Smallville Italia

LA VENDETTA DI HOKATAN-WA
scritto da
zio Nacchero


RIASSUNTO: uno strano incidente coinvolge Lionel Luthor. Clark decide di indagare e viene a conoscenza di una maledizione e un eroe dimenticati dalla storia...
DATA: 20-23 Marzo 2003.
AMBIENTATO: nella 1a stagione.
ADATTO: v.m. 14 anni.
NOTA DELL'AUTORE: tutti gli altri personaggi sono frutto della mia immaginazione. Qualsiasi riferimento a persone, fatti o nomi realmente esistiti è puramente casuale.
DISCLAIMAR: si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito Smallville Italia, e che tutti i personaggi di "Smallville" utilizzati sono di proprietà Warner Bros Television, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.


Prologo

I grilli avevano appena cessato il loro canto, ed il silenzio aveva preso il posto al loro verso. Nella campagna, tutto sembrava avviarsi tranquillamente verso il nuovo giorno, le stelle in cielo brillavano di una luce talmente viva, in quella notte placida, da poterle quasi toccare. Un lontano chiarore interrompeva, però, il buio e la quiete delle tenebre: la fattoria dei Kent. La luce proveniva da un lampione posto sulla facciata della casa, ed i suoi occupanti godevano il sonno di chi lavora duramente nei campi tutto il giorno, nessun rumore proveniva dall'interno, quando, improvvisamente, il rombo di un motore si fece più vicino, quasi minaccioso, quasi a squarciare quella notte idilliaca, poi sempre più vicino, sempre più forte, un motore lanciato a tutto gas, un rumore sempre più assordante. La vettura sfrecciò a folle velocità sulla strada che costeggia la fattoria fino a rasentarne la staccionata, quando il rumore del motore si trasformò in un boato, che fece tremare la casa. E poi di nuovo il silenzio.
La luce sul comodino di Johnathan Kent s'illuminò pochi istanti dopo quel fragore
Johnathan Kent: Martha?.......Martha, che è stato?
Chiese l'uomo alla moglie che riposava al suo fianco, e che, come lui, era sobbalzata sul letto, svegliata dal rumore.
Martha Kent: Non ne ho idea…
rispose lei, con negli occhi ancora lo stupore per quel brusco risveglio
Martha Kent: …sarà il caso che tu vada a vedere, Johnathan
In quel momento, sulla porta della camera da letto apparve Clark, il figlio dei Kent, con una torcia in mano.
Clark Kent: Mamma, Papà, qualcuno ha avuto un incidente, proprio qua davanti...... vado a vedere se ci sono dei feriti…
e subito si precipitò giù dalle scale, vanamente rincorso dalle parole del padre
Johnathan Kent: Clark, aspetta......che diavolo! Martha, tu resta qua........accidenti..
aggiunse lanciando un'occhiata all'orologio sulla parete
Johnathan Kent: ...ma sono le quattro e mezza.........al diavolo.
Clark era già vicino ai rottami dell'auto, ridotta ad un contorto insieme di ferraglia, quando fu illuminato dal fascio di luce proveniente dalla torcia del padre
Johnathan Kent: Clark, ma come può essere successo? Chi è questo pazzo…….se non è morto nell'urto, lo ammazzo io, …….guarda la staccionata,…..sarà un danno da un migliaio di dollari!
Clark non rispose, ma continuò con la sua torcia a cercare tra i rottami
Clark Kent: Qui non c'è nessuno, ……..proverò a guardare qua intorno con la vista a raggi x.
Johnathan Kent: La mia staccionata…
continuava a ripetere con una mano nei capelli
Johnathan Kent: la mia povera staccionata…..
quando i suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Clark
Clark Kent: Papà….papà, corri,…..l'ho trovato!
Johnathan raggiunse il figlio, che lo aspettava sul ciglio della strada ad un centinaio di metri prima di quella che, un tempo non lontano, era una veloce vettura. A terra c'era un uomo, indossava una lunga vestaglia lacerata dal terribile impatto e le mani insanguinate, giaceva con la faccia rivolta verso il terreno, coperta in parte dai folti capelli
Johnathan Kent: È morto?
Clark Kent: Non lo so, sicuramente è ferito
rispose il giovane , mentre la sua vista esplorava l'interno di quel corpo
Clark Kent: il suo cuore batte ancora, ……proviamo a muoverlo.
Insieme, i due presero il corpo, che sembrava inanimato, e lo girarono. Lo stupore si disegnò sui loro sguardi, il volto tumefatto che stavano osservando era quello di Lionel Luthor.

Capitolo 1°

Scena prima

Clark entrò nella casa con in braccio il corpo di Lionel, seguito dal padre, mentre Martha, scendendo le scale esclamò:
Martha Kent: Ho già chiamato l'ospedale, sta arrivando un ambulanza……
Ed aggiunse ponendo la sua mano destra davanti alla bocca
Martha Kent: oh, mio Dio, il signor Luthor…..è morto?
Johnathan Kent: Clark dice di aver visto il suo cuore battere…..
Clark Kent: Mamma, togli i cuscini dal divano, lo stenderò là sopra.
Martha obbedì al figlio e, aprendo un cassetto, estrasse una coperta, mentre Clark adagiava Lionel Luthor sul divano.
Martha Kent: Ecco, copriamolo mentre arriva l'ambulanza.
I tre, attoniti, stavano in piedi davanti al divano, quando improvvisamente Lionel aprì gli occhi.
Lionel Luthor: ……….aaaghhh.
Martha Kent: Signor Luthor, stia calmo…..adesso arriverà l'ambulanza.
Lionel Luthor: ……Martha?……Martha Kent?…...dove sono……..
Lo sguardo di Clark incrociò quello di Johnathan, che fino ad allora non aveva parlato, poi quello di Martha.
Clark Kent: Signor Luthor, ha avuto un incidente, probabilmente ha qualche frattura, stia calmo.
Lionel Luthor: ….perché sono qui…….cosa mi è successo…
Martha Kent: Clark, vai a vedere se arriva l'ambulanza.
Clark, senza aggiungere altro, uscì dalla porta fino a raggiungere il centro del piazzale antistante la fattoria, in lontananza un bagliore lampeggiante anticipava l'imminente arrivo dei soccorsi. Accese la sua torcia ed iniziò ad agitarla in direzione dell'ambulanza che, a sirene spente, si stava avvicinando.
Intanto all'interno, Lionel Luthor dava segni di ripresa.
Lionel Luthor: …un incidente…
Disse con la voce rotta dal dolore.
Lionel Luthor: ….ma se non mi sono mosso da casa in tutta la sera…
Martha Kent: Signor Luthor,….come …non ricorda?
Johnathan Kent: …un chiaro caso di amnesia,….speriamo che non si sia scordato anche che mi ha distrutto la staccionata….
Martha Kent: e da quando fa pure le diagnosi, dottor Kent?
In quell'istante Clark rientrò nella stanza anticipando di pochi passi quattro persone che indossavano dei camici bianchi
Clark Kent: ….è arrivata l'ambulanza, adesso lasciamo che ci pensino loro..
Dottor Armstrong: Sono il dottor Armstrong, dell'ospedale di Smallville, fatemi passare
Il dottor Armstrong era un uomo sulla quarantina, con una folta barba brizzolata che nascondeva in parte i lineamenti del volto, ed un vistoso accenno di calvizie.
Dottor Armstrong: Infermiere presto, la borsa….
disse con fare deciso chinandosi sul ferito
L'infermiere passò una grossa borsa marrone, di quelle che solitamente usano i medici, al dottor Armstrong, quindi fece un passo indietro.
Con il pollice e l'indice della mano destra il medico aprì un occhio di Lionel, mentre con l'altra estrasse dalla borsa una piccola torcia, che, appena accesa, indirizzò sull'occhio aperto.
Dottor Armstrong: Quest'uomo deve essere immediatamente ricoverato, ha un emorragia molto grave……presto…. infermieri …..procedura di emergenza!
Due degli infermieri corsero verso l'esterno, mentre il terzo rimase accanto al dottore.
Nella casa piombò il silenzio. Certo, Lionel Luthor non era un santo, tanto meno un amico di famiglia, ma ai Kent dispiacque che la situazione fosse così grave, e si poteva capirlo dai loro sguardi preoccupati.
Uno degli infermieri rientrò trascinando un carrellino su cui era montato un apparecchio per la respirazione assistita, e subito applicò il respiratore sul volto di Lionel, che, nel frattempo, aveva perso nuovamente i sensi. Il secondo attendeva un ordine, sulla soglia, con la barella già pronta per il trasporto.
Dottor Armstrong: Steve, Mike….. la barella, adesso!
Senza nessuna esitazione i due alzarono di peso il corpo di Lionel e lo adagiarono sulla barella, mentre il terzo controllava il respiratore.
Dottor Armstrong: Questa è vostra…
Disse il dottor Armstrong togliendo la coperta dal ferito e porgendola a Martha
Martha Kent: Dottore, c'è qualcosa che possiamo fare..?
Dottor Armstrong: Quello che potevate fare l'avete già fatto, noi penseremo al resto.
Clark Kent: Chi avvertirà la famiglia..?
Il dottor Armstrong non rispose, mentre i quattro si avviavano con passi veloci verso l'ambulanza.
Pochi istanti dopo il mezzo di soccorso, con i suoi occupanti, era già una luce nell'oscurità della campagna.
Clark Kent: Non riesco ancora a capire…..
Johnathan Kent: Clark, non c'è niente da capire…..è stato un incidente.
Clark Kent: Ma c'è qualcosa di strano, ad esempio….
Johnathan si accomodò su una sedia, dopo aver preso dal frigo una confezione di succo di arancia e un bicchiere dalla credenza.
Johnathan Kent: Ti ascolto….
Clark Kent: ..ad esempio, non vi sembra strano che il corpo di Lionel fosse parecchi metri prima del luogo dell'impatto…..
Martha Kent: se fosse stato alla guida la momento dell'urto sarebbe sicuramente morto
disse affacciandosi dalla porta, e guardando in direzione dell'auto distrutta
Martha Kent: forse ha capito che non sarebbe riuscito a controllarla, e allora si è buttato giù..
Clark Kent: …ma non riesco ad immaginarmi Lionel Luthor che sfreccia in auto alle quattro del mattino con addosso la vestaglia da casa, soprattutto non lo immagino che si lancia dalla macchina in corsa…….lui, che non si muove se non ha l'autista.
Johnathan Kent: Figliolo, non ci pensare, torniamo a letto….
Clark Kent: Chissà se hanno già avvertito Lex…

Scena seconda

Una folla multicolore di giovani sostava davanti all'ingresso della Smallville High School, una leggera brezza scompigliava i capelli delle ragazze, impegnate in piccoli gruppetti a discutere di argomenti che, di lì a poco, sarebbero stati spazzati via da quel vento mattutino e dal suono della campanella.
Lana Lang e Chloe Sullivan attendevano il momento di salire le scale per recarsi in classe sedute su un muretto antistante l'ingresso della scuola, quando una voce alle loro spalle le distolse dalla conversazione.
Pete Ross: oggi abbiamo anche l'interrogazione di storia, e queste due hanno già voglia di chiacchierare…..vi si seccherà la gola.
Clark Kent: veramente il professor Stone ha detto che interrogherà solo te, Pete…..
Chloe Sullivan: Pete, risparmia il fiato per Stone, ok?….ciao Clark.
Clark Kent: Ciao, Chloe,…..Lana…..
Lana Lang: Ciao ragazzi.
Chloe Sullivan: Clark, ho saputo di stanotte…..hai notizie?
Clark Kent: No. E non ho avuto ancora il modo di parlare con Lex per sapere come sta suo padre……era veramente malconcio.
Pete Ross: Il tuo amico deve essere nei paraggi…….
Un auto sportiva sopraggiunse davanti alla scuola a velocità sostenuta e si fermò proprio davanti ai ragazzi. Ne scese Lex Luthor, abbastanza frettolosamente.
Lex Luthor: Clark, devo parlarti……
Chloe Sullivan: Ciao Lex, come sta tuo padre?
Lex Luthor: Scusate ragazzi, ma devo parlare con Clark….da solo.
Non senza una certo disappunto Chloe, Lana e Pete si avviarono verso la scuola.
Lana Lang: Clark, ci vediamo in classe.
Clark Kent: D'accordo, Lana……ci vediamo dopo. Ciao ragazzi.
I tre si allontanarono mentre Lex si guardava intorno con aria sospetta
Lex Luthor: Clark, volevo ringraziarti…..
Clark Kent: Lex, non devi, l'avrebbe fatto chiunque.
Lex Luthor: ma volevo anche farti alcune domande.
Clark Kent: Guarda che sta per iniziare la lezione e non mi voglio perdere l'interrogazione di Pete. Possiamo parlarne dopo, al Talon?
Clark si scostò da Lex, come per avviarsi, ma Lex lo trattenne per un braccio
Lex Luthor: No, Clark. Devo saperlo adesso.
Clark Kent: Va bene….
Disse Clark, stupito nel guardare la mano di Lex che ancora lo tratteneva
Lex Luthor: I medici diconoche mio padre non è in pericolo di vita, ha avuto una forte emorragia ma sono riusciti a tamponarla.
Clark Kent: Sono felice di sentirlo, stanotte ci siamo presi un brutto spavento….
Lex Luthor: Lui dice di non essersi accorto di niente, di essersi appisolato davanti alla televisione e di essersi risvegliato sul divano di casa tua.
Clark Kent: Scusa, Lex, ma può darsi che tuo padre soffra di……..
Lex Luthor: ..amnesia? Lo dicono anche i dottori, anche se non sanno spiegarsi come, dal momento che non ha traumi alla testa. Ha diverse fratture alle gambe e si è rotto anche un polso, ma non ha battuto il capo in modo molto forte.
Clark Kent: Lex, io……
In quel momento la campanella della scuola suonò.
Clark Kent: ….io devo andare, scusami.
Lex rimase fermo, con una mano in tasca, a guardare l'amico allontanarsi, mentre il vento, divenuto più insistente, gli sollevava la cravatta fino a farla sventolare sul suo viso.

Scena terza

Il Talon era il ritrovo degli studenti di Smallville, se volevi incontrare qualcuno, dopo l'uscita dalla lezione, era il posto più indicato. La specialità del locale era la caffetteria, accompagnata da ottimi dolci fatti in casa, ma ai ragazzi piaceva soprattutto l'atmosfera del Talon, e la compagnia degli amici che vi si poteva trovare.
La gestione dell'attività era nelle mani di Lana Lang, che aveva trasformato lo storico cinema della cittadina in uno dei luoghi più frequentati della zona.
Ad uno dei tavoli sedeva Clark, mentre davanti a lui, nascosto da una grossa coppa di gelato con panna e cioccolato c'era Pete. Accanto a Chloe.
Chloe Sullivan: ….dunque sta bene, o almeno, non troppo male…
Clark Kent: Così mi ha detto Lex, anche se mi sembrava preoccupato da qualcosa…non abbiamo avuto il tempo di parlarne.
Chloe Sullivan: Avrei voluto essere là, con la mia fotocamera. Immagino già l'articolo sul Torch : "Il famoso miliardario Lionel Luthor coinvolto in un drammatico incidente"…..ma davvero era in vestaglia?
Clark Kent: Si. Molto strano….vero?
Chloe Sullivan: Comunque vorrei ugualmente vedere il luogo dell'incidente per fare delle foto…..…mi accompagneresti?
Pete smise per un attimo di gustare la sua gigantesca porzione di gelato e rivolse lo sguardo verso Clark, con un sorrisino malizioso.
Clark Kent: ..certo, Chloe……quando vuoi.
Disse Clark con una punta di imbarazzo.
Pete scoppiò in una risata
Pete Ross: Chloe, non fare come l'ultima volta, Clark è ancora sotto shock…
Chloe Sullivan: Pete, smettila di fare lo spiritoso! E ripensa alla figuraccia che hai fatto con il professor Stone.
Pete smise di ridere
Clark Kent: ..non ci sono problemi, ti accompagno volentieri.
Un raggiante sorriso illuminò Chloe
Chloe Sullivan: d'accordo….
disse lei alzandosi e raccogliendo la borsa
Chloe Sullivan: ..sarò alla fattoria nel pomeriggio. A dopo.
Pete Ross: Ciao….
Clark Kent: A dopo……
Appena si fu allontanata Pete ricominciò a ridere
Pete Ross: fratello, lo sai che le piaci…….non potrai dirle sempre di no..
Clark Kent: ma per me è solo un'amica, una buona amica e lei lo sa. Non potrà continuare sempre a provarci, dovrà capirlo da sola.
Pete Ross: non lo capirà finché non sarai tu a dirglielo….o a cederle!
La fragorosa risata di Pete mise ancora più in imbarazzo Clark, che non sapeva da che parte rivolgere lo sguardo.
In quel momento suonò un cellulare ad uno dei tavoli vicini.
Una ragazza aprì la borsa e rispose al telefono. Il locale era pieno di giovani ed il rumore impediva di ascoltare la conversazione, ma pochi istanti dopo le sue grida disperate coprivano il frastuono.
Sue Armstrong: Non è vero, dimmi che non è vero…
Iniziò a piangere e singhiozzare, mentre il telefono le cadde di mano, fracassandosi in mille pezzi.
Intervenne Lana.
Lana Lang: Sue……Sue….calmati, che è successo….?
Sue Armstrong: Mio padre….
Disse con la voce sconvolta e il volto rigato dalle lacrime
Sue Armstrong: …..mio padre è……è morto…
La ragazza si portò le mani al viso e uscì correndo dal Talon, fra il silenzioso stupore dei presenti.
Clark si alzò e si avvicinò a Lana.
Clark Kent: ma è la figlia del Dottor Armstrong….
Lana Lang: si, le hanno appena detto che suo padre è morto, posso capire come si sente.
Clark Kent: ho visto il Dottor Armstrong poche ore fa, alla fattoria, è il medico che ha soccorso Lionel Luthor……stava benone. Come può essere successo.
Lana Lang: non lo so, so soltanto che per Sue la vita non sarà mai più la stessa….

Scena quarta

Nella fattoria dei Kent, i componenti della famiglia stavano finendo il pranzo. Clark, in piedi era vicino al frigo e riponeva il cibo avanzato nell'elettrodomestico, mentre Martha toglieva i piatti, accingendosi a lavarli. Johnathan era rimasto seduto, pensieroso.
Johnathan Kent: ma non hai saputo il motivo del decesso?
Clark Kent: no, nessuno ancora lo sa. Si sa soltanto che è morto.
Martha, intanto, aveva iniziato a lavare i piatti
Martha Kent: oggi sono successe troppe disgrazie, prima l'incidente, ora il Dottor Armstrong.
Clark Kent: credo che ci sia un nesso tra questi due avvenimenti, non so, ho un presentimento….
Un clacson interruppe il suo ragionamento.
Martha Kent: ……..è Chloe.
Chloe entrò nella stanza con in mano la sua fotocamera.
Chloe Sullivan: Buongiorno signori Kent, ciao Clark.
Johnathan Kent: …Chloe….
Martha Kent: ciao Chloe, benvenuta.
Clark Kent: Chloe, puoi aspettarmi un attimo, devo salire a cambiarmi le scarpe.
Chloe Sullivan: Certo, fai pure…..
Martha Kent: Hai notizie di quel pover'uomo……Armstrong
Chloe Sullivan: Ho parlato con lo sceriffo. Lo hanno trovato in ospedale………pensano ad un suicidio.
Martha Kent: Oh, mio Dio..
Johnathan Kent: Non lo conoscevo bene, ma non mi sembrava il tipo da suicidarsi….aveva un buon lavoro, una bella famiglia…..perché uccidersi?
Chloe Sullivan: lo sceriffo sostiene che forse era in uno stato depressivo, ma dovremmo parlare con la famiglia per saperlo.
Clark in quel mentre stava scendendo le scale.
Clark Kent: Non credo neanche io, papà. Poche ore prima stava salvando la vita di Lionel Luthor, come poteva meditare un gesto simile…….
Martha Kent: forse non lo sapremo mai.
Chloe e Clark si guardarono, nessuno aggiunse altro.
Chloe alzò sorridendo la fotocamera e si rivolse a Clark
Chloe Sullivan: …andiamo?
Johnathan Kent: Cosa fate, ragazzi?
Clark Kent: Chloe vuole scrivere un articolo per il Torch a proposito dell'incidente, e dovrà scattare delle foto.
Johnathan Kent: Ok, ma state attenti, nel campo adiacente alla strada ci sono degli scavi. Ieri ho fatto alcuni buche con la ruspa per trovare il punto dove costruire un nuovo pozzo…cercate di non caderci dentro.
Chloe Sullivan: Staremo attenti, signor Kent.
Clark Kent: Non preoccuparti, papà…..torneremo tra pochi minuti. Ciao.
I ragazzi si avviarono verso il luogo dove si era verificato l'incidente.
Ancora erano visibili i segni dell'impatto. La staccionata presentava, alla luce del giorno, danni molto più ingenti di quelli che Clark ricordava, e, sulla strada sterrata si potevano chiaramente notare due lunghi solchi lasciati dall'auto impazzita.
Chloe Sullivan: L'urto deve essere stato violentissimo…
Disse scattando alcune foto
Chloe Sullivan: ….come l'ha presa tuo padre……..per la staccionata?
Clark Kent: non ne abbiamo ancora discusso, ma non ne è entusiasta…lo capirai.
Chloe Sullivan: beh, certo, lo posso capire. Comunque il signor Luthor pagherà i danni?
Clark non rispose, e si incamminò verso il luogo dove avevano ritrovato Lionel.
Chloe Sullivan: Clark…….ti ho fatto una domanda….
Clark Kent: vedremo in seguito, non è questa la cosa importante, adesso..
Chloe Sullivan: ah, si? E quale sarebbe la cosa importante a cui pensare ora?
Chloe abbassò la fotocamera e si avvicinò a Clark, che si allontanò di alcuni passi con aria preoccupata.
Clark Kent: credo che prima di tutto dobbiamo capire come si sono svolte le cose, e perché Lionel fosse in auto a quell'ora….in vestaglia. Ecco, lo abbiamo trovato qui…..
Clark indicò un punto, sul ciglio della strada, confinante con il campo antistante la fattoria. Tra l'erba alta si potevano vedere le tracce lasciate dalla ruspa, che si perdevano fra la vegetazione.
Chloe scattò alcune foto.
Chloe Sullivan: non c'è poi molto da fotografare, qui.
Clark Kent: il posto è questo, Chloe, era ciò che volevi vedere…..
Chloe Sullivan: spostiamoci fra l'erba, magari troveremo qualche rottame o qualche indizio.
Chloe si avviò tra la vegetazione mentre Clark rimase sul ciglio della strada.
Clark Kent: Chloe, attenta, ricordati delle buche…..
Chloe Sullivan: Aaaaahhhh….
Clark Kent: Chloe…….Chloe…..
Chloe era inciampata in una delle buche , nascoste tra l'erba, che il padre di Clark aveva scavato. La buca non era molto profonda, ed aveva i lati poco inclinati, segno di un lavoro appena iniziato. Chloe, nella caduta aveva perduto la sua fotocamera, e la borsa le era volata sul fondo della buca, aprendosi. Gli oggetti in essa contenuti erano sparsi tutto intorno.
Clark si precipitò tra l'erba.
Clark Kent: Chloe…….stai bene?
Chloe Sullivan: si, tutto bene..
Rispose lei, già in piedi, sfoggiando un sorriso rassicurante
Clark Kent: Mio padre ci aveva avvertiti, dovevi stare attenta…sei sicura di non esserti fatta male?
Chloe Sullivan: sto benissimo.
Clark Kent: dai, ti aiuto a raccogliere le tue cose……
Chloe Sullivan: Grazie….
Clark si lasciò scivolare fino al fondo della buca, per raccogliere la borsa e le cose che si trovavano laggiù. Chloe, intanto, si chinò tra l'erba in cerca della sua fotocamera.
Chloe Sullivan: Guarda se trovi la mia macchina fotografica, qua non riesco a trovarla…..speriamo che non si sia rotta, non potrei permettermene una nuova.
Clark Kent: quaggiù non c'è, dammi una mano a risalire…..
Chloe si sporse sul bordo della buca e allungò una mano a Clark, che, afferrandola, si tirò su.
Clark Kent: Tieni..
Disse Clark porgendo la borsa a Chloe.
Clark Kent: è tuo anche questo bottone?
Chloe Sullivan: No…..non l'ho mai visto.
Il bottone che Clark teneva in mano era un bottone dalla foggia molto austera, in metallo dorato e con delle decorazioni incise sopra, trovato sul fondo della buca.
Chloe Sullivan: sarà della vestaglia di Lionel…..potrebbe averlo perso nell'incidente.
Clark Kent: mi sembra più un bottone da uniforme, o comunque adatto ad un abito più serio di una vestaglia.
Clark nel mettere il bottone nella tasca notò una fotografia tra l'erba.
Clark Kent: questa però è tua……è la foto di tuo padre.
Chloe Sullivan: grazie, Clark, sai…la porto sempre con me……lui è l'uomo più importante della mia vita….fino ad adesso.
Le mani di Chloe si portarono sulle spalle di Clark, come ad iniziare un abbraccio.
Chloe Sullivan: Clark…….tu sai quanto io ti voglia bene……
Clark Kent: anche io ti voglio bene, Chloe…….
Le sue parole furono spente sulle sue labbra dalla bocca di Chloe, che, spostando le mani dalle spalle a dietro il collo di Clark, lo baciò per alcuni secondi.
Clark Kent: ……ehmm, come si vuole bene ad un amica.
Il volto di Chloe si abbuiò, e le mani, che fino ad allora lo cingevano, liberarono il collo del ragazzo.
Chloe Sullivan: Clark Kent! …..non puoi pretendere che io ti consideri solo un amico, lo sai che sei qualcosa di più per me…
Una lacrima si affacciò dai begli occhi di Chloe
Chloe Sullivan: ….non posso continuare a soffrire così per te, mi devi capire…
Sembrava sull'orlo di una crisi di nervi
Chloe Sullivan: …io non posso vivere senza di te, Clark! ……ecco, te l'ho detto!
Clark Kent: Chloe…….non so cosa risponderti…..lo sai, io ti voglio molto bene…sei la mia più cara amica….
Chloe Sullivan: aaaghhh….basta!
Clark Kent: cosa ho detto…
Chloe Sullivan: quella parola…amica…io non voglio essere una tua amica….non voglio esserlo più….
Chloe si voltò e si avviò, con passo spedito, verso la fattoria, il volto bagnato dalle lacrime.
Clark Kent: Chloe…….aspetta…non abbiamo trovato la tua fotocamera…
Chloe, senza voltarsi, alzò la mano sinistra chiusa a pugno, lasciando solo il dito medio alzato, e se ne andò.
Clark estrasse dalla tasca il bottone e, osservandolo, si incamminò verso casa.
Entrando fu fermato dalla madre.
Martha Kent: Cosa hai fatto a Chloe….stava piangendo…..è andata via senza dire una parola, non ci ha neanche salutato.
Clark Kent: lei….lei ha perso la sua fotocamera…..non siamo riusciti a ritrovarla.
Martha Kent: sembrava disperata……per una fotocamera?
Clark Kent: era molto affezionata a quell'oggetto, mamma.
Martha guardò il figlio con aria sospettosa.
Martha Kent: non credo a una sola parola di quello che hai detto……..cosa hai in mano?
Clark Kent: un bottone che ho trovato nel campo vicino a dove abbiamo trovato il signor Luthor…….sembra molto antico.
Martha Kent: ..mmmhhh, fallo vedere a tuo padre.
Johnathan era sul retro della fattoria, intento a spaccare della legna con una grossa ascia.
Johnathan Kent: ah, figliolo, ….sei venuto a darmi una mano?
Clark Kent: si…cioè, no, papà…volevo mostrarti questo..
Johnathan prese il bottone dalle mani di Clark e lo osservò con attenzione.
Johnathan Kent: questa incisione….mi ricorda qualcosa…..dove l'hai trovato?
Clark Kent: era in una delle buche che hai scavato con la ruspa.
Johnathan Kent: ora ricordo…certo, è un bottone di una giacca da soldato, del tempo delle guerre contro gli indiani. Sai, in questa zona ci furono dei combattimenti, più di un secolo fa, tra i soldati dell'esercito americano e le tribù indiane che vivevano da queste parti. Devo avere una vecchia foto, in soffitta, di un nostro antenato……mi pare si chiamasse Jeremiah Kent. Nella foto indossa un uniforme e i bottoni della giacca sono uguali a questo……
Clark Kent: ma come ci è finito in quella buca..?
Johnathan Kent: probabilmente è tornato alla luce con i lavori che ho fatto in questi giorni. Ho smosso parecchia terra per trovare un posto adatto per quel pozzo. I combattimenti di cui ti parlavo furono molto sanguinosi, e forse qualcuna delle vittime di quegli scontri è rimasta sepolta nel nostro terreno….con la sua uniforme.
Clark Kent: è incredibile…….un cimelio delle guerre indiane. Magari riusciamo a trovarne altri.
Johnathan Kent: ma non adesso, figliolo. Devo finire di sistemare la legna e fra poco sarà buio………faremo un sopralluogo domani.

Capitolo 2°

Scena prima

Lex, nel salotto del suo castello, in mano un calice con del liquore mentre, davanti alla finestra, ammirava il tramonto.
Clark entrò nella stanza.
Clark Kent: Lex…..volevi vedermi?
Lex Luthor: scusa, Clark, se ti ho fatto venire a quest'ora, ma oggi non sono riuscito a parlarti.
Clark Kent: sono stato molto impegnato…con Chloe.
Lex Luthor: …capisco. Volevo solamente chiederti qualcosa sull'incidente.
Clark si accomodò su di una poltrona.
Clark Kent: prima di tutto, dimmi come sta tuo padre.
Lex si spostò dalla finestra e si sedette davanti all'amico, posando il bicchiere sul tavolo davanti a se.
Lex Luthor: I medici sono ottimisti, dicono che se la caverà senza grossi problemi. Certo, dovrà aspettare qualche mese per riacquistare la piena funzionalità, ha pur sempre delle fratturbr> Clark Kent: sono contento che stia meglio, l'altra notte ci siamo veramente preoccupati.
Lex Luthor: Lo so, Clark, e te ne sono grato. Non è un mistero che io e mio padre non abbiamo un buon rapporto, anzi, direi che ci detestiamo, ma è pur sempre mio padre. Non avrei voluto perderlo.
Clark annuì.
Lex Luthor: Comunque i dottori sono sicuri che il problema fisico si supererà presto. Per quanto riguarda la psiche la faccenda è più seria.
Clark Kent: Spiegati meglio.
Lex Luthor: Mio padre è pazzo, Clark. Ha parlato con tutti di una storia assurda, inconcepibile. Sostiene di essere rimasto qui tutta la sera davanti alla tv, e di essersi addormentato esattamente sulla poltrona dove adesso sei seduto.
Clark fece una smorfia.
Lex Luthor: ma il bello della storia devi ancora ascoltarlo. Mi ha raccontato che, mentre dormiva, gli è apparso in sogno un pellerossa, che gli ha rivolto delle frasi in una lingua incomprensibile. Poi, con un gesto della mano, lo ha sollevato e lo ha portato, sospeso a mezz'aria, fino alla macchina. Quindi, sempre secondo lui, lo avrebbe costretto, con chissà quale incantesimo, a guidare come un pazzo.
Clark Kent: ..sonnambulismo?
Lex Luthor: mio padre non ne ha mai sofferto. La cosa sconcertante è che, quando sono arrivati….
Clark Kent: ..sono?
Lex Luthor: Lionel sostiene che il pellerossa era in auto con lui, e che continuava a minacciarlo con frasi e gesti incomprensibili. Quando sono arrivati, dicevo, in prossimità della tua fattoria, si è materializzato un altro uomo all'interno della macchina. Indossava un uniforme.
Clark Kent: un uniforme?
Lex Luthor: …dell'esercito americano, del tempo delle guerre contro gli indiani. Ne è nata una colluttazione. L'uomo con l'uniforme ha avuto la meglio, ed è riuscito a spingere mio padre fuori dalla macchina un attimo prima che questa si schiantasse contro la staccionata della tua fattoria. Ah, a proposito, puoi dire a tuo padre di stare tranquillo, rifonderò tutti i danni.
Clark Kent: non preoccuparti della staccionata, Lex. Continua…..
Lex Luthor: non c'è altro da aggiungere. Ha sentito un gran dolore e poi si e risvegliato in casa tua.
Clark Kent: è una storia incredibile.
Lex Luthor: la stessa cosa che ho detto io. È inspiegabile come abbia fatto.
Clark Kent: ma l'uomo con l'uniforme….
Lex Luthor: Clark, non vorrai credere alla storia di un pazzo…?
Clark esitò. Stava per raccontare del bottone ritrovato, ma tacque.
Lex Luthor: ti ho fatto venire qui per chiederti se hai notato qualcosa di strano, sul luogo dell'incidente.
Clark Kent: no……niente di strano. A parte il fatto che tuo padre indossava una vestaglia.
Lex Luthor: quello lo so già. Ha detto qualcosa, prima dell'arrivo dei soccorsi, qualcosa di particolare?
Clark Kent: si lamentava. Era ferito……
Lex si voltò, riprese il bicchiere e lo riempì nuovamente.
Lex Luthor: ho capito. Scusami, Clark, se ti ho fatto venire per niente.
Clark Kent: non devi scusarti, sarei venuto comunque, siamo amici, no….
Lex Luthor: è vero, siamo amici…..grazie ancora, Clark, grazie di tutto.
Clark Kent: adesso devo andare, ci sentiamo domani…
Lex Luthor: d'accordo, a domani.
Clark si alzò e si incamminò verso l'uscita.
Nei suoi pensieri, però, c'era qualcosa che lo tormentava. Lex era sembrato strano, come se avesse cercato un informazione particolare, qualcosa che gli stava sfuggendo. Ma, soprattutto, Clark non riusciva togliersi dalla mente il pensiero di un uomo con un uniforme vecchia di un secolo.

Scena seconda

Avvicinandosi alla fattoria Clark decise di non seguire il consiglio di suo padre, rientrò in casa, prese la torcia, e si avviò verso il luogo dell'incidente.
La notte era ormai calata, ma Clark si diresse ugualmente verso la buca dove aveva trovato il bottone. Stava cercando, con l'aiuto della luce, tra l'erba, quando ebbe la netta sensazione di essere osservato. Spense la torcia e si fermò. Dopo alcuni secondi un soffio di vento lo fece voltare verso alcuni cespugli. Clark esitò, poi si avvicinò alla vegetazione.
Clark Kent: C'è qualcuno…….?
Il vento fu l'unica risposta.
Clark Kent: chi c'è..? vieni fuori, Lo so che ci sei…
Riaccese la torcia, ma non c'era nessuno. Notò, però, che l'erba, circa due tre metri davanti a lui, era piegata, come se qualcuno si fosse sdraiato per terra.
La luce si spense di nuovo, e Clark si sforzò di vedere nel buio con la sua super vista.
Il cuore gli balzò in gola. Davanti a lui, accovacciato tra l'erba, vide i contorni di una figura umana, immobile.
Clark Kent: ehi, chi sei……..io ti vedo…..
Fece un passo avanti, ma la figura si alzò ed iniziò a correre. Clark lo rincorse e lo raggiunse in pochi metri, ma quando allungò la mano per catturarlo, questa attraversò il corpo come se fosse aria. L'uomo si fermò e Clark si parò davanti a lui.
La figura stava prendendo contorni sempre più marcati, quando l'uomo parlò.
Uomo: tu….tu puoi vedermi…..come fai, chi sei?
La voce dell'uomo era quella di un ragazzo, ma la sua immagine, ora più definita agli occhi di Clark, era quella di un uomo adulto. O almeno così parve a Clark.
Clark Kent: mi chiamo Clark Kent, e questa è la mia terra…….tu chi sei?
Uomo: sono il caporale Alfred Anderson, dell'esercito degli Stati Uniti d'America, quarto reggimento cavalleria, secondo plotone, terza compagnia. Ma tu non dovresti vedermi.
Clark Kent: mi dispiace, caporale, ma posso vederti, e posso anche correre più veloce di te, quindi non cercare di scappare.
Alfred Anderson: io sto cercando di proteggerti, ragazzo, non sto scappando.
La fisionomia del caporale Alfred Anderson era adesso nitida agli occhi di Clark, era un uomo sui venticinque anni, e indossava l'uniforme dell'esercito!
Clark Kent: proteggermi…….e da chi?
Alfred Anderson: …..dalla vendetta di Hokatan-wa!
Clark Kent: Hokatan-wa? E chi sarebbe?
Alfred Anderson: lo stregone di questi indiani ostili……
Clark Kent: gli indiani non vivono da queste parti da almeno ottanta anni.
Alfred Anderson: ma se proprio stanotte ho difeso un colono su di uno strano carro dall'attacco di Hokatan-wa.
Clark Kent: eri tu……l'uomo con l'uniforme….
Clark notò che sulla giacca del caporale mancava un bottone, si mise la mano in tasca e mostrò ad Alfred quello che aveva trovato
Clark Kent: questo dev'essere tuo…..
Alfred prese il bottone, l'osservò e lo restituì a Clark.
Alfred Anderson: ….non mi serve…..puoi tenerlo se vuoi…
Clark si rese conto che adesso poteva vedere il soldato davanti a lui anche senza l'aiuto dei suoi super poteri, solamente i contorni della sua figura emanavano una tenue luce celeste. Ripose il bottone nella tasca.
Clark Kent: ….posso vederti anche senza usare la mia super vista.
Alfred Anderson: sono io che decido se e chi può vedermi. Clark, credo di potermi fidare di te. Anche tu, come me, nascondi un segreto.
Alfred fece due passi indietro, poi si voltò e ritornò a parlare a Clark.
Alfred Anderson: lo so……lo so che sono morto……che sono …..un fantasma……
Clark rimase in silenzio a guardarlo.
Alfred Anderson: quel giorno…tanto tempo fa….io e la mia compagnia eravamo il presidio di questa zona, c'era una guerra, una guerra molto sanguinosa tra noi e la tribù che viveva in queste praterie. La battaglia era molto dura, ed andava avanti da giorni, avevamo perduto quasi tutti i nostri uomini, e anche il sergente era morto. All'imbrunire eravamo rimasti i vita solo io ed il tenente Scott. Avevamo capito che non potevamo sopravvivere, ma gli ordini erano chiari; dovevamo proteggere questa zona, dalla parte a ovest del fiume. Avremmo dovuto costruire un forte proprio sulla sponda sinistra. Ma gli indiani ci attaccarono, questa era per loro una zona sacra, era il luogo dove si svolgevano le loro cerimonie religiose e non avevano nessuna intenzione di cederla. Erano tanti, non finivano di attaccarci, non ci permisero di difenderci a lungo. Alla testa dei loro guerrieri c'era Hokatan-wa, lo stregone della tribù, un uomo di cui era nota la crudeltà nei confronti dell'uomo bianco.
Clark Kent: Hokatan-wa…….è l'indiano che ha attaccato il signor Luthor la notte scorsa?
Alfred Anderson: si. È un demonio. Quando il tenente fu colpito, pochi istanti prima che morisse mi disse di rispettare gli ordini……fino alla morte. Mi alzai dalla mia buca e cominciai a sparare contro tutto ciò che si muoveva. Sapevo che non avrei potuto sopravvivere, ma non avevo altra possibilità. Ad un tratto mi trovai davanti Hokatan-wa. Mirai al suo petto e premetti il grilletto del mio fucile. In quello stesso istante lui mi scagliò un coltello. Poi più nulla…..
Clark Kent: ma sei sempre stato uno spettro…….?
Alfred Anderson: no. Da un paio di giorni ho acquisito questa nuova sembianza, e mi sento ancora molto confuso. Ho capito che è passato molto tempo e che molte cose sono cambiate. Ma io non posso abbandonare il mio posto, ho ricevuto ordini precisi.
Clark Kent: ci sono delle cose che ancora non capisco…..perché Hokatan-wa ha attaccato il signor Luthor…?
Alfred Anderson: anche lui sta portando a termine la sua missione….deve proteggere la zona sacra fino al fiume.
Clark Kent: ma è il luogo dove sorge la fabbrica della LuthorCorp. L'uomo che Hokatan-wa ha attaccato è il proprietario di quella zona…..adesso capisco….
Alfred Anderson: la forza che ci ha risvegliato proviene da delle strane rocce di colore verde che Hokatan-wa ha raccolto e con cui si è fabbricato un monile. Con il potere di quelle pietre lui può muoversi e andare dove vuole. Io sono confinato in questa zona. Ma sono in grado di vederlo e attaccarlo quando passa di qui.
Clark Kent: adesso è tutto chiaro. I lavori che mio padre ha fatto nei giorni scorsi per il pozzo hanno smosso la terra dove si nascondeva qualche meteorite, e le rocce hanno risvegliato i vostri spiriti. Voi state continuando quella battaglia…..ma Hokatan-wa ha il potere di muoversi e di fare anche qualche altra cosa. Il padre di Lex non aveva sognato. Hokatan-wa voleva costringerlo a cedergli il terreno sacro agli indiani dove sorge la sua fabbrica. La strada per quella zona passa proprio di qua. Solo così la sua anima avrà la pace che cerca. Ma tu sei intervenuto e hai spinto il signor Luthor fuori dalla macchina…..ehm, dal carro, giusto in tempo. E sempre lui ha ucciso il dottor Armstrong, colpevole di aver salvato la vita di Lionel……
Alfred Anderson: anche io troverò la pace…solo quando Hokatan-wa sarà sconfitto.
Clark Kent: ti aiuterò, ma anche tu dovrai aiutarmi…
Alfred Anderson: davvero! Faresti questo?
Clark Kent: certo…..adesso devo lasciarti, Alfred, ma tornerò domani notte e studieremo un piano.
Clark si incamminò, quando Alfred lo chiamò.
Alfred Anderson: Clark…….ho trovato quest'oggetto nei cespugli…non so cosa sia.
Dalla giacca estrasse la fotocamera di Chloe. Era sporca di terra ma sembrava in buono stato. Clark la prese.
Clark Kent: grazie……..a domani.
La figura di Alfred Anderson divenne più confusa, fino a sparire del tutto. Clark rimase in piedi, fermo nel buio, con la mente ancora confusa da quell'incontro. In mano la fotocamera di Chloe a dimostrazione che non era stato un sogno.

Scena terza

Clark si affacciò dalla porta e guardò all'interno della redazione del Torch. La luce del mattino illuminava la stanza, dove regnava una gran confusione. Sulle scrivanie grosse pile di fogli e di riviste giacevano da giorni, senza che nessuno le avesse toccate, ai muri ritagli di giornali e posters colorati. La scrivanie centrale era occupata da Chloe, intenta a scrivere qualcosa sul suo computer. Le sue dita correvano veloci sulla tastiera, e non si accorse della presenza di Clark.
Clark Kent: …permesso….ciao Chloe.
Chloe non smise di scrivere e non alzò lo sguardo dal suo lavoro. Si limitò a dire, con un filo di voce:
Chloe Sullivan: ….ciao.
Clark si avvicinò alla scrivania
Clark Kent: posso parlarti..?
Chloe, l'espressione seria, smise di battere il suo pezzo e si voltò verso Clark.
Chloe Sullivan: certo, Clark….
Clark Kent: volevo scusarmi…….., per ieri…., sono stato uno stupido, perdonami.
Chloe si alzò dalla scrivania e si diresse verso il muro tappezzato di posters. La sua faccia era tesa.
Chloe Sullivan: non sei tu quello che deve scusarsi, sono io che sono una cretina, che mi immagino storie che vivono solo nella mia fantasia……
Clark Kent: Chloe…..
Chloe Sullivan: …e sappi, signor Kent, che da oggi seguirò il tuo consiglio! Saremo solo amici.
Cominciò a camminare nervosamente per la stanza.
Chloe Sullivan: non pretenderò più che tu debba concederti se non lo vuoi anche tu. Ma sappi, che non cambierò i miei sentimenti nei tuoi confronti…..
Adesso l'espressione di Chloe era cambiata, sembrava più rassegnata e triste.
Clark Kent: va bene…..se è questo che vuoi.
Chloe ebbe un moto di stizza
Chloe Sullivan: spero che tu sia venuto solo per scusarti…..
Clark aprì il suo zainetto e ne tirò fuori la fotocamera.
Clark Kent: sono passato anche per questa……
Chloe Sullivan: …grazie. Se non hai altro da dirmi…..
Sembrava che Chloe non gradisse la presenza di Clark, in quel momento, e lui ne ebbe la netta sensazione. Lui insistette.
Clark Kent: vorrei chiederti anche una cortesia……se puoi
Chloe appoggiò la fotocamera sulla scrivania, quindi si sedette davanti al computer.
Chloe Sullivan: …..dimmi!
Clark Kent: vorrei delle informazioni sulla guerra che si svolse da queste parti….episodi di un secolo fa.
Chloe Sullivan: adesso sono molto impegnata, ma, se mi dici di preciso cosa vuoi sapere, farò delle ricerche.
Clark Kent: potresti cercare qualcosa sul quarto reggimento cavalleria che combatté in queste zone? In particolare vorrei informazioni su di un soldato……il caporale Alfred Anderson……
Chloe Sullivan: l'archivio dell'esercito è online……più tardi cercherò quel nome. Altre richieste?
Clark Kent: …beh, si. Vorrei anche delle informazioni su uno stregone….
Chloe Sullivan: uno stregone?
Clark Kent: il suo nome era Hokatan-wa…….
Chloe Sullivan: ….Hokatan-wa? Conosco questo nome..
Disse, spostando il suo sguardo verso Clark.
Chloe Sullivan: devo averlo letto da qualche parte……….
La curiosità innata di Chloe prese il sopravvento, e, lasciata la scrivania si diresse verso un mucchio di libri e riviste che stavano su una scrivania.
Subito, però, ritornò sui suoi passi.
Chloe Sullivan: no, Clark…..ti ho detto che adesso non ho tempo. Ti faccio sapere qualcosa più tardi, ok?
Clark Kent: d'accordo……..grazie, Chloe…….ci vediamo dopo.
Chloe si rimise al lavoro sul computer.
Chloe Sullivan: ok, ok………ciao.
Clark uscì, mentre Chloe si fermò e, guardando verso l'alto, sospirò.

Scena quarta

Lana, nel corridoio della scuola, stava sistemando alcune cose nel suo armadietto. Sopraggiunse Clark.
Clark Kent: Lana, hai notizie di Sue Armstrong?
Lana Lang: buongiorno anche a te, Clark….
Clark Kent: …..scusami…..ciao Lana.
Lana Lang: perché ti interessi a Sue…?
Clark Kent: sono rimasto molto sconvolto da quello che le è capitato, volevo sapere come si sono svolte le cose……..di suo padre, intendo.
Lana Lang: non so molto. La zia Nell ha parlato con la signora Armstrong, e lei le ha detto che lo sceriffo ha archiviato il caso come suicidio. Ma nessuno ne conosce il motivo. È una cosa molto triste…..
Clark Kent: poveracci…..
Lana chiuse l'armadietto, e stringendo al petto alcuni libri si incamminò nel corridoio. Improvvisamente si fermò, e si rivolse a Clark, con un tono critico che non era nel suo stile.
Lana Lang: si può sapere cosa hai fatto a Chloe? Ieri pomeriggio, al Talon, era sconvolta.
Clark Kent: lei cosa ti ha raccontato?
Lana Lang: di quanto sia affezionata a te, e di quanto tu la faccia soffrire…
Clark si sentì imbarazzato. Lana era l'oggetto dei suoi desideri, ma lei sembrava non accorgersene. In più stava prendendo le difese di Chloe. E questo metteva Clark ancora più in imbarazzo.
Clark Kent: ma io le ho spiegato……..che siamo solo amici.
Lana Lang: lei non ti vede come un amico, Clark. Non puoi giocare con i suoi sentimenti.
Improvvisamente dalla sede del Torch, in fondo del corridoio, apparve Chloe.
Chloe Sullivan: Clark, vieni a vedere!
Lana e Clark raggiunsero la stanza dove Chloe, sfoggiando un sorriso di soddisfazione, porse un libro a Clark.
Chloe Sullivan: ecco, guarda….
Il libro era intitolato "Storia dell'America e delle sue battaglie". La pagina aperta mostrava una stampa raffigurante una scena di combattimento fra i nativi e le truppe dell'esercito, e, più in basso, la foto di un soldato in uniforme.
Clark iniziò a leggere.
Clark Kent: "……fu una delle battaglie più sanguinose combattute nella zona, dove il valore dei cavalleggeri del quarto reggimento fu elevato agli altari della storia americana. Il soldato scelto Jeremiah Kent (nella foto), unico sopravvissuto dalla carneficina, raccontò delle gesta di Hokatan-wa e dei suoi guerrieri, e di come sconfissero con la loro superiorità numerica quei valorosi eroi."
Lana Lang: ……Jeremiah Kent? È un tuo parente, Clark?
Clark Kent: si. In casa abbiamo delle foto e degli oggetti che gli sono appartenuti. È stato lui che iniziò la dinastia dei Kent, il primo a stabilirsi a Smallville.
Lana Lang: che storia……
Chloe Sullivan: il libro parla anche della crudeltà di Hokatan-wa, e di come avesse dei poteri magici. Era venerato come un figlio del cielo.
Chloe strappò letteralmente il libro dalle mani di Clark, ed iniziò a sfogliarlo. Si fermò su una pagina su cui era raffigurato un pugnale.
Chloe Sullivan: …e questo era il suo coltello. Per i pellerossa era un segno distintivo, un simbolo di potere e di prestigio. La leggenda narra che lo spirito di uno stregone poteva morire solo se veniva colpito con il suo coltello.
Clark Kent: ottimo lavoro, Chloe, ti ringrazio. Notizie del caporale Alfred Anderson?
Chloe Sullivan: ho consultato l'archivio dell'esercito.
Clark Kent: e allora?
Chloe Sullivan: l'unica informazione è che risultò disperso nella battaglia in cui si salvò solo Jeremiah Kent. Oltre al grado e alla matricola.
Clark Kent: grazie ancora. Il tuo lavoro è stato molto prezioso.
Lana Lang: ma perché ti interessi a queste cose?
Clark Kent: ricordi, Chloe, il bottone che abbiamo trovato ieri?
Chloe Sullivan: certamente.
Clark Kent: mio padre dice che appartiene ad un uniforme dell'epoca, e mi sono incuriosito.
Chloe Sullivan: ma cosa c'entrano Hokatan-wa, ed il caporale Alfred Anderson?
Clark Kent: ehmm……mio padre mi ha raccontato una storia che gli raccontò suo nonno….
Clark stava mentendo, ma le ragazze non se ne accorsero. Clark chiuse il libro e lo riconsegnò a Chloe, con un sorriso di ringraziamento.

Capitolo 3°

Scena prima

Clark e Johnathan Kent, nella soffitta della fattoria, stavano rovistando fra vecchi armadi e grossi bauli.
Johnathan Kent: non voglio mettere in dubbio la tua buona fede, figliolo, ma è una storia pazzesca. Siamo nel terzo millennio, come puoi pensare che io creda ai fantasmi.
Clark Kent: anche per me è difficile da credere, ma è la verità. Chloe mi ha confermato i nomi e la storia di Jeremiah Kent. Deve esserci qualcosa…..!
I due continuavano ad aprire cassetti e a spulciare tra vecchi quaderni, ma l'unica cosa che avevano trovato erano delle vecchie camicie da lavoro di Johnathan. Oltre a delle foto di famiglia.
Johnathan Kent: guarda……questo sono io…, avevo otto anni….
Clark Kent: papà, non abbiamo tempo per i ricordi…..dobbiamo cercare la roba di Jeremiah, sono sicuro che troverò delle risposte.
Johnathan Kent: …..dammi una mano, questo baule è pesantissimo…..
Clark con una mano spostò il baule, e con l'altra stritolò il lucchetto che ne custodiva il contenuto. Johnathan l'aprì e ne tirò fuori un involucro, pareva una coperta.
Johnathan Kent: qui dentro c'è qualcosa……choff….choff.., oltre alla polvere.
La coperta conteneva un uniforme. La stessa che Clark aveva visto sul libro, indossata da Jeremiah Kent.
Johnathan la tolse completamente dalla coperta e la stese a terra. L'uniforme era molto consumata, e le tarme avevano banchettato con il suo tessuto.
Clark la sollevò e se la mise davanti al petto.
Clark Kent: potrei provare a metterla.
Johnathan Kent: no! Potrebbe rovinarsi……è un ricordo di famiglia.
Johnathan continuava a cercare nel baule, mentre Clark ripiegava l'indumento.
Johnathan Kent: guarda……Clark.
Una misteriosa scatola spuntò dal baule. Era in legno grezzamente decorato e sulla parte superiore portava la scritta "l'anima del diavolo".
Johnathan posò a terra la scatola e fece un passo indietro.
Clark Kent: dai, papà…..,aprila.
Johnathan Kent: non ci penso nemmeno….e non devi aprirla neanche tu.
Clark Kent: meno male che ero io quello che credeva agli spiriti…
Clark si inginocchiò accanto alla scatola. Apparentemente non c'erano serrature o lucchetti. Con una leggera pressione la scatola sia aprì. Clark balzò in piedi. All'interno si trovava un pugnale.
Clark Kent: è il coltello di Hokatan-wa!
Johnathan Kent: non toccarlo!
Clark Kent: sono sicuro. È identico alla foto sul libro di Chloe.
Clark allungò la mano per prendere il pugnale, ma lo fermò la voce del padre.
Johnathan Kent: non sappiamo se è pericoloso.
Clark Kent: spostati, papà………
Con una mossa decisa Clark afferrò il coltello e lo estrasse dalla scatola.
Clark Kent: non mi sembra che sia successo niente di preoccupante.
Johnathan Kent: comunque adesso rimettilo a posto e chiudiamo quel baule.
Clark Kent: papà, non capisci……è il pugnale la chiave di tutto. Solo con questo pugnale potremo liberare il mondo da Hokatan-wa. Per sempre!
Johnathan Kent: non mi intendo di leggende,….sono tutte fandonie….comunque fai come ti pare.
Clark raccolse l'uniforme e la mostrò al padre.
Clark Kent: Che cosa rappresenta questo…?
Disse indicando un fregio sulla manica.
Johnathan Kent: è il grado di sergente.
Clark Kent: il libro diceva che Jeremiah Kent era un soldato scelto.
Johnathan Kent: probabilmente avrà guadagnato i gradi dopo quella battaglia.
Clark ripiegò la giacca da soldato e la ripose nello zainetto, insieme al pugnale.
Clark Kent: stasera voglio mostrare queste cose ad Alfred Anderson. Sto già pensando ad un piano per sconfiggere Hokatan-wa.
Johnathan Kent: figliolo, stai attento……..
Il sole in lontananza stava iniziando a tramontare, tra poche ore Clark avrebbe messo in atto la sua strategia.

Scena seconda

Era notte ormai, e Clark si stava incamminando verso il prato, verso quell'appuntamento con Alfred. Non aveva paura, ma non si sentiva completamente al sicuro. Se Hokatan-wa avesse saputo cosa conteneva lo zainetto sicuramente avrebbe cercato di attaccarlo per riprendere il pugnale, e Clark non conosceva la potenza dello stregone. Con l'aiuto di Alfred avrebbe potuto anticiparne le mosse.
Si inoltrò nella vegetazione e spense la torcia. La sua vista entrò in azione, ma non riuscì a vedere niente. Passarono alcuni minuti e Clark, nella più totale oscurità, cominciò a dubitare dell'arrivo di Alfred. Accese la sua torcia e subito udì una voce.
Alfred Anderson: spegni la luce, Clark….
Clark obbedì, ma non parlò.
Alfred Anderson: ci sono dei movimenti sospetti stanotte, dobbiamo essere cauti.
Clark Kent: dove….dove sei. Non riesco a vederti.
Alfred Anderson: ti guiderò con la voce.
Clark seguì la debole voce di Alfred fino a che lo sentì vicino
Alfred Anderson: ecco, sei arrivato…fermati
Clark Kent: perché non posso vederti…..?
Alfred Anderson: Hokatan-wa è nei dintorni, allora tengo la mia aura così bassa che non possa vedermi.
Clark capì che anche Alfred stava prendendo confidenza con le sue capacità.
Alfred Anderson: allora, ci sono novità?
Clark Kent: si. Ho trovato delle cose molto interessanti.
Aprì lo zainetto ed estrasse il pugnale.
Clark Kent: tieni………
Vide un alone celeste materializzarsi intorno alla lama, e capì che era la mano di Alfred. Improvvisamente il coltello gli fu sfilato dalle mani.
Alfred Anderson: aaaghhhh……..l'anima del diavolo………sangue……fiumi di sangue…gli spiriti dell'inferno….
Il pugnale rotolò per terra. Clark capì che Alfred, terrorizzato lo aveva lasciato cadere. Lo raccolse.
Clark Kent: cosa hai visto…..?
Alfred Anderson: il volto del demonio……..e schiere di cadaveri galleggianti in un fiume di sangue…..
Clark notò che adesso il contorno di Alfred era leggermente più visibile, segno che quell'esperienza aveva abbassato le sue difese.
Clark Kent: io non ho avuto visioni, come mai tu……
Alfred Anderson: tu sei vivo, Clark. Non puoi vedere quello che non ancora conosci. Non posso toccare quel pugnale, non lo toccherò mai più.
Clark Kent: ascolta, ho un piano. So che questo coltello apparteneva a Hokatan-wa, e che è l'unico modo che abbiamo per uccidere il suo spirito. Avrò bisogno del tuo aiuto.
Alfred Anderson: io non posso prendere ordini da te, Clark, non sei un mio superiore.
Clark rimise il coltello nello zainetto, e tirò fuori la giacca di Jeremiah Kent.
Alfred Anderson: un uniforme da sergente………dove l'hai trovata..?
Clark Kent: era di Jeremiah Kent, un mio avo.
Alfred Anderson: tu….tu sei un discendente di Jeremiah Kent? Era il nostro corriere, portava i dispacci al comando. L'ultima volta che lo vidi stava attraversando il fiume sul suo cavallo. Era inseguito da un gruppo di pellerossa. Portava al quartier generale la nostra richiesta di soccorso.
Clark Kent: fu l'unico che si salvò da quella carneficina…….quindi l'ultimo tuo superiore, dopo la morte del tenente.
Alfred Anderson: è vero…..non ci avevo pensato…., quindi..
Clark Kent: quindi io, come suo discendente assumo il comando di questa compagnia..
Clark si tolse il maglione e si infilò la giacca che, per la verità, lo faceva sembrare impacciato come non mai.
I contorni di Alfred adesso erano chiari e Clark poteva vederlo chiaramente.
Alfred Anderson: comandi, signore..!
Clark Kent: caporale, voglio che tu attiri qui lo spirito di Hokatan-wa! Poi, quando sarà abbastanza vicino io lo colpirò con il pugnale. Quando il suo spirito sarà svanito la battaglia sarà finita.
Alfred Anderson: sissignore! …….Agli ordini signore! Ma mi permetto di farle notare, signore, che non sarà difficile attirarlo qui.
Clark Kent: perché…?
Alfred Anderson: perché Hokatan-wa sta arrivando da quella parte…
Clark strizzò gli occhi verso la notte buia nella direzione indicatagli da Alfred, e vide una figura bluastra avvicinarsi ad una trentina di metri.
Clark Kent: presto, Alfred……devi distrarlo…solo così potrò colpirlo..
Con un urlo agghiacciante lo spirito di Hokatan-wa si avvicinò, brandendo una lancia. Clark si gettò a terra ed aprì lo zaino per prendere il pugnale, mentre Alfred si scagliò contro il nemico. Hokatan-wa, con una mossa repentina, scansò il soldato e si buttò su Clark, urlando il suo grido di guerra. Clark sentì subito un forte indebolimento appena il pellerossa lo toccò. Il monile dalle pietre verdi che Hokatan-wa portava sul petto iniziò ad illuminarsi e Clark capì in quell'istante che non avrebbe potuto sconfiggerlo. Con tutta la voce che aveva nei polmoni gridò.
Clark Kent: Alfred…………il monile verde……togli il monile verde dal suo corpo….aaarggggghh…
Il caporale Alfred Anderson intervenne immediatamente, dopo un attimo di sbandamento, e con la mano tentò di prendere quelle pietre luccicanti. Un forte colpo lo scaraventò a terra. La forza di Hokatan-wa, quella notte era insormontabile anche per lui. Si rialzò lentamente mentre Clark stava subendo il furioso attacco dello spirito dello stregone.
Clark Kent: arggghhh…..Alfred……il pugnale…….prendi il pugnale…..
Alfred esitò.
Clark Kent: …prendilo…….è un ordine..!
Alfred allungò la mano e contemporaneamente all'atto di afferrare l'arma lanciò un urlo di disperazione.
Clark Kent: ……..colpiscilo……..colpiscilo…….
Alfred prese il coltello con entrambe le mani, e continuando a gridare lo piantò nella schiena di Hokatan-wa. Il pellerossa si fermò emettendo un grido pauroso. Le sue mani lasciarono Clark e cadde su un lato, senza smettere di gridare. Clark stava cominciando a riaversi da quell'assalto.
Clark Kent: …Alfred……il monile…….prendi il monile
Alfred strappò la collana dal corpo di Hokatan-wa, che stava continuando a gridare. Clark si alzò faticosamente in piedi. In una vampa di fuoco, che ributtò il giovane Kent a terra, Hokatan-wa svanì. Anche il pugnale era sparito.
Alfred Anderson: abbiamo sconfitto il demonio….la battaglia è finita.
Clark Kent: ….caporale…..tieni lontana da me quella collana.
Con un gesto della mano Alfred lasciò cadere il monile, le cui pietre smisero di brillare.
Clark Kent: ho un ultimo ordine per te….caporale
Alfred Anderson: Comandi, signore!
Clark si stava ristabilendo completamente dall'effetto delle rocce e si allontanò di pochi passi dalla collana e dallo spirito del soldato.
Clark Kent: dovresti prendere quella collana e indossarla.
Alfred Anderson: non capisco, signore….
Clark Kent: con i poteri di quelle rocce potrai muoverti al di fuori di questa zona. Dovrai introdurti nell'ospedale e fare un lavoretto per me, dopo getterai la collana nel fiume, ed il tuo spirito sarà libero.
Alfred Anderson: e la battaglia sarà finita……
Clark iniziò a spiegare al caporale Alfred Anderson quello che avrebbe dovuto fare per lui. Alfred annuì, le loro mani si strinsero e Clark si allontanò mentre il caporale si chinava a raccogliere la collana.

Scena terza

Lex fece il suo ingresso nel Talon, e si diresse verso il bancone dove Lana stava tagliando una torta di mele in tante fette, pronte per essere consumate.
Lex Luthor: ciao, Lana…….hai visto Clark?
Lana Lang: certo, Lex, è seduto a quel tavolo.
Clark era in disparte, da solo, e stava leggendo attentamente un libro.
Lana Lang: sono due ore che è lì, non ha detto una parola.
Lex si avvicinò all'amico e lesse il titolo del volume
Lex Luthor: …. Storia dell'America e delle sue battaglie…..da quando sei un appassionato di guerre….?
Clark Kent: ehm….il professor Stone ha detto che mi interrogherà nei prossimi giorni, così mi sto preparando.
Lex Luthor: volevo chiarirmi con te, l'altra sera sono stato un po' brusco..
Clark chiuse il libro e lo appoggiò sul tavolo.
Clark Kent: eri preoccupato per tuo padre….
Lex Luthor: no, Clark, ero preoccupato per il mio futuro. Ho chiesto a mio padre se mi avesse concesso un altro anno a Smallville, alla direzione della fabbrica. Lui mi aveva chiesto qualche giorno per pensarci, poi l'incidente…..Speravo che, con la paura di una morte imminente ti avesse confidato qualcosa.
Clark Kent: no. Non ha parlato di questo.
Lex Luthor: comunque adesso sta bene. È tornato a casa e mi ha detto che posso restare.
Clark Kent: molto bene, sono contento. Ma con le sue visioni come va…?
Lex Luthor: ha accettato il fatto che sicuramente ha avuto delle allucinazioni, e non ne parla più. Anche se molti misteri rimangono.
Clark Kent: questa è la città dei misteri, Lex, te ne sei forse scordato…?
Lex annuì. Non gli importava poi molto sapere come si erano svolte le cose, la cosa che lo rendeva felice era che suo padre stava bene e che sarebbe rimasto a Smallville, con i suoi amici.
Lex Luthor: questi sono un regalo per te, per la tua amicizia.
Dal taschino della giacca tirò fuori una busta e la consegnò a Clark, che la aprì.
Clark Kent: Lex……non posso accettare. Due settimane in California per due persone……che sogno. Non posso, davvero.
Lex Luthor: non devi andarci adesso. Puoi usare quei buoni viaggio quando vuoi, ed andarci con qualcuno che ti è caro.
Clark con lo sguardo cercò Lana, che era ancora al lavoro dietro il bancone, e rimase alcuni istanti a fissarla.
Clark Kent: certo…..sarebbe bello andarci.
Lex Luthor: e allora vacci! Qual è il problema…?
Lex si alzò e con un sorriso salutò l'amico. Poi voltò la testa in direzione di Lana e sorrise di nuovo. Quindi uscì.
Clark rimase seduto a guardare quei biglietti mentre con un occhio seguiva le mosse di Lana. I suoi pensieri erano già in viaggio con lei.

Epilogo

Il vento spazzava l'erba sul campo dei Kent, le nuvole in cielo correvano veloci, lasciando intravedere ampi spazi di un azzurro intenso. Clark sedeva sul ciglio della strada con in mano un fiore appena colto, l'aria trasognata. Si alzò e si avvicinò alla buca dove era caduta Chloe, dove tutto era cominciato. Rimase in piedi alcuni minuti con quel fiore che il vento sembrava volergli strappare dalla mano. Frugò nella sua tasca e chiuse nel pugno il bottone che aveva trovato. Aprì la mano e lo lasciò cadere nella buca. Poi vi gettò anche il fiore.
Clark Kent: addio Alfred………caporale Alfred Anderson dell'esercito degli Stati Uniti. Grazie amico mio………..riposa in pace.
In quel momento sopraggiunse Lana.
Lana Lang: Clark…tua madre ha detto che ti avrei trovato qui….…ma con chi stai parlando..?
Clark Kent: …..con nessuno, non c'è nessuno qui.
Lana Lang: ero sicura che tu stessi parlando con qualcuno…….
Clark Kent: sarà il vento. Sai a volte fa degli strani scherzi. Vieni, andiamo in casa, avrai freddo.
Si incamminarono verso la fattoria.
Lana Lang: sai la vicenda del Dottor Armstrong?
Clark Kent: ci sono novità….?
Lana Lang: lo sceriffo ha riaperto il caso. Sembra che sia stata una disgrazia e non un suicidio. Hanno scoperto che nel pavimento della stanza, all'ospedale, una mattonella del rivestimento era sollevata. Sembra che il dottor Armstrong avesse in mano un vassoio con delle provette, che non sia accorto di quel piccolo ostacolo, e ci sia inciampato. Ha battuto la testa perdendo i sensi e, cadendo, si è strangolato con un cavo delle apparecchiature per le analisi. È stata una disgrazia.
Clark Kent: ma non se ne erano accorti prima?
Lana Lang: probabilmente hanno avuto fretta di chiudere il caso. Adesso sappiamo come sono andate le cose.
Clark Kent: la famiglia di Sue sarà più sollevata nel sapere che il loro caro non si è tolto la vita.
Lana Lang: certamente…..
In quel momento Clark si voltò verso il campo ed ebbe, per una frazione di secondo, la visione di un soldato a cavallo che corre nella prateria. Anche Lana si voltò, ma non vide niente.
Clark Kent: …….addio..
Lana Lang: cosa dici…..?
Clark Kent: io……niente. Stavo solo pensando che in una bella giornata come questa deve essere fantastico essere uno spirito libero…..
Lana Lang: …uno spirito libero..? …oggi sei strano, Clark, non è che mi nascondi qualcosa…?
Clark sorrise, e prendendosi per mano si avviarono verso casa.
Clark Kent: Lana……..hai mai pensato di fare un viaggio in California?


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