ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Allen
Riassunto: in una giostra di emozioni, Sydney entra in una giungla fitta di misteri, per mettere fine ad un mistero del passato.

Data di composizione: fino al dicembre 2005
Periodo di svolgimento: Terza stagione.
Adatto a: tutti

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro. I personaggi nuovi sono di proprietà dell'autrice.

AVVISO AI LETTORI: Questo racconto segue, le vicende raccontate nelle fanfiction "Gemini" e "Ritorni". Per una comprensione maggiore, se ne consiglia la lettura.

Lost - Anime perse

Il sole splendeva già alto nel cielo, quando Sydney, uscì di casa per andare a lavoro. Non era certo entusiasta quella mattina, la aspettava una noiosa riunione di bilancio, da quando aveva abbandonato la sezione operativa, il suo compito era quello di coordinare dall'interno le squadre e le operazioni. Questo compito le piaceva molto, soprattutto la metteva al riparo da tutti quei pericoli, che in passato l'avevano portata a mettere a rischio la propria vita. Ora non era più sola aveva un figlio a cui pensare, e per questo che aveva deciso di cambiare radicalmente la sua vita. Il lavoro d'ufficio era altrettanto pesante e interessante, le ultime missioni grazie anche le sue strategie si erano concluse in maniera molto positiva.
Dopo l'improvvisa morte di Dixon, le gerarchie all'interno dell'agenzia erano molto cambiate. A prendere il suo posto fu Jack Bristow, che nonostante l'avanzata età non era cambiato per niente, aveva mantenuto la sua rigidità, e la sua linea di condotta verso gli altri. Non appena gli fu possibile, allontano Michael Vaughn dalla sua sezione, e fece il possibile per convincere Sydney a smettere con le operazioni.
Nel suo ufficio Jack, sosteneva con i suoi collaboratori una riunione per fare il punto sulla situazione imbarazzante che si era verificata con il governo Russo, nell'ultima missione.
"Non credo ci sia molto da dire agente Vaughn, lei ha palesemente ignorato il protocollo, ed è a causa sua se ci troviamo in questa situazione."
"Jack lei si sbaglia, io ho solo eseguito gli ordini che qualcuno mi ha dato.”.
"Aspettavo che uscisse fuori il tuo classico atteggiamento nei momenti difficili. Continua a non prenderti la responsabilità delle tue azioni."
"Mi dispiace Sydney, io dico solo la verità, che a te piaccia o no."
"Ora basta, qui non siamo in un'aula di tribunale, non m'interessa sentire le vostre discussioni. Sydney pensa tu a sistemare le cose con i russi. Bene, penso che non ci sia altro da aggiungere, potete andare."
Uscirono tutti, Sydney e Vaughn si sfiorarono uscendo, ma non si guardarono in faccia. La loro separazione era stata molto dolorosa per entrambi, riuscivano ad essere civili solo in presenza di Jordan. Ormai era grande, e il divorzio lo aveva sconvolto, quella che per dodici anni era stata la sua famiglia, era andata in frantumi. Le sue certezze avevano iniziato a vacillare, e la lontananza dal padre, non aveva migliorato le cose. Michael non aveva fatto storie per l'affidamento, il suo lavoro lo portava spesso lontano da casa, Sydney invece aveva rinunciato a quella vita, soprattutto per essere più presente in quella di suo figlio.



Roma

In un piccolo cimitero, non molto lontano dalla città, Victoria, dava l'ultimo saluto alla sua amata nonna. Era una giornata grigia, e iniziavano a cadere le prime gocce di pioggia, ma Victoria non riusciva ad andare via da li. Sarebbe stato come capire che lei non c'era più nella sua vita, ora era completamente sola, e quella rabbia, che per tanto tempo, grazie alla presenza di sua nonna aveva soffocato, stava ritornando in superficie, e come un’onda travolgeva i suoi sensi.
"Signorina, non voglio disturbarla, ma fra poco chiudiamo."
"Si, mi scusi, non mi ero accorta che fosse così tardi."
"Vuole che le chiami un taxi?"
"No grazie, ho la mia auto."
I pensieri nella sua testa si facevano sempre più irrazionali, sentiva il bisogno da allontanarsi da quella città, troppi erano i ricordi che la legavano a sua nonna, ed ora non era in grado di affrontarli in maniera positiva. Da tempo, durante la breve malattia della nonna, aveva pensato a cosa avrebbe dovuto fare, dopo la sua morte. Il segreto riguardo la sua nascita, che le era stato da poco svelato, l'aveva sconvolta. Per tutta la vita aveva creduto che i suoi genitori erano morti in un incidente aereo, invece era tutta una menzogna.
Victoria arrivò a casa, si guardò intorno, aveva bisogno di ancora un po' di tempo per preparare tutto, doveva fare attenzione a controllare ogni singolo dettaglio, le persone che intendeva affrontare, erano molto potenti, un solo sbaglio e tutto sarebbe stato perso per sempre.

Jordan faceva due tiri a canestro nella attesa dell’arrivo di suo padre. Era molto felice di poter passare il fine settimana con lui a pescare, da tanto tempo non accadeva che passassero due giorni interi insieme. Appena vide l’auto arrivare, lasciò il pallone e prese lo zaino.
“Papà!”
“Hey campione!”
“Partiamo subito?”
“Si, tua madre è in casa?”
“Si è dentro.”
“Va bene, Sali in macchina, ti raggiungo subito.”
Michael entrò dalla porta posteriore, chiamò Sydney diverse volte, ma non ottenne nessuna risposta.
“Sydney?”
“Michael, c’è qualche problema?”
“No, volevo salutarti prima di partire.”
“Grazie, fate attenzione, non vorrei che Jordan si ammalasse, lunedì ha la scuola.”
“Tranquilla, non ci saranno problemi.”
“Bene, buon divertimento.”
“Grazie.”

****Flashback****
“Tesoro lascia stare vieni qua, è ora di tornare a casa.”
“Nonna, guarda cosa ho trovato.”
“Che bella conchiglia, su mettila nel tuo zaino, l’aggiungerai alle altre.”
“Perché dobbiamo andare via, mi piace stare qui.”
“Lo so tesoro, ma fra poco sarà buio, ed è meglio tornare a casa.”
Squilla un cellulare.
“Sì pronto? Va bene, fra qualche giorno saremo li, ma solo alle mie condizioni.”
“Chi era nonna?”
“La tua nuova scuola, è tutto pronto, ora possiamo partire.”
****Fine Flashback****

BERLINO
Laboratorio Informatico Governativo

“Francie, avanti, quanto ci vuole a scaricare quel programma?”
“Il tempo necessario, non dipende da me.”
“Stiamo rischiando tanto, per uno stupido giochino.”
“Questo stupido giochino, come lo chiami tu, ci aprirà più porte di quanto immagini.”
“Va bene, ma sbrigati.”
All’esterno del laboratorio, una squadra del FBI, si preparava per l’irruzione, a capo di essa l’agente speciale Luis Paper.
“Siamo pronti, entriamo!”
Lauren e Francie, furono circondate, capirono di non avere nessuna via di fuga.
“Voi due, dovevo aspettarmi di incontrarvi in queste situazioni.” “Il vostro silenzio mi sconvolge, nessuna battuta?”
“Se ci devi arrestare fallo prima che mi venga in mente di scappare!”
“Lauren, il tempo passa anche per te, dovresti aver capito di non avere nessuna possibilità di sfuggire all’arresto. Avanti ammanettatele!”
Con uno scatto, Francie colpì uno degli agenti, anche Lauren ne colpì uno, ma fu un tentativo inutile. Partì un colpo di pistola, Lauren si fermò e vide Francie cadere sul pavimento ferita.
“Vi avevo avvisato. Morris, chiama un’ambulanza.”


Los Angeles
Ospedale Militare

“Ciao papà sono io, farò un po’ tardi al nostro pranzo di oggi. A dopo.”
Sydney aveva in programma di passare una giornata lontana dal lavoro, ma era stata convocata urgentemente, per interrogare un testimone, che affermava di voler parlare espressamente con lei.
Entrata nella stanza, vide una donna dall’aspetto familiare.
“Sydney, sono felice di vederti.”
“Buongiorno.”
“Non ti ricordi vero?”
“No, il suo viso mi ricorda qualcosa, ma niente di più.”
“Non le hanno spiegato niente, certo che quelli del FBI sono proprio degli incapaci.”
In quel momento sopraggiunse Luis Paper.
“Salve Sydney.”
“Luis, speravo che ci fossi tu, perché mi trovo qui?”
“Sei stata richiesta dalla prigioniera, ma come vedo non ricordi di chi si tratta.”
“Possiamo uscire un attimo?”
Uscirono dalla stanza.
“Allora, mi spieghi cosa accade?”
“Torna indietro con la memoria di venti anni, so che non è stato un momento piacevole per te, ma non riesco a farla parlare, per questo sei qui.”
Sydney non amava ricordare quel momento della sua vita, era ancora una ferita aperta.
“Si chiama Francie Merin, la sua complice Lauren Symon, lavoravano anche per tua madre.”
L’espressione di Sydney si fece preoccupata.
“Ora ho capito tutto. Vorrà il mio aiuto, in un certo modo sono in debito con loro. Cosa hanno fatto.”
“Eravamo sulle loro tracce da diverso tempo, per diversi furti di materiale informatico ed armi, pensiamo che stiano collaborando con qualche gruppo eco terroristico,”
“Non è una bella situazione. Senti posso parlarle in privato, magari vi posso essere d’aiuto.”
“Ascolta Sydney, in questi ultimi anni abbiamo collaborato spesso noi due, sai che mi fido di te e del tuo lavoro. So però che quella storia di venti anni fa, potrebbe condizionarti.”
“Se dici così, vuol dire non ti fidi più di tanto. Non temere, per il solo fatto che abbia collaborato con mia madre, non la rende una persona affidabile.”
Sydney rientrò nella stanza.
“Ti ha detto tutto.”
“Si, ora mi ricordo di te.”
“Bene, puoi fare qualcosa?”
“Non perdi tempo, ma sbagli se credi che io vi possa aiutare. Vi hanno colto sul fatto, per di più vi seguivano da tempo.”
“Stiamo invecchiando, non siamo più attente come una volta. Anche se ti sottovaluti, qualcosa puoi farla, voi della CIA avete tante risorse.”
“Si, ma non possiamo interferire con altre agenzie.”
“Neanche se avessi da offrirti informazioni scottanti.”
“Non vedo cosa.”
“Venti anni fa inseguivi tuo figlio, ricordi?”
“Sapevo che avresti tirato fuori quella storia. So di essere in debito con voi, metterò una buona parola, magari avrete una pena ridotta.”
“Forse non hai capito. Tu hai creduto per tutti questi anni, ad una storia con un finale che è stato cambiato all’ultimo minuto.”
“Non capisco dove vuoi arrivare.”
“Hai più sentito tua madre da allora?”
“No, ho provato a contattarla, per tanto tempo, ma è sparita nel nulla, questa volta credo per sempre. Non capisco perché questa domanda.”
“Sai tua madre ti amava, seppur a suo modo. Ti ha tradito molte volte però, anche l’ultima volta che ti sei fidata di lei.”
“Parla chiaro, cosa sai?”
“Ho già parlato troppo, ora tocca a te fare qualcosa.”
Cosa intendeva riguardo ad Irina? Un fantasma del passato, stava ritornando prepotentemente nella sua vita.
Fuori ad attenderla, c’era ancora Luis, ma preferì non dirle niente del colloquio.
“Tutto a posto?”
“Si, potrei parlare anche con Lauren?”
“Perché?”
“Credo che ci possa aiutare.”
“Ti ricordo che questo è un nostro problema, non della CIA.”
“Si lo so, ma non è la prima volta che uniamo le forze.”
“Va bene, ti fissero un incontro domani.”
“Grazie, ci vediamo allora.”

Victoria Revico, agente speciale, proveniente dall’Italia, arrivò in anticipo rispetto al previsto nell’ufficio di Jack Bristow.
“Agente Revico, l’aspettavo più tardi. Ma visto che non ho altri impegni, prego si accomodi.”
“Scusi, ma ancora ho dei problemi con il fuso orario. Poi ero molto curiosa di visitare la vostra agenzia.”
“Bene, fra un ora ci sarà la sua presentazione ufficiale, con il capo della sua squadra e con gli altri miei collaboratori. Ho visto il suo curriculum, è molto giovane, ma ha gia compiuto delle indagini notevoli.”
“Si, amo il mio lavoro.”
“Questo è un punto a suo favore, inizialmente sarà affiancata dall’agente Sydney Bristow, solo per un fatto di esperienza maggiore.”
“Conosco la fama dell’agente Bristow. Sarà un onore lavorare con lei.”
“Allora non ci sono problemi, l’aspetto fra un’ora nella sala riunioni.”

****Flashback****

Vicky camminava lentamente lungo il sentiero selciato, osservando il roseto tanto curato di sua nonna. Era finalmente a casa dopo tanti anni, per festeggiare il suo diploma.
“Vicky, il telefono.”
“Grazie nonna. Si? Forse una settimana. Va bene, a presto.”
“Appuntamento galante?”
“No nonna, che dici.”
“Meglio così. Tu sei una ragazza speciale, hai ancora molta strada da fare, non puoi distrarti.”
“Parli come il mio istruttore.”
“Il tuo istruttore è una persona in gamba, per questo è stato scelto.”
Vicky amava profondamente sua nonna, ma c’era un suo lato, quello ruvido con cui era stata educata, che temeva e la metteva in soggezione. Sapeva che tutti i sacrifici che aveva fatto in questi anni, erano un progetto di sua nonna. Ma non riusciva a spiegarsi, quale fosso il fine.
“Vicky, questa sera ho bisogno di parlarti di una faccenda importante, spero tu non abbia altri impegni.”
“No, sono libera.”
****Fine Flashback****
In sala riunioni tutti aspettavano l’arrivo di Jack e Sydney, che poco dopo arrivarono.
“Buongiorno a tutti. Allora passiamo subito alla presentazione di un nuovo elemento. Agente Revico, può alzarsi.? Sarò breve, da oggi l’agente Revico, farà parte della nostra squadra operativa, Sydney, per i primi tempi sarai tu a seguirla.”
“Nessun problema, benvenuta.”
“Grazie.”
“Bene, ti presento Marshall Flickman, e suo figlio, loro si occupano della sezione tecnica. Michael Vaughn vice direttore della sezione recuperi, Richard Dolin, capo squadra della nostra sezione, e infine Sydney Bristow, coordinatrice delle squadre e delle operazioni. Per qualsiasi problema, potrai fare riferimento a lei.”
“IN nome di tutti i miei colleghi, benvenuta” intervenì Sydney.
“Grazie a tutti, spero di essere all’altezza.”
“Lo sarai di certo, ma ora non abbiamo tempo per i convenevoli, ci sono nuovi problemi.”
“Di che si tratta.”
“Secondo alcune fonti, alcuni gruppi terroristici sparsi in vari paesi, hanno unito le loro forze, per un obiettivo comune. Come saprete, fra meno di sei mesi negli Stati Uniti si terrà un importante vertice mondiale per la pace. Tutte le più importanti nazioni, ma anche quelle che da un punto di vista economico e sociale, non se la passano molto bene, si siederanno sullo stesso tavolo, per tentare di trovare un definitivo accordo di pace mondiale.”
“Non sembra una cosa possibile, considerando gli eventi quotidiani, di questi ultimi mesi.”
“Hai ragione Sydney, ma il solo fatto che ci sia una volontà comune di riunirsi per discuterne, mi sembra gia un primo passo.”
Sydney non sembrava ancora convinta.
“La sicurezza in quei giorni, sarà ai massimi livelli, ma da alcune intercettazioni, pare che questi gruppi di cui vi ho parlato, siano in grado di penetrare i nostri sistemi.”
“Come sarà possibile, se non riescono neanche a mantenere il silenzio sulle loro operazioni. Poi sarà difficile mettersi tutti d’accordo.”
“L’obiettivo che hanno intenzione di colpire è troppo grosso, ti assicuro che un modo lo troveranno.”
“Quindi dovremmo indagare su questi gruppi?”
“Si, e tenerci sempre pronti ad agire, dovremmo anticipare ogni loro mossa.”
“Per me non ci sono problemi, le mie squadre sono sempre pronte, Vicky non sei capitata proprio in un buon momento.”
“Richard ti assicuro che l’agente Revico, sarà all’altezza dei tuoi uomini.”
Al termine della riunione Victoria ringrazio Jack per la fiducia che aveva nei suoi confronti, ed uscì dalla sala, quando Sydney la chiamò.
“Agente, se ha un minuto vorrei parlarle nel mio ufficio.”
“Va bene.”
“Mi dia ancora un minuto.”
“Aspetterò qui.”

“Papà.”
“C’è qualche problema?”
“No, volevo solo sapere, se fra quei gruppi terroristici, c’è né uno di eco terroristi.”
“Perché t’interessa?”
“Un’indagine, che può essermi utile.”
“Ho capito, me lo dirai dopo. Sì ma non proprio collegato agli altri, diciamo che è un gruppo solitario, più dimostrativo che una reale minaccia, ma è da tenere sotto controllo, non si sa mai. Vuoi farlo tu?”
“Si, grazie.”
“Si tratta di lavoro, no?”
“Assolutamente, ora ti lascio. Devo parlare con la nuova arrivata.”

****Flashback****
“Nonna, so che non ami parlarne, ma questa notte, ho sognato la mamma. Anche se non ho mai visto il viso, ho sentito che era lei.”
“Vicky, non so come aiutarti, non posso riportarla indietro.”
“Questo lo so, ma potresti parlarmene un po’.”
“Era una donna coraggiosa, molto bella e dolce, ma non credo che parlarne possa aiutarti.”
Ancora una volta, la nonna riuscì a cambiare discorso, era solo la sofferenza per la sua morte, che le impediva di parlarne serenamente?
****Fine Flashback****

Sydney accolse la nuova agente nel suo ufficio.
“Spero che tu possa ambientarti al più presto qui. Come avrai già capito, il lavoro non manca, ed è un lavoro ad alto rischio. Da quanto ho capito, sei perfettamente addestrata ed hai già partecipato a diverse operazioni in Italia, ma qui non è la stessa cosa.”
“Io mi adeguo in fretta, non ci saranno problemi.”
La determinatezza di quella ragazza la si poteva leggere nei suoi occhi, ma c’era qualcosa in lei che la turbava, anche se non riusciva a capire cosa fosse.
“La sua famiglia, è rimasta in Italia?”
“Non c’è nessuna famiglia. Mia nonna è morta qualche mese fa, non avevo nessun altro oltre a lei.”
“Mi dispiace, se avrà bisogno di qualcosa, questi sono i miei numeri personali.”
“Grazie, ma non credo che ne avrò bisogno.”


Dopo qualche giorno Francie fu dimessa dall’ospedale, e trasferita in una cella di sicurezza, insieme a Lauren.
“Come stai?”
“Non mi lamento, ma starò meglio quando saremo fuori di qui.”
“Non vedo come, ci hanno beccato, questa volta sono stati più furbi di noi.”
“Aspetta a dirlo, ho tirato fuori il nostro asso dalla manica.”
“Quale asso? Non sapevo ne avessimo uno.”
Francie sorrise. “Sydney Bristow.”
“Cosa hai in mente.”
“Non ho nessuna intenzione di finire in carcere. Non voglio tormentarla, ma se devo scegliere tra lei, e noi.”
“Irina non apprezzerebbe.”
“Irina non è qui. Per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere morta.”
“E se io non fossi d’accordo?”
“Puoi stare qui se vuoi.”
Lauren sapeva che quello era l’unico modo per uscire da li, anche se non condivideva il modo di agire di Francie.


San Francisco
La polizia di San Francisco, grazie ad una chiamata anonima, riuscì a disinnescare la bomba piazzata nei sotterranei dell’ufficio CIA del luogo.
Los Angeles fu subito avvertita del fatto, Jack capì che fu solo un avvertimento. I terroristi sapevano che la CIA era al corrente delle loro intercettazioni, ma che niente avrebbe potuto fermarli.

**************************

Sydney ottenne il permesso di incontrare Lauren e Francie in carcere, ma solo una di loro si presentò.
“Lauren non c’è?” Chiese a Luis.
“No, non ha voluto incontrarti, non so il perché.”
“Ascolta, dopo avrei bisogno di parlarti, pare che abbiamo un'altra indagine in comune.”
“Va bene, Sali nel mio ufficio, quando hai finito.”

“Buongiorno, stai meglio?”
“Si grazie, certo preferirei stare a casa mia.”
“Potevi stare a casa, se non commettevi il reato per cui sei accusata.”
“Dici?”
“Hai collaborato con un gruppo terroristico, cosa pretendi?”
“Qui sta lo sbaglio, io ero infiltrata in quel gruppo, per il nostro amato governo.”
“Questo non mi risulta.”
“Non può risultati, dato che non era un’operazione autorizzata. Sarebbe dovuto rimane un segreto, se quel genio di Luis Paper, non fosse tanto desiderosa di vendicarsi.”
“Non puoi provare niente allora?”
“No purtroppo, ci lasceranno marcire in galera. I patti erano questi, fra qualche anno forse, ci lasceranno uscire per buona condotta, e nessuno dirà niente.”
“Allora io non posso fare niente per te.”
“Ti sbagli, tu vorrai sentire la storia che io ti voglio raccontare, tanto da infrangere alcune leggi.”
“Tu credi.”
“Quando sei entrata, hai cercato di celare la tua angoscia, quella che nelle ultime due notti, ti ha impedito di dormire. Ma io l’ho vista.”
“La mia è solo curiosità, si tratta sempre di mia madre.”
“Tua madre, e tuo figlio.”
Sydney su quella frase impallidì.
“Cosa sai di mio figlio?”
“Cosa puoi fare per me?”
Sydney accecata dalla rabbia, aggredì Francie, e la fece sbattere con violenza contro un muro.
“Non provocarmi, non sei nella posizione adatta.”
“Ti ricordo che mi hanno sparato.”
“Quello è stato niente, ti consiglio di parlare.”
In quel momento entrò una guardia, richiamata dai rumori. Allontanò Sydney da Francie, e l’accompagnò fuori.
Francie non era degna di quello che stava facendo, ma non vedeva altro modo per uscire da li.

Sydney pregò l’agente di non parlare dell’accaduto, e si recò nell’ufficio di Luis.
“Allora, come è andata?”
“Ha provato ad impietosirmi, ma non ci è riuscita.”
“Bene, di cosa volevi parlarmi?”
“Anche noi stiamo indagando su quel gruppo di eco terroristi.”
“Da quando?”
“Io non ne sapevo niente, fino a ieri, secondo mio padre ci sono degli strani movimenti, alleanze pericolose, che stiamo tenendo sotto controllo.”
“Dove vuoi arrivare?”
“Pensavo di trasferire le prigioniere da noi per un po’.”
“No, non se ne parla nemmeno, questa è la mia operazione, non voglio che nessuno sì intrometta.”
“Io te lo sto chiedendo per via informale, poi dopo tornerebbero qui.”
“Mi dispiace non posso.”
“Non puoi o non vuoi? Non vorrei sembrarti sgarbata, ma sai che se voglio, loro due passano da noi, mi basta fare una telefonata.”
“Sarebbe molto scorretto da parte tua.”
“Si lo so, ma se non vuoi aiutarmi, sarò costretta a farlo.”

Jordan e Michael giocavano a basket davanti al garage, quando arrivò Sydney.
“Jordan come mai sei a casa?”
“Mancava un insegnante, e ho chiesto a papà di venire a prendermi.”
“Potevi dirmelo, ci avrei pensato io.”
“Non vedo quale sia il problema, ero libero e non avevo altri impegni oggi.”
“Possiamo parlarne dentro.”
“Jordan ti raggiungo più tardi.”
Entrarono in casa, e Sydney sembrava molto contrariata.
“Stai creando problemi dal nulla. Jordan voleva solo passare qualche ora con me.”
“Non è questo il problema, non mi piace che mi si menta. Jordan poteva dirmelo che usciva prima e che voleva stare con te, non avrei avuto nessun problema in quel caso.”
“Fammi capire sei arrabbiata con me o con lui.”
“Tutti e due, tu potevi parlarmene.”
“Quando, sei sparita per tutto il giorno.”
“Avevo un impegno importante.”
“Con chi, con il tuo amico senatore?”
“Si trattava di lavoro, e poi non ti devo spiegazioni, su ciò che faccio nella mia vita.”
Per l’ennesima volta, quando si trovavano nella stessa stanza, Michael e Sydney avevano finito con il litigare. Jordan dalla cucina aveva sentito tutto, e sconsolato entrò nella sala.
“Mamma mi dispiace, è solo colpa mia, non prendertela con papà.”
“Vieni qua. Non mi mentire mai, ti prego.”
“Va bene.”
“Su adesso vai, devi studiare.”
“Ciao papà.”
“Ciao, ci sentiamo domani.”
“Se non ti dispiace sono stanca, vorrei andare a riposarmi un po’.”
“Ne riparleremo.”



****Flashback****
Vicky aspettava la nonna davanti al cammino, quando arrivò con due tazze fumanti di cioccolata.
“Vuoi raccontarmi una storia, come facevi quando ero piccola?”
“Più o meno.”
“Sembri triste.”
“Vicky tu sei una donna forte, e questo vuol dire che ho fatto un buon lavoro. Ma questa volta dovrai esserlo ancora di più, perché io non ti potrò stare vicina ancora per molto.”
“Nonna così mi spaventi.”
“Non devi, la natura deve fare il suo corso, io ormai ho compiuto la mia missione, e posso andarmene in pace.”
“Stai male?”
“Si.”
“Ma non si può fare niente? Andremo dai dottori più bravi, non puoi arrenderti così.”
“Vicky è troppo tardi, non si può più far nulla.”
“Non voglio perderti, tu sei la mia unica famiglia.”
“Devi essere forte, anche per me.”
Vicky dovette far appello a tutte le sue forze per non piangere, voleva essere forte, così come la nonna le aveva chiesto. Glielo doveva, aveva fatto tanto per lei.
****Fine Flashback****

Luis Paper fu chiamata nel suo ufficio da un agente.
“Cosa? Nessuno esce di qui.”
“Mi dispiace, ma abbiamo avuto ordini precisi.”
Luis chiamò il direttore della sua sezione, per avere spiegazioni.
Il direttore confermò di avere accettato la richiesta di trasferimento, per la Symon e la Merin.
Amareggiata per il comportamento non tanto professionale di Sydney, si recò da lei per un chiarimento.


Sydney decise di incontrare Luis, le doveva delle scuse, ma non poteva agire altrimenti.
“Prego accomodati.”
“La tua cortesia non mi serve, ti avevo chiesto di starne fuori.”
“Lo so mi dispiace, ma ho dovuto farlo.”
“Ti hanno ricattato?”
“No, che dici. Si tratta di un’indagine che ora riguarda noi.”
“Certo, ma non finisce qui!”
Luis uscì furente dall’ufficio.

Poco dopo Sydney, andò a far visita alle prigioniere.
“Lauren.”
“Ciao Sydney.”
“Allora, avete qualcosa da dirmi?”
“Per ora no, e tu?”
“Mi pare che qualcosa l’ho gia fatta.”
“Trasferirci in un'altra prigione? Non mi pare abbastanza.”
“Tu Lauren non hai niente da dire?”
“No, preferisco non entrare in questa storia.”
Sydney notò, la differenza dell’atteggiamento di Lauren, e decise di approfittarne.
“Vedrò più in la, cosa posso fare.”
Tornata in ufficio, le fece separare, in questo modo, avrebbe potuto parlare con Lauren in privato.
Francie capì mossa di Sydney, e mentre la stavano portando via, avvertì Lauren.
“Non tradirmi.”
Lauren era tra due fuochi, la sua coscienza contro l’amicizia di Francie.

La visita di Sydney non tardò ad arrivare, poco dopo il suo trasferimento, infatti, arrivò.
“Lauren, avrai capito il perché vi ho dovuto separare.”
“Si, ma non credo sia servito a molto.”
“Ne sei certa?”
Lauren non rispose.
“Tu sai cosa sta facendo Francie, e da quanto ho potuto capire, non sei molto d’accordo.”
“Questo è vero, infatti, ti ho detto che non voglio esserne coinvolta.”
“Le accuse contro di voi sono gravi, io posso aiutarvi,a migliorare la vostra situazione, ma dipende da voi.”
“Se lo puoi fare, allora va bene. Ma non chiedermi niente.”
“Io sono pronta ad aiutarvi, certo non potrò farvi scarcerare, ma una riduzione della pena, può essere una cosa accettabile.”
“Noi non dovremo neanche essere qui.”
“Questo lo so, ma avete accettato delle condizioni ben precise. Se avete sbagliato, non dipende da me.”
“Lo so.”
“Allora perché state giocando con la mia vita?”
“Ti ripeto che io non sto facendo niente.”
“Sì invece, con il tuo silenzio stai favorendo il suo ricatto. Cosa sapete su mio figlio.”
Lauren non rispose.
“Bene, non ci sono problemi. Fra qualche giorno sarete processate, il verdetto è scontato, poi sarete trasferite in un carcere di massima sicurezza. Pensa se ti conviene ancora non parlare.”
Lauren sapeva che quella non era solo un’intimidazione, ma che stava facendo sul serio. Doveva prendere una decisione, al più presto per il bene di entrambe.

Nel suo ufficio Sydney trovò suo padre ad attenderla.
“Cosa combini con quelle due, guarda che so di chi si tratta.”
“Se lo sai, ti prego non farmi altre domande.”
“Non so per quanto ancora potrò farlo.”
“Fidati, ti prego.”
Jack capì che si trattava di qualcosa d’importante, ma decise di non interferire, almeno per il momento.

Victoria si trovava in una caffetteria, quando vide entrare Michael Vaughn. Nonostante l’età era ancora un uomo affascinante, e lei ne rimase subito colpita. Quando Michael la vide, si avvicinò per salutarla.
“Victoria giusto?”
“Giusto, vuole farmi compagnia?”
Michael rimase colpito da quella richiesta, ma accettò l’invito.
“Come si trova da noi.”
“Molto bene, amo questa città.”
“Mi fa piacere, da quale città italiana viene.”
“Roma, ho vissuto li per molto tempo, anche se sono stata lontana per diversi anni, motivi di studio.”
“Roma è una città bellissima, anche se la mia preferita, rimane Firenze.”
“Sono d’accordo con te. Scusa, ti ho dato del tu.”
“Non devi scusarti,mi fai sentire meno vecchio.”
Victoria sorrise divertita.
Continuarono a parlare fino a quando non furono avvisati dalla centrale.
“Vieni, ti do un passaggio.”
“Grazie.”

Jack convocò con urgenza una squadra. Grazie a nuove intercettazioni, erano venuti a conoscenza di un immediato attacco all’ambasciata americana di Berlino, che i terroristi avrebbero dovuto portare a compimento, il giorno seguente.
Sydney preparò una strategia preventiva di difesa, che illustrò alla squadra. Per Victoria quella sarebbe stata, la prima missione ufficiale, sentiva già l’adrenalina scorrerle nelle vene. Ma Sydney decise di non farla partire.
“Perché?”
“Agente, non credo sia ancora pronta per una missione così delicata, avrà tempo e modo di dimostrare il suo valore.”
“Non ha senso, io sono venuta qua per lavorare in missione, non per sbrigare pratiche d’ufficio.”
“Sta discutendo i miei ordini?”
“Si!”
“Bene, non fa altro che darmi ragione. La sua smania di protagonismo, non le farà fare tanta strada.”
“Sydney, non credi di esagerare, se non entra in azione, non potrà mai dimostrarti quanto vale” intervenne Vaughn.
“L’agente Revico non ha bisogno di un avvocato, sono io che decido chi parte e chi resta. Oggi lei starà qui a guardare, sono stata chiara?”
“Chiarissima.”
Victoria uscì sbattendo la porta.
“Perché l’hai trattata così? Non è da te.”
“Non ti devo spiegazioni, questo è il mio lavoro. Perché ti interessi tanto a lei?”
“Mi ricorda un agente che ho conosciuto tanto tempo fa. Tenace, imprudente, che non si faceva intimidire dalle autorità.”
“Ma che rispettava gli ordini, forse lo hai dimenticato, come tante altre cose del resto.”



Lauren dopo diverse notti passate a pensare, su come avrebbe dovuto agire, prese una decisione.
Sydney fu avvertita della richiesta di un colloquio, da parte di Lauren.
“Spero tu non voglia farmi perdere tempo.”
“No, parlerò. Ma voglio delle garanzie.”
“Le avrai.”
“Devi fare tutto il possibile, per ridurre la nostra permanenza qua. Questo deve valere per tutte e due.”
“Sei solo tu a collaborare.”
“O così, o non si fa nulla.”
“Va bene, ho già parlato con il procuratore. Sarete trasferite in un carcere di minima sicurezza, e dopo qualche anno, se la vostra condotta sarà eccellente, avrete la libertà condizionata. Di più non si può fare.”
“D’accordo, so quanto rischiamo, se saremo condannate.”
“Stai facendo la scelta giusta.”
“Già, non tutti però saranno d’accordo.”
“Non ho ancora un accordo scritto, ma il procuratore è un mio caro amico.”
“Mi fido di te, come mi sono sempre fidata di Irina.”
“Non so se prenderlo come un insulto.”
“Ho sempre stimato tua madre. Anche quando ha fatto scelte sbagliate.”
“Cosa intendi.”
“Quel giorno sulla spiaggia, quando le affidasti tuo figlio, Irina aveva già in mente un piano. Non ha mai affidato il bambino ad una famiglia, come ti aveva detto. Ma decise di portarlo con se, e di crescerlo come
se fosse suo figlio.”
“Non può essere.”
Sydney voleva non credere a quelle parole, ma qualcosa in lei le diceva che non stava mentendo.
“Perché me lo stai dicendo solo ora, se lo sapevi fin dall’inizio?”
“Se fosse stato per me, questa storia non sarebbe mai uscita fuori.”
“La stai però usando per salvarti.”
“Si, non ne vado fiera, ma ti assicurò che se non te lo avessi detto io l’avrebbe fatto Francie, e non così.”
“Come,calpestando la mia anima pezzo per pezzo.”
“Mi dispiace.”
“Gia. Cos’altro sai?”
“Niente di più. Da quel giorno nessuno di noi l’ha più sentita, abbiamo pensato che fosse ritornata in Russia.”
“Devo crederti?”
“Io mi sono fidata di te, non abbiamo un accordo scritto, potresti rimangiarti tutto subito. La mia è stata una scelta, dettata dalla coscienza. Potrei perdere molto per questo.”
Sydney si alzò e andò via, senza dire una parola.

Come avrebbe dovuto agire? Faticava a mettere in discussione il racconto di Lauren, sua madre sarebbe stata capace di agire in quel modo. Ma perché? Cosa doveva diventare quel bambino per lei? Un nipote, un figlio, o un altro agente da addestrare? Tutte queste domande, non avrebbero mai avuto risposta. Irina era troppo brava a far perdere le sue tracce. Non avrebbe mai potuto scoprire dove fosse andata a vivere.


Dopo l’eccellente risultato ottenuto, grazie all’arresto dei terroristi che volevano assaltare l’ambasciata americana in Germania, Jack, riunì nuovamente la sua squadra.
“Una prima vittoria l’abbiamo ottenuta, ma credo che dovremo presto aspettarci un contrattacco, per questo dobbiamo sempre tenerci pronti. Echelon ci aiuterà, ma non sarà abbastanza.”
Jack si accorse che Sydney era distratta, forse era il momento di entrare in azione. Finita la riunione, la fece chiamare nel suo ufficio.
“Le cose non sono andate come credevi?”
“Ho dimenticato, che dovrei aspettarmi di tutto nella mia vita.”
“Non essere drammatica, il nostro lavoro è pieno d’imprevisti.”
“Si tratta della mia vita, non del mio lavoro, troppo spesso si sono sovrapposti.”
“Ti ho lasciato libera di agire a modo tuo, ora però mi devi raccontare cosa sta succedendo.”
Jack ebbe la sua solita reazione impassibile, anche se l’idea che Irina avesse nuovamente tradito Sydney lo faceva impazzire di rabbia.
“Papà non so cosa fare, da dove devo iniziare a cercare.”
“Le informazioni che hai avuto sono molto vaghe, sei certa di poterti fidare?”
“Si, Lauren aveva molto da perdere raccontandomi la verità.”
“Non lo so, hanno spesso lavorato per e con tua madre. Sono abili nel mentire, potrebbe essere un loro piano.”
“Ma a che scopo? Sono in carcere.”
“Non lo so Sydney. Sei consapevole, che stai per inseguire un fantasma?”
“Si tratta di mio figlio. L’ho già abbandonato una volta,non voglio farlo una seconda.”
“Sei stata costretta a farlo, la convenzione vi avrebbe ucciso entrambi.”
“Ora la convenzione non esiste più. Non ho più scuse.”
“Va bene, ma ti aiuterò.”
“Grazie.”
La vicinanza di suo padre, le sarebbe stata molto utile, Jack conosceva il modo di pensare e di agire di Irina più di chiunque altro.

Tornata nel suo ufficio, Sydney, notò che il suo portatile era acceso, e rimase sconvolta nel vedere lo schermo. Vide un documento che prima non c’era, lo aprì era più volte ripetuta una scritta: la verità richiede tempo. Sua madre era stata li, questo fu il suo primo pensiero, anche se non riusciva ad immaginare come fosse stato possibile. Andò subito a richiedere i video della vigilanza, anche se poi razionalizzando, capì che il computer poteva essere stato preso ed usato in un altro luogo. Lasciava speso il portatile in macchina, forse l’aveva preso da li.
Avvertì subito Jack dell’accaduto, che le propose una scorta, per il suo bene e quello di Jordan.
Questo però comportava, che anche Michael fosse messo a conoscenza dei fatti.
******************************
Victoria di ritorno dalla sua prima missione operativa, preparò il rapporto e decise di consegnarlo personalmente a Sydney.
“Agente Revico, volevo complimentarmi con lei. L’operazione ha dato ottimi risultati.”
“Grazie, questo è il mio lavoro.”
“Avrei un caso da assegnarle, se la sente?”
“Si, di cosa si tratta?”
“Vorrei che indagasse sugli spostamenti bancari dei capitali, di questa persona.”
“Non è una nostra detenuta?”
“Si. Non vorrei sembrarle scortese, ma preferirei che non ci fossero domande. Appena ha concluso. Mi consegni personalmente i risultati.”
“Va bene, li avrà al più presto.”

Luis passeggiava nervosamente nella sala d’attesa, quando fu chiamata da Jack Bristow nel suo ufficio.
“Le confesso che mi aspettavo una sua visita.”
“Allora sa tutto? Bene, almeno risparmierò tempo.”
“Assolutamente, perché qualsiasi cosa lei abbia da dirmi, non credo possa interessarmi.”
“Voi Bristow credete di poter fare quello che più vi pare?”
“In un certo senso si.”
“Si sbaglia di grosso Jack.”
“Le sue minacce,sono parole al vento. Non può fare niente, le mie azioni e quelle di mia figlia, sono assolutamente legali. Ora se non le dispiace, avrei da fare.”

Sulla spiaggia Vaughn guardava le onde infrangersi sulla sabbia, quando vide Sydney arrivare.
“Perché mi hai voluto vedere qui? Non potevamo parlare in ufficio?”
“No, si tratta di una questione personale.”
“Riguarda Jordan?”
“Indirettamente si.”
“Perché ci giri intorno, parla.”
“Non è semplice, Michael. Mio padre mi ha messo sotto scorta.”
“Non ne sapevo niente. Cosa è successo?”
“Temiamo un ritorno di mia madre.”
“Cosa?”
“Ieri ho trovato sul mio portatile un documento nuovo, con una scritta ripetuta. La verità richiede tempo.”
“Allora? Non prova che sia stata lei.”
“Chi se no?”
“Magari qualcuno che la conosce bene.”
“Io? Mio padre?”
“Sydney, secondo me state azzardando un’ipotesi molto lontana.”
“Perché?”
“Pensaci, tua madre torna qui, e non si mette in contatto personalmente con te? Cosa potrebbe impedirglielo?”
“Non ti ho raccontato tutta la storia.”
Sydney raccontò a Vaughn del bambino e di tutto il resto.
“Non vorrei sembrarti troppo insensibile, ma io ti avevo avvisato, che fidarti di tua madre sarebbe stato troppo pericoloso.”
“Hai ragione, ma in quel momento mi è sembrata l’unica soluzione.”
“Dovevi fermarti un attimo, pensare, e non agire presa dalla paura.”
Sydney non sopportava l’atteggiamento di Vaughn, ma non aveva altre giustificazioni. Fidarsi ciecamente di sua madre era stato un errore, ed ora ne stava pagando tutte le conseguenze.


Sydney mantenne la parola data, dopo il processo infatti, Lauren e Francie, furono trasferite in una struttura carceraria di minima sicurezza, dove avrebbero trascorso i prossimi due anni.
“Non fare quella faccia, ci è andata bene.”
Lauren cercava di rassicurare Francie, che però non voleva assolutamente rassegnarsi all’idea di restare in carcere per due anni.
“Se tu non avessi parlato, ora non saremo dirette in carcere.”
“Ti sbagli, se ti avessi dato retta, saremo state condannate a venticinque anni, come minimo.”
Mancavano poche ore all’arrivo del furgone blindato alla prigione di Shelter, quando l’autista si accorse che la strada era bloccata da un tir in panne. Una guardia uscì per verificare quale fosse il problema, quando si accorse che era una trappola. Un gruppo di uomini incappucciati, armati dio mitra iniziò a sparare, gli agenti risalirono, il furgone partì in retromarcia, ma fu bloccato da un'altra vettura. Il portone fu fatto saltare, Francie si alzò e colpì una guardia. Lauren capì che era stato tutto programmato da Francie.
“Alzati, dobbiamo muoverci.”
“Questa è una tua idea?”
“Credevi che sarei rimasta ferma a guardare, mentre distruggevi anche la mia vita?”
Un’auto si fermò accanto a loro.
“Avanti, non abbiamo molto tempo.”
“Finalmente, pensavo ti fossi dimenticata di noi.”
“Io mantengo sempre le mie promesse.”
“Vorrei vedere la faccia di Luis Paper, quando saprà della nostra fuga.”
“Sydney ha fatto tanto per aiutarci, con la nostra fuga, la metteremo nei guai.”
“Che c’importa, ha le spalle ben protette, ne uscirà fuori pulita.”
“Dove stiamo andando?”
“A casa.”
Sydney fu immediatamente informata della fuga di Francie e Lauren, ora aveva un altro problema da risolvere. La reazione di Luis Paper, infatti, non tardò ad arrivare.
“Hai sottovalutato il problema Sydney. Tutto il lavoro che abbiamo svolto in questi mesi è andato in fumo grazie a te, ed ora due pericolose terroriste sono in libertà.”
“Sai bene che quelle accuse erano fasulle.”
“Questo è quello che loro hanno sempre sostenuto, ti sei fatta abbindolare come una novellina.”
“Luis non esagerare.”
“Ho aperto un’indagine per il tuo operato in questo caso, te lo dico solo per correttezza professionale.”
“Stai perdendo tempo, non troverai niente di anomalo, o di illegale.”
“Staremo a vedere.”

La primavera era esplosa nei suoi infiniti colori e profumi, Victoria correva nel parco sul sentiero alberato, sfruttando le poche ore di libertà, prima della prossima missione.
Questa volta avrebbe corso un grosso rischio, affrontando un nemico molto potente. Infatti, il gruppo terroristico delle Frecce nere, aveva agito contro un obiettivo civile, causando più di trecento morti. Il governo degli Stati Uniti, faceva molte pressioni all’agenzia, affinché questi attacchi, fossero bloccati una volta per tutte. Ma non era una cosa facile da fare, infatti, a causa congiungimento di più gruppi, che si spalleggiavano a vicenda, confondendo e depistando le indagini, nessuna strategia di prevenzione, sembrava funzionare.
Tornata a casa, Victoria preparò la sua borsa, ed uscì nuovamente, diretta all’aeroporto, ma fu bloccata dall’arrivo di un’auto, era Sydney.
“Agente, non la tratterò molto, so che deve partire, ma le avevo affidato un incarico non ricorda?”
“Si, avevo intenzione di consegnarle il rapporto, al ritorno di questa missione.”
“Perché aspettare, se è gia arrivata a delle conclusioni.”
“Volevo ricontrollare tutti i dati.”
“Victoria, apprezzo molto la sua precisione nel lavoro, ma per ora mi accontento di questo.”
“Come vuole, ma al mio ritorno, controllerò alcune piste, che avevo accantonato inizialmente.”
“Mi raccomando, fai attenzione. Non sarà una missione facile questa.”
“Nessuna lo è.”
“Si, ma questa ancora di più.”
“Grazie, ma non capisco tutte queste preoccupazioni per me.”
“Sei molto giovane Victoria, e sei qui da poco. Mi hai detto anche che non hai più una famiglia, anche per questo ho un occhio di riguardo per te.”
“Apprezzo il suo gesto, ma sono abituata a cavarmela da sola.”
“Meglio per te, ti capisco sai. Anche io ho dovuto abituarmi presto a cavarmela da sola, alla fine si diventa più forti.”
Victoria si sentiva in imbarazzo per le parole di Sydney. Ormai era ora di recarsi all’aeroporto, le due donne si salutarono, ed ognuna andò per la sua strada.


Sydney analizzò il rapporto attentamente, ma non trovò una pista utile. Alcune transizioni finanziarie rimanevano oscure, forse Victoria non aveva fatto in tempo ad analizzarle, decise allora di farlo lei.
Dopo una serie di indagini incrociate, arrivò a scoprire, che quelle transizioni avevano origine da un unico conto, presso la banca popolare di Samara. Ordinò subito un controllo degli spostamenti di denaro sul conto di Francie, avrebbe faticato ad ottenere il permesso ad accedere a quelle informazioni, ma con un po’ di fortuna, trovando la persona giusta, riuscì ad accedere a quei dati. Il conto era a nome di una donna Laura Stowbri, alias Laura Bristow. Finalmente la pista che stava cercando, anche se si stupì della facilità della scoperta. Sua madre era una donna molto astuta, quel nome risaltava agli occhi di chiunque la conoscesse, anche solo un poco. Forse però contava sul fatto che nessuno avrebbe mai pensato di indagare ancora una volta su di lei. Decise di non pensare troppo, ma di agire, l’unico modo per scoprire qualcosa, era recarsi a Samara, e da li seguire le tracce.


Richard Dolin guardava con uno sguardo preoccupato fuori dal finestrino. L’aereo era appena decollato, quella per lui sarebbe stata una delle tante missioni, che come accadeva ormai da due anni lo avrebbero portato lontano da casa. Questa però non era come tutte le altre, i pericoli erano tanti, ma erano le incognite sul nemico da affrontare che lo preoccupavano di più. Era una missione preventiva, bisognava scovare il nemico, per poi distruggerlo. Ma quel nemico era invisibile, un gruppo terroristico, che da anni agiva seminando morte, quasi totalmente incontrastato. Più volte si era tentato di infiltrare qualche agente, ma di quegli uomini non si è avuta mai più notizia, tranne che di uno, Jason Sanders, un ex agente CIA, che si era unito a loro, diventandone uno dei leader.
Victoria vide lo sguardo cupo di Richard, e gli si avvicinò.
“Richard, va tutto bene?”
“Vic, scusa non ti avevo sentito arrivare. Si è tutto a posto.”
“Ne sei certo?”
“Si, sto cercando di rilassarmi, domani sarà una dura giornata.”
“Sei preoccupato per la missione?”
“Un po’, ma non voglio influenzarti, mi serve una persona come te, lucida e razionale.”
“Credi che sia sbagliato andare a provocare il nemico?”
“Io ho la responsabilità della vita di tutti voi, credo che stiamo per affrontare un grosso rischio, e non so cosa possa accadere.”
“Non è da te fare tutti questi problemi, c’è qualcosa che non so?”
“Uno dei leader di questo gruppo, è un ex agente della CIA, un mio vecchio compagno di corso.”
“Ecco qual è il problema.”
“Già, avrà addestrato i suoi uomini alla perfezione.”
“Anche noi non siamo da meno.”
“Si, ma lui è senza scrupoli, non esiterà tanto ad ucciderci tutti.”
“Il fatto di conoscerlo, può farci giocare d’anticipo.”
“Questo vale anche per lui.”
“Non vedo perché, a meno che non sappia gia del nostro arrivo.”
Victoria aveva ragione, forse si stava solo lasciando trasportare dalla paura. Jason Sanders era un pericolo, ma non era invincibile.

Il sole stava per tramontare, mentre Jason Sanders sorseggiava un caratteristico cocktel con l’ombrellino nella terrazza della sua villa a Santiago de Cuba. Quello per lui era il primo momento libero della giornata, e voleva goderselo tutto, ma sfortunatamente, il suo cellulare iniziò a squillare.
“Pronto. Sono informazioni sicure?” “Ci vediamo domani al solito posto.”
Il volto rilassato di poco prima cambiò improvvisamente, Jason era un uomo che dimostrava più anni di quelli che aveva, il volto era segnato da una vita molto movimentata. I capelli scuri entravano in contrasto con l’azzurro dei suoi occhi, molti lo avrebbero scambiato per un attore di Holliwood, anche per quel suo carattere schivo, come uno che fugge da qualcosa. Quella telefonata lo aveva turbato, il suo progetto era gia stato sabotato troppe volte, questa volta non volle correre dei rischi inutili, se la CIA voleva fermarlo non avrebbe avuto vita facile.


Appena arrivata all’aeroporto, Sydney trovò un’auto fuori ad aspettarla, non aveva nessuna intenzione di perdere tempo, e si recò immediatamente in banca. Il direttore la ricevette, ma preferì non presentarsi come un agente della CIA, usò allora uno dei suoi vecchi alias.
“Direttore devo ringraziarla per avermi ricevuto, nonostante l’ora.”
“Stia tranquilla, i nostri clienti sono sempre i benvenuti.”
“Posso parlarle francamente?”
“Certo, spero non ci siano problemi riguardo al suo conto.”
“No anzi, sono qui per aprirne un altro, sa ho appena ricevuto in eredità una discreta somma, ma con tutte le cose si sentono sulle banche, era indecisa sul da farsi.”
“Le assicuro che non ci saranno problemi, i suoi soldi sono al sicuro qui da noi, e avrà la nostra massima discrezione.”
“Bene, era proprio quello che cercavo.”
“Se vuole possiamo iniziare le pratiche, può aspettare un attimo qui, mentre vado a prendere i moduli.”
“Non mi muoverò da qui.”
Il direttore uscì, e Sydney si collegò al suo computer riuscendo subito ad entrare nel sistema centrale, e scaricare tutti i dati. Quando il direttore rientrò non si accorse di nulla.

Sull’aereo, Sydney analizzò i dati che aveva scaricato, più precisamente il conto intestato a sua madre, sperava così di risalire all’ultimo versamento fatto.


SANTIAGO DE CUBA

In un capanno, Richard Dolin, dava le ultime direttive alla sua squadra. L’attacco alla sede dell’organizzazione terroristica che operava in quel paese, avrebbe avuto luogo al calar della sera. Quello che Richard non poteva sapere, e che il nemico era a conoscenza di quel attacco.
Le due squadre si avvicinarono al perimetro dell’azione, piazzarono gli uomini nelle postazioni di guardia, per verificare la presenza dei terroristi, ma da un primo riscontro la zona sembrava deserta.
“Squadra uno, sei certa di quello che dici?”
“Si signore! I rilevatori dicono che la zona è deserta.”
“Non è possibile, che abbiamo un sistema di difesa che ci impedisce di rilevare qualsiasi persona?”
“Si, ma se così fosse, entrare sarebbe un suicidio, non sappiamo quanti uomini possono esserci.”
“Dobbiamo rischiare, non possiamo andare via di qui a mani vuote.”
Victoria si avvicinò a Richard.
“Non devi fare l’eroe per forza..”
“Non è quello che voglio fare, ma cosa dovrei fare? Ritirare le squadre, e andarcene sconfitti?”
“Ma non sappiamo neanche chi o cosa stiamo affrontando.”
“Avanti ragazzi, circondiamo l’edificio, e al mio segnale pronti ad entrare.”
All’interno dell’edificio si trovavano una squadra di uomini armati fino ai denti, che aspettavano solo l’ingresso degli agenti per aprire il fuoco.
Richard convinto della sua scelta, diede il segnale, due uomini sfondarono la porta, quando entrarono videro che l’enorme spazio era completamente vuoto. All’improvviso però, partirono diversi colpi di mitra, che colpirono alcuni agenti. In pochi istanti fu l’inferno, decine di uomini spuntati dal nulla, falciavano gli agenti della CIA, che cercavano di rispondere al fuoco.
Victoria era accanto a Richard, quando fu colpito a una spalla, cercò di aiutarlo portandolo fuori.
“Scappa e chiama rinforzi.”
“Non voglio lasciarti qui, ti uccideranno.”
“Non pensare a me, vai è un ordine.”
Victoria obbedì, ma non fece in tempo a fare che due passi, quando due uomini la fermarono.
“Tu non vai da nessuna parte” disse uno e ordinò all’altro di caricare Richard su un pick up.
“Che diavolo volete, perche non ci uccidi subito.”
“Niente domande.”
Victoria e Richard furono portati via, mentre alla CIA, la polizia locale comunicava della strage degli agenti.


Sydney in volo verso Los Angeles fu subito, messa al corrente dell’accaduto. Sarebbe voluta tornare a casa, per stare un po’ con suo figlio, ma la situazione era molto critica, e la sua presenza era indispensabile.
“Come è potuto accadere?”
“Non lo sappiamo ancora, non abbiamo più nessuna notizia della squadra, da più di due ore.”
“Non possono essere morti tutti.”
“Mi dispiace Sydney, ma non posso escludere questa ipotesi.”
“Marshall, come è potuto accadere?”
“Purtroppo c’è stata una soffiata. Abbiamo intercettato una chiamata con echelon, ma non siamo riusciti a comprendere, quale fosse il destinatario, solo ora abbiamo capito.”
“A che serve un sistema così avanzato, se non si riesce ad utilizzare un’informazione del genere?”
“Sono tante le possibili minacce, che ogni giorno echelon intercetta, ma non tutte si realizzano, perche molto spesso non sono vere minacce.”
“Comunque, una squadra è gia sul luogo, per verificare l’accaduto, ora vai a casa, ti chiamo se so qualcosa.”
“Papà, dimmi che non sono stata io a causare tutto questo.”
“Perché lo pensi?”
“In questi giorni ho dato la priorità alle mie vicende personali.”
“Si, ma il tuo lavoro non ne ha risentito. Ti ricordo che questa missione l’ho approvata io.”
“Forse è meglio che vada.”
“A domani.”
******************************
Richard aprì gli occhi a fatica, la testa gli faceva molto male, e non riusciva a capire dove si trovava, quando sentì una voce familiare.
“Tutto bene?”
“Victoria, che cosa sta succedendo.”
“Non lo so, ci hanno portato qui, ma nessuno è più venuto da allora.”
“Tu come stai? Sei ferita.”
“No, sono tutta intera, anche se non capisco perche ci hanno risparmiato.”
“Gli altri che fine hanno fatto?”
“Temo che siano tutti morti, ci stavano aspettando, siamo vivi per miracolo.”
“Non credo che sia un miracolo, vogliono qualcosa da noi.”
“Credo che scopriremo presto, se è così.”
La porta della cella si aprì, erano gli stessi uomini che li avevano portati li.
“Avanti alzati, il capo vuole parlarvi.”
Attraversarono il cortile, ed entrarono in una grande villa, dove ad attenderli c’era Jason Sanders.
“Richard, quanto tempo.”
“Avrei dovuto ucciderti quando ne ho avuto l’opportunità.”
“Non mi sembra un bel modo per salutare un vecchio amico.”
“Non perdere tempo con queste stronzate, cosa vuoi?”
“Va bene, facciamo come vuoi tu. Ti stai chiedendo perché sei qui, perche non sei stato ucciso come tutti i tuoi sprovveduti agenti? Ti voglio accontentare. Però prima le presentazioni.”
“Non osare toccarla.”
“Altrimenti, mi uccidi?”
“Non lui, la ucciderò io.”
“Che ragazza in gamba, d’altronde alla CIA possono entrare solo donne di ferro. Va bene, passiamo ai fatti. Il vostro tentativo di distruggere la mia organizzazione, è miseramente fallito. Sono certo però che dopo questo attacco, la CIA vorrà riscattarsi, e farà di tutto per fermare il nostro piano, che con mio dispiacere, conosce fin troppo bene. Per questo ho bisogno del tuo aiuto.”
“Se pensi che io ti aiuterò, sbagli di grosso.”
“Ma tu non aiuterai me, non ti chiederei mai questo. Scommetto che tieni tanto a questa giovane.”
“So dove vuoi arrivare, ma cosa ti rende così sicuro che sacrificherò il mio paese, per una semplice ragazza?”
“Ti conosco Dolin, e tu conosci me.”
“Sbagli.”
“Avrai modo di cambiare idea. Portalo in cella, lei rimane con me.”
“Tu invece, sei disposta a sacrificare la tua vite per cosa?”
“Chi ti dice che voglia farlo.”
“Oh che sorpresa, la donna di ferro, ha una doppia faccia.”
“Tu non mi conosci, non sai quali sono i mie piani.”
“Hai ragione, ti va di parlarmene a cena?”
“Ceni con i prigionieri?”
“Solo con quelli affascinanti come te.”
“Allora non sei poi tanto pericoloso.”
“Questo lo scoprirai presto. Raul, accompagna la signora nella dependance, li troverai tutto il necessario. Ti aspetto alle otto.”

Quali erano le intenzioni di Victoria, stava cercando di salvarsi, oppure era un ultimo tentativo per salvare entrambi.

Nel suo appartamento in un lussuoso palazzo al centro di Praga, Francie fissava con uno sguardo preoccupato il suo portatile. La notizia sulla strage degli agenti americani, stava facendo il giro del mondo, con grande sollievo Francie vide che Victoria non era in quella lista. Prese il telefono e tento di chiamare Lauren, ma come accadeva ormai dalla loro evasione, non rispose.


Sydney si trovava nell’ufficio di Jack, dopo alcune indagini erano riusciti a scoprire l’autore della fuga di notizie.
“Non posso credere che sia arrivata a tanto.”
“Perché, non mi sono mai fidato di quella donna.”
“Forse abbiamo esagerato, quel caso per cui stava lavorando era molto importante per lei, con il nostro intervento le abbiamo mandato a monte anni di lavoro.”
“La sua era solo un’ossessione, sai che quelle due non sono delle terroriste, hanno lavorato spesso anche per noi.”
“Si, ma credo che se non ci fossimo intromessi avrebbe di certo sgominato, il gruppo in cui erano infiltrate.”
“A causa della sua azione, sono morti quindici agenti, e due risultano dispersi.”
“Non credo che volesse arrivare a tanto, forse sperava di avvisarli e farli fuggire.”
“Così invece non è stato.”
“Ma non credi che ci sia qualche altra cosa sotto?”
“Che intendi?”
“Tutta questa ferocia non mi convince, sembra quasi una vendetta.”
“Oppure una dimostrazione di forza.”
“Ma perché rischiare tanto, così non hanno fatto altro che attirare l’attenzione su di loro. Sanders non ama agire troppo allo scoperto.”
“Si ma credo che sia diventata una questione personale per lui.”

Victoria aspettava Sanders, seduta al bar davanti ad un buon bicchiere di Chianti d’annata.
“Vedo che non hai perso tempo.”
“Cosa vuoi dire?”
“Beh, non sembri certo una prigioniera impaurita, anzi ti vedo molto a tuo agio in questa situazione. Cosa vai cercando veramente agente Revico?”
“Cerco di uscire nel miglior modo possibile da una situazione spiacevole.”
“Mi sfugge come.”
“Questo dipende da te.”
“Cosa penserebbero i tuoi superiori, o il povero Dolin?”
“Non li vedo qui, ci siamo solo noi due.”
Jason Sanders non sapeva a cosa credere. Quello di Victoria era un gioco molto sporco, ma chi voleva tradire? Nonostante la sua capacità di leggere nella mente delle persone, Victoria per lui, restava un mistero.


Dopo i fatti di Cuba, Luis Paper spari definitivamente dalla faccia della terra. Non poteva uscire allo scoperto, poiché ora era fra i venti criminali più ricercati del paese. Non pensava che sarebbe andata così, non riusciva a darsi pace, perché era responsabile di tutta quella ferocia. Ora però aveva in mente solo una cosa, trovare ed uccidere Francie Merin, era stata lei con la sua fuga a far precipitare la situazione, da troppi anni oramai subiva sconfitte, e non poteva più sopportarlo, era arrivata l’ora della resa dei conti.

Lauren arrivò a Los Angeles, sapeva che così facendo sarebbe dovuta ritornare in carcere, ma era anche l’unico modo di salvare la sua vita e quella di Francie. Chiamò Sydney, sperava che costituendosi, l’avrebbe aiutata a fermare Luis Paper e i suoi propositi di vendetta.
Sydney arrivò sul luogo dell’incontro, non era certa di potersi fidare di Lauren, ma venendo li aveva corso un grosso rischio, quindi si decise ad andare.
“Sydney, speravo che venissi.”
“Hai delle informazioni per me?”
“Si tratta di Luis Paper. Mi devi aiutare a fermarla.”
“Scherzi? Sei venuta per questo? Vuoi che ti aiuti dopo quello che mi avete fatto?”
“So che Francie ha esagerato, ma cercava solo di evitare il carcere.”
“Giocando con la mia vita.”
“Ora la sua è in pericolo. Ho sentito, che Luis le sta addosso. Se la troverà prima di noi….”
“Perché di preoccupi, la tua amica è uscita da situazioni peggiori.”
“Si ma questa volta non ha nessuno che le guardi le spalle.”
“Cosa dovrei fare?”
“Tu niente, mi devi solo fornire alcune attrezzature, e documenti.”

Luis sapeva che seguendo Sydney sarebbe arrivata a loro. Dopo tanti anni, era riuscita a d entrare nelle loro teste, poteva anticipare ogni loro mossa. Da li in poi sarebbe stato tutto molto più semplice.

Victoria faceva colazione sulla veranda, quando Jason la raggiunse.
“Hai dormito bene?”
“Meglio dell’altra notte. Come sta Richard?”
“Cosa dovrei fare con lui? Mi chiederai di lasciarlo libero?”
“Lo faresti?”
“Veramente ultimamente non so più cosa pensare.”
“Ti ho raccontato la mia storia, sai tutto di me. Ora devi solo fidarti.”
Non è così semplice, ti conosco appena, e io non sono abituato a fidarmi così velocemente.”
“Io lo sto facendo con te. Ho cambiato i miei piani, e tu potresti aiutarmi, a finire il lavoro che ho iniziato.”
“Dolin però non posso lasciarlo andare.”
“Perché, loro sanno che sei stato tu, dobbiamo solo andarcene da qui, prima che lui possa parlare.”
Jason non era certo del passo che stava per fare, come poteva esserlo. Stava forse per la prima volta dopo la morte di suo padre, per fidarsi di una perfetta sconosciuta. Come garanzia aveva solo, lo sguardo che Victoria aveva, mentre gli raccontava la sua vita.

Lauren non tardò a trovare Francie, infatti, non si era allontanata di tanto. Si trovava nel rifugio di New York, e li la raggiunse, ignorando l’ombra minacciosa alle sue spalle.
“Non mi aspettavo di vederti, pensavo che volessi chiudere con questa vita.”
“Infatti è proprio quello che voglio. Ma non volevo averti sulla coscienza.”
“Che intendi?”
“Luis ti cerca per ucciderti.”
“Avrei dovuto farlo io molto tempo fa. Questo è quello che succede a dare un po’ di potere ad un incapace.”
“Non sottovalutarla, è ricercata eppure non ha lasciato il paese, solo per vendicarsi.”
“Scusa ma ho sempre trovato difficile prendere sul serio chi ha un nome da fumetto.”
“Hai sempre voglia di scherzare.”
Lauren con un sorriso distese per un attimo, la situazione che si stava facendo pesante. Un improvviso colpo di pistola fece tornare tutto come prima. Luis Paper sfondò la porta e punto l’arma contro le due.
“Credevi che non ti avrei trovata?”
“Avanti Luis siamo disarmate, butta la pistola.”
“Lauren se fossi in te eviterei di dire certe cose, in questa stanza sei l’unica che ha possibilità di raccontare ai posteri quello che sta per accadere.”
“Come sei melodrammatica, Luis. Vuoi uccidermi? Avanti, appaga il tuo ego.”
“Francie smettila!” Intervenne Lauren.
“Ascolta la tua socia.”
Sydney non aveva lasciato Lauren senza una copertura, e fu avvertita dalla squadra di controllo su quello che stava accadendo a New York.
“Non intervenite ancora, avvicinatevi senza farvi scoprire.”
Passarono alcuni minuti quando Charles Walsh, chiamò nuovamente Sydney, la situazione stava precipitando. Luis Paper aveva tirato fuori dell’esplosivo, e sembrava intenzionata a fare una strage.
“Va bene, intervenite.”
Sydney sapeva che Luis sarebbe andata fino in fondo, bisognava fermarla anche con la forza se necessario.
Walsh diede l’ordine di entrare.
Luis era braccata, gli agenti l’avevano sotto tiro, ma non poteva fallire anche questa volta.
Accadde tutto in un istante, Lauren vide Francie cadere, e subito dopo anche Luis fu colpita e immobilizzata dagli agenti.


Dopo alcuni giorni senza che nessuno andasse da lui, Richard ricevette l’inaspettata visita di Victoria. Era libera e stava bene.
“Pensavo ti avesse fatta uccidere.”
“Voleva farlo, ma poi ha avuto un buon motivo per non farlo.”
“Quale sarebbe?”
“Sono io e la mia storia.”
“Non capisco.”
“Non c’è ne bisogno, ora sei libero. Un’auto ti scorterà in aeroporto, tornerai a casa con il volo della notte.”
“Ma tu che vuoi fare.”
“Non posso dirti niente.”
“Se ti stai sacrificando per me, non devi.”
“Non è così. Magari un giorno ci rivedremo, e forse ti racconterò tutto.”
“Victoria!”
Richard era sconvolto, sembrava un'altra persona, i suoi occhi non erano mai stati così azzurri.

****Flashback****
Victoria si era addormentata sulla poltrona, quando sua nonna si risvegliò e la chiamò.
“Nonna, riposa ancora un pò.”
“No, è giunto il momento che tu sappia la verità.”
“Nonna stai male, di cosa parli.”
“Di tua madre, lei non era quello che tu hai creduto. Come io non sono quella che tu conosci.”
“Nonna è meglio chiamare il dottore.”
“Tu sei nata in America, eri così bella, ma solo io e i tuoi genitori abbiamo saputo di te. Ero molto giovane, quando un mio professore, mi diede un testo da tradurre, era di uno studioso Italiano, Milo Rambaldi. Tutto è iniziato da li.”
“Che ne dici se ne parliamo più tardi?”
“Potrei non avere più tanto tempo.”
“Non dire così ti prego.”
“Lasciami parlare e capirai molte cose. Io amavo tua madre, ma ho seguito la mia ossessione, che mi ha portato fino all’estremo. I tuoi genitori non sono morti in un incidente aereo. Tuo padre è stato giustiziato dal governo americano.”
“Nonna stai delirando?”
“No so quello che dico. Tua madre è morta fra le mie braccia. Io ho ucciso la mia Lauren.”
La ormai anziana Signora Reed, raccontò a sua nipote tutta la storia, di quando era venuta al mondo e fu data via per la sua sicurezza, della morte di Lauren del suo arresto, e la scarcerazione dopo pochi mesi per aver collaborato alla cattura di molti terroristi.
Victoria era sconvolta, tutta la sua vita era stata un’enorme menzogna. Guardava sua nonna spegnersi lentamente nel suo dolore, e nonostante tutto quello che aveva fatto, non riusciva ad odiarla. Pochi giorni dopo morì, chiuse gli occhi sicura del perdono di Victoria. Ma aveva lasciato sulla terra una persona nuova, carica d’odio, per le persone, che secondo lei avevano distrutto la sua famiglia.
****Fine flashback****

Al funerale di Francie erano presenti solo Lauren e Sydney.
“Mi dispiace per quello che è accaduto.”
“Non è colpa tua. Se non avesse sfidato la sorte, non sarebbe finita così.”
“Luis sarà dimessa fra qualche giorno, l’aspetta il carcere.”
“Almeno giustizia sarà fatta.”
“Già.”
“Aspetta.”
Sydney si voltò.
“Lei non sapeva niente di tuo figlio. L’unica cosa che so per certo, e che Irina non ti avrebbe mai tradito, non così.”
“Grazie.”
Sydney in fondo sapeva che era così. Anche se per un attimo, aveva sperato di poter conoscere suo figlio. Ora voleva solo tornare a casa, stringere Jordan e chiudere una volta per tutte con il passato.

Victoria allacciò le cinture, poco dopo l’aereo decollò. Seduto accanto a lei Jason la fissava.
“Che c’è.”
“Vorrei tanto sapere cosa pensi.”
“Penso che sto facendo la cosa giusta. Domani inizierò tutto da capo, e questa volta porterò a termine tutti i miei progetti.”
“Io ne faccio parte?”
“Questo dipende da te.”


Richard Dolin fu accolto festosamente dai suoi colleghi, ma si rammaricò di non essere riuscito a salvare Victoria. Era convinto che non fosse andata volontariamente con Sanders. Ma Sydney era convinta del contrario, quella ragazza nascondeva qualcosa, era stata lei a creare i falsi indizi su Irina. Perché? Chi era realmente Victoria Revico.

 

RINGRAZIAMENTI
Cari lettori, come mia consuetudine vi dedico i mie ringraziamenti, così come faccio dal mio primo racconto in assoluto ”La Profezia”(Lory do you remenber?)Grazie ancora una volta per aver dedicato un po’ del vostro prezioso tempo, a leggere i miei racconti. Questo segue le vicende della lunga epopea iniziata con Gemini. Come avrete penso immaginato non sarà l’ultimo, visto che alcune parti, non sembrano concluse. Quindi un saluto e a presto.
PS. Per qualsiasi curiosità, o commento scrivete qui.


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