Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 12: Coppie in crisi


Racconto appartenente alla Virtual Season di "Jarod il Camaleonte" scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod". Le partecipazioni degli attori indicati in fotografia come "guest-star" non sono reali ma servono soltanto a dare un'idea del personaggio.


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS

ANGELO
 

GUEST STAR


RICHARD THOMPSON

ALEXIA BARRY
 

L'EPISODIO

...TRE SETTIMANE DOPO
CASA DI MISS PARKER, ore 3.00 a.m.

Tre settimane. Quasi un mese che cercava di dormire, senza successo.
Ogni notte gli stessi incubi, lo stesso sonno agitato...niente sembrava aiutarla a dormire tranquilla, e sembrava che non ci sarebbe mai più riuscita.
Anche quella sera il sonno di Miss Parker era agitato e non faceva altro che ricordare i momenti più duri dell’ultimo mese...

Vedi...Parker...l'incidente ha avuto...delle conseguenze sulla bambina...e...
I dottori hanno fatto il possibile per salvarla...
... si vede che proprio...non era destino...

Continuava a rigirarsi nel letto con la voglia di svegliarsi, di smetterla di sognare, ricordare...ma non ci riusciva e il dolore era ogni volta più forte.

...la sua ulcera ha affaticato molto la sua gravidanza...avrebbe perso il bambino...anche senza quell'incidente...
...se rimarrà di nuovo incinta, sarà molto difficile che possa portare a termine la gravidanza...
...non potrò mai avere...dei figli...

Parker si svegliò urlando e madida di sudore. Iniziò a piangere e si strinse forte le coperte addosso; poi si alzò dal letto e prese una bottiglia di whisky che aveva sul comodino. Senza indugiare iniziò a bere e trangugiò un’intera bottiglia, sbrigandosi ad andare a prenderne un’altra in frigorifero...
Una volta in cucina sentì il telefono squillare.
Sarà di nuovo lui...
Prese la bottiglia in frigo e dopo cinque squilli il telefono smise di suonare.

Jarod riappese il telefono e sconsolato si sedette sul letto; cercava anche lui di dormire, ma ogni volta che prendeva sonno le uniche scene che vedeva erano quelle dell’incidente. Parker che veniva investita...non aveva il coraggio di chiudere gli occhi, non ricordava più nemmeno il bellissimo sorriso che aveva visto fino a un mese prima...

E' un simulatore
Sidney: “Devi concentrarti, Jarod!”
Separato dalla sua famiglia…
Jarod: “Un giorno…anch’io troverò mia madre”
…Ne aveva trovata un’altra
Jarod a Sidney: “Sei ancora…la mia famiglia”
Jarod a Miss Parker: “ In fondo vogliamo tutti e due una sola cosa... non rimanere da soli”
E’ fuggito
Jarod a Miss Parker: “Grazie per non avermi fatto catturare”
E ora ha ritrovato la sua
Jarod: “Sei una sorella fantastica, Emily!”
Emily: “E tu un fratello straordinario!”
…E ha trovato l’amore
Miss Parker: “Jarod, perché sei qui?” (Jarod bacia Miss Parker)
Paziente: "La ringrazio…"
Jarod: "Jarod Overstreet…per oggi"

IL CENTRO, ore 12.00 a.m.

"Sono preoccupato per Miss Parker..." stava dicendo Broots.

Era nell’ufficio di Sidney sperando che la donna chiamasse, ormai si comportavano così da due settimane.

"Già, lo sono anch'io...sicuramente il Triumvirato non si arrenderà cosi facilmente...tenteranno sicuramente di ucciderla di nuovo!" rispose Sidney. Ma in fondo sapeva benissimo che non era questo che lo preoccupava principalmente. Sapeva cosa volesse dire dover stare male e non voleva che questo accadesse proprio a Parker...

"Dobbiamo proteggerla a tutti i costi, Sidney...Non mi perdonerò mai il fatto che non l'abbiamo fatto prima!"

In quel momento squillò il telefono e Sidney prese la cornetta in mano il più in fretta possibile.

"Sono Sidney..."

"Tre settimane sono sufficienti per riprendersi da un shock, non credi?"

"Jarod! Stai parlando di Miss Parker?"

"Sì...sono giorni e giorni che provo a chiamarla, ma non mi risponde e non posso venire a trovarla...ho troppi impegni e dopo l'imboscata...non è più così sicuro..."

"Beh sai...Miss Parker è molto scossa dall'incidente e..."

"Non è da lei, Sid...ha già affrontato altre volte la morte, non vedo perchè si debba abbattere così...io vorrei dirle quanto sono addolorato per ciò che è successo...ma non vuole rispondere e sono preoccupato..."

"Non capisco proprio il motivo di questo suo comportamento...”

Sidney odiava dover mentire a Jarod, ma sapeva che non poteva parlare per Parker: era una faccenda che dovevano risolvere da soli, sebbene gli costasse molto non dire a Jarod il vero motivo del dolore della donna.

“Sono anche andato a casa sua con Broots ma lei non ci ha fatto neanche entrare...ma andremo ancora..." concluse poi.

"Sid...io non voglio che lei soffra...ti prego prenditi cura di lei...come hai fatto sempre con noi..."

Jarod riattaccò e Sidney ripose la cornetta.

"Lo farò Jarod..." sussurrò. 

Jarod appoggiò il cellulare sul tavolo e poi, cercando di riporre in un angolo del cervello i suoi problemi, si stampò un bel sorriso in faccia e disse alla sua segretaria di fare entrare la prima coppia.

Qualcuno bussò e Jarod disse: "Avanti!"

Una coppia di anziani entrò e Jarod notò subito che doveva tirare una brutta aria fra i due.

"E togliti...non lo sai che una signora entra per prima?" gridò la moglie dato che il marito entrava davanti a lei.

"Sempre la solita storia" rispose lui sbuffando.

"Buongiorno dottore...siamo i signori West" disse lei cercando di riprendere una faccia serena. Poi Jarod sorrise ed invitò i due a sedersi proprio di fronte alla sua scrivania.

"Prego..."

"Grazie mille" disse l’uomo. Poi lui e la moglie si guardarono male, così Jarod pensò che era il momento di intervenire.

"Allora...cosa succede?"

"Dottor Geller...non ce la faccio più...sono mesi ormai che questo individuo non mi porta più fuori a mangiare...prima era tutto gentile: fiori, cene, cinema, ma adesso...niente! Io voglio il divorzio!” gridò la donna.

"Ma la sente cosa dice? E io cosa dovrei dire allora? Ogni sera vuole sempre guardarsi soap opera e telenovele alla televisione e non posso mai guardare i miei programmi sportivi!" replicò lui.

"Programmi sportivi! Almeno le soap opera hanno un senso...lei dottore cosa preferisce?"

Ma dove sono capitato? Pensò Jarod che si sforzava di non ridere.

SAN FRANCISCO, un’ora dopo. 

Voglio uscire, ma lui non mi porta fuori...”

“E lei non mi fa vedere il mio programma preferito...”

"Signori Richardson, vi prego di calmarvi!!!" gridò Jarod.

"No, dottore, io non mi calmo! E' mai possibile che in casa non si possa mai fare quello che si voglia senza che questa qua ficchi il naso?"

"Questa qua? Prova ancora ad offendermi e io ti metto in strada...la casa è la mia...te ne sei dimenticato?"

"Si...ma sono io che lavoro e ti mantengo!"

Jarod sospirò e poi si tolse gli occhiali stropicciandosi un po’ gli occhi.

Senza speranza... 

Un’ora dopo. 

Qualcuno bussò alla porta e Jarod si fece forza e invitò la coppia successiva ad entrare.

Si stava aspettando il peggio, viste le ore precedenti, ma poi notò che sembravano abbastanza normali e più giovani degli altri.

"Buongiorno dottore!" dissero entrambi.

Jarod li scrutò a fondo e notando che poteva sembrare un poliziotto, si spiegò: "Scusatemi ma...non è facile trovare delle coppie normali, col mio lavoro!"

I due sembravano abbastanza tesi e a stento si parlavano.

"Non si preoccupi... – disse l’uomo ridacchiando - Io mi chiamo Richard Thompson"

Jarod gli strinse la mano.

"Io sono Alexia Thom...cioè Barry...Alexia Barry..."

Jarod notò con stupore che la donna voleva utilizzare il suo cognome da nubile.

"Salve...ditemi pure...cosa vi ha spinti a chiedere il mio aiuto?"

"Noi non volevamo neanche venire...ormai sono decisa...voglio il divorzio!"

"Sicuri che non sia un passo affrettato? Sembrate una bellissima coppia..."

"Non è cosi...lui è sempre lontano per lavoro..."

"Io sono un uomo d'affari...lavoro per un'importante ditta e ho bisogno di viaggiare...”

“Già, ma le uniche due volte al mese che torni a casa cosa fai? Non mi sembra che tu stia con me...sa cosa fa lui dottore? Lui lavora anche a casa...non ne posso più..."

Jarod li guardava con curiosità: non sapeva come mai ma tutto ciò gli ricordava molto la sua vicenda personale...lui non riusciva mai a starle vicino come voleva, era sempre lontano...e forse questo era il motivo per cui non riusciva a farsi richiamare da lei...forse ce l’aveva con lui proprio perché non le era vicino come lei desiderava...

CASA DI MISS PARKER, ore 4.00 p.m.

Parker stava controllando le sue riserve di whisky, tequila e scotch, quando sentì bussare alla porta.
Non aveva voglia di aprire così fece finta di non sentire; ma si dovette ricredere dieci minuti dopo, quando il bussare era diventato fastidioso e le aveva fatto venire un gran mal di testa.

Quando aprì vide di fronte a sé Sidney e Broots.

"Che diavolo ci fate voi qui?"

"Ciao Miss Parker...lo so forse dovevamo avvertirti che venivamo ma..." cercò di dire Broots.

"Ma cosa? Non ho voglia di ricevere visite e se non aveste bussato per dieci minuti non vi avrei aperto..."

"Parker...abbiamo portato una persona che penso ti farà piacere incontrare..." le disse Sidney.

Parker, pensando che potesse essere Jarod, negò qualsiasi possibilità di vedere qualcuno.

"Non voglio vedere nessuno, Sid..."

Ma in quel momento apparve di fronte a lei Angelo.

"Ma siete pazzi a portarlo fuori dal Centro? Cosa ci fai lui qui...?" domandò sorpresa.

"Miss Parker...triste" sussurrò Angelo prendendole la mano.

Parker lo guardò con grande curiosità. Ogni volta, sebbene conoscesse il suo dono, si chiedeva come potesse sentire sempre ogni cosa...

"Possiamo entrare Parker? Solo qualche minuto!" chiese Sidney.

Parker lasciò la mano di Angelo ed annuì di malavoglia. Fece entrare i tre e poi chiuse la porta dietro di sé.

"Sicuri che non vi abbiano visto?"

"Sicurissimi..." rispose Broots.

"Bene..."

Li fece sedere sul divano e Sidney subito ritornò nella parte del padre preoccupato.

"Allora...come stai Parker?"

"Non avresti una domanda di riserva, Sid? Perché le opzioni di risposta ormai sono ridotte ad una..."

Sidney notò che sul tavolino c’erano diversi bicchieri da festa vuoti. Poi si guardò intorno: sui tavoli e sui comodini c’erano un sacco di bottiglie o piene o vuote o mezze piene.

"Hai...ricominciato a bere?" domandò con tono di rimprovero prendendo in mano una bottiglia.

"Sai, avendo scarse possibilità di ripresa...ho pensato a qualcosa che mi aiuti a tirarmi un po' su..."

"Sai che non ti fa bene...pensa alla tua ulcera!"

"Ti ricordo che la tua cara ulcera...è il motivo principale per cui non potrò più avere figli, quindi non venire qui come un prete a dirmi quello che devo o non devo fare!"

"Ti sbagli...Miss Parker" sussurrò Angelo alzandosi in piedi.

Tutti e tre si voltarono verso di lui e spalancarono occhi e bocche per la sorpresa, ma anche orecchie...volevano tutti sentire quello che Angelo avrebbe detto... 

SAN FRANCISCO, ore 12.00 a.m. 

Jarod controllò che l’indirizzo e il numero civico fossero corretti, poi bussò con calma. Attese qualche istante per poi vedere la faccia di Alexia Barry fare capolino dall’ingresso.

"Oh...dottor Geller...prego si accomodi!"

Jarod entrò tenendo stretta la sua borsa e poi diede un’occhiata alla casa.

"Grazie...che bella casa...è tutta sua?"

"Tra poco lo sarà...quando avrò ottenuto il divorzio..."

Una musica sottostante accompagnava il suo ingresso in salotto; erano dei cantanti che però sembravano eseguire le canzoni in modo strano.

“Questa è...musica classica?”

“Sì...sono le opere di Verdi, sto sentendo la Traviata...”

“Traviata?”
“Non mi dica che non ha mai sentito parlare...delle opere liriche, di Giuseppe Verdi! E’ il più grande autore di opere, un italiano...”
“Oh...davvero? Io conosco solo Pavarotti, ma non mi era mai successo di sentire quest’opera...”

Jarod  sembrava affascinato dalla voce di Violetta, che stava cantando l’aria d’addio ad Alfredo.

“Se vuole...le presto il cd!”

“Davvero lo farebbe? Sa, non smetto mai di imparare!” sorrise lui.

Pensò che quando aveva fatto il maestro d’orchestra non gli era mai capitato di dirigere opere liriche, ma solo sinfonie...e forse era per questo che non conosceva Verdi.

Si sedette sul divano e Alexia lo imitò.

"Lei sembra così...determinata a divorziare...non capisco come mai si rivolga a me..." disse entrando in argomento.

“In effetti...devo parlarle di una cosa...è per questo che l'ho fatta venire qui...”

Si alzò ed iniziò a camminare in giro per la stanza senza fermarsi, sicuramente non sapeva come rivelare il suo problema a Jarod.

“Si tratta di una cosa che non le ho detto durante la seduta dell'altro giorno, ma non è un segreto per mio marito..."

"Dica pure...sono qui per ascoltarla e...aiutarla, se posso..."

"Ecco io...io in realtà ho un amante..."

"Oh..." bofonchiò Jarod. Di tutti i problemi che aveva immaginato potessero esistere in quella coppia, non avrebbe mai pensato ad un tradimento.

"Senta...mio marito non c'è neanche quando torna a casa...e io mi sento molto sola! Non può biasimarmi per questo...E il nostro rapporto è in crisi soprattutto per questa storia...”

"Senta...posso darle del tu, Alexia?"

"Certo, dottore!"

"Bene, e tu chiamami pure Jarod...Io penso che...questa storia dell'amante sia solo un ripiego...immagino che il vostro problema non sia mai stato l'amore, vero?"

"Io amo ancora mio marito...infatti volevo lasciare il mio amante per tentare di riconciliarmi, ma lui non c'è mai...non c’è niente da fare!"

"Vedi Alexia...l'amore non manda avanti un matrimonio...per lo meno, non solo quello...bisogna saper comprendere, venirsi incontro...e soprattutto saper fare dei sacrifici..."

“Il fatto è che non ci sarebbero tutti questi problemi se mio marito lavorasse in sede...qui a San Francisco, intendo...”

"Già..." sussurrò Jarod. 

CASA DI MISS PARKER, nel frattempo 

"Angelo...cosa intendevi dire prima? Non ti capisco..." disse Sidney.

"L'amore tra Miss Parker e Jarod c'è e ci sarà sempre...presto avranno un altro bambino!" sussurrò lui. Poi sorrise.

"Ma sentilo! Tutto questo è assurdo...non so se tu sappia il significato della parola gravidanza, visto che io non potrò più affrontarne una!" gridò Parker rivolta verso Angelo.

"Ci sarà presto un altro bambino...ci sarà presto un altro bambino!"

Angelo iniziò ad entrare in crisi e a ripetere più volte quella frase; Broots cercò di calmarlo mentre Sidney dava un’occhiata a Miss Parker che sembrava volesse uccidere Angelo da un momento all’altro...

SAN FRANCISCO, ore 12.30
 
Jarod aveva appena sentito il marito di Alexia, Richard, al telefono. Gli aveva chiesto un consulto nel suo ufficio e lo stava aspettando.

All’ora stabilita Jarod sentì bussare alla porta.

“Avanti!"

"Dottor Geller...posso entrare?"

"Certo, certo...sono felice che sia venuto subito!"

"Non capisco...come mai mi ha fatto chiamare?" chiese sedendosi.

"Ho parlato con Alexia una mezz'oretta fa...mi ha informato che...c'è di mezzo un altro..."

Richard annuì e poi sorrise quasi ironicamente.

"Già...è anche per questo che vogliamo divorziare – si mise a ridere - pensi che in realtà è Alexia che vuole divorziare quando invece dovrei essere io  a volerlo dato che mi ha tradito! Ma non posso biasimarla...io sono sempre lontano..."

"Però...non mi sembra che sia una sua scelta girare a causa del suo lavoro...o sbaglio?"

"Se fosse per me adesso lavorerei in sede! Ho chiesto più volte al direttore un colloquio con lui, cosicché gli potessi chiedere se potevo lavorare qui a San Francisco, ma lui è talmente occupato che non ha mai avuto il tempo di ricevermi...oppure sono sempre occupato io!"

"Ma...è un suo diritto provare a chiedere..."

"Lui non accetterebbe comunque...ormai mi sono arreso nel tentare di parlargli...siamo in pochi a viaggiare e se io mi ritirassi perderemmo potenziali clienti..."

Jarod annuì e poi iniziò a pensare al modo più semplice per risolvere quella situazione...

CASA DI MISS PARKER, nel frattempo 

Angelo era in piedi di fronte al muro e si guardava in giro; non smetteva di controllare tutte le foto e i quadri...

C’era voluta quasi mezz’ora per calmarlo, ma ora sembrava tranquillo, così Sidney si avvicinò a Miss Parker e cercò di parlare a bassa voce per non farsi sentire.

"Beh Parker...ci sarà un motivo per cui Angelo ha detto quello che ha detto poco fa..."

"Certo...perchè è pazzo, ovviamente...e lo siete anche voi due che siete venuti qui! Ora andatevene...avrei voglia di riposare un po'!"

"Ne sei sicura? Perché invece non andiamo a fare una passeggiata? Un po’ d'aria ti farà bene!"

"Ho detto...che voglio riposare..." sussurrò con tono aspro. Aprì la porta con veemenza e poi fece cenno a Sidney di uscire.

Lui sospirò: "D'accordo...come vuoi!"

Broots ed Angelo uscirono per primi; lui diede un’occhiata a Parker sorridendo e lei si sentì un attimo in colpa per come lo aveva trattato. Poi Sid li seguì, ma prima che lei potesse chiudere la porta, le disse: "Ah Parker...Jarod verrà presto da te..."

"Non vedo l’ora..." rispose lei ironicamente. 

SAN FRANCISCO, il giorno dopo 

Jarod si era preparato molto bene: aveva messo il vestito adatto per sembrare un impiegato della ditta, aveva scoperto i nomi utili e si era preparato un ottimo discorso per il direttore.

Appena arrivato sul posto, notò un collega seduto ad una scrivania e questo, vedendolo, si alzò per stringergli la mano.

"Sono un nuovo impiegato di questa...ditta, Jarod Collins!

"Molto piacere...io sono George Lincoln! Vieni...ti mostro il tuo ufficio...mi avevano detto che saresti venuto..."

Jarod sorrise pensando che a volte anche la fortuna gli dava una mano...

"Senti, credi che potrei parlare un attimo con il direttore? Sai, notizie sul lavoro..."

George scoppiò a ridere.

"Perché ridi?"

"Adesso è molto impegnato...a dire la verità lo è sempre! Sono due mesi che vorrei parlargli di una faccenda importante, ma non ha mai avuto il tempo di ricevermi!"

"Ah sì? E di cosa...volevi parlargli?" chiese Jarod curioso.

"Dopo due anni qui...vorrei avere nuovi incarichi...tipo andare in giro, spostarmi, vedere posti nuovi e trattare direttamente con i clienti...tanto io non sono sposato, quindi mi posso permettere questo lavoro...”

Jarod sorrise e iniziò a pensare che la fortuna, quel giorno, girava veramente dalla sua parte...

"Scusa, mi puoi dire dov'è il bagno?"

“In fondo al corridoio...”

"Grazie..."

Non appena George tornò nel suo ufficio, Jarod si avvicinò alla reception; sul tabellone notò che l’ufficio del direttore era al terzo piano, così prese l’ascensore.

Non appena arrivato davanti all’ufficio del direttore, fu bloccato dalla sua segretaria.

"Aspetti, dove sta andando?"

"Scusi, mi hanno detto che la stanno cercando giù al primo piano...questioni urgenti..."

"D'accordo, grazie!" rispose lei ingenuamente.

Jarod sorrise e poi bussò alla porta facendo capolino con la testa.

"Avanti, Grace" disse il direttore senza smettere di guardare le sue carte.

"Mi scusi, sono un nuovo impiegato e devo assolutamente parlare con lei..."

"Ma dov'è Grace? Io la devo licenziare..."

"Senta...in realtà io devo parlarle di una questione piuttosto delicata...e ora lei deve ascoltarmi..."

"Ma chi è lei?" chiese il direttore curioso ma soprattutto scocciato.

"Mi chiamo Jarod Collins...e mi sto occupando del divorzio di Richard con sua moglie..."

"Ho capito, è un avvocato..." lo bloccò quello.

"No, non oggi... - sorrise lui - Però lei deve sapere che se sono arrivati a questo punto...è solo perchè il loro matrimonio è in crisi da tempo...a causa del lavoro di Richard!"

"E io cosa dovrei farci???” gridò l’uomo alterandosi.

"Beh...potrebbe cercare di dare una mano a Richard...trasferendolo in sede!"

"Ah no, non se ne parla! E' stato un grande affare mandarlo dai miei clienti... non è sostituibile..."

"Nessuno è insostituibile...e poi andiamo, si tratta di dargli una mano! ha sempre lavorato bene, meriterebbe una gratifica..."

"Un aumento di stipendio? E' questo che vuole?"

"No...vorrebbe solo riavere sua moglie...e non divorziare, ma finché avrà questo compito nella sua azienda...non potrà mai avere ciò che vuole..."

"E io cosa dovrei fare? Farlo lavorare in sede rischiando di perdere ottimi clienti?"

"Non li perderà...sono certo che molta gente sarebbe più motivata a lavorare all'estero, in altri paesi...invece ormai Richard è stanco e lo perderà, se non gli darà ciò che vuole..."

L’uomo sospirò guardando fuori dalla finestra, poi tornò a puntare lo sguardo su Jarod.

"Facciamo un patto allora...Io metto Richard qui in sede, ma lei mi dovrà trovare un impiegato che lo sostituisca..."

"...Sono certo di conoscere la persona adatta..." rispose sorridendo.

DIECI MINUTI DOPO 

"Oh Jarod, ma dov'eri finito?" chiese George vedendo tornare Jarod notevolmente soddisfatto.

"George...il direttore ti vuole parlare...e sembra una cosa seria!"

"Cosa? Ma come..."

"Vai, muoviti prima che cambi idea!!!"

"Non so chi sia tu, Jarod, ma di sicuro fai miracoli!" disse sorridendo. Gli strinse la mano e poi si avviò correndo all’ascensore.

Jarod lanciò un ultimo sguardo al posto e poi usci.

SAN FRANCISCO, due giorni dopo 

"...e il direttore si è finalmente deciso a farmi lavorare in sede. Non riesco a crederci! E il merito va tutto ad un uomo che lavora lì...il direttore mi ha detto che si chiamava...Collins...purtroppo il nome non se lo ricorda, ma scoprirò presto chi è e lo ringrazierò..."

Jarod sorrise. Non aveva ancora mai visto Richard così contento ed era veramente gratificante sapere di avergli dato una mano.

"Alexia sa già la notizia?"

"A che serve? Sicuramente lei preferirà...divorziare e vivere con..."

"Sai Richard...io non ne sarei così convinto...dopo aver parlato con lei ho capito che vuole stare con te...Il vostro problema non è mai stato l'amore...e se riuscirete entrambi a perdonare i vostri errori...sono certo che tornerete felici e lo farete insieme!"

"Ne sei sicuro?"

"Più che sicuro...i miracoli accadono...te l'assicuro..."

Richard lo guardò serio, ma poi iniziò a sorridere.

 

CASA DI MISS PARKER, tre giorni dopo

Jarod era appena arrivato fuori dalla casa di Parker, ma stava ancora leggendo il giornale. Sorrise notando la pagina delle unioni.

Alexia Barry e Richard Thompson sono lieti di annunciare il rinnovamento delle promesse nuziali. La festa per i due sposi sarà aperta a tutti coloro che vorranno festeggiare insieme alla coppia, che ha ritrovato l’amore anche grazie alla consulenza di psicologi e terapeuti...

Jarod non andò avanti a leggere; prese il giornale e lo mise in tasca, poi si intrufolò dalla finestra nel salotto di Parker.

Lei era in cucina e stava versandosi del whisky in un grosso bicchiere.

"Non avevi smesso con quella roba?" domandò con fare polemico.

"Bene bene... – disse lei girandosi - Se il mio udito non mi inganna...questo è l'impavido Jarod! Come hai fatto ad entrare? Anzi no...sai che ti dico, non dirmelo..."

"Sono tre settimane che ti chiamo...purtroppo non sono potuto venire prima...Ma che ti è successo?" chiese avvicinandosi.

"Non lo vedi? Sono ricaduta nel baratro...e sei tu che mi ci hai fatto piombare..."

"Se è per la storia dell'incidente...mi dispiace...Se avessi saputo che eri stata seguita...non ti avrei mai attirato con il pericolo in agguato..."

"Mi sono beccata pallottole e ho superato ulcere...secondo te potrei stare così male...solo per un incidente?"

"E' quello che mi sono chiesto anch'io...forse è meglio non pensarci più...ora sono qui. Qualsiasi cosa ti preoccupa, la supereremo insieme!"

Jarod fece per abbracciarla, ma Parker lo bloccò con un gesto della mano. Nell’altra, il bicchiere pieno d’alcool.

"Non avvicinarti, per piacere...non farlo..."

"Ma che ti succede, Parker? Perché sei così in collera con me? Cosa ti ho fatto, aiutami a capirlo, io..."

"Maledizione, ero incinta Jarod!” gridò lei lanciando il bicchiere contro il muro.

Lui rimase sconvolto; spalancò gli occhi e la fissò.

"Sì, ero incinta...e non te l'avevo detto... - iniziò a piangere - Era una bambina...me l'aveva detto Broots il giorno...il giorno in cui sono venuta da te..."

Lui non riusciva a dire niente.

"Ed ora avanti...dimmi ancora che non ho fatto bene a tenerti lontano da me..."

"Ma...perchè non me lo hai detto prima?" domandò lui sussurrando.

"Io...volevo dirtelo proprio quel giorno...non sapevo cosa dirti oppure non trovavo l'occasione...e all'inizio avevo molti dubbi...ma la cosa che non mi perdonerò mai...è stato accettare il tuo invito e venire da te, maledizione!"

“Parker...credimi, non avrei mai...non ti avrei mai fatto venire e correre il rischio se avessi saputo...non ti farei mai del male, lo sai...”

"Niente di quello che dirai...o farai...mi farà cambiare idea...ed ora vattene da qui...è finita..."

“Cosa vuoi dire?”

“Hai capito benissimo...ora lasciami sola...”

Jarod annuì e si avviò verso la porta.

"Ancora una volta...sono la causa delle sofferenze delle persone che amo..."

Parker non osò guardarlo, sapeva che il suo istinto l’avrebbe portata a corrergli incontro, a stringerlo forte per non farlo andare via...e sapeva che il suo orgoglio e il suo dolore non si sarebbero sanati, ma si sarebbero solo accresciuti.

Jarod chiuse la porta dietro di sé e poi la sfiorò. Sapeva che non l’avrebbe rivista per un bel po’...

Salì in macchina ed accese la radio accompagnato dalle parole di una canzone che non aveva mai sentito prima, ma che lo seguivano nel suo dolore... 

If you need it, something I can give
I know I’d help you if I can
If you’re honest and you say that you did
You know that I would give you my hand
Or a sad song, in a lonely place
I’ll try to put a word in for you
Need a shoulder? Well if that’s the case
You know there’s nothing I wouldn’t do... 
Where we’re living in this town
The sun is coming up and it’s going down
But it’s all just the same at the end of the day...
When we cheat and we lie
Nobody says it’s wrong, so we don’t ask why
Cause it’s all just the same at the end of the day...
Don’t throw it all away...
Don’t throw it all away...
Don’t throw it all away...


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004 Antonio Genna

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