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TU SEI QUELLO CHE LA TUA CASA TI DICE DI ESSERE


RIASSUNTO: Alcuni frammenti di meteorite provenienti da Antar tolgono a Max, Isabel e Michael la loro parte umana rendendoli alieni cattivi.

DATA CREAZIONE: dal 12/4/2003 al 14/4/2003

ADATTO A: tutti

DISCLAIMER: tutti i diritti dei personaggi del racconto appartengono alla WB e alla UPN. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia e-mail è rapiro84@libero.it... SCRIVETEMI!!!!


Era una giornata come le altre a Roswell: i ragazzi si svegliavano per andare a scuola, facevano colazione e si dirigevano al loro campo di torture. Era così per tutti, tranne che per Max, Isabel e Michael, i quali si svegliarono madidi di sudore e con un gran mal di testa.
La madre di Max ed Isabel entrò nella stanza del ragazzo per svegliarlo.
- Maaax! Alzati! Farai tardi a… Max, ma cos’hai? – esclamò la donna vedendo lo stato in cui era il ragazzo.
- Non lo so… credo di avere la febbre – rispose Max in fin di voce.
- Da quando siete qui non ti ho mai visto con una sola linea di febbre… prima o poi doveva capitare anche a te, no? – disse la madre andando a prendere il termometro. Tornò dopo pochi minuti e misurò la febbre al figlio.
- 39! Che febbrone! Una bella aspirina ti rimetterà in sesto –
Uscì dalla camera di Max ed entrò in quella di Isabel, ma la trovò nelle stesse condizioni del figlio.
- Is, non mi dire che hai anche tu la febbre?!? –
- Probabile, sto malissimo –
La procedura si ripeté, e il verdetto fu lo stesso: - 39. Anche tu… -
- Perché? – chiese Isabel.
- Anche Max ha la febbre alta. Spero che non colpisca anche noi, altrimenti saremo nei guai – esclamò Diane uscendo dalla stanza per andare a prendere l’aspirina per i suoi figli.
Proprio in quel momento Max ed Isabel furono contattati telepaticamente da Michael.
‘Ragazzi, sto malissimo. Ho la febbre a 39’.
‘Anch’io’ rispose, sempre telepaticamente, Isabel.
‘Anch’io’ fu la volta di Max.
‘È strano, molto strano. Noi non ci siamo mai ammalati perché adesso abbiamo la febbre?’ disse Michael preoccupato.
‘Non ne ho idea, forse siamo entrati in contatto con qualcosa che ce l’ha procurata’ azzardò Max.
‘E cosa? I simboli li abbiamo, il granilith anche, il libro del destino è tradotto. Secondo me ci siamo semplicemente beccati l’influenza perché magari i nostri poteri stanno aumentando’ rispose Isabel.
Non fecero in tempo a terminare il loro discorso mentale, perché entrò Diane in camera di Max, e gli diede la medicina; poi fece lo stesso con Isabel.
I tre alieni si rilassarono un po’ ed iniziarono a pensare. Erano in uno stato pietoso: avevano crampi in ogni parte del corpo, un mal di testa allucinante, continui sbalzi di temperatura e anche una gran paura. Avevano paura perché per loro era assolutamente anomalo avere la febbre. Isabel aveva ragione: non vi era niente che appartenesse al loro destino che poteva avere quest’effetto su di loro.
Continuarono così a pensare di stare aumentando i loro poteri o di essere diventati un po’ più umani. Qualcosa però diceva loro che quest’influenza avrebbe cambiato la loro vita.

Dopo aver fatto una lunga dormita ristoratrice, i tre alieni si svegliarono il mattino seguente completamente guariti e pieni di energie. Max corse immediatamente in camera della sorella, la quale stava saltando sul letto.
- Vedo che ti senti meglio anche tu – rise Max.
- Sì, sto benissimo. Ci siamo preoccupati per niente –
- Lo credo anch’io. Su, andiamo a fare colazione –
- Ragazzi, state bene? – chiese apprensiva Diane appena li vide entrare in cucina.
- Sì, l’aspirina è miracolosa – rispose Isabel ridendo.
- Non ho mai visto un’influenza così veloce! Ve la sentite di andare a scuola stamattina?-
- Certo! – esclamarono in coro i due fratelli.
- Forse è meglio se vi riposate ancora oggi – suggerì il padre.
- No, stiamo benissimo –
Anche Michael si svegliò completamente guarito, ma decise di non contattare telepaticamente Max e Isabel, perché sapeva che li avrebbe trovati a scuola, dove si apprestò ad andare dopo aver fatto una sostanziosa colazione.
- Ragazzi, cos’è successo? Ieri non siete venuti a scuola – chiese Liz preoccupata ai tre amici appena li vide varcare la soglia della scuola.
- Abbiamo avuto l’influenza –
- Ma è assurdo! Voi non potete avere la febbre! – esclamò Maria attirando l’attenzione di qualche studente di passaggio.
- Ma sei scema? Ti pare il caso di urlare in questo modo? Perché non metti i manifesti! – sbraitò Michael.
- Scusa, è che è strano sentirvelo dire – si scusò Maria, capendo di aver fatto un’enorme gaffe.
- Su, ora andiamo in classe o facciamo tardi – disse Max dando un lieve bacio a Liz.
La mattina trascorse velocemente e normalmente; ma al pomeriggio qualcosa cambiò.

Erano riuniti tutti al Crashdown e nei momenti di pausa Michael, Liz e Maria raggiungevano Max, Isabel e Kyle al tavolo a loro riservato.
- Oggi è una giornata fiacca – disse Liz sedendosi.
- Per forza, questo locale manca di personalità, è spoglio – disse Isabel.
- Ma cosa stai dicendo? Dovrei disegnare alieni dappertutto? –
- Non sarebbe una brutta idea – disse Michael.
- Be’, comunque non dovete dirlo a me, ma ai miei genitori – rimbeccò Liz.
- Se ci salta il pallino lo faremo – promise Isabel.
Max rimase in silenzio ad osservare i suoi più cari amici litigare, suscitando lo stupore di Liz.
- Max, tu non dici niente? –
- Hanno ragione – disse semplicemente senza sollevare lo sguardo dal suo frappé.
- Non ci credo! – esclamò Maria, abituata al Max pacificatore.
- A cosa non credi? –
- Al fatto che tu sia d’accordo con loro. Sei sempre stato quello che ha messo pace tra di noi, e ora dai man forte a loro? –
- Io sono come loro e difendo la mia razza – furono le sue gelide parole, che fecero sussultare Liz.
- Max, ti senti bene? – chiese Kyle.
- Mai sentito meglio. Is, Michael, andiamo. Non ho voglia di stare qui – disse alzandosi.
Senza nemmeno salutare, i tre alieni uscirono dal locale, lasciando i tre terrestri completamente interdetti.
- Ma cosa gli è preso? – chiese Kyle.
- Non lo so, ma non mi piace. Non si sono mai comportati così – rispose Liz con le lacrime agli occhi.
- Vedrai che è solo una cosa passeggera; magari gli è andato male il compito di scienze-
- Spero che sia così – disse Liz poco convinta.
Conosceva profondamente Max, e non si era mai rivolto a lei a quel modo; doveva essere successo qualcosa di più grave di un compito andato male.
Maria e Kyle non notarono alcun cambiamento nel carattere di Michael e Isabel, forse perché loro non erano mai stati dolci come Max, quindi non si preoccuparono.

Quella sera Liz decise di andare da Max per chiarire il suo comportamento. Quando furono soli, Liz espose le sue preoccupazioni.
- Max, c’è qualcosa che non va? –
- No, va tutto benone –
- Perché oggi te ne sei andato così? –
- Perché non mi aveva di stare lì, avevo voglia di fare dell’altro –
- Ma tu vieni al locale tutti i giorni da due anni, e non ti sei mai lamentato di niente. Cosa è cambiato? – Liz aveva iniziato a piangere.
- Mi sento una persona nuova, come se fossi rinato, ed ora capisco che qui sono solo di passaggio e che la Terra per me non vale niente -
- Mi stai facendo paura… ti rendi conto di quello che dici? –
- Certo, benissimo. Io sono un alieno e non posso più comportarmi come un terrestre –
- Stai dicendo che non verrai più a scuola, non starai più con noi al Crashdown, taglierai i ponti con ogni cosa terrestre? –
- Probabile –
- Non ti credo. Non sei Max, non so ancora chi sei, ma lo scoprirò – e così dicendo Liz si allontanò piangendo.
Max rimase un attimo a guardarla allontanarsi, poi entrò in casa e non pensò più a quello che era successo quel giorno.
Liz invece non faceva altro che pensare al cambiamento di Max, alle parole che le aveva detto. Cosa voleva dire che non poteva più comportarsi come un terrestre; perché questa decisione così improvvisa? Crollò addormentata a tarda notte, dopo aver versato tutte le lacrime di cui era capace cercando di dare una risposta alle sue domande.

Il mattino seguente i tre alieni giunsero a scuola, ma non salutarono i loro amici; non guardarono in faccia nessuno studente, ed entrarono direttamente in classe senza prendere nemmeno i libri. Caso volle che le prime due ore i sei ragazzi avessero le stesse materie; perciò Liz poté tenere d’occhio Max e gli altri due ex componenti del gruppo.
Non fecero nulla di particolare, a parte non seguire minimamente la lezione, cosa molto strana per Max e Isabel, conosciuti come secchioni.
Terminata la mattinata i tre alieni si allontanarono e non seguirono le lezioni pomeridiane. Anche Maria e kyle iniziarono a sospettare qualcosa.
- Ragazzi, io credo che sia veramente successo qualcosa – cominciò Kyle.
- Sì, Michael stamattina non mi ha nemmeno degnata di uno sguardo; eppure ieri non abbiamo litigato – disse Maria.
- Ieri sera sono andata da Max: era freddo e assente, e mi ha detto che non può più comportarsi come un terrestre. Non so cos’abbia in mente, ma non credo sia una cosa piacevole – continuò Liz.
- Secondo voi cosa dobbiamo fare? – chiese Kyle.
- Li seguiamo? – suggerì Maria.
- Non ancora. Fino ad ora non è successo niente di così strano. È già successo che ci escludessero dalla loro vita per proteggerci. Aspettiamo e vediamo cosa succede – disse saggiamente Liz.
Le era costato molto dire quelle parole, avrebbe voluto rincorrere Max e costringerlo a fargli dire cosa stava succedendo, ma aveva paura di una sua reazione, aveva paura di peggiorare ulteriormente le cose.
Quel pomeriggio Michael non andò a lavorare al Crashdown, e nemmeno Max e Isabel si fecero vedere. Evitarli poteva ancora essere accettabile, ma non presentarsi a lavoro senza preavviso era decisamente troppo! Non si trattava di amicizia, ma di serietà e professionalità.
- Chissà cosa dovrà fare quel cretino! – sbottò Maria notando l’assenza di Michael.
- Non lo so, ma domani glielo chiedo. Non è così che ci si comporta al lavoro – promise Liz.
- Vedi di strapazzarlo per benino. Si merita una bella strigliata – continuò Maria.
Non lo dava a vedere, ma era arrabbiata, delusa e preoccupata. Michael non era mai stato il fidanzato ideale, però nell’ultimo periodo si era un po’ lasciato andare, aveva iniziato a comportarsi come un ragazzo normale; e adesso di punto in bianco era tornato freddo e irresponsabile come quando lo aveva conosciuto. Decise di non pensarci più e di attendere che Liz avesse parlato con lui.

E infatti Liz il giorno seguente parlò con Michael, ma la sua reazione non fu delle migliori.
Era il termine delle lezioni, Liz si avvicinò al terzetto alieno e chiamò Michael.
- Michael, perché non sei venuto a lavorare ieri? –
- Perché non ne avevo voglia – fu la risposta del ragazzo, che suscitò una sonora risata di Max e Isabel.
- Be’, la prossima volta avvisa, così possiamo sostituirti –
- Non ci sarà una prossima volta. Mi licenzio –
- Cosa? Ma… l’affitto, le bollette… -
- Non sono affari tuoi. Ora lasciaci in pace. Noi non abbiamo niente a che spartire con voi – e così dicendo Michael si allontanò seguito dal resto del gruppo alieno.
Liz non riusciva a credere alle sue orecchie; Michael non l’aveva mai trattata così male, e Max non le aveva mi riso in faccia a quel modo facendola sentire una stupida. Raccontò tutto a Maria e Kyle, che si stupirono quanto lei.
Maria si precipitò da Michael per avere ulteriori spiegazioni.
- Ehi, non ti permettere mai più di trattare così la mia amica, chiaro? – urlò infuriata.
- Levati dai piedi – fu la semplice ma decisa risposta di Michael.
- Levarmi dai piedi! Non ci penso nemmeno! Cos’è questa storia che non vieni più a lavorare? –
- Non sono affari tuoi. Vi dovete mettere in testa che noi tre andiamo per la nostra strada, mentre voi tre da un’altra –
- Sai, credevo che fossi cambiato, ma a quanto pare sei sempre il solito bambino irresponsabile, freddo e menefreghista di qualche tempo fa. Ti auguro solo che la tua “strada” sia piena di ostacoli, pallone gonfiato –
Maria fece per andarsene, ma Michael, infuriato, la scaraventò a terra usando il suo potere della telecinesi. Non lo usò alla massima potenza, perciò Maria non si fece male.
- E questo è solo un avvertimento – le disse Michael guardandola dritta negli occhi. Maria capì che non stava affatto scherzando.
Fortunatamente nessuno aveva assistito alla scena, troppo impegnati ad uscire dalla scuola, ma Liz e Kyle avevano visto tutto, e si precipitarono ad aiutare Maria. Kyle era fuori di sé, e si avventò su Michael assestandogli un bel pugno. Quando Michael si rialzò da terra, usò anche con lui la telecinesi, scaraventandolo contro il muro. Il ragazzo incassò abbastanza bene il colpo, ma gli ci volle un po’ per rialzarsi.
Liz era senza parole, paralizzata dalla paura, dal dolore, dalla delusione; l’unica cosa che riuscì a dire fu: - Sei un mostro! – Ma Michael alzò le spalle e se ne andò.
Isabel e Max lo seguirono complimentandosi con lui.
- Complimenti, Rath, sei stato fantastico – disse Max.
- Molte grazie mio signore, è stato un piacere – rispose Michael inchinandosi leggermente.
- L’ho sempre detto che il mio sposo era il migliore – disse a sua volta Isabel.
- Grazie, Vilandra –
Quando i tre se ne furono andati, Liz e Maria scoppiarono in un pianto disperato, che Kyle non riuscì a far cessare molto presto.
- Ma perché ci hanno attaccati? Non avevano mai usato i loro poteri contro di noi – disse Maria.
- Non sono più quelli che conoscevamo, questi sono cattivi, senza cuore. Io non so cosa possa averli trasformati così, ma credo che centri la febbre – ragionò Liz.
- È vero. Il cambiamento è avvenuto dal giorno dopo – convenne Kyle.
- Dobbiamo indagare. Credo sia giunto il momento. –
- Okay, però non voglio più vedervi in questo stato. Voi dovete solo pensare che vi amano e che si comportano così sicuramente contro la loro volontà, d’accordo? – cercò di tirarle su Kyle.
- Sì, hai ragione. Sei un amico – gli disse Liz abbracciandolo.
Quel pomeriggio Liz, Kyle e Maria al Crashdown misero a punto un piano per cercare di capire cosa stava accadendo.
- Io suggerisco di seguirli – disse Maria dopo molto discutere.
- Per ora credo sia la cosa migliore da fare – approvò Kyle.
- Sì, però dobbiamo stare molto attenti a non farci scoprire – aggiunse Liz.
- Questo è ovvio – disse gli altri due amici in coro. Tenevano anche loro alla pelle.
Purtroppo per quel giorno il piano non poteva essere attuato perché avevano perso le loro tracce a scuola, troppo impegnati a leccarsi le ferite e piangere.

La mattina seguente a scuola Max, Michael e Isabel diedero sfogo ai loro poteri, e fecero dispetti a tutti gli studenti che capitavano loro a tiro.
Durante le lezioni Michael usò la telecinesi e fece cadere a terra il professore di scienze per ben due volte. Tutta la classe scoppiò a ridere, e Max e Isabel cominciarono ad urlare: - Forza Michael!!! Ah ah ah! Sei stato grande! –
Il ragazzo si divertì a chiudere ed aprire le finestre, come se ci fosse un forte vento, suscitando l’attenzione di tutti.
- Uuuhhh! Ci sono gli spiriti!!! – esclamò Max ridendo.
- Fai poco lo spiritoso, Evans – lo riprese il professore.
- Altrimenti? – chiese Max con aria di sfida.
- Altrimenti ti faccio una nota –
Il ragazzo si sedette facendo una risatina ed alzando le spalle.
Nei corridoi Max e Isabel iniziarono a far cambiare colore e forma alle cose: una ragazza che stava mangiando un panino, si trovò a mordere una rana.
- Sei stata fantastica, Vilandra – si complimentò Michael baciandola.
- Grazie, caro –
- Ora tocca a me – disse Max autoritario.
Trasformò i libri che un ragazzo stava riponendo nell’armadietto in serpenti e fece diventare fuxia l’acqua dentro ad una bottiglietta che un ragazzo stava bevendo.
- Uau! Due in un colpo solo! Si vede che sei il re! –
- Modestamente… -
Con tutti i dispetti che continuavano a fare i tre alieni, quella mattina fu impossibile per tutti.
Maria, Liz e Kyle erano schifati dal comportamento dei loro tre amici: non potevano sopportare che tutti fossero terrorizzati di andare a scuola per via di quelli scherzi crudeli. Non riuscivano più a riconoscere i loro amici: ora erano cattivi, insensibili, menefreghisti, crudeli; erano come tutti avevano sempre immaginato gli alieni. Non potevano credere che quelli erano i loro amici, i loro ragazzi; dovevano scoprire al più presto cosa gli aveva ridotti a degli esseri così spietati.
Come stabilito, infatti, dopo la scuola Maria, Liz e Kyle li seguirono. I tre alieni si recarono al supermercato, dove crearono un po’ di scompiglio: barattoli infranti a terra, scatolette che mutavano forma, interi scaffali fatti saltare in aria grazie al potere di Max; insomma, il supermercato era semidistrutto quando Max, Isabel e Michael vi uscirono ridendo come pazzi.
- Hai visto che faccia ha fatto quella donna quando nei sottaceti ha trovato una tarantola? – rise Isabel.
- Sì, e quando poi è svenuta? Fantastico! – continuò Max.
- Ragazzi, stiamo facendo un ottimo lavoro. Non sono mai stato meglio – disse Michael.
- Hai ragione. Tra poco avremo completato il nostro lavoro e Roswell sarà distrutta! Non vedo l’ora – concluse Max.

- Questa è fantascienza! – urlò Kyle uscendo dal supermercato con Liz e Maria.
- Io non ce la faccio più, devo parlare con loro – disse Liz.
- No, ti faranno del male. È troppo rischioso –
- Non mi interessa. Devo provare a farli tornare in sé. Stanno distruggendo tutto – così dicendo Liz si avvicinò agli ex amici.
- Ma vi rendete conto di quello che avete combinato nel supermercato? – esordì.
- E tu che vuoi? – fu la risposta di Isabel.
- Voglio che la smettiate, state distruggendo la città –
- Non stiamo ancora distruggendo niente. Comunque non ci interessa quello che vuoi tu – disse Max.
- Max, proprio tu! Ragazzi, voi siete buoni, voi adorate Roswell. Perché fate così? –
- Noi non siamo buoni e non adoriamo Roswell, e facciamo così perché è la nostra natura –
- La vostra natura è pacifica. È diciotto anni che siete qui, e non avete mai torto un capello ad una mosca, e ora di botto vi mettete a fare i giustizieri? –
- Ci hai stufato. Rath, Vilandra, sistematela – ordinò Max.
- Certo Zan, ai tuoi ordini – risposero in coro.
- Perché vi chiamate coi nomi alieni? -
- Perché siamo alieni –
- Ma qui vi chiamiamo tutti Max, Michael e Isabel. –
- Che ci chiamino come vogliono, noi siamo e restiamo Zan, Rath e Vilandra –
- Voi siete impazziti, voi non… -
Liz non fece in tempo a terminare la frase che Michael la scaraventò dalla parte opposta del parcheggio sopra ad un’auto. Si avvicinarono a lei minacciosi, mentre Kyle e Maria cercavano di ostacolare gli alieni interponendosi tra loro e Liz, ma venendo scaraventati a terra da Michael e allontanati dalla barriera creata da Max.
Dopo qualche minuto raggiunsero Liz, che era semisvenuta a causa del forte colpo ricevuto.
- Credo che per oggi possa bastare, ma la prossima volta non ci fermeremo finché tu e i tuoi amici non sarete morti – minacciò Max. Poi si allontanò seguito dai suoi scagnozzi.
Maria e Kyle raggiunsero Liz tutti doloranti, la posarono a terra e si accertarono che non avesse nulla di rotto. Fortunatamente non aveva lesioni gravi e dopo un po’ poté rialzarsi. Non scambiarono nemmeno una parola. In un momento come quello le parole erano superflue; sapevano tutti e tre che l’unica cosa che potevano fare era cercare la fonte del loro comportamento.
Giunti a casa si misero a letto, non cenarono nemmeno tanto erano sconvolti da quello che era avvenuto poco prima.
Liz e Maria non fecero altro che piangere tutta la notte, mentre Kyle continuava a ripensare a tutti i bei momenti che aveva passato con gli alieni, soprattutto a quando Max gli aveva salvato la vita. Com’era cambiato da allora! Pensò che le persone non si conoscono mai fino in fondo, ma non poteva credere che quella fosse la loro vera natura, altrimenti erano tutti in serio pericolo. Pensando e ripensando, nemmeno lui chiuse occhio quella notte, e la luce del mattino lo sorprese ancora intento nelle sue riflessioni.
Kyle si alzò e andò da Liz, dove quella notte aveva dormito anche Maria, e le trovò distrutte: avevano gli occhi gonfi e rossi di pianto, le borse sotto gli occhi per il sonno perso, e Liz aveva ancora male dappertutto.
Decisero di non andare a scuola, ma di recarsi a casa dei tre alieni per cercare indizi. Attesero che i genitori dei ragazzi e i ragazzi uscissero, poi si intrufolarono dapprima a casa di Max e Isabel. Rovistarono ovunque e l’unica cosa insolita che trovarono fu un frammento di meteorite nel loro comodino. Trovarono lo stesso oggetto nel comodino di Michael.
- Certo che non è comune tenere un frammento di meteorite nel comodino – esclamò Maria.
- Già. Questi frammenti potrebbero essere la risposta che cerchiamo – disse ottimista Liz.
- Speriamo –
Raccolti i tre frammenti, si recarono al Crashdown per esaminarli. Erano di colore biancastro con striature marroni; erano a forma ovale ed erano molto leggeri.
- E adesso cosa ce ne facciamo di questi? – chiese Kyle.
- Li teniamo con noi. Magari se sono distanti da loro non agiscono –
- Impossibile. Se erano così importanti per loro, di certo non li avrebbero dimenticati nel comodino. Devono agire in un altro modo –
- Sì, ma come lo scopriamo? –
- Ma certo! L’Ufo Center! Forza, andiamo – esclamò Liz.
Giunti al museo andarono a parlare con Brody: - Ciao. Sai cosa sono questi? – chiese Liz mostrandoglieli.
- Certo. sono frammenti di meteoriti rinvenuti accanto alla navicella spaziale caduta nel 1947 – spiegò.
- Che cosa?!? – esclamarono i tre amici stupiti al massimo.
- Sì. Non coincidono con nessun materiale terrestre, e sono la prova che gli alieni sono tra di noi –
- Non sai quanto – esclamò Maria pensando al comportamento di Max, Isabel e Michael.
- Come? –
- Niente, niente. Ne hai degli altri? –
- Sì – si allontanò un attimo e tornò con un cofanetto contenente otto frammenti identici ai loro.
- Bene, li prendiamo. Quanto ti dobbiamo? – disse Liz.
- A cinque dollari l’uno… fanno quaranta dollari – rispose.
- Grazie. Se dovessero arrivartene altri, dacceli. È molto importante –
- Okay. Ciao –
- Bene. Li abbiamo, ma non sappiamo come fare tornare Max, Isabel e Michael come prima – osservò Kyle quando furono fuori dal museo.
- Io suggerisco di romperli –
- Sì, buona idea –
Tornarono al Crashdown e provarono a romperli. Li gettarono a terra, ma i frammenti non si scheggiarono nemmeno; non si fecero prendere dallo sconforto: li posarono a terra e ci saltarono sopra, ma niente da fare. Provarono a romperli col martello, ma niente li scalfiva; allora li scaldarono, ma non diventarono nemmeno caldi. Come ultimo tentativo li congelarono e poi li gettarono a terra, ma non accadde niente.
- È tutto inutile! Sono indistruttibili –
- Un modo ci deve essere. Forse nei laboratori è possibile romperli –
- Non credo, altrimenti non avrebbero lasciato circolare la prova evidente dell’atterraggio degli alieni nel ’47. Dobbiamo rassegnarci – disse Liz sconfortata.
Mentre stavano parlando, videro correre per strada molti studenti che urlavano. Uscirono dal locale e videro del fumo provenire dalla zona in cui sorgeva la scuola.
- Cos’è successo? – chiese Maria fermando un ragazzo che stava correndo terrorizzato.
- Quei tre hanno distrutto la scuola. Sono pazzi! –
- Oh mio Dio! È peggio di quel che mi aspettavo. Stanno iniziando ad abbattere gli edifici, è una catastrofe –
In quella arrivò Valenti. – Ragazzi, ne sapete qualcosa? –
- Purtroppo sì – e presero a spiegare tutto quello che sapevano.
- Non è possibile! Perché non si rompono quei cosi? –
- Non ne abbiamo idea. Ora non sappiamo più cosa fare –
- Nemmeno io so cosa fare. Devo arrestarli, ma di sicuro si rivolteranno e mi distruggeranno la prigione, e poi per me quei ragazzi sono come figli – disse Valenti.
- Io credo che non riusciresti nemmeno ad avvicinarti a loro – disse Kyle.
- Però devo andare, altrimenti ce ci sto a fare qui? – disse lo sceriffo allontanandosi.
- Papà, stai attento – gli disse Kyle.
- Non preoccuparti. Piuttosto, voi state qui al sicuro e non cercate di fermarli –
Rimasti soli, continuarono i loro esperimenti per distruggere i frammenti, e continuarono ad elaborarono teorie su teorie per cercare di far tornare in sé Max, Isabel e Michael.
Dopo due ore li raggiunse nuovamente lo sceriffo: era zoppicante e probabilmente aveva un braccio rotto; i suoi capelli erano viola, i pantaloni dell’uniforme erano diventati pantaloncini verde fosforescente, e il suo cappello aveva la forma di una banana.
- Oh, Dio! Che è successo? – i ragazzi si precipitarono da lui indecisi se ridere o preoccuparsi ulteriormente.
- Avevate ragione. Michael mi ha scaraventato da tutte le parti, e probabilmente ho un braccio rotto; mentre Max e Isabel si sono divertiti a cambiarmi il colore e la forma alle cose. Non mi era possibile avvicinarmi a loro perché Max ha attivato la barriera. È stato terribile –
- Già. E ora che facciamo? –
- Si stanno esponendo troppo, tra non molto i cacciatori di alieni saranno qui – disse lo sceriffo.
- Ma non possono catturarli! Cosa ne sarà di loro? –
- Non lo so, so solo che la popolazione di Roswell è terrorizzata –
- Ma loro sono pur sempre Max, Isabel e Michael! –
- Io non posso fare niente per loro, non vogliono essere aiutati. Comunque sono molto forti, credo che se la caveranno –
- Speriamo –
- Sceriffo, lei ha qualche idea di come scoprire come vanificare gli effetti di questi frammenti? –
- Be’, quando gli alieni hanno un problema vanno da River Dog, perché non ci andate anche voi? –
- Ha ragione! Come ho fatto a non pensarci prima! – esclamò Liz.
Venti minuti dopo il trio entrò nella riserva indiana.
- Dobbiamo vedere River Dog – disse Liz all’indiano di guardia.
- Vi sta aspettando. Seguitemi –
Poco dopo incontrarono l’indiano.
- Salve – dissero in coro.
- Salve. So perché siete qui. È una brutta faccenda, ma sapevo che prima o poi sarebbe successo –
- Come facciamo a distruggere i frammenti? –
- Non potete. Tu sei quello che la tua casa ti dice di essere –
- Cosa vuol dire? –
- È semplice: voi siete terrestri perché la vostra casa, la Terra, vi dice di essere terrestri; loro tre sono alieni perché Antar dice loro di esserlo –
- È per questo che non possiamo distruggerli? Antar dice loro come comportarsi? –
- Antar gli ha fatti diventare veri alieni, ha tolto la loro parte umana –
- Ma loro non sono cattivi –
- Antar ha detto loro di comportarsi come ci aspettiamo dagli alieni: distruggere e terrorizzare –
- Ma come può Antar comunicare con loro? –
- Attraverso i frammenti provenienti da Antar –
- Quindi non c’è modo che tornino come prima? –
- Devono capire che la loro casa ora è la Terra e perciò comportarsi come terrestri. Devono essere loro a distruggerli, però dopo aver ripudiato Antar e riconosciuto la Terra come dimora. Non sarà facile –
- Come mai noi non riusciamo nemmeno a scalfirli? –
- Il materiale di cui sono costituiti è immune agli attacchi umani. Solo i poteri di Antar possono distruggerli –
- Quindi devono usare i poteri? –
- Esatto, ma solo Max dovrà farlo –
- Perché? –
- Lui è il sovrano e rappresenta la sua casa. Solo lui ha il potere, solo lui può capire –
- Grazie mille. Arrivederci –
- Arrivederci, e buona fortuna –
- Ora il problema è come convincere Max ad incontrarci – disse Kyle quando erano fuori dalla riserva indiana.

Intanto Max, Isabel e Michael erano intenti a distruggere l’ufficio dello sceriffo e a divertirsi con i poliziotti, i quali erano spaventatissimi.
- Ragazzi, cosa volete da noi? – chiese Valenti.
- Divertirci un po’ – rispose Max sorridendo.
- Max, sei come un figlio per me, perché mi fai questo? Perché distruggi tutto? –
- Perché è la mia natura, “paparino” –
- E non c’è nulla che possa farti cambiare idea? Per esempio una ragazza di nome Liz?–
- No! Tantomeno lei, è solo un’impicciona –
- È preoccupata per te, per voi –
- Affari suoi. Io sto benissimo – e così dicendo lanciò una sfera di energia in direzione dello sceriffo, che fortunatamente la schivò.
- Voi siete pazzi! – urlò Valenti spaventato.
- No, siamo alieni – e diede il colpo di grazia all’edificio, che crollò.
Maria, Liz e Kyle stavano per andare ad avvisare lo sceriffo della loro scoperta, quando videro il finimondo creato dagli alieni. Kyle si precipitò dal padre, mentre Liz e Maria aiutarono gli altri poliziotti a rialzarsi. Fortunatamente quando il palazzo era crollato, tutti i poliziotti erano fuori, così non si fece male nessuno.
- Max, sei stato tu? –
- Sì – disse orgogliosamente.
Liz voleva dirgli tutto quello che provava, voleva urlargli in faccia che era un mostro, un essere spregevole, che era solo uno schifoso alieno e che non aveva il diritto di distruggere la Terra, un pianeta a cui non apparteneva, ma pensò che se avesse aperto bocca l’avrebbe uccisa, e poi quell’alieno era pur sempre il suo Max.
- Ho tutti i frammenti di meteorite dell’Ufo Center. Se li vuoi vieni alla grotta tra un’ora – disse solamente.
- Come fai a sapere dei frammenti? – chiese Max stupito.
- Non ha importanza. –
- Okay, ci sarò – rispose Max.

Un’ora dopo i tre terrestri e l’alieno erano alla grotta.
- Bene, sono qui. Ora datemi i frammenti – disse Max.
- Perché sono così importanti per te? –
- Perché appartengono al mio pianeta, e mi fanno finalmente sentire Zan –
- Zan non è così, Zan è buono. Ha dato la vita per il suo popolo e non si sognerebbe mai di distruggere delle cose o far del male alle persone. Se tu sei Zan, allora devi essere buono –
- Sciocchezze. Io sono Zan, Max è morto. Ora sono un alieno a tutti gli effetti, e il mio compito è terrorizzarvi, farvi del male. È così che voi vedete gli alieni, no? –
- Sei uno stupido. Quando vi abbiamo conosciuti voi eravate metà alieni e metà terrestri, ed eravate buoni. Noi sappiamo che venite da Antar, eppure vi abbiamo amati come se foste terrestri a tutti gli effetti, perché il vostro cuore in alcune circostanze è stato più umano del nostro –
- Non voglio più sentire questi stupidi discorsi. Tu non sai chi sono, non sai com’è dura essere diversi dagli altri –
- Una volta mi raccontavi com’era, ed io ti consolavo, io capivo –
- Stai zitta! – e scagliò un’onda di energia contro Liz, che lanciò il cofanetto contenente i frammenti e si spostò per non essere colpita. Il cofanetto fu colpito in pieno dal potere di Max e si ruppe, e con esso tutti i frammenti. Purtroppo non era servito a niente romperli, perché Max era ancora convinto di non avere nulla a che fare con la Terra.
- Guarda cosa mi hai fatto fare! Me la pagherai! – urlò Max infuriato.
- Possibile che non ti ricordi tutti i nostri discorsi sul nostro futuro? –
- No. Io non posso aver fatto discorsi sul mio futuro con te, perché il mio futuro è Antar –
- Invece ti sbagli. L’unica possibilità di andare su Antar è volata via con Tess. Ricordi cos’è successo? –
- Ava mi sta aspettando su Antar, lei è la mia sposa –
- No. Lei vi ha traditi alleandosi con Kivar –
- Non lo farebbe mai –
- Lo ha già fatto. Quando lei è partita noi eravamo presenti, e voi avete rinunciato ad andare su Antar per stare qui sulla Terra, nella vostra casa, con noi –
- Sei solo una bugiarda! – urlò scagliando un’altra onda di energia, che fortunatamente Liz schivò.
- È la pura verità. Scava nel tuo cuore. Dimentica i frammenti e concentrati sul nostro amore –
- Tu sei solo una ragazzina a cui piace giocare col fuoco –
- Io ti amo, e tu ami me. Mi hai sempre detto che la tua casa è la Terra perché Antar non lo conosci, e non lo conoscerai mai –
- Stai zitta! – e lanciò un’altra onda, anche questa mancando il bersaglio.
- Perché ti ostini a non credermi? Perché non vuoi ammettere che sei terrestre quanto me? Sei nato qui, una famiglia terrestre ti ha accolto e cresciuto, vai a scuola, hai un lavoro, hai trovato l’amore. Cosa ti ha dato Antar? –
- Io… -
- Antar ti ha ucciso. E quanti abitanti del tuo pianeta sono venuti qui per ucciderti, eh? Cosa mi dici degli skin? Dei duplicati? Della guerra che c’è su Antar? Se vai su Antar ti uccidono. Secondo te perché tu madre ti ha spedito qui, per un viaggio di piacere? –
- Non lo so –
- Sì che lo sai. Rifletti su quello che ti ho detto, scava nel tuo cuore –
- È difficile –
- Lo so. Voglio dirti un’ultima cosa: se tu sei alieno a tutti gli effetti e non ti importa di noi terrestri, perché mi hai salvata al Crashdown, e perché hai salvato anche Kyle? Perché ti sei esposto tanto solo per salvarci la vita? –
- Perché… perché voi siete miei amici –
- Esatto! Continua così –
- Io… io sono stato uno stupido. Ma cosa ho fatto? –
- Hai distrutto la scuola e l’ufficio dello sceriffo, ti ricordi? –
- Certo. Io non so come scusarmi per avere usato i miei poteri contro di voi. Non so cosa mi sia preso –
- Eri sotto l’influsso dei frammenti, che ti hanno tolto la parte umana e ti hanno reso un alieno cattivo –
- Tu hai cercato in tutti i modi di farmi capire che stavo sbagliando, ma io come un cretino ti ho attaccato. Non me lo perdonerò mai –
- Io ti ho già perdonato. Sapevo che non eri tu ad agire in quel modo –
- Liz, cosa farei senza di te? Ti amo da morire –
- Anch’io – un bel bacio cancellò tutti i brutti momenti passati.
Dopo poco alla grotta giunsero anche Isabel e Michael.
- Sapevamo di trovarvi qui. Ragazzi, non so come scusarmi. Ho fatto delle cose orribili in questi giorni, e non mi perdonerò mai – disse Isabel.
- Stai tranquilla. Non era colpa tua, ma dei frammenti –
- Anch’io volevo scusarmi con voi. Maria, mi dispiace – disse Michael abbracciando la ragazza. Maria per tutta risposta lo baciò.
- Ma come avete avuto i frammenti? – chiese Kyle.
- Li ho trovati all’ufo Center e non ho resistito. Sapevo di non poter più tornare su Antar, e avere un pezzo di Antar con me era grandioso – disse Max.
- Be’, ora andiamo al Crashdown a mangiarci una bella fetta di torta, cosa ne dite? – propose Liz.
- Certo! A proposito, non pensiamo affatto che il Crashdown sia da modernizzare – disse Isabel.
- Forse qualche modifica si può fare, in fine dei conti –
Al Crashdown i sei ragazzi, finalmente riuniti, stavano chiacchierando e ricordando i momenti passati.
- … Be’, come dice River Dog: “Tu sei quello che la tua casa ti dice di essere” – disse Liz.
- La nostra casa è la Terra, e noi siamo come la Terra ci dice di essere: terrestri – disse Max sorridendo.

Scritta da Kassandra


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