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SPECIALE

CUORI PRIGIONIERI (Captive Hearts)

Capitoli 7-12


Riassunto: Questa storia, in 118 capitoli, comincia subito dopo gli eventi dell'episodio "Amore alieno" (1.16), e nulla di quello che è accaduto dopo l’episodio è rilevante ai fini della storia. Max non è un re. Tess non esiste, non ci sono Skins o duplicati o Granilith.
Torniamo indietro al tempo in cui Max non ha occhi che per Liz e il suo più grande desiderio, la sua più grande paura è che lei in qualche modo possa ricambiarlo.

Valutazione contenuto: non adatto ai bambini.

Disclaimer: Ogni riferimento a Roswell appartiene alla WB e alla UPN. Tutti gli attori protagonisti del racconto e citati appartengono a loro stessi.


Capitoli 1-6

Capitolo 7

Max la spinse silenziosamente lungo il corridoio cercando l’uscita. Un corridoio senza fine che ne conduceva ad un altro. Tutte le porte davanti alle quali passavano erano chiuse. Stavano camminando da quelli che sembravano chilometri, senza andare in nessun posto. Max tornò a guardarsi indietro. Passi, che diventavano più veloci e sentì il panico crescere dentro di lui. Li stavano inseguendo e loro ancora non avevano un’idea di come raggiungere l’uscita. Cominciarono a correre, Max spingendo Liz davanti a sé, aiutandola a mantenere l’equilibrio. Girarono un altro angolo e finalmente davanti a loro comparvero delle porte. Porte a vetri. Attraverso i vetri potevano scorgere qualcosa di verde: Alberi. Potevano vedere degli alberi. Corsero più forte, c’erano quasi. Il suono dei passi dietro di loro divenne più forte. Max poteva sentire i capelli dritti sulla sua nuca. Erano così vicini alla libertà che li aspettava dietro quelle porte, ma il suono dei passi dei loro inseguitori era quasi su di loro, ora. Si lanciarono contro le porte in fondo al corridoio verso il caldo del sole pomeridiano. Corsero attraverso l’erba, cercando di raggiungere la salvezza tra gli alberi. Tra gli alberi avrebbero potuto nascondersi. Colpi d’arma da fuoco esplosero dietro di loro. Max inarcò la schiena e barcollò.
“Vai!” le gridò, mentre cercava di rialzarsi da terra.”Vai, Liz!” la implorò. “Non mi aspettare. Mettiti in salvo.”
Liz vide il sangue uscire dalla ferita sul suo petto. Il proiettile lo aveva trapassato, lasciando un foro di uscita proprio nella parte destra del suo torace. Il terreno era coperto del suo sangue. “Non posso lasciarti, Max.” lei gli si inginocchiò accanto e tentò di coprire la ferita con le mani per fermare il sangue che scorreva.
Lui guardò gli occhi di lei e si rese conto che stava morendo. Aveva fallito con lei ancora una volta e ora Liz sarebbe stata sola. “Mi dispiace, Liz. Mi dispiace.”
“No. Max, ti prego, non puoi morire: Max, non puoi lasciarmi.” Le lacrime scorrevano sul suo volto mentre vedeva la vita correre via da lui. Le guardie puntarono i fucili contro di lui e lei urlò quando aprirono il fuoco.

Liz saltò nel letto, gridando il nome di lui. I suoni del sogno le echeggiavano ancora nelle orecchie. Max si tirò a sedere vicino a lei, che gli stava toccando il torace, sorpresa di vedere la sua pelle intatta. Solo un sogno, pensò Max, solo un sogno. Poteva vedere Liz tremare accanto a lui e la strinse tra le braccia.

“Stai bene? Cosa è successo?” Accarezzò la mano posata sul suo petto e vide che lei cercava di calmarsi.

“E’ stato … è stato solo un brutto sogno” Si sdraiarono di nuovo e lei poggiò ancora la mano sul petto di lui. La sua pelle era calda e liscia. Nessuna ferita, nessun sangue lo ricopriva.
Lei chiuse gli occhi ed aspettò che il sonno tornasse.

***
Liz si svegliò, il mattino dopo, con la sensazione di essere sola. La sua mano si allungò per toccare il lenzuolo dove lui aveva dormito. Era ancora caldo e poté sentire l’incavo nel cuscino dove lui aveva poggiato la testa. Sentì dei rumori provenire dal bagno e si rilassò. Lui non era andato via, stava solo nell’altra stanza. Sentì accendersi il rasoio elettrico e lo immaginò davanti allo specchio, facendo le cose normali che la gente fa prima di cominciare la giornata. Si tirò accanto il cuscino di Max, odorando il profumo che veniva dalla federa.
Aspirò profondamente e sentì il sonno scendere ancora su di lei.
Max finì col bagno e rientrò nella stanza. Vide Liz arrotolata attorno al cuscino e le si avvicinò per svegliarla. Un sorriso gli traverso il volto, quando si rese conto che era il suo cuscino che Liz abbracciava, non quello di lei. Non era perfettamente sicuro del perché, ma gli faceva piacere l’idea del suo cuscino così vicino a lei. Si sedette sul letto e le scostò i capelli dalla faccia. I suoi occhi si aprirono lentamente e lei sorrise quando sentì la sua mano sulla guancia.
“Buon giorno, dormigliona.” le disse con una smorfia “E’ ora di alzarsi.”
“Devo proprio?” gli chiese stiracchiandosi. Poi appoggiò le mani a coppa sulle guance di Max e sentì la pelle fresca, appena rasata. Lui profumava di dentifricio e di sapone e di quell’odore speciale che era solo suo.
“Si, devi proprio. Vai a lavarti quello sguardo assonnato dagli occhi e poi vieni a fare colazione con me.” Lui afferrò la sua mano e la tirò a sedere. Quello che veramente voleva fare era tornare nel letto con lei e farle dimenticare dove erano. Ma sarebbe stato impossibile. Non si poteva permettere quel genere di pensieri. Lei scostò le coperte e si avvicinò. I capelli le ricadevano sulle spalle e Max sentì il corpo di lei sfiorarlo mentre passava. La vide muoversi attraverso la stanza e poi sparire nel bagno. Era un’agonia averla così vicina e doverla tenere ancora così lontana.

Si avvicinò al tavolo ed aprì il vassoio con la loro colazione. Frutta e pasticcini. Cose che si sarebbero mantenute durante la notte, perché loro portavano il vassoio della colazione insieme a quello della cena. Max prese le cose che sapeva lei gradire di più e le mise in un piccolo piatto. Si scelse qualcosa e si sedette nell’attesa che Liz si unisse a lui. Quando uscì dal bagno sembrava fresca e riposata.

“Che cose eccitanti abbiamo per colazione, oggi?” chiese mentre veniva accanto a lui.. Si sporse su di lui, appoggiando le mani sulle sue spalle. Lui guardò in su e fece scivolare le mani intorno alla sua vita.
”Oh, fragole. Lo sai che amo le fragole.” Disse lei afferrandone una e mettendosela in bocca. Max sorrise, guardandola gustarne il sapore. Impulsivamente lei si mise tra le gambe di Max e gli si sedette sulla gamba destra. Poi prese un’ altra fragola rossa e carnosa e ne tolse il gambo. Lui seguiva tutti i suoi movimenti, gioendo del semplice piacere di starle vicino. Lei si girò, offrendogli il dolce frutto. Max aprì la bocca e lei lo imboccò. Lui non poté fare a meno di sorridere alla vista della smorfia che percorreva il viso di Liz

Improvvisamente il suo viso tornò serio. “Ha un buon sapore, Max? Voglio dire, il cibo? Non ti dà fastidio senza il Tabasco, di cui hai bisogno. Riesci a digerire, senza?”

“Tutti i sapori sono più blandi, ma non mi ucciderà stare senza. Ma non sono mai stato per un lungo periodo senza Tabasco. Ricordo che quando io ed Isabel eravamo piccoli, mamma e papà erano preoccupati perché non mangiavamo molto. Non vivevamo con loro da molto tempo e mamma era molto preoccupata che a noi non piacesse il suo modo di cucinare. Ricordo la prima volta che l’ho assaggiato fu quando ne versai un po’ sul bancone e fu come un’illuminazione: era questo di cui avevo bisogno. Penso che mamma si sentì morire quando vide che lo mettevamo nel latte o nei cereali.” Max sorrise a quel ricordo. I suoi genitori avevano avuto diversi problemi in quei primi giorni.
La porta si aprì improvvisamente e loro si alzarono di scatto. Un uomo vestito di bianco entrò nella stanza e fece cenno ad entrambi. “Signor Evans, signorina Parker, per favore, da questa parte. Non era una proposta, era un ordine. Max poteva vedere le guardie armate poco oltre l’ingresso. Accettando l’inevitabile Max e Liz si avviarono verso la porta.

***

Max era seduto sul tavolo del laboratorio e aspettava la comparsa di Miller. Uno degli altri medici stava trafficando con un vassoio. Conteneva una bottiglia di liquido chiaro ed una siringa. Riempì la siringa e tenendo stretto il braccio di Max, gli iniettò il siero. Gli bruciava per tutto il corpo. Max strinse i denti finché la sgradevole sensazione non passò.
“A cosa serve?” chiese Max, senza realmente aspettarsi una risposta.
“Oh, è un bloccatore neurale, Max” disse Miller entrando nella stanza. Max girò lo sguardo su di lui. Portava un camice bianco da laboratorio sopra dei pantaloni neri. Aveva l’aspetto di un medico affabile, ma lo sguardo dei suo occhi era spietato. Quello era un uomo che gioiva nell’infliggere sofferenza agli altri. “Questo siero è quello che non ti permette di usare i tuoi poteri. Non essere sorpreso, Max. Ti ho detto che sappiamo tutto di te.”
“Se sapete tutto di me, allora ditemelo. Da dove vengo?” Max fissò Miller duramente, aspettando una risposta.
“La risposta è semplice, Max.” rispose Miller. Gli si chinò vicino e con voce cospiratoria disse:”Dallo spazio!”
Max sospirò. Avrebbe dovuto sapere che Miller non gli avrebbe mai dato una risposta diretta. Vide il dottore andare verso lo schermo illuminato sulla parete.
“Abbiamo scoperto qualche cosa interessante su di te, Max.” A dispetto di se stesso, Max ascoltava attentamente, con la speranza che Miller potesse dirgli cose che lui ancora ignorava. Mise una lastra sullo schermo e tornò verso Max. “sai cosa è questo? Sei tu. Guarda qui. Vedi qualcosa di strano?” Max scosse la testa e miller continuò. “No, naturalmente no. Non c’è nulla di strano. Sembra completamente umano, non è vero? Cassa toracica, ossatura pelvica, cranio. Tutta la tua struttura ossea è umana, dalla punta delle mani alla punta dei piedi.”
Max guardò la lastra. Cosa stava dicendo Miller? Che lui era umano? Ma lui sapeva di non esserlo. Lo aveva saputo da sempre.
“Ora dai un’occhiata qui, Max. E’ la tua struttura cellulare.” Miller sostituì la lastra con un’altra. “Questo è decisamente non umano. Mi piacerebbe sapere come sei riuscito a tenerlo nascosto per tutti questi anni. I tuoi genitori non ti hanno mai portato da un medico?”
Max scosse la testa per dire no. “Io non sono mai stato malato.” disse distrattamente. Osservò la lastra alla parete. Questa era la prima volta che aveva la prova certa che lui era differente.
“Cosa mi dici di quando ti hanno trovato, prima di essere adottato? Non ti hanno fatto degli esami di routine?”
“Si, ma tutti i risultati sono andati perduti.” Focalizzo ancora la sua attenzione su Miller. “Come fa a sapere che sono stato adottato?”

“Ricerche, Max. Buon vecchio lavoro da detective. Siamo entrati nelle tue registrazioni, a scuola e nei registri dell’orfanotrofio dove sei stato fino a che gli Evans non ti hanno adottato. Te l’ho detto, Max, sono poche le cose che non sappiamo su di te. “ Miller tolse la lastra e la rimpiazzò con un’altra. “Ora questa, Max, è un’immagine del tuo cervello. Vedi quest’area qui.?” Miller fece un cerchio intorno ad un’area più scura alla base del cranio. “Questa è la tua corteccia cerebrale e qui e da dove crediamo vengano i tuoi poteri. Guarda come è ampia. Non come un cervello umano. Affascinante. Il tuo è più avanzato degli altri.”

“Quali … altri?” Max guardò fissamente Miller.

“Non importa. “ Miller tolse la lastra e spense il pannello. Tornò verso Max e cominciò a predisporre delle siringhe su un vassoio. “Dobbiamo fare qualche prelievo, oggi e poi potrai tornare nella tua stanza. Cominciamo col sangue, va bene?”
Max guardò passivamente Miller inserire un ago nel suo braccio e riempire diverse siringhe col suo sangue. Poi fu girato su un fianco e strinse i denti quando un ago gli fu inserito nella schiena per raccogliere il liquido spinale. Un sondino fu spinto nella sua gola per aspirare i succhi gastrici. Dopo quelle che gli sembrarono ore, Max cominciava a sentirsi un puntaspilli.

“Ancora una cosa Max, e abbiamo finito.” disse Miller porgendogli un contenitore.
“Proprio adesso non mi scappa.” disse Max e tese indietro il contenitore a Miller.
“Non voglio un campione di urine. Voglio un campione di sperma.”

Max guardò il contenitore nella sua mano e sentì le guance andare a fuoco. Cosa pensavano che dovesse fare? Semplicemente masturbarsi proprio lì, di fronte a Miller e alle guardie e agli inservienti che andavano avanti e indietro? “Io … “ cominciò Max deglutendo con difficoltà. “Io non posso.”
“Naturalmente che puoi, Max. Ti daremo un po’ di intimità, se è di questo che hai bisogno. Puoi usare il bagno a destra, di là.” disse Miller indicando una porta sulla parete in fondo. Possiamo anche darti delle riviste, se possono aiutarti.” Miller lo guardava di sottecchi e Max si sentì torcere lo stomaco.
“Io non posso farlo. Non voglio farlo.” Max guardò Miller ad occhi stretti. Quell’ uomo lo disgustava.
“Max, è meglio per te se cooperi. Ma in un modo o nell’ altro, avrò quello che voglio.” Miller andò verso un armadio ed aprì un cassetto. Prese un apparecchio e lo portò verso Max. “Vedi questo? Questo è usato per raccogliere il liquido seminale dagli uomini che sono … incapacitati. Usa delle stimolazioni elettriche per ottenere il risultato desiderato. Generalmente viene usato su uomini in coma o nei casi di morte cerebrale. Sai, quando la moglie vuole un figlio dal marito morto o come morto. Ma devo avvisarti, Max, fa un male tremendo se usato sul corpo di qualcuno nel pieno della sua capacità sensoriale. Non te lo raccomando.”
Max guardò l’oggetto nella mano di Miller e poi la sua faccia. Il dottore stava godendo. L’uomo provava piacere a esercitare il suo potere sugli altri. Scivolò giù dal lettino e lentamente cominciò ad attraversare la stanza. Aprì la porta e tornò a guardare Miller.

“Prenditi il tuo tempo, Max. Io tornerò tra un po’.”

Max vide Miller lasciare la stanza. La guardia evitò il contatto con i suoi occhi, ma lui scorse un sorriso compiaciuto sulla sua faccia. Max chiuse la porta e vi si appoggiò contro. Stette fermo così per alcuni minuti, ma sapeva che non avrebbe potuto evitare questa cosa per sempre. Con un sospiro chiuse gli occhi e la sua mano scivolò sotto la cintura dei pantaloni.

Capitolo 8

Liz camminava per il laboratorio. Johnson ancora non si era fatto vedere, così approfittò della possibilità per darsi un’occhiata intorno. Aveva aperto i cassetti e guardato negli armadi. Pensava di potersi appropriare di un bisturi, ma poi ricordò di non aver nessun posto dove nasconderlo. Stava guardando sotto il piccolo lavandino, quando la porta si aprì e Johnson entrò nella stanza. Si alzò svelta in piedi cercando di assumere un aspetto normale.
“Buon giorno, Liz. Come stai oggi?” disse Johnson, focalizzando l’attenzione sul grafico avanti a lui. Poi guardò verso di lei e le fece cenno di salire sul lettino da esame. “Vieni, sali!”
Liz si arrampicò sul lettino. “Voglio andare a casa!” Liz lo guardò mentre lui leggeva la tabella. “Ho detto IO VOGLIO ANDARE A CASA!IO VOGLIO ANDARE A CASA SUBITO!”
“Liz” replicò Johnson, quando finalmente posò il foglio e guardò verso di lei “Abbiamo avuto la stessa conversazione nelle ultime due settimane.”
“E l’avremo tutti i giorni finché non ci lascerete andare fuori di qui.” gli urlò contro “Guardi, stiamo diventando pazzi, qui dentro. Cosa ne sarà dei vostri esperimenti se io e Max diventeremo alienati? Quando non siamo punti o tagliuzzati da voi, siamo chiusi in quella stanzetta senza niente da fare. Ho bisogno di fare esercizio durante il giorno. Ho bisogno di aria fresca. Ho bisogno di uscire e di sentire il sole sulla mia faccia. Possiamo concordare di vedere un film, una volta ogni tanto. Con una busta di popcorn. Non potrò guardare quelle quattro pareti ancora per molto!”

“Liz tu lo sai che alcune di quelle cose sono fuori questione.”
“Va bene,” disse svelta Liz, prima che lui potesse aggiungere un’altra parola. “Quali sono fuori questione?”
“Non ti vuoi proprio arrendere, vero?” disse Johnson scuotendo la testa.
“No. Non voglio!” Liz sperava che stesse cedendo.
“Okay, Liz, cosa vuoi?” Johnson non poté fare a meno di sorridere allo spirito di quella piccola ragazza.
“Che giorno è oggi?” gli chiese. Johnson la guardò come se fosse fuori di testa. “Andiamo. Qual’è la data?” ripeté.
“E’ il 15 marzo. Perché?”
“Oh. Pensavo che fosse il 14: ho perso un giorno da qualche parte.” Lei guardò oltre Johnson, immersa nei pensieri. La disorientava aver perso la traccia del tempo. Si girò verso di lui e si concentrò. “Okay, questo è quello che voglio. Per stasera voglio un dolce, con un grosso 17 scritto sopra. Voglio una TV ed un videoregistratore e voglio vedere un film. Se lei mi da tutto questo, oggi non mi ribellerò. Coopererò completamente. Ha la mia parola.”
Johnson la guardò.”E’ questo quello che vuoi?” La vide accennare con la testa. “Questo ti farà felice?
“Si. E, ho bisogno ancora di una cosa.” disse Liz. Johnson la guardò, in attesa della sua ultima richiesta. “Voglio una grande bottiglia di salsa Tabasco.” Johnson aggrottò le sopracciglia e lei annuì ancora.
“Va bene. Ti darò quello che vuoi. Vado a dare disposizioni e poi potremo cominciare col programma di oggi.” Aprì la porta e tornò a girarsi verso di lei. “A proposito. Che film vuoi?”
Liz pensò per un momento poi rispose: “E.T. Voglio vedere E.T. l’Extraterrestre.!”
Johnson la guardò con sorpresa. Non era quello il genere di film che si aspettava di sentire da lei. “Perché E.T.?”
“Perché anche lui voleva tornare a casa.”
Johnson la guardò pensosamente e poi lasciò la stanza.

***

Liz si tenne occupata nella stanza aspettando l’arrivo di Max. Lo stavano trattenendo più a lungo del normale, oggi. La maggior parte delle volte, lui era già nella stanza quando lei ritornava. Era contenta che oggi fosse andata diversamente. Sarebbe rimasta delusa se lui avesse visto il dolce prima del suo ritorno. Si avvicinò al tavolo e sistemò i piatti. Aveva controllato i vassoi: questa sera avevano lasagne e pane francese. Mise le forchette accanto ai piatti e sistemò la bottiglia di Tabasco al centro della tavola. Voleva che lui la vedesse subito.
Sentì il rumore della maniglia che girava e sentì lo stomaco andare su e giù. Non sapeva spiegarsi il perché di questa reazione. Sapeva solo che questa era una sera speciale. Era stata capace di fare qualcosa di speciale di speciale per lui. Per la prima volta dopo tanto tempo, lei sentiva di avere uno scopo.
Max entrò nella stanza e guardò la porta chiudersi dietro di lui. Poi guardò Liz e si rese immediatamente conto che qualcosa era cambiato. C’era qualcosa di diverso in lei questa sera. Poteva percepire la sua eccitazione e gli occhi scintillanti. Lei volò tra le sua braccia e lo strinse orgogliosamente.
“Cosa c’è sotto?” disse Max con curiosità quando lei lo sciolse dall’abbraccio. Non che io mi lamenti, ma cosa sta succedendo?” I suoi occhi percorsero la stanza e vide la TV . Questa era una novità, pensò tra sé. Era sicuro che quella mattina non ci fosse. E i nastri che erano accatastati lì accanto?
Liz si staccò da lui e lo condusse verso la tavola. “Hai fame? Sei pronto a mangiare? Abbiamo lasagna stasera. Spero che ti piaccia. E c’è del pane francese. Con l’aglio. Ti piace l’ aglio, vero?”
Max non poté fare a meno di sorridere, mentre lei gli sparava centinaia di domande alla volta. “Si, mi piace la lasagna. E’ la mia preferita. E amo anche il pane all’aglio. Sai che mi piacciono le cose spezziate. Perché tutto questo, Liz?”

“Lo sai che giorno è oggi, Max?” Liz tentò di calmarsi. Non era il caso di perdere il controllo, ma essere stata capace di fare qualcosa di speciale per lui era inebriante.
Max si concentrò, cercando di ricordare che giorno fosse e perché fosse così importante per lei. Se lui non l’avesse ricordato, lei se la sarebbe presa? Avrebbe urtato i suoi sentimenti? Lui non poteva permettersi di ferirla quando era la prima volta da giorni che sembrava veramente felice.

“Max, è il tuo compleanno!” Lei gli avvolse le braccia intorno e lo baciò forte. Lui rimase stupito per un attimo mentre i suoi sentimenti passarono come un lampo dentro di lui. Sentiva la sua gioia, la sua eccitazione e il suo amore scorrergli dentro. Tutto perché era il giorno che i suoi genitori avevano scelto per lui. In realtà lui aveva solo 11 anni, ma visto che quando era emerso dalla capsula dimostrava circa 6 anni, il tutto faceva 17 anni, ora. Strano, lui non mai stato eccitato per un compleanno prima d’ora, ma adesso, vedendola così felice, non poteva fare ameno di sentirsi felice a sua volta. Sua madre aveva messo delle date importanti in un cestino e ne aveva pescata una per il compleanno di Max ed un’ altra per quello di Isabel. Il 15 marzo era nel cestino perché sua madre amava Shakespeare, le vecchie idi di marzo. Il compleanno di Isabel era l’anniversario del primo appuntamento dei suoi genitori.
Liz lo spinse verso la tavola e tolse il coperchio del suo vassoio per la cena. Il profumo si alzò dalla tavola e gli venne l’ acquolina in bocca. Si sedettero fianco a fianco ed allora Max notò la bottiglia di Tabasco.
“E questa da dove viene?” chiese e Liz poté vedere quanto fosse sorpreso.
“Ho chiesto loro di portarlo. Non ti preoccupare, Max, non gli ho detto perché, ho solo chiesto di portarlo e loro lo hanno fatto.”
La sua faccia sembrava innocente, ma lui non poté fare a meno di domandarsi se c’era qualche altra cosa.
“E la TV? E il videoregistratore? E i nastri? Hai chiesto anche queste cose?” Il suo sguardo era scettico.
“Si, Max. Ho detto al dottor Johnson che stavo diventando una pazza furiosa e a meno che non volesse cominciare a tirarmi giù dal soffitto tutte le mattine, faceva meglio a darmi qualcosa che mi mantenesse sana.” Liz non riuscì a contenere il suo sorriso.

“E quel qualcosa è salsa Tabasco e televisione? Non ti conveniva chiedere, non so, un biglietto di sola andata per casa?” chiese Max.

“Qualche volta devi partire dalle cose piccole.” disse lei sorridendo. “Oh, poi c’è anche questa.” Tolse il coperchio a uno dei vassoi sulla tavola e Max restò sbalordito da quello che vide. Davanti a lui c’era un dolce. Una torta di compleanno, con un 17 a grandi cifre scritto sopra.

“Mi hai procurato una torta?” Max fissò il dolce e cominciò a sentire i suoi occhi velarsi. Cominciò a pensare che, di tutti i compleanni che aveva avuto, questo sarebbe stato il migliore. Qui era con la persona che amava più di qualsiasi cosa al mondo e lei aveva fatto l’impossibile. Era riuscita a cambiare la loro grigia, faticosa esistenza tra quelle impenetrabili pareti, in qualcosa di nuovo ed eccitante.
“Ti piace?” gli chiese, preoccupata per lo sguardo dei suoi occhi.
Max si girò per guardarla. Lui deglutì, per fare in modo che le parole gli uscissero chiare. Non voleva che lei fraintendesse nemmeno una delle parole che stava per dire. “Amo tutto questo, Liz.” Guardò intensamente i suoi occhi e poi disse la sola cosa che le avrebbe voluto dire da più anni di quelli che poteva ricordare. “Io ti amo, Liz.”

Liz lo guardò a bocca aperta. Aveva veramente detto quello che lei pensava avesse detto? Il suo cuore rischiò di scoppiare. L’aveva fatto. Le aveva appena detto che l’amava. I suoi occhi cominciarono a lacrimare e sentì le mani che le tremavano.

“Io ti amo, Max. Con tutto il mio cuore.” Lei gli sorrise, cercando, coraggiosamente, di ricacciare indietro le lacrime.
Lui la guardò negli occhi e le passò le dita tra i capelli. Con la mano la prese dietro la testa e la tirò a sé. “Tu significhi tutto per me, Liz.” Le sussurrò e poi la baciò. La baciò a lungo e intensamente e sentì tutti gli anni di solitudine allontanarsi a lui. Lei era la sola cosa di cui aveva bisogno per completare il suo mondo. Anche questo incubo cui erano sottoposti, diventava sopportabile finché avesse avuto Liz.

***

Max e Liz si sedettero tra le coperte, aspettando l’inizio del film. Liz aveva tolto le coperte dal letto ed aveva sistemato i cuscini in modo da stare comodi sul pavimento mentre vedevano il film. Si rannicchiò vicino a Max, con la testa poggiata sul suo petto e le braccia di lui intorno alle spalle. I titoli di apertura cominciarono e lei sentì un senso di appagamento nello stare accanto a lui, facendo qualcosa di normale come vedere un video.
Max le prese il mento tra le dita e girò il viso verso di lui. “Allora, che cosa hai dovuto fare per ottenere tutto questo?” le disse con gentilezza, ma lei poteva capire che qualcosa lo turbava. “So che non lo hanno fatto per bontà dei loro cuori. Io non conosco Johnson , ma sono sicuro che Miller non ha niente di buono nel suo.” Era preoccupato di quanto sarebbe stato alto, per lei, il costo di quella serata speciale.
Liz gli accarezzò le guance. “Ho detto al dottor Johnson che non gli avrei più dato filo da torcere oggi. Che avrei cooperato con lui completamente. Per qualsiasi … esame programmato per oggi. Sarei stata una paziente modello.”
“Così, abbiamo avuto tutto questo, solo per un giorno di cooperazione?” chiese Max meravigliato.
“Si.” Liz gli sorrise.”Domani potrò tornare ad essere una rompiscatole. E la cosa è, che abbiamo avuto una giornata veramente buona oggi. Nessuna cosa tremenda.” Lo baciò leggermente sulle labbra e tornò a vedere il film.
Lui cercò di concentrarsi, ma invece che sul film i suoi occhi erano posati su di lei. In questo particolare momento, lui si sentiva più felice di quanto non lo fosse mai stato in vita sua. Non voleva pensare al domani e al giorno dopo ancora. Voleva solo che questa notte durasse per sempre.
Quando il film fu finito, si sentì il petto umido. “Stai piangendo?” chiese e le voltò il viso verso di lui. Toccò le lacrime che le stavano scendendo dagli occhi. “Perché stai piangendo?”
“Perché lui torna a casa, alla fine.” rispose lei, aspirando col naso.
“Noi torneremo a casa, Liz. Uno di questi giorni, te lo prometto. Noi torneremo a casa.” Gli faceva male vederla piangere.
“Non stavo pensando a Roswell, Max.”
Lui girò la testa verso lo schermo e all’astronave che lasciava la terra. Poi tornò a guardare Liz e sorrise. “ La mia casa è dove sei tu, Liz.”

***

Liz si stiracchiò e allungò una mano verso di lui. Il letto vicino a lei era vuoto e lei girò lo sguardo per la stanza. Vide il profilo di lui seduto al tavolo. Si sedette e accese la lampada accanto al letto.
“Qual’è il problema Max?” gli chiese preoccupata.
“Niente.” ripose lui “ Solo che non riesco a dormire.”
“Così te ne stai solo seduto lì, al buio?” gli chiese.
“Bene, veramente stavo riflettendo se prendere un altra fetta di torta.” Lui stava ridacchiando, ora.
“Allora, è questo. La tua golosità sta venendo fuori.”
“Si. Sai che non posso resistere.”
“Lo so.” Lei scoppiò a ridere. “ Ti ho visto mangiare le ciambelle. Ti ho visto mangiare scatole intere di ciambelle. E’ un miracolo che tu non pesi 130 chili.”
“Forse è il mio metabolismo.” Sogghignò Max “ Non ho mai visto un alieno grasso.” Si avvicinò il dolce e le sorrise. “Questo è l’ultimo pezzo. Vuoi che lo dividiamo?”
“Certo!” Lei saltò fuori dal letto e traversò la stanza. Si appoggiò contro di lui e guardò la sua forchetta tagliare il dolce e porgergliene un pezzetto. Gustò il dolce sapore nella bocca, mentre gli occhi guardavano le labbra di lui socchiudersi per prenderne un pezzo a sua volta. Lei si infilò tra le gambe di lui e sedette sulla sua coscia. Lentamente mangiarono l’ultima fetta di torta, un boccone a lei, un boccone a lui. Liz prese la bottiglia di Tabasco e ogni volta ne spruzzò un po’sul pezzo di Max, prima che lui lo infilasse in bocca.
“Mi piace questa glassa.” disse lei “Ha un così buon sapore.” Lui aveva preso l’ultimo pezzo di dolce e lei notò un po’ di glassa sul suo labbro superiore. Lo raccolse con un dito di Max e poi le lo infilò in bocca. Leccò la glassa dal dito e poi lo lasciò libero.
Max raccolse col dito un po’ di glassa che era rimasta nel piatto e vide le labbra di lei aprirsi, quando il dito si avvicinò alla sua bocca. Lui fu lentamente libero e tornò al piatto. Raccolse l’ultima glassa rimasta col dito e ancora una volta lo tese verso di lei. Le sue labbra lo circondarono, poi succhiò il dito dentro la sua bocca. Max deglutì, chiedendosi se lei lo avesse fatto di proposito. Sapeva che genere di effetto stava avendo su di lui?
Lui la guardò negli occhi e sperò che lei non riuscisse ad accorgersi di quanto fosse teso, sotto il tessuto dei pantaloni. La mano di Liz era appoggiata alla sua coscia e ora la sentiva muoversi lungo la gamba. Guardò la lingua di lei muoversi fra le labbra, poi sentì la sua mano che lo accarezzava. Chiuse gli occhi per un momento, chiedendosi se non fosse stata solo la sua immaginazione. Sentì la mano toccarlo ancora e spalancò gli occhi. Lei lo stava toccando, non per caso, ma intenzionalmente. Lo accarezzava attraverso il leggero tessuto. Liz cambiò improvvisamente posizione, mettendosi a cavalcioni sulle sue gambe. Il corpo di lei premeva contro il suo e cominciava a sentirne il calore.

Guardò i suoi occhi e l’intensità del suo sguardo lo sorprese: le prese le guance tra le mani e la baciò. Forti, passionali baci che lo facevano restare senza respiro. Le sue mani erano sepolte tra i capelli di lei, trattenendola vicino. La lingua di lei, che ancora sapeva di glassa, guizzava dentro e fuori la sua bocca. Sentiva i fianchi di Liz muoversi contro di lui e il suo bisogno di lei cresceva più forte ad ogni secondo. La sua mano gli scese dal petto verso lo stomaco e poi scivolò dentro la cintura dei suoi pantaloni.
Max saltò alla sedia quando la mano di lei gli si chiuse intorno. La sedia cadde sul pavimento sotto di lui, ma nessuno dei due ne avvertì il rumore. Le braccia di lui la circondavano, tenendola vicino. Un braccio sotto il sedere, la mano che toccava la sua pelle nuda. Lui interruppe il bacio, incapace di respirare. Lei lo guardò negli occhi e il desiderio che vi lesse infiammò la sua passione. Spazzò via dalla tavola i vassoi, che finirono sul pavimento. Poi si chinò in avanti, finché la schiena di lei fu sopra il tavolo. La sua bocca copriva quella di lei e il suo corpo le premeva contro; la sua mano cercò la strada sotto la veste e si mosse sulle sue cosce e sui suoi fianchi. La sua pelle era soffice e liscia e lui voleva toccarla dappertutto. Mosse la mano verso l’ alto, trovò la strada verso il suo seno e la chiuse su di lei: la sentì respirare profondamente quando le dita trovarono il duro capezzolo. La lasciò improvvisamente e le tirò su le spalle. Le sue dita strapparono i lacci che le chiudevano la veste e, quando finalmente fu libera, gliela tolse. Lei era distesa sul tavolo, guardando Max, sospeso su di lei. I capelli erano sparsi e le creavano un alone intorno al viso; i suoi occhi spalancati gli dicevano quanto lo desiderasse, il suo petto faceva lunghi respiri tentando di raccogliere abbastanza aria. Il suo seno, il suo bellissimo perfetto seno lo chiamava: le mani di Max si chiusero a coppa su entrambi i seni e lei chiuse gli occhi al tocco delle sue dita che non accarezzavano solo la sua pelle, ma raggiungevano il fondo della sua anima.
Lui si sporse ancora, le coprì il capezzolo con la bocca e lo succhiò, gustando il sapore dolce della sua pelle. Lei gemette ed inarcò la schiena, premendo il petto contro la sua bocca. Il suo tocco le stava facendo sentire cose che non aveva mai provato prima. Lui spostò la bocca dall’altra parte e succhiò l’altro capezzolo.

“Max … oh Max.” mormorò lei, senza respiro.
Lui sollevò la testa ed incontrò il suo sguardo. Le sue guance erano rosse di passione. Gli occhi di lui scesero dal viso al corpo, le mani scivolarono dal torace alla vita e si fermarono sui suoi fianchi. Le sue gambe erano aperte e lo aspettavano. La vista di lei gli faceva correre il cuore nel petto. Le sue mani scesero sulla pancia e poi verso i suoi soffici, scuri riccioli. Le dita trovarono il suo umido centro e lui sentì le gambe di Liz rabbrividire mentre l’accarezzava.
Lei si sedette improvvisamente e gli prese le guance fra le mani “Ho bisogno di te, Max, ora. Ora.” Lui tirò via i lacci e i suoi pantaloni gli scivolarono sulle caviglie. Se ne liberò e sentì la mano di lei stringersi intorno a lui. Le afferrò i fianchi e la tirò sul bordo del tavolo. Lei lo posizionò vicino al suo umido calore e lui vi si immerse. Entrambi restarono senza respiro rendendosi conto che lui era dentro di lei. Con il suono dei gemiti di Liz nelle orecchie, lui si spinse più forte e più velocemente. Le sue labbra coprivano quelle di Liz e la lingua faceva l’amore con la sua bocca, con lo stesso frenetico bisogno che il suo corpo aveva per quello di lei. La spinse ancora indietro sulla tavola e il suo peso premette contro di lei. I loro corpi imparavano l’uno dall’altro, i fianchi di lei si slanciavano per incontrare le sue spinte. Gridarono insieme quando l’intensità del loro orgasmo contemporaneo li sommerse.

***

Max si svegliò sobbalzando, il sogno ancora vivido nella sua mente. Girò gli occhi per la stanza cercando di orientarsi. La TV era ancora accesa, e il suo schermo blu illuminava la stanza. Liz era rannicchiata vicino a lui e dormiva saporitamente. Erano ancora sul pavimento, dove si erano addormentati quando era finito il film. Max tolse la coperta e vide la macchia bagnata sul davanti dei suoi pantaloni. Lasciò cadere la testa sul cuscino e fece un sospiro. Si alzò lentamente per non disturbarla, si spostò verso il guardaroba e prese un paio di pantaloni. Senza far rumore, traversò la stanza ed entrò nel bagno.

Liz si girò nel sonno con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Il sogno aveva cominciato ad affievolirsi, ma la calda e piacevole sensazione al centro del suo corpo continuava ad espandersi dentro di lei. Prese il cuscino di lui e se lo mise vicino, traendo conforto dal suo odore, anche mentre dormiva.
Max finì di risciacquare i suoi pantaloni e li stese sulla barra portasciugamani. Lasciò il bagno e stette immobile alcuni minuti a guardarla dormire. Poteva vedere il sorriso sulle sue labbra e si chiese quanto fossero belli i suoi sogni. Le si avvicinò e delicatamente, le tolse il cuscino dalle braccia, lo mise sul letto e tirò indietro il lenzuolo di sopra. Poi tornò da Liz, le si inginocchiò accanto, mise da parte la coperta e la sollevò tra le braccia. Lei mormorò il suo nome mentre si sistemava contro di lui. La sistemò delicatamente sul letto: si sarebbe sentita rigida e indolenzita se avesse trascorso tutta la notte sul pavimento.
La coprì con il lenzuolo e tornò a prendere la coperta, la stese sul letto e raccolse da terra l’ultimo cuscino. Si infilò sotto le coperte e prima che avesse la possibilità di trovare una posizione confortevole, Liz si girò e si rannicchiò contro di lui.
“Spero che tu abbia avuto un buon compleanno, Max.“ mormorò Liz, mentre si sistemava contro il suo petto.
Lui appoggiò la testa sul cuscino e la attirò contro di sé. Avrebbe detto, dal tono della sua voce, che era ancora mezzo addormentata. “E’ stato il miglior compleanno che abbia mai avuto.” le disse sincero. Sentì il suo sospiro soddisfatto ed improvvisamente il suono del suo respiro gli disse che lei dormiva di nuovo. Le baciò la sommità del capo e chiusi gli occhi, la raggiunse in un sonno beato.

Capitolo 9

Johnson era chino sul microscopio, quando miller entrò nella stanza. Mise a fuoco le lenti sulle cellule del sangue che erano sul vetrino e poi prese degli appunti sul diagramma che aveva vicino.
“Qualcosa di interessante da mostrare?” chiese Miller.
“No.” rispose Johnson. Si raddrizzò e rimosse il vetrino. “Tutte le sue cellule sembrano normali. Non ci sono mutazioni evidenti.”
Miller posò un piccolo contenitore sul bancone vicino al microscopio. “Qui c’è l’ultimo campione di sperma. buono e fresco.”
Johnson aprì il contenitore e prese un piccolo campione, ne preparò un vetrino e lo piazzò sotto le lenti del microscopio. “Liz ha avuto un picco di temperatura, questa mattina, il che vuol dire che e in fase di ovulazione.” disse aggiustando le lenti. “Farò la raccolta da lei questo pomeriggio.” Guardò attraverso le lenti e fece un fischio. “Guarda che attività!”
Johnson si spostò di lato per lasciare che Miller desse un’occhiata. “C’è stato qualche segno di attività sessuale fra loro?” chiese Miller aggiustando la messa a fuoco.
“No. Non ancora.” replicò Johnson “L’esame di questa mattina mostrava che il suo imene era ancora intatto.”
“Indubbiamente la natura si sta prendendo il suo tempo.” dichiarò Miller scuotendo la testa.
Johnson incrociò le braccia sul petto e si chinò contro il bancone. “Possono anche essere ragazzi, ma sono ragazzi intelligenti. Non si lasciano dominare dai loro ormoni.”
“Tutti sono regolati dai loro ormoni, in modo particolare gli adolescenti.” disse Miller alzandosi.
“John, loro sono qui da 8 settimane. Forse se vuoi che si rilassino e che qualcosa succeda, dovresti dar loro una piccola occasione. Un cambio di scenario potrebbe essere utile. Lasciali usare la piscina, sai che hanno bisogno di esercizio. Lasciali fare un picnic sull’erba: con la sicurezza che c’è in questo posto, sai che non potrebbero allontanarsi.”
“Stai diventando tenero con la vecchiaia, Bob?” disse Miller con disapprovazione “ O ti sei solo lasciato coinvolgere dalle emozioni? Sai che non possiamo correre il rischio di essere attaccati: il lavoro è troppo importante. Bob, lui è un dei nemici e lei è una collaboratrice.” Gli occhi di Miller fissarono Johnson duramente. “Loro non si meritano la tua simpatia. Fra tutti, proprio tu dovresti saperlo.”

***

Liz fu scortata nel laboratorio. Aveva finito il suo pranzo da pochi minuti e Johnson era tornato per terminare il suo programma. Lei gironzolava per la stanza, cercando qualsiasi cosa potesse indicare dove fossero. Diede un’occhiata ravvicinata alle fotografie sulle pareti.
Una mostrava un giovane dottor Johnson in posa con una bambina. Sembrava avere circa 7 anni e aveva lucidi capelli neri e grandi occhi castani.
La sua attenzione si spostò sul suoni di voci che si avvicinavano alla stanza. La porta aveva uno spiraglio aperto e, se ascoltava attentamente, avrebbe capito cosa stavano dicendo …
Johnson mise da parte il contenitore e si girò verso Miller. “John, forse non avremo successo, qui. Dobbiamo prendere in considerazione questa possibilità. Sappiamo che i suoi ovuli sono sani e che il suo sperma appare attivo. Anzi, attivo probabilmente è una parola non rende bene l’idea.” Johnson sogghignò. “Io non ho mai visto prima d’ora così tanti spermatozoi attivi in un campione di sperma. ma il punto è che non riusciamo ad ottenere una fertilizzazione. Penso che dovremo rassegnarci al fatto che questa riproduzione incrociata tra specie diverse non avverrà.”

“Abbiamo speso un sacco di tempo e di denaro in questo progetto e non intendo ancora arrendermi.” rispose Miller. “La stanza di incubazione è pronta e ora abbiamo bisogno di un embrione vitale per far andare avanti le cose.”
“Non succederà, John.” ripeté Johnson “Le loro strutture cellulari sono troppo differenti.”
“Dobbiamo solo provare, Bob. Non possiamo ancora rinunciare.” Miller girò i tacchi e lasciò la stanza.
Johnson scrollò le spalle e si diresse verso il laboratorio. Liz doveva essere ritornata, ed era ora di cominciare il lavoro del pomeriggio.

***

Liz si allontanò dalla porta quando sentì i passi avvicinarsi nella sua direzione. Si diresse nella parte più lontana della stanza così non avrebbe sospettato che lei potesse aver udito qualcosa. Johnson spinse la porta ed entrò nella stanza.
“Hai mangiato bene, Liz?” chiese.
“Era buono. Sebbene avrei mangiato più volentieri in pranzo di mia madre. Al tavolo della mia cucina. A casa. Oppure al self-service della scuola. Ha presente? SCUOLA. Quel posto dove dovrei essere ora?”
Johnson cominciò a sistemare gli strumenti su un vassoio, accanto al lettino, mentre Liz continuava a vagare per la stanza, sfuggendo il momento in cui sarebbe dovuta salire sul lettino e sopportare ancora un’altra invasione del suo corpo. La foto sulla parete catturò ancora una volta la sua attenzione.
“E’ di sua figlia?” chiese Liz.
Johnson guardò verso la foto. “Si.”
“Come si chiama?”
“Jenny.”
“Quanti anni ha adesso?”
“Ne avrebbe compiuti 25 quest’anno.” Liz si voltò a guardarlo, sentendo l’improvviso mutamente del tono della sua voce.
“E’ morta?” chiese Liz in tono comprensivo.
“Vorrei saperlo.” disse Johnson semplicemente. I suoi occhi guardavano altrove, come se stesse ricordando l’ultima volta che l’ aveva vista. Era stato subito dopo che era stata scattata quella foto. Erano in campeggio nel Bosco Frazier, quando un rumore li aveva svegliati nel cuore della notte. Usciti dalla tenda, videro una pulsante luce blu filtrare attraverso gli alberi. Il rumore era come un ronzio, che cresceva e diminuiva la pulsare della luce blu. Curioso, egli prese la torcia elettrica e si diressero nel folto del bosco per scoprire di cosa si trattasse. Sbucarono oltre gli alberi e allora fu chiaro qual’ era l’origine della luce. Era grande, argentata, con la superficie liscia. La luce blu proveniva dalla parte inferiore dell’ oggetto.

Senza nessun preavviso, vide il corpo di Jenny sollevarsi in aria. Galleggiava sopra di lui e poteva scorgerne i grandi occhi spaventati. Tentò di muoversi per raggiungerla, ma il suo corpo rimaneva immobile. Non riusciva a muovere le mani, né i piedi: i suoi muscoli non rispondevano più. Cercò di parlare, di urlare per farsi sentire da lei, ma la sua bocca non voleva aprirsi e i suoni non uscivano. La guardava, impotente, volare verso l’alto, attirata dall’oggetto. Lei tese le braccia verso di lui gridando “PAPA’!” e poi semplicemente scomparve. Un momento prima era lì, poi la luce blu passò come un lampo e lei non c’era più. Il suono terrorizzato della sua voce echeggiò per un attimo tra gli alberi. Quel suono lo ossessionava ancora oggi, risuonando nelle sue orecchie e torturandolo nei suoi sogni.

Liz lo toccò sul braccio. “Sta bene?” gli chiese con delicatezza.
Lui scosse via i dolorosi ricordi e tornò a prestarle attenzione. “Sali sul tavolo, Liz. Cominciamo”

***
Max entrò nella stanza e vide le sentinelle chiudere la porta dietro di lui. All’inizio pensò che Liz non fosse ancora arrivata, poi sentì il rumore dell’acqua che scorreva nel bagno e si sedette sul bordo del letto, in attesa che lei uscisse.
Liz si guardò riflessa nello specchio e notò le ombre scure sotto i suoi occhi. Si girò e sentì un’altra ondata di vertigini. Fece un profondo respiro e tentò di raddrizzarsi, ma aveva ancora l’addome teso per i prelievi che avevano eseguito quel pomeriggio. Si allontanò dal lavandino e si diresse verso la porta, chiedendosi de Max fosse già ritornato. Aveva bisogno di cambiarsi prima del suo rientro.
Max vide la porta che si apriva silenziosamente e sorrise, felice che lei fosse tornata presto, oggi. Il sorriso si gelò sulla sua faccia quando la vide. Camminava con difficoltà, come se provasse dolore, e le profondo ombre scure sotto gli occhi le davano un aspetto da malata.

“Liz,” disse preoccupato “ Stai bene?”
“Max,” lei sobbalzò “Non ti aspettavo ancora.”
Max si alzò e la guardò. Era sicuro che lei stesse cercando di far finta che non fosse successo nulla di brutto, ma lui riusciva a vedere il dolore impresso sulla faccia di Liz.
Lei si avvicinò al tavolo e restò in piedi guardando la frutta posata nella ciotola a centrotavola. “Vuoi una mela?” gli chiese, guardandolo da sopra una spalla.
Stava cercando di comportarsi come se tutto fosse normale, ma Max non si lasciò ingannare. Arrivò dietro di lei e fece scorrere le braccia sulla sua vita. Sentì il suo corpo tendersi contro di lui e allora la girò, guardandola in faccia. Fu allora che vide il sangue sul davanti della sua veste. Posò una mano sul suo addome e la vide trasalire.
“Cosa ti hanno fatto, Liz?” disse Max, conducendola sul bordo del letto.
“Solo esami, Max. Esami di routine.” Liz tentò di scacciare il dolore. Non c’era nulla che lui potesse fare per aiutarla e allora perché dirgli cose che lo avrebbero solo fatto preoccupare?
“Non voglio che mi nascondi le cose: Dimmi cosa ti hanno fatto!” Le sue mani stringevano le spalle di Liz, che con gli occhi bassi, guardava il pavimento.
“Liz, guardami.” le disse, alzandole il mento con la punta delle dita. “Cosa ti hanno fatto?”
Liz si sedette pesantemente, fisicamente esausta e Max si accomodò, con precauzione, accanto a lei. “Mi hanno esplorato di nuovo, con quella sonda che usano per penetrare nel mio addome. E’ la terza volta, con questa. La prima volta lo hanno fatto appena ci hanno portato qui e ora lo fanno circa una volta al mese. Ed ogni volta è sempre un po’ peggio.”
“Perché stanno facendo tutto questo a te? Perché non ti lasciano in pace?” Max si stava arrabbiando, ora e la sua voce stava assumendo un tono duro. “Io sono il solo che dovrebbero sezionare, non tu. Tu sei quella normale, qui. Perché sono tanto interessati a te? Ultimamente mi hanno quasi ignorato.”
Liz non riusciva a guardarlo negli occhi e nella mente di Max si fece strada l’idea che lei sapesse esattamente cosa stavano facendo. Lei aprì la bocca per parlare, poi la richiuse, incerta sul come metterlo al corrente di quello che stavano facendo, poi, alla fine, tirò fuori tutto.

“Hanno raccolto i miei ovuli. ogni mese, al momento dell’ ovulazione, usano quella sonda per aspirare gli ovuli, poi … poi …” Liz non riuscì ad andare oltre, ma era consapevole che doveva metterlo al corrente di quello che stava succedendo. “ Stanno tentando di fertilizzare i miei ovuli con il tuo … sperma.” E sentì le mani di lui stringersi intorno alle sue.
Max aveva sospettato che stavano cercando di fare qualcosa del genere, ma averne la conferma lo atterriva. Avevano ottenuto da lui il liquido seminale per tre volte finora, e ora metteva questo fatto in relazione al numero delle volte che a lei avevano prelevato gli ovuli.

“Ho udito per caso Johnson parlare con Miller, oggi. Erano preoccupati dal fatto che le cose non stanno andando bene. Gli ovuli non sono ancora stati fertilizzati:” Guardò Max e vide un’espressione interrogativa sul suo viso. “Io credo che noi …in fin dei conti, non siamo compatibili.”
“Vuoi dire …stanno tentando di farti restare incinta?” disse Max. con sempre più violenza nella voce.
“No, no, loro … ho sentito Miller parlare di una stanza di incubazione, così, qualsiasi cosa stiano tentando di fare, hanno solo bisogno delle nostre cellule. Il resto è organizzato artificialmente.”
“Cosi,“ cominciò a dire Max, per vedere se aveva compreso bene “stanno tentando di creare una vita, un ibrido, da noi?” Guardò con attenzione la faccia di Liz, lei annuì e lui continuò. ”Ma non funziona. Perché tu ed io … le nostre cellule … siamo troppo differenti a livello cellulare?”
“Si. Così hanno detto.” Liz si chiese come Max avrebbe assimilato la novità. All’inizio, lei ne era stata felice, contenta che il loro orribili esperimenti fossero falliti, poi ne realizzò appieno le conseguenze: non erano compatibili. Il suo sogno di trascorrere la vita con lui, vedendo crescere i loro bambini, non si sarebbe mai avverato.
Max distolse lo sguardo da Liz, quando la consapevolezza lo colpì. Non sarebbe mai stato in grado di darle le cose che contavano veramente per lei. Una casa normale. Una sua famiglia. Una vita stabile. Sentendo realtà penetrare in lui, lasciò le mani di lei e cominciò ad alzarsi.
“Max.” disse Liz, sentendolo ritrarsi da lei. Allungò una mano per toccarlo, ma il movimento le provocò un’ altra fitta di dolore.
Max si fermo, in piedi accanto al letto, ancora una volta concentrato su quello che lei stava provando. “Sdraiati. Lasciami vedere cosa ti hanno fatto.”
Liz studiò la sua faccia per un attimo, poi si appoggiò di nuovo sul cuscino. Max le spostò la coperta sulle gambe e Liz alzò la camicia, esponendo il punto dell’incisione. Max si sedette accanto a lei, e dopo aver guardato la ferita, vi posò delicatamente la mano sopra. Si concentrò attentamente, ma dopo qualche minuto scosse la testa.
“Mi dispiace.” il tono di voce che rifletteva l’ angoscia di non essere in grado di aiutarla. Qualche volta, durante la notte, poteva sentire i suoi poteri che tornavano, ma poi ogni mattina gli iniettavano quel siero che bloccava le sue capacità. “Perché non ti riposi per un po’?” le disse Max, guardandola intensamente negli occhi. “Sembri così stanca!”Poi cominciò ad alzarsi dal letto per lasciarla dormire in pace.
Lei gli afferrò il braccio per impedirgli di allontanarsi. “stai con me.” gli disse quietamente “Solo per un po’. Solo finché non mi addormento.”
Lui si stese al suo fianco, sopra le coperte, appoggiando la testa sulla sua spalla , posandole una mano sotto il seno e sentendo il fluttuare del suo petto mentre respirava. La testa di lei riposava contro di lui, e le si chiusero gli occhi quando il sonno la prese, confortata dalla sensazione del suo corpo caldo contro di lei. Il suono regolare del respiro di Liz lo cullò a sua volta in un sonno sereno.

Capitolo 10

Max si svegliò lentamente. La sua prima sensazione fu che la sua testa poggiasse su qualcosa di soffice. Aprì gli occhi e vide la camicia da ospedale di Liz. Sollevando leggermente la testa, realizzo che, nel sonno, si era rannicchiato vicino a lei. Aveva poggiato la testa sulla soffice collina del suo seno, con il braccio di lei poggiato sulla propria spalla. La mano di lui aveva trovato la strada sotto la veste e si chiudeva a coppa sul suo seno. Ne sentiva il calore e la morbidezza e il palmo della sua mano vi si adattava perfettamente. Il suo pollice sfiorò un capezzolo e lo sentì cambiare: la pelle liscia cominciò a crescere ed il capezzolo diventò duro, mentre il corpo di lei rispondeva al suo.

Guardò giù e vide che la coperta le era caduta via mentre dormiva. La sua coscia era stretta tra le gambe di lei, la gamba destra bloccata sotto di lui. La gamba sinistra era appoggiata sulla sua, completamente esposta senza la coperta che la coprisse, la sensazione del suo calore lo seduceva. avrebbe voluto toccarla dappertutto, voleva tirarsela vicino e sentire la sua pelle contro quella di lei. Invece tolse la sua mano, posò la sua fronte contro di lei e chiuse gli occhi. Sapeva che non avrebbe dovuto toccarla in quel modo. Né adesso, né mai.
Max prese un pizzo della coperta e la coprì. Tirò via la sua gamba e si mise seduto vicino a lei. Il suo viso era sereno, mentre dormiva e il cerchi sotto gli occhi si stavano attenuando. Le sue dita presero il bordo della sua camicia con l’intenzione di tirarlo giù sopra il suo torace scoperto, quando decise di tentare ancora una volta. Posò la mano sul suo addome coprendo il punto dell’incisione con il pollice da un lato ed in dito dall’ altro. Si concentrò intensamente e dopo qualche istante fu sorpreso di sentire il calore sotto il suo palmo. Il calore aumentò e cominciò ad irradiarsi dalla sua mano.
Dovette ricordarsi di essere prudente: se lei fosse guarita troppo in fretta, i loro rapitori si sarebbero insospettiti. Allora si concentrò nel rimuovere il dolore, isolando i terminali nervosi, mentre la ferita sarebbe guarita normalmente.
Soddisfatto, tolse la mano. Rimise a posto la camicia per coprirla e le sistemò la coperta intorno. Guardò il suo viso mentre dormiva, memorizzando ogni linea ed ogni curva. Si chinò e delicatamente, le diede un bacio sulla fronte. Lei cambiò posizione e lui si allontanò, per non disturbare il suo sonno.
“Ti amerò sempre.” le disse quietamente, spostandole i capelli dalla fronte. “Anche se devo lasciarti andare.”

E finalmente guardò altrove, mentre la tristezza lo invadeva. Si alzò e andò verso il tavolo, dove i vassoi con la cena erano intatti. Max pensò che probabilmente era notte fonda, ma senza orologi era difficile da dire. Sapeva di dover mangiare, ma non aveva affatto fame. Dirigendosi verso il bagno, decise che una doccia calda poteva rilassarlo e magari lo avrebbe aiutato a dormire. Aprì la porta, più silenziosamente possibile ed entrò dentro.
Liz aprì gli occhi e lo guardò. Quando la porta si chiuse dietro di lui, si sedette sul letto. Aveva udito le sue parole, qualche minuto prima. Il suono della sua voce l’aveva angosciata e l’aveva lasciata vuota dentro. Se mai fossero riusciti ad uscire da quel posto, si sarebbe veramente allontanato da lei, pensando di fare la cosa giusta? Pensava veramente che lasciarla sarebbe stata la cosa migliore per lei? Ancora non aveva capito che senza di lui, non c’era vita per lei. Avrebbe volentieri rinunciato ad una intera vita normale, per pochi giorni, o settimane o anni con lui.
Doveva fargli capire che senza di lui, niente contava più per lei. Tirò via la coperta e mise i piedi sul pavimento. Cautamente cercò di alzarsi, aspettandosi di sentire il dolore, ma non successe. Si raddrizzò completamente, ma il dolore non comparve. Tirò su la veste e si guardò la pancia. Il segno dell’incisione era fresco e rosso, ma quando lo toccò non sentì affatto dolore. Guardò verso la porta del bagno e sorrise, sapendo che solo Max poteva averlo fatto.
Liz traversò la stanza, poi si fermò. Sapeva di volerlo e sapeva che anche lui lo voleva .Lei aveva sempre pensato che quando fosse successo, sarebbe stato in un posto speciale. Si era immaginata lui che veniva nella sua stanza a notte fonda. Luci di candele avrebbero illuminato la sua camera gettando un caldo bagliore sul letto. Sul guardaroba ci sarebbe stato un vaso di fiori freschi e il loro dolce profumo avrebbe permeato l’aria. Lui sarebbe venuto da lei, l’avrebbe presa tra le braccia e le avrebbe dichiarato il suo amore. La fantasia di loro due che facevano l’amore dolcemente ed appassionatamente nella sicurezza della sua stanza era non più che un sogno ora. Tutto quello che avevano ora erano quelle due stanze e se stessi. Lei aveva bisogno di lui e lui aveva bisogno di lei.

Non c’erano esitazioni in lei, nessun motivo di avere paura delle conseguenze. Mise le mani dietro la schiena, si slacciò la camicia da notte, la sfilò dalle spalle e la lasciò cadere sul pavimento. Aprì piano la porta e silenziosamente entrò nel bagno.
Max era nella doccia e non la sentì entrare. Le sue mani erano appoggiate alle pareti della doccia, proprio sotto la bocchetta. La sue testa era inclinata tra le braccia e l’acqua gli scorreva sopra le spalle e la schiena. I suoi occhi erano chiusi e le labbra leggermente aperte. Lei notò che l’acqua gocciolava dal naso al mento e poi scivolava sotto. Liz lasciò che gli occhi viaggiassero giù per il corpo. L’acqua gli cadeva giù per la schiena e scorreva in rivoletti lungo le sue cosce, fino ai piedi. Il suo corpo era asciutto e i muscoli ben definiti. Non aveva mai visto un uomo nudo prima d’ora e la vista di lui le faceva accelerare i battiti del cuore.

Lui si raddrizzò e scosse la testa, mandando l’acqua in tutte le direzioni. I suoi occhi si aprirono improvvisamente e lui guardò in direzione di Liz. Restò immobile, scioccato nel vederla lì. Lei fece un passo incerto verso di lui, poi un altro, diminuendo la distanza tra loro. Poi si fermò, e quando lui si girò e lei ne ebbe una visione completa, rimase attonita. Assorbì la visione del suo lungo, elegante collo e delle forti spalle. I muscoli del suo torace sporgevano prorompenti e i suoi capezzoli erano di un caldo color nocciola. Notò quanto piatto fosse il suo stomaco e poi i suoi occhi furono attirati dal folto ciuffo di peli scuri che cominciavano proprio al di sotto del suo ombelico. Lei aveva già sentito la sua erezione premerle contro durante le notti che avevano dormito insieme, ma vederlo in questo modo era differente dal sentirlo attraverso uno strato di tessuto. Era stato morbido e rilassato un momento prima, ma ora cominciava a crescere, destato dalla vista di lei che stava lì.

Max la vide ferma dall’altra parte della stanza, come una visione di uno di quei sogni incessanti su di lei che stava avendo ormai da settimane. Lei era veramente lì o era lui che la immaginava, con la luce che le splendeva tra i capelli, cadeva morbida intorno al suo bellissimo viso e carezzava la pallida pelle delle sue spalle. Max la guardò mentre lei scorreva con gli occhi il suo corpo. Era desiderio quello che vedeva espresso dalla sua faccia? Lo voleva così disperatamente come lui voleva lei? Lasciò che lo sguardo scendesse dal viso alla perfetta forma dei seni. I suoi capezzoli erano di un rosa scuro, proprio come li aveva immaginati, la sua vita era sottile e la pelle sembrava liscia e morbida. I suoi occhi scesero ancora più in giù, alla curva dei suoi fianchi ed alla macchia di ricci peli neri, che cercava di coprire con le mani.

Gli occhi di Liz tornarono a posarsi sul suo viso e lei scorse il desiderio nei suoi occhi. Allora si mosse fino ad arrivare proprio davanti alla porta della doccia, appoggiò le mani sul vetro e lo fissò negli occhi. In un attimo, Max aprì la cabina con una mano e allungò l’altra mano verso di lei. Liz la prese con la sua e lui la guidò dentro la doccia con lui. L’acqua le scorreva sulle spalle e sulla schiena, inzuppandole i lunghi capelli. La porta della doccia si chiuse appena la mano di Max la lasciò andare e le sue dita le sfiorarono le guance e la gola. I suoi occhi cercarono quelli di lei, le sue mani si fermarono un attimo sulle spalle e poi scesero a coppa sui suoi seni. La pelle era morbida come la seta e quando la toccò, i capezzoli divennero duri e diritti. Abbassò le labbra verso di lei e la baciò lievemente, al principio, mentre le mani scivolavano dalle braccia alla curva delicata della sua schiena.
Max strinse il corpo di Liz contro il suo, sentendo i capezzoli premere contro i muscoli del suo petto ed il suo membro pulsante spingere contro il ventre di lei. Ricevette un flash improvviso e si sentì pervadere dal profondo desiderio che lei stava provando. I suoi sensi furono invasi dal profumo di lei, i suoi gemiti gli riempirono le orecchie e la sensazione della pelle di lei sulla sua lo fece infiammare. Le coprì la bocca con la sua, mentre la passione per lei gli fece uscire tutto il resto fuori dalla mente.
Max l’avvolse ancora di più e la spinse contro la parete della doccia, perdendo tutto l’autocontrollo che aveva impiegato anni a perfezionare.
Guidato dal suo bisogno di lei, la sua bocca cercava affamata quella di Liz, catturandola e spingendole dentro la lingua. Le sue labbra si mossero su di lei, baciandole le sopracciglia e gli occhi e scesero lungo il viso e la gola, fino a raggiungere il seno. Le gambe di Liz si aprirono lentamente e la sua erezione le scivolò tra le cosce, dura e insistente. Il corpo di Liz tremava alla sensazione di lui che le si strofinava contro. La bocca di Max cercò ancora le sue labbra, mentre le mani di lui si posarono sulle sue guance. Si fermò per un attimo, alla ricerca del respiro, posando la fronte contro quella di lei e Liz percepì appieno la sua improvvisa esitazione.
“Liz …” disse con un roco sospiro, mentre la consapevolezza di dove fossero e di quello che stavano per fare lo colpì. “Non possiamo farlo!” il suo respiro era pesante e le sue parole forzate. Sapeva che se si fossero spinti oltre, lui non avrebbe più avuto la forza di allontanarla.
“Max …Max …” gli sussurrò, con voce rauca, nelle orecchie . “Non fermarti … per favore, non fermarti.” Il suo corpo bruciava per lui. “Max.” gli disse, guardandolo fisso negli occhi. “Io ti amo. Tu sei tutto ciò che conta per me.”
Gli occhi di Max cercarono i suoi. La voleva così tanto da provare dolore. Voleva credere che quello che aveva da offrirle fosse sufficiente. Voleva credere che lei non avrebbe passato il resto della vita a rimpiangere quello che sarebbe accaduto tra loro nei prossimi minuti. Ma, più di tutto, voleva credere di poterle dare le cose che per lei erano importanti. Lei era la sola cosa che aveva a cuore. Lo era stata fin dal primo momento che aveva posato i suoi occhi su di lei.

“Voglio toccarti.” gli disse Liz, avvicinandosi al suo viso. “Voglio sentirti. Voglio fare l’amore con te …”
Gli occhi di Max si persero in quelli di lei e il cuore cominciò a corrergli nel petto. Non ce la faceva a negarsi ancora. La consapevolezza che lei lo voleva con la stessa forza con cui lui voleva lei, lo portò al di là della prudenza. La sollevò con un braccio, lei gli allacciò le gambe intorno ai fianchi, poi le braccia si avvolsero intorno alle sue spalle forti e la sua schiena fu spinta contro la fredda parete della doccia. Il suo braccio le stringeva i fianchi e la sua erezione le premeva fra le gambe. Con l’altra mano le carezzava il viso, toccandole il mento, mentre le loro bocche si baciavano. La mano scese verso la morbida pienezza del seno. Il suo capezzolo duro gli premeva contro il palmo e Max la sentì gemere alle sue carezze. Lei lo baciò sulla gola, assaggiando con la lingua il sapore della sua pelle. Perso nelle sensazioni che lei gli provocava, le appoggiò la guancia sulla sommità del capo, respirando affannosamente. “Ti amo, Liz.” le sussurrò nell’orecchio. “Ti amo da così tanto tempo.”

Max la sorreggeva senza sforzo, era leggera come una piuma per lui. Sentì le sue dita sul torace e poi lei mosse in basso la sua mano, verso il suo stomaco e ancora più in basso. Lo strinse delicatamente, tastandone la forma e la struttura, poi lo guidò verso di sé e lo sentì scivolare dentro. Max chiuse gli occhi, respirando profondamente, stupito di sentirla intorno al suo membro fremente. Liz trattenne il respiro, mentre il suo corpo si adattava alla dimensione di lui. La sensazione di lui dentro di sé era diversa da qualsiasi cosa avesse mai provato fino ad ora.
Lui si spinse ancora più a fondo, vivendo il sogno che aveva avuto per tanto tempo di stare con lei. Avvertì una resistenza e, timoroso di farle male, esitò. Poi udì il suo bisbiglio affannoso in un orecchio. “Prendimi, Max. Prendimi ora.” e si spinse forte dentro di lei. Non riuscì a farne a meno.

L’aveva desiderato da così tanto tempo ed ora non ce la faceva a fermarsi. Affondò dentro di lei, riempiendola completamente. Smise di respirare, assorbito completamente dalla sensazione di lei che lo circondava. Si tirò lentamente indietro e si spinse di nuovo dentro di lei, penetrandola più profondamente. Il respiro di Liz era caldo contro il suo orecchio ed il suono dei suoi gemiti lo eccitava oltre ogni limite che poteva mai avere immaginato. Spinse ancora, meravigliato dal modo in cui lei gli rispondeva, il corpo inarcato contro il suo, adattandosi con grazia al ritmo di quella parte del suo corpo che si muoveva dentro di lei. Il respiro di Max divenne ancora più svelto e Liz lo sentiva aumentare di pari passo con la passione che lo consumava. La sensazione del suo seno contro il torace gli infiammava la pelle. Spinse ancora, fino a far toccare il loro corpi. Mentre sentiva le ondate di piacere crescere, non seppe più dove finiva il suo corpo e dove cominciava quello di lei. Il loro ritmo accelerava man mano che la loro passione raggiungeva l’apice. Liz affondò le mani tra i suoi capelli e attirò le sue labbra contro si sé. Più lei lo baciava avidamente, più lui si muoveva veloce, immergendosi in lei ancora ed ancora. Lei inarcò la schiena e i suoi gemiti divennero più insistenti. Max sentì il suo respiro trasformarsi in ansito e poi, improvvisamente, senti le sue contrazioni muscolari e la udì urlare il suo nome. E il suo nome non gli era parso mai così bello. Il modo in cui lo gridò, lo fece arrivare oltre il culmine del piacere e lui venne dentro di lei.

“Liz … oh, mio Dio, Liz …” gridò. Il suo orgasmo fu la sensazione più intensa che lui avesse mai provato in vita sua . Spinse ancora dentro svuotandosi in lei
Finalmente si riposò contro il suo corpo, tenendola stretta contro la sua pelle bagnata. E mentre il suo piacere scemava, si rese conto che stava ancora chiamando il suo nome.

Lei lo teneva stretto. Così era questo quello che si prova quando fai l’amore con l’uomo che ami sopra ogni cosa, pensò Liz. Si era aspettata di provare dolore, e così era stato, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così meraviglioso. Il corpo di lei pizzicava da per tutto. La sofferenza era stata brevissima e il puro piacere di sentirlo muovere dentro di lei, aveva preso il sopravvento. La sensazione era stata così intensa. E quando lui arrivò al culmine, lei ebbe un flash: l’amore che Max provava passò attraverso di lei, riempiendo la sua mente. Le sue emozioni erano così forti che le strapparono le lacrime. Scorrevano sulle sue guance e le scappò un singhiozzo. Rapidamente Max uscì da lei e la mise in piedi sul pavimento.

“E’ tutto a posto? Ti senti bene?” Il suo pianto lo sconcertava. L’afferrò per le spalle e la guardò negli occhi. Era certo di averle fatto male. Perché era stato così rude?
Se la strinse accanto e appoggiò la testa contro la sua. “Mi dispiace. Mi dispiace tanto, Liz. Non volevo farti del male. Dio, Liz, mi dispiace.”

“Non mi hai fatto male.” Lei lo accarezzo dietro la testa e poi lo allontanò, per poterlo guardare in faccia. “Sono solo felice, Max. Tu mi rendi così felice che qualche volta ho voglia di piangere.” Vide il sollievo stendersi sulla sua faccia e l’ombra di un sorriso posarsi agli angoli della sua bocca. Il suo sguardo si addolcì e lei si perse di nuovo tra le sue braccia. Gli appoggiò la testa sul petto, sentendo il forte e costante battito del suo cuore. Lui le appoggio il mento sulla sommità del capo, estasiato dalla sensazione del corpo di Liz contro il suo. Per qualche minuto erano stati capaci di dimenticare dove fossero e cosa sarebbe loro successo, e avevano goduto solo del fatto di essere l’uno nelle braccia dell’altra.

Poi Max si staccò da lei e i suoi occhi le percorsero il corpo. Era perfetta per lui. Tutto di lei. I suoi occhi e i suoi capelli, le dita delle mani e dei piedi: amava tutto in lei. Intrecciò le dita con le sue e stava per girarsi, quando notò una macchia di sangue tra le sue cosce.

“Liz, stai sanguinando.” Spostò lo sguardo dalle gambe agli occhi e poi ancora alle gambe. La paura si stava insinuando nel suo sguardo. L’aveva ferita. Liz guardò in basso, per capire di cosa stava parlando. E quando guardò di nuovo verso di lui, c’era un largo sorriso sulle sue labbra.
“Max, è perfettamente normale. “ tentò di rassicurarlo. “ Questo può succedere, sai … la prima volta. Fa un po’male all’inizio.” Gli accarezzò la guancia con il palmo della mano. “Ma è stata anche la più incredibile esperienza che io abbia mai fatto.” Max chiuse gli occhi e le prese le mani. Non gli piaceva l’idea di causarle qualsiasi dolore.
Aprendo gli occhi, si portò la sua mano alle labbra e le baciò dolcemente le dita. “Fa ancora male?”
“No. Max.” Vide il suo sguardo e capì che non poteva mentirgli. “Forse solo un po’. ”
Lui sollevò la mano e gliela posò tra le gambe. Dopo un attimo poté sentire il calore emesso dal suo palmo, entrò nel corpo di Liz e il dolore presto se ne andò.

“Va meglio, adesso?” le sussurrò in un orecchio.

La sentì accennare col capo e cominciò a rilassarsi. Poteva anche averle causato dolore, ma almeno era stato in grado di mandarlo via. La mise sotto lo scroscio della doccia e le lavò via il sangue alle gambe. Guardò l’acqua scorrere sulle sue spalle, giù per il seno e realizzò ancora una volta quanto fosse bella. La sua bellezza era naturale e la fonte che emanava quella bellezza era dentro di lei.
Liz si distolse da lui ed aprì la porta della doccia., afferrò un asciugamano e se lo avvolse intorno al corpo. L’acqua che era nei suoi capelli le scivolò sulle spalle e sulla schiena. Poi prese un altro asciugamano e lo tese a Max. Lui se lo mise intorno alla vita ed usci dalla cabina sulle fredde mattonelle del pavimento del bagno. La guardò dirigersi verso il lavandino e si chiese a cosa stesse pensando. Lui aveva desiderato fare l’amore con lei da così tanto tempo e, ora che era successo, lui non riusciva a dire una parola. Non si era mai concesso di credere che sarebbe accaduto. Solo qualche tempo prima, si era autoconvinto che, se mai fossero usciti da lì, sarebbe stato meglio per lei lasciarla andare. Loro erano troppo differenti.
No, ricordò a se stesso, lui era troppo differente.
Liz asciugò lo specchio appannato e guardò la sua immagine riflessa. Vide Max che la stava guardando, lo sguardo colpevole, incerto. Lei gli sorrise e lui attraversò la stanza per fermarsi dietro di lei.

“Liz, ti sei pentita di … quello che è appena successo?” disse quietamente, guardandola riflessa nello specchio.
Lei si girò. “No, Max. Come puoi dire una cosa del genere? Non potrò mai rimpiangere nessun momento passato con te.” Posò una mano sul suo petto e lui le infilò le dita tra i capelli bagnati. “Non è stato esattamente come immaginavo che sarebbe successo. Ma il modo in cui mi hai fatto sentire … Ti amo, Max, Ti amerò sempre.” Si portò la sua mano sulla guancia. Lui chiuse gli occhi e fece un profondo sospiro, il suo profumo intenso nell’aria.
“Liz …” Aprì gli occhi e guardò in quelli di lei. Le dita di Liz si posarono sulle sue labbra, riducendolo al silenzio.
“Shhhh, “gli disse e lo baciò dolcemente sulle labbra. “Ci sarà un mucchio di tempo per parlare … dopo.” Lo baciò ancora, con più intensità, questa volta. Lei divenne l’ aggressore, premendosi contro di lui, stringendo le sue spalle, conficcando le dita nella sua schiena. Lui rispose, seppellendo le sue mani fra i lunghi capelli, immergendo la sua lingua nella bocca di lei. Lei apri l’ asciugamano intorno alla sua vita e lo gettò via. Max la prese in braccio ed aprì la porta del bagno, attraversò la stanza e la posò delicatamente sul letto. Questa volta sarebbe stato gentile con lei: avevano tutta la notte davanti e lui voleva assaporare ogni singolo momento con lei.

***

Più tardi, giacendo tra le sue braccia, Liz poté sentire il suono regolare del suo respiro, mentre dormiva. Il suo corpo era raggomitolato accanto a lei, il suo petto contro la sua schiena e una mano poggiata sul suo seno. Una lacrima scese dai suoi occhi e fu subito raggiunta da un’altra, e da un’altra. Piangeva per la perdita della sua innocenza. Piangeva per le terribili prove che stavano attraversando in quel posto orrendo. Ma ancora di più piangeva per la profonda tristezza che aveva sentito in lui poco prima. Lui aveva vissuto una vita solitaria, cercando di essere normale e sapendo che non lo sarebbe mai stato. Non si era mai concesso di sperare in un futuro, o nell’ amore o perfino di pensare a domani. E anche adesso, dopo l’amore che avevano condiviso, lei poteva ancora percepire la sua disperazione, biasimando se stesso per quello che stava succedendo a lei.

Lei guardo, con gli occhi annebbiati, la sua mano appoggiata confortevolmente su di lei. Lei gli passò le dita sulla pelle calda del dorso della mano, quella mano che qualche mese prima le aveva ridato la vita. Da quel momento in poi, per lei era cambiato tutto. Anche per lui era cambiato tutto. Quel momento li aveva portati a stare insieme, ma forse il prezzo da pagare era stato troppo alto. Lui, ora, era stato scoperto; il suo segreto era stato rivelato alla peggiore gente possibile. Se non fosse stato per lei, lui sarebbe stato al sicuro, dormendo pacificamente nel suo letto, senza che nessuno sospettasse cosa era in realtà.

Max si mosse contro di lei e Liz lo sentì sussurrare il suo nome, nel sonno. Lei sorrise, un sorriso dolceamaro. Se lui non l’ avesse salvata, lui sarebbe stato al sicuro ma solo, perso nella sua profonda disperazione. Ma, poiché l’ aveva salvata, erano intrappolati lì, senza speranza di vita oltre quelle quattro pareti. Non era una situazione vincente. Liz ricordò a se stessa che finché c’è vita, c’è speranza. Il loro reciproco amore poteva renderli più forti. Alla fine scivolò nel sonno e per la prima volta da quando erano lì, dormì serenamente per tutta la notte.

Capitolo 11

Johnson stava smistando i risultati degli esami effettuati, per programmare il lavoro della settimana successiva. Tornò al dittafono e cominciò a registrare i suoi appunti.”1° maggio. Soggetto: Liz Parker, giorno 62. I risultati delle analisi del sangue continuano ad essere normali. Leucociti normali. Piastrine normali. Analisi delle urine normali. trascurabili quantità di chetoni. La puntura lombare indica che il liquido spinale è limpido. Risposte motorie normali.”
Spense il registratore e chiuse la copertina della cartella, strofinandosi la faccia stanca con le mani. Gli occhi gli bruciavano e soffocò a fatica uno sbadiglio. Guardando l’orologio si avvide che erano già le 21 passate. Il pensiero di tornare in una casa vuota, non gli sorrideva affatto, ma era troppo stanco per continuare a controllare quei risultati, anche solo per un altro minuto. Si alzò e stava per spegnere la lampada quando i suoi occhi si posarono sulla spessa cartella all’ angolo della scrivania. Invece di chiudere la luce, aprì l’incartamento. Ne prese una lastra , traversò la stanza e accese il pannello luminoso. Quando il display si illuminò, inserì la lastra e le diede uno sguardo sbrigativo. Stava quasi per toglierla, quando il suo sguardo si posò sull’ area della corteccia cerebrale.
“Che diavolo …?” mormorò ad alta voce. Diede un’occhiata più attenta, e poi si affrettò verso l’archivio che stava contro la parete. Sfogliò le cartelle, fino a trovare quella che stava cercando. Ritornò al pannello luminoso, mise la nuova lastra accanto all’altra e le confrontò tra loro.
Diede un’occhiata alla targhetta per essere sicuro che fossero entrambe sue. Quella sulla destra era classificata Liz Parker e portava la data del 14 aprile. La lastra risultava completamente normale. Quelle sulla sinistra era datata 28 aprile. Ed era decisamente non normale.
Johnson guardò più da vicino, comparando le sue pellicole. Quella a destra mostrava esattamente quello che si aspettava di trovare in una normale adolescente. Quella a sinistra mostrava un’area più scura alla base della corteccia cerebrale. Inoltre, l’area si era ampliata. Johnson prese un calibro dal suo armamentario e la misurò. La lastra mostrava un incremento di circa il 12%. Sentendosi improvvisamente rinvigorito, corse alla scrivania e prese il telefono. Cominciò a comporre il numero e poi esitò all’ultima cifra. Cambiando idea, posò lentamente il ricevitore e tornò alle lastre. Le tolse dal pannello e le mise entrambe nella cartella del 14 aprile. La ripose nell’archivio e mise la cartella vuota del 28 aprile nella sua borsa.

***

Max e Liz allungarono la mano contemporaneamente per prendere il dentifricio e si sorrisero a vicenda quando le loro mani si scontrarono. Liz tirò indietro la sua e Max prese il tubetto. Tolse il tappo e distribuì una generosa dose di pasta sullo spazzolino di lei, poi fece altrettanto col suo. Stavano in piedi fianco a fianco, cercando di non ridere guardando le loro immagini riflesse nello specchio. Max finì per primo e sciacquò il suo spazzolino. Guardò verso la doccia e poi ancora verso Liz.
“Cosa ne pensi …se facessi ora la doccia?” cominciò con esitazione, poi le sue parole corsero veloci. “Altrimenti posso aspettare, voglio dire … finché tu non hai finito. Posso aspettare nell’ altra stanza …”
“Va bene, Max. Tu puoi farla adesso e poi posso farla io quando tu hai finito.”
Max le sorrise inconsapevolmente e poi si diresse verso la doccia. Aprì la porta e fece scorrere l’acqua, regolandone la temperatura. Tornò a guardare Liz per un momento, mentre lei si stava lavando la faccia, poi si sfilò i pantaloni ed entrò nella cabina. Liz lo stava osservando con l’angolo dell’occhio. Lui infilò la testa sotto il getto d’acqua e, una volta che i suoi capelli furono abbastanza bagnati, si piegò all’ indietro e scosse la testa. I suoi capelli andavano in tutte le direzioni e Liz pensò che era incredibilmente provocante, mentre stava lì con l’acqua che gli scendeva sul petto.

Max la guardò e lei girò svelta lo sguardo. Arrossì imbarazzata che lui l’avesse sorpresa mentre lo stava osservando, mentre un sorriso spuntò sulle labbra di Max. Nonostante il livello dell’intimità che avevano condiviso negli ultimi giorni, erano ancora esitanti l’una nei confronti dell’altro. Max cercò la bottiglia dello shampoo, ma non c’era. Un movimento catturò il suo sguardo e vide Liz che stava di fronte alla porta della doccia con la bottiglietta in mano.

“Stai cercando questa?” gli disse sorridendo. Aprì la porta della cabina e gli tese la mano.
“Grazie.” disse Max e prese lo shampoo. Lei lo guardo per un istante ma, mentre stava per allontanarsi, Max la prese per un braccio e la attirò sotto la doccia con lui.
“Max, che stai facendo?” gridò lei, mentre l’acqua scorreva sul suo misero abbigliamento.

“Perché sprecare l’acqua calda?” le chiese con gli occhi che brillavano. ”Io ho bisogno di una doccia e tu hai bisogno di una doccia, allora perché non farla insieme.” Lui stava facendo quel sorrisetto ironico che lo rendeva tanto accattivante.
“Avrei potuto almeno togliermi la camicia, così non l’avrei bagnata! Adesso sgocciolerò dappertutto.” Cercò di sembrare severa, ma non ci riuscì.

“Ma allora mi sarei perso la gioia di togliertelo io.” Max vide il rossore crescere sulle sue guance. Si mise alle sue spalle e sciolse i lacci che le fermavano la camicia, la fece scorrere sul suo corpo e la gettò sul pavimento del bagno. Chiuse la porta della cabina e le mise le mani sulle spalle. Liz sentiva l’acqua scorrerle al centro della schiena.
“Manda la tua testa un po’ indietro, sotto l’acqua.” La voce di Max suonava dolce e solo l’ombra di un sorriso gli increspava gli angoli della bocca. Lei tirò indietro la testa e l’acqua cominciò a scorrerle tra i capelli. Lui prese la bottiglietta dalla mensola e si versò un po’ di shampoo sul palmo della mano.
“Ora voltati.” La sua voce ora era sensuale e lei seguì obbedientemente le sue istruzioni. Si voltò verso di lui e ora l’acqua le scorreva sul petto e sulla pancia. Sentiva la sua mano passarle tra i capelli, formando una ricca schiuma, e lei chiuse gli occhi, godendosi la sensazione delle dita che massaggiavano ogni angolo della testa. Quando ebbe finito, la girò con la schiena verso di lui e le spostò indietro il capo per sciacquare via lo shampoo.
Lo vide poi prendere la saponetta e, dopo aver formato la schiuma, le prese la mano con la sua. Cominciando dalle dita , la mano insaponata di Max di fece strada lungo il suo braccio, verso le spalle e poi sull’altro braccio. Il sapone gli faceva scivolare le mani contro la sua pelle e lui le muoveva dappertutto. Tornò verso la parte interna delle braccia e raggiunse il suo petto. Le sue mani indugiarono sopra il seno, godendo della sensazione dei capezzoli che si irrigidivano sotto i suoi palmi. Con qualche rammarico, passo oltre, lasciandosi dietro una densa traccia di sapone.
Max le si avvicinò, per arrivare alle scapole e poi lungo la schiena, fino alla vita e ai fianchi. Quando finì, si mise in ginocchio e cominciando dalla parte alta delle gambe, scese vero le ginocchia, fino alle caviglie. Le sollevò il piede e la lavò tra le dita e quando ebbe fatto, prese l’ altro ripetendo il processo. La sentì prendere un profondo respiro, quando arrivò alla sommità interna delle cosce. Insaponò ancora le sue mani e lasciò che le dita giocassero con i suoi soffici riccioli. Le aprì le labbra esterne e la strofinò avanti e indietro, godendo dei piccoli gemiti che le scappavano dalla gola. Si alzò e la fece girare in modo che l’acqua, scivolando sul petto, potesse sciacquarle via il sapone. Poi si appoggio alla sua schiena e Liz non poté fare a meno di sorridere quando sentì come fosse diventato duro. Allora si girò e gli tolse il sapone dalle mani: ora toccava a lei. Posò il sapone e prese lo shampoo.
“Mettiti in ginocchio.” gli disse con voce rauca. Lui si inginocchiò e gli occhi arrivarono quasi al livello del suo seno. Notò che i suoi capezzoli erano ancora eretti ed avvertì il bisogno di sentirli sulla lingua e nella bocca.
Liz versò lo shampoo sulla cima della sua testa e cominciò a massaggiarlo attraverso i capelli. Lui chiuse gli occhi e le appoggiò la testa sul petto, mentre le dita continuavano il lavoro. Terminato, gli inclinò la testa perché l’acqua lo risciacquasse. Lei si chinò, per essere sicura che tutto lo shampoo fosse andato via dai suoi capelli, ed il suo seno venne a trovarsi proprio davanti al viso di Max. E allora lui raggiunse la sua aureola con la lingua e chiuse le labbra intorno al capezzolo eretto. La udì ansimare, quando la bocca si chiuse su di lei. Lo lasciò succhiare per un momento e poi lo costrinse ad alzarsi.
Si insaponò le mani e raggiunse le dita di lui. Le mani insaponate salirono per le braccia, e lei si prese tutto il tempo per muoversi sulle spalle e raggiungere il petto. Il sapone scivolo giù dal rilievo muscoloso del suo stomaco fino ai fianchi. Lei gli girò intorno per raggiungere la schiena, le mani che si muovevano lungo la spina dorsale fino alla tonica estremità. Lei gli premette il corpo sulla schiena ed un braccio lo circondò intorno alla vita. La sua mano insaponata si mosse dal fianco e si insinuò tra i folti peli bruni fino a raggiungere la sua erezione dura come la roccia. La pelle che ricopriva i testicoli era tesa e lei lo accarezzò lì, poi si mosse in altro verso il suo pene palpitante. Lui chiuse gli occhi e si lasciò portar via dalla sensazione della sua mano che lo toccava. Liz muoveva la sua mano lentamente, scorrendo la piena lunghezza per poi scendere ancora. Lo sentì arrendersi, lasciandola fare le cose che lui desiderava da lei. Lo accarezzava lentamente, godendosi la sensazione di lui nella propria mano. Gli circondò la punta con le dita, sentendo un cremoso fluido uscirne. Mosse la mano più velocemente e sorrise, sentendo i suoni gutturali che cominciavano ad uscire dalla gola di Max. Il suo respiro divenne ansante e cominciò decisamente a gemere. Le afferrò la mano e la tenne stretta, mentre il suo caldo fluido esplose contro il suo palmo. Allora aprì gli occhi e le guardo la mano, mentre vedeva il rossore colorale le guance. Non si sarebbe mai aspettato che lei gli facesse una cosa come questa. Strinse la piccola mano che ancora lo circondava, mentre un residuo di piacere scorreva dentro di lui. Quando le ondate di piacere si dissolsero, si girò verso di lei. La sua mano toccò i fianchi di Liz, poi scese in basso, per darle lo stesso piacere che lei gli aveva fatto provare. Le sue dita frugarono tra i riccioli scuri e separarono le sue labbra più esterne. Le lunghe dita di Max la accarezzavano e lei chiuse gli occhi crogiolandosi al suo tocco sensuale.

Lui vide il turbamento che passava sul viso espressivo. Lei si lasciò andare completamente alla sensazione elettrizzante, le sue labbra si aprirono e la respirazione aumentò, intensa, mentre i suoi fianchi cominciarono a muoversi, tenendo il ritmo della mano di Max. Lui introdusse un dito all’interno, mentre con il pollice carezzava la sporgenza nervosa che sapeva essere per lei fonte di piacere. Le dita di Liz si conficcarono nella pelle dei suoi bicipiti nel momento in cui sentì crescere il suo piacere. Trattenne il respiro quando arrivò all’acme e tirò indietro la testa. Max la sentì sussurrare il suo nome e dopo che l’orgasmo fu passato, lei aprì gli occhi e lo guardò, respirando ancora a fatica, gli sorrise inconsciamente.

“Dobbiamo sempre fare la doccia insieme.” disse Max sorridendo verso di lei. Le appoggiò la fronte contro la sua e la sentì annuire con convinzione.
“Si, sempre.” gli rispose, ansimando ancora.

Si sciacquarono l’un l’altra ancora una volta, poi uscirono dalla doccia. Liz tese a Max un asciugamano e si avvolse in un altro. Prendendone un terzo, lo sistemò intorno alla testa, per togliere l’eccesso di umidità dai capelli. Max stava vicino a lei, nudo, passandosi l’asciugamano sulla testa: guardandolo, pensò che il suo corpo sfiorava la perfezione. Alto, scuro, muscoloso ma snello, aggraziato ma virile. I suoi capelli erano diventati lunghi mentre erano intrappolati lì e ora si arricciavano sensualmente intorno alla nuca. Finito con i capelli, lui cominciò ad asciugarsi le braccia ed il torace. Liz guardò i capelli che andavano in tutte le direzioni e scoppiò a ridere.
“Cosa c’è di così divertente?” le disse, sorridendo a sua volta. Lui amava il suono della sua risata. L’aveva udita solo raramente da quando erano lì.
“Tu! Tu sei divertente!” le faceva bene ridere. Si sentiva leggera ed eccitata e contenta tutto insieme.

“Tu stai certamente pensando a qualcun altro, perché NESSUNO mi ha MAI definito divertente.” Max cercò di sembrare serio, ma si sentiva troppo allegro in quel particolare momento. L’umore di Liz era contagioso. Lui sorrise e continuò. “Mi hanno definito in un sacco di modi come serio e segreto e perfino … misterioso.” La sua voce prese un tono minaccioso. “Molto misterioso.” Ancora ridendo, lei corse via. Max si avvolse l’asciugamano intorno alla vita e si mosse con aria furtiva verso di lei, raggiungendola e facendola girare in aria Liz protestò vigorosamente e lui la mise giù, cominciando a farle il solletico. Le proteste di lei aprirono la strada ad uno scroscio di risate, che echeggiarono nella stanza. Uscirono mano nella mano dal bagno e improvvisamente si immobilizzarono.
La porta era aperta e due uomini erano appena entrati nella stanza. Max e Liz si strinsero l’uno all’altra, trattenendo il respiro. Cosa sarebbe successo questa volta? Che nome avrebbero fatto? Ora erano stati lasciati nella stanza più spesso, di quanto era successo nei primi tempi della loro venuta, a volte erano passati giorni, prima che fossero richiesti per qualche esame.
Max pregò silenziosamente che fossero venuti per lui. Tutte le volte che avevano prelevato Liz, lei tornava indietro sempre un po’ più debole, i suoi occhi sempre un po’ più sconfitti. Lui la sentì tremare dietro di sé.
La figura accanto alla porta venne avanti. Lui disse due parole, due sole. La voce era fredda, senza alcuna inflessione umana. Il nome che aveva chiamato echeggiò nella stanza, rimbalzando sulle pareti.
“Liz Parker.”

Capitolo 12

Max era seduto al tavolo fissando la ciotola di frutta davanti a lui, ma in realtà non vedeva niente. Si sentiva vuoto dentro. L’immagine di Liz scortata fuori dalla stanza con gli occhi spaventati, lo perseguitava. Si chiedeva inutilmente se sarebbero venuti anche per lui, oggi, o se lo avrebbero lasciato lì. Niente di tutto questo aveva un senso per lui. Lui era il solo che non era umano e invece loro trascorrevano più tempo a studiare e a fare esperimenti su di lei.
Max udì il rumore della maniglia e si girò per vedere che la porta si stava aprendo. Un inserviente, che non aveva mai visto prima, entrò portando il piccolo vassoio di medicinali, che gli era diventato molto familiare nelle settimane che aveva trascorso lì. Tutte le mattine, veniva qualcuno con un vassoio come quello. Sopra c’era un flacone con un liquido chiaro e una siringa. Il siero aveva lo scopo di bloccare la capacità di usare i suoi poteri. Bruciava quando entrava nella circolazione del sangue e lo faceva sentire stordito.
Max guardò l’inserviente inserire l’ago nel tappo di gomma del flacone. Girò la bottiglia e aspirò il liquido chiaro nella siringa. Max vide l’ago bucargli la pelle e il fluido entrare nel suo corpo. Si irrigidì preparandosi alla bruciante sensazione e rimase sconcertato quando non arrivò. Strinse gli occhi e guardò con attenzione l’inserviente. Max calcolò che la sua età fosse tra i 25 e i 30 anni, alto circa un metro e 80, vicino ai 90 chili.. I suoi capelli scuri erano tagliati corti e i suoi occhi cristallini erano fissi su Max. Tutto questo era insolito. Gli inservienti e le guardie raramente lo guardavano negli occhi. Di solito si comportavano come se pensassero che Max potesse ucciderli se lo guardavano.
L’inserviente rimosse l’ago dal braccio di Max e posò la siringa sul vassoio. Lo sollevò dal tavolo e proprio prima di girarsi lasciò che i suoi occhi incontrassero ancora una volta quelli di Max.
“Non siete soli.” disse sottovoce. Guardò la porta e poi ancora a Max. “Sii prudente. Aspetta.”. Poi si girò velocemente e lasciò la stanza. Max lo guardò uscire, sbigottito dalle parole che aveva appena ascoltato.

***

Max camminava avanti e indietro aspettando il ritorno di Liz. Lo avevano lasciato solo, oggi e i suoi pensieri andavano a briglia sciolta. Poteva arrischiarsi a credere che c’era qualcuno veramente intenzionato ad aiutarli? Qualunque cosa l’inserviente gli avesse iniettato quel giorno, non era il siero che bloccava i suoi poteri. Durante il giorno aveva avuto la sensazione che stessero tornando. Poco prima aveva riempito un bicchiere con dell’acqua fredda. Con prudenza, per non attirare l’attenzione su quello che stava facendo, aveva premuto il palmo della mano contro il bicchiere scaldando l’acqua. Non aveva mai trovato telecamere o dispositivi di ascolto nella stanza, ma era meglio stare attenti, in caso lo stessero guardando. Velocemente la fece tornare fredda.
Si fermò su due piedi, quando sentì la maniglia della porta girare. Liz entrò nella stanza e Max si precipitò da lei, la prese tra le braccia e la baciò sulla fronte. “Stai bene?” le chiese con voce dolce.
Lei annuì e lo guardò attentamente. Liz sentì un’energia nervosa emanare dal suo corpo e notò una scintilla indefinita, che non vedeva da tanto tempo, nei suoi occhi.

Era speranza quella che vedeva lì? “Cosa c’è.Max? Cosa è succ …” Max la baciò con energia, prima che avesse la possibilità di dire altro. Le sue mani si posarono ai lati del volto di lei. Smise di baciarla e le mani scesero verso la gola, per posarsi sulle sue spalle.
“Andiamo a letto.” disse bruscamente, la faccia vicina alla sua. “Tra un po’ ci porteranno la cena. Facciamo un pisolino, prima.”
“Ma, … “ cominciò a dire, ma fu interrotta da un altro bacio.
“Andiamo.” le disse Max spingendola verso il letto. “Riposiamoci solo per un po’” . Chiuse l’ interruttore e la stanza piombò nel buio. La luce che filtrava dal bagno era ora l’ unica illuminazione.

Max tirò via la coperta dal letto e Liz scivolò tra le lenzuola. Lui la seguì tirandosi le coperte sopra le loro teste. Quando gli occhi di Liz si adattarono alla fioca luce della stanza, vide l’ immenso sorriso attraversargli la faccia.
“Max, cosa …?” ma ancora una volta la interruppe, chiudendole la bocca con la sua. Poi le si avvicinò, coprendole quasi il corpo con il suo. Il suo ginocchio si insinuò tra le gambe di lei, costringendole a separarsi. Le labbra trovarono la strada verso il suo viso, baciandole le guance, il mento, la gola. Si fermarono quando raggiunsero l’orecchio.
“Ho qualcosa da dirti.” le sussurrò. La sua voce era così bassa, che lui poteva sentirlo a malapena. Max la guardò ancora negli occhi e lei vide che era eccitato per qualcosa. Le sue labbra si avvicinarono di nuovo all’orecchio, parlando piano perché solo lei potesse sentire. “Credo che qualcuno stia tentando di aiutarci.” Lui sentì il suo corpo tendersi mano a mano che lei assimilava le parole,
“Cosa?” sussurrò, ed improvvisamente comprese il cambiamento che era intervenuto in lui. “Chi?” Avrebbe potuto permettersi di sperare?
“Un inserviente.” Max si distese su di lei. Fece scivolare le mani sulle sue e Liz percepì uno strano formicolio. Lui si allontanò un pochino per permetterle di vedere la sua mano brillare di una fioca luce blu. La luce si affievolì immediatamente e lui si riavvicinò di nuovo.
“Max, i tuoi … “ Lui la fece tacere ancora una volta, coprendole la bocca con la sua, baciandola con un’intensità che la lasciò senza respiro. Le labbra di Max si avvicinarono di nuovo al suo orecchio e lei trattenne il respiro in attesa di quello che lui aveva da dirle.
“Invece di iniettarmi il siero, mi ha dato qualcosa di innocuo. Stanno tornando. Posso sentire che i miei poteri stanno tornando.” La guardò ancora una volta negli occhi e vide la stessa scintilla di speranza che lei aveva intravisto nei suoi. Il pensiero di qualcuno che potesse aiutarli a scappare, era inebriante per loro. Liz avrebbe voluto ridere a voce alta. La luce nel suo sguardo fece volare in alto il cuore di Max. Non la vedeva più da tanto tempo.

“Ti ha detto qualcosa?” gli sussurrò all’orecchio. Lo sentì annuire e si preparò ad ascoltare con attenzione.
“Ha detto che non siamo soli.” Liz poteva sentire le sue labbra sfiorarle l’orecchio mentre le parlava. “Ma dobbiamo essere prudenti ed aspettare.” Le sue labbra si mossero verso la gola, assaggiando la sua pelle dolce. La voleva. Aveva bisogno di lei. L’eccitazione di avere ancora una speranza si stava trasformando in un violento desiderio di stare con lei. E poteva sentire lo stesso desiderio in lei. Liz alzò le spalle perché lui potesse slacciare la camicia e toglierla, poi si sistemò sopra le lenzuola. Le sue mani si spostarono dal petto alle spalle, le sue dita si infilarono tra i capelli e lo tirò verso di sé. La sua bocca si alzò verso quella di Max, desiderosa di assaggiare le sue labbra. La lingua di Max si immerse ella sua bocca e lei la prese ardentemente. Le sue mani le scesero sui fianchi per poi risalire verso il seno e lasciare il posto alle labbra che le succhiavano i capezzoli. La sua schiena si inarcò e lei si sentì la pelle andare a fuoco. Le mani di lui le scesero sul ventre ed andarono ad insinuarsi tra le gambe, facendola gemere mentre si muovevano avanti e indietro. La bocca si spostò sull’ altro capezzolo, intensificando la risposta al desiderio di lui e spinse i fianchi verso la sua mano, mentre la prima ondata di estasi la trascinò via. Gridò forte il suo nome e Max sentì il proprio desiderio crescere. Lascio il suo seno e andò di nuovo in cerca delle sue labbra, mentre la mano di lei scivolava nei suoi pantaloni alla ricerca del suo membro ingrossato per stringerlo fra le dita. Liz lo sentì sobbalzare dal piacere, come faceva sempre quando lei lo toccava in quel modo. Lei avvolse le dita sulla pelle vellutata della punta e il suo tocco gli trasmise la frenesia.

Spinse forte verso la sua mano e lei percepì il suo bisogno di arrivare in lei, destando di nuovo il proprio desiderio. Gli tirò via i pantaloni, sentendo il bisogno de sentire la pelle nuda di Max contro la sua. Lui si liberò dell’indumento, le pose le mani sui fianchi e facendole distendere le gambe nude si immerse dentro di lei, spingendo più veloce e più profondamente ogni volta che sentiva gemiti di piacere uscirle dalla gola. Liz spinse i talloni contro il letto, alzando i fianchi per incontrarlo. La frizione tra i loro corpi li portò alla vetta e un nuovo orgasmo trascinò via Liz. “Oh, Dio, sì … Max … Max, sì …” gridò. Il suono della sua estasi echeggiò nelle orecchie di Max, mentre il suo orgasmo scoppiò, diffondendosi in ogni fibra del suo corpo. Le sue braccia la circondavano, trascinando i fianchi di lei contro i suoi ed il suo liquido caldo si riversò dentro Liz, mentre il suo corpo fremeva incontrollabile. Lei lo trattenne saldamente dentro di sé mentre l’ardore del suo orgasmo l’attraversava.

Sentì le sue spalle scuotersi e realizzò che lui stava ridendo, mentre appoggiando il peso su un gomito sollevava la testa per guardarla.
“Non riesco a capire cosa sia successo.” disse, ansimando, con un largo sorriso sulla faccia. Passò la mano tra i suoi capelli e le baciò la fronte. “Io stavo solo parlando. Non avevo l’intenzione di … praticamente assalirti.”
“Bene, Max.” disse Liz facendo scorrere un dito sul suo naso fino alle labbra. “Sei autorizzato ad assalirmi ogni volta che vuoi. Mi piace quello che mi fai. Mi piace proprio tanto.”
“Allora lo faro!” disse, baciandola dolcemente. Si allontanò da lei lentamente, liberandola dal suo peso. Lei gli posò la testa sul petto e le braccia di lui la tennero stretta. “Ma tu lo sai quanto ti amo?” le disse, dandole un bacio sulla testa.

“Oh, credo che tu me lo abbia appena dimostrato.” e gli diede uno scherzoso pizzicotto sul petto.
“Ehi, mi hai fatto male.” disse Max ridendo e massaggiandosi il capezzolo.
“Si.” gli rispose lei con grandi occhi innocenti. “Vuoi che ti pizzico da qualche altra parte?”
Max la guardò a bocca aperta, chiedendosi se lei aveva detto quello che lui pensava avesse detto. “E … che cosa hai in mente?”
La sola risposta fu una risata. Liz rotolò su di lui e tirò ancora le coperte sopra le loro teste. Questa volta fu il suo ginocchio ad aprirgli le gambe. Lei lo baciò sulle labbra, poi sul mento e sul collo. Si spostarono vicino all’orecchio e gli mordicchiò il lobo.

“Questo è solletico!” protestò lui cercando di non ridere.
Le labbra continuarono la discesa, fermandosi a mordicchiare un capezzolo, fino ad arrivare all’ombelico. La lingua gli girò attorno, poi vi entrò. Max si tolse la coperta dalla faccia, provando improvvisamente una difficoltà a respirare. Liz si stava sistemando tra le sue gambe e, mentre le labbra lasciavano l’ombelico, lui era decisamente eretto un'altra volta.
La lingua scorreva ancora il suo corpo mentre la mano di lei gli accarezzava l’interno della coscia.

Le dita arrivarono ad avvolgerlo e chiuse gli occhi quando sentì la sua lingua toccarlo. La lingua girò in cerchio sulla punta, ancora ed ancora, poi fu sostituita dalle labbra che lo circondarono. Max si passò la lingua sulle labbra asciutte mentre il respiro si faceva faticoso. Restò addirittura senza fiato quando la bocca si abbassò e lui la riempì completamente. Lei cominciò ad attirarlo nella sua bocca con un ritmo lento, prendendolo profondamente, per poi risalire verso la punta, mentre i fianchi di lui si alzavano per assecondarne i movimenti. I suoi gemiti la fecero sorridere ed intensificò i suoi sforzi. Quando lei aumentò il ritmo, Max sentì le sue gambe tremare. Le infilò le mani tra i capelli e serrò le dita a pugno. Sapendo di essere in procinto di arrivare, cercò di allontanarla ma Liz, piena del bisogno di provare tutto di lui, gli spinse via la mano. Con lui voleva dividere ogni esperienza. I suoi gemiti divennero più forti, ed arrivò a gridare, quando il liquido si riversò fuori da lui. Le sensazioni che stava provando passarono dentro Liz e quando l’orgasmo lo sommerse, lei fu in grado di dividerlo con lui, meravigliandosi di sentirlo come fosse il proprio, e sorrise all’ idea di essere stata capace di fargli provare quel piacere. Quando alla fine lei lo lasciò, lui le attirò la faccia verso la sua, la bocca contro la sua bocca e riuscì a sentire il suo stesso sapore attraverso le labbra di lei. Poi crollarono abbracciati sul letto e Liz premette il suo corpo contro quello di Max per godere ancora della sensazione della sua pelle calda che la toccava.

“Wow.” disse Max, incapace di esprimere i suoi sentimenti con le parole.
“Si … Penso che wow dica tutto.” disse lei sorridendogli.

Lui tirò via le coperte e, tirandola per la mano, cominciò a farla scendere dal letto. “Andiamo a fare una doccia. Sono tutto sudato e lo sei anche tu.” Lei saltò giù dal letto, corse verso il bagno per precederlo e scoppiò a ridere quando lui l’ afferrò, la prese in braccio e la fece girare per la stanza. Ancora una volta lui si ricordò di come amava sentirla ridere. Si chiese come fosse possibile che, mentre stavano passando attraverso la peggiore esperienza della loro vita, lui non si fosse mai sentito così vivo come ora. Fino a che stava con lei, poteva sopravvivere a qualsiasi cosa. La portò nella doccia e fece scorrere l’acqua. Lei strillò quando l’acqua fredda le scese addosso e Max velocemente girò la manopola verso ‘caldo’.
“L’ hai fatto apposta.” disse Liz cercando di mostrarsi indignata, mollandogli una pacca sul braccio.
“No, non è vero.” lui le sorrise . “Giuro, non l’ho fatto apposta.”
Liz lo vide incrociare le dita. “Si, L’HAI FATTO!” urlò lei dandogli un’ altra manata. Lui scoppiò a ridere e le afferrò la mano per impedirle di colpirlo ancora.

“Okay. Okay, l’ho fatto di proposito.” L’ attirò verso di sé, affascinato dalla vivacità che vedeva nei suoi occhi. Lei sentì una certa parte del corpo di lui cominciare a prendere vita e guardò verso il basso.
“Max … “ disse incredula. “ Ancora?”

Lui sorrise e scrollò le spalle. “Non posso farci niente. E’ colpa tua. Sei tu che mi fai questo effetto.” Si chinò per baciarla e lei gli posò le mani sulle spalle. Lui le baciò la bocca, le guance e poi scese sul collo. Lei si sfilò da sotto e girò svelta la manopola su ‘freddo’. L’ acqua scese gelida sulle sue spalle e Max urlò per la sorpresa. Inarcò la schiena cercando di sfuggire al freddo improvviso e si girò cercando di raggiungere la manopola, mentre l’acqua gelata lo colpiva improvvisamente sul petto togliendogli il respiro. Esagerò, girando troppo la manopola su ‘caldo’ e tutti e due schizzarono fuori dalla doccia per evitare di bruciarsi. Inciamparono uno sull’altra e finirono sul pavimento, Max sdraiato sulla schiena e Liz sopra di lui. Il gomito di Liz s’ infilò nel suo stomaco , togliendogli il respiro. La sorpresa nello sguardo di Max la mise in guardia e lei, si coprì la bocca, cercando di non ridere.
“La vendetta non paga!”, gli disse ridacchiando.
La sorpresa di essere caduto a sedere sul pavimento fu superata e la stanza si riempì delle loro risate.
Il barlume di speranza aveva avuto un grande impatto su di loro. Il buio in cui avevano vissuto per tante settimane era sparito. Non sapevano cosa sarebbe successo domani o il giorno dopo ancora, o la prossima settimana, o il prossimo mese, ma ora avevano un motivo per avere fede. Avere fede in un futuro oltre quelle pareti. Avere fede in un futuro insieme. Potevano resistere a tutto finché avevano la speranza e finché stavano insieme.
 

Continua...

Scritta da Debbi aka Breathless
Traduzione italiana con il permesso dell'autrice dall'originale in inglese
a cura di Sirio, con la collaborazione di Coccy85


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