Smallville Italia

LA VERA STORIA DI SMALLVILLE
scritto da
Cinderella


RIASSUNTO: Rivisitazione semiseria della vicenda di Smallville e dei suoi personaggi con l'aiuto dei Promessi Sposi manzoniani.
DATA: 22 gennaio 2004.
AMBIENTATO: prima e seconda serie.
ADATTO: a tutti.
DISCLAIMAR: si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito Smallville Italia, e che tutti i personaggi di "Smallville" utilizzati sono di proprietà Warner Bros Television, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.


Capitolo 1°

Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e golfi, avvolgeva nel seicento un allegro e ridente paesello dai colori pastello. Il paese era così piccolo che veniva chiamato da tutti Smallville. Ivi dimoravano tanti felici contadini e una piccola donzeletta che vien dalla campagna, a nome Lucia Mondella, soprannominata Lana (perché le piaceva filar la lana), giovane vergine timorata di Dio i cui unici desideri eran andar tutte le mattine in Chiesa a pregar nostro Signore, servir alla tavola della locanda della zia Agnese, detta Nell, e poter sposare l’uomo che amava da quando aveva 12 anni: Renzo Tramaglino detto Clark (perché? Mistero…). Costui era contadino di sani principi e solide intenzioni con l’unica stramberia di esser convinto di essere un alieno adottato da esseri umani (idea venutagli dal fatto che non conosceva il padre biologico) e di essere per questo destinato a salvar le vite di tutti gli uomini. Ma a parte questi grilli, che la piccola e santa Lana era ben convinta, dopo il matrimonio, di potergli togliere dalla testa, il nostro era ben attaccato al valore del sano e duro lavoro, e ogni mattina all’alba, con la sua bella camicia a quadretti e la sua vanga, si alzava per andare nei campi, cantando felice insieme all’inseparabile amico Pete: “Andiam, andiam, andiamo a lavorar”.
Il giorno del matrimonio si stava avvicinando, il giorno in cui finalmente Clark e Lana avrebbero coronato il loro sogno d’amore dopo sette anni di fidanzamento (e finalmente avrebbero scopato). Ma il destino stava per frapporsi nello splendido romanzo dei due piccioncini. Accadeva infatti che il signorotto locale, un certo Don Rodrigo Alexander Luthor, detto Lex, avesse deciso che “questo matrimonio non s’ha da fare”. Costui era uno dei tanti nobiluomini che si divertiva a tiranneggiare dall’alto del suo castello i poveri contadini a lui sottomessi. Era pelato, ma nessuno se ne era mai accorto perché portava una parrucca e lì dentro, essendo allergico all’acqua e non sapendo che farsene del sapone, come tutti i nobili della sua epoca, vi coltivava le pulci.
Fatto sta che questo tirannuccio si era invaghito in maniera irreparabile e aveva deciso di mandar i suoi bravi a spaventar il parroco, minacciandolo di morte qualora avesse celebrato il matrimonio. Saputa la notizia il nostro Clark andò su tutte le furie (e ci credo, dopo sette anni sai che voglia che teneva...), ma fallito il tentato matrimonio segreto decise di dar retta alla madre Martha e di andare a rifugiarsi con la povera Lana in lacrime nel convento di Fra Cristoforo.
Questi era stato uomo di mondo ai suoi tempi quando, non ancora frate, si faceva chiamare Jonathan. Era segretamente innamorato della madre di Clark, Martha, ma a causa della tonaca non si era mai fatto avanti. Trattava Clark come fosse suo figlio e quando costui necessitava di una figura paterna era sempre pronto a dargli una pacca sulla spalla e aggiungerci un: “Io credo in te figliolo”. In più gli stava sulle palle Lex e tutti i Luthor e così, appena gli venne data la possibilità di fare uno sgarbo a questi, non esitò un attimo. Ma al convento non erano sicuri e Fra Cristoforo-Jonathan decise di inviare Clark nella città di Milano, meglio conosciuta come Metropolis, da un conoscente e Lana in convento a Monza, detta Edge City, dalla potente Monaca qui residente. “Ho provveduto a tutto figliolo vedrete che starete al sicuro”, disse Fra Cristoforo-Jonathan a Clark, “Grazie Padre, ma mi potreste indicare la strada per Metropolis?” “Non ti preoccupare figliolo so che troverai la tua strada, non sarò né io né il tuo padre biologico a indicartela, ma solo tu a scegliere” (pacca sulla spalla) “Sì ma io volevo solo sapere qual è la strada per Metropolis, sai non sono mai uscito da Smallville” “Non importa dove uno è cresciuto, ma i valori che ha appreso. Io credo in te figliolo” (pacca sulle spalle) “Vabbé ho capito, me la trovo da solo”. A questo punto Fra Cristoforo si rivolse a Lana “E tu piccola vedrai che non avrai nulla da temere presso la Monaca di Monza detta Edge City” ma vedendo che Lana non proferiva parola chiese a Clark: “Perché non parla?” “E’ impegnata a piangere” “Capisco, santa donna”.
Fu così che i due promessi sposi presero la barca che li avrebbe portati in due diverse direzioni e che avrebbe segnato la loro (momentanea) separazione. Clark pensava al terribile dolore alle spalle che gli era venuto e al fatto che forse avrebbe dovuto aspettare altri 7 anni per scoprire i piaceri carnali degli esseri umani, Lana invece voleva recitare la frase che si era preparata per il momento (addio monti sorgenti dalle acque ed elevati al cielo ecc…ecc…), ma la realtà era che la voce le era morta in gola dal troppo piangere.

RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A SUPERARE LE AVVERSITÀ E A CORONARE IL LORO SOGNO D’AMORE? LEX RESTERÀ A GUARDARE O FARÀ QUALCOSA PER RIAVERE INDIETRO IL SUO AMORE?
NON PERDETE LA PROSSIMA PUNTATA. NUOVI PERSONAGGI FARANNO IL LORO INGRESSO E GRANDI SCONVOLGIMENTI VI ASPETTANO.

Capitolo 2°

Giunta al convento Lana venne inviata immediatamente a conoscere la Monaca di Monza detta Edge City. La Monaca era di origini inglesi e il suo vero nome era Chloe Sullivan. Fin da piccola aveva avuto il pallino di scrivere e diventare la prima giornalista della storia. Ovviamente il padre non poteva sopportare tanta indipendenza e il fatto che una ragazza, nel seicento, non avesse come unico desiderio quello di contrarre un conveniente matrimonio. Così decise di farla rinchiudere in convento in modo da sotterrarla per sempre. Ma la nostra, dotata di invidiabile spirito di indipendenza, non aveva rinunciato all’idea di poter un giorno scappare da quel mortuario e per tenersi in allenamento provvedeva ogni giorno a scrivere un diario che aveva chiamato Torch, in cui narrava gli accadimenti del convento. La Monaca fu subito entusiasta di accogliere la piccola contadinella in casa sua, anche se, dopo un po’, cominciò ad avere problemi uditivi per il continuo piangere di costei.
Ma torniamo ora a Lex che non si era certo dato per vinto nonostante la fuga dei promessi sposi. Quando seppe che Lana si trovava nel convento di Monza detta Edge City sotto la protezione della potente Monaca fu preso dallo sconforto, ma poi gli venne un’idea… Lui conosceva un persona ancora più potente: l’INNOMINATO. Era costui un nobile molto influente, ma anche un efferato criminale che si era macchiato di tante e tali nefandezze che la gente ormai aveva paura a pronunciare il suo nome, tanto che nessuno ormai lo ricordava più. Egli si chiamava Lionel Luthor ed era in realtà il padre di Lex. Potente e pericolosissimo uccideva e rubava indisturbato, poiché nessuno osava opporsi a lui (e chi si era opposto o era in tomba o era rovinato).
Fu così che Lex chiese al padre di rapirgli Lana dal convento. Il nostro mosse i suoi fili e, promettendo alla Monaca Chloe, la liberazione dal monacato e un posto al gazzettino che voleva fondare, riuscì a convincerla a far uscire Lana dal convento per una commissione. Appena fuori venne presa dagli uomini dell’Innominato e portata al suo castello. Nel tragitto però la santa donna pianse così tanto da creare qualche problema al padiglione auricolare del rapitore, che infatti giunse davanti all’Innominato alquanto scosso.
Il giorno seguente, saputa la notizia che il suo piano aveva funzionato, Lex accorse al castello del padre. “Padre eccomi! Dov’è Lana?” Lionel: “L’ho liberata” Lex: “Come l’ hai liberata?” Lionel:”Sì, mi sono pentito” Lex: “Pentito? Proprio oggi? Non ci credo. Tu non me la racconti giusta…” Lionel: “Figlio mio tu sei paranoico, sempre a pensare che stia tramando qualcosa” Lex: “Ma come è successo?” Lionel: “L’avessi vista, quanto piangeva, mi ha sfondato un timpano, e passando da lì è arrivata al cuore” Lex: “Perché ne hai uno?”Lionel: “Risparmiati l’ironia figlio mio, ormai non torno più indietro”. Ma vedendo Lex così disperato Lionel non resistette e domandò: “Figlio mio, toglimi una curiosità, ma che ci trovavi in quella gatta morta, volevo dire, santa donna? Tu sei ricco e puoi avere tutte le donne che vuoi. Ad esempio perché non ti sei sposato quella simpatica ragazza, così brava a letto, quella con quelle pere che arrivavano un km prima della faccia…” “Victoria?” “Ecco si, lei” “Papà, quella veniva a letto con me per potermi rubare la società: la Taglieggio Incorporated” “Ah, beh, allora...che mi dici invece di quella tipa così sensuale che ti eri sposato?” “Desirée?” “Sì quella” “Papà, quella mi ha sposato per ammazzarmi ed ereditare i soldi” “Ah, non ricordavo. E invece quella tipa così intraprendente, quella dottoressa così forte? Ne aveva di carattere…” “Papà, anche quella mi voleva morto” “Figlio mio, ma c’è qualcuno a questo mondo che non ha tentato di ammazzarti?” “Sì tu papà” “Veramente? Cioè volevo dire, naturalmente…almeno credo…vabbé ma torniamo al discorso originario. Perché ci tieni così tanto a sta gatta morta, volevo dire, santa donna?” “Papà tu non capisci, non è lei è LUI” “Lui chi?” “Clark” “E chi è Clark?” “Il suo fidanzato. Ah, papà l’avessi visto…Fin dal primo giorno che l’ho incontrato…Lo ricordo ancora come fosse oggi. Ero sulle rive del lago di Como a raccogliere girini, quando sono scivolato. Stavo affogando in mezzo metro d’acqua e sarei morto se non fosse giunto LUI. Papà quando ho sentito il suo braccio possente che mi sollevava fuori dalle acque, quando ho aperto gli occhi e ho visto il suo volto perfetto, il suo sguardo un po’ ebete, i suoi muscoli scolpiti nella pietra, ho perso la ragione. E’ stato un colpo di fulmine. LUI è diventato la mia ossessione. Mi sono fatto una stanza segreta dove ho nascosto le sue vanghe, il suo aratro, le sue scarpe puzzolenti, la collezione autunno-inverno delle sue camicie a quadretti (con tanto di macchie di sudore). Ho perfino chiamato un pittore che mi facesse un suo ritratto gigante da appendere sopra il letto, così da poterlo guardare ogni mattina quando mi svegliavo e ogni sera quando mi addormentavo. Era tutto perfetto, ma poi ho saputo che si sposava e allora sono impazzito. LUI doveva essere mio, solo mio, così ho impedito il matrimonio, ma LUI è fuggito lontano da me…” “Figlio mio tu stai proprio messo male…ma perché mi hai fatto rapire Lana?” “Perché non sapevo dove LUI fosse, ma sapevo che sarebbe corso in aiuto della sua amata se avesse saputo che era in pericolo. E allora l’avrei preso…” “Senti caro, che ne dici di una camomilla? Ti farebbe bene…ascolta il tuo vecchio” “No, non mi darò per vinto, andrò a Metropolis metterò a soqquadro la città e lo troverò…” E detto questo uscì dalla stanza.

RIUSCIRÀ LEX NEL SUO INTENTO? PER CLARK E LANA È VERAMENTE FINITA? LA RISPOSTA ALLA PROSSIMA (E ULTIMA) PUNTATA.

Capitolo 3°

Giunto a Metropolis Lex si mise subito alla ossessiva ricerca del suo Clark. Ma un evento inatteso piombò sulla città e cambiò il filo degli eventi, che il destino aveva intessuto per i nostri eroi: la peste. Lex venne colpito e cadde preda di violente febbri che lo portarono sulla soglia della morte. Clark dal canto suo era giunto a Metropolis più o meno nello stesso periodo di Lex, visto che aveva smarrito la strada una decina di volte, e esausto e incontinente decise di fermarsi a svuotare l’uretra all’angolo di una strada. Mentre soddisfaceva uno dei suoi bisogni primari venne visto da un vecchio che, scambiatolo per untore, cominciò a gridare: “Dagli all’untore” “Dagli all’untore”. Il povero Clark si ritrovò così inseguito da mezza città, ma essendo fortunatamente dotato di una velocità superiore alla media riuscì a sfuggire alla folla inferocita e corri e corri arrivò al Lazzaretto.
Qui con sua enorme sorpresa trovò Fra Cristoforo-Jonathan anche lui malato di peste, ma sempre combattivo. Quando vide il suo figlioccio la sua gioia fu incontenibile “Figliolo sapevo avresti trovato la strada. Io ho sempre avuto fiducia in te” (pacca sulla spalla), ma Clark sembrava comunque triste. Alla domanda di Jonathan-Fra Cristoforo egli dovette ammettere che gli mancava la sua Lana. “Figliolo, ma io ho buone nuove per te. Anche lei è qui e posso unirvi in matrimonio” “Ma, e Lex?” “Non ti preoccupare pare che anche lui sia caduto preda della peste. Inoltre mi ha confidato il suo servo che non era di lei invaghito, ma di te. Pare avesse anche una stanza in cui collezionava le tue camicie da lavoro”. “Le mie camicie? Ecco perché mi sparivano sempre…” "Ma bando alle ciancie andiamo dalla nostra Lana, chissà come sarà felice di vederti”. Arrivati da Lana Fra Cristoforo-Jonathan esordì: “Figliola, guarda chi ti ho portato: il tuo uomo! Ora finalmente potrete sposarvi” Ma la ragazza invece di gioire si mise a piangere più forte. “E basta figlia mia, ancora piangi? Ma che c’è ancora???” “Padre ho fatto un voto” a parte lo spavento di sentire per la prima volta la voce di Lana, fra Cristoforo-Jonathan fu lesto a rispondere: “Che voto?” “Che se fossi stata liberata dall’Innominato mi sarei consacrata alla Vergine e non mi sarei sposata” “Senti figlia mia, sto male, ho la peste, i calli alle mani per il lavoro e la vecchiaia e soprattutto non sopporto più la tua lacrima perenne, perciò sposati sto bravo figliolo e vivete felici e contenti, io ti sciolgo dal voto” Così per la prima volta Lana tornò a sorridere e dopo pochi giorni tornò a Smallville insieme al suo Clark.
Fra Cristoforo però non morì di peste, ma visto che era andato così vicino alla morte, pensò che non si vive una seconda volta e, smessa la tonaca, riprese il suo vecchio nome Jonathan Kent, sposò Martha e adottò ufficialmente Clark come suo figlio (con conseguente aumento di mal di schiena e spalle di costui).
Nemmeno Lex dal canto suo morì, ma anzi guarito fisicamente rinsavì anche mentalmente e non solo non gli interessò più Clark, ma decise che fare il tiranno era una gran perdita di tempo. Troppe emicranie e dolori allo stomaco. Molto meglio fare il principe azzurro. Così dipinse di turchino il castello e fece una gran festa in cui invitò tutte le donne in età da marito della contea. Alla festa si invaghì di una misteriosa fanciulla che alla mezzanotte scappò perdendo la sua scarpina. Quando la vide pensò non sarebbe stato difficile ritrovare una fanciulla con un piedino così delicato. Il 41 non ce l’hanno mica tutte…E infatti non ebbe difficoltà a trovare la sua Cenerentola, la sposò, e vissero felici e contenti. Tranne che per il padre di lui che ancora ogni tanto rompeva i cosiddetti.
Infatti l’Innominato Lionel non si era mai pentito, aveva fatto solo finta per rompere le uova nel paniere al figlio e fargli un dispetto, e aveva ripreso le sue attività criminose. Ora, dopo che una veggente di nome Cassandra gli aveva predetto che di lì a trecento anni una cosa chiamata inquinamento avrebbe spopolato i corsi d'acqua, decise di dedicarsi alla clonazione dei pesci del lago di Como. Inventò anche una variante rossa e pianificò un futuro in cui ognuno avrebbe avuto in casa il suo pesciolino rosso e lui, come unico fornitore, avrebbe fatto una marea di soldi. Naturalmente per far ciò doveva clonare anche se stesso, cosa che non gli creava troppi problemi, vista l’alta opinione che aveva di sé. E quando il figlio gli fece notare che lui si credeva Dio, Lionel rispose: “A qualche modello dovrò pur rifarmi”.
L’unica promessa che Lionel mantenne fu l’apertura del giornale a Metropolis che chiamò Daily Planet dove, liberata dalle catene del convento, andò a lavorare l’ex Monaca di Monza, Chloe Sullivan.
In quanto ai nostri due piccioncini Clark si accorse che dopo aver scoperto il mondo di Metropolis la vita di campagna gli era diventata troppo stretta, lì non c’era nessuno da salvare e la vita con la vanga e la camicia a quadretti non faceva più per lui. Così mollò Lana prima del matrimonio e si diresse a Metropolis. Costei dopo aver lungamente pianto si consolò con il suo migliore amico Pete il quale ancora si alzava ogni mattina come se nulla fosse successo e cantava: “Andiam, andiam, adiamo a lavorar”. Si sposarono e vissero veramente felice e contenti.
In quanto a Clark trovò lavoro presso il Daly Planet dove Chloe si invaghì di lui, ma rimase fregata dalla cugina Lois Lane, anche lei imbarcata nell’impresa, che si arraffò il fustaccio venuto da Smallville e se lo sposò.
Chloe si consolò narrando le vicende di Clark e Lana in un manoscritto che chiamò "I Promessi Sposi ovvero La vera storia di Smallville". Manoscritto che attraversò i secoli finché non giunse nelle mani di un certo Alessandro Manzoni, duecento anni dopo, che decise di modificare e adattare un po’ la storia al gusto del tempo e di farne un romanzo che avrebbe tediato di lì a venire un sacco di studenti delle scuole della penisola italica. Ma questa è un’altra storia….

FINE


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