Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 4: Sogni rivelatori


Racconto appartenente alla Virtual Season di "Jarod il Camaleonte" scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod". Le partecipazioni degli attori indicati in fotografia come "guest-star" non sono reali ma servono soltanto a dare un'idea del personaggio.


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS

MR. PARKER

SAM lo spazzino

FAITH

CATHERINE PARKER
 

GUEST STAR


ERIC GRAHM

HENRY LAND

JANE
 
PETER WATSON
 

L'EPISODIO

CASA DI MISS PARKER, NOTTE FONDA

La notte di Miss Parker era stata molto tormentata; si era già svegliata due volte a causa di incubi riguardanti sua madre, ma ora si era finalmente addormentata. Era un’ora che dormiva placidamente, così si era calmata.

Verso le quattro, però, aprì gli occhi perché sentì una voce che la chiamava. Si girò e di fronte a sé, davanti al letto, c’era una bambina chiarissima in volto e vestita di bianco. Non le ci volle più di qualche secondo per capire chi fosse...

"Tu-tu...sei Faith..." sussurrò confusa non credendo ai propri occhi.

La bambina annuì e dopo qualche secondo continuò a parlare con una voce che sembrava provenire davvero dall’oltretomba.

"Miss Parker...devi portare avanti il lavoro della mamma...è molto importante!"

"Cosa devo fare? Faith...non andare via! Aspetta!" gridò. La bambina, infatti, si stava muovendo verso la porta. Poi Faith si girò verso di lei mentre stava tirando la maniglia.

"Non avere paura Miss Parker... troverai molto presto le risposte che stai cercando!” 

"Non lasciarmi, Faith!!!" gridò nuovamente Miss Parker. Ma mentre gridava ancora il suo nome e la bambina, ignorandola, usciva dalla stanza, si svegliò nel suo letto madida di sudore. L’unico rumore che sentiva era il ticchettio dell’orologio appeso al muro. Segnava le sette e trenta.

Si accorse che era in ritardo, così si alzò dal letto mettendosi la vestaglia.

"Accidenti! Di nuovo in ritardo..." sussurrò imprecando fra sé e sé.

Scese di corsa le scale e s’avviò in bagno. 

CHICAGO, ore 8.00 a.m.

Jarod si sistemò il camice e chiuse l’armadietto notando con piacere il suo nome scritto sopra. Prese il suo stetoscopio e lo avvolse attorno al collo, poi uscì dall’ufficio ed entrò in ambulatorio dove c’era già il suo primo paziente del giorno ad attenderlo.

"Allora... - disse Jarod entrando - Che cos'ha il nostro paziente?"

“Oh...buongiorno dottor Payne!" sorrise la donna estasiata, iniziando a sistemarsi i capelli.

"Mmm...vediamo un po'...che sintomi accusa?" chiese prendendo lo stetoscopio.

"A dire la verità credo che sia solo una leggera indigestione...ma il dottore è lei! – sorrise maliziosamente - Quindi cominci pure la visita!"

"Dunque...per caso ha vomitato, oppure ha avuto qualche leggera nausea stanotte?" chiese ascoltando il cuore del paziente.

"In effetti sì...ha vomitato un paio di volte!"

"Beh...allora è tutto chiaro...pelo!"

“Cosa???" chiese la donna incuriosita.

"Il suo gatto ha ingoiato una palla di pelo...ha ingurgitato troppo pelo e ciò ha causato il vomito..."

"Sapevo che lei avrebbe risolto la situazione, dottore..." sorrise la donna.

"Un paio di queste pillole dovrebbero bastare: gliene dia una adesso e una stasera, le deve mettere nel suo cibo...e poi stasera gli dia anche un cucchiaio di olio...e passerà tutto!" sorrise Jarod.

“Grazie dottore!" concluse la donna uscendo dall’ambulatorio insieme al gatto.

Jarod, ridendo sotto i baffi, la seguì e si affacciò alla porta.

"Il prossimo!"

Ci sono simulatori tra noi 
Jarod: “Sono stato tolto alla mia famiglia”
Sidney: “36 ore e sta già dimostrando molto più talento di ogni altro”
Jarod: “Quante persone sono morte per quello che io inventavo?”
            “Da quando sono fuggito ogni momento lo dedico alla ricerca del mio passato”
Miss Parker: “E’ un simulatore… un genio che può diventare chiunque voglia”
Sidney: “Il centro lo vuole vivo”
Miss Parker: “Preferibilmente” 
Miss Parker: “Difende i deboli e i derelitti”
Jarod: “La vita  è un dono”
Paziente: “Lei è un dottore?”
Jarod: “si….oggi si”

UFFICIO DI SIDNEY, ore 8.35 a.m. 

"Buongiorno Parker!" sorrise Broots, lasciando intendere che lui e Sidney avevano sparlato di lei sino ad ora.

"Un po’ in ritardo, vero?" fece notare Sidney.

"...Buongiorno anche a te Sidney!" rispose lei irritata sedendosi sul divano.

"Qualcosa non va?" domandò il dottore.

"Ma insomma, se arrivo in ritardo una volta deve essere per forza arrivata l'apocalisse?" urlò lei.

"Qua...quattro volte, Miss Parker!" la corresse Broots.

Parker si voltò con rabbia verso di lui, poi cambiò espressione.

"Ho qualche...problema di insonnia...è un po' di tempo che faccio strani sogni..."

"Del tipo?" chiese il dottore.

"Beh...da un po' di tempo mi appare in sogno Faith...Sì, esatto Broots, lei...mia sorella!" continuò notando che Broots stava per ribattere.

"E cosa ti dice?" continuò Sidney.

"Mi dice...che devo portare avanti il progetto della mamma...che devo fare quello che lei desiderava...e poi scompare dicendo che troverò le risposte..."

Miss Parker guardò Broots, che si stava affrettando a rispondere.

"Ah...non guardare me! Non mi va di andare nell'ufficio di Raines o di Lyle a cercare informazioni con il rischio di..."

"Senti Broots – lo interruppe lei - Qui si tratta di una cosa molto, molto seria! Se l'ho vista ci deve essere un motivo...e tu devi cercare tutto quello che noi ancora non sappiamo sul suo conto...ovunque!" ordinò.

Lui sospirò rassegnato: "Posso iniziare dagli archivi? E' meno...rischioso!"

Parker si voltò verso Sidney e i due scoppiarono a ridere.

CHICAGO ANIMAL HOSPITAL, ore 10.00 a.m.

Jarod era nel suo ufficio, l’ora di visita era finita, ma in quella clinica per animali i dottori erano tenuti a stare negli uffici anche durante la pausa, così Jarod scriveva le ricette e controllava varie prescrizioni.

Stava firmando varie scartoffie quando sentì un gran vociare fuori dalla porta. In quel momento entrò l’infermiera.

“Oh...Dottor Payne!" disse agitata.

"Beh...a chi tocca, Jane?" chiese senza capire la sua faccia.

La donna si avvicinò alla scrivania.

"Lei deve assolutamente fare qualcosa...lo sente quel chiasso che c'è fuori?"

"Ma che cosa sta succedendo..." chiese alzandosi e avviandosi alla porta con l'infermiera che lo seguiva.

"Succede che ci sono delle signore che litigano per la prossima persona che lei deve ricevere...non sono riuscita a fermarle!"

Jarod aprì la porta e sentì tutte le ragazze parlare fra loro poi, accorgendosi della sua presenza, iniziarono a rivolgersi a lui.

“Tocca a me!"

"Sono io la prima!"

"E’ il mio turno!"

Jarod sorrise e notò due donne stavano per passare alle maniere forti, così le fermò con molta calma.

"Beh...l'orario d'ufficio è terminato...ora devo dedicarmi ai miei pazienti! Vi prego di tornare più tardi signore...e magari portando i vostri animali!" sorrise notando che alcune non avevano nemmeno il loro “paziente”.

"Ma dottor Payne... – disse una donna con una scollatura molto ampia - Io avevo appuntamento a quest'ora!"

"Eh no cara...c'ero io prima!" rispose a tono un’altra.

"Ma sentitele...non dia ascolto a queste due, dottore!"

Jarod sospirò e, mentre le donne litigavano, sgusciò via insieme all'infermiera; poi rientrò nell'ufficio ed uscì dalla finestra.

Una volta caduto nel parco di fronte alla clinica, vide una vecchia che portava a passeggio il suo cane. Si fermò e lo guardò con curiosità, così Jarod le sorrise.

“Dottor Payne...Ma cosa fa lì?"

"Salve signora Bowers...Ho qualche problema...con delle pazienti troppo feroci!" rispose sistemandosi il camice.

"Suvvia...è inutile che finga...lo so benissimo che è uscito...per chiedermi di andare a prendere una tazza di caffè! Accetto volentieri!"

CHICAGO ANIMAL HOSPITAL, ore 2.00 p.m.

Jarod stava parlando con un collega raccontando ciò che era accaduto quella mattina.

L’episodio era così divertente che i due non smettevano di ridere da almeno due minuti.

"E poi la signora Bowers ha voluto un caffè...ed il suo cane un intero hamburger!" concluse Jarod ridendo.

"Non ci posso credere...non era mai successa una cosa simile! Tutte quelle ragazze che litigavano per te?" chiese stupito il dottor Land.

"Che ci vuoi fare...il fascino del camice!"

"Ehi...non ti vantare troppo, novellino!”

"Oh...un po' di vanità non fa mai male nella vita, Henry!...perché, da quanto tempo lavori qui?"

"Tre anni...e credimi...di avventure ne ho avute anch'io! Ma non dirlo a nessuno, mi raccomando!"

"Immagino...e comunque...ho sentito di quelle sparizioni di animali...di un mese fa...e che si sono ripetute fino alla settimana scorsa. Tu ne sai nulla?"

"Tutti sanno di questa storia...e ci chiediamo come sia potuto succedere!"

"Ma degli animali...ingabbiati addirittura...come possono sparire? Non pensate che ci sia di mezzo qualcuno?" chiese Jarod col solito fare da sapientone.

"Anche se sono chiusi a chiave nelle loro gabbie, siamo tutti convinti del fatto che sono sicuramente scappati...non c'è altra spiegazione!"

"Beh...a me sembra molto strano...che degli animali riescano ad aprire lucchetti di metallo...e finestre chiuse! A meno che abbiano il dono del rubare le chiavi ai dottori..." sorrise lui.

"Vedo che sei un tipo spiritoso Jarod...ma per quello che ne so...qualcuno li ha  fatti sicuramente scappare! Ora ho delle visite, a più tardi!"

Henry Land si allontanò e Jarod, guardandolo con sospetto, prese dalla tasca del camice il suo libretto rosso con gli articoli di giornale della settimana precedente. Tutti parlavano delle misteriose sparizioni, alcuni animali erano di persone anziane che ora erano molto tristi senza compagnia. 

IL CENTRO, ore 7.00 p.m.

Parker stava ripensando ancora al sogno di quella notte e rivedeva continuamente l’immagine di Faith che le parlava. Nel pomeriggio aveva preso dalla scrivania la sua collanina e l’aveva messa al collo, così ora ci giocherellava pensierosa.

Dopo qualche minuto sentì bussare.

"Avanti!" disse sperando che fosse Broots con buone notizie. Ma al posto di Broots comparve Sidney.

"Ah...ci sei!"

"Cosa c'è?" chiese lei, non troppo volenterosa di parlare con lui.

"Ho delle notizie per te...riguardano Jarod!"

Ma poi, vedendo lo sguardo deluso di Miss Parker, cambiò discorso.

"Qualcosa non va?"

"No è che...continuo a pensare a quel sogno..."

"Faith?”

"Mi chiedo...cosa devo fare secondo te? Cosa vuole da me?"

"Il messaggio mi sembra chiaro...vuole che continui il lavoro di tua madre"

"Sì...ma non posso uccidere tutti o piazzare una bomba e distruggere questo luogo...non capisco davvero cosa devo fare..."

"Troverai le risposte molto presto...."

"E' quello che mi ha detto anche lei...ma inizio a non crederci più..."

Miss Parker, stufa di parlare di sé, strappò di mano il libretto che aveva Sidney. Era uno di quelli di Jarod.

"Allora...fammi vedere!"

Mentre lei lo sfogliava, lui spiegò.

"Poche ore fa gli spazzini sono tornati dal vecchio nascondiglio di Jarod a Lexington...e l'unica cosa che hanno trovato è quel libretto sugli animali! L'ho letto prima...molto interessante, dice che..."

"Cosa...cosa combina con gli animali? Cerca vaccini contro l'Aids? Oppure li usa per altri scopi..." disse lei sorridendo.

"Io credo che voglia prendersi cura dei nostri piccoli amici...anche se non me lo immagino Jarod come veterinario!"

"Davvero? E c'è qualcosa che non sappia fare il nostro genietto?" chiese sfogliando il quadernetto.

In quel momento entrò Broots di corsa.

“Miss Parker!” esclamò andando verso di lei con in pugno un oggetto.

"Trovato qualcosa?" chiese lei distraendosi dal discorso intrapreso con Sidney.

"Sì, negli archivi del Centro!" spiegò dandole un DSA di nome Faith.

"Ottimo lavoro, Broots! - disse lei in uno slancio di generosità - Vediamolo subito!"

 

Il filmato mostrava la madre di Miss Parker che entrava in una stanza del Centro e si avvicinava ad un letto su cui c’era una bambina.
Faith, vedendola entrare, si alzò di corsa e le andò incontro abbracciandola.
"Mamma!" gridò.

"Ciao Faith! Come ti senti oggi? La febbre è passata?" chiese la madre mettendole una mano sulla fronte. Poiché probabilmente aveva notato che non scottava, continuò "Bene...così fra poco tempo potrai conoscere la tua sorellina...vuoi?"

"Certo...non voglio più restare da sola!"

"Non devi preoccuparti tesoro...presto ce ne andremo di qui! Ce ne andremo tutti quanti!"

 

Il filmato si fermò e Miss Parker stava ormai piangendo.

"Non credevo che lei l'amasse proprio come amava me... - disse fra una lacrima e l'altra - Le voleva davvero molto bene..." sussurrò.

"E ora cosa intendi fare?" disse Sidney accarezzandole una spalla.

"Beh...dobbiamo trovare altre informazioni...Broots, continua a cercare... Comunque ora mi sembra più chiaro quello che vuole Faith..."

"E cioè?" chiese Broots.

"Vuole che tutto questo finisca...almeno quanto lo voleva mia madre...e quanto lo voglio io!" concluse asciugandosi gli occhi.

A quel punto squillò il telefono, ma vedendo Parker impegnata, fu Sidney a rispondere. Mise il vivavoce e poi disse: "Sono Sidney!"

"Devo parlare con Miss Parker"

"Figurati se in un quadretto familiare non ci metti il becco anche tu... – sorrise lei prendendo il telefono di modo che si togliesse il vivavoce - Cosa c'è, jarod?"

"In questi ultimi giorni faccio un sogno molto strano...credo che ti riguardi...vedo Faith!"

"Anche tu?" chiese lei allarmata.

“Sì...Lei nel sogno mi dice che..."

"...che devi continuare il lavoro di mia madre..." concluse Parker.

"Così anche tu hai fatto lo stesso sogno...dovevo immaginarlo! Ma cosa vorrà dire?" chiese Jarod che per una volta sembrava capirci poco.

"Abbiamo trovato un file del Centro...in cui mia madre parla con Faith e le dice che vuole portarla via...che vuole portare via tutti quanti!"

"Compresi me...e te!”

"Sicuramente...cosa devo fare secondo te?"

"Cercate altre informazioni...io farò lo stesso...troveremo le risposte!"

E riattaccò.

Broots e Sidney erano zitti in attesa di sapere cosa avesse detto Jarod, ma lei disse: "Beh? Che fate, tornate al lavoro!"

"Io ritorno nell'archivio dati del Centro!" bofonchiò Broots uscendo.

Dopo che Broots fu uscito Sidney si alzò dopo un’occhiata di Miss Parker.

"Fammi indovinare...anche Jarod ha sognato Faith vero?" chiese prima di uscire.

"La cosa ti stupirebbe?" chiese. Sidney sorrise ed uscì mentre Parker piombava di nuovo nei suoi ricordi. 

CHICAGO ANIMAL HOSPITAL, ore 9.00 p.m.

Jarod era nel suo ufficio ed attendeva che tutti se ne andassero per poter iniziare a effettuare le sue ricerche. Continuava a guardare l’orologio, quando sentì bussare alla porta.

"Avanti!"

"Jarod...ho finito il giro di visite...fra mezz'ora tocca a te, mi raccomando!" sorrise Eric, un altro collega di Jarod.

"Non preoccuparti...vai pure a riposarti un po', terrò gli occhi aperti!"

"A domani!" rispose chiudendo la porta.

Jarod attese un paio di minuti prima di uscire, poi si mise sulle tracce di Eric. Lo trovò mentre si avviava verso una delle stanze di riposo degli animali. L’uomo entrò e Jarod si nascose dietro al muro attendendo con impazienza; ma circa cinque minuti dopo questi uscì sbadigliando e poi se ne andò verso l’uscita dell’ospedale. Jarod, sospettoso, si avviò nella stanza con gli animali e notò che all’interno tutto era tranquillo. I cani e i gatti presenti erano nelle loro gabbiette, tranquillamente addormentati e silenziosi grazie alle varie anestesie.

Così, un po’ deluso per aver sbagliato uomo, Jarod tornò nel suo ufficio aspettando ancora un po’ per tornare a controllare. Un’ora dopo, ormai stanco, si addormentò sul divano di pelle. 

IL GIORNO DOPO, ore 9.00 a.m. 

Il mattino dopo Jarod si svegliò sul divano e si stiracchiò perché aveva dormito in una posizione poco comoda. Si alzò in piedi e si mise la giacca. Un minuto dopo, sentì bussare.

"Avanti!"

"Oh...dottore meno male, è ancora qui!" gridò l’infermiera agitata.

"Si calmi Jane...che è successo?" chiese prendendola da parte per cercare di calmarla.

"Ma come non l'ha saputo? Lei non ha visto o sentito niente?"

"No...ho dormito dopo aver fatto la ronda...perché?”

"Perché è sparito un altro cane...il dobermann della stanza 200!"

“Al piano di sopra!" esclamò allarmato Jarod.

“Esatto! La polizia sta arrivando...”

IL CENTRO, UFFICIO DI MISS PARKER, ore 11.00 a.m.

"Bravo Broots...dove l'hai trovato stavolta?"

"In un posto dove ho rischiato il collo per prenderlo...nell'ufficio di tuo padre!"

"Sul serio? E come mai rischi il collo...se lui non c'è più..." sussurrò lei manipolando il cd.

“Sono...stato all'archivio dati del Centro e mi hanno detto che c'era solo un altro DSA che riguardava Faith e si trovava nell'ufficio di tuo padre..."

"Dal momento che Broots è stato tanto coraggioso, vogliamo guardarlo?" chiese Sidney ironico.

"Vediamolo..." ripeté la donna. Così mentre Broots preparava il computer e scaricava il file, Parker prese fra le dita la collanina e si ricordò della prima volta che lei e Jarod avevano visto Faith.

Entrambi erano convinti di trovare un cadavere, invece quella era una bambina viva, ma malata. L’aveva sempre colpita la calma che aveva Faith, anche se sapeva che andava incontro alla morte ormai certa. 

“Parker?” chiamò Broots.

“Vai...” rispose lei tornando nel mondo reale. 

Il filmato mostrava Catherine Parker che stava entrando nell'ufficio di suo marito, dove l’uomo era seduto.

"Oh....Catherine!"
"Tesoro...non voglio più aspettare..."
"Di cosa stai parlando?" chiese Mr. Parker perplesso.
"Lo sai benissimo! Voglio che nostra figlia conosca Faith...sono sorelle, devono incontrarsi! Ora che lei sta meglio..."
“Ancora per poco...”
“Cosa vorresti dire?” chiese Catherine confusa.
“Catherine tesoro, è meglio che tu non lo sappia..."
"Sapere cosa? Cosa?"
"Faith ha la leucemia...ed è in uno stadio molto grave! Non sopravvivrà ancora a lungo!"
"...la leucemia... - sussurrò Catherine iniziando a piangere - la mia bambina...ha la leucemia...?"
"Mi dispiace...quando l'abbiamo portata via da quell'orfanotrofio i dottori mi avevano detto che era malata...ma non ho voluto dirti niente!"
"E con quale diritto? Io ormai sono sua madre..."
Il marito cominciò ad alzare la voce: "L'ho fatto per te...per non farti soffrire...e per ritornare a nostra figlia...Credo che non sia una buona idea che conosca Faith...è inutile farle del male!"
Catherine Parker continuava a piangere mentre il marito, dopo una semplice pacca sulla spalla, usciva dall'ufficio.

Miss Parker aveva di nuovo gli occhi lucidi, ma non pianse perché aveva notato una cosa che l’aveva colpita.

"Broots...rimanda indietro il file...Voglio rivedere la data..." sussurrò.

Dopo che l’immagine fu tornata al momento in cui il padre dava la pacca a Catherine, Parker bloccò Broots che fermò il filmato.

"Non posso crederci..."

"Cosa succede Parker?" chiese Sidney allarmato.

"La data...questo filmato risale ad una settimana prima che...Jarod ed io scoprissimo dell'esistenza di Faith!" sorrise lei.

"E una settimana dopo che l'avete conosciuta... è morta" concluse Sidney.

"Già...strano, vero?"

CHICAGO ANIMAL HOSPITAL, DUE GIORNI DOPO, ore 10.00 a.m.

Jarod, nel suo ufficio, stava parlando con Henry Land riguardo alla scomparsa del cane, discutendo su ciò che aveva visto quella notte.

"Mi dispiace davvero Henry...ma te l'ho detto, non ho visto niente di strano quella sera!"

Land sospirò un po’ deluso.

"Accidenti...se questa storia andrà avanti non avremo più pazienti...ma sei sicuro...al 100 per cento di non aver visto nessuno, Jarod?"

"Beh...a dire il vero...ho visto Eric Grahm che usciva dalla stanza del cane...ma non l'ha portato via, sembrava tutto tranquillo!"

"Non posso crederci...dici sul serio?" chiese allarmato Henry.

"Sì...ma non credo che sia stato lui..."

"Già...ma non sarebbe impossibile..."

"E come mai?"

"Lui sarebbe capace di farlo, vedi..."

"Dottor Payne...oh, mi scusi..." si intromise l’infermiera entrando senza bussare nell’ufficio di Jarod.

"Avanti Jane, venga pure!"

"Dottore, ha un paziente in sala visita due!" lo informò.

"Bene...vado subito...ci vediamo più tardi Henry"

"D'accordo, Jarod" rispose Land uscendo dalla porta con Jarod. Poi i due si divisero e, mentre Henry si allontanava verso il suo ufficio, Jarod entrava nell’ambulatorio.

"Buongiorno... signora Jameson” la salutò leggendo il nome della donna sulla sua cartella “allora, cos'ha il nostro paziente?"

"Oh...lei è il dottor Payne?" chiese la donna notando Jarod entrare.

"Esatto..." rispose lui senza badare troppo al gran sorriso della signora. Poi, però, notò che stava dando da mangiare dei biscotti al suo cane.

"Cos'è quello?" chiese incuriosito.

La donna non sapeva cosa rispondere: "Un biscotto...forse però è meglio non dargliene...” sorrise lei facendo per metterli in borsa.

"Oh...non credo che un biscottino possa fare del male al suo cane! Posso... prenderne uno?"

"Come ha detto prego? Ah...ho capito, vuole esaminarlo, vero?" rispose lei pensando di aver capito cosa volesse fare Jarod. Gli porse un biscotto e quasi rimase pietrificata quando notò che lui lo prendeva in mano e lo mangiava.

"Ottimo!" sorrise Jarod; ma poi, notando il disgusto della donna, rimediò.

"Beh...mi concentro sulla dieta del suo cane..."

"Dottore...lei sa che quello era un biscotto per cani, vero?"

"Certo...dovrebbe darmene ancora qualcuno per...poter decidere come curare meglio il suo cane!" concluse Jarod. La donna sembrava restia a fare quest’ultima cosa, ma poi Jarod le fece un enorme sorriso che la ammaliò.

"Certo dottore – rispose dandogliene alcuni – Sa, ho saputo che un paio di notti fa è scomparso un altro cane!"

"Sì purtroppo..." disse lui iniziando a controllare il battito cardiaco del cane e tornando serio.

"Devo ammettere che ero un po’ titubante sul venire qui oggi...ma ora che la vedo...beh, mi rendo conto che ne è valsa la pena! Proprio come mi dicevano le mie amiche!" 

CHICAGO ANIMAL HOSPITAL, ore 3.00 p.m.

Jarod era nel suo ufficio e stava facendo nuove ricerche al computer; ogni tanto, quando doveva aspettare per scaricare dei file o per aprire dei siti, sgranocchiava qualche biscotto. Era convinto che finalmente, in quel reparto nascosto dell’archivio del Centro, avrebbe trovato qualche collegamento con sua madre. Ad un certo punto trovò proprio quello che stava cercando.

“No! Non posso crederci! Finalmente ci siamo...” sussurrò prendendo nota di ciò che aveva trovato.

Poi mise in tasca il fogliettino e spense il computer concentrandosi sul resto dell’indagine; uscì quatto quatto dal corridoio e controllò che non ci fosse nessuno in giro. Eric Grahm stava curando dei pazienti, così Jarod si sbrigò ed entrò nel suo ufficio. Era identico al suo, solo che era ammobiliato in modo diverso: un enorme armadio copriva la parete di fronte all’entrata, mentre la scrivania si trovava davanti alla finestra.

Iniziò a controllare nei cassetti della scrivania, ma erano solamente pieni di ricevute, ricette, medicine e strumenti di lavoro. Si alzò dalla sedia e iniziò a guardare nell’armadio alla ricerca di qualche prova che testimoniasse la sua colpa nella sparizione degli animali; ad un certo punto, però, la sua attenzione fu catturata dal fatto che l’anta più laterale dell’armadio sembrava essere sollevata rispetto al pavimento. Vi si avvicinò e la aprì. L’interno era vuoto; provò a spingere l’armadio a destra e scoprì che dietro ad esso c’era una porta nascosta.

Ecco fatto dottor Grahm!

Poi entrò dentro e trovò una stanza segreta piuttosto grande: era un altro ambulatorio, che però era pieno di gabbie, strumenti di analisi, microscopi e strane fialette contenenti intrugli particolari. Dentro alle gabbie, tristemente appoggiati a terra, c’erano alcuni cani e anche dei topolini che sembravano più morti che vivi. Per un attimo si sentì molto vicino a quelle povere bestioline, sentiva che provavano lo stesso dolore che aveva sentito lui per anni al Centro.

Il suo volto si mutò in una smorfia di rabbia, proprio nel momento in cui Eric entrò nella stanza.

"E tu che diavolo ci fai qui?" chiese nervosamente. Jarod era girato di spalle  cosi girò di scatto e spinse Eric contro il muro ponendogli un braccio intorno al collo per strozzarlo.

"Ho scoperto tutto Eric! So cosa fai a quei poveri animali, sei stato tu a rapirli! Sei solo un pazzo!"

"Non so di cosa parli..."

"Lo sai benissimo invece...tu utilizzi questi poveri animali, li sfrutti! Per esperimenti...non è vero?"

"No, non sono io l'artefice di tutto questo!" rispose lui ormai alle strette.

"E chi è allora?" sussurrò Jarod. Poi, notando che Eric non rispondeva, gridò più forte: “Dimmelo!”

"E’ Henry...Henry Land!"

"Cosa?" chiese Jarod rimasto tutt’a un tratto confuso.

"Già, proprio cosi...è lui che ha creato tutto questo!"

"Perché?"

"Sono anni che lui è ossessionato: vuole trovare dei vaccini e delle cure... sempre utilizzando questi animali! Poi ha anche creato questo laboratorio!"

"Non mentire! Questo è il tuo ufficio...qui si arriva da dove lavori tu!"

"Appunto...tutte le prove sono contro di me...è questo che ha fatto. Ha creato questo laboratorio proprio dentro al mio ufficio e poi mi ha minacciato! Se vado alla polizia mi frego con le mie mani! Tutte le prove sarebbero contro di me..."

Jarod tolse il suo braccio dal collo di Eric, iniziando a credergli.

"Ti giuro che non c'entro con questi maledetti esperimenti!"

"...beh Eric, è giunto il momento di mettere fine a tutto questo...e tu mi darai una mano!" concluse Jarod guardandosi intorno. Poi notò le fialette pronte sul tavolo e capì come farla pagare a Henry.

IL CENTRO, ore 6.00 p.m.

Parker entrò soddisfatta nell'ufficio di Sidney. Non bussò, così lui rimase un po' sorpreso dalla sua apparizione.

"Dottore preparati, andiamo a prendere il tuo paziente!"

"Come?" chiese lui distratto.

"Abbiamo trovato Jarod...le tue supposizioni erano esatte, si trova a Chicago in una clinica per animali...vieni con me e Sam?"

"Sì...Vengo anch’io!"

“Sbrigati, partiamo fra cinque minuti!” sorrise Parker uscendo.

UFFICIO DI HENRY LAND, ore 7.00 p.m.

Henry si trovava nel suo ufficio ed aspettava nervosamente la fine dell’orario di visita per tornare in laboratorio a terminare i suoi studi. Controllava alcune ricette, quando il telefono squillò.

"Chi è?" chiese seccato.

"Henry, sono Eric!"

"Oh...amico mio! Cosa posso fare per te?" chiese ironicamente.

"Non sono tuo amico...ti devo parlare!"

"Dimmi pure ma sbrigati…ho da fare!"

"Volevo solo dirti che ho deciso di andare a denunciarti, Henry!"

"Lo sai benissimo che se lo farai ti troverai nei guai. Ti ricordo che tutte le prove sono contro di te, perciò...attento!" rispose Henry sorridendo.

"E' tutto da vedere – ribatté lui minaccioso - Comunque voglio parlarti faccia a faccia. Troviamoci subito in laboratorio!"

Land si alzò arrabbiato pronto a parlare con Eric, mentre quest’ultimo guardava Jarod che gli sorrideva soddisfatto.

Cinque minuti dopo, Henry entrò nel laboratorio e trovò le luci spente.

“C’è nessuno? Dove sei, Eric?”

Subito dopo si sentì colpire alla nuca e svenne. Jarod, che aveva messo tutta la propria forza per sferrare quel colpo, lo rialzò con calma e lo legò ad una sedia di modo che nemmeno in un’ora potesse slegarsi. Poi attese un paio di minuti dopo i quali decise di svegliarlo.

"Ehi...dottore! – sussurrò dandogli uno schiaffetto – Svegliati!” gridò.

"Cos...cosa c'è?" chiese spaventato.

"Beh...succede che ora diventerai la mia cavia per un nuovo vaccino che sto testando...anzi, più che un vaccino è...un veleno!" sorrise Jarod.

"Ma...ma che significa?" chiese confuso Land notando che era legato mani e piedi.

"Significa che...ho intenzione di usarti come cavia per i miei esperimenti! Proprio come tu hai fatto con quei poveri animali!"

"Quali animali?...Io non ho fatto niente!"

"Ah ah...mi sa che dovrò cambiare sostanza da darti e dovrò somministrarti un bel siero della verità..."

"Jarod...passerai dei grossi guai se non mi liberi immediatamente!" ordinò Land.

"Non credo proprio, Henry...penso che mi divertirò un mondo a vederti soffrire!"

rispose avvicinandosi alla sua sedia con una siringa.

"E quello...cos'è?"

"Non te l'ho detto? E' una delle tue creazioni...solo che l'ho modificata un po' inserendoci qualche sostanza letale per il corpo umano!"

"Non puoi farlo..."

"Certo che posso! Come potevi farlo tu con le tue cavie, non è vero?" gridò.

"Eh va bene...sono stato io, è vero! Rapivo gli animali per testare i miei vaccini, ma l'ho fatto per il bene della scienza...grazie ai miei esperimenti presto si potranno salvare molte vite umane!"

"Certo...ma sai una cosa? Nessun vaccino del mondo potrà salvare la tua...adesso! Addio!" concluse Jarod sorridendo.

Poi iniettò la siringa nel collo dell’uomo mentre si dimenava, ma nel giro di dieci secondi si afflosciò sulla sedia inerme. Allora Eric entrò nella stanza con calma.

"Tieni - disse Jarod togliendo la cassetta da uno stereo - Questa è per la polizia..."

"Grazie Jarod...quanto dura...?” chiese, indicando Henry.

"Si risveglierà fra circa un'ora...giusto il tempo di trovarsi al fresco!" sorrise Jarod. Poi gli diede una pacca ed uscì dal laboratorio sentendo le sirene che annunciavano l’arrivo della polizia. Entrò nel suo ufficio e si tolse il camice gettandolo nel cestino, staccò l’etichetta col suo nome dalla porta e, proprio mentre stava per uscire tranquillamente, vide Miss Parker in fondo al corridoio.

"Jarod!" gridò Parker vedendolo. Ma lui si limitò a sorridere e rientrò nell’ufficio, dove l’attendeva una comoda  finestra da cui uscire per trovarsi sul giardino, come aveva già fatto qualche giorno prima.

"Prendiamolo Sam, passa dall'esterno!"

"Si, Miss Parker" rispose Sam correndo verso l’uscita.

Jarod corse verso la macchina parcheggiata di fronte all’entrata della clinica e ci salì sopra proprio mentre Parker raggiungeva la finestra. Lui la salutò sorridendo e mise in moto allontanandosi nel giro di pochi secondi.

Allora Sidney entrò nell’ufficio mentre Parker malediceva Jarod.

“Sarai contento, immagino...” bofonchiò avviandosi verso Sam.

CHICAGO, IL GIORNO DOPO, ore 2.00 p.m.

Jarod si sistemò la cravatta e bussò alla porta che aveva di fronte a sé: gli sembrava incredibile vedere un amico di sua madre dopo così tanto tempo che ne cercava uno.

Un uomo piuttosto anziano si affacciò alla porta chiedendo a Jarod chi fosse.

"Salve signor Watson...sono Jarod Payne...ci siamo sentiti al telefono un paio di ore fa!" sorrise lui.

"Jarod? Non mi avevi detto il tuo nome al telefono...Non sarai il figlio di Margareth?" chiese stupito.

"Sì! Allora è vero, lei conosce mia madre!"

“Si...ma entra! - disse Peter sorridendo - Come sta tua madre? E' tanto che non la vedo..."

"Beh...a dire la verità è molto che non la vedo nemmeno io...per dei motivi che non le posso spiegare, io e lei siamo stati...separati! Speravo che potesse aiutarmi a trovarla!"

"Mi dispiace Jarod...ma io non l'ho più vista da...non ricordo neanche più quanto. Tu eri molto piccolo!"

"Già...quello che temevo...comunque non sa nulla di lei...insomma, non ha qualche cosa che mi possa far capire dove trovarla? Dove si trovava l'ultima volta che l'ha vista?"

"Beh...mi ricordo che lei è venuta a trovarmi proprio in questa casa...ma non era sola: c'era un'altra donna con lei!"

"E chi era?"

"Si chiamava Catherine...Catherine Parker..."

"Cosa?" chiese Jarod esterrefatto.

"Erano molto amiche...quando Margareth mi venne a trovare con Catherine mi disse che se ne stavano andando...non mi hanno detto dove, ma mi hanno dato queste prima di andarsene!" rispose andando ad aprire un cassetto. Ne tirò fuori quelle che sembravano fotografie e le porse a Jarod.

"Sono proprio loro...e come sono giovani..." sorrise Jarod guardandole e quasi vicino alle lacrime. La prima foto rappresentava sua mamma e Catherine Parker incinte. Ce n’erano altre delle due donne, che stavano spesso insieme ed erano molto sorridenti.

"Quasi mi dimenticavo... – continuò l’uomo aprendo un altro cassetto – Tua madre mi ha dato anche queste!" concluse consegnando a Jarod le ultime foto che aveva.

"E' incredibile..." sussurrò lui prendendole in mano ancora più sorpreso.

CASA DI MISS PARKER, ore 11.00 p.m.

"Pronto?" chiese la donna alzando la cornetta. Sapeva già che si trattava di Jarod che voleva sbeffeggiarla per l’ennesimo buco nell’acqua.

"Ho trovato un paio di cose che forse possono interessarti, Parker...Te le ho appena mandate via e-mail!"

"Di cosa si tratta stavolta? Foto del mio attore preferito?" chiese lei ironicamente avvicinandosi al computer.

"Non proprio... – sorrise fra sé e sé Jarod - Ma spero che ti piacciano!"

"Che cos’è? Sono proprio curiosa di vedere..." si bloccò. La foto che le aveva inviato Jarod rappresentava due bambini molto piccoli: avevano all’incirca un anno e il maschio era sicuramente di un annetto più grande della femmina. Miss Parker capì immediatamente di chi si trattasse.

"Sorpresa Miss Parker?"

"Come le hai avute?" chiese con gli occhi lucidi.

"Tramite un amico comune delle nostre madri...Loro gli hanno consegnato quelle foto il giorno in cui volevano scappare con noi..."

Miss Parker aprì la seconda foto: rappresentava lei e Jarod un po’ cresciuti, stavolta avevano due e tre anni.

"...Non ci posso credere! Ma allora è tutto vero quello che ha scoperto Sid! Loro volevano davvero farlo...pensa se ci fossero riuscite!" disse continuando a guardare le due foto.

"Avremmo avuto una vita...normale..." sussurrò Jarod. Poi riattaccò e lasciò Miss Parker sola insieme a quella nuova scoperta.

“Grazie Jarod...” sussurrò lei sorridendo.


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004 Antonio Genna

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