchi. Malattie mentali di questo genere sono accompagnate da sintomi e comportamenti ben precisi, che Alex non ha mai mostrato. No, secondo me l’assassino è qualcun altro e Alex vuole coprirlo –
- Ma non si rende conto che così diventa suo complice? –
- A quanto pare no, oppure tiene talmente tanto a quella persona che non gli interessa –
- Stai pensando a Tess? –
- Non lo so, ma mi sembra improbabile. Quale motivo poteva avere Tess per uccidere Isabel? –
- Ammetto che Tess sia una ragazza strana e che era gelosa di Isabel, ma non credo che lo fosse al punto di ucciderla –
- Michael mi ha detto che ti faceva il filo e che aveva litigato con Isabel perché voi due eravate andati al cinema insieme –
- Non può averla uccisa perché era gelosa di me. Le ho detto chiaro e tondo che non mi interessava –
- Max, temo che siamo in un vicolo cieco. Se non salta fuori qualcosa Michael verrà condannato –
- Purtroppo lo so. Ehi, perché non andiamo a controllare tra le cose di Isabel? –
- Buona idea. Io domani andrò a parlare con Tess e tu vai a casa di Isabel –
- E non hai paura che non ti dica tutto? –
- No. Voglio fidarmi di te –
- Non te ne pentirai –
Rimasero a fissarsi negli occhi qualche secondo, perdendosi nello sguardo dell’altro e provando sensazioni tanto belle e nuove che si spaventarono. Max si riebbe per primo e disse: - È meglio che vada. Ti ho fatto perdere fin troppo tempo –
- Figurati. È stato tempo speso bene –
- Già. Buonanotte Liz –
- Buonanotte Max –

Il giorno dopo Liz si recò da Tess Harding.
- Signorina Harding, in che rapporti era con la vittima? –
- Eravamo amiche –
- Amiche al punto di confessarsi i segreti? –
- Sì –
- Quindi sapeva che Isabel era incinta –
- No, non lo sapevo –
- Allora forse non eravate poi così amiche, o forse Isabel non si fidava abbastanza di lei –
- Dove vuole arrivare? –
- Da nessuna parte. Mi risulta che litigavate spesso. Come mai? –
- Anche le amiche litigano –
- Sì, ma voi una volta avete litigato per Max Guerin. Le risulta che ci fosse una relazione tra Max e Isabel? –
- No. Loro due erano andati al cinema insieme e io ero gelosa. Tutto qui –
- Poi si sono sistemate le cose tra di voi? –
- Certo. È stata solo una sciocchezza –
- Dov’era il giorno dell’omicidio verso le 21.20? –
- Ero a bere con amiche –
- Dove? –
- All’Universe –
- E a che ora è rincasata? –
- Saranno state circa le 11 –
- Prima o dopo suo fratello? –
- Prima –
- O sta mentendo lei o lo sta facendo suo fratello. Alex mi ha detto che lei era già da Isabel quando è tornato e che gli ha riferito che verso le 22 è arrivata la polizia. Allora signorina Harding, cosa ha fatto la sera dell’omicidio? –
- Okay. Ero a casa con un uomo –
- E perché aveva tanta paura di dirmelo? –
- Perché Alex non deve saperlo. È molto protettivo nei miei confronti e odia quell’uomo. Si arrabbierebbe –
- Io preferirei litigare con mio fratello piuttosto che essere sospettata di omicidio –
- Sì, ha ragione –
- A che ora è andato via il suo ragazzo? –
- Presto, verso le 9.30 perché avevamo paura che tornasse Alex –
- E come si chiama il ragazzo? –
- Jim Valenti –
- Parente di Kyle Valenti? –
- È il padre. Alex non approva perché lui è più vecchio di me –
- Va bene. Per ora può bastare. Arrivederci –
- Arrivederci –
Questa Tess Harding le piaceva poco. Secondo lei nascondeva qualcosa; comunque avrebbe aspettato Max per ragionare meglio sull’argomento.
Intanto avrebbe controllare che Jim Valenti fosse realmente con Tess la sera dell’omicidio.
Liz bussò alla porta di Jim Valenti e poco dopo un uomo sulla cinquantina le aprì la porta.
- Desidera? –
- Sono Elizabeth Parker, avvocato difensore di Michael Guerin. Vorrei farle qualche domanda –
- Certo. Entri –
- Conosceva Isabel Evans? –
- No –
- E Michael Guerin? –
- Sì. È il socio di mio figlio Kyle –
- Conosce anche Tess Harding? –
- Sì, perché? –
- Si trovava con lei martedì sera? –
- Sì –
In quel momento si attivò la segreteria telefonica: “Sono io. Di’ quello che devi all’avvocato e avrai i tuoi 20.000; altrimenti tua moglie saprà di noi”.
- Ciò significa che non era con Tess martedì? –
- Mi ha ricattato. Abbiamo avuto una relazione in passato, ma è finita perché ho capito che mia moglie non lo meritava. Se dice a mia moglie di noi sarò rovinato –
- Bene. Le faccia credere di avermi detto ciò che doveva e non appena intasca i soldi mi contatti. Sono una prova –
- D’accordo. Mia moglie non lo saprà, vero? –
- Io sono legata dal segreto professionale –
- Grazie –
- Arrivederci –
- Arrivederci –
Per quale motivo Tess doveva ricattare un uomo per crearsi un alibi? Che fosse veramente lei l’assassino? Sperava che Max avesse trovato qualcosa di interessante su cui lavorare.

Quella sera Max andò nuovamente a casa di Liz.
- Max… - disse Liz, sorpresa di vederlo.
- Ciao. Ti ho cercata in ufficio tutto il giorno, ma non c’eri –
- Sono stata in giro tutto il giorno. Entra –
- Grazie. Liz, ho qualcosa di scottante –
- Anch’io –
- Ma perché non ti vesti così anche per andare in ufficio? – chiese Max vedendo Liz solo con un vestitino molto corto.
- Perché non è professionale. Mi devi avvisare quando vieni, almeno indosso qualcosa di decente –
- E perdermi lo spettacolo che ho davanti in questo momento? –
- Max! –
- Che c’è? Non è colpa mia se sei bellissima –
Aveva sentito bene? Le aveva detto che era bellissima! E ora come avrebbe fatto a parlare con lui di lavoro quando l’unica cosa che voleva fare era baciarlo?
Malediceva il giorno in cui aveva accettato la sua collaborazione. Era bellissimo e dolcissimo e la distraeva dal suo lavoro. Ma come poteva resistergli?
- Basta coi complimenti o divento rossa – tentò di smorzare la tensione Liz.
- E saresti ancora più bella –
- Non è facendomi i complimenti che ti considererò mio amico. Con me non attacca –
- E chi ti dice che voglio essere tuo amico? –
- E cosa vorresti essere, mio socio come avvocato? –
- No, anche se il tuo lavoro mi piace molto. Magari voglio essere qualcosa di più di un semplice amico –
- Okay. Basta prendermi in giro e dimmi cosa hai scoperto oggi –
- Non ti sto prendendo in giro – si avvicinò a lei e la baciò.
Oh mio Dio, la stava baciando! Non era affatto pronta a una cosa del genere. Un minuto prima la stuzzica e un attimo dopo la bacia. Ma allora forse quello che aveva detto era vero; forse la reputava veramente bella e voleva essere qualcosa di più di un suo amico. Non riusciva a pensare perché la sensazione del corpo di Max premuto contro il suo era troppo bella per lasciar spazio a qualsiasi pensiero. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare.
Ora sarebbe morto! Aveva avuto il coraggio di baciarla, ma ora Liz lo avrebbe ucciso. Ma cosa gli era saltato in mente? Non aveva pensato, aveva solo agito facendo l’unica cosa che voleva fare dal primo momento in cui l’aveva vista. Liz era una ragazza speciale e durante questo bacio Max si scoprì innamorato di lei. Ora sì che era nei guai, perché Liz non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti.
Com’era bello tenerla tra le braccia e sentire le sue labbra sulle proprie. Lei era perfetta per lui, il corpo di Liz si adattava perfettamente al suo. Non avrebbe mai voluto lasciarla andare, ma la necessità di respirare glielo impose.
Si era già preparato a ricevere uno schiaffo in faccia; invece Liz lo stava guardando stupita.
- Perché lo fai fatto? – gli chiese.
- Perché non ce la facevo più. Non hai idea di quello che provochi in me –
- Io… -
- Tu mi fai battere il cuore più forte, non riesco a non pensarti e quando non ci sei mi manchi terribilmente. So che tu non provi per me le stesso cose, ma era giusto che lo sapessi –
- Zitto e baciami –
Max non se lo fece ripetere due volte e la baciò come mai aveva baciato una ragazza prima. Forse avevano iniziato col piede sbagliato, ma lavorando insieme avevano imparato a conoscersi ed era scoccata la scintilla.
- Allora anche tu…? –
- Sì, Max. anch’io provo quello che provi tu –
- Sono così felice – disse Max abbracciandola.
- Anch’io finalmente –
Tenendosi per mano andarono a sedersi sul divano ed iniziarono a raccontarsi le scoperte fatte quel giorno.
- Allora, chi inizia? – chiese Max.
- Inizia tu –
- Allora, ho trovato il diario di Isabel e delle lettere. Ecco – disse Max porgendogliele.
- Max, lo sai che non varranno in tribunale come prova? Non dovevi prenderle –
- Volevo solo che le vedessi, poi le rimetto a posto –
- Va bene. Illuminami –
- Le lettere sono di Alex. Sono tutte lettere d’amore –
- Ci avrei scommesso –
- Il diario è di Isabel e da quello che c’è scritto devo dire che l’ho sopravvalutata come persona –
- Perché? –
- Perché da un anno aveva una relazione con Alex. Aveva fatto i conti e il figlio che aspettava era di Alex –
- Oh mio Dio! –
- Lei amava Alex ma continuava a stare con Michael perché non aveva il coraggio di lasciarlo. Questa situazione aveva creato tensione tra lei ed Alex e stavano per chiudere la loro storia, quando Isabel è rimasta incinta –
- Ecco perché Alex era così sconvolto. Sapeva che Isabel aveva abortito? –
- No. Ha scelto apposta martedì perché sapeva che Alex non c’era –
- Come ha preso Alex la notizia del bambino? –
- Bene, ma voleva che lei e Michael si lasciassero, ma lei non se la sentiva di dare un dispiacere così grande a Michael –
- Quella sera avrebbe detto a Michael del bambino? –
- Sì, gli avrebbe detto che aveva dovuto abortire perché il dottore aveva detto che la sua era una gravidanza a rischio; e lo stesso avrebbe detto ad Alex –
- Poi cosa avrebbe fatto? –
- Li avrebbe lasciati entrambi e avrebbe ricominciato una nuova vita, forse a New York con i suoi genitori –
- Possiamo escludere Alex perché è rientrato per le 23 –
- Rimangono Michael e Tess –
- E qui arriva quello che ho scoperto oggi. Tess ha avuto una relazione con Jim Valenti, il padre di Kyle. Quando sono andata da lei oggi mi ha mentito dicendomi di essere uscita con amiche martedì sera e di essere rientrata verso le 23 –
- Ma Alex ti aveva detto che lei aveva sentito la macchina della polizia arrivare verso le 22 –
- Esatto. Allora lei mi ha detto che aveva mentito perché era in casa con un uomo… -
- Jim Valenti –
- Sì. E che aveva paura che Alex li scoprisse; perciò Jim era andato via verso le 21.30 –
- Così tu sei andata da Jim e…? –
- E lui ha confermato l’alibi di Tess, ma mentre ero lì gli è arrivato un messaggio in segreteria telefonica. Indovina chi era? –
- Tess –
- Bingo! Gli ricordava di confermare il suo alibi, altrimenti avrebbe detto alla moglie della loro relazione passata. Per fargli dire ciò che voleva l’ha pagato ventimila dollari –
- Oh porca… -
- Abbiamo sotto controllo il conto corrente di Jim Valenti e sapremo subito appena Tess verserà i soldi. Se Tess non ha ucciso Isabel, almeno verrà condannata per avere ricattato Jim –
- Quindi abbiamo Michael che non ha un alibi, ma che amava Isabel ed era convinto di stare per diventare padre. Poi abbiamo Tess che non ha un alibi e ricatta un uomo per procurarselo. Per me la bilancia pende più verso Tess –
- Anche per me, ma ancora mi è oscuro il movente –
- Forse era venuta a conoscenza della storia tra Alex e Isabel –
- Sì, ma perché ucciderla. Non ha senso –
- Tornerai da Tess? –
- Sì, ma prima voglio andare alla polizia a farmi dare la registrazione della telefonata fatta la sera dell’omicidio –

Così il giorno seguente Liz andò nuovamente da Tess.
- Le piace la mia compagnia, avvocato? – la accolse Tess.
- No. Abbiamo controllato la situazione finanziaria di Jim Valenti e ci risulta che abbia ventimila dollari in più sul suo conto corrente. E caso strano lei ieri ha prelevato proprio quella cifra dal suo conto. Come lo spiega? –
- Non lo so. Quei soldi mi servivano per fare degli acquisti –
- No, le servivano per pagare Jim Valenti affinché le procurasse un alibi per la sera dell’omicidio –
- Non può provarlo –
- Vedremo. Visto che siamo in confidenza, vuole essere così gentile da dirmi cosa ha fatto quella sera? –
- Ero qui a casa –
- Bene. Quale rapporto c’era tra Isabel e Alex? –
- Erano amici, perché? –
- Perché abbiamo trovato delle lettere d’amore scritte da suo fratello. Ne sapeva niente? –
- No –
- Tess, perché continui a mentire? – intervenne Alex, che era rientrato in quel momento.
- Buongiorno signor Harding. Sua sorella sapeva della relazione che c’era tra lei e Isabel Evans?-
- Sì, gliel’ho detto io qualche giorno prima dell’omicidio di Isabel –
- Signorina Harding ha qualcosa da dire? –
- Lo sapevo, e allora? Mio fratello aveva bisogno di qualcuno con cui confidarsi ed è venuto da me –
- Era successo qualcosa tra di loro?-
- Isabel era incinta e il figlio era mio – disse Alex.
- Alex stava male perché amava Isabel e voleva essere riconosciuto come padre del bambino, ma lei non voleva lasciare Michael – disse Tess.
- Ed è per questo che l’ha uccisa?- chiese Liz a Tess.
- No –
- Signor Harding, perché non mi ha mai detto della sua relazione con Isabel? Stava coprendo sua sorella? –
- No. Non l’ho detto solo perché non volevo che Isabel fosse giudicata una poco di buono –
- Nessuno l’avrebbe giudicata. Un’altra cosa: ho capito che mentiva a proposito del bambino. Chi le ha detto che Isabel aveva abortito? –
- Tess –
- Stai zitto! – urlò quasi Tess.
- Signorina Harding, perché scaldarsi tanto! Non è reato dire un segreto tra amici. Come ha saputo dell’aborto di Isabel? –
- L’ho incontrata martedì dal dottore. Non mi ha voluto dire perché era lì e così sono entrata in casa sua e ho letto il suo diario, scoprendo tutto –
- Come è entrata a casa di Isabel? –
- So dove tiene le chiavi e posso entrare quando voglio. Siamo vicine di casa –
- Quindi lei scopre che Isabel aveva abortito quella mattina e si arrabbia perché suo fratello avrebbe sofferto. Quella sera verso le 21 è andata da Isabel e avete chiacchierato un po’, poi le ha chiesto qualcosa da bere e mentre era girata a preparare un drink l’ha accoltellata. Ho ragione? –
- No! –
- Invece sì. Lei leggendo il diario di Isabel era l’unica a sapere i progetti di Isabel per il futuro e soprattutto sapeva l’ora in cui sarebbe arrivato Michael. Dopo averla accoltellata, verso le 21.30 è andata alla cabina telefonica in fondo alla strada e ha chiamato la polizia, sapendo che avrebbero trovato Michael accanto al cadavere di Isabel. –
- Non può provarlo –
- Tess, sta dicendo la verità? Hai veramente ucciso Isabel? – chiese Alex piangendo.
- No, non l’ho uccisa –
- E allora perché ha dovuto ricattare un uomo per procurarsi un alibi per quella sera? –
- Io non ho ricattato nessuno! Non può provare nemmeno questo –
- Sì che posso –
Entrò un poliziotto con in mano una cassetta, e la consegnò a Liz.
- Questa è la cassetta della segreteria telefonica di Jim Valenti, l’uomo che ha ricattato dandogli ventimila dollari per confermare il suo alibi – disse Liz accendendo il registratore.
Subito la voce di Tess risuonò nella stanza, provando ciò che aveva detto poco prima Liz.
- Come ha fatto ad avere quel nastro? – chiese Tess agitata.
- È stata molto sfortunata. È arrivato il suo messaggio al signor Valenti proprio mentre io ero da lui. Non è stata una mossa intelligente telefonargli. Doveva immaginarlo che io sarei andata da lui –
- Tess, vuoi dirmi cosa sta succedendo? – chiese Alex.
- Niente Alex, niente –
- Oh no, qualcosa invece sta accadendo. Agente potrebbe portarmi la seconda registrazione? – disse Liz.
- E quella cos’è? – chiese Tess.
- Questa è la registrazione della telefonata fatta alle 21.30 alla polizia dalla cabina telefonica in fondo alla strada – disse Liz schiacciando play.
Nuovamente la voce di Tess risuonò nella stanza, togliendo ogni dubbio sulla colpevolezza della ragazza.
- Questa è la sua voce, le abbiamo confrontate. Solo l’assassino poteva telefonare alla polizia, perché nessun altro nel vicinato si è accorto di nulla. Lei conosceva Isabel perciò è entrata in casa senza problemi e ha colto la vittima di sorpresa, quindi Isabel non ha nemmeno potuto urlare. Non c’erano segni di lotta in casa, perciò nessun rumore è stato prodotto –
- Tess, perché l’hai fatto? – chiese Alex piangendo.
- È inutile continuare a negare, perciò non neghi a suo fratello una spiegazione – disse Liz.
- Non ce la facevo più a vederti soffrire. Quando ho saputo che avrebbe abortito e che ti avrebbe lasciato per andarsene via non ho più ragionato. Avresti sofferto ancora: lei si sarebbe fatta una nuova vita e sarebbe stata di nuovo felice, mentre tu saresti stato male per colpa sua. Ero stanca di vederti sempre triste e sempre pronto a fare quello che lei ti diceva. Ti ha solo usato per divertirsi, ma quando le cose si sono fatte serie non è riuscita a portare a termine ciò che aveva iniziato. Ha scritto che se ne sarebbe andata, e così è stato – spiegò Tess.
Alex crollò a terra piangendo a dirotto e Tess venne portata via dall’agente che aveva accompagnato Liz.

Michael venne rilasciato e Tess processata per l’omicidio di Isabel Evans e condannata all’ergastolo.
Venire a sapere del tradimento di Isabel e dei suoi propositi di lasciarlo furono un duro colpo per Michael, ma col tempo e con l’appoggio di Max si sarebbe ripreso.
Finalmente tutto era finito: avevano trovato l’assassino e Liz aveva ottenuto un’altra vittoria.
Però ora era finalmente felice perché aveva conosciuto un ragazzo meraviglioso che amava e che ricambiava i suoi sentimenti. La storia tra Liz e Max procedeva a gonfie vele e ora Liz era sicura di una cosa: Max Guerin era il miglior cliente che le fosse mai capitato!

Scritta da Kassandra


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