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SMALLVILLE E ROSWELL, KRYPTON E ANTAR


RIASSUNTO: Clark viene a sapere da Lex che ci sono altri frammenti di meteorite a Roswell, e il ragazzo parte per cercare di scoprire la verità.

DATA DI CREAZIONE: dal 27/12/04 al 29/12/04

ADATTO A: tutti

DISCLAIMER: Tutti i diritti dei personaggi di “Roswell” appartengono alla 20th Century Fox. Tutti i diritti dei personaggi di “Smallville” appartengono alla Warner Bros Television. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia e-mail è rapiro84@libero.it


La scuola finalmente era terminata e a Smallville tutto procedeva tranquillamente: Clark continuava ad aiutare i suoi genitori con la fattoria, mentre cercava disperatamente di far colpo su Lana, la quale trascorse giorni infernali al Taloon sempre stracolmo e col pensiero sempre rivolto a Whitney, che era partito per arruolarsi nei marines.
Pete continuava la sua normalissima vita, trascorrendo le giornate a gironzolare per Smallville in compagnia di Clark.
Infine Lex continuava ad essere il solito miliardario amico di Clark, ma non smetteva un attimo di tramare alle sue spalle e cercava continuamente di scoprire come i frammenti di meteorite agissero sul corpo dell’amico, e cos’era veramente quel bullone che utilizzava come fermacarte.
L’unica che si era allontanata da Smallville era Chloe, che trascorse l’estate a Metropolis come apprendista giornalista presso il Daily Planet.
Una sera di agosto il signor George O’Connell si recò nel castello di Lex con nuove notizie. George era il suo informatore di Metropolis, ed era la prima volta che si recava a Smallville, quindi doveva essere una cosa importante.
- Signor Luthor, sono proprio felice di vederla – esordì l’uomo non appena entrò nel magnifico salone.
- George! Qual buon vento! Deve essere importante se sei qui – salutò Lex.
- Esatto. Ho poco tempo… -
- Bene. Mille vanno bene? –
- Be’, direi che considerando il viaggio e i rischi che corro, è un po’ poco –
- D’accordo, 1500 –
- 1700 –
- 1600 –
- Affare fatto! –
- Bene, sputa il rospo –
- Informatori di fiducia mi hanno riferito che è stata scoperta una grotta contenente un metallo non conosciuto sulla Terra, probabilmente caduto coi meteoriti –
- Ci sono tre cose che non capisco: numero 1, come fai a sapere che mi interessano i meteoriti; numero 2, dove sono stati avvistati, e numero 3, se non sono qui a Smallville, come possono essere in un’altra città? – chiese Lex a raffica.
- Allora, i miei informatori sanno tutto, anche ciò che le interessa; i frammenti sono stati avvistati a Roswell, e a Roswell si dice che nel 1947 siano atterrati gli alieni. Può darsi che siano caduti frammenti anche lì –
- Bene. Risposte esaurienti. Hai altro da dirmi? –
- No –
- Bene. Ora vai a Roswell e portami alcuni frammenti. Ecco i tuoi 1600 dollari – disse Lex porgendo all’uomo i soldi.
- Grazie. Ma… Come vado fino a Roswell? –
- Non preoccuparti. Prendi il mio aereo privato, e stai tranquillo, le spese sono a mio carico. Ah, non ti azzardare a comprare nemmeno un biscotto a Roswell. Andrai e tornerai nel giro di una mezza giornata. E ora, scusami ma ho molto da fare – lo congedò Lex.
- Certo. Arrivederci –
Lex si versò un bicchiere di whisky e sedette sulla sua comodissima poltrona, sorridendo al pensiero di avere in mano quei frammenti.
La mattina seguente George tornò al castello con in mano alcuni frammenti di meteorite, di colore verde fosforescente.
- Ottimo lavoro. Sei sempre il mio uomo migliore – si congratulò Lex.
- Grazie, signor Luthor. Ci vediamo se sento qualcosa di scottante –
- Certo. Arrivederci –
Lex girò e rigirò nella mano quei frammenti. Per lui non erano altro che pietre di uno strano colore, ma per Clark erano qualcosa di più, qualcosa di misterioso che agiva sul suo corpo, distruggendolo. Doveva saperne di più.
Così si recò da Clark. Lo trovò che stava verniciando la staccionata.
- Ciao – salutò Lex.
- Ciao Lex – salutò Clark vedendo l’amico.
- Come va? – chiese Lex.
- Bene. Un po’ affaticato… - mentì, avvicinandosi, Clark. Lui non poteva stancarsi.
- Ascolta, sono qui per un motivo ben preciso. So che ti avevo promesso di non impicciarmi più dei fatti tuoi, ma c’è una cosa che devo sapere… -
- Cosa? – chiese Clark sospettoso.
- Vedi, è successo più volte che in presenza dei frammenti di meteorite, tu ti sia sentito male, e io voglio sapere il perché –
- E tu come lo sai? –
- I miei informatori – confessò Lex abbassando la testa.
- E così hai continuato a farmi seguire?! – Clark era furioso.
- Io potrei farti visitare da specialisti. Se è una forma di allergia, possono curartela! –
- Non credo che si possa curare e poi non sono fatti tuoi –
- Io voglio solo aiutarti! –
- Per piacere Lex, vai a casa e non pensare più a questa storia –
- Mi dispiace… - disse Lex, e tirò fuori dalla tasca i frammenti appena ricevuti.
Clark iniziò a sentirsi male, il suo respiro divenne affannoso e si accasciò a terra. Lex allora ripose i frammenti in una scatolina di piombo e la mise nuovamente in tasca. Subito Clark si sentì meglio e si alzò, infuriato.
- Ma sei impazzito?! Vuoi uccidermi?! – urlò Clark.
- No, assolutamente. Volevo solo vedere se anche questi ti facevano l’effetto di quelli che si trovano qui –
- Perché, questi da dove vengono? –
- Da Roswell –
- Roswell? Ma com’è possibile: là non c’è stata la pioggia di meteoriti – osservò Clark.
- Però nel 1947 sono atterrati gli alieni –
- Già. Grazie – e corse in casa, lasciando Lex completamente interdetto.
Un minuto prima per poco non lo assaliva, e ora lo ringraziava… era davvero un ragazzo strano.
- Mamma, papà, venite qui – urlò Clark non appena fu entrato.
- Clark, cosa succede? – chiese Martha spaventata.
- Forse non sono l’unico giunto con la pioggia di meteoriti –
- Cosa?! – esclamò Jonathan.
- Sì. Poco fa Lex mi ha mostrato un frammento di meteorite proveniente da Roswell, e io mi sono sentito male –
- Ciò significa… -
- Significa che è come quelli caduti qui, e che quindi ci può essere qualcuno a Roswell che ha i miei stessi poteri e che magari può dirmi perché sono qui –
- Ti esporrai troppo –
- Assolutamente. Lex terrà la bocca chiusa e io andrò a Roswell –
- Clark, ma cosa stai dicendo? –
- Sentite, io non sono come tutti voi, io non provengo dalla Terra, altrimenti non avrei un’astronave in cantina; perciò devo capire chi sono e da dove vengo. Ora vado a preparare la valigia – e così dicendo salì in camera sua.
I suoi genitori furono molto addolorati alla notizia della partenza del figlio, ma sapevano che era necessario per lui, per il suo futuro; perciò acconsentirono.
La mattina seguente i Kent accompagnarono il figlio all’aeroporto.
- Mi raccomando, stai attento e non dare confidenza agli estranei – disse, apprensiva, Martha.
- Mamma! Non sono più un bambino. Stai tranquilla – le disse Clark abbracciandola.
- Okay. Chiama appena arrivi –
- Sì –
- Fai buon viaggio figliolo – gli disse il padre abbracciandolo.
- Ciao. Mi raccomando, non dite agli altri dove sono andato –
- Stai tranquillo –
Con le lacrime agli occhi i Kent salutarono il loro bambino e tornarono alla fattoria. Anche se sarebbe stato via solo qualche giorno, era straziante saperlo lontano da loro; Clark non era mai andato via prima d’ora.
Clark invece era entusiasta del viaggio che stava facendo: finalmente poteva visitare un’altra città, e soprattutto avrebbe potuto scoprire qualcosa sulla sua vera identità.
Dopo qualche ora atterrò a Roswell: era pieno pomeriggio e il sole era cocente; non aveva mai sentito così tanto caldo. La città era bellissima, soprattutto era molto caratteristica, sia perché era in mezzo al deserto, sia perché qualunque cosa ricordava gli alieni. Aveva sentito dire da Chloe che gli abitanti di questa cittadina erano molto suggestionati dal presunto atterraggio degli alieni, ma non lo credeva al punto di costruire un Ufo Center e un locale chiamato Crashdown.
Si accorse di avere sete, così entrò nel locale. Internamente era un normalissimo bar, perfino il Taloon era più particolare; perciò sorrise e andò a sedersi.

A Roswell la vita procedeva come sempre: la scuola era finalmente finita, tutti si erano diplomati, e ora avrebbero dovuto programmare il loro futuro, ovviamente nel limite del possibile. Si erano diplomati tutti tranne Tess, che era partita qualche mese prima per Antar, e Alex, che era prematuramente deceduto per mano di Tess.
La partenza di Tess però rimise le cose al loro posto perché Max e Liz tornarono insieme, e così fecero anche Maria e Michael. Isabel, dopo mesi infernali, aveva trovato conforto in Kyle, che era l’unico dispiaciuto della partenza di Tess.
Aveva già fatto i loro progetti per l’immediato futuro: Liz, Max e Isabel sarebbero andati all’università di Albuquerque, Kyle sarebbe andato alla scuola di polizia, mentre Maria e Michael sarebbero rimasti a Roswell continuando a lavorare e magari facendo dei corsi serali. Forse il peggio era passato, ma non si poteva mai dire.
Quel torrido pomeriggio si trovarono tutti al Crashdown; il locale era gremito di clienti, ma Liz e Maria notarono subito il bellissimo ragazzo moro con gli occhi azzurri che entrò.
- Liz, sto avendo una visione! – esclamò Maria non appena lo vide.
- Allora è una visione collettiva –
- Si è seduto, vado a prendere la sua ordinazione – disse Maria facendo un passo.
- Eh no! Stavolta tocca a me andare dai ragazzi carini – la bloccò Liz.
- Ma l’ho visto prima io! – protestò Maria.
- Tu sei fidanzata –
- E tu più di me –
Alla fine, continuando a spintonarsi, andarono tutte e due dal giovane appena entrato.
- Ciao – esordirono all’unisono.
- Ciao – rispose Clark –
- Io sono Liz e lei è Maria –
- Piacere, Clark Kent –
- Piacere. Se ti stai chiedendo perché hai due cameriere, la risposta è semplice: sei il nostro milionesimo cliente e per te c’è un trattamento speciale – inventò Maria.
- Sì, due cameriere e un’ordinazione gratuita – le diede corda Liz.
- Uau, che fortuna! – Clark osservò la lista, rimanendo molto colpito dai nomi dei cibi, e poi disse: - Una coca cola, un Crash Burger e una torta spaziale –
- Arrivano subito! – esclamarono le due ragazze.

- Liz, è stupendo! Non ho mai visto un ragazzo così bello. Clark… Anche il suo nome è bellissimo – disse Maria sognando ad occhi aperti, non appena le due ragazze si furono allontanate dal tavolo.
- Hai ragione. È come i principi azzurri delle favole – concordò Liz.
- Ehi, Izzy, hai visto quel ragazzo che è appena entrato? – le chiese Maria.
- Sì. Credo che sia l’umano più bello che abbia mai visto, sempre ammesso che sia possibile che un umano sia così bello – ridacchiò Isabel, meritandosi un pizzicotto da Kyle.
- E dai! Anche l’occhio vuole la sua parte! – Kyle mise il broncio e si spostò da Isabel.
Poco dopo Liz e Maria tornarono da Clark. – Ecco qui – dissero.
- Grazie. Sentite, voi siete del posto, vero? – chiese.
- Sì –
- Bene. Avete mai sentito parlare di frammenti di colore verde fosforescente? – chiese.
Le due ragazze rimasero senza parole: un perfetto sconosciuto chiedeva loro se avevano visto il granilith!
Dopo qualche secondo risposero: - No, ma perché? –
- Niente. Scusate la domanda –
Le due ragazze tornarono sconvolte dagli altri e riferirono la conversazione appena avuta.
- Non è possibile! Credete che sia uno skin? – chiese, allarmata, Isabel.
- Non lo so, ma di solito loro non parlano di frammenti verdi, ma direttamente del granilith, e poi cercano di prenderselo e basta – ragionò Max.
- Già. È molto strana la domanda che vi ha fatto… - continuò Michael.
- Cosa facciamo? Cerchiamo di tenerlo d’occhio? – chiese Liz.
- È l’unica cosa che possiamo fare. Tanto non riuscirà mai ad aprire la grotta –
- Se fosse uno skin sì – osservò Max.
- Cavolo! Allora non ci resta che controllare periodicamente la grotta –
Intanto Clark finì il suo spuntino e se ne andò.
Quelle ragazze avevano detto che non ne sapevano niente, ma avevano impiegato troppo tempo a rispondergli e si erano scambiate uno sguardo significativo; inoltre erano corse a confabulare con quel gruppo di ragazzi seduti al bancone. Sicuramente sapevano di cosa si trattava, ma avevano paura di parlare, oppure non potevano. Decise allora di andare nel deserto a cercare la grotta di cui gli aveva parlato Lex.
Dopo molto camminare finalmente giunse a destinazione. Era bellissimo, così suggestivo, così pacifico e silenzioso. Lì avrebbe potuto scappare da ogni sua preoccupazione, dai suoi poteri, dai segreti che non poteva rivelare, dal continuo rifiuto di Lana, da tutto e da tutti.
Il deserto era costellato di grotte, e non sarebbe stato facile trovare quella coi frammenti. Utilizzò la sua vista a raggi x e, dopo qualche minuto, la trovò. Il problema era che non vi era nessuna apertura, era come se ci fosse una porta scorrevole. Vide però che sulla parete vi era un’impronta di colore argenteo. Anche se sapeva che sarebbe stato inutile, vi appoggiò la sua mano sopra. In quell’istante sentì un click e la roccia cominciò a spostarsi, mostrando un’entrata. La grotta era molto grande, ma era totalmente satura dei poteri del frammento, come se questo avesse una vita propria. Come entrò, infatti, cominciò a sentirsi male: la testa gli doleva e girava, i muscoli non lo reggevano più, lo stomaco si contorceva. Quello doveva proprio essere un frammento di meteorite, anche se non aveva più la forza di pensare a come poteva trovarsi a Roswell. Poco dopo svenne.
Cinque minuti dopo i tre alieni e i loro amici entrarono nella grotta. Avevano visto che Clark si era alzato, perciò avevano deciso di seguirlo e i loro timori si rivelarono fondati quando videro la porta della grotta aperta. Entrarono correndo, credendo di trovare il ragazzo intento a rubare il granilith, ma invece lo trovarono a terra svenuto.
Subito lo portarono fuori dalla grotta e lo rianimarono. Clark si riprese subito e si mise a sedere.
- Ma cosa…? – chiese.
- Chi sei? Cosa ci facevi nella grotta? Sei uno skin? – lo tempestò Max.
- Un che? No, ci deve essere un errore –
- Bene, allora spiegati –
- Okay. Il mio nome è Clark Kent e vengo da Smallville – cominciò a spiegare.
- La città della pioggia di meteoriti! – esclamò Isabel.
- Esatto. Sono stato io a provocarli. Io non sono un terrestre e nascosta in cantina ho la mia astronave. Sono stato mandato sulla Terra, per non so quale motivo, quando ero ancora un bambino e sono stato adottato dai Kent –
- O cavolo! – esclamò Maria.
- Ho dei poteri: corro più veloce della luce, salto molto in alto, ho una forza sovrannaturale, la vista a raggi x e il superudito, ma non so perché li ho –
- Quindi sei un alieno? E perché cercavi il granilith? –
- Cos’è il granilith? –
- Quel frammento verde nella grotta – spiegò Michael.
- Quelli sono i meteoriti con cui sono venuto sulla Terra. Smallville ne è piena, ma l’unico problema è che ne sono allergico. Come avete visto, ogni volta che mi avvicino rischio di morire. Sono qui per scoprire come hanno fatto dei frammenti a cadere fin qui e perché sono così nocivi per me –
- Ma quello non è un frammento di meteorite! Quello è il granilith! – esclamò Isabel.
- Credo che ci sia un problema… - disse Max.
- Cioè? –
- Io sono Max Evans, lei è mia sorella Isabel e lui è Michael Guerin, e siamo alieni come te. Proveniamo da Antar e siamo qui per crescere, conoscere il nostro destino e tornare su Antar per sconfiggere l’usurpatore del nostro trono e porre fine alla guerra civile che infuria. Ma il fatto che il granilith, l’oggetto che ci permetterà di tornare su Antar, sia come i frammenti caduti con te, può significare o che tu sia un antariano, oppure che provieni da un pianeta vicino al nostro – spiegò Max.
- O cavolo! – ripeté Maria.
- Hai ragione. Ma come facciamo a scoprirlo? – chiese Clark.
- Questo è il problema, perché noi non sappiamo tutto di Antar e non conosciamo la nostra gente – spiegò Isabel.
- Ma loro sono terrestri? – chiese Clark.
- Sì. Maria De Luca, Liz Parker e Kyle Valenti – disse Max.
- E sanno il vostro segreto? –
- Sì. Ho salvato la vita a Liz e da quel momento non ho più potuto fare a meno di lei, così le ho svelato il mio segreto; poi lo hanno scoperto anche Maria e Kyle e così siamo diventati inseparabili – spiegò ancora Max.
- Uau! Come vorrei rivelare anch’io la mia identità, ma ho già troppi problemi così, senza l’assillo dei giornalisti –
- Noi ci siamo fidati e siamo stati fortunati. Può darsi che avrai anche tu la stessa fortuna – disse Isabel.
- Ne dubito –
- Cosa ne dite di fare qualche ricerca? – propose Liz.
- Ottima idea – concordò Clark.
- Senti, ma quelli del tuo pianeta sono tutti belli come te? – chiese Maria.
- Non ne ho la minima idea – rispose Clark arrossendo.
Michael le tirò un’occhiataccia e si avviò verso la jeep di Max.
- Voglio esaminare il granilith – disse Liz.
Max così la accompagnò nella grotta a prenderlo.
Dieci minuti dopo erano a casa di Liz, che si mise subito ad esaminare l’oggetto alieno. Poco dopo ebbero il responso.
- È formato da materiali sconosciuti, quindi è ovvio che non è terrestre. L’unico elemento terrestre è il carbone, ormai vecchio di millenni. Ciò significa che Antar e il pianeta di Clark sono sorti alle origini del mondo e forse ancora prima. Non è facile datarlo – disse Liz –
- Sei bravissima – rimase stupito Clark.
- Clark, vorrei esaminare anche un campione della tua saliva – disse Liz.
Clark mise in bocca una matita e Liz si rimise all’opera.
- Le tue cellule non sono terrestri e sono molto simili a quelle di Max, solo che hanno una piccola componente di carbone, che potrebbe reagire a contatto col carbone presente nel granilith. Sarebbe utile esaminare un frammento caduto a Smallville… - diede il responso Liz.
- Purtroppo non l’ho dietro. Capite che mi è impossibile –
- Questo però non ci dice se il granilith è come i frammenti di meterorite, anche se ti fa lo stesso effetto – disse Max.
- Lo so, ma non possiamo fare nient’altro per ora. È tardi, direi che è meglio se riprendiamo domani con le ricerche – disse Isabel.
- Sì. Hai ragione –
Usciti dalla casa di Liz, Max chiese a Clark: - Hai un posto dove dormire? –
- Ci sarebbe l’albergo – rispose il ragazzo.
- Ma no, vieni a dormire da me. Ho un letto in più – si offrì Michael.
- Davvero? Non ti creo disturbo? –
- Ma figurati, abito solo –
- Okay. Grazie –
Maria diede un bacio a Michael e si diresse a casa, felice e orgogliosa del suo Spaceboy.
La mattina seguente si misero nuovamente al lavoro: cercarono in Internet notizie su Smallville, ma a parte la pioggia di meteoriti, non vi era menzionato nient’altro che potesse aiutarli; cercarono addirittura sul libro del Destino, ma non parlava di alieni con superpoteri e “allergici” al granilith. Ogni tentativo di scoprire la verità si rivelò un buco nell’acqua e tutti, soprattutto Clark, erano più demoralizzati che mai.
Nel pomeriggio Max ebbe un’illuminazione: - Ehi, mi è venuta un’idea! –
- Spara! –
- Se Clark non può toccare il granilith, ci deve essere un motivo. È come se qualcuno non volesse che ci si avvicini troppo. Forse qualcuno non vuole che scopra la verità –
- Potrebbe essere. Credi che nel mio corpo sia stato impiantato un allergene che reagisca a contatto col granilith e i frammenti? – chiese Clark.
- È probabile, anche se credo che sia un allergene alieno – spiegò Liz.
- Quindi, Max, cosa suggerisci di fare? – chiese Michael.
- Clark deve toccare il granilith –
- Ma morirà! – esclamò Maria.
- Noi saremo con lui e sono sicuro che una volta toccato il malessere scomparirà – continuò Max.
- Te la senti? – chiese Michael a Clark.
- Se serve per scoprire chi sono, sì – rispose il ragazzo, più determinato che mai.
- Bene. Alla grotta! –
Dieci minuti dopo aprirono la porta della grotta. Entrarono prima i tre alieni, Clark in mezzo, e chiusero la fila i tre terrestri. Così Clark era protetto dai corpi degli amici, che riducevano la sua esposizione al granilith.
Questo però non bastò perché Clark, mano a mano che si avvicinava all’oggetto alieno, si sentiva sempre più male, ma la sua forza di volontà sconfisse il dolore.
Poco dopo Clark toccò il granilith. Per un attimo le sue mani divennero verdi, ma subito il processo di distruzione si arrestò e comparve un ologramma. Erano un uomo e una donna, con una S cucita sul petto.
- Salve ragazzi, salve Clark – disse l’uomo.
- Salve – risposero loro storditi.
- Io sono Jor-El e lei è mia moglie Lara – continuò l’uomo.
- Noi siamo… - fece per presentarsi Max.
- Sappiamo benissimo chi siete, reali di Antar. Omaggi a voi – disse Lara.
- Siete di Antar? – chiese Isabel.
- No. Noi siamo i veri genitori di Clark – rivelò Jor-El.
- Co… cosa? – Clark era senza parole.
- Siamo apparsi perché tu hai avuto il coraggio di toccare il granilith, e ora puoi sapere la verità – disse Lara.
- Noi vivevamo su Krypton, eravamo scienziati e abbiamo scoperto che il nostro pianeta sarebbe esploso per cause naturali, però nessuno voleva crederci. Giunse il fatidico giorno, tu eri ancora in fasce, e così ti abbiamo spedito sulla Terra. Il tuo nome è Kal-El – disse Jor-El.
- E dove si trova il pianeta? Perché non siete venuti a cercarmi? – chiese Clark.
- Non siamo venuti a cercarti perché non è stato possibile. Quando Krypton è esploso noi siamo stati scaraventati nello spazio, e dopo molto tempo siamo stati tratti in salvo dagli abitanti di Antar, dove ci troviamo tuttora –
- Antar? – chiesero in coro i tre alieni.
- Sì. Krypton e Antar sono vicinissimi e sono composti dello stesso materiale –
- Allora i frammenti e il granilith… -
- Esatto. Sia Antar che Krypton hanno la stessa composizione. Per questo Clark non può toccare né i frammenti né il granilith. Questi oggetti sono venuti a contatto con le sostanze terrestri e sono diventate nocive per Clark –
- O mamma! – esclamò Maria.
- Purtroppo Krypton è ancora semidistrutto, e così anche Antar, dove continua a infuriare la guerra –
- Già –
- Clark, non ti preoccupare, prima o poi riusciremo a venire sulla Terra e a portarti sul tuo pianeta d’origine, ma fino a quel momento comportati come ogni altri terrestre e accetta i tuoi poteri, perché sono creati per aiutare il prossimo. D’ora in poi la tua missione sarà quella di salvare gli innocenti. Ora dobbiamo andare. Sono felice di averti rivisto. Buona fortuna –
- Non avete altro da dirmi? Chi sarà il mio nemico? Perché Lex vuole scoprire il mio segreto? –
- Stai molto attento a Lex, non è chi credi. Lui è malvagio. Inoltre, non disperarti per Lana, non è lei la tua anima gemella. Ora andiamo sul serio. Arrivederci –
- Arrivederci –
Poco dopo uscirono dalla grotta.
- Uau! È come se fossimo cugini, vicini di casa! – disse Isabel.
- Già. Magari un giorno torneremo tutti nelle nostre case e saremo veramente felici – disse Clark.
- Noi siamo già felici, e non abbiamo nessuna intenzione di tornare su Antar – disse Max.
- A Smallville la vita è un po’ diversa da qui, e soprattutto non ho amici come Liz, Maria e Kyle –
- Vedrai che prima o poi tutto si sistemerà – gli disse Maria.
- Speriamo –
Il giorno seguente Clark ripartì per Smallville.
- Ragazzi, sono stato veramente fortunato ad incontrarvi. Non vi dimenticherò mai. Grazie di tutto –
- Di niente. Siamo più o meno sulla stessa barca – disse Max.
- Spero di rivedervi presto. Vi aspetto a Smallville. Ciao –
- Ciao, buon viaggio –
Clark salì sull’aereo che lo avrebbe riportato alla sua consueta vita, fatta di segreti e sospetti, però era felice perché aveva conosciuto delle persone eccezionali e aveva conosciuto i suoi veri genitori. Ora sapeva qual era la sua missione: salvare il mondo.
 

Scritta da Kassandra


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