Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 7: Vincere la paura


Racconto appartenente alla Virtual Season di "Jarod il Camaleonte" scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod". Le partecipazioni degli attori indicati in fotografia come "guest-star" non sono reali ma servono soltanto a dare un'idea del personaggio.


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS

MR. LYLE
 

GUEST STAR


DAVID SANDERS

KATE WHITE

MELISSA WARREN

TAMARA SANDERS

TERRY GRAHM
 

L'EPISODIO

CASA DI MISS PARKER, ore 10.00 a.m.

Parker si svegliò tranquillamente e si girò per ritrovarsi sdraiata a pancia in su; aprì gli occhi mentre le sue labbra si incurvavano in un delicato sorriso. Lui non c’era. Si sedette nel letto, poi si guardò intorno pensando che forse era stato tutto un sogno; ma poi guardò sul cuscino di fianco al suo e notò un bigliettino lasciato da Jarod.

Non sai quanto mi sia dispiaciuto scappare da te anche questa volta, ma il mio lavoro mi chiama... ci sentiamo più tardi.
Jarod 

Parker lo appoggiò sul comodino e poi si alzò continuando a camminare avanti e indietro mentre si vestiva. Non poteva far altro che pensare a quello che era successo. Dopo qualche minuto, il telefono squillò e lei andò a rispondere con la grande paura che si trattasse di Jarod. Sollevò la cornetta e attese.

“Sì... d’accordo, arrivo subito!” rispose. Poi prese la giacca ed uscì di casa

Ci sono simulatori tra noi 
Jarod: “Sono stato tolto alla mia famiglia”
Sidney: “36 ore e sta già dimostrando molto più talento di ogni altro”
Jarod: “Quante persone sono morte per quello che io inventavo?”
            “Da quando sono fuggito ogni momento lo dedico alla ricerca del mio passato”
Miss Parker: “E’ un simulatore… un genio che può diventare chiunque voglia”
Sidney: “Il centro lo vuole vivo”
Miss Parker: “Preferibilmente” 
Miss Parker: “Difende i deboli e i derelitti”
Jarod: “La vita  è un dono”
Paziente: “Lei è un dottore?”
Jarod: “Sì… oggi sì”

SEATTLE SWIMMING POOL, ore 2.00 p.m. 

Jarod era in piedi sul bordo della vasca e stava aspettando anche l’ultimo ritardatario dei suoi nuovi allievi. Quando l’ultima ragazza, che si stava infilando la cuffia, arrivò di fianco agli altri, iniziò a parlare.

"Bene ragazzi... vorrei la vostra attenzione per qualche minuto..." gridò richiamando anche un gruppo in fondo, formato da ragazze che chiacchieravano.

Tutte si misero intorno a lui.

"Allora...di qui a qualche giorno ci saranno le gare annuali...sapete che sono molto importanti per voi che volete sfondare nel mondo agonistico...voglio la massima attenzione queste settimane e voglio che diate il meglio in allenamento, ok?"

I ragazzi annuirono in coro, così Jarod si staccò di nuovo dal gruppo.

"Bene... ora in acqua! Inizieremo con dieci vasche a stile libero, per riscaldarci un po'!" gridò di nuovo, mentre tutti iniziavano a tuffarsi e a eseguire gli ordini.

Ma poi Jarod notò che una delle ragazze era rimasta seduta su una panchina, guardava l’acqua quasi impaurita e i compagni con estrema invidia.

"Ciao..." le sussurrò Jarod avvicinandosi e sedendosi con lei.

"Vuole qualcosa?"

"Beh...mi chiedevo come mai non entri in acqua insieme ai tuoi compagni...il costume c'è, la cuffia pure...manchi solo tu!" rispose lui.

"Beh, vorrei ma...sfortunatamente ho un crampo!"

"E come mai la gamba non ti fa male? Mi sembri un po' troppo rilassata per avere i crampi..."

"Non si faccia ingannare dalle apparenze!"

"Le apparenze non ingannano mai...l'ho imparato con la mia esperienza personale...capisco una persona appena la guardo in faccia...e così ho capito che tu hai qualche problema...non è così?"

“Non riguarda me...ma non credo che la cosa le possa interessare..." rispose un po’ scocciata.

"Tu prova a parlarmene... - continuò con calma Jarod - Ti assicuro che non te ne pentirai...a volte parlare con qualcuno serve a qualcosa!"

"Non credo che servirà...comunque...la mia migliore amica la settimana scorsa è stata aggredita proprio qui, nell’acqua, e adesso ha paura di nuotare...sono molto preoccupata per lei, ecco perchè non voglio entrare in acqua! Non sono in condizione di affrontare l’allenamento!”

"Come si chiama la tua amica?"

"Tamara Sanders...è molto nominata qui, dal momento che è... volevo dire che era la migliore..."

"Ma...hai provato a parlarle, a chiederle cosa le è successo? E' stata una cosa tanto grave?"

"Si... sapesse quante volte ho provato a farlo... ma lei non ne vuole sapere... e non vuole neanche più parlare del nuoto o della sua aggressione!” rispose lei.

"Non potrei vederla? Mi piacerebbe molto parlare con lei..."

"Sarebbe inutile... appena le ho detto che c'era un nuovo istruttore di nuoto lei ha cambiato subito argomento... si figuri incontrarla!”

Dopo una breve pausa continuò: “Era bravissima, se penso che è stata aggredita proprio il giorno prima della gara più importante... Ci teneva così tanto!” concluse sospirando.

Jarod le diede un pacca sulle spalle e le fece capire che le avrebbe di certo dato una mano. Non poteva lasciare in giro un aggressore che aveva causato tanto dolore...

CINCINNATI, ore 4.00 p.m.

"Mi chiedo perché Jarod ci abbia fatti venire qui...tu hai qualche idea?" chiese Sidney a Parker.

"...No..." rispose lei, che era stranamente soprappensiero.

"Sei silenziosa stamattina...tutto bene?"

"..."

"Parker!"

"Cosa?"

"Sei sicura di stare bene?"

"Sì certo...sto benissimo..." mentì.

Poi si avvicinarono a dei ragazzi che stavano giocando a calcio.

"Salve ragazzi!" li interruppe Parker.

"Bene bene, con chi abbiamo il piacere di parlare, bella signora?"

"Vogliamo solo chiedervi qualche informazione" disse Sidney, bloccando Parker che stava già per reagire.

"Conoscete quest'uomo?" continuò mostrando una foto di Jarod.

"Si... certo, questo è Jarod!"

"E chi è? Il vostro maestro o il vostro dottore?" chiese ironica Parker.

"Era il nostro allenatore fino alla settimana scorsa!" rispose un altro ragazzo.

"Allenatore?" chiese Parker.

"Già...il nostro coach! Figuratevi che prima eravamo una semplice squadretta..."

"Eravamo delle schiappe!” puntualizzò un altro

"Non avevo dubbi..." disse Parker rivolta al ragazzo che l’aveva provocata.

"Ma poi è arrivato Jarod...lui ci ha insegnato il vero valore dell'amicizia e ad essere più affiatati in campo. Adesso siamo molto migliorati sia nel gioco che tra di noi!"

"Sul serio? Scommetto che prima di ogni partita vi batteva la mano sul cuore e vi diceva <<Sono con voi>>!"

"Più o meno faceva così!"

Parker guardò Sidney con sguardo vincente, facendogli notare che, come al solito, aveva indovinato.

"Sapete dov'è andato?" chiese Sidney. Parker si zittì immediatamente, ricordando dove era stato fino a poco prima Jarod.

"No...purtroppo non sappiamo niente...se n'è andato qualche giorno fa..."

"Grazie mille ragazzi... - cercò di mascherarsi Parker - Andiamo Sid!"

Sidney notò immediatamente lo strano modo di fare di Parker, così iniziò a insospettirsi, ma preferì non dire niente.

SEATTLE, ore 7.00 p.m.

“Siamo contenti che sia venuto signor Stone...magari potrebbe dare una mano a Tamara!" stava dicendo Kate, la madre della ragazza.

"Mi piacerebbe davvero molto poterla aiutare...mi hanno detto che era bravissima!"

"Già – rispose il padre, David - E pensare che era alla vigilia della gara più importante della sua vita..."

Jarod si avvicinò al camino e alla scrivania.

"Tutti questi trofei...sono suoi, vero?" chiese sorridendo e guardando anche le foto.

"Proprio cosi... – rispose Kate e poi prese in mano un trofeo - Questo è l'ultimo!"

"Ci teneva tantissimo a vincere quella gara..." intervenne David.

"Ma...voi non avete proprio idea di chi possa essere stato? Magari qualcuno che ce l'aveva con voi..."

"Mia figlia non ha nemici... e nemmeno noi! Certo ha delle rivali in squadra, ma sono tutte gare amichevoli!"

"Beh... qualcuno non la pensava così... per fare ciò che ha fatto! Crede... che potrei vedere sua figlia?"

"Certo, ma la prego...non se la prenda se la caccerà via...fa cosi anche con noi!"

"Non si preoccupi... grazie mille..." e si avviò di sopra insieme a Kate. Raggiunsero la camera di Tamara e la donna bussò, per poi entrare lentamente.

"Tesoro c'è una visita per te!"

"Non voglio vedere nessuno"

Jarod guardò sopra all'armadio e notò ulteriori coppe e medaglie.

"Tamara...io sono un amico...mi piacerebbe scambiare due parole con te..." cercò di convincerla.

"No... non voglio parlare con nessuno... ma lei chi è poi? Ah... ho capito uno psicologo!"

"No... non sono uno psicologo, anche se ogni tanto... lasciamo stare... - sorrise lui fra sé e sé - Comunque sono il nuovo istruttore di nuoto e le tue amiche erano preoccupate per te!"

"Avevo detto a Melissa che non volevo più avere niente a che fare con nuoto o istruttori... è stata lei a chiederle di venire, vero?"

"No, lei mi ha detto chiaramente che non volevi visite, ma io ho insistito... sono una persona molto testarda... come te, del resto... vero?"

Kate, notando che Jarod avrebbe certamente tenuto testa alla figlia, decise di lasciarli soli. "Io sono di sotto!" sussurrò a Jarod per poi uscire.

"Venga al dunque... perché è qui???” chiese scocciata incrociando le braccia.

"Volevo cercare di darti una mano... e capire come mai hai lasciato il tuo sport... forse la tua vita..."

"Io non ho lasciato questo sport di mia volontà, qualcuno... mi ha costretto!"

"Eppure non ne vuoi parlare... credo che ti aiuterebbe molto dire a qualcuno quello che ti è successo!"

"Io non ricordo niente di quella sera! E poi comunque lei non potrebbe fare niente..."

"Non è possibile che tu non rammenti nulla...se stai ancora così male per ciò che ti è successo... parla con me! Davvero, posso darti una mano!"

"Se ne vada! Subito!"

Jarod, deluso e triste allo stesso tempo, si avviò alla porta. Prima di uscire, però, salutò a suo modo Tamara.

"Ho un'altra particolarità...sono una persona che non si arrende facilmente...e ti ripeto che se hai bisogno puoi contare su di me...A presto, Tamara!"

Lei lo guardò stupita  e con aria interrogativa, poi Jarod uscì dalla camera.

CENTRO, ore 9.00 p.m.

Miss Parker e Sidney entrarono velocemente nell’ufficio di quest’ultimo; subito notarono Broots che sicuramente li stava aspettando da un sacco di tempo. Era seduto e si stava mangiando le unghie per la tensione.

"Miss Parker...S-Sidney siete tornati finalmente!"

"Broots, piccolo roditore...che diavolo hai questa volta?" chiese ironica Parker.

"Non crederete mai a quello che ho visto..."

"Ah beh...da come sei agitato direi che hai finalmente trovato un modo per farti crescere i capelli, o magari hai visto Elvis in giro per il Centro...che cosa c'è di straordinario?"

"Mezz'ora fa, in corridoio, ho visto Lyle e Raines discutere di qualcosa..."

"Cosa c'è di strano Broots? Lyle e Raines discutono in continuazione..." notò Sidney.

"Già...ma dopo che Raines se n'è andato Lyle era molto nervoso...non l'ho mai visto cosi!"

"Tu dici che stanno confabulando qualcosa?" domandò Sidney.

"Di cosa stavano parlando?" chiese Parker tornando seria.

"Beh...non ho sentito cosa si dicevano ma..."

"Oddio, Broots! Sempre il solito idiota! Ci penserò io!"

"E come Miss Parker?" domandò Sidney.

"Beh...andrò a chiedere a quell'altro idiota di mio fratello...sono sicura che riuscirò a cavare qualcosa!"

Uscì dalla stanza e quasi subito s’incrociò con Lyle, che appena la vide si bloccò impaurito.

"Miss....Miss Parker!"

"Ciao fratellino...ti vedo un tantino nervosetto! Che cos'hai?"

"Nervoso io? No, sarà solo una tua impressione..."

"Impressione? Anche Broots mi ha riferito la tua tensione dopo che hai parlato col caro vecchio Raines...sta per caso succedendo qualcosa di cui io, ancora una volta, non sono al corrente?" domandò minacciosa.

"Hai...trovato indizi di Jarod? Mi hanno riferito che stamattina sei andata a..."

"Cincinnati...già...come al solito seguiamo le sue tracce...ma non dimenticare mai, che io seguo sempre anche te...quindi non nascondermi più niente...chiaro fratellino?"

"Come è tardi...devo andare...ci vediamo sorellina!" poi scappò via, continuando a guardare l’orologio.

Parker lo guardò pensierosa, poi tornò verso l’ufficio di Sidney.

In quel momento le venne in mente la serata precedente e tutto quello che era successo... Jarod che era piombato lì e senza spiegazioni l’aveva baciata.

Continuava a rivivere quel momento, quando si ritrovò sulla soglia dell’ufficio.

"Visto che mio fratello è piuttosto vago... sai bene cosa ti aspetta, Broots!" gridò entrando.

Broots, sconsolato, si accasciò sul divano: si immaginava già il duro lavoro che lo aspettava.

"Non fare quella faccia... se avessi sentito cosa si dicevano... ora non dovresti scoprirlo!" rispose Parker. Sidney scoppiò a ridere.

SEATTLE SWIMMING POOL, IL GIORNO DOPO, ore 8.00 a.m.

"No... No Sam, così non va bene...devi distendere di più le braccia, lo sai benissimo! Non è uno stile libero corretto quello... avanti fai un'altra vasca!"

disse Jarod ad uno dei suoi allievi spiegandogli quali fossero i problemi nel suo stile.

"D'accordo Jarod" rispose Sam. E subito riprese a nuotare. Jarod allora voltò lo sguardo verso l’allievo successivo e notò immediatamente che si trattava di Melissa.

"Melissa! - gridò lui cambiando corsia - Ma che cavolo combini? Ti avevo detto di fare tre vasche a dorso e mi stai facendo un delfino!"

"Cosa? Non l'ho sentita?" rispose lei fermandosi.

"Melissa...non puoi continuare così, non ascolti più nemmeno quello che ti dico! Che ti alleni a fare?" la rimproverò lui sconsolato.

Melissa allora uscì dall’acqua altrettanto rattristata e si sedette sul bordo della corsia pensando.

"Senti...so che non è facile per te allenarti... hai molti pensieri in testa, ma..."

"Io sono molto preoccupata per Tamara...non riesco ad allenarmi! Ma lei non può capire..."

"Capisco molto meglio di quanto tu non creda...ma non puoi andare avanti così! So che soffri per lei, ma ti prometto che le darò una mano...sono già andato a trovarla!"

“Davvero? E come sta?" chiese lei stupita.

"Beh... devo essere sincero, non sta affatto bene... è spaventata, rifiuta ogni visita e soprattutto non vuole dire nulla riguardo alla sua aggressione!"

"Se non sbaglio io gliel'avevo detto!" rispose lei con aria di chi sa di aver ragione.

Jarod sorrise: "Certo, ma io non mi arrendo facilmente di fronte agli ostacoli! Comunque dobbiamo riuscire a scoprire qualcosa di più su quella sera... lei non ti ha detto proprio nulla?"

“No, niente di niente..."

"Ma Melissa...tu non sai se qualche vostra compagna aveva problemi con Tamara? O Qualche ex ragazzo... qualcuno che possa averla aggredita!"

"Ma quante domande per un istruttore di nuoto!" gridò una voce alle spalle di Jarod. Lui si voltò e trovò di fronte a sé una ragazza che ancora non aveva conosciuto: era alta, bionda e molto carina, ma aveva un’aria troppo sicura di sé.

"Non crede di esagerare?" continuò maliziosamente.

"Mmm...credo di non avere ancora avuto il piacere...signorina..."

"Grahm...Therry Grahm...campionessa olimpionica! Mi scusi per il ritardo...ma essendo la migliore qui dentro, me lo posso permettere!"

Diede un’occhiata molto intensa a Jarod e poi si tuffò in acqua iniziando a nuotare verso i suoi compagni.

"Questo è tutto da vedere...Therry..." sussurrò lui fra sé e sé.

9.00 a.m.

Jarod stava cercando ovunque Melissa, aveva ancora bisogno di parlare con lei; l’ultimo posto in cui si recò fu il bar della piscina. Entrò nel locale e finalmente la trovò seduta ad un tavolino insieme a Therry.

Bene, prenderò due piccioni con una fava! Pensò lui.

"Salve ragazze... ma... cosa state mangiando?" chiese sedendosi al tavolo con loro. Le ragazze, infatti, stavano entrambe sgranocchiando delle patatine.

"Ma non lo vede da solo?" domandò Therry prendendolo in giro.

"Beh...non mi sembrano cose molto salutari..." rispose a tono Jarod; poi prese una patatina dal pacchetto e la studiò poco prima di ingoiarla.

Mentre le due ragazze lo guardavano stupite, Melissa osò chiedere: "Le piace?"

"Beh... - Jarod sorrise e ne prese altre - Devo dire che non sono male, ma resto del parere che sono piene di schifezze! Leggete i principi nutritivi..."

"Oh andiamo Jarod, non abbiamo bisogno di un dietologo - sbottò Therry scocciata - Piuttosto mi dica...cosa ne pensa del mio stile?"

"Beh...devo dire che è uno stile che colpisce - rispose Jarod - Anche se ci sono molte piccole imperfezioni che andrebbero corrette..."

"Cosa? Imperfezioni? No... si sbaglia, io sono perfetta... e comunque sentiamo... a quali imperfezioni si riferisce?"

"Non mi sembra il caso di parlarne adesso...carissima Therry... – rispose con tono di sfida - Ci sono molte cose che esulano dal tuo stile che richiedono maggior attenzione, non credi?"

"Bene, vorrà dire che qualche giorno mi allenerà in privato che ne dice?"

"Vedremo se ce ne sarà l'occasione... piuttosto Melissa... ti è venuto in mente qualcosa?"

"Riguardo Tamara? Lei non mi ha detto nulla della sua aggressione, gliel’ho già detto!"

"Certo che lei è veramente insistente" notò Therry.

"Cerco solo di dare una mano..." rispose Jarod ormai arrabbiato.

"Eh già...è un vero peccato che Tamara sia stata aggredita proprio il giorno prima di quella gara... avrei proprio voluto gareggiare con lei!"

"Però questo ti ha facilitato... hai vinto facilmente!"

"Non la considero una vittoria...con lei mi sarei divertita di più!”

"Jarod... cosa possiamo fare per lei?" domandò Melissa.

"Credimi Melissa... starle vicino è già una cosa molto importante... più vi allontana più significa che ha bisogno di voi! Però... deve riuscire a parlare con qualcuno di quello che le è accaduto... deve sfogarsi!"

"Lo penso anch'io... ma è inutile... lei non vuole, e in più afferma di non ricordarsi nulla di quell'incidente... la polizia l'ha anche interrogata ma non hanno raccolto nessun indizio! Temo sia tutto inutile... Ora devo andare. A presto!" concluse Melissa andandosene.

Jarod era visibilmente affranto, ma non potè soffermarsi a pensare perché Therry non potè fare a meno di commentare.

"Mmm...molto strano..."

"Cosa?"

"Il comportamento di Melissa...si vede benissimo che la sua non è solo preoccupazione!" notò con aria maliziosa.

"Cosa vorresti insinuare?"

"Mi creda...sta nascondendo qualcosa..."

Detto questo si alzò e se ne andò via anche lei.

IL CENTRO, ore 7.00 a.m.

"Allora? Se non avete buone notizie o qualcosa di importante da dirmi, giuro che vi uccido! Mi avete svegliata alle sei del mattino!" si lamentò Parker entrando di gran carriera nell’ufficio di Sidney.

"Credimi Parker...è per un buon motivo..." intervenne Sidney.

"Abbiamo scoperto il motivo per cui Lyle è cosi agitato in questi giorni!" continuò Broots.

"Avanti... sputate il rospo!" gridò dopo qualche secondo di silenzio da parte dei due.

Sidney e Broots si guardarono, poi fu il secondo a parlare: “Pochi giorni fa Lyle ha ricevuto due ultimatum dall'Africa... uno parla della cattura di Jarod!"

"Sono stufi del fatto che non è stato ancora preso..." proseguì Sidney.

"Li posso capire..." borbottò Parker.

"Già e l'altro..."

Broots non riusciva ad andare avanti, così guardò Sidney cercando un po’ d’approvazione.

"Insomma?" gridò Parker.

"L'altro parla di te... vogliono eliminarti al più presto... come per Jarod, sono stufi anche che tu sia ancora viva" concluse Sidney.

"Immagino... che queste siano le parole testuali, giusto?" sussurrò Parker.

"Tutto bene Parker?" domandò preoccupato Broots.

"Certo... cosa credete, che uno stupido ultimatum da quel posto sperduto mi metta in agitazione? Non mi sembra la prima volta che quel verme di mio fratello mi si mette contro..."

"Già ma adesso sei più in pericolo che mai..." spiegò Sid.

"Beh... starò attenta, ok? Coraggio ora! Broots, devi scovare immediatamente Jarod, o Lyle potrebbe impaurirsi per il primo messaggino che gli è arrivato, non credi?" poi diede un’occhiata d’intesa a Sidney ed uscì poco tranquilla dall’ufficio.

Non era per niente calma, anche se non poteva dimostrarsi vulnerabile agli occhi degli altri...

SEATTLE, ore 4.00 p.m.

Jarod era nel suo nascondiglio e stava cercando notizie su sua madre scartabellando fra i vecchi archivi del Centro. Fra una pausa e l’altra mangiava qualche patatina e ripensava intensamente a tutto quello che aveva scoperto sul caso di Tamara. Se non avesse saputo qualcosa da lei era deciso ad andare al Commissariato a fare una visita ai colleghi.

Dopo un’oretta trovò delle informazioni interessanti riguardo alla madre.

Guarda guarda... e chi è questa Catherine, mamma? Possibile che sia solo una coincidenza?

Continuava a rileggere le informazioni e non riusciva a credere a quello che leggeva. Non appena lesse il nome Catherine gli venne spontaneo pensare a quello che era successo solo pochi giorni prima con Parker... non vedeva l’ora di rivederla...

E fu proprio il pensiero di Parker che gli fece venire la voglia di andare a parlare con Tamara. Controllò l’ora e notò che era il momento ideale per trovarla fuori di casa...

SEATTLE, ore 4.05 p.m.

Jarod scese dalla macchina ed incominciò ad evitare tutti gli alunni che uscivano da scuola; aspettò per qualche minuto e finalmente trovò Melissa e Tamara che uscivano insieme.

"Buon giorno ragazze! Finalmente ti vedo alla luce del sole Tamara... sei una ragazza così carina!" notò Jarod togliendosi gli occhiali da sole.

Tamara, infatti, era abbastanza tranquilla ed effettivamente era una bella ragazza.

"L'hai chiamato tu vero?" gridò verso Melissa.

"Non prendertela con lei... ho preso io l'iniziativa... te l'ho detto che non mi arrendo facilmente!" intervenne Jarod.

"Vattene, non voglio parlare con te!" gridò lei continuando a camminare verso la fermata dell’autobus. Jarod guardò la faccia implorante di Melissa.

"Tamara, ti prego! - la fermò Jarod - Almeno... prendiamoci un gelato, o un pacchetto di patatine insieme! Che ne dite ragazze?"

"Ah... no io devo andare a casa...domani ho un compito..." rispose Melissa reggendo il gioco a Jarod.

"Allora ti fermi tu con me Tamara... non puoi lasciare da solo un povero istruttore che vuole prendersi qualcosa da mangiare... e mangiare da soli fa male allo spirito!"

"Ma cosa vuole da me? Perché mi tormenta?" concluse Tamara, giunta ormai al limite della sopportazione.

"Senti... sono stanco del tuo continuo fingere di non avere problemi! Lasciati aiutare da chi può farlo... andiamo!"

Tamara curvò le labbra in un leggero sorriso e poi seguì Jarod. Dieci minuti dopo erano seduti su una panchina del parco della città, che in quella radiosa giornata era pieno di bambini che correvano da tutte le parti.

"Te la senti allora... di dirmi come sono andate le cose?" le chiese Jarod gustandosi un pacchetto di patatine.

Tamara sospirò e poi si decise a svuotare il sacco.

"Era la sera prima della gara. Io volevo essere il più in forma possibile, quindi decisi di allenarmi da sola in piscina... Ricordo che stavo nuotando... quando sentii una presenza dietro di me... come se ci fosse qualcun altro che stava nuotando... – poi sorrise amaramente – e infatti era vero!”

Si fermò un attimo, ma Jarod non osò interromperla.

“Mi sono fermata... ma mentre mi stavo girando qualcuno mi ha tirato sott'acqua. Ma non voleva uccidermi, perché poi mi ha fatto subito riemergere!"

"Come... riemergere? Vuoi dire che l'hai visto? Ti ha detto qualcosa?" domandò lui irrequieto.

Tamara scrollò la testa con calma, poi rispose: "Mi ha puntato un coltello alla gola e mi ha tirato di nuovo sott'acqua. Tutto quello che mi ricordo, è che ho sentito un dolore alla gamba, infatti mi aveva colpita con il coltello... ho ancora i punti che mi hanno dato in ospedale per quella ferita..." sorrise di nuovo.

"Tamara... è molto importante ogni minimo particolare...non riesci a ricordare nient'altro?"

Socchiuse un attimo gli occhi per concentrarsi, tutte le immagini di quella sera le passavano velocemente di fronte.

“Mentre mi stava minacciando con il coltello mi ha sussurrato una frase...”

"Cosa, Tamara? Cosa ti ha detto?"

Tamara era immobile con gli occhi chiusi, Jarod capiva che stava facendo uno sforzo enorme per ricordarsi.

“Mi ha detto <<Non sarà lo stesso domani senza di te, ma vincerò lo stesso>>"

Jarod iniziò a pensare alla frase, quasi senza sentire Tamara che continuava a parlare.

“Ma non ho capito se era una voce maschile o femminile...parlava a bassa voce!"

Allora a Jarod tornò in mente tutto: quella mattina al bar Therry aveva detto esattamente le stesse cose anche a Melissa.

"Tamara... - disse illuminato e sorridente - Forse ho capito di chi si tratta... e so già cosa fare! Andiamo!"

UFFICIO DI MISS PARKER, ore 5.00 p.m.

Miss Parker era seduta sulla sedia, continuava a giocare con ciondolo della sua collanina. Ogni tanto si fermava a guardare la foto di suo padre, chiedendosi dove fosse, altre volte si soffermava sulla foto di sua madre.

Ma non riusciva a mentire a se stessa: continuava a pensare a Jarod.

Non era una cosa strana, ovviamente. Dopo quello che era successo doveva porsi delle domande. Continuava a dire a se stessa che non era stato altro che uno sbaglio, ma subito dopo si rendeva conto che in realtà la notte con Jarod era stata una delle più belle della sua vita.

Quando erano piccoli erano stati molto uniti, certo, ma mai come quella volta.

Cosa devo fare? Non posso far continuare questa storia, è una cosa troppo grande per tutti e due...Ed effettivamente non riusciva a vedere alcuno sbocco per quella relazione: come avrebbe fatto a dirlo a Sidney? O a Broots? Senza parlare delle possibili conseguenze se mai lo avesse scoperto Lyle o Raines...

Eppure ogni tanto si soffermava ad immaginare una casa, con dei bambini, una staccionata bianca ed un giardino con un bel cane... e Jarod che tornava dopo il lavoro, salutando i suoi bambini e lei...

Ma che cosa pensi, sciocca! Non potrebbe mai succedere... Devo chiudere immediatamente questa faccenda...

SEATTLE, ore 6.00 p.m.

"Pronto?"

"Therry? Ciao, sono Jarod..."

"Jarod? L’istruttore di nuoto?"

"Quanti altri Jarod conosci? Senti... se vuoi potremmo iniziare con quelle lezioni private di cui avevamo parlato... che ne dici?"

"Un appuntamento in piscina? Bene..." disse lei compiaciuta

"Facciamo per le otto stasera? Ti aspetterò già in piscina..."

"Ci sarò certamente!" rispose lei chiudendo la chiamata.

Jarod appese la cornetta sorridendo ed iniziando a preparare ogni cosa vicino alla vasca...

Ore 8.00 p.m.

Therry era già in acqua, si stava scaldando pronta ad un allenamento che sarebbe stato certamente interessante. Dopo qualche vasca, sentì una voce alle sue spalle.

"Bene... vedo che ti stai già scaldando... non immaginavo che fossi un'allieva così volenterosa..." gridò Jarod avvicinandosi al bordo.

Therry lo raggiunse e si appese con le braccia a bordo vasca.

"Che ne dici di iniziare con una bella vasca a dorso?"

"Farò tutto quello che mi dirà di fare!”

"Bene... - rispose lui – Mi renderai tutto più facile!”

Therry si riposizionò al centro della corsia ed iniziò a fare ciò che le diceva Jarod, che pareva molto critico nei confronti del suo stile.

"Therry, le gambe devono andare più veloci... non puoi pensare di vincere a questa velocità!" gridò facendo sì che la ragazza accelerasse.

"Le braccia... la girata deve essere più decisa, così sembri un cavalluccio marino invece che una professionista!"

A queste parole, però, Therry si fermò e lo guardò incredula e scocciata allo stesso tempo.

"Io sono una professionista!"

"Non ne dubito... e sono convinto che vincerai di sicuro anche la prossima gara... visto che Tamara non sarà lì a darti fastidio..."

"Già ha proprio ragione... anche se preferirei che gareggiasse, dopotutto l'ultima volta ho vinto facilmente... senza divertimento!"

"E’ il minimo... visto che in fondo forse ti sentivi in colpa per averla aggredita... no?"

"Ma di cosa sta parlando?" chiese lei tornando seria.

"Oh... non devi fare la finta tonta...sono sicuro che sai bene... di cosa parlo..." rispose lui. Poi si avviò verso una panchina e prese in mano un coltello mostrandolo a Therry.

"Io non c'entro con quello che è successo a Tamara..." rispose lei terrorizzata alla vista dell’arma.

"Ne sei sicura? Allora non hai preso un coltello e l'hai immersa in acqua per poi procurarle un taglio sulla gamba... di certo non volevi farle del male, ma sei riuscita nel tuo intento: spaventarla!"

"Lei è impazzito!” gridò lei. Poi nuotò fino alla scaletta vicina a lei, ma Jarod si mise davanti e le impedì di salire.

"Andiamo... non è così difficile dire la verità... in fondo non ti farà così male... ma dovrai passare anche tu quello che ha passato Tamara...scommetto che forse ti reggerai ancora in piedi una volta finito!"

“Che... che hai intenzione di fare? Sappi che ti farò arrestare se mi farai qualcosa!" gridò allontanandosi dalla scaletta.

"Beh... fai pure... tanto io non sono un vero istruttore di nuoto... e sarò già altrove quando tu deciderai di denunciarmi... potresti risparmiarti la fatica e dire tutto... oppure..." sorrise ed accarezzò la lama, con uno sguardo da pazzo.

"Tu sei pazzo..." gridò. Subito dopo iniziò a chiamare chiedendo aiuto, ma ovviamente nessuno rispose.

"E' inutile che gridi, non ti sentiranno... ed ora è giunto il momento di divertirci un po'!!!"

"Aspetta... Va bene, dannazione, sono stata io... Ma non volevo che lei avesse paura dell'acqua... volevo solo ferirla leggermente!"

"La tua ferita è andata molto più a fondo, credimi... e ne pagherai le conseguenze!" gridò arrabbiato Jarod.

Poi si tolse dalla tasca un registratore nascosto e glielo mostrò spiegandole che la polizia sarebbe arrivata molto presto.

"Sei un bastardo!" concluse lei schizzandogli un po’ d’acqua addosso.

"Risparmia le forze... magari al riformatorio c'è una bella piscina... potresti insegnare alle altre ragazze il tuo stile che... lasciamelo dire, fa proprio schifo!”

Detto questo uscì, notando che la polizia era già pronta ad entrare.

SEATTLE, IL GIORNO DOPO, ore 4.00 p.m.

Melissa e Tamara si stavano dirigendo a piedi verso la piscina, visto che la prima aveva ripreso gli allentamenti a pieno ritmo ora che non era più preoccupata per l’amica.

“Cosa? Jarod ha fatto confessare Therry che era stata lei ad aggredirti?" stava chiedendo a Tamara stupita dopo aver sentito la storia.

“Già, ha fatto proprio questo. Accidenti, non riesco a credere che sia stata Therry... certo sapevo che non le andavo molto a genio, ma arrivare ad aggredirmi…" rispose Tamara.

“Tamara ascolta - le due si fermarono - Adesso che tutto è finito...dovresti ricominciare a nuotare! Ti darò una mano io!"

“Apprezzo quello che stai facendo per me, ma... temo che Therry mi abbia rovinato per sempre la carriera! E’ riuscita nel suo intento!” rispose riprendendo a camminare.

Arrivarono alla piscina dopo qualche minuto, così Tamara si ritrovò a dover andare via: “Bene, adesso devo andare...ci vediamo..."

"...no aspetta – la bloccò Melissa - Vieni anche tu! Voglio che assisti alla mia lezione! Sai, tu dicevi sempre che ero lenta... ma in questi giorni sono migliorata e voglio farti vedere! Ti prego!" la supplicò con un sorriso.

Tamara sospirò e le due entrarono nell’ingresso, dirigendosi in fretta alle vasche.

Jarod, che le aspettava, si avvicinò a loro.

"Ciao ragazze! Tamara, sono contento di vederti finalmente un po' sorridente..."

"Si ma... sono solo di passaggio... tutta colpa di Melissa!" rispose lei ridendo.

"Beh intanto io vado in acqua...e tu Tamara guardami, mi raccomando!"

"Non ti alleni con lei?" domandò Jarod speranzoso.

"No... non è ancora il momento. Comunque colgo l'occasione per ringraziarti, Jarod!"

"Non devi ringraziarmi... ho fatto solo il mio dovere... e sono felice di averti aiutato... ora dovresti solo riacquistare un po' di fiducia in te stessa e negli altri..."

"Vorrei che fosse facile...Ma come lo hai capito?"

"Cosa?" chiese lui, che non seguiva il discorso.

"Come hai capito che stavo mentendo sul fatto di non ricordare niente di quella sera?"

"Esperienza personale... e poi ti ho detto molte cose di me, ma una l'ho tralasciata... io capisco le persone al volo appena le vedo... e capivo che tu avevi bisogno di un aiuto... che potevi darti solo da sola!"

Tamara sorrise, così Jarod le fece una tenera carezza sul volto. Ma proprio in quel momento, Melissa iniziò a gridare aiuto perché non riusciva a nuotare. Riuscì a dire di avere un crampo prima di iniziare a andare su e giù.

"Melissa!" gridò Tamara. Cercò di muoversi, ma non riusciva ad avvicinarsi all’acqua, la guardava impaurita.

"Melissa, stai calma ora arrivo!!!" gridò Jarod. Corse verso il bordo, ma inciampò in una tavola e cadendo si fece male. Iniziò a toccarsi la gamba dolorante.

"Jarod!" gridò Tamara cercando di spronarlo a muoversi.

"Tamara... non riesco a muovere la gamba... Ah! Temo che sia rotta... devi aiutarla tu... muoviti!"

"No... io non posso..."

"Certo che puoi! Sei la migliore nuotatrice della città! Salvala!"

Tamara non riusciva a muoversi e ascoltava le grida di Melissa e gli incoraggiamenti di Jarod senza avere il coraggio di fare qualcosa. Ma poi, quando notò Melissa che andava completamente a fondo, capì che doveva aiutarla.

"No, Melissa!" gridò. Poi si tuffò e raggiunse in fretta l’amica, ma non appena fu di fianco a lei pronta a trascinarla al bordo, lei si riprese.

“Ce l'hai fatta...” le disse.

Tamara si girò verso Jarod cercando di capire cosa stesse succedendo, ma lo vide rialzarsi sorridendo.

"Piaciuto lo scherzo?" domandò Melissa.

“Ma che significa?" chiese lei a Jarod.

"Significa che finalmente hai superato le tue paure... guardati: sei in acqua... non ti senti molto meglio ora?"

"Aspettate un attimo... era tutta una cosa programmata? Voi avete architettato tutto?"

"E' stata un'idea di Jarod... io non volevo farlo, ma poi ho pensato che poteva funzionare!"

"Non arrabbiarti... in fondo ti abbiamo solo aiutato, no?" chiese lui guardando Melissa. Questa sorrise e notò che Tamara sembrava indecisa se tornare al bordo o se restare in acqua.

"Tamara... che ne dici, ti vai a mettere il costume e fai un po' di vasche con Melissa?" chiese Jarod con calma.

Lei guardò l'amica che le fece cenno di si con la testa. Così iniziò a sorridere anche lei: "Perché no?"

Dopo pochi minuti Tamara si era cambiata ed era rientrata in acqua; le due amiche nuotavano e gareggiavano tra loro, felici come non mai e quando iniziarono a schizzarsi, Jarod capì che il suo compito era finito. Le salutò con un bacio volante e poi uscì dalla piscina sorridendo.

CASA DI MISS PARKER, ore 22.00 p.m.

Parker stava ancora riflettendo; non aveva nemmeno mangiato perché era troppo angosciata per la decisione che doveva prendere.

Si era appena decisa, quando sentì suonare il campanello.

"Arrivo" gridò alla porta. Fu molto sorpresa quando aprì e si trovò davanti...

"Jarod...cosa ci fai qui io..."

Lui l’abbracciò senza lasciarla parlare, felice di vederla.

"Devo parlarti Parker..."

"A dire il vero anch'io volevo dirti qualcosa..."

"Ho scoperto delle cose importanti su mia madre!" la interruppe.

A questo punto Parker perse un attimo le sue angosce, dominata dalla curiosità.

"Dimmi tutto..."

"Ho scoperto che mia madre di recente viene sorvegliata dal Centro in un modo impressionante. Sai perché?”

Lei fece cenno di no con la testa.

“Perché si incontra sempre più spesso con una donna di nome Catherine...”

"Dici sul serio?" domandò lei sorridendo.

"Già... e temo che il Centro le stia tenendo d'occhio. Dobbiamo trovarle al più presto!"

"Lo so... ma Jarod..."

"Parker... mi dispiace ma devo andare. Ti chiamerò!"

Si avvicinò a lei e la baciò, senza fretta. Poi si diresse frettolosamente verso la porta, ricordandosi di Parker.

"Ma cosa dovevi dirmi?" domandò aprendo.

"...Niente di importante... Vai e sta attento..."

"Io sono sempre attento...specie quando ci sei di mezzo tu!" rispose lui.

Poi uscì dopo averle sorriso e chiuse la porta dietro di sé.

Parker rimase ancora un attimo in sala, guardando la foto di sua madre e rendendosi conto che forse, un giorno l’avrebbe rivista.

Poi appoggiò la cornice al suo posto e decise che non appena ne avesse avuto l’occasione, avrebbe parlato con Jarod per troncare la loro relazione.

Devo chiudere questa storia, prima che accada qualcosa di irreparabile...


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004 Antonio Genna

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