Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 13: Un cuore spezzato


Racconto appartenente alla Virtual Season di "Jarod il Camaleonte" scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod". Le partecipazioni degli attori indicati in fotografia come "guest-star" non sono reali ma servono soltanto a dare un'idea del personaggio.


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS

ETHAN
 

GUEST STAR


ALEXANDER GARNER

LISA ANDERSON
 

L'EPISODIO

IL CENTRO, ore 10.00 a.m.

Miss Parker fece un respiro profondo ed aprì le porte dell’ufficio di Sidney fingendo la sua solita autorità.

Dentro scorse Sidney e Broots e notò che si erano interrotti appena l’avevano vista: di certo parlavano con lei.

"Miss Parker! - esclamò broots - Sei...tornata presto"

"Non ne potevo più di stare a casa a fare niente...e poi la caccia a Jarod non può aspettare oltre..."

Sidney e Broots si lanciarono un’occhiata e notarono che la sua freddezza era esagerata.

"Sì, è così, ho troncato ogni relazione ci fosse fra me e lui...non voglio mai più averci niente a che fare, visto che è stata la causa del mio incidente..."

Sidney guardò broots che era rimasto a bocca aperta; così per non farlo notare a Parker si era voltato verso le finestre con le braccia incrociate.

"Andiamo...sapevamo tutti e tre che non sarebbe durata..."

“La colpa non è stata di Jarod, Miss Parker, ma dei sicari..." intervenne Sidney.

"Se il tuo caro Jarod non mi avesse obbligata ad andare da lui, quel giorno...non sarebbe successo niente! Paradossalmente sono molto più al sicuro qui al Centro che altrove..."

"Ma..."

"Sidney...io potevo morire...per colpa sua...Adesso basta parlarne, non ne voglio più discutere con voi!"

Dopo qualche attimo di silenzio, Parker riprese il discorso.

"Broots, trovato niente?" chiese con indifferenza.

"Sì...Lyle è andato in Florida, nel vecchio rifugio di Jarod, ma hanno trovato il solito libretto rosso...niente di più"

"Bene...noto con piacere che il nostro genietto continua ad aiutare gli altri...quando serve, però...non c'è mai! Al lavoro, coraggio!" concluse.

I due si guardarono perplessi, chiedendosi se quella che era appena entrata fosse davvero Miss Parker...

E' un simulatore
Sidney: “Devi concentrarti, Jarod!”
Separato dalla sua famiglia…
Jarod: “Un giorno…anch’io troverò mia madre”
…Ne aveva trovata un’altra
Jarod a Sidney: “Sei ancora…la mia famiglia”
Jarod a Miss Parker: “ In fondo vogliamo tutti e due una sola cosa... non rimanere da soli”
E’ fuggito
Jarod a Miss Parker: “Grazie per non avermi fatto catturare”
E ora ha ritrovato la sua
Jarod: “Sei una sorella fantastica, Emily!”
Emily: “E tu un fratello straordinario!”
…E ha trovato l’amore
Miss Parker: “Jarod, perché sei qui?” (Jarod bacia Miss Parker)
Paziente: "La ringrazio…"
Jarod: "Jarod Overstreet…per oggi"
 

OSPEDALE DI MIAMI, ore 11.00 a.m. 

Jarod stava finendo un’ecografia; era molto contento di poter far pratica col mestiere del ginecologo, che non aveva ancora esercitato.

"Molto bene...la gravidanza procede alla perfezione e il suo bambino sta benissimo...fra poco potremo sapere anche il sesso!"

"Davvero dottore?" chiese il padre sorridendo.

"Certo!"

"Si, ma...noi non vogliamo saperlo" intervenne la donna con autorità.

"Vogliamo che sia una sorpresa" spiegò poi.

Jarod si era perso un attimo; ascoltando quella donna non poteva fare a meno di ricordarsi quello che era successo qualche giorno prima.

“...ero incinta Jarod...”

Ormai non riusciva più a pensare ad altro. E guardare quel piccolo essere nel monitor lo faceva stare male. Si sentiva in colpa.

Tornando alla realtà, spense il monitor e riprese il colloquio con i due prossimi genitori.

"...Bene...dovete tornare il mese prossimo per l'ecografia, come sempre!"

"D'accordo dottore"

"A presto!"

I due coniugi si alzarono e in quel momento  un’infermiera arrivò di corsa dalla stanza accanto.

"La disturbo dottor Gallagher?"

"No, cosa succede?"

"E' appena arrivata una ragazza...E' stata trovata in un vicolo e da quello che ha detto il dottor Sanders sembra sia stata picchiata. Il dottore pensa anche che possa essere stata violentata e quindi mi ha chiesto di venire a chiamarla...La può visitare?"

"Vengo immediatamente!" disse Jarod.

CENTRO, ore 11.00 a.m.

Miss Parker era nel suo ufficio, pensierosa ed afflitta. Stava bevendo una tazza di caffè, poiché aveva finito le scorte di alcool nel suo minibar.

Entrò Broots abbastanza timoroso, non immaginava quali potessero essere le reazioni di Parker in quel periodo.

"Miss Parker, ci sei?"

"Che cosa vuoi?"

"Stavo cercando informazioni su Jarod e...ho trovato diversi file di Raines che parlano di missioni in Africa da parte di squadre del Centro"

"Non sono molto interessata a quello che mi stai dicendo, anzi per niente!!!"

"No, aspetta! Anche a me inizialmente non interessavano, finchè non ho letto che la sede del Triumvirato in Africa sta tenendo in ostaggio qualcuno e...credo che questo qualcuno sia tuo padre!"

Broots agitava nervosamente dei fogli.

"Ma cosa stai dicendo, non è possibile!!!" gridò Parker strappandoglieli di mano. Subito dopo si sentì pervadere da un brivido e si ritrovò sull’aereo dove aveva visto l’ultima volta suo padre. Aveva in mano le pergamene e stava per gettarsi con paracadute.

Sentì le grida sue e del padre che sovrastavano il rumore dell’aereo, poi lo vide gettarsi. Poi si ritrovò in una giungla, piena di intricati alberi e rovi. E là in mezzo c’era un edificio, una specie di rocca che era protetta da diversi uomini.

Subito dopo tornò alla realtà ed era di nuovo nel suo ufficio, con in mano i fogli e la tazza di caffè sul tavolo.

"Sai Broots...temo che tu abbia ragione..." sussurrò riprendendosi.

Era decisamente sconvolta. 

MIAMI, ore 1.00 p.m.

Jarod era seduto vicino alla brandina; la ragazza si trovava sdraiata  lì vicino e stava ancora riposando. Aveva l’aria di averne passate di tutti i colori e aveva diversi lividi su tutto il corpo. L’occhio sinistro era malconcio e il labbro inferiore rotto.

La guardò preoccupato e iniziò a pensare a quanto doveva aver sofferto Parker quando aveva saputo di aver perso il bambino.

Nel mezzo dei suo pensieri, la giovane si svegliò.

"Ciao...ti senti meglio adesso?”

"Ma dove...dove sono?"

"Sei in ospedale, sono il dottor Gallagher, sono un ginecologo..."

"Magnifico!"

"Posso sapere come ti chiami?"

"Lisa...Lisa Anderson. Da quanto sono qui?"

"Da poco più di un'ora...ti hanno trovata e portata qui...sai chi è stato a ridurti così?"

"Ero in un vicolo deserto e dei malviventi mi hanno aggredito..."

Jarod la guardò  poco convinto, poi decise di non chiedere niente per il momento.

"Se lei è un ginecologo avrà anche saputo che sono incinta..."

"Ecco...purtroppo noi non siamo riusciti a...salvare il bambino, le lesioni che hai subìto sono state troppo gravi...mi dispiace moltissimo, Lisa..."

Iniziò a piangere e si strinse le braccia al collo.

"Lisa...stai tranquilla, coraggio...non hai subìto danni permanenti, potrai avere altri figli...e poi è già importante che tu sia qui, non pensi..."

"Me la pagherà...quel bastardo"

"Chi?"

Notando di aver detto troppo, si zittì e si corresse.

"Pensavo a quelli che mi hanno fatto questo...me la pagheranno...li denuncerò non appena uscirò di qui"

Ma Jarod aveva già mangiato la foglia...

CENTRO, ufficio di Miss Parker, ore 12.00

"...Non so cosa fosse...è stata come una visione...ho preso i fogli e ho rivisto le ultime scene su quell'aereo, mio padre...e ho visto la sede del Triumvirato in Africa..."

"E' il tuo senso interiore, Parker" spiegò Sidney.

"Quindi tuo padre è vivo?" domandò Broots.

"Non ne sono sicura...era come una sensazione...e mi piacerebbe poter avere anche il parere di qualcun altro..."

"Ethan?" chiese Sidney.

"Già...vorrei vederlo e sapere se anche lui ha visto qualcosa...o se sente qualcosa..."

"Ti ricordo, Miss Parker, che l'unico modo per arrivare a Ethan è contattare Jarod...solo lui sa dove si trova" la stuzzicò Broots.

Parker si voltò arrabbiata verso di lui.

"Cosa vorresti dire? Che ho qualche problema a farlo? Che non ho il coraggio di chiamare Jarod???" gridò.

"Beh, dopo quello che è successo risentirlo o rivederlo potrebbe aprire vecchie ferite..." cercò di calmarla Sidney.

"Lo rivedrei comunque...quando lo prenderemo, quando lo riporteremo al Centro...quindi non fate discorsi assurdi, ok? E ora fuori di qui!"

I due uscirono senza fare storie, scambiandosi sorrisi complici; Parker prese in mano la cornetta del telefono, ma si limitò a guardarla preoccupata e nervosa...

COMMISSARIATO DI POLIZIA DI MIAMI, ore 4.00 p.m.

Jarod aveva cambiato abito in fretta: aveva  scoperto che al commissariato aspettavano un nuovo agente, così aveva colto al volo l’occasione per dare una mano a Lisa scoprendo chi fossero i suoi aggressori.

Si presentò ad un gruppetto di agenti che aspettavano nell’atrio degli uffici e che parevano proprio in sua attesa.

"Piacere, Jarod Bing!"

"Tu sei quello nuovo?"

"Già...sono io! Mi hanno detto di venire a cercare qui per l'ufficio..."

"Ti mostro io l'ufficio... sono Thomas Jefferson" gli rispose uno dei quattro.

I due si spostarono verso l’ufficio di Jarod.

"Molto piacere...senti, Thomas, ho sentito alcuni colleghi parlare di un incidente ad una ragazza...ehm..."

"Ah sì...ti riferisci a Lisa Anderson?"

"Esatto...sono rimasto toccato dalla faccenda e vorrei davvero poter dare una mano nelle indagini!"

"E' meglio di no...tu sei nuovo e devi occuparti di questi" detto ciò gli fece vedere un pacco di incartamenti e faldoni sulla sua scrivania.

Jarod trasalì al momento.

"Questo è il tuo ufficio...buon lavoro!"

"Ma...Io voglio..."

"Abbi pazienza...ci siamo passati tutti..."

"Ehi, Tom... puoi venire?" chiese un altro agente chiamandolo.

"Si, un attimo. Buon lavoro, Bing!"

"Grazie..." rispose Jarod ironico.

Jarod però chiuse la porta e decise di pensare in seguito agli incartamenti; prese a due mani la tastiera e cominciò a cercare informazioni sull’incidente sul computer. 

CENTRO, nel frattempo

Parker stava cercando le parole da dire da più di tre ore, quando decise di chiamare Jarod. Non aveva nemmeno mangiato per la tensione.

Prese la cornetta e fece il numero del suo cellulare.

"Jarod!" rispose lui tranquillamente.

"Sono io..." sussurrò Parker.

Jarod fu sorpreso e felice di sentirla. Aveva pensato a lei continuamente negli ultimi giorni.

"Parker...sono così contento di sentirti..." le disse facendo capire quanto gli mancasse. Non sapeva nemmeno lui cosa dire: ci furono alcuni secondi di silenzio, in cui entrambi pensarono all’altro.

"Beh, sembra sia una tua prerogativa di recente...fare e poi disfare...senza sapere cosa dire" disse Parker. Sembrava arrabbiata, ma non riusciva...era tutto falso.

"E'...tanto che non ti sento...come stai?"

"Saltiamo i preliminari...voglio sapere dov'è Ethan!" concluse in tono autoritario.

"Parker...ascolta, non è che non mi fidi di te...ma ora che non c'è più niente tra noi...non mi sento tranquillo a dirti dov’è! Per quanto ne so potresti essere tornata dalla parte del Centro..."

A questo punto Parker si sentì offesa e si arrabbiò seriamente.

"E tu mi credi capace di fare del male...ad una persona che amo? Credi davvero che io non abbia il diritto di vedere Ethan? Lui è anche mio fratello se non lo hai dimenticato...e poi non sono come te, che distruggi ogni cosa buona che hai..."

"Perché  lo vuoi vedere?” domandò lui ferito dalla parole di Parker.

"Ho bisogno di informazioni...si tratta di qualcosa di importante, molto..."

Lui sospirò e poi capì che non poteva impedirglielo.

"D'accordo, scrivi quest'indirizzo..."

Ancora una volta, Parker stette zitta e ascoltò l’indirizzo annotandolo.

"Parker ti avverto...se gli fai del male...io lo saprò”

"Io non faccio del male a chi amo...tu lo fai...e l'hai fatto a me..."

Jarod stava per scusarsi di nuovo, con tutto l’amore che aveva. Ma Parker aveva riattaccato.

Strinse in mano il cellulare per qualche altro secondo poi, affranto, riprese le ricerche.

Ma anche Parker era triste...e nonostante si obbligasse ad odiare Jarod, non riusciva a non pensare a lui. Qualche piccola lacrima sgorgò dai suoi occhi...

OSPEDALE DI MIAMI, ore 7.00 p.m.

"E così dalle analisi...risulta che sei stata aggredita da un uomo solo...e che uno solo ti ha violentata..."

"E lei...come lo sa?" domandò Lisa spaventata.

"Ho parlato con la polizia..."

"Che diritto aveva di farlo?"

"Senti Lisa...io volevo solo aiutarti...e poi non vedo perchè non dovrei parlare con la polizia di un criminale!"

"Non è un criminale...e non voglio che gli facciano del male...io lo amo!"

"Lisa...un ragazzo che ti ha fatto questo...e che ti ha quasi uccisa...non merita il tuo amore...e tanto meno deve essere protetto..."

"Lui voleva che io abortissi...questa è la verità...è tutta colpa mia, avrei dovuto farlo prima!"

"No...tu avevi una creatura dentro di te, stavi per diventare madre...stavi per ricevere un dono grandissimo...ma quello schifoso te l'ha portato via...ed ora deve pagare per questo...per te...e per il tuo bambino..."

Lisa lo guardò un attimo e poi si sfiorò la pancia, dove ormai non c’era più suo figlio. Scoppiò a piangere e Jarod l’abbracciò consolandola. Almeno con lei era riuscito a farlo... 

IL GIORNO DOPO, Missoula, Montana, ore 10.00 a.m.

Parker aveva sentito le istruzioni di Jarod ed era arrivata a Missoula la mattina presto. Ethan si trovava in una specie di casa di cura fra le montagne, e ormai era arrivata.

Si fece aprire da un inserviente ed entrò nella sala principale chiedendo a un dottore di far uscire Ethan sotto al portico.

Dieci minuti dopo il ragazzo comparve e non appena vide Parker, le corse incontro e l’abbracciò. Lei sorrise stringendolo forte.

"Miss Parker...che bella sorpresa..." sussurrò commosso.

"Ciao Ethan...mi fa piacere vedere che pensi a me...e che stai bene..."

Fra sé e sé pensò che Jarod aveva scelto davvero un bel posto per Ethan: c’era una pace così bella...che la invidiava.

"Tu stai soffrendo, lo sento..."

"Cosa?" chiese lei.

"Stai soffrendo per Jarod...per quello che ti è successo...il bambino..."

Parker non si chiese come facesse a sapere del bambino, era a conoscenza del senso interiore di Ethan...era molto forte.

"Jarod ti ama e si sente molto in colpa per quello che ti è successo. E credimi...lui non ha colpa...non sapeva che quel giorno ti stavano seguendo... altrimenti non avrebbe messo in pericolo la tua vita...”

Stette in silenzio un paio di secondi, ad occhi chiusi. Poi continuò.

“Ti avrebbe protetta...io so che lui desidera tanto avere un bambino...”

A questo punto Parker decise di cambiare argomento, non se la sentiva di continuare quella conversazione.

"Ethan...io ho saputo qualcosa che riguarda mio padre e...ho avuto una visione..."

"Sì...l'ho sentito anch'io...lui è vivo!”

Parker sorrise e si sentì felice la prima volta in quel mese.

“Fidati sempre del tuo senso interiore...sta crescendo e funziona molto bene...”

"Grazie Ethan...mi ha aiutato molto vederti...”

Si avviarono verso il cancello e stettero in silenzio. Una volta lì, Parker decise di provare a sapere qualcosa sulla sua vita.

“Ethan...prima di andare vorrei chiederti...una cosa..."

"Dimmi..."

"Tu pensi che l'amore fra...me e Jarod...potrebbe durare?" domandò ormai fuori dalla casa.

Lui sorrise: "Lo scoprirai molto presto..."

Parker lo salutò con la mano e lui rispose; poi uscì mentre l’inserviente chiudeva il cancello e salì in macchina.

Poco lontano, in un parco davanti alla casa di cura, Jarod aveva ascoltato tutto. Non fidandosi aveva deciso di andare anche lui a Missoula quella mattina...e meno male che l’aveva fatto.

Aveva sentito l’ultima parte del discorso...e aveva capito che il rancore di Parker non era reale...stava come lui, appoggiato ad un albero, triste e sconsolato. Si tolse gli occhiali da sole e si avviò anche lui verso la macchina, doveva tornare a Miami in mattinata...  

COMMISSARIATO DI MIAMI, ore 2.00 p.m.

"...E così sono riuscito a localizzare il colpevole: è uno spacciatore che ha una piccola banda qui nel Bronx...possiamo andare a prenderlo in dieci minuti!"

Jarod aveva passato gli ultimi dieci minuti a spiegare come avesse trovato il colpevole dell’aggressione di Lisa...Non era stato difficile con i suoi precedenti: aggressione, stupro, violenza. E poi l’analisi dell’ospedale aveva evidenziato che i tessuti dell’uomo che aveva violentato Lisa erano i suoi. Si trattava di un certo Alex Garner.

"Sì Jarod, le informazioni che ci hai dato sembrano giuste, ma abbi pazienza tu sei nuovo e noi come facciamo a sapere che non faremo un buco nell'acqua?” chiese Tom.

“Sono mesi che cerchiamo quell'uomo e non ci siamo ancora riusciti...arrivi tu e in due minuti lo trovi” chiese un altro agente.

"Potete fidarvi...ho i miei informatori e non ci è voluto molto a stanare la banda...senza contare che so che li state cercando da un paio di mesi...ed erano proprio qui a due passi..."

Loro si guardarono un po’ imbarazzati, poi Tom sorrise.

"D'accordo Jarod, ti faccio i miei complimenti...sei in gamba! Le pratiche toccheranno a qualche altro novellino..."

"Ora andiamo" disse l’altro agente.

"Bene" sorrise Jarod.

Dieci minuti dopo, proprio come aveva detto Jarod, due squadre armate della polizia arrivarono al covo di Alex e presero tutta la banda proprio nel bel mezzo dell’arrivo di una partita di droga.

Gli altri si occuparono dei suoi scagnozzi, ma Jarod mirò ad Alex e lo prese alle spalle.

"Ti dichiaro in arresto..." disse.

Lo ammanettò e poi lo voltò per guardarlo in faccia: sembrava un idiota, non pareva nemmeno spaventato. Quella sua espressione e quel ghigno lo fecero irritare ancora di più.

Gli tirò un pugno in faccia che gli fece perdere l’equilibrio e lo stese a terra.

“Questo è per Lisa!” gridò.

Due secondi dopo gli diede un calcio nell’addome che lo fece gridare dal dolore.

“E questo è per il bambino!”

"Jarod, ma sei impazzito? L’abbiamo preso, che bisogno c'era di picchiarlo?"

chiese un poliziotto.

"Sono certo che si ricorderà bene di ciò che ha fatto, almeno...ora portate via questo schifoso!"

CENTRO, ufficio di Sidney, nel frattempo

"Cosa? Sei stata da Ethan?"

"Sì...Jarod mi ha dato il suo indirizzo..."

"E che ti ha detto?" chiese Broots.

"Che mio padre è vivo...ha detto che il mio senso interiore funziona bene e sta crescendo...quindi mi devo fidare di quello che sento e vedo..."

Broots stava seduto sulla scrivania e stava guardando Miss Parker. Si aspettava quasi che continuasse nel racconto.

"Ma cosa ci fai ancora qui?" gridò verso Broots.

"Oh già! D'accordo...vado a cercare informazioni!"

Uscì velocemente dall’ufficio, mentre Sidney ridacchiava.

"Parker...e Jarod? Che mi dici di lui, hai veramente deciso di lasciarlo?"

"...Penso che lo scoprirò molto presto, Sid..." rispose lei.

OSPEDALE DI MIAMI, ore 7.00 p.m.

Jarod si avvicinò al lettino di Lisa: non si aspettava che intorno a lei ci fossero anche i suoi genitori e fu felice di vederli.

"Pronta ad andare! Sei in ottima forma, vedo!" disse notando che la ragazza sorrideva.

"Jarod...sì finalmente...Loro sono i miei genitori!"

"Molto piacere..." disse lui stringendo loro le mani.

"E' un piacere conoscere l'uomo che ha salvato la vita a mia figlia..." gli disse la madre.

"No, io l'ho solo aiutata a...salvarsi da sola...è una ragazza davvero in gamba!"

"Ora dobbiamo andare! La ringrazio ancora dottore" concluse il padre.

Lisa abbracciò Jarod e lui sorrise; poi uscì e insieme a suoi genitori tornò a casa. Jarod, sorridendo, si diresse verso la sala accettazione e si tolse il camice. Un’infermiera lo vide e si stupì del suo gesto.

"Dottore, dove sta andando?" domandò curiosa.

"Vado a sistemare le cose...con la mia famiglia..." rispose lui sorridendo. L’infermiera rimase stupita, ma non rispose...

CASA DI MISS PARKER, ore 11.00 p.m.

Parker si era trattenuta al Centro fino a tardi nella speranza che Broots trovasse qualcosa, ma non accadde. Così l’aveva obbligato a rimanere lì quella notte e di avvisarla se avesse trovato qualcosa.

Anche lei non poteva fare a meno di cercare suo padre, così una volta in casa accese il computer e controllò sulla sua casella di posta se ci fossero messaggi in arrivo. Non si sarebbe mai aspettata di trovarne uno.

Ma il mittente era un certo BrokenHeart e iniziò ad immaginare di cosa si trattasse.

Aprì l’e-mail e in pochi secondi un cuore pulsante apparve sullo schermo, era una cartolina animata. Era bellissimo, ma in un attimo si frantumò e i pezzi caddero con un effetto di pioggia sul fondo dello schermo. A quel punto apparve una sua foto e sotto la vera e-mail: una lettera.

Cara Parker,
sembra assurdo dover mettermi in contatto con te in questo modo, dopo che eravamo stati finalmente così vicini.
Devi sapere che quest’ultimo mese è stato il periodo più brutto della mia vita: sapere che stavi male e che non potevo aiutarti mi ha fatto pensare a quanto io ti voglia bene. Devi credermi quando ti dico che non sapevo niente dell’aggressione...sai bene che se l’avessi saputo avrei fatto di tutto per tenerti al sicuro...non vorrei mai che ti accadesse nulla di male.
Ma anche tu mi avevi detto di potertela cavare da sola, che non volevi protezione e non volevi andartene dal Centro...so quanto tu sia testarda e quindi ho voluto darti retta...ma credimi, se tornassi indietro...non farei di nuovo uno sbaglio così grande.
Non escludermi dalla tua vita, ora che hai bisogno di me...Dobbiamo stare insieme. Non lasciarmi solo, non posso più stare senza di te... 

Parker stava piangendo: corse al telefono e compose il numero di Jarod, ma il suo cellulare era spento. Si sdraiò sul divano triste e con i sensi di colpa. Avrebbe dovuto chiamarlo prima, non aveva mai smesso di amarlo e di certo non proprio in quel periodo, quando avrebbe avuto bisogno di lui...

In quel momento sentì bussare alla porta; controvoglia si alzò e si asciugò il volto per non farsi trovare in quello stato.

Alzò gli occhi e di fronte a sé...c'era Jarod.

Anche lui aveva un’espressione sconsolata in volto ...ma a quel punto Parker sorrise e capì che avrebbe dovuto dire qualcosa.

Ma Jarod scosse lentamente la testa e le diede un tenero bacio. Parker lo strinse forte, capendo quanto le fosse mancato.

Insieme si sedettero sul divano e Jarod la tenne stretta mentre lei si sfogava, finalmente, con vicina l’unica persona che capisse cosa stesse passando...


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004 Antonio Genna

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