Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 10: Dietro il sipario


Racconto appartenente alla Virtual Season di "Jarod il Camaleonte" scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod". Le partecipazioni degli attori indicati in fotografia come "guest-star" non sono reali ma servono soltanto a dare un'idea del personaggio.


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS

MR. LYLE
 

GUEST STAR


JOSH ROSS

SAMANTHA LANGE

MARK

L'EPISODIO

SAN FRANCISCO, ore 10.00 a.m.

Parker, Sidney e Broots entrarono in quel teatro; non sembrava molto importante a vedersi da fuori, ma dentro c’erano un sacco di persone che si muovevano.

Parker aveva visto un cartello appeso fuori: quella sera ci sarebbe stato un grande concerto.

“Siamo sicuri che il posto sia questo?” domandò Sidney.

“Sì, se abbiamo letto il cartello fuori: uno dei pezzi del programma è stato scritto da un uomo di nome Jarod Parker...immagino tu possa immaginare di chi si tratti!”

Sidney sorrise e allora prese a parlare Broots.

"Proprio non capisco perché Jarod ci abbia fatto venire fin qui a San Francisco! Come se non avessimo niente da fare al Centro!"

Era visibilmente stanco e anche arrabbiato, visto che avevano attraversato tutti gli Stati Uniti.

"Avanti Broots...non lamentarti...se non riprendiamo a cercare Jarod inizieranno ad insospettirsi...non credi?" sussurrò Parker sorridendo.

"Si, ma dovevate trascinare anche me?"

"Non sai fare altro che lamentarti...almeno facciamo qualcosa! Mi scusi!" gridò Parker chiamando un ragazzo che stava chiacchierando con un altro.

"Ehi, chi siete voi? Non può entrare nessuno!"

"Solo pochi minuti...stiamo cercando quest'uomo!" disse lei mostrando la classica foto di Jarod.

"Lo conosco...è Jarod!" rispose sorridendo.

Parker si voltò soddisfatta verso Sidney, mentre un altro musicista si avvicinò a loro incuriosito.

"Perché state cercando Jarod?"

"E' un...amico di famiglia, ed è molto che non lo vediamo...abbiamo saputo che l'hanno visto qui, cosa faceva?" chiese Parker.

"Lui è stato il nostro insegnante di musica per due settimane...l'avete mancato per poco...è andato via proprio ieri!"

Il nuovo arrivato continuò: "Era proprio un grande! Ci ha insegnato molte cose che noi non sapevamo!"

"Immagino..." mormorò Parker sorridendo e guardando la foto malinconicamente.

"Ha per caso lasciato qualcosa?" domandò Sidney.

"Sì...ci ha detto che se si fossero presentati da noi una donna di nome Miss Parker e un uomo che corrispondesse alla sua descrizione – disse indicando Sidney -  Avremmo dovuto dare loro questo!"

Prese in mano un libro che aveva nella custodia del corno e poi lo porse a Parker.

"Lei è Miss Parker immagino..."

"Cosa te lo fa pensare?"

"Jarod in molte delle nostre lezioni ci raccontava che quando noi dovevamo suonare, avremmo dovuto pensare a una persona che rappresentasse una musa ispiratrice..."

"Già... – continuò il secondo sorridendo - Poi ci ha raccontato che lui ne aveva una...una donna alta, mora con stupendi occhi blu...pensava sempre a lei quando suonava"

Parker annuì e poi concluse: "Grazie..."

Si allontanò seguita a ruota dagli altri due e osservò il libro.

"Sid...tu hai idea di cosa voglia dirci?"

"Musica interattiva...non ne ho proprio idea, Miss Parker!"

Senza cercare di analizzare oltre il messaggio del mittente, uscirono dal teatro.

E' un simulatore
Sidney: “Devi concentrarti, Jarod!”
Separato dalla sua famiglia…
Jarod: “Un giorno…anch’io troverò mia madre”
…Ne aveva trovata un’altra
Jarod a Sidney: “Sei ancora…la mia famiglia”
Jarod a Miss Parker: “ In fondo vogliamo tutti e due una sola cosa... non rimanere da soli”
E’ fuggito
Jarod a Miss Parker: “Grazie per non avermi fatto catturare”
E ora ha ritrovato la sua
Jarod: “Sei una sorella fantastica, Emily!”
Emily: “E tu un fratello straordinario!”
…E ha trovato l’amore
Miss Parker: “Jarod, perché sei qui?” (Jarod bacia Miss Parker)
Paziente: "La ringrazio…"
Jarod: "Jarod Overstreet…per oggi"

LOS ANGELES, HOLLYWOOD, ore 12.00 a.m.

"Stop...questa andava bene, facciamo una pausa!" stava gridando Josh Ross, il regista.

Poi si avvicinò a Jarod e lo chiamò.

"Ottimo lavoro Jarod"

"Grazie, signor Ross!"

"Ci voleva proprio una creatività come la tua per questo film! La tua musica suscita terrore...degna di un film thriller!"

"Beh...cerco di ispirarmi ai migliori!"

“Immagino che il tuo maggior ispiratore sia il grande Hitchcock”

“Chi?” chiese Jarod con aria interrogativa

"Facciamo gli spiritosi eh? Comunque ti capisco, ogni artista ha i suoi segreti"

"Beh...non so davvero cosa dire, signor Ross ma...non conosco questo...Hitchcock..."

"Jarod...Jarod...avevamo proprio bisogno di tipi burloni come te! Figurati se un artista come te non conosce il grande Hitchcock...il più bravo regista americano di film gialli...a volte vorrei essere come lui! Beh...non certo di fisico, non fraintendere" disse scoppiando a ridere.

Jarod fece finta di capire e sorrise.

"Grazie, comunque...fa piacere sentirsi ammirati, è un compito difficile quello che mi avete affidato!"

"Già...infatti all'inizio devo ammettere che non ero sicuro delle tue potenzialità...ma ora devo ricredermi"

"Ne sono felice...Sa, neanch'io ero convinto di voler accettare...per via di quell'incidente..."

"Oh...ti riferisci all'incidente di Robert Hudson, l'attore?"

"Già...però ancora non ho capito bene la dinamica..."

"E’ stato un terribile incidente: è accaduto tre giorni fa. Stavamo girando una scena proprio in questa stanza e uno di quei riflettori – sussurrò indicando in alto - è caduto proprio sulla testa di Robert...mi sento responsabile, Robert non sarebbe dovuto venire quel giorno perchè aveva degli impegni ma io ho insistito"

"Ma...avevate controllato il materiale di scena? Mi sembra strano che un riflettore cada...così all'improvviso..."

"Si, era tutto perfettamente controllato...proprio non riesco a capire come sia successo..."

"Ma...il riflettore gli è caduto proprio addosso...voglio dire... è caduto proprio nel momento in cui Robert era lì?"

"Perché ti interessi tanto? Chi ti credi di essere?" gridò una voce femminile alle spalle di Jarod.

"Sono solo...colpito dalla faccenda..." rispose lui voltandosi.

A quel punto, notando il viso nervoso di Jarod e quello arrabbiato della ragazza, intervenne Josh.

"Jarod, lei è Samantha Lange, la nostra prima truccatrice...Samantha, lui è Jarod..."

"Onorato..." disse lui porgendole la mano.

"Un ficcanaso" concluse lei rifiutando la mano e incrociando le braccia.

"Mi spiace se ti ho dato fastidio...comunque ti assicuro che non voglio niente...volevo solo..."

"Impicciarti...beh smettetela tutti e due di parlare di Robert!"

Detto questo tornò sui suoi passi e se ne andò.

"Mi dispiace averle dato fastidio...ma come mai è così arrabbiata?"

"Devi scusarla...lei è...era la fidanzata di Robert...si dovevano sposare tra due mesi"

"Una vera tragedia..."

"Già...ora torniamo al lavoro" si rivolse poi a tutti "Pausa finita, tutti al lavoro!"

Ma Jarod, prima di tornare al suo posto, tirò fuori dalla tasca della giacca il suo librettino rosso, dove aveva attaccati i ritagli di giornale sull’incidente.

In una didascalia che non aveva notato prima, lesse “Robert lascia la madre Erin e la sua fidanzata... Samantha”

IL CENTRO, ore 4.00 p.m. 

Parker si stava avviando verso l’ufficio di Sidney per cercare un po’ di compagnia, dato che era tutto il pomeriggio che non faceva nulla nel suo ufficio.

In fondo quella faccenda aveva fatto sì che durante il giorno avesse molto meno da fare: non dare più la caccia a Jarod per lei significava evitare lo stress maggiore.

Stava per arrivare alla porta dell’ufficio, quando notò Lyle che parlava nervosamente con un paio di spazzini.

Lei si avvicinò trovando un buon pretesto per divertirsi un po'.

"Eccolo qua il mio fratello preferito...ti vedo piuttosto teso, stai mettendo i dentini?"

Alla sua vista, però, Lyle divenne ancora più teso.

"Ah...sorellina...che sorpresa!” disse poco convinto.

Poi si rivolse allo spazzino: “Fai come ti ho detto, ora vai!”

"Sì, Mr Lyle" rispose quello andandosene.

"Fammi indovinare...l'hai mandato a pulire i vetri?" chiese lei sorridendo.

"No, l'ho solo incaricato di sbrigarmi una...pratica. E tu cosa ci fai qui?"

"Niente...passeggiavo verso l’ufficio di Sid quando ti ho visto pensieroso...e notevolmente nervoso...ma mi stai ascoltando?" chiese notando che lui aveva l'aria persa.

"Come? Ah sì...naturalmente starai andando verso l'ufficio di Sidney. E' un pò che non lo vedo, salutamelo! Ora devo andare, a presto"

Parker, notando che il fratello non aveva ascoltato una parola di ciò che gli aveva detto, entrò nell’ufficio di Sidney un po’ sconvolta e senza bussare.

"Com'è che qui dentro sembra sempre che tutti siano nervosi? Lyle non riesce a stare fermo da quanto è teso..." commentò sedendosi.

"L'hai notato anche tu allora!" bofonchiò Broots.

"Già...persino un cieco lo noterebbe!"

"Pensi che stia nascondendo qualcosa?" si intromise Sidney.

"Non lo so...ma quando mio fratello si comporta così...c'è sempre qualcosa dietro! E quindi..." si voltò verso Broots.

"Quindi...cosa?" chiese lui tremante.

"Scopri tutto quello che puoi...se mio fratello ha un problema...di sicuro non dipende dalle bollette della luce..."

Detto questo uscì, mentre un borbottante Broots lasciava un divertito Sidney per andare nel suo ufficio al suo computer.

HOLLYWOOD, ore 5.00 p.m.

Samantha era nel suo camerino e Jarod bussò entrando.

“Posso entrare?” chiese

“No!” rispose lei senza voltarsi.

"Ehi...sono venuto qui con le migliori intenzioni...volevo solo scusarmi per..."

"Vattene"

"Ti prego...mi dispiace se ti ho dato fastidio ma...sono rimasto molto colpito da quello che ho saputo e...mi piacerebbe davvero dare una mano..."

"Impicciandoti degli affari miei e di Robert?"

Jarod non rispose.

"E poi...cosa vuol dire dare una mano...chi sei tu? Solo un semplice tecnico della musica, quindi fai il tuo lavoro!"

"Non mi voglio impicciare degli affari di nessuno...mi sto solo chiedendo come mai possa essere successa una cosa simile! E poi...ti assicuro che non sono SOLO un tecnico del suono...come penso che tu non sia solo una truccatrice!"

Lei, un po’ calmata dopo questa affermazione, gettò la spugna.

"Beh...mi dispiace per quello che ti ho detto ma il fatto è che...io amavo Robert...ci dovevamo sposare tra due mesi...con lui credo di aver perso tutto"

"Tu non sai se...se aveva qualche nemico, qualcuno che gli fosse ostile al punto da..."

Lei scosse la testa: "No lui...era un bravo attore, amato da tutti. Non aveva nemici, ne sono sicura!"

"Beh...probabilmente qualcuno che lo odiava c'è...io non credo a questa storia dell'incidente e mi piacerebbe..."

In quel momento entrò Josh senza notare che i due stavano parlando.

"Ehi voi due! Non state qui a perdere tempo! Jarod, tu se non sbaglio devi finire quel montaggio vero?"

Jarod annuì: doveva finire un montaggio di qualche scena che avevano girato il giorno prima e a cui doveva inserire il sonoro.

"Allora vai, e tu Samantha devi truccare Elisabeth, tra 5 minuti entra in scena. Ora muovetevi, il tempo è denaro, non possiamo rischiare di far fallire questa casa di produzione di nuovo...ora che è di nuovo in piedi!"

Sorrise e poi uscì seguito da Jarod che tornò pensieroso al suo lavoro. Gli suonò strana quell’affermazione, ma lì per lì non ci fece molto caso.

IL CENTRO, ore 6.00 p.m. 

Parker e Sidney stavano parlando tranquillamente nell’ufficio di lui. Entrambi non riuscivano a comprendere il nervosismo di Lyle.

"Mi chiedo cosa possa nascondere" sentenziò Sidney.

"Se lo conosco bene...deve essere qualche ordine, qualche faccenda che deve eseguire...lo conosci, è codardo più di un coniglio!"

"E tu come stai Miss Parker? Intendo con il bambino..."

"Beh...per il momento bene, anche se sono certa che fra qualche settimana comincerà a scambiare la mia pancia per un tamburo e a giocare con la mia vescica come fosse un palloncino… "

Sidney scoppiò a ridere: "Cerca di riguardarti e..."

Non completò la frase, perché in quel momento un trafelato Broots entrò senza bussare con in mano un foglio.

"Sidney, Sidney non indovinerai mai cos'ho scoperto! Una cosa...Miss Parker!!!" si bloccò accorgendosi della sua presenza.

"Beh? Sembra che tu abbia visto un fantasma...avanti, cosa dice quel foglio?"

Broots non rispose, aveva ancora il fiatone e non sembrava aver troppa voglia di rispondere a quella domanda.

Parker non se la fece mandare a dire: dopo qualche secondo di attesa gli strappò velocemente e con aria irritata il foglio dalle mani. Iniziò a leggere:

Lyle,
ci tengo ad informarti che la missione per uccidere tua sorella è ancora in atto. Non voglio rischiare di dare troppo nell’occhio e nemmeno che Parker scopra ogni cosa, ma ci stiamo riorganizzando.
La morte di David Prescott ci ha un po’ segato le gambe ed ora gradirei che non commettesti più errori: troveremo qualcun altro e tu dovrai stare attento che ogni cosa vada bene. Spero di essere stato chiaro.
Farò avere al più presto mie notizie, tieniti pronto.

"Parker... cosa dice quel foglio?" domandò Sidney notando che era rimasta sconvolta, un po’ come Broots.

"E' il Triumvirato...non hanno mai abbandonato l'idea di farmi fuori, solo stanno rallentando i tempi, da quando abbiamo scoperto Prescott"

"Dovevamo immaginare che non si sarebbero arresi...e che non avrebbero rinunciato ad ucciderti!"

"Maledetto quel...bastardo di mio fratello! Lo sapevo che ci doveva essere sotto qualcosa che c'entrava con me: quando mi vede non mi guarda nemmeno in faccia!"

"Che intendi fare?" chiese Broots, quasi ripreso dal colpo.

"Quello che faccio sempre...farò una chiacchierata a cuore aperto con Lyle...e questa volta se la ricorderà in eterno!"

Lanciò il foglio addosso a Broots ed uscì arrabbiata dall’ufficio diretta nel suo.

HOLLYWOOD, ore 7.00 p.m.

Josh stava guardando il copione durante un attimo di pausa, così Jarod capì che era il momento giusto per chiarire i suoi dubbi.

Si avvicinò a lui e lo chiamò.

"Salve Josh! Ritocchi dell'ultima ora?"

"Ah Jarod...sì, c'è una battuta che non mi piace molto. Devo cambiarla! E tu che ci fai qui? Non dovevi essere in sala montaggio?"

"Beh...è da stamattina che mi chiedo...una cosa"

"Dimmi"

"Parlando con Samantha, prima...hai detto che non dobbiamo rischiare di mandare la casa in fallimento...di nuovo...che intendevi?"

"Beh vedi...un mese fa questa casa stava fallendo e avremmo chiuso...ma poi la banca si è decisa a darci altri fondi. Ho promesso agli amministratori che non se ne pentiranno. Questo film ci farà guadagnare milioni, ne sono certo, e potremo restituire tutto!"

"Però è strano che abbiano acconsentito a farvi questo prestito...dato che stavate fallendo..."

"L'ho trovato strano anch'io...ma so essere molto persuasivo a volte! Ora scusami, ma ho un lavoro da fare!"

Sorrise garbatamente e poi si allontanò, mentre Jarod tornava in sala montaggio ancor più dubbioso.

IL CENTRO, il giorno dopo, ore 11.00 a.m.

"Sono molto preoccupato per quell'e-mail, Sidney...Miss Parker ora è più in pericolo che mai" stava dicendo Broots.

"Già...sarebbe meglio fare dei turni per proteggerla, anche di notte. Chiederemo aiuto a Sam e..."

"Non ho bisogno di balie e tate, ragazzi...so cavarmela benissimo da sola!"

Parker era entrata nell’ufficio, ma aveva sentito il discorso che  due stavano facendo, dato che la porta era aperta.

"Ma Miss Parker, ormai è questione di poco tempo prima che...insomma..." obiettò Broots.

"Broots ha ragione! Spieghiamo a Sam quello che sta accadendo, sicuramente ci aiuterà..."

"Non mi interessa la protezione di uno spazzino...non mi posso fidare e comunque non voglio nessuno in pericolo...d'accordo? E gradirei che non ne parlaste nemmeno a Jarod...chiaro Sid?"

"Sì d'accordo, però tu non puoi restare qui. E' meglio per la tua sicurezza che te ne vada via per un po’ dal Centro...magari nella mia casa fuori città, potresti stare lì per un po’!”

"No Sid, grazie...ho la mia vita, e non permetterò a quei...al Triumvirato di spaventarmi...e ti ripeto che parlerò con Lyle, anche se sembra mi stia evitando in ogni modo..."

Detto questo uscì e tornò nel suo ufficio.

HOLLYWOOD, ore 5.00 p.m.

Jarod continuava a fare avanti e indietro alla ricerca di qualcosa che lo aiutasse a capire la dinamica dell’incidente di Robert.

Sembrava molto sospettoso. I riflettori nuovi erano perfetti e rigidissimi, senza alcun rischio di cedimenti. Non riusciva a capire come fosse caduti, non trovava che una soluzione: un atto umano.

Stava controllando i cavi che si riallacciavano a terra, quando ebbe compagnia.

"Che diavolo ci fai qui?"

"Oh...Samantha...scusami io...sto solo controllando un po' questo posto!"

"Controllando cosa?"

"Vedi, io non sono convinto della versione ufficiale della polizia: loro hanno chiuso il caso, ma io sono quasi certo che quel riflettore non possa essere caduto sa solo..."

"Adesso basta! Non voglio più sentire questi discorsi...Robert è morto per un incidente"

"Non è così Samantha...lasciami solo dare un'occhiata...magari..."

"Ma perché ti ostini tanto?"

"Perché continuerai a soffrire finchè non si spiegherà tutto...lo so che è dura per te, ma devi guardare in faccia alla realtà...Robert è morto, non tornerà mai più...ma possiamo almeno rendergli un po' di giustizia...no?" chiese teneramente Jarod.

Lei sospirò rassegnata e poi rispose: "Fa come vuoi"

"Bene...allora... – iniziò portandosi sotto il riflettore - Robert era qui, giusto?"

"Esatto" annuì lei confusa.

"Il riflettore, guarda caso... - puntò in alto col dito - E' caduto proprio addosso a lui, senza aspettare un solo secondo che lui fosse in un'altra posizione...è ovvio che tutto fosse calcolato..."

"Ma che stai facendo?"

"Cerco di entrare nei panni di Robert...per capire ciò che è successo...puoi chiamarla simulazione"

"Tutto questo è ridicolo" bofonchiò lei scetticamente.

"Ehi, cosa ci fate qui voi due?" chiese un ragazzo entrando sul palco.

"Ciao Mark, ti stavo proprio cercando...volevo chiederti una cosa!"

"Cioè?"

"Credi che i riflettori possano essere manomessi, insomma...fissati male o staccati per farli cadere in un preciso momento e in un preciso punto?"

"Si, è possibile, ma noi stiamo molto attenti a fissarli bene!"

"E allora perchè quel giorno il riflettore è caduto?" chiese un po' indispettito Jarod.

"Ehi, se stai cercando di dirmi che la colpa è mia ti sbagli...io li avevo fissati benissimo!" replicò Mark sentendosi accusato.

"Non ce l'ho con te Mark...sto solo cercando di capire cosa è successo quel giorno!"

“Ora basta, non ne posso più! Devi smetterla di intrometterti, capito? Non voglio più sentire parlare di questa storia!” gridò Samantha andandosene.

Mark guardò con fare un po’ risentito Jarod, poi la seguì; ma Jarod ormai sembrava convinto dei suoi ragionamenti e cominciava addirittura a dubitare di Samantha...

Ogni volta che parlo di Robert cambia argomento, non vuole saperne niente...e come mai una donna così innamorata non vuole sapere la verità sulla morte del suo fidanzato? Devo scoprirlo...

HOLLYWOOD, ore 10.00 p.m.

Jarod stava cercando nel database di tutte le compagnie cinematografiche da almeno due ore, ma non aveva ancora trovato niente che gli interessasse.

Stava ormai dandosi per vinto, mentre in sottofondo continuava a guardare "Gli Uccelli", "Vertigo" e "Pshyco".

Proprio verso la fine di quest’ultimo, mentre il poliziotto scopre la cantina di Norman Bates e i cadaveri, Jarod trovò il nome di Samantha in un registro di una compagnia per cui aveva lavorato in precedenza.

Due anni prima, infatti, era truccatrice in quell'agenzia, ma era stata arrestata dopo due anni di lavoro a causa di alcuni problemi avuti con un attore.

Guarda guarda...pensò Jarod.

La ragazza aveva aggredito l’attore durante le riprese; lui, pur non ferito gravemente, l’aveva denunciata condannandola ad un risarcimento di cinquemila dollari e al licenziamento.

Jarod spense il computer e concluse la sua visione di Pshyco, iniziando a pensare a quello che poteva essere successo...

HOLLYWOOD, IL GIORNO DOPO, ore 11.00 a.m.

Samantha stava truccando un’attrice nel suo camerino, inconsapevole che Jarod la stesse cercando. Stava sistemandole le sopracciglia, quando lui entrò di soprassalto.

"Ciao...scusami Samantha, potrei parlarti un minuto in privato?"

"Non adesso Jarod, sono molto occupata"

"E' una cosa urgente...riguarda Robert"

Lei sospirò poco convinta, poi si scusò con l’attrice: "Julia, torno subito!"

I due uscirono e si avviarono nel camerino di Samantha.

"Allora, si può sapere che vuoi ancora?" chiese lei una volta chiusa la porta.

"Senti, sono sicuro che non si è trattato di un incidente...e penso di aver capito che c'entri anche tu!"

"Ma che stai dicendo? Sei matto?"

"No...non sai quanto ci sono rimasto male ieri, nel leggere dei tuoi precedenti con Carl O Neil"

Lei, in parte arrabbiata e in parte sorpresa, rimase in silenzio.

"Oh sì...e ho saputo anche di più! Il giorno dell'incidente hai discusso con Robert...avete litigato!"

"Beh, in una coppia ci sono anche delle discussioni!"

"Già, ma in molti mi hanno detto che era una vera e propria scenata di gelosia: l'avevi visto con Greta fuori dallo studio e avevi pensato ad una relazione...non è vero?"

"Sì, infatti avevo frainteso il loro comportamento, ma io lo amavo, non l'avrei mai ucciso per quel motivo. Chi ti credi di essere per accusarmi?"

Samantha si sedette ed iniziò a piangere a dirotto.

"Io amavo Robert...non gli avrei mai fatto del male!"

Jarod le mise un braccio sulle spalle, convinto di essere stato troppo precipitoso. Le sembrava molto sincera.

"Scusami Samantha...ho raggiunto delle conclusioni un po' troppo in fretta..."

“No...avevi ragione anche tu, vuoi solo darmi una mano e io ti ho dato contro fin dall’inizio...avrei dovuto dirti tutto io, senza che lo scoprissi da solo!”

Jarod sorrise notando che si stava calmando, così gli venne in mente quello che voleva chiederle dal giorno prima.

"Ascolta...Josh ha parlato di un fallimento quasi raggiunto dall'agenzia...tu ne sai niente?"

"Sì...la casa di produzione stava fallendo, ma da quello che ha detto Josh, poi la banca gli ha fatto un altro prestito!"

Jarod, sorpreso da quella dichiarazione, le diede un’amichevole buffetto sulla guancia e poi la lasciò da sola.

CENTRO, ore 1.00 p.m.

Miss Parker era nel suo ufficio e continuava a riguardare l’e-mail del Triumvirato con occhi impauriti. Non sapeva come prendere questa cosa e soprattutto non voleva che lo scoprisse anche Jarod, aveva già abbastanza preoccupazioni.

Ad un certo punto squillò il telefono e rispose controvoglia.

"Pronto?"

"So dell'e-mail Parker. Devi andartene dal Centro"

"E' Sidney che te ne ha parlato?" chiese innervosita.

"No...ho le mie fonti – rispose con sguardo compiaciuto - Non puoi rimanere a Blue Cove, è troppo pericoloso! Devi sparire per un po’!"

"Sapevo che lo avresti scoperto...non ti si può nascondere nulla, eh?" replicò lei. Però poi si ritrovò a sorridere pensando al bambino. Non era poi così vero.

Jarod sorrise, ma poi tornò serio: "Dove hai intenzione di andare?"

"Ci ho pensato bene e ho deciso che...rimarrò al Centro"

"Parker..." disse in tono da rimprovero.

"Senti, non ti ci mettere anche tu, va bene? Tu rischi la vita ogni giorno, per me non è altro che una preoccupazione in più...non posso andarmene proprio ora! Starei peggio in giro con gente che mi dà la caccia, starei come..."

"...Come me?"

Parker stette un attimo in silenzio pensando a ciò che aveva detto, poi proseguì.

"Jarod, mi guarderò le spalle, te lo prometto..."

"Inutile cercare di farti cambiare idea perciò ti dico solo questo...sta attenta!"

Poi riattaccò e Parker mise giù la cornetta tornando a bere il suo caffè.

"Lo farò" sussurrò. 

HOLLYWOOD, ore 5.00 p.m.

Jarod entrò nella banca pronto a farsi valere: indossava un vestito elegante nero, una cravatta e degli occhiali da sole. In mano aveva una valigetta (che in realtà non conteneva nulla) e un distintivo del fisco.

Si avvicinò ad un impiegato che gli parve abbastanza giovane, convinto che lo avrebbe più facilmente raggirato.

"Buongiorno...desidera?"

"Agente Jarod Harris...sono un impiegato del fisco!" disse mostrando un distintivo e togliendo gli occhiali da sole.

"Sì...mi avevano detto che sarebbe venuto...solo non credevo così presto!" rispose un po’ teso.

"Avanti, faccia in fretta! Un computer, coraggio!" disse cercando di metterlo in soggezione.

"Oh...sì certo! P-può usare quello" rispose lui.

"Bene...rimanga nei paraggi, potrei aver bisogno di lei!"

Jarod iniziò a cercare notizie sui conti in banca della casa cinematografica: sembrava tutto tranquillo, troppo tranquillo. E così Jarod notò che dopo il primo prestito, fatto l’anno precedente, non ce n’erano più stati.

Jarod chiamò nuovamente il ragazzo.

"Mi scusi, venga un momento!"

"Qualche problema?" domandò correndo da lui.

"Mi avevano detto che avevate aiutato una casa cinematografica a riprendersi qualche tempo fa, ma qui non risultano prestiti!"

"Infatti...noi non abbiamo fatto più prestiti a quella casa, ma tanto non ne hanno più bisogno..."

"Perché?"

"Lei avrà saputo di quell'incidente...sì...di quell'attore che è morto sul set. E' stata l'assicurazione ad arricchirli...risarcendoli per milioni di dollari!"

"Già...tutto si spiega!"

Jarod cambiò espressione da serena ad arrabbiata e poi capì di aver sbagliato tutto dall’inizio. Ora sapeva chi era il colpevole, la stessa persona che gli aveva mentito per una settimana.

HOLLYWOOD, ore 8.00 p.m.

Jarod era agli studi e stava preparando ogni cosa per sorprendere il colpevole. Mark era lì con lui e stavano decidendo insieme le misure, le durate e lo svolgersi dell’azione. Inutile dire che anche Mark, dopo aver scoperto il colpevole, non vedeva l’ora di vendicarsi.

Così verso le nove tutto era pronto e Jarod lo chiamò agli studi con una scusa e lo invitò a venire per le dieci.

Ore 10.07 p.m.

Josh si aggirava sul palco da un paio di minuti alla ricerca di qualcuno, ma tutto era stranamente silenzioso. Ad un certo punto, però, Jarod sbucò dall’oscurità e si accesero le luci.

"Buona sera Josh!"

"Jarod! Dannazione mi hai fatto spaventare!"

"Beh, finchè non ti trovi in una doccia ed io non ho in mano un coltello...non dovresti...ma di certo Robert era spaventato la sera in cui è morto...quando s'è visto cadere addosso quel riflettore..."

"Non capisco dove vuoi arrivare...la morte di Robert è stata una disgrazia terribile e..."

"Davvero? Voglio sapere una cosa...dimmi per quale motivo hai inscenato tutto questo..."

"Cosa?"

"Tu hai manomesso il riflettore, facendolo cadere addosso a Robert...avevi anche dei testimoni, cosicché la tesi del guasto fosse inattaccabile! Invece sei stato tu a farlo!"

"Oh andiamo Jarod – lo bloccò ridendo -  Non lo penserai seriamente! Scusa ma non ho tempo di restare qua a sentire delle stupide storielle, devo andare"

"Non così in fretta, signor regista!"

Jarod lo assalì alle spalle e gli diede una botta in testa, così quello cadde a terra tramortito. Lo legò ad una sedia di modo che non potesse nemmeno muoversi e lo posizionò proprio al centro del palco con una luce addosso.

Qualche minuto dopo gli si avvicinò per svegliarlo.

"Ehi, Josh! Svegliati!"

Gli diede qualche schiaffo, poi gridò: "E svegliati!"

"Ma che succede?" chiese lui un po’ stordito.

Poi si rese conto di essere legato ed iniziò ad impaurirsi.

"Ma che stai facendo, Jarod?"

"Solo ciò che...è giusto, un degno finale alla Hitchcock per un regista come lui...vedi quel riflettore sopra di te? – disse indicandolo - Fra circa...un minuto e mezzo cadrà..."

"E tu speri che io sia cosi stupido da crederci?" rise.

"Vediamo un po' allora...potremmo dargli una mano e accelerare...Mark?"

"Dimmi Jarod?" domandò Mark sorridendo dall’alto.

"Perché non cominci a smontare i bulloni di quel bel riflettore...pesante e pericoloso..."

"Ci penso io!"

Si piegò ed iniziò a lavorare smontando viti e bulloni, così il riflettore iniziò a tremare.

"Ma che fai stupido idiota? – gridò Josh dimenandosi - Passerai dei grossi guai"

"No, tu passerai dei grossi guai Josh! Scegli: o la dolorosa morte che hai inflitto anche a Robert...o la confessione...il tempo passa! Tic tac..." disse sorridendo.

"E va bene...dannazione...è vero! Sono stato io! E’ tutta colpa mia...non potevo permettere che questa casa per cui avevo lavorato tanto fallisse...e Robert era solo uno stupido attoruncolo..."

"Non è vero! Era un uomo stimato, ammirato da tutti e con un roseo futuro davanti...che tu gli hai portato via! Comunque...temo che il tempo per te sia scaduto! Dì addio alla tua carriera e...alla tua vita Josh!"

Jarod fece un gesto a Mark che sganciò l’ultimo bullone: Josh iniziò a gridare mentre il riflettore gli cadeva proprio addosso, ma non lo raggiunse.

Si fermò a pochi centimetri sopra di lui. Josh era svenuto per la paura e Jarod, notandolo, scoppiò a ridere e andò a fermare la telecamera.

HOLLYWOOD, 10.30 p.m.

Jarod stava consegnando la cassetta al poliziotto, altri stavano portando via Josh. Vicino a lui c’erano molti membri della troup, Mark e Samantha.

"Non riesco a credere che sia stato lui" gli disse Samantha.

"Anche a me riusciva difficile all'inizio...ma ti abituerai all'idea...ed ora Robert ha avuto giustizia!" rispose abbracciandola.

Lei lo strinse forte, poi Jarod continuò: "Starai bene?"

"Starò bene... – confermò - Forse all'inizio sarà un po’ difficile..."

"Samantha... – disse Mark avvicinandosi – Ti accompagno a casa, se vuoi..."

Samantha guardò Jarod: “Ma andrà bene...Arrivo subito Mark!”

"In bocca al lupo ragazzi!" disse Jarod guardandoli sorridendo. Poi li lasciò andare via e anche lui, così come era arrivato nelle loro vite, sparì.

CENTRO, ore 11.00 p.m.

Parker era arrivata in garage pronta ad andare a casa; senza volerlo incrociò Lyle che scendeva dall’auto per tornare in ufficio.

“Ciao Lyle... – disse raggiungendolo – Devo dirti un paio di cosette..."

"Aspetta...prima devo dirti io una cosa...molto importante" disse preoccupato.

"Sentiamo" bofonchiò contrariata.

"Il Triumvirato mi ha mandato un'e-mail...dicono che vogliono eliminarti al più presto e potrei essere io quello che...dovrà farlo...”

Parker si trovò molto stupita dalla dichiarazione del fratello, non si sarebbe mai aspettata che il fratello gliel'avrebbe confessato.

"Ma sappi che...io non ho intenzione di ubbidire agli ordini..."

"Sicuramente...dato che negli ultimi anni non hai aspettato un solo secondo per farmi le scarpe...questo ruolo da figliuol prodigo non ti si addice molto!"

"Ti prego...non prendermi in giro...questa volta sto dicendo la verità!"

"Da dove nasce questo improvviso amore per me, fratellino?"

"Quando qualcuno deve uccidere una persona a cui vuoi bene, puoi anche accettarlo, ma se sei tu stesso a doverlo fare...ti batti con tutte le tue forze per tirarti indietro, qualsiasi siano le conseguenze!"

Parker rimase zitta, come poche volte in cui aveva dialogato con Lyle.

"Comunque... sei anche libera di non credermi, ma sappi che sono sincero!"

"Mmm...non abbasserò la guardia Lyle, ma...a domani!"

Gli fece una specie di sorriso, più che altro una smorfia, poi andò in macchina e uscì dal garage.

Lyle, fiero e tranquillizzato per essersi tolto un tale peso, tornò in ufficio a controllare per l’ultima volta la sua casella di posta.

C’era un e-mail, di nuovo dal Triumvirato. L'aprì incuriosito. 

Lyle,
il Gran Consiglio ha deciso che non sarai tu l’incaricato dell’omicidio di Miss Parker, non possiamo più fidarci di te. Cercheranno altri sicari africani, presto verranno a Blue Cove per concludere la missione una volta per tutte e finire quello che tu non sei stato in grado nemmeno di iniziare.

Lyle, sollevato, spense il computer e con un sorriso ghignante stampato in faccia tornò in macchina e si avviò a casa.


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004 Antonio Genna

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