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Realizzazione Antonio Genna |
"Cielo giallo"
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TITOLO ITALIANO: "Cielo giallo"
TITOLO ORIGINALE: "Yellow Sky"
REGIA: William Wellman
SCENEGGIATURA: Lamar Trotti
BASATO SUL ROMANZO DI W.R. Burnett
PRODUZIONE: USA 1948
DURATA: 98 minuti
Ridoppiaggio eseguito nel 1958 per la riedizione nelle sale:
PERSONAGGI |
INTERPRETI |
DOPPIATORI |
'STRETCH' DAWSON |
Gregory Peck |
EMILIO CIGOLI |
'MIKE' CONSTANCE MAE |
Anne Baxter |
DHIA CRISTIANI |
DUCA (DUDE) |
Richard Widmark |
NANDO GAZZOLO |
ORSO (WALRUS) |
Charles Kemper |
CARLO ROMANO |
BRUNO (BULL RUN) |
Robert Arthur |
FERRUCCIO AMENDOLA |
LUNGONE (LENGTHY) |
John Russell |
GLAUCO ONORATO |
QUARTINO (HAL PINT) |
Henry Morgan |
SERGIO TEDESCO |
NONNO |
James Barton |
LUIGI PAVESE |
ALCUNE NOTE SUL FILM
Definito "western lunare"
per la sua inconsueta ambientazione in una livida, polverosa e spopolata
città-fantasma situata ai margini del deserto, si può effettivamente
considerare un "dramma da camera", nel quale interagiscono solo otto
personaggi. Sei di questi sono banditi in fuga dopo una rapina in banca,
costretti ad attraversare un deserto salato per sfuggire
all'inseguimento della Cavalleria. Sfiniti e moribondi, raggiungono
Yellow Sky, città di minatori abbandonata dopo l'esaurimento delle
miniere. Solo un vecchio arzillo e sua nipote, una ragazza tosta
(definita "un maschiaccio", e chiamata appunto con un nome
maschile, Mike, dal nonno) presidiano Yellow Sky: a quale scopo? Dopo
essersi ripresi dallo sfinimento, i banditi iniziano a chiederselo, e
non tardano ad intuire che l'unica ragione che trattiene là i due unici
abitanti, può essere una sola: l'oro. Ma non è solo il lucente metallo a
scatenare la cupidigia dei fuorilegge: c'è anche l'indomita ragazza
dalla pistola facile, considerata come una puledra selvaggia da
domare...
Dopo un sanguinoso regolamento di conti all'interno della banda, i
superstiti abbandoneranno la loro vita di furti e rapine, e il più
"onesto" di essi avrà in premio la "puledra"... domata.
Il produttore-sceneggiatore Lamar Trotti ci teneva a fare dei western di qualità (western "adulti", come preferiva definirli Howard Hawks), ma il suo Alba Fatale (The Ox-Bow Incident, 1943) era stato accolto gelidamente, probabilmewnte perché permeato di un pessimismo senza speranza. Con Cielo giallo decise perciò di fare qualche concessione alle esigenze commerciali. A tal fine Trotti si servì dello stesso regista, William Wellman (un eclettico capace di "reinventare" gli stilemi dei film di genere), e il risultato fu acclamato all'epoca (e ricordato ancora oggi) come uno dei capolavori del western.
Gregory Peck ebbe
l'opportunità di creare un personaggio abbastanza malvagio (che però,
per la soddisfazione dei benpensanti, alla fine si redime), per
interpretare il quale riprese i vezzi e i modi di Lewt McCanles, il
protagonista di Duello al sole. Come Peck ebbe a
dichiarare in seguito, per diventare "un ladro, uno stupratore, un
violento, un efferato malvagio, mi sono ispirato a un mio cugino, una
specie di pecora nera della famiglia, ma simpatico. Si chiamava
Stretch."
E Stretch, non a caso, è il soprannome del suo personaggio in
Cielo Giallo (nel romanzo di Burnett, si chiama semplicemente
James Dawson). Peck andava fiero di quella caratterizzazione di uomo
rude, taciturno, violento ma a suo modo "giusto". Ha sempre considerato
questo film come uno dei suoi migliori.
A dispetto di Peck, i critici sono invece quasi unanimi nell'esaltare l'interpretazione di Richard Widmark, la vera "anima nera" della banda, affettato nei modi quanto infido come un serpente. Al suo confronto, essi sostengono, Peck risulta quasi incolore. Ma a sua volta, Widmark si lagnò di dover interpretare sempre personaggi malvagi (nel suo primo film, Il bacio della morte, la sua caratterizzazione del gangster psicopatico Tommy Udo gli fruttò un'immensa popolarità, e dovette intervenire l'FBI per far chiudere i potenzialmente pericolosi "Tommy Udo Club" fondati dai suoi fans); per cui da lì in poi egli pretese - e ottenne - dalla 20th Century Fox il potere di scegliere i personaggi da interpretare. Ma le sue parti da "buono" non avrebbero mai eguagliato, per intensità e realismo, quelle da "cattivo"...
Pochi critici hanno speso invece qualche parola per Anne Baxter, che a partire dal successivo Eva contro Eva si sarebbe trovata ingabbiata, per il resto della carriera, in personaggi dalla viscida doppiezza, ma che qui è particolarmente persuasiva nel ruolo di una ragazza che rifiuta la propria femminilità, ma si rivela poi incerta e confusa, indecisa tra la difesa dei propri interessi e lo "strano" sentimento che nonostante tutto le ispira quel bel gaglioffo del capobanda. Sentimento ricambiato, tanto da causare in lui una vera e propria crisi di valori, che si risolverà in una drammatica sfida.
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