ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Alessandra
Riassunto: Sydney e Sark non hanno mai avuto modo di confrontarsi e ora la CIA dà loro questa opportunità; cosa accadrà?

Data di composizione: 10 luglio-14 luglio 2004... i mesi successivi sono serviti a trovare il coraggio di inviare questo racconto.
Periodo di svolgimento: dopo il ritorno di Sydney dopo i due anni di oblio quando Sark era ancora nelle mani della C.I.A.
Adatto a: tutti quelli che potrebbero rivalutare la figura di Julian Lazarey e poter immaginare che anche se ha avuto il coraggio di far uccidere suo padre abbia un cuore capace di amare altri che se stesso.

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.

Prima di te… il rischio

Era già passata una settimana,una settimana in cui tutte le organizzazioni criminali e terroristiche erano inoperose. Una settimana che non faceva che compilare rapporti. Una settimana in cui non era stata costretta a vederlo per la missioni. Nell’ultimo anno si era chiesta perché tutti i dannati prigionieri che decidevano a collaborare con la C.I.A. volessero parlare solo con lei. Era stata una tortura ideata da sua madre? Da quando era tornata, Sark aveva voluto collaborare con lei.
Avrebbe dovuto essere contenta di non vederlo dopotutto lui aveva contribuito alla sua infelicità. Lui sapeva sicuramente come rintracciare sua madre e conosceva i suoi piani ma Sark non avrebbe mai parlato se non per irritarla. Voleva vederlo ma non per catturare sua madre,neppure per ostacolare Sloane. Voleva vederlo e basta. Colui che tante volte aveva cercato di ucciderla era finalmente nelle mani della CIA e lei avrebbe voluto vederlo fuori da quelle mura. Le mancava. Sentiva la mancanza persino dei loro spiacevoli diverbi, di come Julian la facesse arrabbiare. Le mancava anche Irina. Sapeva che se solo avesse voluto sua madre sarebbe venuta a prenderla, ma non era questo che voleva, almeno non per il momento.
Sark spesso non diceva niente si rifiutava di collaborare e si chiudeva in un mutismo inviolabile. La guardava con i suoi occhi di ghiaccio, immobile. Con il passare dei giorni e delle lunghe ore di quella tranquilla settimana si accorse di non odiarlo. Ammise di amarlo la sera in cui vide i signori Vaughn comportarsi da fidanzatini e si accorse di essere contenta per loro, invidiosa perché il loro amore poteva vivere alla luce del giorno, ma non arrabbiata come sarebbe stata pochi mesi prima. Ammise di amare persino i suoi silenzi. Non amava un personaggio conosciuto in una cella dove viveva da tre ani come un cane; amava ogni volto di Julian, amava anche l’assassino in lui e non se ne vergognava.
Quei mesi in cui era stata costretta a vederlo l’avevano cambiata, si era insinuato in lei il dubbio di essere dalla parte sbagliata. Sark aveva ragione e sua madre le aveva sempre detto la verità
Quello che le era tornato alla memoria a causa dei ricorrenti sogni che tormentavano le sue notti le avevano rivelato crimini compiuti dalle persone che le erano vicine. Riscopriva in tutti gli agenti della CIA dei criminali; non sapeva se fossero allucinazioni o ricordi reali ma non poteva più fidarsi della CIA, di suo padre o di Vaughn. Sua madre l’avrebbe aiutata a ritrovare il suo passato e a capire quale fosse la via giusta da percorrere nel bene o nel male.
Tutti i terroristi del mondo stavano cercando una potentissima macchina costruita da Rambaldi che poteva essere utilizzata come arma. Per quello nessuna cellula sembrava operativa: tutti stavano cercando informazioni su quel oggetto che si era reso indispensabile dopo gli ultimi progressi della tecnologia della CIA. Syd sapeva dove fosse e questa sarebbe stato il motivo per cui sua madre li avrebbe aiutati. Aveva maturato da tempo un piano aspettava solo che sua madre le fornisse una decina di uomini e avrebbe liberato Sark.
Un giorno entrò senza permesso e senza neppure precauzioni nella cella di Sark, la numero 47. Sidney sapeva bene che lui avrebbe potuto anche ucciderla a mani nude se solo avesse voluto ma doveva correre il rischio: il suo amore era più importante della vita.
Lui dormiva un sonno leggero che il rumore che fece la porta per aprirsi lo svegliò, balzò in piedi e si mise sulla difensiva.
S: “Agente Bristow le sembra questo il modo di presentarsi ad una amico? nel pieno della notte e senza avviso? Non si fa così!” -esclamò in tomo sarcastico. Seguì un momento in cui Sark capì che non avrebbe avuto risposta. Sedutosi poi sul letto:- “quale missione ti porta qui? Cosa giustifica la tua irruenza e l’assenza di un arma o di un agente che mi controlli?”
B: “Nessuna missione”
S: “Hai l’ordine di trasferirmi?”
Syd non rispose. Avvicinatasi a lui sganciò un destro nello stomaco dicendogli: “Sono venuta per questo! Per Francie!”
Uscendo dal cubicolo Syd disse ad alta voce che aveva sempre voluto farlo, Julian non ebbe la prontezza di risponderle; era rimasto allibito all’accorgersi che nella sua mano c’era una minuscola capsula contenente un bigliettino. Quello era stato un modo per comunicare con lui.
Ma perché un bigliettino e per dirgli cosa? Sark non riusciva proprio a spiegarselo. La Bristol avrebbe potuto scegliere l’alfabeto morse o altri modi per comunicare con lui senza rischiare entrando nella cella disarmata e senza autorizzazione. Nessun agente dell’agenzia avrebbe mai sospettato che si fossero scambiati un bigliettino.
Quella donna lo faceva impazzire, era sempre stata un enigma che non riusciva a risolvere.
Julian lesse il bigliettino. Vi era scritto a lettere microscopiche:
5:42am
11-12
pronto.

Erano le 12:35pm del 10-12 e Sark non sapeva a cosa dovesse prepararsi. Si aspettava un bel regolamento di conti. Se la Bristol l’avesse freddato lì in quella cella sotto l’occhio delle telecamere avrebbe preso il suo posto in quella specie di cella. Non poteva essere così stupida; probabilmente lo avrebbe fatto uscire di lì simulando un’azione della Convenzione e poi l’avrebbe ucciso senza che nessuno sospettasse di lei.
S: “Dannata agente Bristol non riuscirò a chiudere occhio stanotte!”
Neppure lei poteva dormire. Doveva usare gli orecchini per contattare sua madre. Per Sark, Irina le avrebbe fornito uomini, armi, mezzi e forse un posto dove nascondersi per un po’ a missione conclusa.
Il perché lo volesse liberare, Syd non ebbe il coraggio di confessarlo. Le disse che lo faceva per sé stessa.
Irina capì che si erano finalmente trovati, intuì anche che Sark non sapesse quali fossero le vere intenzioni di sua figlia altrimenti le avrebbe impedito quella pazzia.
Come stabilito da Syd, Julian alle 5:42 si ritrovò circondato da sei uomini che lo intimavano di seguirlo. Dapprima Julian si dimostrò restio ad assecondare nuovi carcerieri ma vista l’ora da un orologio dei 6 cercò di fidarsi di Sidney, Julian l’aveva sempre stimata e non la credeva capace di un’esecuzione.
Alle 6:41am Sark era libero in una stanza d’albergo a LA. Gli uomini della Derevko erano tornati alle loro basi operative ed era rimasto ,solo con uno degli uomini che lo avevano liberato, in una stanza al tredicesimo piano di un albergo del centro.
L’agente si avvicinò a lui e finalmente si scoprì il volto.
Era Sydney, lo guardava intensamente e vide nei suoi bellissimi occhi una luce che non conosceva.
Non capiva perché Sidney avesse rischiato tutto e rinunciato alla sua vita,come la conosceva, per lui se non per vederlo morto.
Lei non aveva neppure salutato i suoi amici, non aveva avuto il coraggio di vedere le persone che più amava prima di tradirli. Adesso però non avrebbe più mentito a sé stessa.

La Bristow le doveva delle spiegazioni.
Dovevano riposare. Lei si sdraiò sul letto vicino a lui, Julian non poteva chiudere occhio accanto a lei e non voleva ringraziarla senza sapere a che scopo fosse libero; non sapeva che cosa volesse fare di lui, non lo aveva obbligato a seguirla, non lo aveva neppure ammanettato o legato... Ma quali erano i suoi scopi?
J: “Perché?” Non ricevette alcuna risposta “Non voglio apparire ingrato ma devo sapere perché mi hai liberato. Vuoi vendicare Francie e Wil…”
S: “No.” Lo interruppe bruscamente.
J: “E allora perché? – urlò spazientito – Potevi lasciarmi concludere la mia missione!”
S: “Quale missione?”
J: “Quella della Derevko. E’ già la seconda volta che riesci a rovinare tutto! Almeno potresti rispondermi!”
S: “Beh, diciamo che mi è sorto il dubbio di aver commesso un errore prendendoti tre anni fa. Ho paura di non aver riconosciuto quale fosse il vero nemico”
J: “Irina…avrei dovuto saperlo che era lei che dovevo ringraziare.”
S: “Mia madre non avrebbe mai potuto farmi cambiare idea. Scelgo io da che parte stare! E comunque devi ringraziare solo te stesso.”
J: “Ma io…non ho fatto niente per…”
S: “Non hai fatto che ostacolarmi da quando ti conosco, anche quando avresti dovuto collaborare con me non facevi altro che intralciarmi…”
J: “Ma io non ho nemmeno provato a cambiarti!” la interruppe.
S: “I tuoi occhi… Sei addestrato a non far trasparire alcuna emozione. Ma nei tuoi occhi…per un attimo ho visto una profonda solitudine. Anch’io so cosa significhi poter contare solo su sé stessi nel nostro mondo.”
J: “E ovviamente tu, con un solo sguardo, avresti capito tutto questo? E saresti in grado di comprendere la solitudine quando hai un sacco dia mici che darebbero la vita per te?”
S: “Ti senti incompleto, smarrito. Mi sono sentita profondamente sola in un baratro; non c’eri più neppure tu, ci separava quella barriera di vetro antiproiettile ed eri così lontano, irraggiungibile. Non mi importava più nulla, ti avrei dato anche la vita se fosse servito ad avvicinarti anche se per un solo istante.” Sidney aveva la testa girata dalla parte opposta e non poteva accorgersi che lui la stava guardando con una dolcezza sconosciuta.
S: “Mi sentivo smarrita in quel oceano crudele. In te mi sono persa.” Stava piangendo. Non capiva perché gli stava aprendo il cuore; non riusciva più a controllarsi.
Scoprì di essere irrimediabilmente sdolcinata.
S: “Mi sono persa e ora non so più cosa fare.”
Aveva combinato un gran pasticcio. Ora sì che non poteva più tornare indietro.
Fece per alzarsi. Non voleva che lui la vedesse piangere e aveva paura di iniziare a commiserarsi lì davanti a lui.
Se ne sarebbe certamente andata se lui non l’avesse trattenuta per un braccio e attirata vicino a sé per parlarle.
J: “Non ti hanno chiamato per avvisarti della mia fuga. Sei stata scoperta e …se il nostro incontro di ieri sarà stato giustificato come la perdita del controllo da parte del miglior agente che la CIA abbia mai avuto, beh questo … ormai non puoi più tornare indietro.”
S: “è quello che volevo.”
J: “Cosa farai?”
S: “Non lo so. Sono molto confusa. Questa notte ho perso tutto, ma potrei aver guadagnato più di tutto quello che abbia mai avuto, non sono pentita. Mia madre mi ha chiesto di raggiungerla. Probabilmente rimarrò qui ancora un paio di giorni giusto il tempo di sbrigare le cose che ancora mi legano a questa città. Te invece…?”
J: “Non so. Non cambierò vita. Ho sempre lavorato da solo.”
Si era trasformato: Sark, lo spietato assassino, bagnò i suo viso con una lacrima.
S: “Io sono brava nel gioco di squadra. Se vuoi potrei…”
J: “Te ne prego”
S: “Sappiamo entrambi che non funzionerà. Siamo condannati a lottare e fuggire…il nostro amore non sopravvivrebbe. Se di amore si tratta.”
J: “Sì Sidney, di amore…io ti amo.”
S: “Appassirà nel nostro ambiente, ci cambierà, alla fine ci ucciderà o si tramuterà in odio.”
J: “Prima di te amavo il rischio, Sydney Bristow. Era l’adrenalina l’unica cosa che mi permetteva di alzarmi la mattina. Ora invece… ” Trattala a sé la baciò.
Capì che l’avrebbe amata disperatamente per il resto della sua vita. Non fecero l’amore; rimasero sul letto e l’una nelle braccia dell’altro dormirono il loro sonno più dolce. Avrebbero trascorso pochi giorni insieme, ancor meno giorni felici. Ne erano consapevoli ma non erano più soli, erano aggrappati l’uno all’altra come se fossero gli unici appigli prima del baratro. Sognavano che il loro amore nato in segreto, avrebbe potuto sconfiggere il tempo e il mondo.
S: “Prima di te amavo la vita- disse un giorno, prima di sacrificare la vita per lui- ma questo è un prezzo troppo basso per l’amore che mi hai regalato quella sera, la nostra prima sera.”
Il suo amore lo avrebbe cambiato per sempre. Sapeva che doveva esserle grato perché prima di lei la sua vita non aveva uno scopo.

Alias © 2001/04 Bad Robot - Touchstone Television
Alias Italia - Il dossier Sydney Bristow © 2003/04 Antonio Genna
Tutti i marchi citati in queste pagine sono dei rispettivi proprietari, tutti i diritti riservati
Tutto il materiale presente nel sito "Alias Italia"  non è riproducibile senza autorizzazione!

Torna all'indice delle Fanfiction

Torna alla home page