Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 1: Salvataggi


Racconto appartenente alla Virtual Season di "Jarod il Camaleonte" scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod".


RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

Sidney rivolto a Miss Parker: "Tu possiedi, come tua madre prima di te, un livello superiore di percezione sensoriale, il grande dono del Senso Interiore"

Miss Parker: "E’ dopo l'esplosione, sono intrappolata, quella trave di sostegno sta x cadermi addosso come una ghigliottina quando.... lei esce fuori dal fumo e mi salva"
Sidney: "Chi ti salva?"
Miss Parker "Mia madre"

Miss Parker: "Non era un sogno... la persona che mi ha salvato era mia madre, e mi ha detto che mio padre conosceva tutti i segreti... e intendo scoprire quali siano"

Miss Parker: "Raines!
Broots: "Credevo fosse morto"
Miss Parker "Non lo è più"

Alex a Miss Parker "E’ vero che tuo padre conosce tutti i segreti.... ma Mr Parker non è tuo padre"

Miss Parker: “Quel verme di Raines potrebbe essere mio padre?”

Miss Parker rivolta al padre "Papà... io devo saperlo... sei tu il mio vero padre?
Mr Parker: "Ti voglio bene come una figlia ed è questo che conta"

Miss Parker a Jarod "Perché mai l'unica persona... di cui mi è sempre stato detto di diffidare, odiare... catturare, guarda caso è sempre con me... nei momenti più bui e più difficili della mia vita?"
Jarod: "Forse... perché è cosi che deve essere"

Jarod rivolto a Miss Parker: "Ho sempre saputo che noi non siamo solo una cacciatrice e una preda"
Miss Parker: "Senti.... dimentica quello che è successo sull'isola... dimentica quel momento di debolezza"

Miss Parker a Jarod "Ethan è scomparso... non so se è andato via o se l'hanno preso"
Jarod: "Preso?"
Miss Parker: "Ha iniziato un biglietto che non ha mai finito ma... non ci sono segni di lotta"


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS

MR. LYLE

MR. RAINES

ANGELO

ETHAN

WILLIE lo spazzino


L'EPISODIO

UFFICIO DI MISS PARKER, ORE 7.25 p.m.

Miss Parker era seduta sulla sua poltrona, in mano aveva un bicchiere di whisky e sul viso aveva uno sguardo perso. Non riusciva a pensare ad altro che a Jarod. Sentiva che stava per accadere, che nel giro di pochi secondi il telefono si sarebbe messo a squillare...
Un minuto dopo il suono cupo dell'apparecchio rimbombò nella stanza e miss Parker si trovò a prendere in mano il telefono animosamente.

"Pronto?" chiese sussurrando.

"Sono preoccupato per Ethan, Parker"

"Anch'io, ma non so che fine abbia fatto, è come se fosse scomparso nel  nulla...credi che lo abbiano catturato di nuovo?"

Jarod sospirò. "Temo proprio di si... ho parlato con  Sidney poco fa. Dice che  Raines sta architettando qualcosa. Non mi piace. Sono sicuro che tutto questo abbia a che fare con nostro fratello"

"Cosa pensi di fare? Lo vuoi cercare? Credi che noi qui possiamo fare qualcosa per aiutarti?"

"Da quando vuoi cosi tanto aiutarmi? Credevo fossi la mia cacciatrice" sorrise.

"Ed infatti non è cambiato nulla...ma qui è di mio fratello che stiamo parlando! Farò qualsiasi cosa per trovarlo...lui mi ha fatto capire molte cose, Jarod!"

"Già... per esempio ti ha aiutato con il senso interiore. A proposito... cosa ti dicono le voci??”

"Mi dicono che lui sta bene...e sembra che sussurrino qualcosa di strano...un numero...Credi che dovrei parlarne con Syd?"

"Io credo che dovresti parlare con Angelo... ti potrà aiutare"

"Lo farò di certo...".

E per una volta fu lei a chiudere la telefonata. Ora sapeva che cosa doveva fare… Angelo sembrava l'unica persona in grado di aiutarla in quel momento, solo lui capiva cosa volesse dire avere un "senso" diverso dagli altri...Si alzò e corse subito al Centro. 

Ci sono simulatori tra noi 
Jarod: “Sono stato tolto alla mia famiglia”
Sidney: “36 ore e sta già dimostrando molto più talento di ogni altro”
Jarod: “Quante persone sono morte per quello che io inventavo?”
            “Da quando sono fuggito ogni momento lo dedico alla ricerca del mio passato”
Miss Parker: “E’ un simulatore… un genio che può diventare chiunque voglia”
Sidney: “Il centro lo vuole vivo”
Miss Parker: “Preferibilmente” 
Miss Parker: “Difende i deboli e i derelitti”
Jarod: “La vita  è un dono”
Paziente: “Lei è un dottore?”
Jarod: “si….oggi si”

IL CENTRO, ore 7.30 p.m.

Miss Parker scendeva velocemente le scale. Non vedeva l'ora di parlare con  Angelo e capire qualcosa di più su quel numero che le martellava la testa. Raggiunse in fretta l'alloggio del sensitivo e corse verso di lui, che era seduto in terra e stava disegnando. Lo prese fra le braccia e gli disse "Angelo, ho bisogno del tuo aiuto..."

"Miss Parker.... è preoccupata"

"Sì, Angelo...sono preoccupata...continuo a sentire questo..." prese un foglio di carta e scrisse il numero che continuava a sentire.

"32 A, ti dice niente Angelo?" Lui lo prese tra le mani e cominciò a toccarlo. Subito dopo iniziò ad agitarsi e a stropicciare il foglio, iniziando a balbettare qualcosa senza farsi capire.

"Pericolo ... lui è in pericolo!"

"E' Ethan! Ethan è in pericolo! Ma dove Angelo, cos'è questo numero!" gridò lei iniziando a diventare sempre più nervosa. Dal momento che lei si era messa a  urlare, Angelo non rispose.

Si mise le mani sulla testa e si sdraiò per terra agitato.

Miss Parker, accorgendosi di aver esagerato e di essersela presa con lui, come troppe altre volte, si calmò.

"Angelo, scusami...ma devo sapere di cosa si tratta...cerca di fare uno sforzo, sono sicura che sai cosa provo! Aiutami, sei l'unico che può!"

Lui si tranquillizzò "La verità... è qui al Centro"

"Al Centro?" chiese lei confusa. Poi si rese conto che era la soluzione più ovvia. "Grazie Angelo!"

In quel momento entrarono Broots e Sidney. Il primo, esclamò ad alta voce: "Miss Parker, cosa  ci fai qui?"

"Shh! Abbassa la voce imbecille, Angelo è molto scosso...sono venuta a  chiedergli se sapeva qualcosa riguardo ad...un numero che continuo a sentire..." rispose lei voltandosi verso Sidney.

"Dal tuo senso interiore! E cosa ti ha detto Angelo?" chiese Sidney con la solita aria di chi sa sempre tutto.

"Ha detto che...è qui al Centro! Credi si tratti di un sottolivello? Broots, esiste un sottolivello 32 A?" chiese lei ansiosa.

"Dovrei fare delle ricerche, ma non credo che..." balbettò Broots.

"E’ un laboratorio di Raines” lo interruppe Sidney “lo usava anni fa per  esperimenti di cui nessuno sapeva niente. A quanto pare lo sta utilizzando di nuovo. Ah proposito Miss Parker... chi è qui al Centro??" chiese poi.

"Ethan...mio fratello...quando sono tornata a casa, quel giorno che quel pazzo rapì mio padre, non l'ho trovato...sono convinta che Raines lo abbia rapito e  riportato qui! Andiamo subito laggiù a controllare!"

"Sei...sicura di voler andare Miss Parker?" chiese Broots impaurito.

"Non è il momento di fare i conigli, Broots! Voglio scoprire dov'è Ethan e se serve... - disse tirando fuori la pistola e controllando che fosse carica –

Andrò da sola...allora, venite con me?"


IL CENTRO, ore 7.40 p.m.  

Arrivati nel sottolivello 32 A, Miss Parker era senza parole: "L'avevo detto  io...quella viscida serpe di Raines ha di nuovo rapito Ethan...guardalo! Chissà cosa lo costringe a fare..."

"A giudicare dal posto non credo niente di buono" rispose Sidney bisbigliando.

“Ehi, andiamocene prima che si accorgano di noi!” disse Broots, giunto al limite del suo coraggio.

Miss Parker, notando che Raines stava dando una carezza a Ethan, capì che quello doveva essere il momento dei saluti.

“Broots ha ragione…andiamocene di qui, tanto torneremo a prenderlo!” Sussurrò lanciando uno sguardo d’affetto a Ethan. Il ragazzo, da dietro il vetro, probabilmente sentì quello sguardo, dato che si voltò verso Miss Parker proprio mentre Lyle e Raines uscivano dalla stanza in tempo per trovare il corridoio deserto. 

Nel giro di cinque minuti i tre erano di nuovo nell'ufficio di Miss Parker a discutere di ciò che avevano appena visto.

"E' incredibile! Non posso ancora credere che quel farabutto di Lyle collabori con Raines... Signore, in fondo è anche suo fratello! Non ha proprio nessun sentimento quel mangia uomini!" gridò Miss Parker gettandosi a capofitto sulla sedia.

Sidney, visibilmente preoccupato rispose: "Cerca di calmarti Miss Parker... ricorda che non sei guarita del tutto…dalla tua ulcera"

"In questo momento non mi interessa per niente la mia stupida ulcera...Syd, dobbiamo trovare il modo di contattare Jarod! E' l'unico che può aiutarci con Ethan...temo proprio che dovrò parlargli!"  

“Vuoi collaborare con Jarod? D'accordo che c'è in gioco la vita di tuo... volevo dire di vostro fratello ma... vuoi chiedere l'aiuto di Jarod??” chiese Broots stupito.

"Sì Broots...c'è un forte legame fra me e Ethan e voglio salvarlo ad ogni costo! E' una delle poche cose che mi avvicini ancora a mia madre...in questo inferno di posto!" bisbigliò lei guardando la foto di sua madre sulla scrivania.

In quel momento, mentre Miss Parker era completamente assorta nei suoi pensieri, squillò il telefono che la fece spaventare. Sidney stava per rispondere, ma lei si alzò di scatto dalla sedia e gli prese il telefono di mano guardandolo male. Poi mise il vivavoce e rispose alla chiamata.

"Che c'è?"

"Che ti ha detto Angelo?" chiese dall’altro lato la cupa voce di Jarod.

"Sembra che ora tu ci legga anche nel pensiero...stavamo giusto parlando di te genio..." rispose lei seccata.

"Cosa ti ha detto?" rispose Jarod senza considerare nemmeno ciò che aveva detto.

"Ha detto che si trattava di un luogo qui al Centro e siamo andati a controllare..." rispose lei bloccandosi all'improvviso per il ricordo di ciò che aveva visto.

"Cos'hai trovato?" chiese Jarod notando il cambiamento di tono di lei.

"C'era Ethan...ed era sotto il controllo di Raines e Lyle...lo stavano di nuovo sfruttando..." rispose Parker preoccupata.

"Devo salvarlo...entrerò al Centro e lo tirerò fuori di lì"

" Che cos...Cosa vuol dire che entrerai al Centro? Cosa vuoi fare, venire qua e portarlo via senza che nessuno ti veda?"

"Correrò il rischio"

"Non penso proprio che lo farai finché ci sarò qui io, scordatelo!" urlò lei furiosa.

"Parker, ma non eri tu che dicevi di volere l'aiuto di Jarod poco fa?" chiese Sidney in tono sarcastico.

"Cosa? Miss Parker ha detto questo? Non ci posso credere" sorrise Jarod.

Sidney sorrise a sua volta.

"Senti tu, scienziato dei miei stivali...lasciami parlare con il genietto in privato!" gridò lei togliendo il vivavoce.

"Jarod...è vero, d'accordo...dovremo collaborare...” ammise lei calmandosi.

"L'unica cosa che potete fare è disattivare le telecamere cosicché io possa entrare senza essere visto. Salverò Ethan... e lo farò da solo"

“Odio questa tua smania di fare tutto per conto tuo, Jarod...dovresti imparare a fidarti di noi...comunque a che ora verrai? Ci può pensare Broots!"

"Sarà per stanotte a mezzanotte. Siate puntuali. E Parker... niente scherzi" e con queste parole chiuse la telefonata come suo solito, creando lamentele da parte di Miss Parker.

"Odio quando lo fa...comunque saremo presenti, Broots...l'importante è non farci vedere da nessuno! Io penserò alle guardie e tu ai computer...lo puoi fare? Puoi disattivare le telecamere?"

"Beh...si certo, ma mi ci vorrà un po’ di tempo"

"Avrai a disposizione dieci minuti: alle 11.50 esatte c'è il cambio della guardia e noi agiremo in quel momento! Bloccheremo la guardia appena arrivata e tu avrai dieci minuti! Ora andatevene!" urlò lei minacciosa.

I due uscirono dalla stanza ancora ridendo sotto i baffi per la telefonata e per la sua reazione…

IL CENTRO, ore 11.50 p.m.

Miss Parker e Sidney corsero verso la sala controllo e si prepararono ad affrontare le guardie; fortunatamente il vigilante addetto era mezzo addormentato, così Miss Parker lo colpì con la pistola e quello cadde nel mondo dei sogni in circa due secondi.

Miss Parker entrò di corsa nell'ufficio e scortò Broots fino al computer.

"Siamo in ritardo di un minuto sulla mia tabella di marcia...23.51...muoviti e fai del tuo meglio!" gridò a Broots.

"Si...subito Miss Parker....ma non mettermi fretta....sono già nervoso" si lamentò Broots mettendosi al computer con le mani tremolanti.

"Non voglio innervosirti...voglio solo che tu faccia in fretta...Jarod sarà qui fra...meno di nove minuti e noi saremo pronti, d'accordo?"

In quel momento entrò Sidney: "Allora, come procede il lavoro?"

"Broots ha appena iniziato. E fuori, tutto tranquillo?" chiese ansiosa Miss Parker.

"Si per ora... a parte gli spazzini. Tra poco ci sarà il cambio!" rispose Sidney.

"Controlla che nessuno entri, se serve sdraiati a terra e fingi un attacco epilettico! Broots, a che punto sei?" gridò di nuovo all’uomo seduto al computer.

“Ho qua-quasi finito.... – e subito dopo, correggendosi – “ Anzi...ho finito!" gridò quasi come se avesse vinto un trofeo.

"Ora jarod passerà indisturbato senza che nessuno lo veda? Siamo sicuri?" chiese Miss Parker quando stava quasi per compiacersi con Broots.

"Sicurissimi....almeno credo" rispose Broots facendo una smorfia.

“Cosa significa <<credo>>???" chiese Miss Parker voltandosi lentamente verso di lui.

"Si-significa che questi computer non danno mai certezze, Miss Parker…" rispose lui iniziando a tremare per la reazione che avrebbe certamente avuto la donna.

"Certezze? Certezze?” urlò Miss Parker.

"Miss Parker calmati...Broots, c’è almeno un 80% di speranza che le telecamere si siano disattivate?" chiese Sidney intervenendo e smorzando la tensione.

"Sì...beh...anche un 90%!" rispose Broots tornando a emettere un timido sorriso.

“Andiamocene allora e.... Broots! Le certezze sai dove puoi infilartele…” rispose Miss Parker tornando acida.

Così uscì dalla stanza davanti ad uno stupito Broots e ad un sogghignante  Sidney.

Nel frattempo Jarod era riuscito ad arrivare al sottolivello 32 A ed era contentissimo che Broots fosse riuscito a svolgere il lavoro senza intoppi. Era convinto che non ci fosse nulla che quell’uomo non sapesse fare col computer…era quasi bravo quanto lui!

Giunto di fronte alla porta, notò subito al di là del vetro Ethan, così si affrettò ad entrare.

“Ethan sono Jarod! - gridò vedendolo e sorridendo - Tuo fratello! Sono venuto a salvarti!”

Ethan prese la pistola in mano tremando, e alzandosi di scatto chiese: "Chi....chi sei?"

"Chi ti ha dato quell'arma?" chiese Jarod turbato.

Ethan si mise a gridare nervoso: "Dimmi chi diavolo sei!"

"Sono Jarod, tuo fratello...” rispose Jarod.

E in quel momento Ethan ebbe un veloce flashback di Jarod: lo vide entrare da una camera per la prima volta e il ricordo gli creò una così forte confusione in testa, che dovette tenerla per quanto gli faceva male.

"No....io non ho fratelli....tu sei l'assassino!" gridò lui cercando di riprendere il controllo di sé.

"L'assassino...quale assassino? Ethan sono Jarod...non dirmi che non ti
ricordi di me!"

"Il signor Raines mi ha detto tutto" Ethan si mise a piangere, ma sempre reggendo la  pistola puntata verso jarod

"Tu hai ucciso i miei genitori!" gridò spaventato e continuando a piangere.

"Io non li ho uccisi, Ethan...non sono stato io...” rispose Jarod sconvolto.

“Ascolta tua madre! - continuò Jarod – Senti quello che ti dice di me!”

"Mia madre...come osi parlare di lei...." rispose lui tenendosi ancora la testa a causa delle mille voci che continuava a sentire.

"So che lei è dentro di te...so che la senti...ascolta quello che dice..." andò avanti Jarod.

In quel momento arrivò Angelo da un condotto dell’aria. Probabilmente era divenuto in quel periodo un amico e consigliere di Ethan, perché questo sembrava sollevato non appena il sensitivo mise piede nella stanza.

"Ascoltalo"   sussurrò Angelo

"Angelo! – gridò Ethan - lui ha ucciso i miei genitori!”

"No...devi andare via con lui...adesso!" gridò Angelo.

Jarod iniziò a sentire delle voci che provenivano dal corridoio, probabilmente qualcuno che avrebbe controllato Ethan, forse spazzini.

“Angelo, stanno arrivando?” chiese impaurito.

“Loro sono qui…” rispose Angelo.

Jarod, comprendendo immediatamente il problema, prese Ethan per un braccio e si mosse dalla stanza immediatamente passando per il condotto. Conosceva quei cunicoli fin troppo bene ormai…

Cinque minuti dopo scattò l’allarme, gli spazzini erano certamente entrati nella stanza e non avevano trovato nessun altro a parte Angelo.

Nel frattempo, Lyle e Raines erano nell’ufficio di quest’ultimo. Stavano parlando proprio di Ethan, quando sentirono il rumore dell’allarme.

"Ma che diavolo succede?" gridò Lyle.

"Non ne ho idea...credo che sia l'allarme di qualche sottolivello...ma non sarà..." sussurrò Raines

"...il 32 A!" concluse Lyle.

"Ethan?"

"E' Jarod! Muoviamoci!"

I due uscirono e videro un sacco di spazzini che correvano avanti e indietro per l'allarme appena scattato. Lyle chiamò il suo diretto agente personale, Willie.

"Willie, che sta succedendo?"

"Sembra che qualcuno sia entrato nel SL 32 A, signore" rispose quello.

In quel momento giunse Miss Parker insieme ai mitici Sidney e Broots.

"Che diavolo succede, Lyle?" chiese fingendo stupore, con due ironici Sidney e Broots che cercavano di non ridere.

“Qualcuno è entrato nel SL 32 A. Andiamo là, presto!" gridò Lyle.

"E che cosa c'è in quel sottolivello? E' inutilizzato da anni!" urlò Sidney iniziando a correre dietro a Lyle.

".....c'è Ethan. L'abbiamo ricatturato tempo fa" rispose lui.

"Cosa? E perché non ne sapevo nulla!?" sbraitò Miss parker dimostrando un'ottima vena da attrice.

"Sorellina, non è il momento di discutere" Lyle aprì le porte del livello: sia lui che Willie avevano la pistola in mano, mentre Raines, che non riusciva a reggere la loro velocità, era rimasto indietro con la bombola.

Il gruppo entrò nella stanza, dove trovarono Angelo seduto in terra.

"Maledizione... e tu che diavolo ci fai qui?" urlò Raines entrando col fiatone.

"Angelo!" sorrise leggermente Miss Parker.

"Libero..." sogghignò Angelo rispondendo.

“Dannazione! Portalo via Willie, toglimelo dai piedi" urlò Lyle in preda al panico.

"Come diavolo ha fatto ad entrare e a scappare senza essere visto?" domandò Raines sospettoso. Si voltò ed iniziò ad osservare Broots e Miss Parker, con il risultato che Broots abbassò gli occhi mentre lei ricambiò lo sguardo e lo sfidò sorridendo maliziosamente.

"Sai Raines, forse è proprio un vero genio il nostro Jarod...tanto da riuscire ad eludere tutto il nostro sistema di sorveglianza... da solo!" detto questo si avviò alla porta della stanza seguita dai due.

"Non finisce qui" sbraitò Lyle.

"Ci puoi giurare..." sussurrò Miss Parker ai due incamminandosi verso il suo ufficio, pronta a contattare Jarod.

Lyle, invece, si rivolse a Willie.

"Willie, organizza subito una quadra di ricerche! Rivoglio Ethan qui subito, muoviti!” ordinò.

"Agli ordini signore!" rispose quello. Uscì dalla stanza portandosi dietro Angelo, mentre Raines e Lyle tornarono a guardarsi con simile stupore e odio nei confronti di Miss Parker.

Nel giro di un’oretta, Jarod ed Ethan erano ormai al sicuro nel rifugio di Jarod, dove li attendeva un comodo divano e un luogo confortevole privo di spazzini del Centro o signori Lyle o Raines. Ethan, ancora scosso per l’accaduto, era spaventatissimo.

"Ora sei al sicuro...non ti faranno più male qui...” sussurrò Jarod.

"Là ero al sicuro....lontano da te" gridò lui.

"Ma eri con i veri cattivi! Ethan io sono buono...ti voglio bene, sono tuo fratello...ricordi?" chiese Jarod. Ma notando che le sue parole non avevano alcun effetto, si ricordò della filastrocca che aveva già una volta convinto Ethan della sua bontà.

“Cri cran dal piede rosso, tutte le oche saltano il fosso…" recitò con calma.

"Come...come fai a conoscere la filastrocca di mia madre?" chiese Ethan in conflitto con se stesso.

"Le nostre mamme la cantavano a tutt' e due...io mi ricordo di tua mamma...lei mi voleva molto bene!" rispose Jarod.

"Sì certo...Raines me l'ha detto che lei ti conosceva...e tu l'hai tradita uccidendola!" urlò lui.

"Non è vero...è stato lui ad ucciderla...io le volevo bene e lei voleva bene a me! E a te...e a tua sorella...ti ricordi di lei?" chiese speranzoso.

Ethan, ormai calmatosi, ebbe un flashback e si ricordò di Miss Parker, del suo dolce sorriso e del momento in cui l’aveva salvata. Quel volto, così uguale a quello di sua madre…

"...Miss Parker?” sussurrò a Jarod.

"Sì...è lei...e io sono Jarod...noi siamo i tuoi fratelli Ethan...e ti vogliamo bene sul serio!"

Ethan sentì la voce di sua madre e si ricordò tutto...Lei gli stava dicendo di fidarsi di Jarod.

"Jarod... mio fratello" sussurrò abbracciandolo. E finalmente si ricordò tutto.

“Sì Ethan...ora è tutto finito...prometto che non ti faranno mai più del male…” rispose Jarod felice.

"Sì...ora ricordo tutto...sono stato catturato subito dopo la scomparsa di Alex, quando Miss Parker era andata a cercare suo padre al molo…"

Poi fece una pausa di qualche secondo e bevve un sorso d’acqua che Jarod gli aveva portato.

“Mi hanno riportato al Centro – continuò - E raines mi ha nuovamente preso al suo servizio, torturandomi con bugie e plagiandomi per i suoi comodi…"

“Come fece con me…” sorrise Jarod dandogli una pacca sulla spalla.

Ethan era silenzioso e iniziò a tremare di nuovo quando sentì parlare di Raines.

“Calmati…ti prometto che non ti prenderanno mai più, non tornerai più al Centro!” disse lui per cercare di rassicurarlo.

"No... io devo ritornare al Centro!" gridò Ethan alzandosi di scatto.

"Perché Ethan? Quello è un posto terribile...perché ci vuoi tornare?" chiese Jarod turbato dal suo cambiamento di rotta. Ethan era sempre più agitato, gli tremava la voce.

“Ho...ho appena finito di costruire una bomba, Jarod...me l'aveva ordinato Raines, ma purtroppo non so a cosa gli serva...però mi ricordo un numero!”

“Quale?” chiese Jarod ulteriormente spaventato.

“15P!”

“Oddio...io conosco quel numero..." rispose Jarod.

"Che significa?"

"E' il numero dell'ufficio di Miss Parker...la bomba è destinata a lei!!! Devo tornare subito al Centro!!!" urlò Jarod alzandosi come Ethan.

"Vengo anch'io!” disse Ethan.

"No Ethan...tu resterai qui, non voglio che tu torni laggiù!"

"Jarod....è mia sorella… se dovesse morire non me lo perdonerei mai!” sussurrò lui sentendosi in colpa.

"Lo so...ma anche io tengo a lei e ti prometto che non le succederà niente... me la caverò da solo...abbi fede!" sorrise poco convinto Jarod.

"Sii prudente, Jarod!" lo pregò Ethan.

"Lo sarò...tornerò in pochissimo tempo, vedrai...la salverò!"

Detto questo uscì dalla porta e tornò al Centro sapendo che, anche questa volta, avrebbe dovuto agire completamente solo.

Resisti Miss Parker…sto arrivando! 

Lyle stava sistemando l’ordigno sotto la scrivania di Miss Parker. Si sentiva un pochino in colpa, in fondo si trattava di sua sorella…ma gli ordini dovevano essere rispettati e non poteva permettersi di non eseguirli. Ne andava della sua stessa vita. Cercò un vano ideale per sistemare la bomba e lo trovò, vicino ai cassetti. Attaccò la bomba e l’attivò. Aveva a disposizione tre minuti e sapeva che Miss Parker stava ritornando nel suo ufficio. L’aveva sentita parlare insieme a Broots e Sidney.

Tre minuti, giusto in tempo per uscire dalla stanza ed allontanarsi. Sogghignò e si avviò verso la porta, quando vide arrivare Miss Parker.

"Lyle...che cosa ci fai qui?" chiese Miss Parker stupita di vedere il fratello che violava la sua intimità.

"Ah sorellina...bene ti stavo cercando! Volevo solo avvisarti che la squadra di ricerche è già in azione, riprenderemo presto Ethan!" rispose lui nervoso.

"Benissimo...sono davvero felicissima di questa notizia...ma che cosa diavolo ci fai nel mio ufficio? Lo sai che non ti voglio qui dentro!"

"Mi...dispiace di essere entrato qui dentro senza il tuo permesso ma ho pensato di aspettarti…”

"In tre anni che sei qui al Centro...non hai mai, dico mai, messo piede nel mio ufficio! Cosa stai cercando?"

"Cercando?...Non stavo cercando niente sorellina, perché sei cosi sospettosa?"

"Io sospettosa? Vedo che non mi conosci affatto...fratello...sono solo prudente. E quando sento il tuo odore...la prudenza non è mai troppa!" rispose lei incattivita.

"Non sto cercando niente, ora basta con i sospetti...devo andare" replicò lui facendo per andarsene.

"Alt - disse lei mettendosi di fronte alla porta e bloccando l'uscita - Qui c'è qualcosa che non va...perché scappi adesso?"

"Questo è il colmo... – ridacchiò Lyle - Per caso il tuo senso interiore ti ha fatto uscire di testa? Raines mi sta aspettando... ora se vuoi scusarmi...."

"Non...prendermi...in giro...dimmi cosa stai combinando, voglio saperlo adesso!" urlò lei iniziando a toccare la pistola pronta a tirarla fuori nel caso servisse.

"Miss Parker...levati dai piedi!" rispose lui diventando tutt’a un tratto più serio dopo aver guardato l’orologio.

"Lyle...parla o ti faccio un buco in fronte!" sussurrò a denti stretti la donna, prendendo la pistola.

Proprio in quel momento arrivò Jarod, che stranamente aveva la pistola in mano. Miss Parker capì subito che tirava aria di guai. Jarod puntò immediatamente la pistola contro Lyle, mentre Parker, quasi per un riflesso istantaneo, la rivolse contro di lui.

"E tu cosa diavolo ci fai qui?" chiese lei abbassando il tono di voce.

"Il tuo caro...fratellino… ha messo una bomba proprio qui, in questo ufficio!"

"Miss Parker, posso spiegarti..." si giustificò lyle.

"Cosa hai fatto? Jarod, come fai a saperlo?" chiese lei sorpresa e allo stesso tempo schifata da Lyle.

"Ethan mi ha confessato tutto...adesso è ritornato dalla nostra parte, Lyle...tu e Raines avete fallito!" rispose Jarod sorridendo.

"Adesso scappiamo, la bomba esploderà molto presto!” gridò Lyle.

"Andiamocene di qui allora..." gridò Miss Parker.

Neanche il tempo di fare dieci passi, che l’ufficio era saltato in aria dietro di loro. Pezzi di mobili e persino di muro saltarono in aria da tutte le parti e Jarod scaraventò a terra Miss Parker coprendola.

Due minuti dopo, i due fratelli si rialzarono e notarono che Jarod non c’era più, come al solito. Miss Parker tossicchiò, poi prese in mano la pistola che nell’urto le era caduta; sollevò Lyle e lo spinse contro il muro tenendo l’arma contro di lui.

"Lyle, brutto psicopatico... – gridò - Come hai osato cercare di farmi questo? Chi te l'ha ordinato?"

"Il Triumvirato ha l'ordine di ucciderti!" rispose lui, mentre stava quasi per soffocare a causa della pressione del braccio di Miss Parker sul suo collo.

"Che cosa? Ma come...perché hanno ordinato una cosa simile? E tu...poi...come al solito non guardi in faccia a nessuno, nemmeno a tua sorella! Sei un tale vigliacco..." sussurrò lei.

"Dovresti saperlo che se non fai quello che dicono loro...sei morto! E comunque non so perché hanno ordinato una cosa simile! Ho cercato di aiutarti in tutti i modi!” rispose lui fingendo affetto. Notando che la cosa sembrava non intaccare minimamente la superficie della donna, continuò.

“Sono irremovibili, vogliono che tu muoia…” urlò.

"Non ti credo...non ti ho mai creduto in vita mia!" rispose lei abbassando l’arma e allontanandosi di qualche passo.

In quel momento arrivarono Broots e Sidney correndo.

“Miss Parker, tutto bene?” chiese Sidney impaurito dalla scena.

"Ma che è successo qui?" chiese Broots esterrefatto.

"Tutto bene ragazzi...sono solo un po'...arrabbiata, non vedete il fumo che esce dalla mia testa? Andiamocene...e chiamate una squadra per sistemare tutto e prendere ciò che è sopravvissuto..." rispose lei nuovamente acida e fredda.

Nel frattempo Lyle se n’era andato per evitare altre domande.

"Ma perché c'era una bomba nel tuo ufficio?" chiese Sidney allarmato.

"E' stato Lyle...ma ha detto che l'ordine è partito dal Triumvirato in persona...non capisco il motivo...perché mi devono volere morta?"

"Forse...perché sanno qualcosa che noi non sappiamo!" rispose Sidney.

"Che intendi fare adesso?" chiese Broots.

"Sarò anche ripetitiva ma...questa storia non finisce qui! Lo giuro!" rispose lei sistemandosi la giacca e incamminandosi all'uscita.

Quella sera Miss Parker era seduta sul suo divano, come al solito sola. Aveva in mano un bicchiere e continuava a bere a piccoli sorsi, pensando a tutto ciò che era successo nel pomeriggio. Ripercorreva ogni passo di quella lunga giornata e non poteva fare a meno di pensare a quanto era stata fortunata. Se non fosse stato per Jarod…

Proprio in quel momento squillò il telefono.

" Pronto..." chiese miss Parker ancora scossa e sollevando il bicchiere pieno di Brandy.

"Tutto bene Parker?"

"Sì...come sta Ethan?" chiese lei pensando prima al fratello che a se stessa, come sempre.

"Sta bene...ora è al sicuro in un mio rifugio. Mio padre andrà presto a prenderlo. Perché Lyle ha fatto una cosa simile?" chiese poi.

"Ha detto che è stato un ordine dato dall'alto..." rispose lei incupendosi.

"Vogliono ucciderti?" domandò allarmato.

"Sì...e non capisco il motivo...ma andrò a fondo in questa storia...anche se c'è una cosa che ancora non riesco a capire..."

“Cioè?”

"Perché sei venuto, Jarod? Perché sei tornato laggiù e hai corso il rischio di farti prendere...solo per dirmi della bomba?"

"...l'ho fatto per salvarti. Miss Parker..." sussurrò lui interrompendosi.

Lei non fiatò, quasi non volesse interrompere quel momento.

"Dall'isola non è cambiato niente per me…" concluse lui sospirando.

"Jarod..." cercò di chiamarlo lei.

Ma non servì a nulla, la comunicazione era stata interrotta. Ogni volta che lo sentiva più vicino…riusciva sempre a vederlo allontanarsi di nuovo.
Appoggiò il telefono e bevve ancora il suo brandy, accorgendosi che era finito. Si afflosciò sul divano e ritornò a pensare, mentre Jarod, dall’altra parte del telefono, non riusciva a ricordare altro che ai momenti trascorsi insieme a lei sull’isola.
I suoi occhi erano lucidi, così come quelli di Miss Parker. Per quanto tempo ancora avrebbero dovuto sopportare quel silenzio e quella solitudine…


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004 Antonio Genna

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