Streghe Italia

La stregoneria e il demonismo stregonico nel VI e VII secolo


Ricerca realizzata da Davide Minisci per il sito Streghe Italia


1. Demonologia cattolica

I testi evangelici e neotestamentari, e le narrazioni relative ai Padri della Chiesa, divennero oggetto delle speculazioni dei teologi durante tutto il Medioevo, per culminare nelle formulazioni definitive di S. Tommaso d’Aquino. Le questioni che vanno dalla L (50) alla LXIV (64) della “Summa Theologica”, formano il “Tractatus de angelis” nel quale sono discussi i problemi della qualità, della natura, degli attributi, dei limiti d’azione dei demoni e della loro funzione nell’ordine della Provvidenza. In sintesi, i principi tomistici, che ispirano tutta la posteriore dottrina cattolica sull’argomento, e che riassumono le tesi già sostenute da Pietro Lombardo e S. Agostino, possono essere così sintetizzati:

1. I demoni, nel momento in cui desideravano d’essere uguale a Dio, secondo la narrazione della Genesi, commisero un peccato d’orgoglio e d’invidia;
2. I demoni, non sono naturalmente malvagi, ma tutti lo divengono in conseguenza dell’esercizio della loro libera volontà;  
3. La caduta del diavolo, non fu simultanea con la loro creazione perché, se lo fosse stata, Dio sarebbe la causa del male. Vi fu, pertanto, un intervallo tra la creazione e la caduta dei demoni;  
4. Il diavolo fu, all’origine, il massimo fra gli angeli, e il suo peccato, fu la causa del peccato degli altri angeli caduti, per incitamento e non per compulsione;  
5. Il numero degli angeli caduti, è più piccolo del numero di quelli che hanno perseverato nella loro fedeltà a Dio;  
6. Le menti dei demoni sono oscurate dalla privazione della conoscenza dell’ultima verità, ma essi, possiedono la conoscenza naturale; 
7. Gli angeli buoni, dopo la loro beatificazione, sono determinati nella loro bontà, così, come loro, la volontà degli angeli cattivi, nella direzione del male;  
8. I demoni, soffrono pene che non hanno, però, carattere sensibile;  
9. I demoni hanno due dimore, l’inferno in cui torturano i dannati e l’aria dove essi, incitano gli uomini al male.  

2. Le gerarchie demoniache

I demonologi vissuti fra il XV e XVII secolo, hanno esaminato le forme, gli aspetti esteriori, i nomi, le specifiche attività dei demoni, raccogliendo, proprio in questo campo, alcune fra le credenze diffuse nell’antichità in tutto il mondo, ma anche recuperando tradizioni popolari, o quelle che scendevano dal filone semipopolare dei Grimoires. Il medico Johann Weyer (Wieros, Wier), nell’intenzione di sfatare la cruenta leggenda della stregoneria, rese lo “Pseudomonarchia daemonium”, un interessante elenco di diavoli, causando aspre critiche dai demonologi ortodossi Del Rio e Bodin, poiché, secondo questi, aveva fornito una nuova arma, ai seguaci dei riti diabolici. I demoni, sono divisi da Wier in gerarchie angeliche, secondo lo schema che lo “Pseudo-Dionigi”, applicò agli angeli. Ognuno di essi, ha, al proprio servizio, una o più schiere di demoni inferiori, dette legioni (come dice la Bibbia).

Gerarchie demoniache

Ognuna delle gerarchie, ha ore proprie del giorno favorevoli all’evocazione:
1. RE: dall’ora III fino al mezzodì e dall’ora nona fino al vespro;
2. MARCHESI: dall’ora I fino al mezzogiorno;  
3. DUCHI: dall’ora I a mezzogiorno;  
4. PRAESES: al crepuscolo;  
5. CONTI: ogni ora.

E’ interessante, in Wier, la descrizione fisica dei singoli demoni; per esempio:

-BYLETH: è un re grande e terribile, che cavalca un cavallo di color pallido, preceduto da trombe, zampogne e da ogni specie di strumento musicale;
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SYSTRI O BITRU: è un gran principe, che ha volto di leopardo ed ali di grifo, pronto a trasformarsi in splendida figura umana, e ad accendere le donne d’amore, per possederle libidinosamente;
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BUNE: è un granduca in forma di drago con tra teste, delle quali una è umana, parla con voce muta, fa parlare i morti e riunisce i demoni sopra i sepolcri degli uomini, da ai mortali ogni ricchezza, fecondia e sapienza; 
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CAYM: è un grande praeses in forma di merlo, ma si trasforma, quando evocato, in uomo e parla attraverso una fiamma ardente, reggendo in mano una spada acutissima. Concede l’intelligenza di tutti gli animali, il muggito dei buoi, il latrato del cane, il suono delle acque; 
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ORIAS: è un grande marchese, in forma di leone cavalcante un cavallo fortissimo con coda di serpente. Regge nella mano destra due grandi serpenti sibilanti, conosce i segreti dell’astronomia, concede la dignità, le prelature e i poteri; 
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GOMORY: cinto di corona ducale, ha forma di bellissima donna cavalcante un cammello, concede di scoprire i tesori occulti, dà l’amore delle donne e specialmente delle ragazze; 
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BALAM: è un re grande e terribile, tricipite, con testa di toro, uomo e ariete, con coda di serpente, occhi di fiamma, cavalcante un orso con un avvoltoio sulla testa. Risponde sul presente, sul passato e sul futuro, fa l’uomo invisibile e prudente; 
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ZALEOS: è un gran conte, che cavalca, simile a soldato bellissimo, un coccodrillo ornato di corona ducale, apparentemente pacifico.
 

3. I significati antropologici della stregoneria

La  stregoneria  potrebbe  essere  identificata  come  uno  statuto  mitico – rituale  nel  quale, all’interno  di  ogni  cultura, viene  ad  esprimersi  la  reazione  aggressiva  di  gruppi e  di  margini  sociali  che, per  motivi  vari, non  sono  integrati  o  sono  parzialmente  integrati  nei  modelli  propri  della  cultura  propria  dalla  quale  dipendono, o  anche  respingono  tali  modelli.

La  formazione  d’aree  di  aggressività, nelle  quali  viene  ad emergere  la  fenomenologia  stregonica, è  certamente  molto  complessa, e  le  dinamiche  di  formazione  vanno  scoperte  ed  analizzate  all’interno  delle  specifiche  culture,   ed  in  relazione  ai  conflitti  presenti  in esse.

Vi  sono, per  esempio, numerose  culture  nelle  quali  la  stregoneria  sembra  corrispondere  alla  carica  aggressiva  e  anti – sociale  di  gruppi  che  la  maggioranza  respinge  ed  emargina, caratterizzandoli  come  estranei, “stranieri” o  alieni  secondo  la  dinamica  tipica  del  pregiudizio.

In  questi  casi, i  gruppi  emarginati, sono  considerati  portatori  di  patrimoni  rituali  e  mitologici  che  si  contrappongono  eversivamente  ai  modelli  della  maggioranza  e  divengono  stregoneria  nella  loro  relazione  antitetica  con tali  modelli. Ci  si  può  riferire, per  questi  casi, alla  condizione  degli  Zingari  in  rapporto  alle  culture  moderne  e  contemporanee  occidentali; dei  Falascià  in rapporto  alla  cultura  etiopica; dei  Fabbri  o  Forgeroni  in  rapporto  a molte  culture  etnologiche; dei  Yezidi  in  rapporto  alla  cultura  islamica; dei  Triballi  e  degli  Illiri  in  rapporto  alla  cultura  greca.

Altre  volte  l’area  d’aggressività  sembra  delinearsi  nella  storia  interna  di  una  specifica  cultura, senza, cioè, la  rilevanza  di  un’antitesi  fra  modelli  di  cultura  ed  estraneità  o  alienità  etnicamente  qualificabile. Può  avvenire  che, in  una  cultura, un  gruppo  economicamente  emarginato  o  oppresso (contadini  poveri  nella  società  feudale  o  post-feudale) respinga  gli  schemi  della  maggioranza  oppressiva  come  esprimenti  un  quadro  ideologico  sostanzialmente  estraneo, non  capace  di  trasmettere  un  messaggio  salvificante  significante; e  parallelamente  qualifichi  i  propri  comportamenti  e  le  proprie  mitologie  come “negazione” o “capovolgimento”  di  quegli  schemi, affidandosi  ad  una  “religione” autonoma  che  si  specifica  come  l’ ”inverso”  della  religione  tradizionale. In  alcuni  casi  tale “religione”  autonoma  attinge  parte  delle  sue  tematiche  ai  residui  non  integrali  e  folkloricamente  individuabili  di  patrimoni  di  epoche  precedenti (XV-XVIII secolo). Il  tema  dell’aggressività, non  copre  però – anche  se  convincente – tutto  l’arco  dell’etiogenesi  ricca  ed  articolata  del  fenomeno; in  quanto  presenta  un’ambivalenza  significante, nel  senso  che  le  impulsioni  aggressive  non  si  muovono  nella  sola  direzione  indicata ( emarginati modelli) in  quanto, viceversa  le  maggioranze  portatrici  di  modelli  culturali, possono  esprimere  la  loro  aggressività  a  carico  dei  gruppi  emarginati  come  stregonici  e  risolvere, nell’opposizione  persecutoria  a  tali  gruppi, le  proprie  crisi  conflittuali  e  i  propri  rischi  di  fallimento. In  altri  termini  il  diavolo assume  una funzione  di  valvola  di  sicurezza  e  una  forma  fantastica  che  garantisce  il  potere. Questa  ambivalenza  delle  emergenze  aggressive  sembra  evidente  almeno  nel  caso  della  stregoneria  occidentale, che  da  l’occasione  storica  ad  alcune  strutture  culturali (cattoliche  e  riformate)  di  riversare  su  arre  umane  emarginate (streghe  e  stregoni), avvalendosi  della  figura  demoniaca, le  cause  del  proprio  malessere, della  propria  dimensione  di  cultura – colpa – peccato, e  di  riacquisire, attraverso  le  persecuzioni, il  fittizio  affidamento  ad  una  sicurezza  di  essere  storicamente  in  un  mondo  che, liberato  dalle  streghe, si  crede  liberato  dalle  radici  del  proprio  malessere. La  presenza  di  imponenti  movimenti  stregonici, corrisponde  ad  epoche  in  cui  sono  verificabili  l’insofferenza  per  le  strutture  del  proprio  tempo  e  la  ricerca  di  soluzioni  che rinunziano  ad  una  radicale  modificazione  di  esso  e  realizzano  una  fuga  alienante. Le  correnti  satanistiche  e  stregoniche  che  si  presentano  all’interno  delle  società  consumistiche  e  tecnologiche, sono  collocabili  negli Stati  Uniti, in  Svezia, in  Svizzera  e  in  Italia. In  effetti  ciò  è  dimostrato, per  esempio, in  Italia, in  Friuli  dove  troviamo  i  Benandanti, i  quali  si  presentano  in  un  primo  tempo  come  difensori  dei  raccolti  contro  le  streghe  e  gli  stregoni; poi, i  meno  di  un secolo, sotto  la  pressione  degli  inquisitori, eccoli  inaspettatamente  assumere  i  tratti  degli  odiati  antagonisti. Questa  trasformazione  ha  probabilmente  valore  esemplare , le  diramazioni  al  di    delle  Alpi  delle  credenze  imperniate sui “Benandanti” consentono  di  avanzare  un’ipotesi  generale  sul  significato  e  le  origini  della  stregoneria  popolare. Inoltre  è  da  verificare  se  e  in  quale  misura  la  serie  di  ipotesi  antropologiche  e  psicosociologiche  ora  avanzate  sia  applicabile  ai  fenomeni  di  stregoneria  delle  società  arcaiche, globali  e primitive. In  quelle  società, la  stregoneria, pur  avvertita  come  negazione  del  modello  culturale – religioso  e  pur  diagnosticata  nei  suoi  contenuti  aggressivi, è  pur  dimensionata  come  struttura  necessaria, culturalmente  inevitabile  e  insopprimibile.

4. Il demonismo stregonico nella dottrina ecclesiastica 

Tutti  i  trattati  di  demonologia  della  grande  epoca  inquisitoriale, collimano  nell’individuazione  del  personaggio  che  diviene  non solo  oggetto  di  una  costante  possessione  diabolica, ma  stringe  con  il  demonio  un  patto  definitivo, diretto  contro  il  benessere  del  gruppo: la  strega. La  strega  si  distingue  dal  semplice  indemoniato  in  quanto  essa  non  è  la  vittima  del  mondo  dei  demoni  ma  è  la protagonista  di  un’impresa  di  rischio  e perdizione, nel  corso  del  quale  sollecita  un  suo  rapporto  personale  con  il  mondo  del  male  e  riassocia  ad  esso  fisicamente  e  spiritualmente, in  odio  del  mondo  e  dei  suoi  limiti, per  l’acquisto  di  una  potenza  effimera  e, tuttavia, tremenda. Di  conseguenza  dipende  da  ciò  il  principio di  ricorrere  alla  strega  non  con  mezzi  esorcistici  e  terapeutici  ma  con  la  morte. Si  discusse  in  particolare  il  patto  e  le  consuetudini  con  il  demonio, dando  rilievo  alle  forme  sessuali  del  rapporto  con  esso  istituito  dalle  streghe. Il  tema  sessuale, nelle  esposizioni  teologiche  sull’argomento, è  fondamentale, poiché  all’origine  del  rapporto  sembra  essere  presupposto  un peccato  di  sesso  o  un  desiderio  di  sfrenata  licenza  che  spinge  la  donna  a  sperimentare  la  sua  unione  con  satana  o  ad  accoglierne  le  sollecitazioni  amatorie, dannandosi  per  sempre.

Il  demoni, secondo  le  tesi  di  Del Rio, può  sessualmente  unirsi  in  forma  di  succube  con  lo  stregone, in  forma  di  incubo  con  la  strega  e  consumare  il  coito. In  quanto  al  corpo  materiale  che  assume  in  tali  unioni, i  demoni  possono  prendere  il  corpo  dei  defunti, ovvero  farsene  uno  nuovo  con  aria  o  altri  elementi, dandogli  i  caratteri  della  carne  palpabile, muovendolo, riscaldandolo  e fornendolo  artificiosamente  di  sesso  maschile  o  femminile (che  non  posseggono  naturalmente) portando  il  seme  da  altre  parti  e  imitandone  la  naturale  emissione. Da  tali  unioni  possono  nascere  figli  ma, comunque, devono  procurarsi  il  seme  da  un  uomo  sottraendoglielo  nel  sonno  poiché  non  possono  generare  per  propria  forza  e  propria  sostanza  come  gli  uomini. Primariamente  sollecitano  la  mente  degli  uomini  ad amore disordinato, in  secondo  luogo  li  rendono  impotenti, in  terzo  luogo, sottraggono all’uomo  le  parti  fisiche  destinate  alla  generazione; in  quarto  luogo, trasformano  con  arte  prestigiosa  gli  uomini  in  forme  bestiali; in  quinto  luogo, distruggono  l’istinto  generativo  femminile, in sesto  luogo, procurano  l’aborto  e  in  settimo  luogo  offrono  i  neonati  ai  demoni.

5. Diavoli e streghe al Sabba

Il Sabba, o  convegno, o  congresso  notturno, del  quale  le  streghe  erano   accusate  nei  processi  è, anch’esso, uno  degli  argomenti  preferiti  dai  demonologi.

La  strega  uno  o  due  giorni  prima  della  riunione  notturna, detta  congregatio  o  synagoga, riceve  l’intimazione  di  parteciparvi  da  parte  di  un demonio, che  è  appositamente a  ciò  delegato, e  può  esentarsene  soltanto  se  ha  un  giusto  e  legittimo  motivo. Quando  è  giunta  l’ora  del  convegno, la  donna  è  chiamata  da  una  voce  umana, quella  del  demonio  detta  Magisterius  o  Magister, Martinettus, Martinellus. Si  unge, allora, con  un  unguento  in  alcune  parti  del  corpo, esce  dalla  casa  per  il  camino  e  incontra  lo  stesso  Magisterius  in  forma  di  capro  o  di  ariete. Gli  sale  in  groppa  e  in  brevissimo  tempo  raggiunge  il  noce  di  Benevento. Ma  la  strega  può  anche  essere  sollevata  nel  suo  volo, su  un  bastone, su  una  scopa, su  una  canna, su  un  toro, su  un  cane.

Il  demonio  presiede  il  sabba, sedendo  su  un trono, in forma  di  capro  o  di  cane. A  lui  si  presentano  i  partecipanti, per  rendergli  omaggio, e  lo  adorano  non  già  genuflessi  come  supplici, ma  avvicinandoglisi  con  le terga, o  a  testa  in  giù, o  con  la  testa  non  inchinata  ma  rivolta  al  cielo, portando  in  offerta  candele  di  colore  piceo  o  l’ombelico  di  un  neonato  e  baciandogli  l’ano  se  è  un  caprone, mentre  se  ha  le  sembianze  di una  rana, baciandogli  le  labbra. Talvolta  si  imita  la  Messa  dei  Cattolici  e, in  alcuni  casi  noti  nella  trattatistica, si  offre  il  sacrificio  di  esseri  umani, in  prevalenza  di  figli  e  di  neonati, ovvero  si  presenta  un’offerta  di  seme  umano  mescolato  con  sacro  crisma. Talvolta  qualcuno  dei  partecipanti  porta  con    un’ostia  consacrata  che  è  riuscito  a  trattenere  in  bocca  comunicandosi, e  la  pesta  di  fronte  al  demonio. Inoltre, si  univano  tutti  nella  venerazione  del  diavolo  e  danzavano  intorno  a  lui  al  suono  di  una  macabra  musica  eseguita  con  strani  strumenti, quali  teschi  di  cavalli, tronchi  di  quercia, ossa  umane. Compiuti  i  riti, le  streghe  partecipavano  ad  un  lauto banchetto, nel  quale  consumavano  le  provviste  che  il  demonio  medesimo  ha  loro  fornito  o  che  esse  hanno  portato: in  Germania  rape  affettate, parodie  dell’Ostia  consacrata, nella  Savoia, bambini  arrostiti  o  bolliti, in  Spagna, cadaveri  dissepolti, preferibilmente  di  parenti, nell’Alsazia, fricassee  di  pipistrelli, in  Inghilterra, più  intelligentemente, carne  arrostita  e  birra, ma  importante  è  sapere  che il  cibo  era  freddo  e  insapore  e  per  qualche  arcana  ragione  demonologica, un  ingrediente  fondamentale, il  sale, non  era  mai  messo. Dopo  il  banchetto, ciascuno  dei  demoni  prende  per  mano  la  sua  allieva  prediletta  e  danza  con  lei  spalla  contro  spalla  all’inverso  di  quanto  avviene  nel  mondo  umano. I  danzatori  portano, qualche  volta  candele  picee  accese  nelle  mani  e  cantano  strofe oscenissime  in  onore  dei  demoni  unendosi  con  loro  in  contatti  nefandi (camminano  all’indietro –mondo  alla  rovescia). Durante  i  rapporti  sessuali  il  diavolo, si  manifesta  alle  donne  come  incubus  e  agli  uomini  come  succubus. Una  volta  finito  il  sabba, i  demoni  si  affrettano  a  riportare  indietro  le  loro  adepte, accompagnandole  alla  loro  casa, prima  che  la  notte  sia  completamente  trascorsa  e  prima  che  suoni  il  mattutino, poiché, se  mentre  sono  in  viaggio  aereo, la  campana  squilla, essi  sono  costretti  a  deporre  le  donne  nel  luogo  in  cui  hanno  udito  il  suono, né  la  possono  più  toccare. I  sabba  erano  molto  frequenti; inizialmente, gli  inquisitori  della  Lorena, ritennero  che  avvenissero  di  Giovedì, ma  si  scoprì  che  i  sabba  avvenivano  anche  Lunedì, Mercoledì, Venerdì  e  Sabato, ma  si  accertò  anche  il  Martedì  come  giorno di  riserva.

6. Diavoli e streghe dinanzi ai tribunali

Il  documento  giuridico  più  antico  ed  importante  che  riguarda  il  demonismo  stregonico  è  inserito  nei “Libri  de  synodalibus  causis  et  disciplinis  ecclesiasticis”di  Reginone  di  Prüm, il  quale  da  ai  vescovi  precise  istruzioni  sulla  posizione  dottrinale  da  assumere  nei  riguardi  di  queste  credenze  che  essi, evidentemente, le  trovano  diffuse  presso  le  popolazioni  nelle  loro  visite.

Il  testo  di  Reginone, si  pone  come  un  documento ecclesiastico-giuridico, sui  limiti  del  potere  dei  demoni  e  della  loro  concreta  azione  sulle  streghe. Ricordato  ai  parroci, l’obbligo  di  separare  dal  corpo  sano  della  Chiesa, coloro  che  seguono  dilettuare  credenze, Reginone, fa  subito  riferimento  ad  alcune  scellerate  donne  che, seguendo  satana, sedotte dalle  illusioni  e  dai fantasmi  diabolici, credono  e  proclamano  che, con  Diana (pagana) e  con  innumerevoli  donne, cavalcano  sopra  talune  bestie  nelle  ore  della  notte  attraverso  enormi  distanze  obbedendo ai  comandi della  dea. Queste  non  penano  solo  personalmente, ma  trafiggono  un  infinito  numero  di  altre  nella  loro  perfidia, portandole  a  credere  che  vi  sono  altri  dei  all’infuori  dell’unico  Dio. Alla  fine, il  testo  del  Canon, afferma  che  se  anche  le  presunte  streghe  non  partecipano  ai  Sabba, la loro  colpa  è  in ogni caso  evidente  perché  non  credono  a  Dio  ma  al  diavolo.

Nella  Summa  de  officio  inquisitonis”, è  inserito  un  formulario  di  domande  che  l’inquisitore  deve  porre  alla  strega  in  giudizio: ha  compiuto  atti  cultuali  in  onore  del  demonio, o  se li  ha  fatti  compiere, se  sa  chi  li  ha  compiuti; se  ha  fatto  l’esperimento  dello  specchio, o  della  spada, o dell’unghia, o  della  sfera, o del  manubrio  d’avorio, o  dell’invocazione  dei  demoni  su  erbe, uccelli  o  altre  creature; se  ha  fatto  pratiche  magiche  che  provocano  l’amore  delle  donne  o  degli  uomini, l’ira, l’odio  o  la  discordia, o  sono  destinate  a  trovare  tesori  nascosti  o  cose  rubate, o  a procurare  onori  e  ricchezze; se  ha  fatto  la  pratica  del  cerchio  magico, o  del  bambino, o  ha  compiuto  qualche  sacrificio  per  avere  responsi  dal  demonio; se  ha  preparato  fatture  con  la  testa  di  uomini  morti  o  vivi  o  con  i  loro  vestiti, o  con  capelli; se  ha  scritto  formule  sull’ostia  consacrata  o  altrove  con  sangue  umano; se  ha  ricavato  presagi  dai  visceri  e  dalle  ossa  di  animali, se al  capodanno, ha  compiuto  pratiche  augurali  per  la  buona  sorte  e  se  ha  dato  o ricevuto  strenne; se  ha  preparato  filtri  e  ha compiuto  pratiche  con  l’ostia  consacrata, con  il  sacro  crisma  o  con  l’acqua  del  battesimo. Questi  si  ponevano  anche  agli  idolatri  o  eretici.

Anche  i  Catari, furono  accusati  di  stregoneria. Alain, infatti, faceva  derivare  il  nome  Catari, come  accusa  del  baciamento  dell’ano  di  satana  sotto  forma  di  gatto. Il  cataro  adepto, dopo  aver  giurato  fedeltà  al  diavolo, gli  rende  omaggio  baciandogli  l’ano. Questi  sono  accusati  di  uccisioni  di  bambini  per  procurarsi  il  grasso  per  ungere  scope, preparazione  di  polvere  con  i  visceri  dei  bambini  ed  altri  ingredienti  animali, per spargerli  nell’aria, in  tempo  nebbioso, così  da  provocare  morte  e  distruzione.


La presente ricerca è stata eseguita, scritta e corretta da Davide Minisci per il sito Streghe Italia


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