Il Camaleonte Fan Fiction

Una vecchia storia


Riassunto: Jarod e Miss Parker risolvono una vecchia storia che aveva contribuito ad allontanarli…

Data di composizione: 19-22 luglio 2001

Racconto adatto a tutti 

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito “Jarod il Camaleonte Italia”, e che tutti i personaggi della serie “Jarod il Camaleonte / The Pretender” utilizzati nel racconto sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.


-Maledizione!-, Miss Parker camminava nervosa nella lussuosa suite di un famoso albergo di Losanna, in Svizzera. Era andata fin lì da sola, sulle tracce di Jarod; non aveva voluto in quella missione Sydney e Broots, non quella volta…Non sapeva bene neanche lei perché…Ma tornare lì, a Losanna, le faceva uno strano effetto, e sentiva che doveva vivere quell’esperienza da sola.
Chissà perché Jarod si era spinto fin là…Raramente si spostava dall’America, e se lo faceva era sempre per via di qualche rivelazione riguardo al Centro. Cosa poteva esserci in quella città che avesse a che fare con esso?…Ma forse lei non l’ avrebbe saputo mai, dato che aveva perso ogni traccia di Jarod non appena era giunta a Losanna. Qualcuno doveva averlo avvisato del suo arrivo e lui aveva cambiato tutti i suoi programmi, lasciando Miss Parker a bocca asciutta. 
-Un altro fallimento…-. Si riempì un bicchiere di whisky e si lasciò cadere stancamente sull’elegante sofà del salottino. Sorseggiò il liquore, cercando di placare la rabbia che le faceva contorcere lo stomaco. Nelle sue condizioni, con la costante minaccia di un attacco d’ulcera, non era proprio il caso di lasciarsi andare alla collera.
Miss Parker sospirò. Già, la collera. Nei confronti di Jarod, naturalmente.
Non si era mai chiesta nemmeno lei perché ce l’ avesse tanto con lui; catturarlo era il suo incarico, e forse senza quella rabbia non sarebbe stata in grado di svolgerlo. Ma sul motivo di quei sentimenti non si era mai soffermata. Era più facile così.
Ma in quel momento, in quel luogo così distante dal suo Paese, in quella raffinata e fredda suite sconosciuta, un pensiero le sfiorò la mente: Mi ha lasciata sola anche lui. Aveva giurato di non farlo mai.
Ma d’impulso, seccata, scacciò via quel pensiero, attribuendolo alla stanchezza, e cercò qualcos’ altro con cui occupare la mente. Si rialzò, posò il bicchiere e si avvicinò alla finestra, fermandosi a contemplare la splendida vista della città bagnata dalla luce del tramonto. 
Losanna era davvero bellissima…A Miss Parker tornarono in mente una gran quantità di ricordi, tutti legati alla sua adolescenza…ma ben pochi piacevoli, in verità.
La prima cosa a cui ripensò fu il Collegio…la prigione di lusso in cui era stata spedita all’età di quindici anni.
Aveva pregato disperatamente suo padre di non mandarcela, e in seguito l’ aveva implorato di farla tornare subito a casa, ma Mr. Parker era stato irremovibile. Così, negli anni, Miss Parker aveva cominciato a pensare di aver fatto qualcosa per la quale avesse meritato quella punizione, anche se suo padre aveva continuato a ripeterle che era solo per il suo bene, che era un privilegio riservato a pochi quello di poter studiare in un Collegio così prestigioso…
Ma lei non gli aveva creduto mai. Anche perché era stata una decisione così improvvisa…
Man mano, le tornarono alla mente anche i visi delle sue compagne, molti dei quali aveva cercato nel tempo di dimenticare; i loro occhi gelidi, calcolatori, i loro atteggiamenti ostili, traboccanti d’invidia nei suoi confronti a causa del suo aspetto e della sua intelligenza…Non aveva avuto molte amiche, anzi forse nessuna.
Era stato lì, a Losanna, che Miss Parker si era convinta di poter contare solo su se stessa.
E poi naturalmente c’erano stati i ragazzi. Quello era apparentemente un bel ricordo. 
Ma poi pensandoci bene rammentò che erano state tutte storie brevi e vuote, che l’avevano lasciata più triste di prima. Ragazzi attirati solo dalla sua bellezza, ai quali lei si era aggrappata disperatamente per vincere quella fortissima angoscia che non la lasciava mai…l’ angoscia della solitudine.
Ma nessuno di loro era mai stato come Jarod.
Il confronto era sempre stato inevitabile! Perché ciò che le aveva fatto sicuramente più male era stato doversi separare da lui. Lui, che fin da bambini l’ aveva sempre capita fino in fondo, lui, che le era sempre stato vicino, con la sua dolcezza e il suo affetto…Ma anche lui poi l’aveva abbandonata a se stessa.
Miss Parker permise a una lacrima di rigarle il volto.

Il giorno seguente, dopo una bella dormita che le aveva disteso un po’ i nervi, prese una decisione: chiamò suo padre al Centro e gli chiese di concederle dei giorni di vacanza, aveva bisogno di rilassarsi dopo l’ennesima sconfitta da parte di Jarod. Ottenuto il permesso, avvisò Broots e Sydney, e poi si apprestò a organizzare la giornata. Fece una lista dei posti della città che le sarebbe piaciuto rivedere, e ne scelse alcuni tra i più belli per quel giorno.
Quindi si mise in marcia.

Verso la fine della mattinata si trovò a passeggiare nel centro della città vecchia, la piazza St. Francois, una delle sue mete preferite quando usciva di nascosto dal Collegio. Era strano che avesse voglia di rivedere quei posti…in fondo, lì aveva sofferto enormemente. Ma forse dentro di sé nutriva il fortissimo desiderio di esorcizzare quasi quella sofferenza, creandosi dei nuovi ricordi che fossero invece piacevoli e si sovrapponessero ai vecchi. 
Era una bellissima giornata; il sole splendeva e il clima era mite. 
Miss Parker decise di concedersi una pausa, ed entrò in uno degli eleganti cafés dalle cui vetrate poteva osservare la piazza e il via-vai cittadino. 
Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse di lui finché Jarod non si sedette proprio davanti a lei, nel suo tavolino.
Miss Parker sobbalzò per la sorpresa, e d’istinto la sua mano si mosse a cercare la pistola ma senza trovarla, poi ricordò: dato che non era più in missione e che voleva godersi la vacanza, e convinta inoltre che Jarod fosse già ripartito, l’aveva lasciata in albergo!
Con un moto di rabbia si diede silenziosamente della stupida, ma poi pensò che in ogni caso non l’avrebbe certo potuta usare, lì, in quel café, e per giunta in pieno giorno…
Fissò Jarod con il suo solito sguardo glaciale. 
-Materializzarti all’improvviso è ancora il tuo più grande divertimento, vedo…-, disse ironica.
Jarod fece un sorriso beffardo. –E’ sempre un piacere rincontrarti, Miss Parker -, accentuò volutamente le ultime due parole. Lo faceva sempre; era il suo modo per farle sentire quanto fosse ridicolo che continuasse ancora a farsi chiamare per cognome da tutti. Sapeva bene che anche quello era un metodo che lei usava per mantenere un certo distacco con le persone.
Lei ignorò quella provocazione, come al solito. Fu sul punto di chiedergli come avesse fatto a trovarla, ma poi si fermò. Sarebbe stato come chiedere a un uccello come faceva a volare: ci riusciva, e basta.
Gli chiese invece: -Cosa sei venuto a fare a Losanna?-
-Ho fatto delle interessanti indagini su alcune compagnie svizzere che forniscono denaro al Centro…Mi piacerebbe dirti di più, ma non è ancora il momento. In realtà sarei già potuto ripartire, ma non volevo andarmene senza prima passare a salutarti-.
-Commovente, Jarod -, commentò Miss Parker sarcasticamente.
Lui si adombrò. Nei suoi occhi comparve una strana luce, e le sue labbra si incresparono in un sorriso triste.
-Non puoi proprio evitare di trattarmi così, vero?…La regina dei ghiacci non si smentisce mai. Fai bene, casomai a qualcuno venisse la malaugurata idea di essere gentile con te…-
-Gentile? E’ questo che pensi di essere, Jarod?…-, rise. -Sei patetico -.
Lui iniziò ad arrabbiarsi. Quanto poteva essere irritante quella donna! Ma nonostante tutto non riusciva a ignorarla; il suo sogno era di riportare alla luce quella bambina di un tempo…
–Non sono venuto qui per litigare con te; volevo solo salutarti e augurarti un buon rientro-, concluse, con tono pungente. Quindi si alzò e fece per andarsene, ma prima la fissò intensamente negli occhi e mormorò lentamente: - Sai, Miss Parker?…Tra noi due la più patetica sei tu -. 
Lei non riuscì a dire niente. Jarod si voltò e uscì dal locale.

Miss Parker restò a lungo seduta a quel tavolino, a riflettere.
L’aveva fatto ancora. L’aveva ferito per l’ennesima volta, mentre lui era stato così dolce…Forse inconsciamente voleva infliggergli lo stesso dolore che lui aveva fatto provare a lei tanto tempo prima…Quello che non capiva era perché Jarod continuasse a voler avere a che fare con lei, nonostante il suo comportamento ostile. Possibile che gli interessasse davvero qualcosa di lei? Oppure Miss Parker per lui costituiva semplicemente una sfida?…La seconda ipotesi era quella che le pareva più probabile, anche se al pensarci qualcosa dentro di lei faceva male.

Per riprendersi da quell’incontro inaspettato, nel primo pomeriggio decise di fare una passeggiata a Onchy, un grazioso quartiere di Losanna dal quale si godeva una splendida vista sul lago di Ginevra e sulle Alpi. Per quanto conoscesse benissimo quei posti, una parte di lei ne rimaneva sempre affascinata; inoltre, la quiete e la bellezza della natura avevano su Miss Parker un effetto calmante.
Si sedette su una panchina, osservando lo spettacolo che si offriva ai suoi occhi.
Nella mente aveva ancora le parole di Jarod; aveva continuato a rimuginarci sopra per tutto il tempo. Possibile che avesse ragione lui? Era realmente patetica?
A un tratto, sentì qualcosa sfiorarle le gambe; abbassò lo sguardo e lo incrociò con quello vivace di un cucciolo di barboncino, probabilmente sfuggito al suo padrone. Miss Parker si guardò intorno, ma non vide in giro nessuno. Allora, intenerita, se lo mise in grembo e prese ad accarezzarlo, parlandogli dolcemente. Le erano sempre piaciuti gli animali.
-Allora non sei diventata poi così cattiva-.
Miss Parker s’irrigidì. 
Di nuovo quella voce! Perché Jarod non la lasciava in pace?!
Riposò il cucciolo a terra, restando seduta.
-Pensavo fossi già ripartito-, gli disse. 
-Ho cambiato idea-, rispose lui semplicemente, sbucando da dietro una pianta.
-Come mai?-.
-Volevo fare un esperimento-.
Miss Parker fissò il cucciolo che stava giocando con una foglia. 
–Era questo l’esperimento?-, chiese in tono aspro.
Jarod sorrise. –Precisamente…e ha dato dei risultati molto soddisfacenti-.
-VA’ AL DIAVOLO, JAROD! -, con un moto di rabbia, si alzò di scatto dalla panchina e fece per andarsene, ma lui prontamente la prese con forza per un braccio trattenendola.
La fissò negli occhi con decisione. –Ora BASTA. Voglio sapere esattamente per quale motivo ce l’ hai tanto con me-. Il suo tono non ammetteva repliche; Miss Parker non l’aveva mai sentito parlare così. Ebbe perciò un attimo di esitazione, ma poi si riprese e con un rapido movimento si liberò della sua stretta.
-Non far finta di non saperlo…Non recitare la parte dell’ingenuo con me, Jarod-.
-Non riesco a seguirti-, la guardò con aria insieme stupita e perplessa, il che la fece arrabbiare ancora di più.
-Sei proprio un grande ATTORE! D’altronde sei un genio delle simulazioni…O forse è più giusto dire un BUGIARDO?-, inveì, in tono di scherno.
Jarod si spazientì e assunse anche lui un tono sarcastico: -Non confondermi con tuo padre, angelo-.
A quel punto lei esplose, assestandogli un sonoro schiaffo su una guancia: -IO TI ODIO, JAROD! TI ODIO!-
-PERCHE’?! VOGLIO SAPERE PERCHE’!!-, la prese per le braccia e iniziò a scuoterla violentemente.
Lei si dimenò ma non riuscì a liberarsi, infine scoppiò: -AVEVI PROMESSO!…INVECE MI HAI LASCIATA SOLA ANCHE TU!!-
Jarod si bloccò. La guardò sbalordito, poi lentamente le lasciò le braccia.
Non riusciva a credere che lei avesse davvero pronunciato quelle parole. 
Miss Parker invece stranamente si sentì molto più leggera.
-Perché sono andato via dal Centro?…Per questo dici che ti ho lasciata sola?-, chiese lui con voce roca, ancora sconcertato.
-No, Jarod-, anche se dovette ammettere con se stessa che anche quello l’aveva turbata, -è una storia molto, molto più vecchia…Non ricordi?-
Lui la guardò in modo strano; dopo qualche attimo di silenzio disse, stavolta con voce ferma: -Hai parlato di una promessa; ti stai riferendo a quando partisti per il Collegio, vero?-
Miss Parker trasalì. Allora ricordava!
Ebbe un nodo alla gola e riuscì solo a emettere un flebile –Sì-.
Jarod assunse improvvisamente un’espressione cupa e prese a camminare pensieroso avanti e indietro, come se stesse riordinando le idee, sotto lo sguardo sorpreso di Miss Parker.
A un tratto parlò, in tono provocatorio. –Allora, cerchiamo di ricordare esattamente come andarono le cose. Tuo padre decise all'improvviso di mandarti in Collegio qui a Losanna, infischiandosene completamente dei tuoi sentimenti. Tu eri disperata, non volevi partire assolutamente perché avevi paura di sentirti sola e smarrita, così lontana da casa tua, da tuo padre, e…da me, o almeno così dicevi. – Miss Parker ascoltava in silenzio, perplessa, ma a questo punto fece per dire qualcosa; lui la fermò. –Aspetta, non ho finito.
Anch’io ero scosso dalla situazione…Avrei dato qualsiasi cosa per non separarmi da te…-. Miss Parker, in piedi davanti a lui a braccia conserte, alzò scetticamente un sopracciglio, ma Jarod la ignorò. –Finché una sera, poco prima che partissi, ci facemmo un solenne giuramento reciproco: ognuno dei due avrebbe fatto in modo che l’altro non si sentisse solo, mantenendo i contatti attraverso il nostro canale segreto. Ma poi…-
-Ma poi -, intervenne lei come una furia, -tu non ti facesti sentire AFFATTO!!-
Jarod la guardò, stupito. –Che stai dicendo?!-
-Che sto dicendo?! Che non mi hai mai scritto neanche una riga!!-
-Stai scherzando?! Ti ho scritto centinaia di lettere, alle quali tu non hai mai risposto, Monica!!-
Al sentirsi chiamare per nome, specialmente da lui, le corse un brivido lungo la schiena e s’infervorò ancora di più.
-CHI VUOI PRENDERE IN GIRO, JAROD?! Non ho mai ricevuto nulla da quel maledetto canale!! Io invece ti scrissi ogni giorno per più di sei mesi, finché non fui costretta ad ammettere che anche tu mi avevi abbandonata a me stessa!- 
-Non è possibile! A me non è mai arrivato NIENTE da parte tua!-
Si guardarono a lungo intensamente, ma ognuno lesse la sincerità negli occhi dell’altro.
Miss Parker era sconvolta. Pian piano realizzò.
-Jarod, tu…tu mi avevi scritto?!…-, le tremò la voce.
-Un’infinità di lettere, Monica -, Jarod era turbato, ma il suo tono si era addolcito. –Anche quando vidi che non mi rispondevi continuai ancora per molto tempo, e poi ti scrissi ogni anno per Natale e per il tuo compleanno-.
-Com’è possibile?!…Questo vuol dire che le nostre lettere…sono state…-
-Intercettate-, concluse lui amaramente.
-Ma il canale era SEGRETO!-
-Non per il Centro, evidentemente…Ora comincio a capire tutto…Hanno voluto separarci di proposito. 
Prima ti hanno mandata in Collegio, poi hanno bloccato le nostre comunicazioni…Forse hanno temuto che legassimo troppo e che col tempo potessimo diventare insieme un pericolo per il Centro.
In questo modo invece ci hanno messo l’uno contro l’altra-.
Miss Parker vacillò e fu costretta a sedersi di nuovo sulla panchina.
-Significa che per tutti questi anni, noi…io…-
Lui le si sedette accanto, guardando fisso davanti a sé. Il cucciolo si avvicinò a leccargli le mani.
Dopo qualche momento di silenzio, Jarod parlò di nuovo.
-Tu hai fatto in modo che la rabbia prendesse il posto della sofferenza…Ora capisco perché quando ci rincontrammo, molti anni dopo, fosti così fredda con me…Io invece non ne sono mai stato capace. Non so per quale strana ragione, ma non riesco mai ad arrabbiarmi seriamente con te-.
Lei si coprì il viso con le mani e prese a singhiozzare violentemente.
Lui l’abbracciò e la strinse a sé.

Cinque minuti dopo erano ancora stretti l’uno all’altra.
-Jarod?-, sussurrò lei. Lui la guardò. –Perché non cercasti mai di metterti in contatto con me in qualche altro modo?-
-All’epoca ero impegnato in simulazioni particolarmente importanti e riservate, perciò ero sotto strettissima sorveglianza, ancora più del solito…E poi tuo padre non faceva che ripetere che ti eri ambientata perfettamente a Losanna e ti eri fatta un gran numero di amici, così pensai che non t’interessasse più nulla di me…-
-Era una BUGIA!!-, tuonò lei sdegnata, -odiavo il Collegio e non ebbi mai nessun amico!!…Mio padre lo sapeva benissimo…-.
S’intristì al pensiero dell’ennesima menzogna del padre…e del piano che avevano ordito per tenerla lontana da Jarod per tutti quegli anni.
-E non ho mai smesso di provare interesse per te, Jarod…-, quelle parole le uscirono spontanee dalle labbra.
Lui le sorrise; poi le alzò il mento per poterla guardare bene negli occhi. –Nemmeno io, Monica…Ti amo. Da sempre-.
-Anch’io ti amo, Jarod. Da sempre-. Miss Parker decise che le piaceva il suono del suo nome pronunciato da lui e non ebbe più timore di quello che ciò comportava.
Jarod si chinò su di lei e le loro labbra s’incontrarono in un lungo bacio, dolce e appassionato allo stesso tempo.
Lei pensò che ora aveva finalmente un bel ricordo da associare a Losanna…il più bello di tutti. 

(scritto da Sabrina)


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