Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 11: Un tragico evento


Racconto appartenente alla Virtual Season di "Jarod il Camaleonte" scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod". Le partecipazioni degli attori indicati in fotografia come "guest-star" non sono reali ma servono soltanto a dare un'idea del personaggio.


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS
   

GUEST STAR


ANDREW COOPER

JANE HUDSON
 

L'EPISODIO

IL CENTRO, ore 10.00 a.m.

Parker era nel suo ufficio, come al solito non stava facendo niente. Non riusciva nemmeno a concentrarsi. Continuava a pensare al bambino e al modo in cui avrebbe potuto rivelare questa cosa a Jarod. Ovviamente ogni idea sembrava inadatta ad una cosa così importante.

Fu Jarod, come al solito, a darle la risposta, quando la chiamò pochi minuti dopo le dieci.

Il cellulare di Parker squillò e lei si affrettò a rispondere.

"Pronto?"

"Voglio vederti Parker...e conosco il luogo adatto!"

"Davvero? Adatto a non farti trovare, a non farmi uccidere dai cecchini e a nasconderci abbastanza...Ce l'ho, il Centro!"

Jarod sorrise pensando alla forza d’animo di Parker che riusciva sempre a mantenere il suo carattere fiero e spavaldo.

"No... si trova a Miami... alla periferia. Ti do l'indirizzo!"

Parker prese carta e penna e annotò con cura l’indirizzo.

"Non so Jarod...sei sicuro che questo posto non nasconda qualche sorpresa?"

"Puoi star tranquilla, Parker... è un mio rifugio. Lo sai che i miei rifugi sono sempre sicuri...altrimenti mi avresti già preso da un pezzo!" sussurrò in tono provocatorio. Parker sorrise compiaciuta.

"Può darsi...ma non sono sicura di poter venire e poi...non saprei Jarod..."

"Parker ti prego...ci sono tante cose che devo dirti...e penso che ne abbia anche tu...sbaglio?"

Parker si toccò delicatamente la pancia e poi concluse: "D'accordo...sarò lì nel pomeriggio Jarod...ci vediamo più tardi..."

Riattaccò e si avviò a prendere un caffè.

E' un simulatore
Sidney: “Devi concentrarti, Jarod!”
Separato dalla sua famiglia…
Jarod: “Un giorno…anch’io troverò mia madre”
…Ne aveva trovata un’altra
Jarod a Sidney: “Sei ancora…la mia famiglia”
Jarod a Miss Parker: “ In fondo vogliamo tutti e due una sola cosa... non rimanere da soli”
E’ fuggito
Jarod a Miss Parker: “Grazie per non avermi fatto catturare”
E ora ha ritrovato la sua
Jarod: “Sei una sorella fantastica, Emily!”
Emily: “E tu un fratello straordinario!”
…E ha trovato l’amore
Miss Parker: “Jarod, perché sei qui?” (Jarod bacia Miss Parker)
Paziente: "La ringrazio…"
Jarod: "Jarod Overstreet…per oggi"

IL CENTRO, ore 11.07 a.m.

Parker era seduta alla scrivania, leggendo una rivista, quando entrarono Broots e Sidney. Il primo aveva in mano un pacchetto con un enorme fiocco ed entrambi stavano sorridendo.

"Buongiorno Miss Parker!" disse Sidney.

"Ciao Miss Parker...indovina?" domandò broots tutto eccitato.

"Sai che detesto gli indovinelli..." replicò lei senza togliere gli occhi dalla rivista.

"Peccato perché questo ti piacerà..." disse Broots porgendole il pacco.

Lei chiuse il giornale e lo appoggiò sulla scrivania non troppo convinta. Prese in mano il pacco ed iniziò a scartarlo.

"E' un regalo per te...anzi per il bambino!"

"Di che si tratta? - chiese cambiando espressione e sorridendo - Che avete preso?"

Il regalo era ormai scartato e Parker tirò fuori dalla scatola un delicato vestitino rosa che iniziò a guardare con la massima cura.

"Spero ti piaccia..." sussurrò Sidney.

Parker guardò entrambi con fare interrogativo, non si spiegava quella trovata improvvisa.

“So a cosa stai pensando Parker – la bloccò subito Sidney - Il colore...vedi ho parlato con Angelo e..."

"Vuoi dire...che voi sapete..."

"Eh sì... – si intromise Broots – Sarà una femmina!”

Parker tornò a guardare il vestito e i suoi occhi divennero lucidi.

"Sarà una doppia sorpresa per Jarod...quando lo saprà..." le disse Sidney accarezzandole teneramente i capelli.

"Già...a proposito di sorprese...anch'io ne ho una per voi!" si riprese Parker.

I due la guardarono, questa volta erano loro ad avere uno sguardo interrogativo.

"Ho sentito Jarod...ci vedremo nel pomeriggio...ho intenzione di dirgli tutto..."

"Questa sì che è una bella notizia!" sorrise Sidney.

"Sapevo che ti avrebbe fatto piacere...e poi non posso più nasconderglielo! Fra poco inizierò a diventare una mongolfiera..."

Tutti e tre sorrisero dopo l’affermazione di Parker.

IL CENTRO, 1.30 p.m.

Dopo la pausa pranzo, Sidney era nel suo ufficio e stava leggendo il giornale; Broots si trovava di fianco a lui e stava facendo varie ricerche al computer. Era nella rete telefonica del Centro e stava cercando di sapere qualcosa di più sulla faccenda di Parker, dato che non avevano più scoperto nulla e Lyle non aveva più ricevuto e-mail.

"Sono proprio contento per Miss Parker..." disse Broots senza smettere di tamburellare sulla tastiera.

"Già, anch'io...Non vedo l'ora di sentire Jarod...sono sicuro che mi chiamerà, si è sempre confidato con me!” replicò Sidney voltando una pagina.

Ma Broots si bloccò e cessò per un attimo di battere le dita: "Oh mio Dio!"

Sidney, impaurito dopo aver notato la sua faccia allarmata, si avvicinò allo schermo e appoggiò una mano sulla spalla di Broots.

"Che succede?"

"Mi sono collegato agli apparecchi telefonici del Centro e...ho scoperto che qualcuno sta intercettando tutte le chiamate che arrivano al cellulare di Miss Parker! Sicuramente avranno scoperto che lei andrà da Jarod...e sanno anche dove, temo!"

"Dobbiamo immediatamente avvertirla!" disse Sidney prendendo in mano il telefono.

Miss Parker, nel frattempo, era appena salita a bordo dell’aereo che l’avrebbe portata a Miami e stava controllando ansiosamente il cellulare aspettando eventuali chiamate di Jarod.

"Ecco signora...il suo succo di frutta..." le disse un’hostess raggiungendola.

"Grazie mille..."

"Ah...mi dispiace signora ma...deve spegnere il cellulare...tra poco partiremo!"

Parker guardò il cellulare e poi si rese conto che effettivamente non poteva tenere l’apparecchio acceso.

“Ah, già...mi scusi..."

Spense il cellulare e lo mise in borsa, tranquilla e convinta che non sarebbe successo nulla di strano durante quell’ora di aereo.

IL CENTRO, 5 MINUTI DOPO

"Dannazione... il cellulare di Parker è staccato! Ho già provato almeno quindici volte a chiamare, ma lo dovevo immaginare... sarà sull'aereo!"

"Allora dovremmo contattare Jarod... e subito!" disse Broots rientrando nell’ufficio.

"Perché? Scoperto qualcos’altro?"

"Purtroppo...le intercettazioni provengono dall'ufficio di Raines..."

Sidney rimase sconvolto e subito dopo si arrabbiò. Prese in mano il telefono e cominciò a contattare Jarod sul cellulare, ma anche lui sembrava sparito nel nulla dato che l’apparecchio non dava segni di vita.

“E’ spento...inutile provare di nuovo, devi inviargli un’e-mail, Broots!”

Broots ubbidì immediatamente e scrisse velocemente più di un e-mail a Jarod. Le inviò e il computer diede la conferma dell’avvenuto recapito.

"Speriamo che l'abbia letta" sussurrò Sidney.

Ma in quel momento Jarod era nel suo rifugio pronto ad accogliere Parker: il computer era spento, inanime, sul suo letto...

MIAMI, 3.30 p.m.

Parker arrivò con una macchina affittata fino all’indirizzo che Jarod le aveva indicato. Il suo rifugio si trovava proprio sul mare, su una spiaggia semi deserta dove l’unico segno di vita era dato da qualche surfista che si divertiva al largo.

C’era un vento molto forte e Parker, irritata, continuava a sistemarsi i capelli dietro alle orecchie.

Di fronte a lei c’era una specie di baracca sulla spiaggia, dentro si vedeva una luce accesa e Parker capì che Jarod doveva trovarsi in casa.

Quando lo vide uscire sorrise e scese anche lei dalla macchina; non poteva immaginare ciò che la stava aspettando.

Chiuse la portiera e si avviò lentamente verso Jarod che la vide ed iniziò ad andarle incontro, anche lui sorridendo.

Una macchina spuntò all’improvviso da dietro le piante, dalla vicina pineta. Parker non riuscì ad accorgersene, era troppo impegnata a guardare Jarod che le si avvicinava; lui non fece in tempo ad avvertirla e l’auto la investì in pieno. Lei cadde in mezzo alla strada e la macchina si volatilizzò, proseguendo lungo la via e senza diminuire la velocità.

Dopo pochi secondi, che aveva vissuto al rallentatore, Jarod decise di non rincorrere l’auto, ma di pensare a Parker.

"Nooo Parker!" corse vicino a lei e le si sedette a fianco. Con una mano le sollevò la testa e notò che non perdeva sangue. Un pochino sollevato la prese in braccio e allora constatò che era ferita ad una gamba, perdeva sangue.

La mise in macchina sul sedile anteriore e lui si affrettò a mettersi al volante per condurla all’ospedale. Ingranò la marcia e accese il cellulare di Parker, fino ad allora inanimato sul cruscotto.

"Pronto...sono il dottor Wislow, preparate subito la sala operatoria...sto arrivando con una donna gravemente ferita...”

Stava chiamando. l’ospedale presso cui prestava servizio nell’ultimo periodo.

“Polso irregolare... – continuò provando il battito a Parker - Probabile emorragia interna...” concluse chiudendo la chiamata.

Parker non riusciva a parlare, stava per perdere i sensi.

“No, resisti Parker...ci vorrà poco, ma ti prego cerca di resistere..." sussurrò con gli occhi colmi di lacrime.

In dieci minuti arrivarono all’ospedale e Jarod notò che una barella lo stava aspettando all’ingresso. Aiutò i dottori e i medici a trasportare Parker fino di fronte alla sala operatoria spiegando la gravità ai colleghi.

"Penso sia molto grave, portatela immediatamente in sala operatoria!"

Lui, invece, si fermò subito fuori dalla sala, stringendosi forte le braccia con le mani ancora piene di sangue e non riuscendo a fare a meno di piangere.

Lo raggiunse un’infermiera: "Dottor Wislow, non si prepara per l'operazione?"

"No, non...non posso operarla, non me la sento...è una mia amica e vorrei che chiamasse il primario, Jane..."

"D'accordo...chiamerò la dottoressa..." rispose lei.

"Grazie..."

Jarod guardò dentro alla sala, dove un mucchio di persone si muovevano intorno a Parker e le applicavano flebo, respiratori e le somministravano ogni sorta di medicinale.

Si appiccicò un attimo al vetro facendo passare la sua mano sulla fredda superficie della porta. Poi, piangendo, se ne andò e si preparò alle ore più agognanti della sua vita...

HUDSON’S HOSPITAL, 10 minuti dopo

Jarod prese in mano il telefonino pronto a dare la notizia sconvolgente a Sidney. Compose il suo numero e attese che rispondesse.

"Sono Sidney"

"Sidney...è successa...una cosa terribile..."

"Jarod.. calmati... abbiamo scoperto una cosa qui al Centro...Miss Parker..."

"E' appunto di lei...che ti devo parlare...ci hanno scoperto...ci hanno teso un'imboscata..."

"Oh mio Dio...e Miss Parker sta bene?"

"No, Sid...non sta affatto bene...temo che ci sia un'emorragia interna e non so se ce la farà..."

"Ma...hai già parlato con i medici?" domandò Sidney preoccupato.

"Non devo parlare con un dottore, sono io il dottore, Sid...e ti devo chiedere una cosa, sebbene non vorrei mai doverlo fare..."

"Puoi chiedermi qualunque cosa..."

"Dovete venire qui subito...siamo a Miami, all'Hudson's Hospital...venite e statele vicino, perchè io non posso restare...e mi raccomando la massima discrezione...capito?"

"Non temere, Jarod...io e Broots ci prenderemo cura di lei!"

"Grazie Sid...e chiamami appena avrete notizie...io non ce la faccio a restare qui ancora un minuto di più...mi dispiace..."

Riattaccò ed uscì dall’ospedale proprio mentre Broots entrava nell’ufficio di Sidney.

“E’ inutile, non sono riuscito a trovarla...”

“Ormai...è troppo tardi...” sussurrò lui.

HUDSON’S HOSPITAL, un’ora dopo

Sidney e Broots entrarono nel locale trafelati: si erano fatti portare da un elicottero del Centro proprio all’ospedale e ora avevano corso per arrivare al pronto soccorso.

Corsero verso l’accettazione e si rivolsero all’infermiera di guardia.

"Mi scusi...cerchiamo la signorina Parker...è stata portata circa un'ora fa..."

Lì intorno c’era il primario che aveva appena operato Miss Parker; sentendo tutto, capì di aver finalmente trovato dei familiari e li chiamò.

"Siete parenti della ragazza?"

"Si...sì siamo i parenti...lei è?" domandò Sidney un po’ nervoso.

"Sono il primario, Jane Hudson!"

"E' fuori pericolo, vero?" chiese Broots preparandosi al peggio.

"Le sue condizioni ora sono stabilizzate, penso che ce la farà...sembra una donna molto forte..."

I due annuirono e poi attesero il proseguo.

"...ma purtroppo...in seguito alle lesioni interne e al profondo trauma...ha perso il bambino, mi dispiace..."

Sidney abbassò lo sguardo mentre Broots, disperato, cercava il suo. Erano completamente sconvolti, non riuscivano a credere alla notizia appena ricevuta.

"Possiamo...vederla?" chiese Sidney con voce tremante.

"Ora c'è un ginecologo con lei...e poi penso che potrete farle visita, dovrebbe riprendere conoscenza entro mezz'ora...quando il dottore avrà finito, potrete visitarla..."

"Grazie dottore..." disse Broots.

"Di niente..."

Il primario si allontanò mentre Broots e Sidney si avviavano verso la sala d’aspetto.

HUDSON’S HOSPITAL, mezz’ora dopo

Sidney e Broots erano nella stanza di Miss Parker già da dieci minuti quando lei riprese i sensi; si sentì un po’ spaesata ma poi si ricordò a grandi linee quello che era successo. Non fu sorpresa di trovare Sidney che le teneva la mano e che, nel frattempo, dialogava con Broots, che non riusciva a guardarla e quindi teneva gli occhi verso il muro.

"Mmm...che brutte facce che avete...sembra quasi che siate stati investiti da un'auto in corsa..."

Cercò di parlare abbastanza forte, visto che i due erano girati; poi si voltarono ed iniziarono a sorridere.

"Parker...stai bene?" chiese Sidney sforzandosi di sorridere.

"Tu che ne dici?"

"Ci hai fatto prendere un bello spavento" aggiunse Broots.

"Il dottore ha detto che hai avuto un'emorragia interna...ma adesso sei fuori pericolo" spiegò Sidney.

"Beh, non è la prima volta che mi trovo in ospedale per qualcosa di grave no?...Ma io e la bambina abbiamo la scorza dura, giusto?"

I due si guardarono preoccupati, chiedendosi come avrebbero fatto a dirle che aveva perso la bambina. Ma Parker notò il loro silenzio ed iniziò a preoccuparsi.

"Cosa c’è?"

"Vedi...Parker...l'incidente ha avuto...delle conseguenze sulla bambina...e..."

Parker zittì Sidney con un gesto della mano; silenziosamente cominciò a piangere e Sidney le strinse forte quella mano che prima era stata così fredda...

"I dottori hanno fatto il possibile per salvarla..." cercò di dire Broots.

"Già...si vede che proprio...non era destino, giusto?"

"Parker...non dire così..." polemizzò Sidney.

Ma proprio in quel momento furono interrotti dall’ingresso del ginecologo che fu accolto subito da Sidney.

"Buongiorno...lei è?"

"Sono il dottor Cooper, il ginecologo che ha visitato prima la signorina Parker!"

"Allora, è tutto a posto?" chiese Broots.

"Si...completamente; il dottor Hudson è riuscito a fermare l'emorragia, la dimetteremo tra una settimana...deduco che sappia già del bambino..." disse rivolgendosi a Sidney, che annuì.

Il dottore si avvicinò a Sid parlando a bassa voce: "Senta, dai risultati della visita che ho fatto poco fa alla signora, è risultata una cosa...forse è meglio se..."

"E' meglio se cosa? Se ne parlate in privato così che io non possa sentire? Ho già perso mia figlia, non ho intenzione di rimanere all'oscuro di altre cose!" gridò Parker affranta.

"Come vuole signora Parker...Lei ha problemi di ulcera, vero?"

"Sì...ho ancora dei residui...mi fanno compagnia durante la sera, sono amici intimi ormai..."

"Purtroppo ho riscontrato che la sua ulcera ha affaticato molto la sua gravidanza e sono abbastanza convinto che lei avrebbe perso il bambino...anche senza quell'incidente..."

Sidney intervenne: "Cosa...quindi ci sta dicendo che..."

"Sto dicendo che se la signora dovesse rimanere di nuovo incinta...sarà molto difficile che possa portare a termine la gravidanza. Senza i suoi farmaci per l'ulcera ci sarebbero complicazioni, ma allo stesso tempo questi stessi farmaci creerebbero dei problemi al bambino..."

"Cosa vuole dire dottore...che per me è impossibile sostenere una qualsiasi gravidanza? Che non potrò mai avere...dei figli?"

Il dottor Cooper non rispose.

"Naturalmente...no...ma...lei può optare per altre soluzioni...l'adozione, per esempio!"

"Se ne vada, per piacere..."

Il ginecologo, capendo che era un momento di dolore, uscì senza rispondere.

"Parker...se vuoi ti lasciamo sola" sussurrò Broots.

"No...no, gradirei molto se...restaste qui con me...voglio un po' di compagnia ora che sono di nuovo sola...ma dov'è...Jarod...?" domandò accorgendosi improvvisamente che proprio lui mancava.

"Ecco lui è...dovuto andarsene..." mormorò Sidney.

"Oh...andarsene..." replicò Parker.

"Ha dovuto Parker...il Centro avrà saputo del tuo incidente e....sicuramente presto verranno degli spazzini..."

Broots cercava di difenderlo.

"Non dire altro Broots...ora voglio un po' di silenzio...grazie per essere venuti...qui con me..."

I due sorrisero. Parker, invece, non riusciva a far altro che piangere e maledisse il momento in cui aveva deciso di dare retta a Jarod per quel week-end. Broots e Sidney restarono con lei tutta la notte, limitandosi a comprenderla e a farle compagnia nella sua nuova solitudine...

Jarod, intanto, era nel suo nascondiglio, non faceva altro che pensare a lei...e si malediceva per averla convinta a venire allo scoperto...proprio lui che l’aveva ammonita di stare attenta.

Si sdraiò sul letto e abbracciò il cuscino, pensando a quanto desiderasse di essere con Parker, in quel momento così duro per lei...


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004 Antonio Genna

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