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PRIMA DI DORMIRE


RIASSUNTO: Tru Davies si trova a Roswell per un seminario proprio il giorno in cui Alex viene ucciso.

DATA DI CREAZIONE: 21 luglio 2005

ADATTO A: tutti

DISCLAIMER: Tutti i diritti dei personaggi di Roswell appartengono alla Jason Katims Productions / Regency Television – 20th Century Fox. Tutti i diritti dei personaggi di “Tru Calling” appartengono alla 20th Century Fox e alla Original Television. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia e-mail è rapiro84@libero.it


Tru Davies si svegliò in una stanza d’albergo e, dopo un attimo di smarrimento, ricordò tutto: si trovava a Roswell per un seminario con Davis, il suo datore di lavoro.
Si preparò e poi andò da Davis. L’uomo aprì molto assonnato la porta della sua camera.
- Tru, ma che ore sono? –
- È ora che ti prepari. Non manca molto all’inizio della conferenza –
- Ce la faccio a fare colazione? –
- Se ti sbrighi sì, non ho intenzione di saltare la colazione per colpa tua – rispose Tru ridendo.
- Dammi un minuto –
Poco dopo erano nella sala da pranzo dell’hotel a fare colazione.
- Quanto durerà questo seminario? – chiese Tru senza entusiasmo.
- Credo tutto il giorno –
- Ma perché ci sono dovuta venire anch’io? Sono ancora una studentessa –
- So che avresti preferito stare con Luc, ma in quanto dipendente dell’obitorio è necessaria la tua presenza –
- Va bene, ho capito –
- Cosa hai intenzione di fare qui? È deserta questa cittadina! –
- Già. Forse riesco a farmi un giorno di vacanza –
- Sempre se non muore nessuno! –
- Non dirlo nemmeno per scherzo! –
Così Tru trascorse la giornata nell’obitorio della città a sezionare cadaveri. Sperava con tutto il cuore che quella giornata non si ripetesse, perché non avrebbe retto ad un’altra serie di autopsie.
Purtroppo però le sue speranze furono vanificate quando uscì dall’obitorio quella sera.
Nel parcheggio c’era il furgoncino del coroner e poco dopo vide uscirne un ragazzo, il quale si diresse verso un gruppo di giovani. I singhiozzi che sentì poco dopo stavano a testimoniare che qualcuno era morto.
Tru attese che i ragazzi se ne andassero e poi si diresse verso il furgoncino.
- Tru, Tru – si sentì chiamare.
Era il cadavere che stava per chiederle aiuto.
Salì sul furgoncino e lesse il cartellino: Alex Withman. Incidente stradale.
Aprì il sacco che conteneva il corpo ma lo trovò intatto. Non era possibile che dopo un incidente fosse così: nessun graffio, nessun segno di colluttazione o altra traccia evidente che potesse far pensare a un omicidio.
Poco dopo il cadavere aprì gli occhi e la guardò: - Aiutami – disse… e il giorno ricominciò.

Tru si svegliò di soprassalto e si trovò in una stanza d’albergo. Ricordò tutto e si precipitò da Davis.
- Davis! Davis! Apri la porta – urlò Tru.
- Che c’è? Siamo in ritardo? –
- No. È uno di quei giorni –
- O cavolo! Di chi si tratta?-
- Alex Withman. Vado a prepararmi e ti racconto tutto mentre facciamo colazione –
- D’accordo –
Poco dopo si trovavano nella sala da pranzo dell’albergo.
- Sul cartellino c’era scritto che era morto a causa di un incidente stradale, ma sul suo corpo non c’era nemmeno un graffio – cominciò a raccontare Tru.
- Sei sicura? Segni di proiettili? Emorragia? –
- No, niente di niente. È molto strano –
- Credi che sia morto per cause naturali o che sia stato avvelenato e che abbiano mascherato il tutto? –
- Se fosse morto per cause naturali che motivo avrebbero avuto per mascherare il tutto? E poi avrà 18 anni! –
- Allora pensi a un avvelenamento? –
- Possibile, anche se non ci sono i segni tipici. Indagherò sui suoi amici –
- Li hai visti? –
- Ieri sera nel parcheggio dell’obitorio e uno di loro era nel furgoncino; poi è uscito e ha dato la notizia agli altri –
- Strano comportamento –
- Già, inoltre non ci sono ragazzi che lavorano all’obitorio –
- Com’è andata ieri? –
- Una maratona di cadaveri sezionati. Inventati qualcosa per coprirmi e tieni il cellulare acceso – disse Tru prima di uscire dall’albergo.
Per prima cosa si recò a casa di Alex. La casa era vuota, così frugò un po’ tra le sue cose per cercare di scoprire chi potesse volerlo morto.
Sembrava tutto normale, tranne un file in cui era ripetuta la frase “Leanna non è Leanna” e la stampa di un libro di fantascienza che parlava di alieni giunti sulla Terra dopo essere stati uccisi e ricombinati sul loro pianeta d’origine. Magari quel ragazzo aveva una fervida immaginazione, ma sembrava più la traduzione del libricino posto lì accanto fatto solo di simboli incomprensibili.
Inoltre accanto al computer vi era un libro di poesie di Robert Frost, con un segnalibro nella pagina della poesia “Fermarsi nei boschi in una notte di neve”. Era sottolineato il verso “Io ho delle promesse da rispettare e tanta strada da percorrere prima di dormire”, e accanto vi era un numero binario.
Cosa poteva significare? O questo ragazzo era un genio oppure la sua mente era in qualche modo alterata, perché non poteva esserci un legame tra il libro di fantascienza e le poesie di Frost.
Guardò l’orologio e si rese conto di aver trascorso tutta la mattinata da Alex, così uscì e si nascose tra i cespugli.
Poco dopo Alex tornò a casa: sembrava un automa e si diresse immediatamente verso il computer. Mise una protezione al file che parlava di Leanna e cancellò dal computer il file che conteneva la traduzione del libro del destino. Dopodiché uscì.
Tru lo seguì e lo vide recarsi a casa di Jim Valenti.
Si affacciò alla finestra e vide che parlava con una ragazza, ma sembrava come ipnotizzato.
- Hai fatto tutto? – chiese la ragazza.
- Sì, è tutto pronto –
- Bene. Ci vediamo qui stasera, e porta i libri –
- Come vuoi –
Dopo qualche secondo il ragazzo uscì dalla casa e si recò al Crashdown.
Tru lo seguì ed entrò nel locale.
Subito fu da lei una cameriera: era una delle ragazze che aveva visto la sera precedente fuori dall’obitorio.
- Cosa ti porto? –
- Una coca, grazie –
Tru tenne d’occhio il ragazzo mentre era con i suoi amici. Erano tutti presenti all’obitorio, erano amici di Alex ma sembravano non capire cosa stesse succedendo al ragazzo. Parlavano tra di loro, cercando di coinvolgere anche Alex, il quale però sembrava assente e continuava a tamburellare con le dita sul tavolo.
- Alex ti senti bene? – gli chiese una ragazza bionda seduta con lui.
- Sì, ma ora devo andare. Ho tanta strada da percorrere prima di dormire – e così dicendo il ragazzo lasciò il locale, lasciando tutti senza parole.
Tru pagò e lo seguì. Quella frase le aveva fatto venire i brividi perché era la parte del verso della poesia di Frost sottolineata. Ora era sicura che ci fosse un legame tra la poesia e il resto delle cose che aveva trovato in camera sua, ma non riusciva ancora a capire quale.
Alex tornò a casa e ordinò una pizza.
Non appena il fattorino ebbe fatto la sua consegna, Tru lo fermò.
- Scusa! –
- Sì? –
- È qui che abitano i Withman? -
Il ragazzo controllò la bolla e Tru vide che al posto della firma c’era il numero binario scritto accanto alla poesia.
Non lasciò il tempo al fattorino di risponderle perché si precipitò al Crashdown.
Mancava poco all’ora del decesso e sapeva che dopo la pizza Alex si sarebbe recato da quella ragazza.
Così scrisse un biglietto per i suoi amici e lo lasciò sul bancone del locale, accanto alla cassa; poi si recò dai Valenti.

Poco dopo Liz andò vicino alla cassa e vide il biglietto.

Andate dai Valenti, non c’è tempo da perdere.
Leanna non è Leanna.

- Max! – urlò Liz. Quello che era successo al ballo poche sere prima doveva momentaneamente essere messo da parte per il bene di Alex.
- Cosa è successo? –
- Leggi – E gli consegnò il biglietto.
- Chi te l’ha dato? – chiese Michael, dopo che anche lui lo ebbe letto.
- Non lo so. L’ho trovato qui –
- E se fosse una trappola? – ragionò Max.
- Perché allora scrivere Leanna non è Leanna? Cosa vuol dire? – chiese Maria.
- Leanna è la ragazza della Svezia. Solo Alex poteva scrivere una frase del genere. Dobbiamo andare a casa dello sceriffo – disse Liz.
- Okay, ma occhi aperti – disse Max.
Così poco dopo giunsero a casa dello sceriffo. Tru si era nascosta dalla parte opposta della casa, così da non essere vista.
I ragazzi si affacciarono alla finestra e videro Alex consegnare a Tess il libro del destino.
- Ma cosa sta facendo? – chiese Max.
- Credo che Tess abbia usato il suo potere con Alex per convincerlo a tradurre il libro del destino – disse Liz.
- Come fai a dirlo? –
- Guarda cosa sta succedendo in quella stanza! Non ti sembra una prova evidente? Perché non vi ha detto niente? –
- Liz ha ragione. Entriamo e chiediamole spiegazioni – disse Isabel determinata.
Poco dopo fecero irruzione nella stanza e interruppero Tess mentre stava usando i suoi poteri contro Alex.
Il ragazzo tornò in sé e chiese: - Ma cosa è successo? Cosa ci faccio qui? –
- Bella domanda – rispose Max guardando Tess.
- Cosa ci fate qui? – chiese Tess.
- Ehi Tess! – disse Kyle entrando nella stanza. Poi vide tutto il gruppo riunito e si stupì. – Ma cosa sta succedendo qui? – chiese.
- Non lo sappiamo ancora. Stiamo aspettando che Tess ci dia qualche spiegazione – disse Michael spazientito.
Intanto Tru si era affacciata alla finestra e seguiva l’intera vicenda. La sua missione era finita, aveva salvato la vita di Alex, ma per come si stavano mettendo le cose temeva che qualcun altro potesse avere bisogno di lei.
- Io ho dovuto farlo – disse Tess.
- Fare cosa? Usare il tuo potere contro di lui? – le chiese Liz.
- Non volevo, ma lui non avrebbe mai collaborato. Minacciò di dirvi tutto e ho dovuto continuare ad usare il mio potere – spiegò Tess.
- Potevamo chiederglielo tutti insieme di tradurlo senza usare nessun potere! – disse Isabel.
- O forse non volevi che noi scoprissimo cosa c’è scritto nel libro? – esclamò Michael.
- Dacci la traduzione – le disse Max autoritario.
Tess, anche se di malavoglia, gli consegnò il libro.
- Bene. Legatela – disse ancora Max a Michael e Isabel.
I due alieni presero una corda dalla tenda e legarono Tess.
- Non potete farmi questo! Io sono come voi –
- No, se tenti di uccidere qualcuno – le disse Isabel stringendo il nodo più forte.
Intanto Max lesse la traduzione del libro.
- Qui c’è scritto che le antiche coppie erano Zan e Ava, Rath e Vilandra. Vilandra ci ha traditi ma è stata a sua volta tradita e uccisa da Kivar. Il nostro obiettivo è quello di tornare su Antar per sconfiggere Kivar e riprendere a governare. Parla ancora dei quattro cloni, dicendo che loro erano difettosi e che gli scienziati hanno programmato la navicella perché si schiantassero a New York. Dice ancora che se Ava tornasse su Antar con in grembo il figlio di Zan, Kivar sarebbe autorizzato a governare. Era questo che non volevi dirci? – disse Max.
Tess non rispose ma abbassò il capo.
- Cosa c’è scritto ancora? – chiese Michael.
- Parla del granilith. Dice che è programmato per fare un solo viaggio e quindi una volta partiti non c’è possibilità di ritorno. Avevi intenzione di omettere anche questo? – disse ancora Max a Tess.
- Allora, ti decidi a parlare? – urlò Michael arrabbiato.
- Okay. Nacedo ha fatto un patto con Kivar: dovevo tornare su Antar con voi e con in grembo il figlio di Zan. Ho costretto Alex a tradurre il libro per me perché non ve l’avrei fatto leggere e avrei omesso alcune cose. Sono già morta una volta a causa di Kivar; non voglio fare di nuovo la stessa fine – disse Tess.
- I ricordi che ho di te sono reali o è il frutto del tuo potere? – le chiese Max.
- È il frutto del mio potere. Nemmeno io ricordo niente della nostra vita passata. Dovevo allontanarti da Liz e farti credere di poterti fidare di me – confessò Tess.
- E Leanna? Il viaggio in Svezia di Alex? –
- Era frutto del mio potere. Ho influenzato la mente di Alex in modo che si recasse all’università di Phoenix per tradurre il libro del destino, e ho creato Leanna -
- Cosa facciamo adesso? – chiese Michael.
- Io la spedirei su Antar, così è costretta a vedersela con Kivar – propose Isabel.
- No! Kivar mi ucciderà! – esclamò Tess terrorizzata.
- A noi non interessa. Non hai fatto altro che guai da quando sei qui. È deciso. Andiamo ad attivare il granilith e fra ventiquattro ore Tess partirà – disse Max.
- Ti pentirai della tua scelta! Troverò il modo di tornare e ve la farò pagare! – minacciò Tess.
Tru non credeva alle sue orecchie: quei ragazzi erano alieni! Aveva incontrato gente strana da quando lavorava all’obitorio, ma gli alieni!
Ora però era spaventata. Doveva andarsene prima che si accorgessero di lei, altrimenti l’avrebbero uccisa.
Fece per andarsene, ma inciampò in un vaso e cadde a terra, facendo rumore. Subito gli alieni furono da lei.
- Chi sei? Cosa ci fai qui? – le chiese Michael.
- Non sarà facile, ma posso spiegarvi tutto – disse Tru.
- Okay. Entra, ma non fare scherzi – le disse Max tenendola sotto tiro.
Una volta dentro, Liz disse: - Ma io ti conosco! Sei venuta oggi al Crashdown! –
- Sì. Stavo seguendo Alex –
- Come fai a sapere il mio nome? – chiese Alex.
- Perché lo seguivi? – chiese Maria.
- Mi chiamo Tru Davies e lavoro all’obitorio di New York come assistente. Non so perché e non so come faccio, ma i morti mi chiedono aiuto e io rivivo il giorno della loro morte cercando di salvarli –
- Cosa?! – esclamò Isabel.
- Sono qui per un seminario e ieri sera per me, ma stasera per voi, è arrivato il cadavere di Alex Withman all’obitorio della città. Lui mi ha chiesto aiuto e io sono tornata indietro di dodici ore per salvargli la vita –
- Com’era morto? –
- Sul cartellino c’era scritto che era morto per un incidente stradale, ma non aveva nemmeno un graffio. Stamattina sono andata a casa sua e ho trovato i due libri che avete in mano, un file con scritto “Leanna non è Leanna”, i versi di una poesia di Frost e un codice binario –
- È tutto vero – disse Alex.
- Poi l’ho seguito e l’ho visto con questa ragazza che si davano appuntamento per stasera. Poi è venuto al Crashdown e ha detto quella frase: “Ho tanta strada da percorrere prima di dormire” –
- I versi della poesia di Frost – disse Alex.
- Esatto. Allora ho capito che era tutto collegato. Quando è andato a casa ha ordinato una pizza e quando ho visto che ha firmato la bolla con il numero binario che aveva scritto vicino ai versi della poesia ho capito che era la ragazza a volerlo morto. Non c’era altra spiegazione –
- Così ci hai lasciato il biglietto – concluse Liz.
- Esatto. Il suo cadavere non mostrava segni di avvelenamento, così ho pensato che doveva aver esercitato una sorta di potere sulla sua mente, ma avevo paura di non farcela da sola –
- Hai fatto bene. Sola non ce l’avresti fatta – le disse Kyle.
- Inavvertitamente ho sentito tutto, ma non ho intenzione di dire niente a nessuno –
- Lo sappiamo. Stai tranquilla, non ti faremo del male – le disse Max.
- Perché ti sei fermata ad ascoltare? – le chiese Michael.
- Devo essere sicura che il mio compito sia svolto, altrimenti continuo a rivivere la stessa giornata – spiegò Tru.
- Okay, ora andiamo alla grotta – disse Max.
- E io cosa faccio? – chiese Tru.
- Quello che vuoi. Alex e salvo e nessun altro è morto – disse Max.
- Okay. Arrivederci –
- Ciao, e grazie di tutto. Credo che tu sia una specie di angelo – le disse Liz.
- Già –
Così, mentre i ragazzi si recarono alla grotta, Tru tornò in albergo.
- Ehi! Chi si rivede! – esclamò Davis vedendola.
- Che giornata infernale! –
- Com’è andata? –
- Bene. Alex è salvo e il colpevole è stato preso – E prese a raccontargli tutto.
- Uau! Credevo che con te le stramberie fossero già abbastanza – disse Davis una volta saputo tutto.
- Anch’io, ma siamo a Roswell! –

Il giorno seguente Max, Michael e Isabel portarono Tess alla grotta e attesero la sua partenza.
Per ora il pericolo era scampato: Alex era vivo e Kivar se la sarebbe presa con Tess.
Ora bisognava sistemare le cose con i terrestri. Effettivamente Isabel e Michael non avevano nulla da sistemare, dato che le loro storie procedevano a gonfie vele, ma Max doveva parlare con Liz al più presto.
Quella sera si recò da lei e bussò ai vetri della finestra di camera sua.
- Max! – esclamò Liz vedendolo.
- Sono stato uno stupido. Tess ha manipolato anche me e io sono caduto nella sua trappola –
- Meno male che c’era Tru, altrimenti oggi piangeremmo per la morte di Alex –
- Già. Ti ho fatto cose orribili in questo periodo e ho dato più importanza al mio destino che a noi, ma non succederà più –
- Anch’io ti ho fatto e detto cose terribili, quindi siamo pari –
- Liz, più nessuno ci dividerà. Te lo prometto –
- Lo so –
- Ti amo da morire –
- Anch’io ti amo, Max –
Durante il bacio si aprì la connessione e Liz vide tutto l’amore che Max provava per lei e la sicurezza che ora Max aveva nel loro rapporto. Sì, ora più nessuno li avrebbe separati.
Quella sera, proprio mentre Max e Liz si stavano confessando il loro amore, Tru diede un ultimo sguardo a Roswell e poi salì sull’aereo che l’avrebbe riportata alla sua consueta vita.
Però era felice perché aveva salvato la vita di un ragazzo splendido e aveva fatto in modo che Tess pagasse per il suo comportamento.
Forse loro l’avevano già dimenticata, ma lei non si sarebbe mai scordata di quei tre alieni un po’ troppo umani.

Scritta da Kassandra


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