Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 5: Un Natale speciale


Racconto appartenente alla Virtual Season di "Jarod il Camaleonte" scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod". Le partecipazioni degli attori indicati in fotografia come "guest-star" non sono reali ma servono soltanto a dare un'idea del personaggio.


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS

MR. LYLE

SAM lo spazzino

GUEST STAR


ALICIA CAMPBELL

DEBBIE BROOTS

GEORGE FREEMAN

HELEN

MICHELLE

NATALIE FREEMAN

NICHOLAS

PATRICIA
 

L'EPISODIO

WASHINGTON, LA VIGILIA DI NATALE, ore 10.30 a.m.

Bambini correvano ovunque osservando con sommo desiderio ogni scaffale di fronte a loro; i genitori cercavano di stare loro dietro invano, perché le richieste erano troppe per poter essere soddisfatte tutte. Le commesse cercavano di assecondare le volontà dei bambini, che facevano una coda chilometrica per parlare con Babbo Natale, ma nessuna di loro trovava un secondo di tempo per parlare con Sidney. Così Parker aspettava fuori con Broots, con un colbacco bianco in testa che la proteggeva dalla neve e uno sguardo disgustato all’insegna del negozio, Toys shop.

"Quanto odio le feste..." si lamentò nauseata subito dopo l’arrivo dell’ennesima coppia con due bambini in vena di lanciare palle di neve.

Broots la guardò sconvolto e subito dopo arrivò anche Sidney da dentro il negozio, in tempo per sentire il commento di Parker.

"Beh...non tutti aspettiamo il Natale per passarlo insieme alla nostra famigliola!" rispose lei entrando nel negozio.

"Ecco a lei...e torni presto!" stava dicendo la proprietaria rivolgendosi a una donna; poi notò Miss Parker di fronte al bancone e le fece un gran sorriso. "Prego...desidera?"

"Salve...lei è Alicia Campbell?” chiese Miss Parker.
”Si... in persona”
”Stiamo cercando quest'uomo - disse mostrando la foto - Si chiama Jarod, sappiamo che ha lavorato qui!"

"Ah...ma certo – rispose Alicia - Jarod...sì, è andato via proprio ieri! Lo state cercando?” chiese stupita.

Parker diede un’occhiata di striscio a Sidney che probabilmente aveva pensato la stessa cosa: Sì, da circa sei anni!

"Beh...siamo degli ex colleghi! - rispose lei - Sa per caso dove è andato?"

"No...purtroppo non mi ha detto dove andava...era proprio un bravo ragazzo! E anche un po’ strano, se devo essere sincera..."

"Che intende dire?" chiese Sidney.

"Non capita tutti i giorni di conoscere qualcuno come Jarod...Guardava con interesse ogni singolo giocattolo presente qui e non smetteva di farmi domande...E poi gli piaceva anche vedere famiglie unite a Natale! Evidentemente non deve avere avuto un'infanzia felice!”

Parker squadrò Sidney, che sembrava in procinto di parlare, poi continuò a parlare. "Beh...grazie dell'informazione signora Campbell, possiamo dare un'occhiata in giro?"

"Certo fate pure...chissà che non trovi qualche giocattolo da regalare ai suoi bambini!" disse rivolgendosi a Miss Parker, che la fulminò, mentre Sid e Broots ridevano.

"Piantatela voi due!"

"Io voglio guardare se trovo qualcosa per Debbie..." bofonchiò Broots notando la tensione nell’aria.

"Certo...non è ancora vacanza ma lui si sente già a Natale! Ma che vi prende a tutti in questo dannatissimo periodo? Il Natale non è che un giorno come un altro..."

"Ti sbagli Miss Parker...il Natale è una festa stupenda...guarda quante persone ci sono qui con i propri figli! Non è meraviglioso che tutti siano cosi uniti?” replicò Sidney mostrandole tutte le famiglie.

"Lo trovo semplicemente...patetico..." concluse lei scandendo le parole. Poi diede un’ultima occhiata al bancone e trovò un albero di natale piccolo pieno di decorazioni, tra cui spiccavano tre stelle. Dentro ognuna di esse c’era rispettivamente la foto di Parker, Sidney e Broots. Lì vicino c’era anche un bigliettino con scritto “Buon natale, Jarod”. Parker lo mostrò a Sidney che, puntualmente, scoppiò a ridere. 

BANGOR GENERAL HOSPITAL, ore 11.42 a.m.

Un’infermiera continuava a fare avanti e indietro di stanza in stanza, cercando disperatamente qualcosa. Delusa dalle ricerche, si rivolse all’accettazione.

"E' inaudito...non ho mai visto niente del genere. Dov'è il dottor Overstreet? Dove diavolo si è cacciato? Tutte le volte che ho bisogno di lui..."

"Mi cercavi Patricia?" chiese Jarod sbucando dalla mensa.

"Oh...grazie al Cielo...dottore lei deve fare qualcosa...subito!" sbraitò la donna.

"Che c'è? Non sarà qualcosa di grave?" domandò preoccupato.

"Qualcosa di grave? No peggio...Nell'ambulatorio 1 c'è una ragazza che si è fatta male alla caviglia, ma non vuole dirci né il suo nome né dove abita...mi ha anche offeso! Faccia qualcosa lei!"

"Va bene...ci penserò io di persona, d'accordo? Vado subito da lei..." poi Jarod si girò diretto verso la stanza della giovane.

Ci sono simulatori tra noi 
Jarod: “Sono stato tolto alla mia famiglia”
Sidney: “36 ore e sta già dimostrando molto più talento di ogni altro”
Jarod: “Quante persone sono morte per quello che io inventavo?”
            “Da quando sono fuggito ogni momento lo dedico alla ricerca del mio passato”
Miss Parker: “E’ un simulatore… un genio che può diventare chiunque voglia”
Sidney: “Il centro lo vuole vivo”
Miss Parker: “Preferibilmente” 
Miss Parker: “Difende i deboli e i derelitti”
Jarod: “La vita  è un dono”
Paziente: “Lei è un dottore?”
Jarod: “si….oggi si”

OSPEDALE, ore 11.45 a.m.

"E piantala di farmi domande...ho detto già a quell'altra che non dirò il mio nome, quindi curami la caviglia piuttosto!" la ragazza stava rispondendo male ad un’altra infermiera mentre Jarod entrava.

"Senti ragazzina..."

"Lascia perdere Kelly...ci penso io alla nostra paziente!" la bloccò Jarod.

"Oh...dottor Overstreet, meno male che è arrivato...sì, ci pensi lei a questa ragazzina impertinente!" rispose andandosene infuriata.

"Che caratterino...cos'è, non ti fidi delle infermiere?"

La ragazza non rispose, si limitò a restare con il muso a braccia incrociate.

"Mmm...vedo che non vuoi rispondermi...vuoi dirmi almeno il tuo nome?"

Lei lo guardò, ma poi girò la testa da un'altra parte.

"Senti...io so che se stai così devi avere qualche problema... - sorrise guardandola – Perché non mi dici come ti chiami?"

Lei sembrava per lo meno ascoltare ciò che Jarod diceva, ma non rispose comunque.

"Sai...mantenere un segreto? Io non so nemmeno il mio vero cognome...ci credi? Eh già - continuò mentre lei lo guardava incredula - Non so come mi chiamo davvero...non conosco bene la mia vera famiglia...eppure sono qui, di fronte a te! E' così bello sapere chi siamo...perché non mi dici il tuo nome?"

"Non mi incanti con le tue storielle...credi di impressionarmi? Se nessuno qui mi cura la caviglia, allora vorrà dire che me ne andrò!" La ragazza cercò di alzarsi, ma non ci riuscì e Jarod la fermò.

"Perché non ci permetti di darti una mano? Facciamo un patto...se tu ti sdrai qui e mi dici il tuo nome, io ti curo la caviglia e ti lascio andare... promesso!"

"Senti...Io non ho bisogno di voi, sono venuta solamente per farmi dare un'occhiata!”

Cercò di nuovo di alzarsi e questa volta rischiò di cadere dalla branda, così Jarod la prese al volo e la rimise sul letto.

"Siediti...aspetta, ti manderò un'infermiera, credo sia solo una caviglia slogata!" tranqullamente si avviò verso la porta.

"Aspetta – lo richiamò lei. Jarod si girò – Ti arrendi già?"

"Beh...io non mi arrendo mai, se proprio lo vuoi sapere...ma per quanto riguarda te...penso che tu abbia solo paura di fidarti di qualcuno...o sbaglio?"

"Non è questo...è che non voglio essere trovata...io sono scappata di casa!"

"E allora io sono la persona che più di tutti può aiutarti, davvero... - rispose avvicinandosi - Ti prometto che non chiamerò i tuoi, se non vuoi..." poi notò che lo guardava senza credere troppo in quello che le stava dicendo, così le disse: "Fidati di me!"

Lei sospirò. Poi iniziò il suo racconto.

“Mi chiamo Natalie Freeman. Il motivo per cui sono fuggita...è che sono stanca di vivere sola...e di passare sola persino le feste! Da quando è morta mia madre, tre anni fa, mio padre si è gettato a capofitto sul lavoro. Non ricordo neanche quando è stata l'ultima volta che abbiamo passato un giorno insieme...lui torna a casa solo a tarda sera e spesso lavora anche di notte. Prima trovava sempre qualche giorno libero per passarlo con me e mia madre, specialmente a Natale in cui tutti dovrebbero essere uniti..." si bloccò un attimo perché delle lacrime solcavano il suo viso

"In ogni caso quando uscirò da qui andrò a New York...là vivono i miei zii...mio padre sarà talmente impegnato da non accorgersi neanche della mia mancanza!"

"Sei sicura che tuo padre non si accorga che manchi? In fondo è sempre tuo padre..."

"No, lui non si accorgerà che sono fuggita – rispose lei amaramente - Con tutto quello che ha da fare..."

"Sai...io sono convinto che anche lui senta la mancanza di tua madre, forse...si sente molto solo anche lui!"

"Ne sono sicura...ma non credi che si possa evitare di lasciare da sola la propria figlia...almeno la sera della vigilia?”

"Beh...almeno tu sei una figlia...e hai un padre che, ne sono sicuro, ti vuole bene! Pensa alle persone che la vigilia e Natale lo passano davvero soli...”

Strinse la fascia che le stava legando alla caviglia, e poi la avvisò che aveva concluso.

"Grazie..."

"Jarod...per oggi Jarod Overstreet!" rispose lui. Natalie si limitò a sorridere, senza capire il vero significato di quella affermazione.

CENTRO, ORE 2.00 P.M.

Miss Parker, dopo un pranzo a casa, era tornata al Centro e aveva subito raggiunto il suo ufficio convinta di trovarci Sidney e Broots, ma non trovandoli, si avviò verso l’ufficio di Sidney. Stava per entrare, quando notò che i due stavano parlando, così si bloccò sulla porta e ascoltò.

"E tu Broots, andrai da tua figlia stasera?" chiese Sidney.

"Già...a casa della mia ex moglie...Debbie ci ha convinti a restare uniti almeno a Natale. E tu che programmi hai?"

"Oh, io andrò da Michelle e da Nicholas. Lei mi ha invitato...ma temo che Nicholas non sia ancora pronto ad accettarmi come padre..."

"No, sono sicuro che ti sbagli Sidney!" concluse Broots.

Parker entrò facendo finta di niente, così i due si zittirono.

"Beh? Che c'è, è arrivato Babbo Natale? Perché fate quelle facce?"

Loro due si guardarono e Broots intervenne: "Sai, stavamo parlando dei nostri programmi per stasera...e tu hai in mente qualcosa?"

"Beh...dopo quello che dovrebbe essere il mio regalo, una bella caccia a Jarod, che sarà certamente infruttuosa, andrò a casa e aprirò i miei cinquanta regali che mi aspettano sotto l'albero...Babbo Natale me li porterà di certo...”

"Deduco che non sarà una bella vigilia di Natale per te..." replicò Broots.

"Come hai fatto ad indovinare che Babbo Natale mi porterà il carbone? Sei davvero un mago Broots...perché, con chi credevi che sarei stata a festeggiare? Con mio fratello?"

Furiosa, Parker fece per andarsene ma malauguratamente Broots si fece sfuggire uno dei suoi soliti commenti.

"Certo che è triste stare da soli a Natale!" disse a Sidney.

"Devo dire che a volte la tua intelligenza supera quella di Jarod, Broots... - si avvicina a Sid - Hai istruito anche lui?" chiese Parker ancora più arrabbiata. Poi uscì dalla stanza e da fuori gridò: “Buon natale!” 

OSPEDALE, ORE 3.30 P.M.

Jarod uscì dalla stanza di Natalie mentre la ragazza sonnecchiava, le aveva dato un leggero sonnifero per calmarla un po’, sarebbe durato un’oretta. Chiamò subito Patricia per darle le indicazioni.

"Patricia...mi raccomando fate in modo che non appoggi la gamba...credo che debba restare qui per una notte, così almeno si tranquillizza del tutto!"

"Cosa...resta qui per una notte? Lei sta scherzando vero dottore?"

"No, affatto...portatele qualcosa da mangiare, magari falla andare al Mc Donald's di fronte, ai ragazzi piace molto!" sorrise lui.

"Senta dottore, dia l'ordine a qualcun'altra...io con quella non parlo...dopo il modo in cui mi ha trattato..."

"Senti, Patricia - la interruppe - non è una paziente semplice...ha un mucchio di problemi, il padre non è presente e sua madre è morta...Mettiti nei suoi panni!"

"Dottore...una cosa che mi hanno insegnato è di non farmi influenzare dai problemi dei pazienti!"

"Dove diavolo sei andata a studiare? - chiese arrabbiato - Che dottori saremmo se non ci interessassimo?"

Poi se ne andò, pronto a risolvere i problemi di Natalie, mentre Patricia rimaneva a riflettere su ciò che aveva appena sentito.

"Qui sono tutti matti!" bofonchiò scuotendo la testa.

BANGOR, UFFICI DELLA S.R.I. CORPORATION, ore 5.30 p.m.

Jarod si sistemò la cravatta in ascensore; una volta arrivato al quarantottesimo piano, dove lavorava il padre di Natalie, uscì e si diresse verso l’ufficio del dirigente. Stava per entrare diretto, ma fu bloccato da una segretaria.

"Si fermi...dove crede di andare?"

"Devo vedere il signor Freeman, è molto importante!"

"Ha un appuntamento?"

"No...ma...l'ho sentito al telefono poco fa! E' per un affare molto urgente!"

"Il signor Freeman adesso non può riceverla...mi ha dato ordine di non far entrare nessuno! E non mi ha informato del suo arrivo...signor...”

Jarod notò la foto del presidente della società, un tal signor Nixon, così gli venne un’idea brillante per riuscire ad entrare.

"Nixon...Jarod Nixon...andiamo... - lesse il nome della targhetta della ragazza - Lucille...non sarà così impegnato se mi ha detto di venire, no?"

"Nixon? Anche il nostro presidente si chiama cosi..."

"Certo che si chiama così! E' mio padre il signor Nixon!"

"Co-cosa? Lei è il figlio del direttore?"

"Già... e lasci che le dica una cosa, Lucille. Se non mi fa entrare in quell'ufficio subito, le assicuro che in meno di un minuto si troverà a pulire i bagni di questo grattacielo!"

"Pre-prego entri pure signor Nixon" sussurrò a Jarod che entrò sorridendo nell’ufficio.

"E mi saluti suo padre..."

Ma lui non le rispose perché era ormai entrato nell’ufficio del signor Freeman, che era al telefono.

"Salve signor Freeman! Caspita, è difficile entrare qui dentro, peggio che al gabinetto presidenziale!"

"E lei chi è?"

"Mi chiamo Jarod Overstreet e..."

"Questa volta Lucille è licenziata, le ho detto di non far entrare nessuno e lei cosa fa?...”

"Senta...sono un medico e ho curato sua figlia un'oretta fa..."

L’uomo, comprendendo che si trattava di una cosa seria ed importante, disse all’interlocutore che lo avrebbe richiamato e riattaccò.

"Mia figlia...cosa le è successo?" chiese un po’ distaccato.

"Niente di grave...non si preoccupi... è arrivata all'ospedale con una caviglia slogata e l'ho curata... ma non è quello che le fa male!"

"Senta, adesso non posso allontanarmi dall'ufficio, se lei dice che mia figlia sta bene..."

"Mi ascolti! Ora è giunto il momento di ascoltare qualcuno, d'accordo? Sua figlia sta molto male, questa mattina è scappata di casa e mentre cercava di non dare nell'occhio si è fatta male cadendo su una lastra di ghiaccio! Deve smetterla di pensare solo a se stesso e cercare di capire lei!"

L’uomo, profondamente sorpreso dalla reazione di Jarod, si sedette e rispose amaramente.

"Già...sono stato uno stupido...da quando è morta sua madre mi sono dedicato 24 ore al giorno al lavoro per non pensare alla perdita che avevo subito!"

"Comprendo il suo dolore...ma non crede che insieme a sua figlia riuscirebbe a superarlo meglio?"

"Ne sono convinto – annuì lui - Ma non ho mai avuto il coraggio di chiedere il suo aiuto...credevo di potercela fare da solo...ed il risultato è che lei ha subito l’abbandono di due genitori, non uno solo...”

"Sa cosa le dico? Non è mai troppo tardi per rimediare...E poi è Natale: ogni azione buona cancella tutte le cose cattive passate...”

Il signor Freeman lo guardò sorridendo, così Jarod si avvicinò per spiegargli meglio la situazione. 

IL CENTRO, ore 6.30 p.m.

Miss Parker arrivò nei pressi dell'ufficio di Sidney; stava per entrare, ma si accorse che lui e Broots stavano di nuovo parlando dei programmi per la serata.

"Ho chiamato Michelle per metterci d'accordo sull'orario per stasera...mi ha detto che non vede l'ora che venga!"

"Anch'io non vedo l'ora di essere con mia figlia. Sono curioso di vedere cosa dirà quando aprirà il suo regalo..." concluse ridendo.

Miss Parker, nascondendo la sua tristezza, entrò pronta ad un’altra discussione.

"Allora...la piantiamo con queste sciocchezze? Abbiamo una persona da cercare e non voglio sentire altri discorsi sulle feste di stasera, ok? Broots, muoviti e trova Jarod!" gridò.

"M-ma Miss Parker...Ho cercato dappertutto e non si trova!"

"Beh...se non si trova vuol dire che proprio dappertutto non hai cercato...fuori di qui!" disse indicando la porta.

"Ma è Natale, almeno adesso non possiamo sospendere le ricerche?"

Lei si limitò a lanciargli un'occhiata infuocata e a rispondergli: "Ti sembra che io sospenda di lavorare solo perchè è Natale?"

Lui allora si alzò in piedi giunto ormai al limite della sopportazione; la guardò dritto negli occhi come non aveva mai fatto in vita sua.

"Sai credevo che con l'arrivo del Natale saresti stata un po’ meno irascibile, ma a quanto pare neanche questa festività riesce a cambiarti! Ora capisco perché sarai da sola questa sera!"

Detto questo uscì fra lo sgomento di Parker e Sidney, che però stava annuendo come per farle capire che, in fondo, era d’accordo con Broots.

Così uscì anche lei e non appena ebbe messo piede fuori dalla porta trovò suo fratello.

"Sorellina!" esclamò lui.

"Fratellino! Anche tu in procinto di festeggiare?" disse convinta di ricevere una risposta negativa.

"Certamente – rispose lui stupendola - Conosci Gwen, la mia nuova segretaria coreana? Festeggerò con lei...prima a cena...poi forse...Beh, ma credo che i miei programmi non ti interessino. E tu cosa farai?"

"A dire la verità non lo so ancora..." cercò di rispondere lei, più sorpresa che mai.

In quel momento squillò il cellulare di Lyle, che rispose. Una volta chiusa la comunicazione salutò la sorella.

"Devi scusarmi ma a quanto pare la mia segretaria ha bisogno di me...poi mi racconterai, eh?" concluse dandole una pacca sulla spalla. Poi se ne andò allegramente.

"Oh signore...persino quel...babbeo di mio fratello non sarà da solo stasera!" sussurrò lei alzando gli occhi al cielo.
Stanca ed anche delusa, decise di tornare in ufficio per terminare alcune cose. Era in procinto di muoversi, quando scorse Sam correrle incontro da lontano.

“Sam...buone notizie?”

“Sì, Miss Parker...abbiamo trovato Jarod, si trova a Bangor, all’ospedale...”

“Partiremo fra pochissimo...chiama anche...”

Stava per pronunciare il nome di Sidney, ma poi notò che usciva dal suo ufficio con una bottiglia di spumante, così decise che era giusto lasciarlo festeggiare.

“Muoviamoci!” concluse. 

OSPEDALE, ore 8.00 p.m.

Jarod, sorridendo ma mascherando la sua gioia, entrò nella stanza di Natalie. La ragazza aveva in mano del vischio, che le era appena stato portato da Kelly.

"Ehi...cos'è quella fogliolina che hai in mano!" chiese lui notandolo.

Lei si girò di scatto: "Jarod! – esclamò – E’ solo vischio!"

"Vischio? - chiese lui prendendolo in mano - E...a cosa serve?"

"Non sai a cosa serve il vischio? Lo sanno anche i bambini!" chiese lei con aria stupita.

"Beh...ti ho detto che non sono quello che si dice un uomo normale... - sorrise lui - E' una pianta speciale?"

"La tradizione dice che quando un uomo e una donna sono sotto un vischio...si devono dare un bacio!"

"Davvero? Che bella funzione... - sorrise - Lo terrò a mente!"

"Tienilo pure...a me non serve!"

"Oh no...secondo me ti servirà fra poco..."

Natalie non capì il commento, ma poi Jarod si avviò verso la porta e la aprì. In quel momento entrò suo padre.

"Papà!" gridò lei in parte arrabbiata.

"Natalie...tutto bene?" chiese

“Sì...ma non penso che ti saresti avventurato a cercarmi se Jarod non ti avesse chiamato...”

“Perché sei scappata?”

“Papà, io...non volevo farlo, io ti voglio bene...ma a volte mi sembra che tu mi odi!”

“No, tesoro mio...sei l’unica cosa che mi rimane! E devo chiederti scusa...da quando è morta la mamma mi sono buttato a capofitto sul lavoro e ti ho trascurato, ma da oggi starò di più con te!"

“Dici sul serio?”

“Te lo prometto...perdonami...”

“Ti voglio bene papà...”

“Tanto anch’io, tesoro mio!”

I due si abbracciarono e Jarod, commosso, decise di lasciarli soli; uscì dalla stanza e si tolse il camice capendo che i suoi giorni da dottore erano di nuovo finiti.

Stava per andarsene, quando arrivò Patricia che aveva in mano un piccolo ramoscello di vischio.

"Dottore...va già via?"

"Beh...il mio turno è finito per oggi...e per un bel po' di tempo..."

"Che intende dire?"

"Purtroppo mi trasferiscono...in un'altro ospedale..." rispose lui inventando una scusa adatta.

"Beh, ma allora...questo è un addio!" commentò delusa.

"Più o meno..."

"Sa cos'è questo dottore?" gli chiese sorridendo maliziosamente e portandogli il vischio.

"Ecco cosa mi serviva! - gridò sorridendo - Grazie Patricia! Addio!" le diede un bacio sulla guancia e si dileguò lasciando l’infermiera sconcertata.

Stava avviandosi verso l’uscita principale, quando vide entrare proprio da lì Sam e Miss Parker. Pensando a dove potesse uscire, si diresse velocemente verso la stanza di una paziente e si catapultò fuori dalla finestra nascondendosi per un attimo dietro a un muro esterno. Poco dopo Sam e Parker gli passarono davanti senza vederlo, così lui potè avviarsi nella direzione opposta, che conduceva ad una stradina buia dove aveva nascosto la macchina.

Parker intanto era tornata di fronte all’ospedale e tutti le dicevano che avevano perso di vista Jarod, così, dopo qualche imprecazione, aspettò Sam.

Ma nemmeno lui ebbe una risposta interessante: "Non l'abbiamo trovato...è scappato, Miss Parker!"

Proprio in quel momento le squillò il telefono e rispose.

"Sempre a caccia, vero Parker? Anche a Natale!"

"Io non vado mai in vacanza, dovresti saperlo..." rispose lei gridando.

"Parker...è Natale! A proposito... con chi passerai la serata stasera? Qualche amico?" domandò ironicamente Jarod.

"Come sei spiritoso...lo sai benissimo che sarà la festa più monotona della mia vita, con mio padre disperso, i miei colleghi con le famiglie e...persino mio fratello in compagnia!"

"Forse però...riceverai anche tu un regalo di Natale...Guarda sotto l'albero stasera!”

Lei riattaccò furibonda, senza dare peso alle parole appena sentite; l’unica cosa che voleva fare era ritornarsene a casa e ripararsi dalla neve.

Ore 9.00 p.m.

Sidney arrivò di fronte alla villetta bianca che un tempo era stata casa sua; non riusciva a credere di aver lasciato la sua famiglia senza lottare per difenderla. Eppure quella sera era lì e finalmente stava per passare un po’ di ore con Michelle...e specialmente con Nicholas.

Strinse forte il regalo che aveva in mano e bussò alla porta; poi attese con pazienza che Michelle venisse ad aprire.

Qualche secondo dopo la donna apparve alla porta e sorrise vedendo Sidney.

"Sidney!" esclamò felicissima. Poi lo invitò ad entrare e prese in mano il regalo appoggiandolo sotto l’albero.

"Michelle...Sei sempre più bella!" sussurrò lui guardandola.

Lei stava per dire qualcosa quando arrivò Nicholas nella stanza; era appena sceso dalle scale e guardava suo padre con aria calma.

"Nicholas...ciao figliolo! Sono contento di rivederti..." lo salutò Sidney cercando di calmare la propria emozione.

Il figlio si avvicinò a lui silenziosamente; sembrava quasi corrucciato, ma poi sorrise.

“Anch'io sono contento di rivederti...papà..." rispose abbracciandolo. Michelle guardò la scena commossa, poi prese la giacca di Sidney e la appese all’attaccapanni.

Nello stesso momento Broots stava rivedendo sua figlia dopo un paio di mesi; non riusciva più a starle vicino come una volta, però lei gli voleva comunque un mondo di bene.

"Debbie!" esclamò Broots quando la piccola aprì la porta; non sapeva ancora con certezza dell’arrivo del padre, ma era sicura che sarebbe venuto.

"Papà! Sei venuto allora!” gridò al colmo della gioia. "Cosa hai in quel sacchetto? E' un regalo per me?" chiese poi facendo entrare in casa Broots.

"Può darsi...ma lo scoprirai dopo!" rispose lui; poi notò l’ex-moglie e si fece più serio. “Ciao Helen...”

"Sono contenta che tu sia qui...non vedevamo l'ora che arrivassi!" rispose abbracciandolo.

“Sì...anch'io non vedevo l'ora..." rispose lui un po’ imbarazzato. Ci fu un attimo di silenzio in cui i due si guardarono, poi le grida di Debbie lo interruppero: “Allora, io ho fame! Andiamo a mangiare?" chiese dirigendosi in sala da pranzo.

I due, dopo essersi scambiati uno sguardo, seguirono la figlia e si sedettero a tavola.

CASA DI MISS PARKER, ore 9.45 p.m.

Parker entrò in casa e appoggiò le chiavi della macchina sul comodino d’ingresso; poi appoggiò il giornale che aveva in mano sul tavolo in cucina e accese la luce senza nemmeno guardarsi intorno; si tolse la giacca e quasi le venne un infarto quando sentì un rumore dietro di lei. Si girò di scatto togliendo la pistola dalla fodera e la puntò verso la sala.

"Ti aspettavo, Miss Parker..." vide Jarod di fronte a sé. Era seduto sul divano ed era vestito elegante; sul tavolo c’erano un sacco di candele e l’albero era stato decorato ulteriormente con luci colorate; la tavola era apparecchiata e due enormi vassoi con coperchio la occupavano.

"Jarod...mi hai fatto venire un colpo! E comunque...che diavolo ci fai qui???" gridò.

"Sono venuto per darti il mio regalo di Natale...te l'avevo detto di controllare sotto l'albero..." rispose lui sorridendo.

"Beh...non è stata una pensata geniale la tua...e se pensi di essere il regalo che avrei voluto...ti sbagli di grosso..."

"Non vuoi neanche vedere la parte più bella...o forse dovrei dire più buona del mio regalo?” chiese lui alzandosi.

"Sei tu che avrai un bel regalo...una cella accogliente e calda al Centro...se vuoi poi ti faccio portare un albero di Natale!"

Jarod, visibilmente deluso, si avvicinò ancora un po’ a Parker che lo guardò minacciosa senza abbassare l’arma.

“In fondo...vogliamo tutti e due una cosa sola...non rimanere da soli...” sussurrò. Ormai il suo torace era contro la canna della pistola; Parker lo guardò intensamente e poi sorrise abbassando il braccio. Rimise al suo posto la pistola nella fodera e poi, notando che Jarod stava sorridendo, gli disse:

"Non illuderti però! Lo faccio solo...per non dover sentire le critiche di Broots e Sid dicendogli che ero da sola..."

Jarod tornò a sedersi e sollevò i vassoi sorridendo, tanto che Miss Parker scoppiò a ridere e si avvicinò alla tavola sedendosi.

Sidney parlava con Michelle e Nicholas come non aveva mai fatto, si trovavano a raccontare storie della propria vita che non conoscevano e per la prima volta nella sua vita, sentiva di avere un’altra famiglia oltre a Jarod e Parker. Raccontò addirittura dell’incidente e fu emozionantissimo al vedere che suo figlio, che sembrava così estraneo, si preoccupava per lui.

Broots, invece, non appena scoccò mezzanotte diede il regalo a Debbie che lo aprì velocemente: era una splendida bambola con tutti gli accessori per sistemarla; fu così felice che lo abbracciò e non lo lasciò per diversi minuti, mentre Helen lo guardava sorridendo.

CASA DI MISS PARKER, NATALE, ore 9.20 a.m.

Miss Parker si svegliò nel suo letto, anche se era ancora vestita; probabilmente Jarod aveva pensato di metterla a dormire in un posto comodo prima di andarsene. Lo ringraziò mentalmente, poi scese le scale diretta in cucina, ma fu bloccata in soggiorno da una candida luce che si diffondeva ovunque. Si avvicinò alla finestra e notò che stava nevicando.

Sorrise nel vedere il manto soffice che si era depositato sul suo prato, poi si staccò dal vetro e notò che sotto l’albero c’era un piccolo pacchetto.

Mi ha detto così tante volte di guardare sotto l’albero...che mi sono dimenticata...

Lo prese e lo aprì con calma; dentro c’era un piccolo ramoscello di vischio e lo prese in mano. Sotto di esso un bigliettino diceva Non rimaniamo soli...Jarod.

Parker annusò la foglia sorridendo e poi sussurrò: “Un giorno come un altro...”. La riappoggiò nel pacchetto e corse di sopra a vestirsi.


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004 Antonio Genna

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