ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Pan_z
Riassunto: Erano solo due teneri angeli in cerca di conforto.. divisi da un ennesimo gioco perverso, quando il tempo ha ricominciato a scorrere...

Data di composizione: 5 febbraio 2004
Adatto a: maggiori di 16 anni
Svolgimento: durante gli ultimi due episodi della 2^ stagione.

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro. I personaggi nuovi sono di proprietà dell'autrice.

Bleed for me

"I hear you telling me this is everything
you need, but I don't think it's true.
Because the way you feel isn't real,
You attempt to try and fill the void that's
digging through, and it's killing you."
 

~Michael W. Smith~

Ad Adriana. Come promesso.

***

All I ever wanted was to be at your service
but now I’m alone cause you were here and you’re gone



La porta sbattè violentemente alle mie spalle.
Fuori pioveva ininterrottamente da non so più da quanto. Le strade erano affollate da macchine grigie e da persone con ombrelli grigi. Era tutto così caotico. Il via vai degli impiegati statali, il vociare silenzioso, un mormorio serpeggiante nell’ aria intrisa di malinconia.. e dell’ odore stantio della pioggia.
Fuori era vuoto, seppure la gente correva come un fiume in piena, come se nulla fosse. Come se non ci fosse veramente nulla per cui fermarsi.. e ascoltare. Ascoltare gli squattrinati suonatori del vecchio ritmo in blues, così affascinante, una danza da ballare a piedi nudi in una pozzanghera, esaltando il menefreghismo della società, il suo essere cieca e sorda. Un canone inverso, a ritroso nel passato.


And all I ever wanted was to feel I had a purpose
But now that’s all gone
But if you could give me


La finestra socchiusa lasciava passare uno spiffero d’ aria fredda, che carezzava la mia pelle arrossata per la vicinanza al camino. Il fuoco scoppiettava allegramente, simbolo plateale dell’ egoismo e contemporaneamente del servilismo della natura all’ uomo. Percepivo distintamente lo scalpiccio del tempo che camminava attorno a me, il tutto che si evolveva senza sosta da essenza unicellulare a essere completo. La legna del camino continuava a bruciare gioiosa, la pioggia continuava a scendere, rapendomi dal mio mondo fatto di pensieri e sogni, edificato su una lastra di bugia e infedeltà, di incoerenza e del bilancio universale, il bianco e il nero come unico velo a separarmi dalla realtà.

La porta si era richiusa.
Mi girai lentamente, gli occhi vacui puntati sulle sue scarpe nere che gocciolavano sulla moquette. In un altro momento, forse, gli avrei fatto notare che fuori la porta c’era uno zerbino, ma gli sorrisi semplicemente perché quello non sarebbe stato soltanto uno dei tanti momenti passati accanto a lui. Ci saremmo concessi molto di più di quanto non avremmo mai pensato di possedere.
Un momento che si sarebbe trasformato in una frazione di secondo dove il sentimento più effimero presente nel cuore umano avrebbe preso forma e coscienza, radicandosi non nella mente, non nell’ anima, non nel cuore stesso, ma nel corpo vibrante di passione.


Just one love, just one life


Quanto avevo pensato? Avevo sottratto degli attimi al tempo scandito dall’ orologio della cucina, e adesso lui era accanto a me e mi sistemava amorevolmente una ciocca di capelli dietro l’ orecchio, cogliendo, sotto il mio sguardo attento, l’ occasione per sfiorarmi una guancia rosea.
“ Hey.. ” mi sussurrò dolcemente, con quel suo tono affabile ed amichevole proprio della sua voce maschile.
“ Ciao ” Fu un saluto semplice, perché in realtà non c’ era niente da dire. I nostri occhi parlavano per noi.
“ E’ stata la riunione più lunga della storia! Dovrei farglielo notare.. ”
Sogghignasti sommessamente. Accompagnai la sua risata passando la mano sulla sua camicia blu. Era così liscia, odorava di vaniglia. Come ero tentata di raggiungerne la sommità dolorante, sbottonare ogni singolo bottone che lo teneva imprigionato in una prigione di stoffa morbida e calda, inondata del profumo del suo dopobarba.
“ Anche per me.. ”
Mi baciò il palmo di una mano, percorrendo a ritroso un percorso attraversato troppe volte, lasciando la scia dei suoi baci ardenti fino al mio collo nudo.
Ero come una fragile bambola di porcellana sotto le sue mani, percorsa dalle sue dita, spogliata dai suoi occhi vogliosi, così profondi, verdi speranza, facendomi illudere di troppe cose, infrante come quella stessa bambola preziosa quando sarebbe caduta a terra con un tacito rumore, soffocato dalla moquette dell’ appartamento. Ed allora ci saremmo chiesti entrambi il perché di quel rumore silenzioso. Dopo mi accorgerò del cuscino che posò sul mio volto per impedirmi di urlare, solamente in seguito alle notti di follia e smarrimento trascorse vagabondando fra la gente sconosciuta di città remote, così lontane da qui.. questo luogo caldo e ostile, ricordo di un dejà-vu che si spezza inesorabile al confine del sogno. Un sogno umido e vibrante come la corda tesa di un violino, pronto ad emettere la sua dolce melodia, aspettando che qualcuno sappia come smuovere la barriera di silenzio eretta attorno ad esso per impedirgli di cantare la storia dell’ amore vero, che affronta ogni ostacolo.


Just once chance to believe in my...
Just one love, just one life



“ Tuo padre l’ ha capito ”
“ Cosa?.. ” la mia voce risultò roca, e quasi deridendo la mia eccitazione mi rispose: “ Ha capito che avevo una voglia matta di fare l’ amore con te ” e di certo lui non era da meno.
No. Lui era lì, di fronte a me, il suo torace nudo, gli occhi verdi riflessi nei miei e in essi potevo leggere solo un infinito desiderio del mio tocco audace sulla sua carne, sulla sua pelle che recava i segni delle recenti missioni in giro per il mondo.. e dei miei graffi che ancora gli bruciavano, impressi come un marchio sul candore. Il bianco e il nero.
Si strinse a me, facendo aderire il suo bacino al mio, trasmettendo la sua energia nel mio corpo. Gemette di piacere incontrollato quando, come un vampiro, gli baciai le mie stesse ferite, traendo forza dalle sue invocazioni senza parole. Una preghiera che mi scongiurava di smettere di torturarlo così sensualmente e, allo stesso tempo, mi implorava di continuare, anche se quello fosse stato l’ unico modo per farlo sentire realmente uomo.
E lui non sapeva che quel nostro contatto era il mio unico modo per sentirmi parte di lui. Per sapere di non essere più sola, dopo tanto tempo passato nella solitudine affollata della mia infanzia, smontando e ricaricando pistole, nell’ ombra di una madre scomparsa e nella non-presenza di un padre che non fu mai degno di essere tale.


You bleed for me and I didn’t get to notice you
Now I’m stuck out on a line



E ancora lo scalpiccio del tempo attorniava noi amanti.
Correva avanti e indietro per la stanza, non curandosi dei nostri corpi nudi, uno sopra l’ altro, ad occhi chiusi per trovare la stella più recondita del firmamento, senza il minimo pudore per la nostra libido. Sembrava, anzi, seguire il ritmo instancabile delle nostre voci gementi, delle nostre urla morte in gola, soffocate da teneri baci bagnati dal calore della passione. La passione che aspettava soltanto di esplodere dentro le nostre anime con una forza inaudita, cogliendoci impreparati al piccolo scorcio di Eden che ci regalava per brevi, intensi attimi di puro amore, come l’ alcol più intenso, distillato con il sudore e il sangue delle carni straziate.
L’ aria sembrava muoversi con il movimento del suo bacino, sempre più violento, lacerando ogni parte di me, dolendomi al punto da spillare tiepide gocce salate dai miei occhi, e sono sicura che se le avessi assaggiate avrei sentito il gusto del sangue. Il mio. O il suo? Non faceva molta differenza, eravamo un’ unica persona in quei gesti effimeri, troppo reali perché facevano male. Un male immenso.
Sentivo il fuoco che ardeva nel suo ventre scendere fluido come lava nel mio, bruciare follemente nella mia testa, quasi uccidendomi. Era un gioco molesto.
Il gioco perverso della seduzione.
O forse era solamente un gioco perverso.
E lui dettava le regole, vedendomi di cristallo attraverso i suoi iridi infiammati.
Mi voleva inerme sotto il suo peso, dormiente ma reattiva ai suoi stimoli. Gli occhi chiusi sotto i suoi maliziosi. Ed io acconsentivo, perché mi piaceva. Mi piaceva sentirmi carezzare da lui, da quell’ uomo che io amavo più di ogni cosa al mondo, ma non potevo.. non riuscivo a resistere alla tentazione di liberare tutta la mia frenesia, tutto il mio amore in lui, affinché mi lasciasse libera di respirare aria pura.
Aria che non odorasse del suo dopobarba.

A volte mi chiedevo se fosse normale.
Ci facevo *sesso* con quell’ uomo, ma alla fine del nostro amplesso tutto di lui mi sembrava estraneo, come se fossi stata spudoratamente usata dalla sua voglia sfrenata di scoparmi. E l’aria era malida di impudicizia, tutto si stringeva attorno a me, soffocandomi. Ma io l’ amavo lo stesso, anche se pensavo che mi usasse. Ma non era così. Le mie erano solo le fobie di un’ adolescente non ancora del tutto scomparsa dalla mia testa.


All I ever wanted was to be what you needed
Cause something so strong, it could never be wrong



Il gioco stava per terminare, e sorridevo di nascosto perchè sentivo che anche lui era allo stremo delle forze. Stava ribellandosi alla sua stessa libido. Ed io godevo di tutto questo.
Non sapevo perché, tutt’ oggi non saprei spiegarlo, ma lui si accorgeva sempre di tutto questo: in pochi secondi avevo violato le nostre regole, facendo vibrare la cassa toracica con un gemito strozzato. Gli graffiai i polsi, immergendo le unghie nel suo sangue, e nella sua carne già percossa precedentemente dalle mie piccole violenze. E a quel punto, a un passo dal traguardo, lui abbatteva il vetro incrinato della decenza che si ergeva tra di noi, gridando per il dolore. No, non quello delle mie ferite.
Un dolore interno mai provato prima. Come se per un attimo fossimo catapultati dal Paradiso all’ Inferno, in una altalenante scala di doppisensi mistici.
Ma poi eravamo di nuovo su, appagati, su una nuvoletta candida che pregavamo di non farci scendere per incamminarci verso la nostra realtà. E costantemente, inesauribilmente, la nuvoletta era sorda, riportandoci sul letto macchiato da colori invisibili, aprendo gli occhi ancora una volta, infrangendo l’ ultima regola del nostro concordato. E, come quell’ attimo fuggente in cui esplose tutto il nostro amore venne, così andò via, lasciando spazio al vuoto e al rumore del silenzio, turbato dalla quiete apparente del mondo.
Anche il tempo pareva essersi fermato.
Ed io sapevo –lo sapevamo entrambi- che il nostro momento era finito, rubatoci dalla successione di istanti interrotti. Lì, nudi, sereni, stretti in un abbraccio a cui non servivano pensieri, né suoni per essere compreso, aspettavamo soltanto che il tempo riprendesse la sua corsa sfrenata.


And all I can promise, is to say what I’m feeling
We’ve made it so long



Era la fine del gioco.



La porta sbatte violentemente alle mie spalle.
Fuori piove ancora. Le automobili sfrecciano per le strade bagnate, la gente cammina inquieta sotto gli ombrelli grigi fra la società dagli occhi a mandorla dell’ est. Occhi grigi che scrutano un cielo oscuro in cerca di uno spiraglio di luce, fra la monotonia agitata della notte, ondulante nell’ aria insana dei night-club e dei bordelli.
Tutto è invariato, ma d’ altronde non è passato tanto tempo. O si? Non so dirlo, io sto ancora aspettando che l’ orologio della cucina riprenda il suo corso.
Ma lui non c’è. È stato richiamato dal suo dovere, portato a rivistirsi sotto i miei occhi cupi, vacui nuovamente, implorando al tempo di scorrere veloce per non essere troppo lontana da lui.
Ma è andato via lo stesso e tutto è rimasto immutato nella sua evoluzione. Si è andati avanti, percorrendo il sentiero poco illuminato della propria esistenza, facendo andare i pensieri, lasciarli camminare accanto noi, unico sfogo dell’ anima, mezzo incompiuto del silenzio. E della solitudine che mi circonda nuovamente. Ma si, forse è semplicemente il destino. Così dicono tutti, aspettando in luoghi ingloriosi –come il letto di una *puttana*- un miracolo da un dio impetoso che ha perso la sua pazienza nei confronti dell’ umanità e ci lascia marcire come mele mature su un albero malato.


[..] Bleed for me, I didn’t get to be with you
Now you’re stuck in my mind



Io non credo al destino. Non voglio credere che l’ odore della morte che aleggia attorno a me sia davvero il mio destino. Che senso avrebbe? Essere prescelti da una schiera di angeli per una vita sulla terra e poi essere destinati all’ eterno tormento della dannazione. Siamo angeli, silenziosi ed invisibili al perpetuo scalpiccio del tempo –che ora corre a ritroso. Angeli condannati all’ Inferno?..
... forse è questo ciò che ci asspetta..
*Odiare* il nostro stesso creatore per la nostra fine, quando gli stolti umani raccontano ai bambini della nostra immortalità. Un angelo non può odiare, non deve, per preservare l’ equilibrio del mondo. Siamo solo inutili, stupidi angeli in cerca di un conforto, così vicini, troppo lontani dalla percezione di amore reale per poterci sentire parte integrante di una società che non ci appartiene.
Cosa possono fare? Cosa devo fare, adesso? Sono qui, fuori è freddo, anche qui dentro è tutto di ghiaccio; aspetto qualcuno che mi dica chi sono davvero. Qualcuno che, in seguito, implorerò di non lasciarmi morire dallo sconforto.
“ Syd.. ” tenero sussurro della sua voce, così esile e così vivo nella mia testa, vibra nel mio corpo. E lui è lì, dinuovo per me. Istintivamente, abbasso lo sguardo sulle sue scarpe nere: stanno gocciolando sulla moquette marrone.
“ Sai, fuori c’è uno zerbino. Macchierai tutto ” la mia risata è cristallina e pura. Gli cingo il collo con le mie braccia e, in quel momento, provo nostalgia. Una nostalgia e solitudine e sconforto infiniti.
“ Syd.. devo parlarti.. ”
Il letto è scomodo, duro, cigola sotto il nostro peso. Si siede accanto a me. Veste la stessa camicia blu che indossava il giorno in cui facemmo l’ amore. Forse non sa che anche adesso farei volentieri a meno di tutte le spiegazioni da dare a un angelo. Il tempo è ancora fermo.. o no?
“ Tu.. ” si passa una mano sul volto, come fa sempre nelle situazioni difficili. Pare un bambino. Ma non lo è, lo vedo benissimo dalla fede al dito. Ma questo è impossibile, vero? È la pioggia, mi ha rapito per troppo tempo dalla realtà ed ora ho dimenticato qualche passo fondamentale della mia –nostra- esistenza.
“ Perché porti quell’ anello? ”
“ Syd.. dal giorno in cui.. sei scomparsa.. sono trascorsi due anni ”
È una delle tante verità del mondo, questa? Probabilmente si. Una verità obliqua che mi ha sottratto due anni della mia vita dal giorno nel mio appartamento. Francie.. Will.. sarebbe questa una ragione da dare a un angelo per continuare a vivere? Trovare uno scopo alla sua vita? Per non essere dannatamente uno tra i tanti esseri celestiali dell’ Eden? Trovare due anni dispersi della propria esistenza. Compito ingrato.
“ Ti credevamo morta ”
No, non lo sono. Perché un angelo non può morire. Non sarei mai stata capace di essere *morta* per due anni e poi risuscitare dalle tenebre dell’ oblio e ritrovarmi dentro questo.. gioco maledetto.
Ancora una volta un gioco perverso che si insinua codardo nelle mie viscere, facendomi contorcere dalla paura e dal dolore. E dal rimpianto di aver scelto questo stile di esistenza.
Non sono morta, adesso. Ma forse lo sono stata, troppo ingenua per capire cosa stava accadendo. Il tutto che si evolve. La società che va avanti, mentre io sono ferma e mi lascio calpestare le ali da una continua corsa senza mèta.


Just one love in my life



Stupida, così idiota da restare ferma, nuda su quel letto sperando che quegli istanti si fermassero, come il nostro giochetto libidinoso. Ed invece, ancora in Paradiso, non sentivo lo scalpiccio troppo familiare del tempo che aveva ripreso il suo corso, senza chiedermi un parere, restando muto dinanzi il mio corpo inerme.
Sono qui, cercando di affrontare un presente impossibile ma la mia mente cammina ancora lungo la scia dei baci del mio amante, cercando una via per ricongiungermi al suo cuore.
C’è stata la fine di un gioco, assieme a lui.
Adesso vi è l’ inizio di una continua discesa verso l’ inferno. Un gioco mortale, dove un angelo non può far altro che versare sangue. Sanguinare per il suo martirio. In un continuo circolo vizioso, in una catena di eventi immutabili nel corso dei secoli, nel proseguire l’ evoluzione estenuante della civiltà, guardando gli occhi verdi del marito di un’ altra donna ed accorgersi che non c’è più niente per cui sperare.
È l’ inizio del gioco della mutazione dell’ amore.
Il gioco dell’ essenza dell’ erotismo, dove si è con gli occhi chiusi sotto un peso asfissiante, rispettando le regole.
Regole mutevoli come il flusso della coscienza. E della voluta passione in una notte di pioggia, costernata da nuvole rosse di sangue, che si mischiano all’ acqua piovana come lacrime. Le lacrime degli angeli, sanguinanti per amore. E camminando sotto quelle lacrime rosse si raggiunge l’ estrema convinzione di una esistenza violentata:
*la vita è un gioco*
Un gioco in cui il dolore è l’ unica prerogativa per la sopravvivenza; un gioco in cui l’ unica arma di seduzione è una silenziosa preghiera a dei mitigati angeli che versano sangue per la tua sofferenza, in un altalenante corsa di taciti sussurri e gemiti strozzati.


Bleed for me


La vita è un gioco, e forse è destino, incontrollabile dalle mie mani.
Sfugge radiosa dagli occhi di tutti, anche ai miei, più che agli altri che ancora credono alla loro idea di raziocinio stabile della società. Io non credo al destino..
.. sono padrona della mia *vita*.. detto le mie regole e me ne sottraggo abilmente, come in un sogno.
E a volte mi chiedo se quel nostro gioco non sia stato altro che un’ illusione al sapore di limone, provocatoria e sensuale. Come un dolce e speziato ricordo.
Ma poi, guardo sottecchi i tuoi graffi sul polso. E ti fanno male, un male da morire. Vorresti uccidermi, anche quando eviti gli sguardi interrogatori di tua moglie. Guardo le mie ferite sulla tua carne e infine scruto i tuoi occhi. Non c’è più speranza. C’è desiderio. Una ragione per indurci nuovamente all’ Inferno. Amanti, di nuovo.
Guardo i tuoi gesti, le tue mani grandi sulla mia schiena che mi sfiorano impercettibilmente e le tue labbra umide e calde e mi sembra di sentire ancora l’ ardore che ci legava in quelle notti ed allora, solo per un momento in cui riscoprire la nostra purezza, solo per rinascere dentro di te ancora, mi accorgo del silenzio che si erge prepotente attorno a me. Dopotutto, tutti imbrogliano. Anche tu, anche io. Ci siamo negati passione e sesso per una falsa partenza del tempo ostile. Abbiamo abbandonato il nostro sensuale gioco per ritornare con i piedi per terra, io ti ho riportato a terra.. ma non sapevo più come si faceva a volare, lo ricordi? Ti concessi le mie ali affinchè mi potessi ritrovare, un giorno. Era una catena di eventi, argomenti concatenati uno all’ altro per la formazione di una struttura traballante dove la stabilità dipende da ogni singolo elemento.

Ed è qui, il momento cruciale dell’ estistenza, il vero punto zero da cui decidere di proseguire il cammino oppure tornare indietro, come in un canone inverso, un declino asintomatico verso il nulla.
È un gioco. Tutto è un arguto scherzo del destino, non finisce mai, immortale.
La nostra altalena di emozioni non ha mai smesso di oscillare, era solo una fittizia illusione delle nostre fobie adolescenziali. Il nostro gioco non è mai finito, crudele, provocatorio, seducente.. e ci ha tenuti sospesi con un filo, a un passo dalla morte.
...
Ora, solo per un attimo, vorrei che ti fermassi e ci guardassi.
...
Siamo troppo uguali, troppo innamorati per restare divisi da una barriera di odio e indifferenza. O incomprensione. Seppure, quella volta, illudesti le tue stesse regole, avevi lasciato dentro di me qualcosa di più di un semplice senso di appagamento. Mi lasciasti un seme, piccolo e indifeso, in trapidante attesa della primavera per germogliare i suoi frutti succosi. Era la fede che impiantasti in me, uno scudo contro la villania del mondo. Era un piccolo accenno di una nuova speranza per entrambi.. la mia promessa dell’ immortalità..
Il nostro gioco non è mai terminato. A costo di impiegarci tutta la vita, noi lo porteremo a termine. Ti perseguiterò anche nel *vostro* letto coniugale, se sarà necessario. Il mio sangue è anche il tuo, e bolle inesploso dentro di me.. e fa male, ancora di più.. vorrei tagliarmi le vene per questo, scioglierlo, farlo scorrere come un fiume in piena per liberarmi della tua essenza di colonia.. dell’ odore del tuo dopobarba.
Gli angeli non possono morire, ma se mi costringerai lo farò, morirò per te, illudendomi che tu sia solo un ricordo di una vita passata in solitudine, aspettando l’ alba del tramonto in religioso silenzio, nel mutare dei secoli, in cerca di un profeta che avrebbe saputo predicare il vero amore.
È dolore attorno a me, tutto è sangue, anche gli angeli stanno piangendo il loro canto silenzioso, il canto della morte per un futuro mai compiuto, l’ apogeo della sofferenza incolmabile. E non è la fine, dannazione! Non è una maledetta fine in cui sospirare *finalmente* appagati. È solo la genesi di una nuova esistenza che s’ incammina verso una via sbieca, è indescrivibile insofferenza. Non è una conclusione.
È solo l’ inizio.
 

POSTFAZIONE DELL'AUTRICE
Ehm.. cough cough.. salve a tutti, rieccomi qui viva e vegeta (Non per molto.. NdLettori) =(O.o)= a sottoporvi questa mia nuova fanfiction. Prima di tutto, diciamo che il rating è un PG-16 o addirittura un NC-17 dipende come la vedete voi, e siccome siamo in un Paese dove vale la censura (ovvero dei cosiddetti ‘taglio e cucio’) mi tocca metterli. ^:^ Dunque.. mi sono un po’ riletta questa.. cosa.. e mi sono vergognata da mi stessa: MA SONO IO CHE SCRIVO CERTA ROBA?? (No, tuo fratello.. Ndmio fratello -.- zitto tu NdA) Cioè, voglio dire.. è.. è.. indecente? Non so come classificarla. Ora voglio solo fare una piccola precisazione. Ho già pubblicato due fic su ALIAS che trattavano di temi molto forti, e qualcuno scrivendomi una mail mi ha chiesto come mai attribuivo ad Alias questi temi come il sesso violento e argomenti correlati parlando.. Sinceramente non-lo-so. Sul serio, mi escono spontaneamente certi pensieri.. *me perversa* ^\\\\^ Ordunque, ditemi se vi è piaciuta o no scrivendo una mail a Pan_z@inwind.it oppure lasciandomi una piccolissima recensione, va bene? Ve ne sarei molto grata. ^^ é__è XD
Vi chiedo soltanto un’ altra piccola cosa: non venitemi a scrivere nelle mail che tratto temi troppo forti e che la fic ha offeso la vostra sensibilità perché il rating parla chiaro. :)
Graaaaaaazie!
Probabilmente questa sarà soltanto l’introduzione a una fic a capitoli che già frulla nella mia testa da un bel pezzo.. se fate caso a certe frasi verso la fine vi accorgerete di qualcosa di *assolutamente* ammissibile^^ Prima di lasciarvi, però, voglio fare una piccola analisi di questa one-shot –introduzione. All’ inizio ho puntato molto sulla scena d’ amore di Michael e Sydney, mentre nella seconda parte ci ritroviamo a Hong Kong, nel famoso episodio 2x22 The Telling ("Il Dire") e qui ho puntato molto sulla realizzazione di ciò che penso Syd provasse. Cioè ho immaginato che non fosse trascorso molto tempo da quando avevano fatto l’ amore e a quando Syd ‘scompare’. E lei pensa di essere stata rapita e imbrogliata dal tempo. È qualcosa di molto particolare, e chi ha letto le mie altre fic sa che ciò che scrivo non è semplice da interpretare perché va molto a fondo nella coscienza umana (penso..-__-..) Bene, ho finito^^ Ditemi che ci siete ancora, guys!
Un abbraccio fortissimo specialmente alla famiglia del Forum di Alias Italia di cui, da qualke tempo, faccio parte. Vi voglio bene ragazzi!:))))
Alla prossima
Pan_z


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