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ANIME RICONGIUNTE


Riassunto: Cosa successe su Antar prima che Zan, Ava, Vilandra e Rath venissero spediti sulla Terra.

Data di composizione: dal 16/08/05 al 18/08/05

Valutazione: Per tutti, ma per gli argomenti trattati non proprio adatto ai più piccoli

E-mail: rapiro84@libero.it

Disclaimer: tutti i diritti dei personaggi del racconto appartengono alla Jason Katims Productions / Regency Television - 20th Century Fox. Questo racconto è di proprietà del sito Roswell.it.


Tutto il pianeta era in fermento per la prossima incoronazione di Zan, figlio del loro amato re deceduto da poco. La loro regina aveva seguito la triste sorte del marito ed ora Antar era senza una guida.
Le loro preoccupazioni presto sarebbero state dimenticate perché Zan sarebbe salito al trono, ed erano consapevoli del fatto che non potrebbe esserci re migliore di lui.
Zan era ancora giovane, ma era bello, intelligente, carismatico e soprattutto leale e buono. Aveva seguito il padre e aveva appreso da lui tutto ciò che era necessario per governare un pianeta. Con lui non sarebbero rimasti delusi.
Zan, nonostante fosse felice di salire al trono, non era entusiasta di doversi sposare. Conosceva la sua promessa sposa Ava da anni e le voleva bene, ma non la amava come si ama una moglie. Aveva sempre odiato le regole nobiliari per cui erano possibili matrimoni solo tra membri della stessa classe sciale, ma non poteva opporsi a usanze così antiche e importanti per il suo popolo.
I preparativi procedevano veloci e Zan decise di andare personalmente a scegliere gli addobbi per la cerimonia.
Nonostante fosse cresciuto come un guerriero, gli erano state insegnate anche tutte le arti e i mestieri che rendevano un uomo completo e in grado di guidare un popolo.
Era pomeriggio quando lui e Rath, il suo braccio destro e migliore amico, si recarono nella bottega di Joele, il loro fidato fornitore di stoffe e drappi.
Quando entrarono nel negozio però non trovarono l’uomo che consegnava le merci a palazzo, bensì una ragazza.
Zan credette di stare per morire perché non riusciva più a respirare: lunghi e morbidi capelli scuri, occhi nocciola brillanti e intelligenti, viso d’angelo e un sorriso da far girare la testa. Non aveva mai visto una ragazza così bella; nemmeno Ava era alla sua altezza.
Riprese il controllo di sé e salutò la ragazza, la quale fece un lungo inchino.
- È un onore averla qui. In cosa posso esserle utile? – disse poco dopo la ragazza.
- Joele non c’è? – chiese Zan fissandola. Non riusciva a smettere di guardarla e di perdersi nei suoi occhi.
- È dovuto andare a fare una consegna ma credo che tra poco sia qui –
- Aspetteremo il suo ritorno – disse Rath.
- Intanto potrebbe darci qualche consiglio – disse Zan alla ragazza.
- Ogni suo desiderio è un ordine –
- Avrei bisogno di una passerella per la cerimonia di incoronazione – disse Zan.
- Secondo me blu con bordi d’oro sarebbe perfetta –
- Mi piace! Credo proprio che la prenderò così – disse Zan entusiasta.
Anche se la commessa avesse detto verde e giallo lui avrebbe accettato. Come poteva contraddire una creatura così?
- Ma non aspetti che torni Joele? – gli chiese Rath.
- No, mi fido di lei –
- Grazie, mio signore -
- Credo che sei metri di stoffa siano sufficienti – continuò Zan.
- Sarà consegnata a palazzo il prima possibile –
- Grazie e arrivederci – disse Zan sorridendole.
La ragazza fece un altro inchino e li scortò fuori dalla porta. – È stato un onore potervi servire – disse.
- È stato un onore potervi conoscere – le disse Zan a bassa voce, così che solo lei sentisse.
La ragazza divenne rossa e lo guardò negli occhi: le loro anime in quel momento si incontrarono, si riconobbero e si innamorarono. Nei loro occhi c’era la purezza dell’universo e l’amore immenso che sapevano già di provare l’uno per l’altro.
Dopo qualche secondo Zan si costrinse a smettere di fissarla e si allontanò con Rath.
Lida, questo era il nome della ragazza, era quasi sotto shock:. Il futuro re era andato di persona a comprare nel suo negozio e si era fidato di lei senza nemmeno guardare la merce.
Il suo cuore stava battendo all’impazzata perché per lei Zan era l’uomo più bello che esistesse e quello sguardo che si erano scambiati l’aveva fatta sentire per un momento importante, quasi desiderata. Era impossibile! Zan era il suo re e non si sarebbe mai abbassato al livello di una semplice popolana come lei.
Però quello sguardo, quelle magnifiche sensazioni l’avevano scombussolata, perché mai nessuno le aveva fatto provare quelle emozioni; forse perché nessuno era all’altezza di Zan, il suo cavaliere dall’armatura splendente.

Zan era su un altro pianeta, la sua mente vagava e vedeva solo lei.
Come aveva fatto ad innamorarsi nel giro di un secondo? E soprattutto, come aveva potuto innamorarsi di una ragazza non nobile? Il loro amore era impossibile e probabilmente con tutti gli impegni che aveva si sarebbe dimenticato di lei; almeno così sperava.
- Perché non hai aspettato che tornasse suo padre? – gli chiese Rath interrompendo i suoi pensieri.
- Blu e oro mi sembra perfetto – rispose Zan sognante.
- Beh, cos’era quel tono? –
- Quale tono? –
- Il tono di chi ha avuto una visione –
- L’ho avuta –
- Ti ricordo che tra poco ti sposerai con Ava -
- Hai visto che occhi? –
- Lei è del popolo! –
- Lo so –
- Quindi lascerai perdere qualsiasi cosa ti stia frullando in testa –
- Non so nemmeno come si chiama –
- Ma mi ascolti? –
- Sì, ma non riesco a togliermela dalla testa. Quando l’ho guardata negli occhi ho sentito qualcosa, qualcosa di nuovo e bellissimo –
- Qualsiasi cosa tu abbia sentito, non è possibile –
- Già –
Rath aveva ragione; perciò decise di non pensare più a quell’angelo dagli occhi nocciola che gli faceva battere il cuore così forte.
Quella notte però Zan non fece altro che sognare la bella commessa figlia di Joele, e dovette farsi ben due docce fredde per cercare di calmare i suoi bollenti spiriti.
Non solo quella ragazza suscitava in lui amore e tenerezza, ma si accorse di volerla più di ogni altra cosa al mondo. Mai nessuna donna aveva avuto quell’effetto su di lui, nemmeno Ava.

Il giorno seguente si svegliò stanchissimo perché praticamente non aveva dormito la notte, e subito Vilandra glielo fece notare.
Vilandra era sua sorella gemella, ma era l’esatto opposto di Zan: era altezzosa, vanitosa, egocentrica, egoista e tutti la temevano e la chiamavano la Principessa di Ghiaccio.
Fin da quando erano bambini ad entrambi fu spiegato che a salire al trono sarebbe dovuto essere il maschio, e questo a Vilandra non piacque affatto.
Voleva essere lei la regina amata e venerata da tutti; era stanca di essere solo la sorella del futuro re e di ricevere gli avanzi di Zan.
Anche Zan si accorse del cambiamento della sorella, evidente soprattutto ora che lui stava per salire al trono, ma sperava che col tempo lei avesse capito che non era necessario essere al trono per essere amati dagli altri e che c’erano cose più importanti che essere la regina di un pianeta.
- Non hai dormito stanotte? – gli chiese Vilandra non appena lo vide.
- Già –
- Beh, vedi di rimetterti in forma perché non è decoroso presentarsi ai propri sudditi come uno zombie –
- Ti sei svegliata male stamattina? –
- No, forse ti brucia sapere che non sei perfetto –
- Io vado a farmi un giro. Mi è passata la fame – disse Zan allontanandosi.
Vilandra fece un sorriso trionfante e continuò la sua colazione. La cosa che desiderava di più era umiliare suo fratello. Lui era il maschio, lui era il futuro re, lui era servito e riverito, lui e sempre lui. Lei non contava nulla, era solo a palazzo di figura e nemmeno spendere per togliersi ogni sfizio le dava più soddisfazione.
Inoltre da quando le era stato rivelato che era la promessa sposa di Rath il suo umore era peggiorato. Rath era un bel ragazzo, ma non era altro che un soldato senza particolari aspirazioni e, come se non bastasse, era il migliore amico di Zan. Lei invece aveva bisogno di qualcuno che odiasse Zan almeno quanto lei.
Zan era furioso: sua sorella era veramente insopportabile. L’avrebbe lasciata fare fino al giorno della sua incoronazione, perché dopo se avesse osato mancargli di rispetto a quel modo l’avrebbe punita come chiunque altro facendo valere il suo ruolo nella società.
Per schiarirsi le idee aveva continuato a camminare e, senza nemmeno accorgersene, si era ritrovato davanti al negozio di Joele. Era stato il suo subconscio, la sua voglia di rivedere quella splendida ragazza che l’aveva portato fin lì, ma ora non sapeva cosa fare. Se lei non ci fosse stata cosa avrebbe detto a suo padre? E se lei era lì, come avrebbe giustificato la sua presenza?
Non ebbe però il tempo di pensarci perché la porta si aprì e si trovò faccia a faccia con il suo pensiero ricorrente.
- Vostra Altezza! – esclamò stupita Lida facendo un inchino.
- Buongiorno –
- Posso esserle utile in qualcosa? –
- Sì, mi dica il suo nome –
- Lida – disse arrossendo.
Era ancora più bella quando era imbarazzata e Zan si ritrovò a sorridere come inebetito.
- È un nome bellissimo –
- La ringrazio, mio Signore –
- Ha già detto a suo padre della stoffa? –
- Certo. Tra pochi giorni gliela consegnerà –
- Voglio che sia lei a consegnarla –
- Io? Non so se mio padre accetterà. È lui che sa dove sistemarla e come –
- Okay, allora io voglio che lei venga con suo padre –
- Tutto ciò che desidera, maestà –
- Grazie. Arrivederci Lida –
- Arrivederci, mio Signore – disse Lida facendo un altro inchino.
Come odiava tutta quella falsa cortesia, tutti che si inchinavano quando passava e dicevano sempre di sì ad ogni sua richiesta. Non era ancora salito al trono e già non sopportava più di sentirsi chiamare continuamente vostra altezza, soprattutto da lei.
Avrebbe voluto che lei avesse accettato di andare a palazzo per poterlo vedere e non perché lui gliel’aveva chiesto, anzi, ordinato.
Si era comportato male con lei; perciò tornò indietro ed entrò nel negozio.
Lei era voltata verso un vaso di fiori e aveva gli occhi chiusi per sentire meglio il loro profumo. A Zan si fermò il respiro e dovette deglutire più volte perché era la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua: Lida che odorava un mazzo di fiori. Era qualcosa di così puro ma allo stesso tempo eccitante che dovette lottare contro l’impulso di correre da lei e baciarla.
Poco dopo lei aprì gli occhi e guardò verso di lui. Strabuzzò gli occhi imbarazzata e stupita.
- Mi scusi, non l’ho sentita entrare –
- Non importa –
- Ha bisogno di mio padre? –
- No, volevo parlare con lei. Prima sono stato poco educato perché in un certo senso l’ho costretta a venire a palazzo anche se lei non voleva –
- Oh no, io ho immenso piacere a venire a palazzo –
- Non voglio che si senta obbligata solo per compiacermi –
- Io vivo per compiacerla –
- No – disse lui avvicinandosi a lei quasi a sfiorarla.
- Io sono un uomo come gli altri, non un Dio –
- Io sono cresciuta sentendomi ripetere da tutti che il nostro re è la persona più importante del pianeta e che dobbiamo essere disposti a morire per lui. Come posso ora dimenticare tutto ciò che mi è stato insegnato anche se è lei a chiedermelo? –
- Hai ragione. È solo che io vorrei che le persone mi salutassero o facessero cose per me perché sono loro a volerlo. Il mio è un mondo fatto di finzione dove anche il mio migliore amico potrebbe odiarmi –
- Credo di capire, ma non sa come è fortunato. Sono certa che tutti noi la amiamo per quello che è e non per ciò che rappresenta. Inoltre mi fa veramente piacere venire a palazzo –
- Spero che tu sia sincera, perché ti credo –
- Sono sincera – gli disse guardandolo negli occhi.
Ora erano vicinissimi, potevano sentire il respiro dell’altro e guardarsi fino in fondo all’anima. La magia del giorno prima tornò prepotentemente e li invase nuovamente quella sensazione di calore e di pace che solo il grande amore può dare.
- Solo un grande uomo sarebbe tornato indietro per scusarsi con una popolana – disse lei poco dopo.
- Tu non sei una semplice popolana. Mi fai provare sensazioni che credevo non esistessero –
Lei arrossì e abbassò lo sguardo. Quella rivelazione l’aveva fatta sentire amata, ma la realtà era contro di loro. Avrebbe voluto dirgli che anche lei provava le stesse sensazioni, ma era inutile illudersi che per loro ci fosse un futuro.
- Ti ho turbata? – chiese lui preoccupato, vedendo la sua reazione.
- Tutt’altro. Il fatto è che non possiamo permetterci di sentire queste cose –
- Lo so, ma è più forte di me. Non ho fatto altro che pensarti tutta la notte e oggi non vedevo l’ora di incontrarti per guardare di nuovo nei tuoi occhi. Sarò un pazzo, ma non riesco ad essere indifferente ai miei sentimenti –
- Non deve dire a me queste cose, non ne sono all’altezza –
- Non conosco ragazza che possa essere più all’altezza di te –
- Io non posso illudermi di poter piacere al mio sovrano perché sarebbe solo un sogno –
- No, è la realtà – E così dicendo si abbassò e la baciò.
Non appena le loro labbra si sfiorarono sentirono una scossa e tra di loro si aprì la connessione. Potevano vedere l’uno nell’anima dell’altro e conoscere a fondo i sentimenti che provavano.
Lida capì che ciò che Zan le aveva detto era la verità e che non aveva paura di essere scoperto perché per lui la cosa più importante era stare con lei.
Quando il bacio terminò stavano entrambi tremando perché solo vero amore poteva aprire la connessione.
- Io ho sentito amore – disse Lida stupita.
- Perché è quello che provo. Non mi era mai successo di attivare una connessione. Questo significa che… -
- Che finiremo nei guai – lo interruppe Lida.
- Non mi interessa. Io ti amo e voglio te –
- Non è possibile. Tra poco ci saranno le sue nozze con Ava; e comunque il nostro amore sarà ostacolato da tutti –
- Per favore, smettila di darmi del lei. Io sono Zan –
- Come può chiedermi di mancarle di rispetto in questo modo? –
- Sono io che te lo chiedo. Voglio che mi dia del tu e che cerchi di considerarmi solamente un ragazzo –
- Non so se… -
- Provaci, ti prego –
- Okay, ci proverò –
- Ora devo andare, ma ti prometto che tornerò –
- Aspetterò –
Non appena Zan se ne andò Lida si lasciò cadere sulla sedia più vicina. Quello che era successo non poteva essere vero! Il suo re, l’uomo che da sempre amava, l’aveva baciata e le aveva confessato il suo amore. E come se non bastasse tra di loro si era aperta la connessione.
Non sapeva se essere felice o iniziare a prepararsi per tutta la sofferenza che avrebbe dovuto sopportare. Lei voleva un amore vero, vissuto alla luce del sole, non incontri segreti e la costante paura di essere scoperti. Ma come poteva rifiutare anche solo un giorno di felicità, se era trascorso con l’amore della sua vita?

Era impazzito! Aveva baciato Lida, una ragazza del popolo, e tra di loro si era aperta la connessione! Sperava che lei non avesse notato quanto fosse rimasto sconvolto da quel bacio. Era stato il bacio più bello della sua vita, che gli aveva fatto provare emozioni nuove e spaventose.
La connessione poi aveva reso tutto più difficile, perché ora lei sapeva esattamente ciò che lui provava nei suoi confronti, e forse anche lui se n’era reso conto solo allora.
Era innamorato di quella ragazza come non lo era mai stato di nessun’altra, e avrebbe dovuto rinunciare a lei per via della sua posizione sociale.
Perché non era lei la sua promessa sposa? O meglio ancora, perché lui non era un semplice ragazzo del popolo? Che senso aveva cercare di rendere felici le altre persone se lui era depresso e solo, senza l’unica cosa che poteva renderlo felice? Come avrebbe potuto sposare Ava e avere dei figli da lei se il suo unico pensiero era Lida?
Assorto in questi pensieri entrò a palazzo e si scontrò con Rath.
- Ciao, ma dove eri finito? –
- In giro –
- Sembri sconvolto –
- Lo sono –
- Cos’è successo? –
- Sono andato da lei –
- Ma sei impazzito? –
- Credo di sì –
- E cosa è successo di così grave? –
- L’ho baciata –
- O porca… -
- E si è attivata la connessione –
Rath sbiancò. Il popolo antariano era noto per la particolarità di poter attivare una connessione mentale con la persona che amavano incondizionatamente. Era un modo per dichiarare il proprio amore e per permettere all’altro di poter leggere completamente la propria anima. Era un evento che si verificava raramente perché solo il vero amore, solo due anime gemelle arrivavano a tanto.
Il fatto che Zan e Lida avevano avuto quell’esperienza significava che il loro era amore vero, un amore puro che non conosce ostacoli e che non si arrende alla prima difficoltà.
- Non ci credo – disse Rath poco dopo, visibilmente scosso.
- È la verità. Sono ancora sconvolto –
- Cos’hai visto? –
- La sua anima ed è stata la cosa più bella che abbia mai visto. In lei ci sono solo qualità e l’amore che prova per me è immenso –
- E lei cos’ha visto? –
- Non lo so, ma ha visto quanto la amo –
- La ami? –
- Me ne sono reso conto solo durante la connessione, e l’amore che provo per lei è infinito, è qualcosa di così unico che stento ancora a crederci –
- Cosa hai intenzione di fare? –
- Non lo so. Come faccio a sposarmi con Ava quando so che amo un’altra donna? –
- Lo farai per il bene di Antar –
- E al mio chi ci pensa? –
- Ma si può sapere cosa ti è saltato in testa? Possibile che tu non abbia pensato alle conseguenze? –
- E cosa dovevo fare? –
- Non andare da lei, non baciarla, cercare di dimenticarla e concentrarti su Ava e sulle tue imminenti nozze –
- Sarei curioso di sapere cosa avresti fatto tu al mio posto –
- Io non sono il futuro re e immagino che potrei permettermi un’amante, ma tu no – E così dicendo Rath se ne andò, lasciando Zan ancora più depresso.
Era anche arrabbiato perché non riusciva a capire perché Rath avesse reagito in quel modo. Erano amici e ora che aveva bisogno di lui, si comportava come ogni altro nobile del pianeta. A loro era permesso tutto e a lui no!
Aveva una voglia matta di lasciar perdere tutto, abdicare e lasciare il trono a Vilandra. Almeno lei sarebbe stata dalla sua parte!
Si ritirò nelle sue stanze a pensare; aveva un appuntamento con Ava ma lo fece disdire perché voleva rimanere solo. Inoltre se avesse visto Ava avrebbe immediatamente fatto un paragone con Lida, col risultato che le sarebbe mancata ancora di più.
Fortunatamente Ava non viveva ancora a palazzo, così non era costretto a vederla tutto il giorno. Se al suo posto ci fosse stata Lida avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per far sì che vivesse con lui anche prima delle nozze.
Lida, ancora Lida, sempre Lida. Nei suoi pensieri non c’era che lei e ogni cosa gli ricordava lei. Sempre più sconvolto si rese nuovamente conto che solo l’amore poteva tanto.

Il giorno seguente, dopo aver trascorso un’altra notte in bianco a furia di pensare a Lida e alle possibili conseguenze del loro amore, si recò nuovamente da lei.
Questa volta però in negozio c’era anche il padre e dovette improvvisare.
- Sua Maestà, quale onore – disse Joele inchinandosi, imitato da Lida.
- Buongiorno, sono qui perché avrei bisogno che sua figlia venisse con me a palazzo per parlare con Vilandra – mentì Zan.
- Certo – rispose Joele.
- La ringrazio –
- Ogni suo desiderio è un ordine –
Non appena fuori dal negozio, Zan le chiese: - C’è qualcuno a casa tua? –
- No, perché? –
- Allora andiamo lì. Dobbiamo parlare –
Non appena furono entrati nella casa della ragazza Zan la baciò. Questa volta il bacio fu passionale e carico di bisogno, e la connessione non tardò ad aprirsi. Lida vide tutti i pensieri e le preoccupazioni di Zan e si sentì in colpa per averlo fatto stare così male.
- Perdonami, ma non resistevo più – le disse Zan una volta che il bacio terminò.
- Ho visto come sei stato male stanotte –
- Già. Ero confuso e dovevo pensare –
- Sei giunto a qualcosa? –
- Sì, voglio stare con te –
- Ma come facciamo? –
- Lasciamo arrivare il giorno delle nozze, mi sposo, regno per qualche giorno e poi abdico in favore di Vilandra –
- Non puoi fare questo per me –
- Sì che posso. Mi metterò d’accordo con Vilandra in modo da avere una rendita vitalizia che mi permetterà di mantenerci, così io sarò un suddito come te e potremmo stare insieme per sempre –
- È una follia. Inoltre Vilandra non accetterà perché sa che si insospettirebbero i membri del consiglio –
- Inventeremo qualcosa che regga –
- E Ava? Non prenderà lei il tuo posto? –
- Se muoio sì, ma se abdico lei si ritira con me –
- E come vivrà? –
- Ci accorderemo con Vilandra anche per questo –
- Credo che Antar con Vilandra andrà a rotoli –
- Ci sarà Rath con lei, e io ho fiducia in lui –
- Non sono degna di tanto sacrificio. La tua vita sarà rovinata –
- No, finalmente sarò con te e vivrò come ho sempre sognato –
- Non te lo posso permettere –
- Ho già deciso e niente e nessuno mi farà cambiare idea. Non mi interessano il trono e la ricchezza, voglio solo te –
- Ma… -
- Shh – disse lui mettendole un dito sulle labbra.
Si chinò e la baciò. Questa volta il bacio fu dolce e gentile, quasi a voler suggellare quel patto tra loro. Durante la connessione che si aprì, Lida non trovò traccia di risentimento o di obbligo; perciò si calmò e si rasserenò: tra poche settimane Zan sarebbe stato tutto suo, e per sempre.
Un bacio però non era sufficiente per dimostrare il loro amore e ben presto si ritrovarono nel letto della ragazza.
Per Lida quella era la prima volta che un ragazzo si spingesse oltre il bacio, ma le sensazioni che provava erano talmente belle e intense che presto non ci pensò più. Era concentrata solamente sulle mani e sulla bocca del suo Zan su tutto il corpo.
Le sembrava di sognare, ora stava facendo l’amore con l’uomo che amava da sempre e si sentiva finalmente felice e completa.
Zan non aveva mai provato emozioni simili facendo l’amore con una ragazza, ma sapeva che con Lida era diverso: lei era la sua anima gemella e il suo unico e grande amore. Dopo questa meravigliosa esperienza era ancora più sicuro della sua scelta perché non poteva nemmeno pensare di guardare un’altra donna quando lui aveva la migliore.
Rimasero poi stretti stretti a coccolarsi e a riprendersi dalle bellissime sensazioni che avevano provato.
- Ti amo – le disse Zan accarezzandole dolcemente i capelli.
- Ti amo anch’io –
Putroppo non potevano trascorrere tutta la giornata a letto, così riluttanti si alzarono e si vestirono.
- Ci vediamo domani? – le chiese Zan.
- E come facciamo? –
- Dirò a tuo padre che stai consigliando Vilandra e Ava sugli abiti da indossare per il matrimonio e la cerimonia di incoronazione e che sarai occupata per qualche giorno –
- Sei diabolico – scherzò lei.
- No, sono innamorato –
Dopo un altro lungo bacio si separarono.

Il giorno dell’incoronazione di Zan si avvicinava sempre più e Vilandra era ogni giorno più contenta di avere una relazione con Kivar.
Era la promessa sposa di Rath, ma non lo amava. Kivar invece era il suo grande amore: bello, forte, ambizioso; l’uomo che faceva per lei.
Quando si incontravano lui la faceva sentire una regina e assecondava sempre ogni suo capriccio.
A poco a poco però aveva capito anche il perché: Kivar aveva in mente di usurpare il trono di Zan e regnare con lei.
Questo era ciò che rendeva Kivar perfetto sotto ogni aspetto. In qualche modo a lei sconosciuto, avrebbero costretto Zan ad abdicare e avrebbero regnato incontrastati su Antar.
Il tempo trascorreva velocemente e a pochi giorni dalle nozze Vilandra sentì una conversazione tra Rath e Zan che poteva tornarle utile.
- Stiamo tutti cercando di fare in modo che le cose vadano lisce e tu non fai altro che assentarti per ore – stava dicendo Rath, visibilmente arrabbiato.
- Non sono affari tuoi –
- Sì che lo sono! Io sono il tuo braccio destro e tocca a me fare anche il tuo lavoro quando sparisci. Si può sapere dove vai? –
Zan rimase in silenzio e Rath capì.
- Domanda stupida. Vai da lei –
Zan annuì.
- Allora è una cosa seria? –
- Sì, ma ho in mente un piano –
- Per stare con lei? Scusa, ma non puoi fare come tutti gli altri che hanno l’amante? –
- No, deve esserci solo lei –
- Bello a dirsi ma non a farsi. Devo ricordarti la tua posizione? –
- Non ce n’è bisogno. Tra qualche giorno saprai tutto –
Bene, bene, Zan aveva una relazione segreta! Se Ava lo avesse saputo forse avrebbe mandato a monte le nozze, oppure avrebbe fatto qualcosa di stupido e Zan non sarebbe potuto salire al trono. Vilandra decise così di andare da Ava a dirle tutto.
Fece preparare in fretta e furia il calesse e si recò a casa delle futura cognata.
- Che bella sorpresa. Entra – la accolse Ava. Non erano grandi amiche, però si sopportavano e andavano abbastanza d’accordo.
- Grazie. Sono qui per dirti una cosa poco piacevole –
- Sediamoci -
- Ho sentito una conversazione tra Zan e Rath e da quanto ho capito pare che Zan abbia una relazione segreta –
- Con chi? –
- Non lo so. Potrebbe essere chiunque –
- Provvederò. Grazie Vilandra –
- Di niente. Ho ritenuto opportuno informarti prima del grande passo –
- Hai fatto bene –
- Ora vado. Se hai bisogno di parlare con qualcuno sai dove trovarmi –
- Grazie. Ciao –
Il primo passo era fatto. Ava era furibonda, ne era certa, e forse avrebbe veramente annullato le nozze. In questo modo probabilmente la reggenza provvisoria sarebbe toccata a lei e avrebbe fatto di tutto per mantenere il trono.
Quel damerino da strapazzo non l’avrebbe passata liscia! Nessuno si prende gioco di lei! Ava era fuori di sé e chiamò un suo amico.
- Ho un favore da chiederti –
- Dimmi –
- Devi seguire Zan e riferirmi ogni sua mossa –
- Rischio molto –
- Sarai ricompensato. Ora va’ –
- D’accordo –

La conversazione avuta con Rath non gli era affatto piaciuta, lui non aveva nessun diritto di dirgli come comportarsi. Effettivamente trascorreva più tempo con Lida che con chiunque altro e di certo non stava aiutando nei preparativi delle nozze, ma era più forte di lui. Non riusciva a stare lontano da lei e non aveva senso sprecare tempo ed energia per organizzare un matrimonio fasullo che sarebbe finito dopo pochi giorni.
Proprio ora, mentre pensava, si stava recando da Lida, l’unica che lo faceva sentire bene, in pace con se stesso e con l’universo intero. Solo lei lo capiva e lo appoggiava incondizionatamente, e ora aveva proprio bisogno di perdersi nel suo abbraccio e dimenticare tutto guardandola negli occhi.
Zan però non si accorse di essere seguito.
Mentre Zan si trovava da Lida, l’amico di Ava aveva fatto delle ricerche e aveva scoperto dell’esistenza della ragazza. Subito andò a riferire ad Ava ciò che aveva visto.
- È andato da una ragazza di nome Lida, la figlia del fornitore di stoffe –
- Ho capito chi è – disse Ava.
- Cosa farai? Manderai a monte il matrimonio? –
- Non sono mica matta! Eliminerò il problema –
- Vuoi ucciderla? –
- No, solo tenerla lontana da Zan fino al momento dell’incoronazione. Dopodiché sarà vincolato e non potrà più fare come gli pare –
- Chi ti aiuterà? –
- Alcuni soldati. Sono la futura regina e non faranno domande –
- Bene. Il mio lavoro è finito –
- Ecco la tua ricompensa – disse Ava porgendogli un sacchetto zeppo di monete d’oro.
Aveva già in mente un piano: l’avrebbe fatta imprigionare nella torre del palazzo, Zan avrebbe pensato che se ne fosse andata e l’avrebbe dimenticata. Sicuramente per Zan era solo un’avventura e non avrebbe perso tempo dietro a lei.
Una volta che sarebbe stata incoronata regina probabilmente avrebbe fatto in modo che venisse esiliata da qualche parte del pianeta, in modo da non costituire più un problema.
Con questi propositi si recò a palazzo e istruì alcune guardie per andare a prelevare la ragazza, non prima di essersi assicurata di andare da lei solo dopo che Zan avesse fatto ritorno a palazzo.
Così qualche ora dopo i soldati si recarono da Lida.
La ragazza stava preparando la cena, fantasticando su lei e Zan, quando sentì bussare alla porta. Vi si precipitò credendo che Zan fosse tornato indietro per darle un ultimo bacio, ma il sorriso svanì dalle labbra quando vide i soldati.
- Desiderate? –
- Deve venire con noi –
- Dove? Cosa è successo? –
- È accusata di minaccia alla sicurezza del trono e per questo sarà rinchiusa nella torre del palazzo –
- Ma io non ho fatto niente! –
- Questi sono gli ordini. Andiamo –
I suoi incubi erano diventati realtà: avevano scoperto la sua relazione con Zan e ora lei avrebbe pagato per tutti e due. Sperava solo che Zan andasse a liberarla al più preso, sempre ammesso che fosse al corrente della situazione.

Una volta andato via da Lida, Zan andò a cercare Vilandra per parlarle. Sperava con tutto se stesso che accettasse, altrimenti non sapeva proprio come fare per poter stare con il suo amore.
Trovò sua sorella in giardino attorniata da dame.
- Vilandra, ti devo parlare – disse Zan.
- È così importante? –
- È molto importante. Andiamo nel mio studio –
Sbuffando, Vilandra lo seguì. Non era di certo iniziata nel migliore dei modi la loro conversazione!
- Allora, cosa c’è di tanto urgente? – chiese Vilandra una volta soli.
- Ho bisogno del tuo aiuto –
- E da quando? –
- Da quando mi sono innamorato –
- Cosa c’entra Ava? –
- Non è Ava, è una ragazza del popolo –
- Sei impazzito? E io cosa dovrei fare? –
- Fammi spiegare, poi mi dirai cosa ne pensi –
- D’accordo – disse Vilandra sedendosi.
- Mi sono innamorato di lei non appena l’ho vista e da qualche settimana abbiamo una relazione segreta. Il problema è che sto per sposarmi e diventare re; perciò non posso stare con lei –
- Questo lo sapevi –
- Sì, ma ho in mente un piano, ed è qui che entri in gioco tu –
- Non ti coprirò –
- Non voglio tenere nascosto il nostro amore –
- E come pensi di fare? –
- Pochi giorni dopo la mia incoronazione abdicherò in tuo favore. In questo modo sarò un normale cittadino e potrò stare con lei –
- E rinunci a tutto per lei? –
- L’unica cosa che ti chiedo è assicurarmi una rendita vitalizia in modo da potermi mantenere e fare in modo che anche Ava ce l’abbia. Io non pretendo somme esagerate, quanto basta per vivere –
- Non credi che Ava si opporrà? –
- Se io abdico lei abdica con me e una volta cittadini potremmo divorziare. Non diremo niente ad Ava e una volta che io avrò comunicato la mia decisione lei non potrà fare niente –
- E cosa diremo al popolo? –
- Suggerimenti? –
- Io sono nata per seconda, giusto? –
- Sì –
- Allora potremmo dire che, dato che il secondo gemello nato è il primo concepito, il trono spetta a me e me lo cedi –
- Spero che funzioni perché sai che le leggi vogliono che sia un maschio il sovrano –
- Sì, ma se il sovrano cede il trono ad un componente della famiglia la legge non si applica –
- Allora mi aiuterai? –
- Sì. Avrai un sussidio mensile della cifra che vorrai –
- E Ava? –
- Le sarà permesso di rimanere a far parte della nobiltà e avrà anche lei un sussidio mensile. Cosa sono in fondo un po’ di soldi quando si possiede il trono? –
- Grazie. Suppongo che dovrai sposarti con Rath, anche se non sarà lui il vero sovrano –
- Devo sposarmi comunque con Rath, non è un problema –
- Davvero? –
- Sì, siamo promessi sposi da anni. A proposito, lo dirai a Rath? –
- No, mi impedirebbe di abdicare. Lo verrà a sapere come tutti gli altri –
- D’accordo –
- Grazie ancora –
Vilandra era al settimo cielo: senza alcuno sforzo sarebbe stata la regina di Antar. Suo fratello era proprio un debole; rinunciare al trono per una donna. Patetico!
Lei però non poteva esserne più felice, dato che tra pochi giorni avrebbe preso in mano le redini di Antar. Finalmente sarebbe stata trattata come meritava e Zan non sarebbe stato altro che un ricordo.
Cosa avrebbe fatto con Kivar? Lo amava, ma il trono era più importante.
Se avesse reso pubblica la loro relazione non le avrebbero permesso di salire al trono e non poteva lasciare Rath perché erano promessi sposi da anni e probabilmente le avrebbero imposto di sposarsi con lui prima di essere incoronata regina.
L’unica soluzione era troncare la sua relazione con Kivar e promettergli onori e potere una volta che lei fosse salita al trono.
Quella sera così si recò dal suo amante, il quale non prese molto bene la notizia, ma cedette quando Vilandra gli promise di nominarlo braccio destro del re. Tutto sommato era andato tutto bene e quasi quasi voleva bene anche a Zan.

Zan il giorno seguente si svegliò felicissimo: Vilandra aveva accettato la sua proposta, il giorno seguente si sarebbe sposato e dopo poco avrebbe abdicato. Ancora qualche giorno e sarebbe stato finalmente libero e felice con la sua anima gemella.
Quel giorno però dovette restare a palazzo per gli ultimi preparativi e poté recarsi da Lida solo la sera tardi.
La luce in cucina era accesa e credette che Lida fosse intenta a preparargli qualcosa, così bussò alla porta.
Si sentì male quando ad aprire fu Joele.
- Vostra Altezza, è successo qualcosa a Lida? – chiese l’uomo vedendola.
- Perché? – Zan si spaventò.
- Stamattina non era nel suo letto e oggi non l’ho vista tutto il giorno. È scomparsa – si disperò l’uomo.
- Aveva in programma di andare da qualche parte? –
- No, me l’avrebbe detto –
- Non si preoccupi, la farò cercare dai miei uomini –
- Grazie, ma non è troppo disturbo? –
- Assolutamente. Lei è sotto la mia responsabilità. La troveremo –
- Grazie ancora –
Zan era fuori di sé dalla preoccupazione. Cosa le era successo? Non sarebbe mai andata da nessuna parte senza prima dirglielo, tantomeno ora che stavano per coronare il loro sogno. Che avessero scoperto di loro e l’avessero fatta imprigionare? Sì, ma senza il suo consenso le guardie non avevano il permesso di arrestare nessuno. E se fosse stata Ava? Lei, in quanto regina, ne aveva il potere.
Non appena giunse a palazzo andò immediatamente nelle carceri, ma non la trovò. Si sentì male perché se non era lì voleva dire che probabilmente era in pericolo.
Si precipitò da Rath per dirgli tutto e chiedere il suo aiuto.
- Rath, apri la porta! –
- Un momento –
- Lida è scomparsa – disse non appena Rath aprì la porta.
- Sei sicuro che non sia scappata? –
- Non l’avrebbe mai fatto. Mi devi aiutare –
- E come? –
- Organizza una ricerca per l’intero pianeta –
- È notte e domani ti sposi, non puoi perdere tempo così –
- Lei è la cosa più importante che ho e non dormirò finché non l’avrò trovata! Ora riunisci le guardie e spargile per il pianeta –
- Ai tuoi ordini – disse Rath rassegnato.
Non aveva mai visto Zan così infuriato; inoltre non poteva continuare a trattarlo in quel modo. Da domani sarebbe stato il suo re e meritava rispetto. Erano praticamente fratelli però lui rimaneva pur sempre un suo subalterno e non poteva rifiutarsi di eseguire un suo ordine diretto.
Poco dopo Rath formò tre squadre di ricerca e trascorse la notte a cercare Lida per l’intero pianeta.
La mattina seguente, all’alba, tornò a palazzo e trovò Zan sveglio che passeggiava nervosamente nella sua camera.
- L’avete trovata? – chiese non appena lo vide.
- No. Abbiamo cercato ovunque –
- Non avete cercato abbastanza –
- È l’alba e tra poche ore ti sposi. Perché non vai a stenderti un attimo? –
- Non posso pensare a sposarmi quando so che Lida è in pericolo –
- Magari è andata via –
- Non è da lei e comunque l’avrebbe detto a suo padre. È stata rapita –
- E da chi? –
- Non lo so –
- Ora riposati un po’. Quando la cerimonia sarà terminata riprenderemo le ricerche –
- Okay, ma setaccia anche il palazzo –
- Lo farò –

Poche ore dopo iniziò la cerimonia. Zan e Ava erano bellissimi nei loro abiti splendenti. Zan indossava un’alta uniforme blu con bordi dorati e un lungo mantello azzurro. Ava indossava un abito bianco intarsiato di diamanti, lungo fino ai piedi e con la gonna larga; il tutto circondato da un velo bianco di pizzo lunghissimo.
Anche Rath e Vilandra erano bellissimi, lui nella sua uniforme con il grado più alto e lei in uno splendido vestito rosa.
Zan si trovò a sorridere quando vide quanto era intonata la passerella blu e oro che portava dalla porta al trono. Era stata la sua Lida a consigliargliela.
Le mancava terribilmente e non riusciva ad essere sereno temendola in pericolo. Non vedeva l’ora che la cerimonia finisse così avrebbero ripreso le ricerche.
Le nozze furono celebrate da un alto ufficiate che aveva nominato il defunto padre di Zan, e furono magnifiche.
Dopodiché si passò alla solenne cerimonia di incoronazione in cui i due sposi pronunciarono le antiche promesse di lealtà e giustizia nei confronti del loro popolo e accettavano di guidarlo in nome del bene.
Quando le promesse furono fatte Rath pose le corone in testa ai suoi nuovi sovrani. Erano bellissime: la corona di Zan era d’oro puro con incastonati un rubino rosso al centro e smeraldi tutt’intorno. La corona di Ava era uno splendido diadema con rubini e diamanti purissimi.
Dopo la cerimonia si tenne un banchetto che durò tutta la giornata, con cibo, balli e artisti che allietavano i presenti con teatrini, scenette comiche, circhi.
Mentre stavano festeggiando Rath andò a cercare Lida nel palazzo deserto, perché tutti si trovavano nel salone centrale.
Ebbe fortuna e la trovò nella torre del palazzo rinchiusa in una cella. Era spaventata a morte e non appena lo vide credette di stare per morire.
- Non ho fatto niente – disse tra le lacrime.
- Lo so. Vieni, andiamo via di qui –
Rath, attraverso un passaggio segreto, la condusse fuori dal palazzo e la riportò a casa.
- Stai qui e aspetta Zan. Non appena potrà verrà e parlerete –
- Grazie mille –
- Dovere –
Finalmente l’aveva trovata e ora poteva dedicarsi ai festeggiamenti. Ma perché quel ragazzo si cacciava sempre nei guai? Ora era il re e non poteva più permettersi di agire come un ragazzino in preda agli ormoni.
Tornato a palazzo prese da parte Zan e lo rassicurò.
- L’ho trovata. Ora è a casa –
- Grazie al cielo. Sta bene? –
- È spaventata –
- Devo andare da lei –
- Non puoi assentarti. Quando qui sarà finito potrai andare –
- Grazie Rath, ti devo un favore –

Quella notte, quando finalmente i festeggiamenti terminarono, Zan si recò da lei.
- Amore mio, cosa ti hanno fatto? – disse Zan abbracciandola forte. Aveva temuto di perderla e ora essere tra le sue braccia era come rinascere.
- Sono venuti dei soldati e mi hanno imprigionata con l’accusa di minacciare il trono –
- Dove ti hanno portata? –
- Nella torre –
- Ti hanno detto qualcosa? –
- No, sono rimasta sola tutto il tempo –
- Ti hanno fatto del male? –
- No –
- Ora è tutto finito. Tra qualche giorno inizieremo una nuova vita –
- Sei ancora convinto di abdicare? –
- Certo, è la cosa che voglio di più. Più nessuno ti farà del male –
Dopo aver trascorso la notte con lei, la mattina seguente tornò a palazzo. Convocò le guardie e chiese spiegazioni.
- Chi vi ha incaricato di arrestare Lida, la figlia di Joele? –
- È stata la regina –
- E perché non ne avete parlato prima con me? –
- Perché credevamo che lo sapeste –
- È stato imbarazzante dover spiegare alla ragazza che avevamo commesso un errore. Esigo che non si ripeta più un episodio simile e prima di fare qualunque cosa dovrete avere il mio permesso diretto. Chiaro? –
- Sì, Vostra Altezza –
- Potete andare –
Rimasero solo lui e Rath.
- Ma come ha fatto Ava a scoprire tutto? –
- Ti avrà fatto seguire o avrà origliato a qualche nostra conversazione –
- Comunque per ora non le dirò niente. È meglio che sia ancora convinta che Lida si trovi qui. Rath, ho bisogno di un altro favore da te –
- Dimmi –
- Dovrai essere l’ombra di Lida per i prossimi giorni. Non posso permettere che le capiti ancora qualcosa –
- Stai tranquillo, me ne occupo io –
- Mi sdebiterò –

Quella sera Vilandra sul tavolino in camera sua trovò un biglietto che le fece venire la pelle d’oca.

Vieni al covo. Kivar.

Cosa voleva ancora da lei? Gli aveva promesso ogni sorta di potere e sembrava soddisfatto. Che avesse ancora in mente il suo piano di usurpare al trono di Zan? Possibile che non poteva aspettare ancora qualche giorno?
Curiosa e spaventata si recò alla base dell’esercito dei ribelli.
- Cosa vuoi? – esordì Vilandra non appena arrivò.
- E se mi fregassi? –
- Sai bene che farò ciò che ti ho promesso –
- Il piano era che io ero il re e tu la regina –
- I piani cambiano –
- Solo quando sono in tuo favore. Non ho intenzione di essere solo un vice –
- Non capisci che se io sono la regina e “disgraziatamente” Rath morisse poi mi risposerò con chi voglio? –
- Non se non è un nobile –
- Rath non è un nobile, è un soldato. Se ti nomino suo vice tu avrai tutto il diritto di prendere il suo posto al trono –
- Ammetto che potrebbe essere un buon piano, ma forse dovrò comunque ricorrere al piano originario –
- E da me cosa vuoi? –
- Che mi dica le entrate segrete e dove si trovano le stanze di Rath e di Zan e Ava –
- È da vigliacchi ucciderli nel sonno –
- Non voglio ucciderli nel sonno –
- Non te lo dirò –
- E allora io dirò della nostra relazione –
- È la tua parola contro la mia –
- Ho qualche testimone –
- Chi? Loro? Quando sarò regina dovranno eseguire i miei ordini –
- Sì, ma ora non sei ancora la regina. Succederebbe uno scandalo e il Consiglio non metterebbe mai un intero pianeta sotto la guida dell’amante del capo della ribellione –
- Perché stai facendo questo? –
- Il fatto che tu abbia troncato la nostra relazione alla luce dei fatti significa che il tuo unico scopo era quello di arrivare al trono, e ora che lo avrai io non ti servo più. Tu mi hai usato prima, io ti uso adesso –
- Sei un essere spregevole –
- Grazie del complimento, e ora dimmi ciò che voglio sapere – disse Kivar minacciandola con una pistola spaziale.
Vilandra, rassegnata, gli disse tutto.
Quando tornò a palazzo era quasi giorno ed era più sconvolta che mai. Un subalterno di Kivar le aveva detto che avrebbero attaccato tra qualche giorno, quando probabilmente lei era già al trono. Sicuramente, dopo la discussione di quella notte, Kivar non le avrebbe permesso di essere sua moglie; anzi, probabilmente l’avrebbe uccisa.
Aveva capito com’era fatto e sapeva che non si sarebbe fermato di fronte a niente e nessuno. Erano tutti in pericolo, perciò quella mattina andò a parlare con Zan.
Bussò alla porta dello studio del fratello ed entrò.
- Ciao, come mai qui? –
- Siamo nei guai –
- Cosa è successo? –
- Nemmeno io sono perfetta come volevo far credere. Ho avuto una relazione con Kivar e lui ha messo a punto un piano per usurpare al trono. Ieri sera mi ha minacciata e ho dovuto dirgli le entrate segrete, la posizione delle guardie e dove si trovano le nostre stanze –
- Questo è un guaio –
- Già. Ha formato un esercito di ribelli e mi hanno detto che attaccheranno tra qualche giorno. Ci uccideranno, così lui prenderà possesso del trono e nessuno opporrà resistenza –
- Dobbiamo organizzarci. Tra quanti giorni attaccheranno? –
- Non lo so, mi ha detto tra qualche giorno. Possono essere due come cinque –
- Okay. Da domani notte non dormiremo nelle nostre stanze e sposteremo le guardie in modo da coglierli impreparati –
- Vuoi che vada a chiamare Rath così vi organizzate? –
- No, Rath è in missione per conto mio. Farò da solo e magari stasera rivedrò il tutto con lui –
- Va bene, io vado –
- Grazie per avermi avvisato –
- Tengo ancora alla mia pelle – disse Vilandra facendogli l’occhiolino. Poi uscì.
La situazione era tragica. Non erano pronti ad affrontare un esercito; tantopiù che sicuramente la maggior parte dei soldati di Kivar facevano parte delle guardie imperiali. Ma come aveva fatto a non accorgersi di nulla?
Ora era ancora più contento di aver deciso di abdicare; così finalmente avrebbe vissuto in un mondo reale dove non sono tutti ossessionati da quel maledetto trono.
Trascorse tutto il giorno ad elaborare strategie di difesa e di attacco e la sera si recò da Lida, dove con Rath avrebbe perfezionato il piano. I due trascorsero qualche ora a fare piani su piani, ma non erano ancora perfetti; perciò decisero di tornare a palazzo e andare a dormire. Avevano almeno ancora un giorno di tempo.
Su questo punto però si sbagliavano di grosso, perché il soldato aveva mentito a Vilandra e l’esercito dei ribelli attaccò quella notte, poco dopo che Rath e Zan furono andati a dormire.

Kivar e i suoi uomini usarono un passaggio segreto che li portò nella torre del palazzo, dove non c’erano guardie perché era un luogo che non veniva utilizzato. Con molta cautela attraversarono i diversi corridoi fino ad arrivare all’ala con le camere da letto.
Kivar indossò la divisa di un alto ufficiale e si recò in camera di Vilandra. Voleva essere lui stesso ad ucciderla. Estrasse la pistola e sparò, centrandola in pieno.
Il rumore però fu sentito dalle guardie fedeli a Zan, che diedero l’allarme. Nel giro di qualche secondo Zan, Rath, Ava e tutto l’esercito di Antar si riversò nel corridoio di fronte alla stanza di Vilandra. Zan riconobbe Kivar e capì che erano stati ingannati e così li avevano colti di sorpresa. Le guardie non erano pronte ad affrontarli e loro avevano perso un membro della famiglia reale, cosa che rendeva impossibile utilizzare il potere del cartiglio reale. Dovevano contare solo sulle loro forze, perché non sapevano quanti soldati si erano schierati dalla parte di Kivar.
Iniziò una lotta furibonda a furia di colpi di spada e pistole spaziali. Come previsto l’esercito di Kivar stava avendo la meglio perché molti soldati tradivano uccidendo i loro compagni e passando dalla parte del nemico.
Tra i reali e Kivar iniziò uno scontro a suon di fasci di energia. Rath colpì Kivar con la telecinesi, mandandolo a tappeto. Kivar rimase a terra qualche secondo poi usò improvvisamente il suo potere contro Ava, uccidendola. Rath e Zan non sapevano più cosa fare: Kivar era più forte e astuto di quanto immaginassero.
Più soldati arrivavano, e più rinforzavano l’esercito nemico. Zan non credeva possibile che un uomo solo, un semplice soldato, avesse tanto carisma e potere da formare un esercito illecito all’interno di quello ufficiale.
La lotta intanto si era spostata fuori dal palazzo, dove tutti i soldati di Zan furono uccisi. Ora rimanevano solo lui e Rath contro tutti. Non ce l’avrebbero mai fatta.
Improvvisamente quattro soldati accerchiarono Rath e lo bloccarono. Quando stava per liberarsi un quinto sparò colpendolo in pieno.
Ora Zan era solo. Per volontà di Kivar i soldati si fecero da parte e ingaggiarono un duello solo loro due.
Sembrava che la lotta non terminasse mai perché nessuno dei due aveva intenzione di cedere. Venivano colpiti da fasci di energia ma entrambi trovavano la forza di rialzarsi e continuare.
Quanto era inutile per Zan quella lotta! A lui non interessava affatto il trono, eppure ora stava lottando per continuare a vivere perché uno psicopatico voleva il suo posto.
Erano ormai stremati e Kivar stava per avere la peggio, quando un soldato si avvicinò a Zan e lo trafisse con la spada. Zan cadde a terra ormai privo di forze e Kivar ne approfittò per dargli il colpo di grazia.
Stava per morire: sentiva il suo cuore pulsare dapprima velocemente e poi sempre più piano e il suo sangue era gelato nelle vene.
Però prima di morire doveva andare da Lida a darle l’addio, doveva vederla un’ultima volta. Tra le sue braccia la morte sarebbe stata più dolce.
Così raccolse tutte le energie e si incamminò verso la casa della ragazza. Crollò al suolo diverse volte, straziato dal dolore, ma continuò a rialzarsi per raggiungere la sua meta.
Finalmente arrivò e bussò alla porta. Non appena Lida aprì lui cadde a terra.
- Oh mio Dio! Zan, amore mio! – urlò Lida tra le lacrime.
- Amore mio, volevo darti l’addio – disse lui con un filo di voce.
- Shh, non parlare. Adesso chiamiamo un medico e guarirai presto –
- Il mio tempo è scaduto. È stato kivar, è entrato nel palazzo con dei soldati e hanno ucciso tutti. Ora lui si impossesserà del trono –
- No, ce la farai, vivrai e staremo insieme –
- Ti amo da morire, ti amo come non ho mai amato nessuno, e ti amerò per sempre – Detto questo chiuse gli occhi e rimase immobile.
- Noooo! – urlò Lida con quanto fiato aveva in gola.
Il suo amore, il suo unico amore era morto tra le sue braccia e ora lei non aveva più nessuna ragione per vivere.
Prese la spada di Zan e si trafisse il petto.
- I nostri corpi non staranno più insieme, ma le nostre anime sì. Ti prometto che si ricongiungeranno. Non so come e quando ma lo faranno – Poi abbracciò Zan e morì, tenendo stretto il suo amore.
Joele, svegliato dall’urlo di Lida, andò al piano di sotto e lo spettacolo che vide gli fece quasi perdere i sensi. La sua bambina era morta, e con lei c’era il re. I due giovani erano abbracciati e per lui quella scena era la cosa più brutta, ma allo stesso tempo più dolce che avesse mai visto.
Dopo aver dato l’allarme alcuni scienziati prelevarono il corpo di Zan e lo portarono a palazzo. In segreto ricrearono Zan, Ava, Vilandra e Rath combinando il loro DNA alieno con DNA umano e li spedirono sulla Terra. Lì sarebbero cresciuti al sicuro e una volta riavuti tutti i ricordi sarebbero tornati per salvarli dall’usurpatore.
La promessa di Lida fu mantenuta perché lo spirito della ragazza attraversò lo spazio alla ricerca di quello di Zan, e giunse sulla Terra.
Per vivere avrebbe dovuto risiedere in un corpo terrestre, e proprio quando arrivò sulla Terra, Liz Parker venne al mondo: sarebbe stata lei ad ospitare il suo spirito, così che le loro anime si sarebbero ricongiunte. E questa volta per sempre.

Scritta da Kassandra


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